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Autore: mamogirl    19/02/2013    3 recensioni
Nessuno aveva detto loro di quella possibilità.
Avevano sempre creduto in ciò che cantavano, storie d'amore che superavano qualsiasi ostacolo. Avevano sempre parlato e narrato di ricucire cuori spezzati, ridare fiducia ad un'anima che non credeva più nell'amore.
Nessuno aveva detto loro che, a volte, l'amore non bastava. E quando ciò succedeva... beh, nessuno aveva detto loro che avrebbe fatto così male fare la cosa giusta.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Littrell, Nick Carter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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N.d.A.

Istruzioni per l'uso: si prega di leggere i generi, le note e gli avvertimenti prima di passare alla lettura, sconsigliata a chi non piace, non digerisce e non comprende lo slash. 
Si accettano critiche, a patto che esse siano costruttive e con un senso logico.
Detto ciò, buona lettura! ^_^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*************
Sometimes, Love Isn’t Enough
*************

 

 

 

 

 

 

“E’ finita.”
Lo shock si mascherò di confusione, almeno inizialmente. “Che significa?”
“Andiamo. – La risposta si trasformò in un freddo sorriso. – Sei molto più intelligente di me per non capire che cosa voglia dire. Noi. E’ finita.”
Dalla confusione si passò all’incredulità. I primi sussurri di una risata incominciarono a risalire su per la gola, l’unica risposta che la sua mente poteva creare contro quello che nient’altro poteva essere se non uno scherzo.
Di cattivo gusto, per giunta.
Ma bastò uno sguardo, un attimo in cui tutto ciò su cui l’attenzione venne attratta fu quel ghiaccio bianco al posto dell’abituale azzurro celeste, per scacciare via l’ironia come se essa fosse una minuscola e fastidiosa mosca.
“Non puoi essere serio.”
“E’ per il meglio.”
“Meglio?”
“Sì. Ci siamo divertiti, questo lo ammetto. Ma sapevamo dall’inizio che non sarebbe mai durata.”
L’effetto di quelle parole fu paragonabile al ricevere una pugnalata, dritta e precisa, nel petto. Ma lenta, come se l’unico vero scopo non fosse quello di lasciare una cicatrice dietro il suo passaggio ma provocare il più lungo e infinito dolore. Ed era esattamente quello che stava accadendo, anche se in quel momento era solamente un’ombra nera che cercava di farsi spazio attorno al cuore, battendo ad ogni battito e avvelenando ogni minuscola particella.
“Non ti credo.” Quelle tre parole furono accompagnate dal gesto di scuotere la testa, come per riaffermare con più decisione e sicurezza quel pensiero.
“Non sto scherzando. Non potrei farlo su questo. Non con te. E’ il minimo che ti devo.”
Sembrava di sentire un freddo registratore parlare al posto del ragazzo con cui, fino a qualche mero minuto prima, si era condiviso più delle coperte e di un letto. Qualcosa non tornava, qualcosa stonava con tutto quello che i due ragazzi si erano sempre detti fino a quella mattina ma la mente era troppo impegnata a cercare di proteggere il cuore e l’anima per analizzare lo sguardo, le espressioni e il tono di voce.
“Il minimo che mi devi è una spiegazione.” Tono contro tono, fiamme di rabbia contro quel ghiaccio.
Non si sarebbe arreso.
Non avrebbe mai abbassato la testa, soprattutto se doveva farlo di fronte a mezze parole e bugie.  
“Te l’ho detto. Non funziona.”
“Fino a ieri notte funzionava perfettamente.”
“Non sto parlando del sesso. E tu non ti abbasseresti mai ad avere una storia di solo sesso. Questa è l’unica decisione possibile.”
Pensieri, immagini, pezzi di conversazione precedenti e ricordi più o meno vaghi, arrivarono e colpirono senza preavviso. Essi formavano un puzzle incompleto, lasciando la loro vittima completamente impossibilitata a ricavarci qualcosa. Ed era così perché, ingarbugliato in quella matassa, il panico per l’imminente separazione stava rendendo difficile, minuto dopo minuto, mantenere il controllo.
