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Autore: TurningSun    19/02/2013    8 recensioni
*Rose* Alla fine della canzone, il ragazzo strano parlò ancora: “E voi avete il vostro eroe? Chi è?”
Per Rose, quella domanda fu un’illuminazione.
I suoi genitori erano i suoi eroi. Non doveva nemmeno pensarci!
*Hugo* A Hugo piaceva suo padre.
Lo adorava.
Quando gli chiedevano cosa avesse voluto essere da grande, senza pensarci, rispondeva “Come papà!” e tutti ridevano.
Non capiva perché ridessero: lui voleva diventare come il suo papà perché era un eroe!
*Hermione* Sbuffò cercando di ricordare quante volte l’avesse salvata con un sorriso, con una battuta, con una litigata, sfidando un Troll o persino la morte.
Si sorprese a pensare per la prima volta che Ron era il suo eroe.
*Ronald* “Allora qualcosa di buono lo faccio ogni tanto, signorina devo-fare-tutto-in-un-giorno-solo-sennò-arrivano-i-dissennatori-e-mi-portano-ad-Azkaban?”
In cambiò ricevette un leggero pugno all’addome. “Sono una mamma è questo che devo fare!”
“No, sei un’eroina. La mia eroina. Qualche volta mi chiedo davvero come tu faccia a fare tutto!”
** Questa storia ha partecipato al contest: Disney & Songs di GiulyHermi96 classificandosi al sesto posto e vincendo il premio 'Miglior Personaggio Femminile' per Hermione Granger. **
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Hugo Weasley, Ron Weasley, Rose Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Dal pacchetto: Hercules - personaggio: Jolly - prompt: eroe
Canzone: When I look at you - Miley Cirius


 

‘Ordinary heroes’

  

“Un eroe non si misura dalla forza che possiede,
ma dalla forza del suo cuore.”

 


Everybody needs inspiration
Everybody needs a song
A beautiful melody
When the night’s so long
Cause there is no guarantee
That this life is easy
 
 
Rose Weasley se ne stava in cucina con la vecchia radio di papà accesa sul tavolo.
Sarebbe stato l’anniversario dei suoi genitori il giorno dopo e voleva fargli un regalo bellissimo che li avrebbe fatti sorridere dalla felicità. Purtroppo, però, non sapeva proprio cosa fare.
Aveva davanti a sé un foglio bianco, un foglio a righe, la sua piuma e dei pastelli che nonna Granger le aveva regalato poco tempo prima.
Non sapeva se scrivere una bella lettera o fare un disegno. Certo, non era proprio portata per disegnare, ma come diceva sempre la sua mamma «Una cosa diventa bella quando ci si mette il cuore» quindi sarebbe piaciuto senz’altro il suo disegno!
“Siamo tornati, gente! Ed ora un pezzo immortale: ‘My hero’ dei Foo Fighters! Restate sintonizzati, questa è roba da non perdere!”
Rose osservò la radio perplessa.
“Quanto sono strani…” mormorò tornando a guardare i fogli.
Lettera o disegno?
Sua mamma scriveva sempre tanto ed era davvero brava mentre papà era una frana a mettere due frasi insieme. Rose rise ricordando suo padre sporco di inchiostro magico sul viso e sulle mani mentre cercava di nascondere il pasticcio alla mamma.
No, papà non era proprio un tipo da lettera.
Forse avrebbe dovuto scrivere una lettera alla mamma e fare un disegno a papà!
Finalmente aveva raggiunto una decisione, ora il passo successivo era molto più difficile: cosa scrivere e cosa disegnare. Non voleva cadere nel banale. Era per l’anniversario di matrimonio dei suoi genitori!
Alla fine della canzone, il ragazzo strano parlò ancora: “E voi avete il vostro eroe? Chi è?”
Per Rose, quella domanda fu un’illuminazione.
I suoi genitori erano i suoi eroi. Non doveva nemmeno pensarci!
La sua mamma era una vera strega e amava le stesse cose che piacevano a lei. Invece, suo papà era una forza della natura e riportava sempre tante cose da mangiare, di nascosto dalla mamma!
Quando sarebbe diventata grande avrebbe voluto essere come la sua mamma, certo! Però anche il suo papà era un eroe, a modo suo, e non l’avrebbe cambiato per nulla al mondo!
Andò in salotto dove trovò entrambi parlare animatamente. Si nascose dietro la porta e li osservò.
Papà stava raccontando le sue ultime avventure al Quartier Generale degli Auror e nel frattempo mamma agitava la bacchetta sistemando e pulendo.
“Te lo giuro, Mione, era il più grande stormo di folletti della Cornovaglia che abbia mai visto e Harry non sapeva cosa fare! Allora io ho usato il  Pietrificus Totalus...”
“Allora ti ho insegnato qualcosa!” l’interruppe.
“È venuto tutto dalla mia testa! Non prenderti la mia gloria!” e detto questo prese la moglie e le fece il solletico, facendola ridere.
Rose sentì il cuore alleggerirsi e le guance scaldarsi dall’emozione. Erano alcuni giorni che la mamma non rideva più e sapeva che la causa erano i soldi che sembravano non bastare mai. Aveva sentito i suoi genitori parlarne qualche sera prima.
 
