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Autore: Leopoldo    20/02/2013    2 recensioni
One shot sulla tredicesima puntata della quarta stagione, Diva. È una AU, leggendo sarà chiaro il perché.
'Dal momento in cui Tina l'ha chiamata per spifferare tutto, Santana non riesce a pensare ad altro se non ad una dolce vendetta per strappare la SUA ragazza dalle braccia di Sam'
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Brittany Pierce, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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 PRIDE

 

Rilegge il suo commento un’ultima volta per controllare che sia abbastanza ambiguo e contenga almeno sei doppi sensi –talmente espliciti che persino Finnocence sarebbe in grado di coglierli–, prima di premere invio e lasciarsi cadere pesantemente sul cuscino.

“Oh, Rizzoli & Isles …” sospira con un sorrisetto a dir poco malizioso, spostando il portatile dalla pancia per appoggiarlo sul piccolo comodino al suo fianco “… se non esistessi bisognerebbe inventarti”

 

“Sempre a sbavare su quel blog, Lopez?”

 

La testa scatta con una tale velocità da farle rischiare di spezzarsi l’osso del collo da sola.

“Qualche problema?” ringhia in tono minaccioso alla sua compagna di stanza.

Non la sopporta già di suo, non ha bisogno di questi commenti per aumentare la propria sgradevolezza. Insomma, è petulante come la Berry, impicciona come Mercedes e acida come Quinn … come può non provare costantemente l’impulso di farle sentire un po’ di Lima Heights Adjacent sulla faccia?

 

“Nulla, nulla” sorride la ragazza, facendo spallucce. “È solo che potresti studiare per una volta. Sai …” agita il tomo che tiene in mano, sicuramente un manuale per un esame “… quella cosa che si fa con i libri. O magari andare a lezione. Non ne avresti una … tipo un’ora fa?”

 

Sta per consigliarle di usare quel libro in modo improprio per colmare la mancanza piuttosto evidente che la rende così simpatica e desiderosa di non farsi i fatti degli altri quando la gamba inizia a tremare.

 

Allunga immediatamente la mano nella tasca dei pantaloncini che usa come pigiama –esatto, non ha solo vestiti aderenti a tubo e divise da cheerleader!–, salvo poi bloccarsi non appena legge il nome di chi la sta chiamando: Tina.

“Chi diavolo è Tina?” riflette ad alta voce. Ci mette almeno venti secondi buoni prima di ricordarsi come la ragazza asiatica del suo vecchio Glee a cui non ha mai rivolto la parola si chiami effettivamente così. Quindi un altro quesito le sorge spontaneo. Cosa vuole?

“Pronto?” esclama, stranita, accettando finalmente la chiamata.

Sam ti ha fregato la ragazza. Devo andare, tesoro

 

Come prego? Sposta il cellulare dall’orecchio per poter guardare meglio lo schermo che segnala chiamata terminata. Una delle chiamate più strane e spiazzanti che abbia mai ricevuto, non c’è che dire.

A parte aver scoperto dopo tre anni che voce abbia Tina, il che è di per sé abbastanza destabilizzante, il vero motivo per cui le è venuto uno strano tic all’occhio sinistro è quello che ha seguito il suo ‘pronto?’, roba che scotta come lava butta lì senza nemmeno un’adeguata preparazione. Sam e la sua ragazza –ex, ex, ex, ex … continua a ripeterselo da mesi con scarsi risultati, sperando prima o poi di rassegnarsi–  insieme? E lei non le ha detto niente?

 

Il “È morto qualcuno che conosci?” decisamente preoccupato che le rivolge la sua coinquilina è abbastanza esemplificativo circa l’espressione di cieco furore misto ad estremo dolore dipinto sulla faccia di Santana Lopez.

 

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“… certo che sarò lieta di fare da guest star per la sfida tra Dive” cinguetta al telefono con un tono così stucchevolmente dolce da costringerla a chiedersi se non abbia esagerato.

Grande! Sono sicuro che con te a gareggiare tutti daranno il massimo! Grazie, Santana!” 

“Oh, grazie a te per avermelo chiesto” sussurra roca prima di interrompere la chiamata.

 

Si lecca le labbra, sorride e dondola leggermente a destra e sinistra. Eh sì, sta proprio gongolando. Ama quando i piani le riescono da soli senza nemmeno tirare troppi fili e muovere troppi burattini.

 

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“Tutte qui?”

È profondamente, intimamente ed irreparabilmente indignata mentre osserva una ad una le ragazze con indosso le divise rosse e nere delle Cardinals che hanno risposto al suo appello.