Un lampo, l’unico barlume che poteva dargli una minima spiegazione perché, in fondo, sapeva che la responsabilità e colpa gravavano sopra le sue spalle. Doveva essere qualcosa che lui aveva fatto, detto.
O non fatto e non detto.
Qualcosa.
Ma niente sembrava voler uscire fuori da quella ragnatela in cui era stato fatto prigioniero.
Qualcosa.
Un borsone veniva riempito gettando vestiti alla rinfusa, il messaggio implicito di tutte le altre cose lasciate indietro non sapeva però di una promessa di un ritorno definitivo. Era più qualcosa di definitivo, un voler disperato di voler andarsene via il prima possibile.
Sembrava come ritrovarsi di fronte ad un incidente o trovarsi sui binari di una ferrovia mentre da lontano giungevano i suoni del treno che si avvicinava, e non c’era niente che si potesse fare per mettere freno a tutto ciò.
Maglioni scomparirono insieme a magliette e canottiere. Pantaloni. Quell’unico cassetto era diventato ormai vuoto, assieme a quell’altro che aveva aspettato per essere mostrato. Una sorpresa, ecco che cosa avrebbe dovuto essere. E invece non ci sarebbe stata, l’attesa era stata troppo prolungata e forse anche quello era stato un errore.
“E’ per quello che ti ha detto Kevin?”
Era l’unica cosa che gli poteva venire in mente, l’unico motivo per far crollare tutto il mondo con un semplice soffio di vento. Anche se solo ora si incominciavano a vedere le crepe di quell’impalcatura, i primi segni di cedimento e non c’era nessun angolo in cui potersi nascondere per proteggersi dai detriti.
“E’ così, vero? – Non se n’era accorto ma il tono della voce aveva intinto dalla disperazione che fumeggiava dentro la sua anima. Non c’erano ancora lacrime, forse non ci sarebbero state, ma il loro sapore era presente in ogni respiro e in ogni sillaba che stava per essere pronunciata. – Te ne avrei parlato, lo sai. Non... non ti nascondo le cose per cattiveria. Sai che questo è il mio carattere. Sai che faccio fatica ad aprirmi.”
La confessione sortì l’effetto di un semaforo rosso, bloccando l’altro ancora sui gradini della scala. Si voltò lentamente, lasciando cadere accanto a sé il borsone. Avrebbe voluto evitare quel discorso, scioccamente si era illuso di poter sconvolgere il ragazzo così tanto da poter scappare dalle ragioni per cui stava succedendo ciò.
Avrebbe dovuto sapere che non sarebbe stato così facile.
“Come possiamo costruire qualcosa se non ti fidi di me?"
Un passo in avanti, il corpo in bilico fra scendere il primo gradino e rimanere lì, in alto mentre le dita della mano destra stringevano convulsamente il legno della balaustra per supporto. “Non è vero. Mi fido.”
“No, non lo fai. E io non ti ho mai dato motivo o ragione per farlo. Ecco perché non possiamo...”
Non lo lasciò continuare. “Sei uno stronzo, bastardo e stupido codardo! - Ogni parola, ogni sillaba, vocale e consonante, vibrava con la rabbia in cui il dolore si era trasformato. E ad esse non vi fu una risposta, qualsiasi frase detta a difesa sarebbe apparsa futile e ridicola. – Preferisci scappare invece che risolvere. Preferisci andartene piuttosto che cercare di risolvere tutto questo.”
“Credi che potremo risolverlo?”
“Sì. - Un barlume di speranza si fece strada nel ragazzo mentre, con passo colmo di convinzione e decisione, annullava di un gradino la distanza fra loro. – Non sarà facile e so che sono il primo che dovrà lavorare molto ma... possiamo farcela.”
Ma quella flebile fiamma venne spenta via in un battito di ciglia. “Per qualche mese, sì. Ma poi ritorneremo alle solite abitudini e finiremo con l’autodistruggerci. E’ questo che vuoi?”
