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Autore: books addicted    19/02/2013    3 recensioni
"-Ti amo, Clove.
Lo sussurra. Come se non volesse farlo sapere.
Chi l'avrebbe mai detto? I sanguinari mostri del 2 amano?
Non credo sia mai successo. Nell'Arena non c'è spazio per l'amore. Ma noi siamo riusciti a farlo entrare.
A rendere quel sentimento parte di noi."
Salve popolo di EFP! Questa è la mia prima Clato e so perfettamente che non è un capolavoro. Avviso che i personaggi sono, a mio parere, un tantino OOC ma non ho potuto fare diversamente. Si alternano momenti della morte di Clove (raccontati in prima persona da lei stessa e da Cato) e momenti pre-Hunger Games.
Spero veramente che vi piaccia e ringrazio già tutti coloro che adesso premeranno sul titolo della storia (veramente orribile, lo so) per leggerla. E spero anche che mi facciate sapere cosa ne pensate.
Buona lettura e grazie a tutti :)
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Clove
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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-Cato! Cato! 
Urlo con tutta la poca forza che mi rimane. 
Indietreggio tremante e impaurita, forse per la prima volta nella mia vita.
Tresh mi getta un ultimo sguardo sprezzante e minaccioso.
Stringe in mano un enorme sasso e potrebbe ridurlo in polvere se volesse. Ma sono sicura che non è quella la fine che farà quel sasso.
Solo adesso mi accorgo della gravità della situazione e del fatto che, pur volendolo, non posso fare niente per evitarlo.
-Cato! 
Stavolta lo sussurro così piano che a malapena lo sento io. Lo dico per rassicurarmi, per provare di nuovo la splendida sensazione del suo nome sulle mie labbra, per crogiolarmi nel suo pensiero.
-Clove! 
La sua voce è come un'esplosione di felicità dentro. 
Ma è troppo lontana, troppo lontana per raggiungermi in tempo.
Ormai l'ho capito da un pezzo. 
Io, Clove, la sadica ragazza dei coltelli non vincerò gli Hunger Games.
Sono stata morta sin dall'inizio. 
Solo adesso l'ho capito. 
Tresh avanza continuando a borbottare parole, per me incomprensibili.
Cerco di concentrarmi sul corso dei miei pensieri, non sulla mano di Tresh che si alza per colpirmi.
Tra qualche minuto sarà tutto finito, Clove.
Non potrei muovermi nemmeno se lo volessi. Le gambe sono immobilizzate dal terrore o forse è solo rassegnazione. Sarebbe successo prima o poi.
Non mi importa, ed è vero. 
Voglio solo che Cato arrivi, voglio vederlo per l'ultima volta.
-Clove!
Cato. Cato per favore arriva presto.
Sono qui, Cato.
La sua immagine occupa tutti i miei pensieri nel momento esatto in cui Tresh cala il sasso sulla mia testa.
Il suo sorriso, i suoi occhi azzurro ghiaccio, i capelli del colore dell'oro. 
E poi è la volta di noi due.
I nostri combattimenti. Le nostre vittime. Il sangue. I nostri sorrisi soddisfatti.
Il nostro unico bacio.
Cato, dove sei? 
 