Era sgattaiolata giù dal letto per fare uno scherzo ai genitori, ma quando li sentì parlare, si nascose vicino alla porta.
“Ron, non possiamo permetterci una nuova televisione né tantomeno vacanze in Romania da tuo fratello, lo sai.” aveva sussurrato Hermione con la voce incrinata dai singhiozzi.
“I soldi non bastano è vero, ma vedrai che sistemerò tutto. La vacanza possiamo farla qui in Inghilterra quest’anno e la televisione… posso occuparmene io. Sistemerò tutto.”
A quel punto, Rose se ne andò in camera e, triste, si mise a letto.
 
Aveva deciso.
I suoi genitori dovevano sapere che erano i suoi eroi.
D’istinto prese il foglio bianco e la matita.
Loro non si arrendevano mai, affrontavano ogni difficoltà con il sorriso, tenendosi la mano.
Se loro non si arrendevano, lei non sarebbe stata da meno.
Per questo, avrebbero avuto il più bel disegno che avesse mai fatto.
 
La sera successiva, Rose guardava con orgoglio il suo disegno attaccato al frigo.
Le due figure raffigurate la guardavano sorridenti, proprio come avevano fatto i suoi genitori nel prendere il foglio tra le mani.
Intorno ad esse, la scritta « Siete i mei eroi! » ondeggiava, i due anelli alle dita dei genitori brillavano, le farfalle colorate volavano e i fiori si muovevano al vento della magia.
 

***

 

 Yeah when my world is falling apart
When there’s no light to break up the dark
That’s when I look at you
When the waves are flooding the shore
And I can't find my way home anymore
That’s when I look at you
When I look at you
 
