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Autore: MissPatty    20/02/2013    3 recensioni
La chiave compare nei sogni nella sua doppia funzione di aprire o di chiudere, ha il potere di modificare uno stato, una situazione e chi la possiede è a sua volta investito di questo potere che lo rende protagonista attivo di ciò che sta vivendo. Elisa capirà cosa significa questo suo sogno ricorrente?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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« Ciao Elisa.» per un attimo rimasi immobile ad osservarlo dallo specchietto retrovisore. Scesi dal motorino ed andai verso di lui.
« Gabriel…» alzando leggermente il capo osservai il suo viso « Cosa ci fai qui?» continuava a guardarmi quasi divertito, questo mi faceva imbestialire. C’era qualcosa nel suo atteggiamento che mi irritava profondamente.
« Prima hai detto che saresti venuta qui per degli scatti e ho pensato di venire a dare un’occhiata» si girò verso la ringhiera osservando il paesaggio « Devo dire che il panorama è fantastico!»
Era vero da quell’altezza si poteva vedere anche il lontano mare. Il cielo era tinto di un rosso pastello. Si iniziavano a vedere le luci della lontana città. Un leggero vento soffiava tiepido. Gabriel fece un profondo respiro e chiuse gli occhi, mentre il mio sguardo era fisso su di lui. Si sentiva solo il fruscio degli alberi. Mi feci coraggio e gli dissi « Posso farti una domanda?» non attesi una sua risposta « E’ con me che hai qualche problema? Ti ho fatto qualcosa?» si voltò verso di me per la prima volta nei suoi occhi lessi una certa confusione.
« Perché dovrei avercela con te?»
« E’ quello che mi chiedo anche io, ma ogni volta che mi parli sembra che tu lo faccia per farmi innervosire» iniziai a gesticolare e a parlare animatamente « e poi sbuchi sempre fuori ad ogni occasione…»
« Elisa, qui chi sembra avere un problema sei tu e che io ne sia la causa» disse con aria divertita.
« Ecco, lo vedi, lo hai fatto di nuovo, parli con quest’aria da “so tutto io” e “prendiamoci gioco di questa ragazzina”» scoppiò a ridere mentre io continuavo a puntargli un dito contro.
Mi sentii stupida, stavo facendo la figura della stupida ad urlare contro ad un ragazzo che conoscevo a malapena.
« Sai cosa c’è… non ne vale la pena» dissi mentre mi avviai di nuovo verso il mio motorino. Ad un tratto mi sentii tirare per il gomito.
« Elisa vuoi fermarti!» mi girai verso di lui ma tenni gli occhi rivolti verso il basso « Mi dispiace se ti ho dato questa impressione, io non ho nessun problema con te.» alzai lo sguardo e i suoi occhi erano di un verde acceso che quasi mi lasciò senza fiato. Successe tutto in un secondo e le sue labbra furono sulle mie, calde e morbide. Mi lascia prendere da quel bacio, mentre un brivido mi percorse la schiena. Cosa stava succedendo, perché ci stavamo baciando? Mi ritrassi di colpo portandomi una mano vicino alla bocca. I suoi occhi ardevano ed io non riuscii a sostenere la forza e la passione che quello sguardo produceva. Mi voltai  e salita sul motorino partii senza guardarmi indietro.
 
 
 
Il mio carboncino  continuava a sfiorare lentamente il foglio del blocco che avevo poggiato sulle mia ginocchia. Con la schiena appoggiata al muro seduta sul mio letto, continuavo a disegnare distrattamente. Dal corridoio sentivo le voci di Luca e Andrea.
« Ti prego Andrea, ti sto pregando prestami un vinile dei Pearl Jam, uno a caso lo scegli tu…»
« Luca conosci il valore di quei vinili, non se ne parla. Conosci la regola!»
« “Ogni cosa appartenente alla tu collezione musicale, non esce da questa casa”… almeno posso ascoltarlo in camera di Eli?»
« Va bene, io ora esco, fate i bravi!» mio fratello urlò queste ultime parole. Dopo poco Luca era di nuovo in camera mia.
«Tuo fratello è un vero e proprio tiranno!»
« Conosci la regola!»
« Voi e questa dannata regola» continuò a borbottare mentre posava il vinile sul piatto e delicatamente ci appoggiava sopra la puntina. Il suono caldo della chitarra inondò la stanza. La mia mano continuava a sfumare i bordi del volto che stavo disegnando. La mia testa però era ancora al belvedere. Non riuscivo ancora a capire cosa era successo. Alzai gli occhi e vidi che Luca mi stava fissando.
« Mi dici cosa ti passa per la testa? Sono ore che disegni senza dire una parola!» si buttò sul letto accanto a me. Si sporse di lato per vedere il disegno.
« Ma questo è Gabriel…» nella sua voce c’era confusione.
« Mi ha baciata!»  i suo occhi si sgranarono.
«Cosa? Cioè quando?»
« Ieri pomeriggio, non so come me lo sono ritrovato al belvedere…»
« Eli non baci qualcuno solo perché te lo ritrovi per caso al belvedere.»
« Io non ho baciato nessuno» dissi puntualizzando ogni parola, e poi con voce più bassa aggiunsi « lui ha baciato me.»
« Ora non importa chi ha baciato chi. Come è potuto succedere, tu odi quel ragazzo?»
« Non lo so, un minuto prima gli gridavo in faccia quanto fosse antipatico e un minuto dopo mi stava baciando» mi guardò per un momento e poi mettendomi le mani sulle spalle disse « Eli la tua vita sta diventando peggio di Dawson’s Creek» e si mise a ridere.
« Riesci ad essere serio per un secondo?» il campanello di casa suonò, diedi una spintarella a Luca che stava ancora ridendo e scesi al piano di sotto ad aprire. Era Sara.
 