Le sue dita sfiorano la lama fredda del coltello. Il contatto con essa la fa rabbrividire. Un ghigno le si dipinge sul volto. 
Infila il coltello nella cintura, stando ben attenta a coprirlo.
Una ragazza di 15 anni con un coltello non è, sicuramente, vista di buon occhio.
La ragazzina è felice, finalmente può sfogarsi e rilassarsi un po'. Esce di casa, bofonchiando un saluto sbrigativo alla madre. L'aria fredda di fuori non sembra nemmeno sfiorarla. Continua a camminare fiera e dritta. 
La coda di capelli castani le ondeggia severa e i suoi occhi non guardano altro che non sia davanti a sè. 
Arrivata a destinazione, le spunta un enorme sorriso. Il sorriso non appartiene a Clove. Lei non sorride mai. Lei è la ragazza dei coltelli. Il sorriso stona sul suo volto.
Ma se c'era qualcosa che la rende veramente felice, quella è lanciare coltelli.
Quell'esatto momento in cui ci sono solo lei, il coltello e la preda. 
La chiamano ragazza dei coltelli per un motivo. 
-Però, per essere una bambina che puzza ancora di latte te la cavi con i coltelli- sussurra una voce maschile alle sue spalle.
Lei sfila il coltello 'di riserva' dalla cintura e voltandosi lo punta alla gola della persona alle sue spalle. 
Come si era permesso?
Si ritrova faccia a faccia con un paio di occhi azzurri glaciali.
-Anzi mi correggo, principessina, sei proprio brava- continua sarcastico.
Clove assottiglia  gli occhi e avvicina ancora di più il coltello alla sua giugulare. Già pregusta il momento in cui potrà infilarglielo dritto in gola.
-Come mi hai chiamata?- chiede con il tono più minaccioso che ha.
Lui si libera dalla presa e tramite un leggero movimento del braccio riesce ad invertire le sorti e ad immobilizzarla. 
Clove sente il suo respiro sul collo.
-Andiamo, non mi vorrai far pensare che volevi uccidermi? Una bambina dolce e carina come te non può essere capace di uccidere- mormora, passandole un dito sul collo. 
La sua voce provoca a Clove un brivido in tutto il corpo. 
Lei si divincola e si libera.
-Invece uno scimmione può essere in grado di uccidere? 
Lui sorride e scuote la testa, divertito.
-Hai carattere ragazzina, ma non sei abbastanza.
Incrocia le braccia in segno di sfida.
Le lacrime pizzicano gli occhi di Clove.
'Non sei abbastanza'. Quante volte lo aveva sentito pronunciare dal padre? Quante volte le aveva detto di migliorare perché un giorno si sarebbe offerta agli Hunger Games? E quante volte lei era stata zitta assentendo?
-Forse non sono abbastanza per te. Ma sono abbastanza da offrirmi agli Hunger Games. 
Perché gliel'hai detto Clove?
Lui la guarda con un misto di divertimento e shock. 
-Clove? Clove? 
La voce del padre riecheggiava nella palestra. 
Lei raccoglie il coltello da terra e si avvia verso l'uscita. Se il padre l'avesse vista parlare con un ragazzo si sarebbe infuriato.
Troppe distrazioni.
Lui le afferra il braccio.
-Allora ci si vede nell'Arena, Clove- sussurra.
-Puoi scommetterci. E sarai la mia prima vittima, scimmione-risponde lei ferma e tagliente. 
Dopodiché si libera dalla presa del ragazzo ed esce dalla palestra, con una strana sensazione nello stomaco.
-Comunque sono Cato- urla il ragazzo.
E un timido sorriso spunta sul volto di Clove. 
Forse il primo vero sorriso in 15 anni.
 

-Cato! 
La sua voce mi fa sobbalzare. Scatto in piedi all'improvviso. 
-Cato!
Il suo urlo è così forte, ma anche così disperato. Riecheggia nella foresta e ne trapela la disperazione da ogni parte.
Cosa può essere successo? 
Mi metto a correre, non curante di fare un rumore pazzesco, non curante dei possibili tributi che potrebbero uccidermi.
Adesso mi importa solo di raggiungere Clove.
Immagino i lamenti e i brontolii di mio padre a casa. Penserà che sono uno sciocco ad andare ad aiutare una ragazza che dovrò comunque uccidere. 
Non mi importa nemmeno di questo. Non mi importa di quello che pensa mio padre.
Lui non sa. Non può sapere. 
-Clove! 
Urlo, sicuro che mi abbia sentito. Voglio che sappia che sto arrivando, anche se sono lontano. Troppo lontano.
L'immagine di Clove mi attraversa la mente. I suoi capelli sempre legati in una coda. I suoi occhi castani e intensi. Le piccole e quasi invisibili lentiggini sul suo volto. 
E poi il sangue. Sangue dappertutto.
Quel sangue che noi amiamo così tanto, ma che in quest'inferno sto imparando ad odiare.
Vedo sangue tra i suoi capelli. Sangue sui suoi vestiti. 
Sangue. Tutto rosso.
No. 
Scaccio questi pensieri dalla testa
Clove, cosa ti è successo?
Sono stanco della corsa. Non ricordavo che la Cornucopia fosse così lontana. Non riesco nemmeno a scorgerla da lontano. Vedo solo alberi. Maledetti alberi che sono degli ostacoli per arrivare a lei. 
Cato. Clove. Sento il mio nome e il suo chiamato dalle ghiandaie imitatrici. La voce di Clove mi rimbomba nella testa.
Sto arrivando, Clove.
Resisti.
Fallo per me.
Non lasciarmi qui da solo.
Sono qui, Clove. 
Sono arrivato. 
Quello che vedo è esattamente ciò che temevo. 
Sangue. Troppo sangue. 
Non andare via, Clove. 
 