“Solo quattro?”

 

“Che ti aspettavi?” le chiede una biondina un po’ più bassa di lei.

 

“Cercasi ballerine disposte a prendere un autobus per Lima, Ohio, ed aiutare una ragazza a compiere la sua tremenda vendetta” fa un’altra dai folti ricci bruni, leggendo il volantino che Santana aveva appeso nello spogliatoio riservato alle cheerleader. “Ti rendi conto di sembrare una pazza scatenata, vero?

 

“Effettivamente” sospira, ravviandosi i capelli in un gesto di nervosismo. Certo che lo sa.  “Quindi che siete venute a fare?”

 

“Ci ha mandate il capitano” spiega una terza, un ragazza afroamericana riccia piuttosto alta, facendo un passo verso di lei. “Sei una pluricampionessa liceale di cheerleading e, anche se sei solo al primo anno, si aspettano molto da te” aggiunge per farle capire meglio.

 

Quel ‘aspettano’ sa così tanto da ‘aspettavano’ che è praticamente come se glielo avesse detto. Sa perfettamente di non aver dato il massimo e di aver deluso molte persone, però …

“Sareste una sorta di scorta trattino schiave trattino igieniste mentali?” chiede, incurvando le sopracciglia verso il basso ed incrociando le braccia appena sotto il seno.

 

“Siamo le tue ballerine” ribatte la biondina, schietta, guadagnandosi un’occhiataccia. “Allora, cosa dobbiamo fare?”

 

“A ‘Nutbush City Limits’ di Ike & Tina Turner” risponde con lo stesso tono brusco. Tanto sono obbligate a darle una mano, no? Non ha alcun senso essere gentili. “Coreografia semplice, non dovrete fare altro che ancheggiare, ammiccare, scuotere i capelli e fare vedere un po’ di gambe. E farete anche il coro alle mie spalle. Domande?”

 

Quattro teste si muovono facendo no all’unisono. Meglio così.

 

“Stasera ci troviamo qui per una prova generale e domani mattina partiamo, ho già preso i biglietti” decreta autoritaria, mettendo in mostra un po’ del carattere da HBIC che ha accantonato per troppo tempo. “A più tardi”

 

Rimane ancora un ultimo dettaglio, non la classica ciliegina sulla torta, ma il fulcro del suo elaborato piano, la punta dell’iceberg che si abbatterà sul McKinley e le permetterà di riprendersi ciò che le appartiene. Una finta fidanzata di cui pavoneggiarsi sfacciatamente di fronte a tutti. 

 

Peccato che la biondina sia irritante come un impacco di ortiche e che abbia una repulsione naturale per le ricce. Non che pensi che non siano attraenti, ovvio. È solo che ogni volta che vede dei capelli molto mossi pensa alla chioma di Jacob Ben Israel e il pensiero successivo la porta al triste pomeriggio in cui lei e la Coach Sylvester l’hanno beccato a toccarsi davanti ad un video di Rachel Berry vestita da Britney Spears. Prima o poi dovrà andare da uno strizzacervelli, poco ma sicuro.

 

I suoi occhi color pece si soffermano sulla quarta ragazza, l’unica a non aver mai aperto bocca. È bella, davvero molto. Ha un fisico atletico –bella forza, è una cheerleader–, le gambe lunghe e toniche, muscolose al punto giusto, e …

 

“Scusa, ti posso parlare un momento?” le chiede, prima che possa andare via, facendola voltare verso di lei.

 

… due scintillanti occhi azzurri. Wow. Solo … wow. Ha sempre avuto un debole per le iridi celesti e non è un caso se le abbia anche la sua ragazza –ex ragazza! Dannazione, Santana, focalizza.

 

“Posso chiederti un favore?”

 

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Applausi. Scroscianti e convinti, con qualche fischio di apprezzamento che non guasta mai.

L’esibizione è stato un successo. Se non aveva alcun dubbio sul fatto che avrebbe spaccato alla grande, cosa che puntualmente si è verificata, era più incerta sul tipo di reazione che avrebbe avuto scatenato in lei.

 

A giudicare dal modo in cui ha continuato a lanciarle lunghe occhiate interessate per tutta la loro esibizione, cercando goffamente di distogliere lo sguardo ogni qual volta Santana abbia cercato di creare il contatto visivo, la latina non può che essere soddisfatta del suo operato.

 

Ora non rimane che attendere la reazione pubblica. C’è pur sempre anche Sam, in aula canto. Nel farlo, decide di accarezzarsi le punte dei capelli corvini con tutta l’innocenza che può. Li ha tenuti sciolti apposta: a lei piacciono da morire così.