 
La musica leggera di Simon & Garfunkel riempiva il salotto illuminato soltanto dal fuoco del camino di fronte al quale Hermione stava sdraiata sul divano.
La voce del cantante colmò il silenzio della stanza con delicatezza mentre Hermione accarezzava i capelli del marito.
Anche quella sera, era tornato tardi dal lavoro e ora dormiva come un bambino con la testa appoggiata sulle sue gambe.
Spostò la ciocca ribelle dalla fronte di Ron e sorrise vedendola tornare esattamente allo stesso posto.
Decise di lasciar perdere: non avrebbe mai seguito la sua volontà. Così gli prese la mano sinistra e, con dolcezza, accarezzò la fede che rifletteva il rosso del fuoco. Tremò. Si chiese il perché di quel brivido lungo la schiena che si era esteso a tutto il corpo.
« I will comfort you. I'll take your part. When darkness comes. »
Erano le parole armonizzate dal cantante mentre aveva toccato quell’anello e nello stesso momento aveva ripensato a tutto. A Ron.
Lui era stato il suo tutto.
Dall’essere un nemico ad amici.
Da amico a ragazzo per cui si compra un vestito pervinca.
Da ragazzo per il Ballo della scuola a ragazzo da poter baciare.
Sorrise pensando, ancora una volta, a quante volte lui l’abbia salvata.
Si erano scambiati il primo bacio mentre intorno a loro tutto stava crollando. E benché il loro mondo era in bilico tra la vita e la morte, lei si era sentita salvata ancora una volta.
Salvata da cosa?
Sbuffò cercando di ricordare quante volte l’avesse salvata con un sorriso, con una battuta, con una litigata, sfidando un Troll o persino la morte.
Si sorprese a pensare per la prima volta che Ron era il suo eroe.
Non nella sua definizione « colui che compie uno straordinario e generoso atto di coraggio, che comporti o possa comportare il consapevole sacrificio di sé stesso, allo scopo di proteggere il bene altrui o comune ». Ron l’aveva salvata portandola a togliere quel velo di protezione che si era costruita in anni, ad avere amici veri, a compiere atti proibiti e contro la legge. Insomma, a vivere un’avventura continua giorno dopo giorno.
Grazie a lui, ogni giorno era diverso.
Grazie a lui, aveva due figli di cui prendersi cura e da amare.
Grazie al suo eroe, ogni difficoltà era un po’ più piccola e poteva affrontarla se lui le era vicino.
Era la spalla su cui poteva appoggiarsi per sfogare la sua rabbia, la sua tristezza, la sua felicità, il suo dolore.
Con lui poteva essere se stessa e sapere che lui non se ne sarebbe andato.
 
 “Hermione, ti ho detto di scendere da quel… coso!”
Ovviamente, lei salì un altro scalino dello scalandrino guardandolo negli occhi.
“Tu vuoi proprio cadere! Allora sai che ti dico? Cadi! E io non ti porterò al San Mungo!” 
“Quella maledetta lampadina va messa su, Ronald! E dato che tu non ne sei capace e che vuoi fare le cose alla babbana, lo faccio io! Perché lo so che il tuo ‘voler fare alla babbana’ comporta un’attesa di almeno un anno!” aveva agitato le braccia e, in questo modo, però, aveva perso l’equilibrio.
Cadde all’indietro, ma due braccia l’afferrarono prima che potesse arrivare a terra. “Allora dillo che era un modo per starmi attaccato.”
“È che… sei morbido!”
Entrambi risero di gusto e lasciarono perdere quella lampadina. L’avrebbero fatto più tardi.
 
Sentì le dita di Ron muoversi sentendo le sue accarezzarlo. Doveva essersi svegliato.
“Ehi, mi sono addormentato...” sussurrò Ron senza aprire gli occhi.
Hermione sorrise dolcemente “Sì, bambinone, ti sei proprio addormentato.”
“È che… sei proprio morbida!” rise piano accarezzandole la guancia.
Era il suo eroe perché l’amava per quello che era.
«…Like a bridge over troubled water I will ease your mind…»
 

***

 

When I look at you
I see forgiveness
I see the truth
You love me for who I am
Like the stars hold the moon
Right there where they belong
And I know I'm not alone