 

La giornata è effettivamente troppo calda e afosa per il Distretto 2.
Cato è piazzato tra i 18enni. Lo si può riconoscere immediatamente per la sua stazza.
Ha un sorriso soddisfatto sul volto, oggi è il gran giorno. Finalmente si offrirà volontario e porterà onore alla sua famiglia, dopo essere tornato a casa.
Aspettava questo momento da tutta la vita.
Era nato per vincere gli Hunger Games.
Niente avrebbe potuto fermarlo.
Si volta verso le ragazze e la intravede tra le 16enni.
La strana ragazzina dei coltelli che aveva incontrato un anno prima.
Da quel giorno si erano sempre allenati insieme.
Cato si era quasi..
Oh. La Mietitura sta iniziando!
-Prima le signore- squittisce l'eccentrica accompagnatrice di Capitol City.
Legge un nome, ma non fa nemmeno in tempo a finire che una mano tra le sedicenni si alza.
-Mi offro volontaria! Mi offro volontaria come tributo!- urla.
Clove?
Cato la guarda sgomento.
Ma che sta facendo? Perché l'ha fatto?
-Vieni su cara,dai- la esorta Jayma.
Clove non ha bisogno di esortazioni. Dopo nemmeno un secondo è già sul palco, con un ghigno soddisfatto dipinto sul volto.
Ma che diavolo ha combinato? Cato le getta uno sguardo interrogativo, quando i loro occhi si incrociano.
L'accompagnatrice non fa nemmeno in tempo a pescare il nome del tributo maschile che Cato è già sul palco accanto a Clove.
-Bene, ecco voi Cato e Clove, i tributi del Distretto 2! Che la fortuna possa sempre essere a vostro favore!- strilla Jayma, spingendo i due ragazzi nel Palazzo di Giustizia.
Il tempo per salutare amici e familiari trascorre in fretta, fortunatamente per Cato.
Non vedeva l'ora di essere sul treno e di poter parlare faccia a faccia con Clove.
Il suo desiderio è rapidamente esaudito.
E così dopo gli ultimi saluti e raccomandazioni finalmente sono sul treno.
Clove si accomoda sulla poltroncina e sembra totalmente assorta nei suoi pensieri.
Cato, invece, cammina avanti e dietro per il vagone. È nervoso.
Non sarebbe dovuta finire così.
L'accompagnatrice borbotta qualcosa sul fatto che i Mentori stavano riposando e che li avrebbero raggiunti tra qualche ora
Poi finalmente se ne va.
Cato sospira di sollievo.
-Mi puoi spiegare che diavolo hai fatto, Clove?- sbotta all'improvviso. La ragazza sussulta spaventata dalla voce alterata del compagno. Lui riprende:- Eravamo d'accordo che...
Lo interrompe bruscamente. Non voleva sentire altro.
-Gli accordi saltano, Cato. Non potevo resistere alla tentazione di entrare nell'Arena e ucciderti.
Ridacchia divertita, mandando il ragazzo su tutte le furie.
-Porca miseria, Clove! È una cosa seria! Uno di noi due deve morire. Non possiamo vivere entrambi.
Tira un pugno al tavolo, cercando di attirare lo sguardo della compagna verso sè. Lei non sembra intenzionata a guardarlo. Continua a guardare fuori dal finestrino.
Non vuole farsi vedere.
Deve essere forte, lei.
-Appunto. Era questo l'obiettivo- Cato nota il tremolio e l'insicurezza della sua voce, ma non lascia perdere.
-Mi stai prendendo in giro o ci sei proprio?-chiede ansioso della risposta.
-Cato non sto prendendo in giro nessuno. Voglio semplicemente partecipare agli Hunger Games e vincere- ribatte Clove in tono fermo e deciso.
-E non potevi farlo l'anno prossimo? Perché quest'anno? Sono spacciato-il ragazzo si prende la testa tra le mani e ricomincia a camminare nervosamente.
-Ma che cosa vuoi da me Cato? Che ti importa?- finalmente Clove si gira verso di lui e gli punta gli occhi addosso.
Cato si ferma, quasi incantato dall'intensità di quegli occhi castani.
-Clove uno di noi morirà- sussurra a un tratto.
-Continuo a non capire. Che problema c'è?
-Il problema è che ti amo e sembra che tu non voglia capirlo!-grida lui.
Un enorme silenzio cala nella stanza. Clove abbassa gli occhi e arrossisce come scottata.
Non dice nulla. È troppo imbarazzata e forse sorpresa dalla confessione di Cato.
-Cosa pensi? Che lo scimmione non possa avere dei sentimenti?- Clove sorride arrossendo al ricordo del loro primo incontro- pensi che in questo anno trascorso insieme non mi sarei un minimo affezionato a te? Pensi che mi renda felice pensare che dovrò morire?
-Tu non devi morire- dice in un soffio Clove.
-Non ho scelta! Non ho la forza necessaria per ucciderti, Clove! Perché non lo capisci?- urla.
-E tu? Tu che pensi? Che l'abbia fatto per divertimento? Che mi sia offerta perché non avevo nient'altro da fare? Mio padre mi ha obbligata e non posso credere che tu biasimi il mio comportamento!- Clove si alza e cerca di raggiungerlo- In cuor mio speravo che avessi il buon senso di non offrirti! Perché l'hai fatto? Dimmelo!
-Per proteggerti.
-Non ho 2 anni Cato. Non mi devi proteggere. Sarebbe stato più semplice se non ti fossi offerto. Avrei vinto e sarei tornata al Distretto- adesso sono praticamente uno di fronte all'altro. Basterebbe un minimo movimento per sfiorarsi.
Clove cerca lo sguardo di Cato. Lui ha la testa bassa.
-Sarebbe stato più semplice, in verità, se TU non ti fossi offerta affatto.
Detto questo, Cato lascia il vagone per ritirarsi nella sua camera, abbandonando un Clove confusa e paurosa.
Una lacrime silenziosa le riga il viso.
Ma è subito asciugata.
Non può piangere.
Non ad una settimana dagli Hunger Games.