 

“Santana!” esclama lei, avvolta nel giacchetto invernale delle Cheerios, con un tono così forzato che solo per un miracolo non le scoppia a ridere in faccia.

“È stato semplicemente il più grande momento nella storia dello spettacolo!” le fa con un sorriso che definire tirato risulterebbe un insulto al significato stesso di eufemismo, dandole addirittura un cinque alto. “Ma come mai non mi hai detto che saresti venuta?” chiede subito dopo che la recita del ‘sono contenta di vederti’ è terminata.

 

“Sai, credo che la vera domanda sia un’altra” risponde piccata, incrociando le braccia al petto allo stesso modo in cui ha fatto la sua ragazza –ex, questa è l’ultima volta che lo preciso. Ma se per lei è un meccanismo inconscio di difesa, per Santana è solo il segnale che precede l’offensiva.

“Perché non mi hai detto che uscivi con Sam? Avevo appena lasciato un commento sul mio blog a sfondo saffico preferito, Rizzoli & Isles, quando ho sentito la notizia” 

 

La osserva vittoriosa distogliere lo sguardo dai suoi occhi color pece, la bocca leggermente aperta come chi è stato appena beccato con le manine nella marmellata. Un po’ le dispiace nel vederla così in difficoltà, eppure se non la stuzzica in modo palese e prolungato non otterrà mai la reazione che vuole.

 

“Oh. Prima che me ne dimentichi …” aggiunge, muovendo appena la testa di lato e facendo un sorrisetto che è tutto un programma “… permettetemi di presentarvi la mia corista e ragazza, Brittany” calca sul nome in modo perfettamente preparato, appoggiando una mano sulla spalla della ballerina bionda dagli occhi azzurri a cui aveva chiesto quel favore.

Oh Dei, la faccia che sta facendo Elaine … perché non si è portata la macchina fotografica? Non rimane che il colpo di grazia.

“E con ragazza intendo ragazza dichiarata e fiera, amante del rossetto e che legge AfterEllen” elenca prima di voltarsi e coinvolgerla in un breve bacio a stampo che la sua ex-ragazza non può vedere perché ha distolto prontamente lo sguardo e sta studiando con interesse le piastrelle grigie del pavimento.

 

Santana si umetta le labbra, compiacendosi del sapore di cioccolato delle labbra di Brittany e, cosa più importante, della faccia di Elaine.

Se potesse, si metterebbe a saltellare per la stanza. Ama i piani ben riusciti mille volte di più di quelli che si mettono in moto da soli.  

 

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Essere presa per un braccio nel bel mezzo della pausa pranzo senza una spiegazione ed essere trascinata nell’auditorium di peso è esattamente la reazione che voleva.

Nel suo piano perfetto, però, a quest’ora Elaine avrebbe già dovuto essersi tolta quantomeno la parte sopra della divisa delle Cheerios. E loro due avrebbero già dovuto essersi baciate almeno un paio di volte.

 

“Cosa diavolo era quello?” esclama Elaine, camminando nervosamente davanti ad una per nulla soddisfatta Santana ed agitando la coda bruna di qua e di là. “Saresti stata più fine se ti fosse messa a mangiare una salsiccia lunga mezzo metro nuda nell’atrio!*”

 

Come, come, cosa?

“A parte il fatto che non mi sembra di aver fatto nulla di così spinto o provocante. Ti ricordi Cell Block Tango? Come eravamo vestite? Quello che abbiamo fatto dopo aver ballato?” sorride, maliziosa, compiacendosi ancora del modo in cui l’altra abbassi lo sguardo, imbarazzata. Certo che se lo ricorda.

“In secondo luogo … salsiccia?” chiede per assicurarsi di ave sentito bene. “Ah, già, scusa, errore mio. Ora è questo che è tornato a piacerti” ironizza, estremamente piccata. “Dios mio … posso capire tutto, davvero. Ma Sammy Evans? Davvero?”

 

“Ci sei stata anche tu” le ricorda sollevando con eleganza un sopracciglio.

 

“Si parla di due secoli fa. Ed ero parecchio confusa” si difende prontamente.

 

“Due anni fa” la corregge. “E sì, eri molto confusa, visto che al Prom di quell’anno ti sei portata Karofsky e non me!”

 

“Mi stai davvero rinfacciando questo? Sei seria, Elaine?” sbotta, allargando le braccia nel tentativo di aggiungere drammaticità alla domanda. “Allora perché non mi accusi di averti fatta cadere di proposito quella volta, quando eri ancora al primo anno, mentre ci allenavamo con la Sylvester?”