“Hai già deciso, vero? Qualsiasi cosa io dica, qualsiasi supplica, non sortirà nessun effetto. E’ così?” La realizzazione faceva più male del resto, bruciava più del dolore di vedere la fine di tutto in poche parole. La consapevolezza di non avere nemmeno la possibilità di combattere contro quella sentenza pesava più di qualsiasi altro peso. Lo schiacciava, lo rendeva inerme come una preda a cui non era concessa nessun’altra via di uscita.
Le lacrime bruciavano dietro le palpebre, ostinatamente cercavano una via di fuga ma puntualmente venivano ricacciate indietro. Non gli avrebbe dato quella soddisfazione, l’ultimo baluardo di una fortezza che si stava già preparando per la ritirata in silenzio.
Sentì dei passi coprire quegli ultimi tre gradini che li separavano. Una mano si appoggiò su quella che ancora stringeva la balaustra, pelle contro pelle, dando vita a brividi che non avrebbero mai smesso di danzare insieme.
“No... credi che sia quello che voglio davvero? No, santo cielo, no! – Per un secondo, un breve e fuggente attimo, la voce si ruppe trattenendo un singhiozzo. – Ma meriti qualcuno che... qualcuno che non sia un ragazzino che solo ora si accorge di quanto non sapeva del suo migliore amico. Hai bisogno di qualcuno che sappia esserci per te e io non lo sono.”
“Non ancora. – Così come era stata spenta, l’ultima frase riaccese il barlume di speranza. – Ma puoi diventarlo. Non c’è nessun altro migliore per me. E anche se ci fosse, l’unico che continuerei a volere sei tu.”
Il battito d’ali di una farfalla, ecco che cosa sembrava quel bacio che si appoggiò sulla fronte. Lasciò dietro di sé un’ultima memoria di caldo e di passione, come solo un triste addio poteva fare.
“Non ora. Non diventerò mai l’uomo di cui hai bisogno se continuo a stare con te e lasciarti tutte le responsabilità.”
“Ma poi... tornerai da me?” Sapeva di patetico quella domanda. Sapeva di promesse che non sarebbero state mantenute, di un’illusione a cui potersi aggrapparsi anche quando già ci si rendeva conto che sarebbe giunto il giorno in cui, una volta aperte le mani, ci si sarebbe accorti che non c’era più niente da stringere e tenere.
La verità attendeva così di farsi avanti, racchiusa di sua spontanea volontà in un angolo e mera osservatrice di ciò che stava accadendo. Un giorno, sarebbe giunto il momento per mostrarsi e farsi accettare senza resistenza. Ma non era quello, non quando i guerrieri del dolore e della disperazione erano più forti che mai e, armati, difendevano ciò che rimaneva di un sogno.
“Se ancora mi vorrai. – Giunse la seconda promessa, più onesta e vivida. Era tutto ciò che poteva offrigli. Negare, rifiutare, sembrava tutto ancor più doloroso per se stesso che per l’altra metà della sua anima. – Non smetterò mai di amarti, Brian.”
Brian respirò quelle parole, le assaporò come se fossero l’ultima ventata di ossigeno puro che i suoi polmoni avrebbero ancora potuto respirare mentre ridipingeva nella sua mente quell’immagine: gli occhi risplendenti di un amore di cui, forse, non avrebbe più rivisto la luce; quel lieve ma dolce e nostalgico sorriso e il bacio. Sì, avrebbe ricordato più di tutto quell’ultimo bacio, l’ultima volta che avrebbe potuto percepire la sensazione delle labbra sulla sua pelle, il modo con cui esse la accarezzavano e la cui carezza sembrava sempre imprimersi nel più profondo.
“Sempre. – Rispose Brian. – Ti aspetterò sempre, Nick.”

 

 

 

Sometimes it lasts in love
But sometimes it hurts instead

- "Someone Like You" , Adele -

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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So che potrei essere linciata ma era già nei miei progetti scrivere qualcosa senza l'happy ending. 
Ed è arrivato.
Perchè a volte non serve solo l'amore. 

   
 
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