 
 

Cato dove sei? 
Sei arrivato? 
Si, ti vedo. I tuoi occhi vagano da una parte all'altra. 
La testa mi pulsa dal dolore. 
Non riesco a formulare un pensiero sensato. 
La vista sta iniziando ad annebbiarsi. 
Raccolgo tutte le mie forze per chiamarti. 
Ma tutto quello che esce dalla mia bocca è un rumore indistinto. 
Tu per fortuna lo senti. 
Ti vedo correre verso di me, urlandomi di non lasciarti.
Non ti lascio, Cato. Sono qui, Cato. È sarò sempre qui. 
La tua mano afferra la mia. 
Sorrido al contatto.
-Clove.. Clove.. Per favore non andare via! Rimani qui con me!- urli. Le lacrime scendono lungo i tuoi occhi di ghiaccio.
Non ti avevo mai visto piangere. Non pensavo che tu potessi piangere. 
-Cato.. 
Cerco di sussurrare il tuo nome, con scarsi risultati. 
Sorrido, ma si sta già tutto sbiadendo. Il colore del cielo. La tua immagine. 
Manca poco, lo so. 
-Clove! No! Clove! Per favore! 
Gli stringo la mano. 
-Ti amo, Cato.
È la prima volta che glielo dico, nonostante sia così da tempo. 
Ma dirglielo mi fa sentire finalmente tranquilla. 
Era come se fino ad ora questa frase aleggiasse sopra di me e non avessi il coraggio di pronunciarlo forte e ad alta voce. 
Sicuramente la mia voce non è né forte nè alta.
Ma l'effetto è quello sperato. 
-Ti amo, Clove. 
Lo sussurra. Come se non volesse farlo sapere. 
Chi l'avrebbe mai detto? I sanguinari mostri del 2 amano? 
Non credo sia mai successo.  Nell'Arena non c'è spazio per l'amore.  Ma noi siamo riusciti a farlo entrare.
A rendere quel sentimento parte di noi. 
Ormai non ce la faccio più.
Perdonami, Cato. 
Mi dispiace tanto. 
-Vinci, per noi.. 
Sono le mie ultime parole. 
Lo vedo annuire vagamente.
Una sua lacrima mi bagna il volto.
Avrei voluto dirgli molto di più. 
Ma non ci riesco.
È ora. 
Addio, Cato. 