 
Hugo Weasley amava andare a Hogsmeade con il padre.
Ci andavano ogni volta che non doveva lavorare o che tornava da una missione che durava qualche giorno.
Nessuno sapeva dove andassero: era una specie di segreto che solo loro due dovevano sapere.
“Devo passare qualche ora con il mio ometto!” ribadiva sempre il padre alla mamma che, esasperata, chiedeva dove andassero senza che Hugo avesse finito i compiti.
A mamma sembrava bastare quella risposta anche se poi aggiungeva sempre “Quando torna deve finire di leggere!”
Papà guardava Hugo e gli faceva l’occhiolino. Pochi secondi dopo erano di fronte a Mielandia.
A Hugo piaceva quella tradizione.
A Hugo piaceva suo padre.
Lo adorava.
Quando gli chiedevano cosa avesse voluto essere da grande, senza pensarci, rispondeva “Come papà!” e tutti ridevano.
Non capiva perché ridessero: lui voleva diventare come il suo papà perché era un eroe!
Tutti sapevano che aveva combattuto nella Guerra Magica, che aveva battuto molti nemici e che ora era sulle figurine di Cioccorane!
Perché dovevano ridere di lui? Proprio non lo capiva.
“Ehi, Hugo, sei pensieroso oggi. È successo qualcosa?”
Il bambino guardò il padre e trovò il suo sorriso goffo ad accompagnare la domanda. Ci pensò su un po’ poi decise che a lui poteva dire tutto, così parlò. “Perché tutti ridono quando parlano di te?”
Negli occhi del padre passò una luce strana, tra il divertito e il sorpreso e Hugo desiderò di non aver mai fatto quella domanda. Ora l’avrebbe rimproverato per essere tanto stupido!
Invece, sentì una mano sulla spalla e si trovò il viso del padre di fronte al suo. Stava sorridendo. “Diciamo che ho fatto molte cose buffe!”
Hugo continuava a non capire: era zio George quello degli scherzi, non il suo papà!
“Sai quando ti capita una cosa buffa e io lo racconto alla mamma e ridiamo tutti? Ecco, io ne ho fatte tante. Come, ad esempio, svenire dall’emozione quando è nata tua sorella!”
Hugo sorrise vedendo le orecchie del padre diventare rosse proprio come capitava a lui: gli assomigliava e questo lo rendeva orgoglioso.
“Ora andiamo a Mielandia? Ho sentito che vendono dieci Cioccorane per 2 galeoni!”
Hugo si illuminò e sorrise. “Corri, papà! Prima che finiscano!”
 
 
Tornato a casa, Hugo corse in camera ad aprire le venti confezioni di Cioccorane che il padre gli aveva comprato.
In realtà, aveva usato la tattica di sua sorella per avere ciò che voleva dal padre: due occhioni dolci e una vocina dolce ed insistente. Di solito non implorava per avere qualcosa, ma le Cioccorane erano un’altra cosa: dentro potevano esserci le figurine dei suoi genitori!
Iniziò ad aprirne una alla volta senza badare alle rane che iniziarono a saltare per la stanza o, addirittura, uscire nel corridoio.
“Hugo, che stai combinando? Le rane sono nel corridoio!” chiese suo padre afferrandone una e tenendola tra le mani.
Hugo nascose tutte le carte sotto al cuscino e mise una rana in bocca per fingere di mangiarne almeno una.
“Le hai mangiate tutte?” sorrise Ron entrando nella camera.
Hugo scosse la testa e mandò giù il boccone. “Ne ho conservate… alcune... però erano... chiuse male!”
Il padre ispezionò la stanza, evidentemente poco convinto, e si fermò con lo sguardo su Hugo e il suo cuscino.
Cra. Cra.
Una rana di cioccolato fuoriuscì da sotto il cuscino e saltò sino alla finestra, finendo inevitabilmente giù nel giardino.
Hugo passò lo sguardo dalla finestra al padre, che si era seduto sul suo letto.
“Cosa succede Hugo?”
Per la seconda volta nella giornata, il piccolo Weasley si chiese se poteva svelare il segreto al padre e, sospirando, si disse che solo lui poteva capirlo. “Io... io non mangio le Cioccorane. Così tante mi fanno male, lo dice sempre mamma.” guardava la figurina di Albus Silente che aveva tra le mani.
“Questo lo avevo capito.” il padre gli sorrise “la scorsa settimana ne ho trovate un paio sopra l’auto!”
“È che... io voglio trovare tutte le tue figurine!”
Ron rise stupito “Le mie? Ma ne hai già sei!”
“Sì, però... i miei amici hanno detto che tu non ci sei più nelle figurine e che non sei più un eroe!”
Ecco l’aveva detto.
Lui cercava le figurine di suo padre perché tutti dovevano sapere che lui era un eroe proprio come suo zio Harry. Però, ultimamente, non se ne trovavano più tante in giro e i bambini a Diagon Alley non gli parlavano più perché era un Weasley fuori moda.
“Hugo,” iniziò Ron “per te io sono un eroe?”
“Sì!” rispose subito senza esitazione, mentre le orecchie iniziavano a prendere fuoco come le guance.
“Allora, non importa quante figurine ci sono di me. L’importante è che tu lo creda.”
Hugo guardò suo padre: aveva le lentiggini in risalto sulle guance arrossate e le orecchie rosse dall’imbarazzo, ma sul viso un sorriso mostrava la felicità di quel momento.
Aveva reso suo padre felice.
L’abbracciò d’istinto e sentì le forti braccia del padre circondarlo. “Sei il mio eroe!”
“Ora però… che ne dici di una Cioccorana?”
Risero insieme mentre la mamma passava davanti alla stanza. “Cosa state ridendo voi due?”
“Niente!” risposero in coro.
 