 
« Mi vuoi dire che lui ti ha baciata, e che tu non gli hai detto nulla, ma anzi sei salita sul tuo motorino e sei andata via?» ormai continuava da ore il terzo grado di Sara. Eravamo in salotto a mangiare una pizza e lei aveva ripreso a fare domande su quello che era successo. Il riassunto avuto da Luca non le bastava. « Io ancora non riesco a crederci» continuava stupita « un figo come Gabriel ti bacia e tu vai via, come se non fosse successo niente! Ci credo che non si sia fatto vedere stasera!»
« Ok, ho capito, ho sbagliato, non c’è bisogno di raccontare di ripercorrere minuto per minuto il pomeriggio di ieri, tanto ciò che è fatto è fatto non si può cambiare!» mi alzai con il mio bicchiere vuoto e mi recai in cucina. Sperando di poter smettere di parlare di quella storia e finalmente vedere un film.
Un lampo illuminò la cucina. Un temporale era arrivato senza preavviso e l’aria era diventata fredda.
Poggiai il bicchiere sul tavolo di marmo bianco e mi voltai per prendere la bottiglia dal frigorifero. Svitai il tappo e iniziai a versare l’acqua. Riempito fino all’orlo,  lo portai alla bocca appoggiandomi con la schiena alla stessa tavola. Pensierosa posai lo sguardo sul bicchiere nella cucina semi oscura. Quello che era successo il precedente pomeriggio non abbandonava la mia mente. Gabriel aveva invaso tutti i miei pensieri. Guardavo senza attenzione l’acqua, quando ad un tratto, lo stesso liquido iniziò a girare nella larga circonferenza del bicchiere. Prendeva velocità pian piano. Non riuscivo a staccare gli occhi, come ipnotizzata da quel mulinello d’acqua. Sembrava impossibile, eppure come se spinta da correnti invisibili il vortice si faceva sempre più violento, tanto da sentirne la forza  vicino al palmo della mia mano, oltre il vetro. Iniziai a sentire la mia testa pesante , come attirata da quella forza che possedeva il bicchiere. Lo mantenni con due mani, mentre continuava a vibrare. D’un tratto tutto si placò, l’acqua ritornò  stabile. Avevo l’affanno come se fossi stata svuotata. Un tuono risuonò nel silenzio della cucina. Fu allora che sul fondo comparve. Di nuovo lei. La chiave. Come nell’ultimo sogno. La osservai,la mia vista iniziò ad appannarsi. L’ultima cosa che sentii prima del nulla, fu il fragore del bicchiere che si faceva in mille pezzi ai miei piedi.
 
 
 
 
 
 
 
 
Un lampo saettò nel cielo nero seguito dal boato di un tuono. La pioggia continuava a cadere incessante. Una sagoma si muoveva per il viottolo sterrato. La leggera pendenza della strada e la fanghiglia che si era creata, non rendeva facile camminare. La cadenza dei suoi passi era lenta. Il vento fischiava ferocemente. Un altro lampo illuminò il suo cammino. Il freddo gli penetrava il corpo come violente coltellate. Finalmente si ritrovò davanti all’eremo. Varcò il cancello e percorse il cortile antistante il portone. Prima di entrate tolse il cappuccio che gli copriva il capo.  Spinse la pesante porta di legno che emise un cigolio straziante. Solo la tremante luce di qualche candela illuminava l’ambiente. Raggiunse il centro della chiesa e si inginocchiò. Con il capo chino attese.
« Non c’è più tempo» una flebile voce ruppe il silenzio  « non riesci a vederlo, è giunto il momento giovane Gabriel»
.
 
 
 
 
 
 
 
 
Ecco il nuovo capitolo. Spero vi piaccia. Ringrazio tutti quelli che hanno lasciato un loro pensiero e consiglio sui vari capitoli, veramente grazie di cuore. Aspetto con ansia i vostri commenti. :)
   
 
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