 
 

Clove cerca di stare il più lontano possibile da Cato, dopo quello che le ha detto sul treno.
Ma non è semplice, dato che trascorrono ogni singolo momento della giornata insieme: si allenano insieme, pianificano strategie insieme, mangiano insieme. Fortunatamente non sono quasi mai soli. Con loro ci sono sempre quell'oca di Lux e il suo amico Marvel oppure Brutus ed Enobaria, i loro mentori.
Clove, dopo la dichiarazione di Cato, è un po' frastornata. Non capisce perché abbia scelto proprio quel momento e quell'occasione per dirglielo e, certamente, non sarebbe mai riuscita ad esternare i suoi sentimenti. 

Non è mai stata brava in questo genere di cose. Mai un ti voglio bene ai genitori, mai un gesto di affetto ai suoi amici. Non è brava nelle manifestazioni d'affetto. 
Lei è la ragazza dei coltelli. La fredda e sadica ragazza dei coltelli.
Eppure lei lo sa. Lei sa benissimo cosa prova per Cato sin dal primo momento in cui l'ha visto quel pomeriggio. E sa benissimo che tutto questo non è possibile. 
Non lo accetta e non lo vuole fare.
Lui può essere pure intenzionato a perdere la sua vita per lei. Ma lei no. 
Clove ci tiene alla sua via e ha tutte la carte in regola per poter vincere questi Hunger Games. 
Niente non potrà ostacolarla.
-Clove vuoi premere il pulsante 2 o vuoi rimanere qui dentro a lungo?
Clove si maledice mentalmente per essersi distratta. Cercava di non intraprendere alcun tipo di conversazione con lui.
Ma non ci riusciva proprio.
Preme il pulsante e non può fare a meno di farsi spuntare un sorriso ironico sul viso.
-Clove..
Oh no. Ci siamo.
-Mmh- mugola la ragazza tenendo la testa bassa.
Intanto l'ascensore si apre e Clove si affretta velocemente fuori. 
-Clove- ripete Cato afferrandole il braccio. 
Lei è costretta a girarsi, senza alzare la testa.
-Che c'è?- urla.
Cato libera la presa, passandosi una mano tra i capelli biondi.
-Mi spieghi che ti è preso? Siamo qui da due giorni e a malapena mi rivolgi il saluto. Mi dispiace per quello che ti ho detto, ma io..
-No Cato. Non è colpa tua se siamo qui. E non ti devi scusare per quello che hai detto, davvero. 
Clove è impaziente. Non può stare un minuto di più in una stanza con lui. 
Vuole andare via ed è proprio quello che fa. 
-Clove!-grida Cato.
Clove si ferma senza voltarsi. 
Il ragazzo sospira e cammina lentamente senza parlare.
Poi finalmente di decide.
-Possiamo parlare, per favo...
Entrano Brutus ed Enobaria. Cato impreca sottovoce. Proprio adesso che si era deciso a parlarle.
-Ragazzi. Allora come sono andati gli addestramenti?-chiede Enobaria.
-Avete fatto a pezzi qualche manichino?- sogghigna Brutus.
I due mentori si lasciano scappare una sadica risata.
I ragazzi sono stupiti dalla loro totale inaffettività e perfidia.
-Allora non parlate? È successo qualcosa?- continua Enobaria.
Cato non stacca gli occhi da Clove e anche lei che si è voltata ha gli occhi puntati su di lui.
-No va tutto bene- replica Cato deciso.
-Già. Benissimo- risponde la ragazza. Dopodiché entrambi se ne vanno, lasciando i Mentori profondamente sorpresi dal loro comportamento.
Cato non si dà per vinto. Non lascerà perdere Clove così facilmente. Dopo qualche minuto, infatti, è davanti la sua porta.
-Che cosa vuoi ancora?- sussurra Clove.
-Fammi entrare e poi ti lascerò in pace.
Cato sente il sospiro di Clove e la immagina mentre scrolla le spalle.
Si sente un strano rumore dentro e poi finalmente la porta si apre.
Ne esce fuori una Clove spettinata. La sua coda non è perfettamente dritta, come sempre. È scompigliata e i suoi occhi sono arrossati.
Cato alza un sopracciglio, come per domandare cosa fosse successo.
-Non volevi entrare?- chiede la ragazza infastidita.
Cato è appoggiato allo stipite della porta e sorride divertito.
-Cosa c'è di divertente?- continua una Clove sempre più arrabbiata.
Per tutta risposta Cato scoppia in una fragorosa risata. 
Clove adesso è veramente furiosa.
Non solo la disturbava, ma si permetteva pure di prenderla in giro?
-Cato vattene, se non hai niente d dirmi. Ho capito che non..
Cato si scosta dalla porta e le prende il volto tra le sue mani così grandi e forti e prima che Clove potesse formulare un pensiero coerente, le sue labbra sono poggiate su quella della ragazza.
È un bacio prepotente, carico di violenza, carico di tutti quei sentimenti che avevano represso in quell'anno. 
È un bacio che anche senza le parole dice tutto.
Sentire la sua bocca sulla propria è la sensazione più bella che Clove abbia mai provato in tutta la sua vita.
È un bacio insaziabile, che subito ne fa desiderare un altro. 
-Potevi dirmelo subito- ridacchia Clove, arrossita. 
-Sarebbe andato via l'effetto a sorpresa-   Cato sorride divertito dal l'imbarazzo della ragazza.
Clove è totalmente rapita dagli occhi di Cato.
Forse c'è qualcosa che può ostacolarla.
Quel qualcosa è Cato. 
 