***

 

You appear just like a dream to me
Just like kaleidoscope colors that
Cover me, all I need
Every breath that I breathe
Don't you know you're beautiful
 
 
Ron aveva sempre amato il sabato mattina. Era l’inizio di due giorni di totale nullafacenza!
Tirò via le coperte e si alzò dal letto. Sarebbe stato un bellissimo finesettimana, se lo sentiva.
“Rose metti giù Grattastinchi!”
L’urlo di Hermione lo riportò alla realtà: non sarebbe stato un tranquillo finesettimana. Quando mai avrebbe potuto?
Sconsolato, si mise le pantofole ai piedi e andò alle scale che scendevano verso il corridoio del piano inferiore.
“Hugo fermati subito. Mamma deve scrivere una cosa importante!”
Sospirò e scese i gradini lentamente caricandosi di pazienza. Avrebbe trovato un disastro.
Perché non erano una famiglia come quella delle pubblicità?
Ma subito l’immagine di suo padre che gli mostrava una paperella di gomma e una pila gli ricordò che era impossibile che i Weasley fossero una famiglia normale.
Arrivato al salone si appoggiò allo stipite della porta a guardare la sua famiglia.
Rose stava cercando di pettinare il povero Grattastinchi, il quale chiaramente odiava quel trattamento.
Hugo stava tentando di prendere il trenino posto sopra il caminetto, segno evidente che gli era stato sequestrato per punizione.
Hermione stava sfogliando furiosamente le pagine di un grande libro accanto ad una tazza fumante e un timer a forma di cupcake.
 “Ah! Ti sei alzato finalmente!”
Si avvicinò alla moglie e tese le labbra per scoccarle un bacio sulla guancia, ma nello stesso istante il cupcake trillò facendo saltare Hermione dalla sedia. “I muffin!”
Ron la guardò più stupito: aveva gestito i bambini, preparato dei dolci ed era intenta a scrivere un rapporto per il Ministero. Tutto nello stesso tempo.
La seguì in cucina, un po’ per fame e un po’ per accertarsi che sua moglie non stesse nel mezzo di una crisi di pazzia.
“Mione…” iniziò schiarendosi la gola. “Hai fatto pure i muffin?”
Di rimando, Hermione assunse l’espressione di sua madre prima di una ramanzina. “Se è per questo, Ronald, ho fatto il bucato, pulito i bagni, preparato la colazione ai bambini, li ho lavati e ancora devo finire di scrivere il rapporto per il Ministero, che è per lunedì! Quindi sì, non sapendo cosa fare, ho cucinato pure i muffin!”
Ron non seppe cosa rispondere “Non hai passato nemmeno un po’ di tempo per… per te?”
“Come pensi che abbia minimamente potuto ricavarmi del tempo per me?” lo fulminò con lo sguardo.
“Beh, allora… dobbiamo provvedere subito!”
Avrebbe dovuto passare anche lei un sabato tranquillo e non a rassettare o badare da sola ai bambini!
“Ron, lascia stare…” cominciò lei, ma il marito fu più svelto così si ritrovò, pochi minuti dopo, fuori di casa con l’ordine di tornare soltanto per l’ora di pranzo e con almeno una busta dei grandi magazzini.
 
 
“Ti sei rilassata oggi?” le chiese Ron accarezzandole i capelli.
Hermione annuì sorridendo “È stato il sabato migliore che avessi mai potuto immaginare.”
“Allora qualcosa di buono lo faccio ogni tanto, signorina devo-fare-tutto-in-un-giorno-solo-sennò-arrivano-i-dissennatori-e-mi-portano-ad-Azkaban?”
In cambiò ricevette un leggero pugno all’addome. “Sono una mamma è questo che devo fare!”
“No, sei un’eroina. La mia eroina. Qualche volta mi chiedo davvero come tu faccia a fare tutto!”
L’aveva pensato così tante volte e ancora non riusciva a darsi una risposta. Da quando era nata Rose le cose da fare erano triplicate eppure aveva saputo gestire tutto il caos e alla fine della giornata la casa era sempre ordinata, Rose sempre perfetta e lei, la sua Hermione, pronta ad accoglierlo a casa.
Con la nascita di Hugo, poi, le cose erano ulteriormente peggiorate e per quanto lui ci avesse provato, non riusciva a stare al passo con tutto quelle doveva essere fatto. Quante volte si erano trovati senza vestiti puliti perché dimenticato di accendere la lavatrice o quante volte aveva dimenticato il pranzo sui fornelli accesi perché doveva badare a Rose? Milioni di volte probabilmente. Ma Hermione no. Lei aveva sempre fatto tutto, perfettamente.
Ed ogni volta che la guardava fare qualcosa si chiedeva come facesse, quale fosse il suo segreto.
Probabilmente non c’erano segreti.
Forse era solo Hermione.
«…The book of love is long and boring. No one can lift the damn thing. It's full of charts and facts and figures, and instructions for dancing. But I love it when you read to me and you can read me anything…»
Ron fece alzare Hermione dal divano e la strinse a sé, cullandola al ritmo dolce della musica, che fuoriusciva dalla radio.
“Mi piace passare sabati così rilassanti.”
“Farò in modo che ce ne siano di più…” sussurrò di rimando, poi la baciò.
Le prese la mano e osservò i segni dell’inchiostro sulle dita.
Erano parte di lei da quando l’aveva conosciuta ed era certo che non sarebbe mai arrivato il giorno in cui quelle mani non fossero sporche d’inchiostro.
 

 Fine
 

Questo è il giudizio:

Grammatica: 7,5/10 
Come grammatica non c’è male. Ho trovato solo un paragrafo con i verbi completamente confusi (quante volte lui l’abbia salvata – avrebbe dovuto essere: quante volte lui l’avesse salvata) e qualche ripetizione qua e là (ad esempio: davanti a sé un foglio bianco, un foglio a righe…) 
Per il resto è andato piuttosto bene, tranne appunto queste cosucce qui e lì… 
Originalità: 8/10 
Non ti ho dato punteggio pieno solo perché di Ron e Hermione fatte in questo modo ce ne sono parecchie (ne ho scritta una simile anche io XD) e quindi non è propriamente originale, ma è molto carina, quindi un otto ci sta benissimo :) 
Gradimento personale: 9/10 
Mi hai colta in flagrante… Ron e Hermione sono la mia coppia preferita e amo alla follia Rosie e Hugo, quindi non ho potuto non amare questa storia :3 
IC: 9/10 
Qui ci sta un bellissimo otto e mezzo, perché erano davvero personaggi meravigliosi *^* 
Non te lo do pieno solo perché in alcuni punti sembravano un po’ piatti, ma niente di troppo importante :) 
Uso pacchetti: 7,5/10 
Qui ti ho dovuto dare un sette… non per cattiveria o così, ma il fatto che ci fosse più di una canzone, confondeva un po’, per quanto centrasse perfettamente con la storia, troppi testi di canzoni tendono a mettere un po’ a soqquadro la situazione, quindi quella che avevi nel pacchetto è un po’ “scomparsa” dalla situazione D: 
Stile e forma: 7/10 
Forma davvero scorrevole e stile molto buono… solo qualche contenuto sbagliato qui e là, per esempio i soldi che non bastano ai Weasley. Non credo che sarà mai così per loro, poiché il lavoro di Auror paga molto (vedi la camera blindata di Harry alla Gringott piena di soldi perché James e Lily erano Auror), perciò non credo che con un Auror ed una dipendente del ministero la casa si sarebbe mai trovata a corto di soldi :) 
Totale: 48/60 

 

  
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