 

Eccomi, Clove. Sono arrivato.
Ti ho vista, sei bianca in volto e dalla tua testa sgorga un rivolo di sangue che imbratta l'erba verde per terra. 
Corro verso di te, la mia mente è vuota. È come se una spugna avesse cancellato ogni cosa. 
Vedo solo te per terra, inerme e nel profondo del mio cuore so che non tornerai. Mai più.
Ma non mi rassegno facilmente. 
-Clove non lasciarmi! Clove!- urlo a squarciagola, credendo che tu mi possa sentire meglio.
Clove, sii forte. Sei sempre stata forte. 
La mia mano ora stringe la tua e non posso impedire alle lacrime di lasciarle sgorgare.
Tu invece sorridi. È quel sorriso sincero, che riservavi solo a me. Che non mi dava via di scampo.
-Clove.. Clove.. Per favore non andare via! Rimani qui con me!- ti scuoto. Cerco di svegliarti dal sonno eterno in cui stai cadendo.
-Cato..
Il tuo sussurro è leggero come un alito di vento. È leggero, si. Ma è come se un enorme macigno mi cadesse addosso. Stringò la tua mano più forte, ma stai già scivolando via da me.
-Clove! No! Clove! Per favore! 
Non doveva finire così. Noi dovevamo vincere. Eravamo noi gli innamorati sventurati. Noi dovevamo tornare a casa.
-Ti amo Cato. 
Il cuore mi si ferma. Quella frase mai pronunciata ma comunque tanto attesa. 
E adesso, adesso che finalmente me l'ha detto-lei mi ama- vorrei che non fosse mai successo. Perché suona come un addio e vorrei continuare ad urlare di stare qui con me e di non lasciarmi solo. 
-Ti amo Clove- ma questo è tutto quello che riesco a dire.
La vedo sorridere ancora e le sciolgo la coda. I capelli castani ricadono sul l'erba; non aveva mai voluto sciogliersi i capelli. Ogni volta che qualcuno ci provava, lei era capace di mozzargli la mano. 
-Vinci per noi..
Annuisco lievemente non avendo il coraggio di ammettere che non vincerò. Non senza di lei.
Una mia lacrima le bagna il viso e velocemente gliel'asciugo. 
Poi sento il colpo di cannone e capisco che non è solo per lei. Quel colpo di cannone non rappresenta solo la morte di Clove. 
Perché una parte di me è morta con lei.
Addio, Clove.









 

Nda:
..............Ehilà!
Grazie a te, buon lettore, che sei arrivato a leggere fin qui! Devi avere davvero molta pazienza :')
Grazie per aver letto questa schif... volevo dire fanfiction.
Ok, ora a parte gli scherzi.. So che non è una delle migliori ff che avete letto su questa coppia. Volevo semplicemente provare a scrivere anche io su Cato e Clove, che sono due personaggi che amo da impazzire. Chiedo scusa per eventuali errori sui tempi verbali, perchè li sbaglio ogni santa volta e mi scuso inoltre se i personaggi non rispecchiano perfettamente il libro e, quindi, il prototipo di mostri sanguinari ma avranno pure loro un cuoricino no? u.u
Spero che vi sia paiciuta e che l'abbiate letta con piacere e, soprattutto, che mi facciate sapere il vostro parere.
Grazie mille :)

 

  
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