 

La ragazza apre la bocca per rispondere, salvo poi scuotere la mano e fare no con la testa. “Non funziona con me, Santana. Voglio sapere perché sei qui e non voglio che ci giri troppo attorno”

 

“Sono qui perché voglio sapere il motivo per cui non mi hai detto che ti sei messa con lui” sussurra, mostrando finalmente quel senso di … tradimento, ecco, che ha provato all’altezza subito dopo la telefonata di Tina.

 

Elaine valuta attentamente come rispondere alla domanda, innegabilmente spiazzata quel tono ferito. Poi sospira, chiudendo appena gli occhi, prima di partire con un discorso che probabilmente ha preparato da tempo.

“Tu mi hai lasciata. No, aspetta prima di parlare” alza la mano per fermare la protesta che Santana sta per fare. “Tu mi hai lasciata quel giorno in aula canto, è inutile che continuiamo a prenderci in giro. Hai deciso tutto tu come … come se parlarne prima con me fosse superfluo, come se la mia opinione non ti importasse. E la cosa che mi ha fatto più male è stato il motivo … pensi davvero che io avrei mai anche solo potuto pensare di tradirti? Avevi così poca fiducia in me? In te? I-in noi?

 

Santana si morde con foga il labbro inferiore, osservando come Elaine sia costretta a prendere una pausa e non è difficile capire il motivo. L’unica cosa per cui si sente di sperare è con non si metta a piangere davanti a lei. Ne morirebbe.

 

“Poi compari e scompari a tuo piacimento, ripeti ogni volta che è perfettamente normale che io mi trovi qualcuno con cui stare, maschio o femmina come dici tu, e al tempo stesso continui a ribadire che provi questi sentimenti per me. E adesso che sto con Sam cosa fai? Ti presenti qui sbattendomi il tuo culo in faccia e portandoti appresso quella ragazza che non sa nemmeno come ti chiami. Perché, San? Non ti va più bene ora che ho trovato qualcun altro?”

 

Oh. Ecco come una logica schiacciante basti a sgretolare in un solo istante tutto il castello pateticamente infantile che si è costruita dal momento in cui ha parlato con Tina. Pensava seriamente che sarebbe bastato tornare e provocarla, magari eccitarla, per riprendersela? La cosa triste è che la risposta a questa domanda è

“S-sì che va bene” tentenna, in difficoltà, odiandosi per aver pensato seriamente quelle cose. “Solo non con Sam”

 

“Non insultare la tua intelligenza, ok? Se al posto di Sam ci fosse stato qualsiasi altro essere umano della Terra, tu avresti comunque avuto qualcosa da dire”

 

“… ok, è vero, hai ragione” concede, passandosi una mano sulla fronte. “Sarei impazzita dalla gelosia in ogni caso. Ciononostante, avresti dovuto dirmelo. Sei pur sempre la mia migliore amica” mormora, abbozzando un sorriso che Elaine però non ricambia.

 

“Di questo sono dispiaciuta” ammette, salvo poi precisare. “Ma è l’unica cosa per cui dovrei esserlo. Io ho fatto esattamente quello che mi sentivo di fare per aiutarmi a stare meglio”

 

“Quindi … uhm … mi stai dicendo che  torneremo ad essere migliori amiche … e basta?”

Non ha bisogno di specificare quanto la cosa le faccia male. Il suo tono di voce basso ed incerto e il modo in cui si stropiccia le labbra parlano per lei.

 

“Sto dicendo che non me la sento più di fare questo tira e molla. Però sei la mia migliore amica e ti voglio un bene dell’anima. Perciò … riesci ad essere ancora mia amica senza dare di matto e lasciarti andare a esibizioni come quella di oggi?”

 

Il silenzio che segue è abbastanza significativo, così come il modo brutale in cui Elaine decide di rispondere alla sua stessa domanda. Si stringe nelle spalle, facendole capire con un solo gesto come ci abbia provato e ritenga che la colpa sia di Santana e di nessun altro, gira i tacchi e se ne va senza aggiungere una sola parola.   

 

La latina rimane congelata sul posto, incapace di articolare qualsiasi suono o muovere un muscolo, osservandola salire i gradini che portano all’uscita dell’auditorium con la speranza, nemmeno troppo velata, che si volti e torni per dirle qualcosa. Addio non sarebbe male.

Inutile dire che nemmeno stavolta la cosa va nella direzione da lei prospettata.

 

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Saranno passate più o meno due ore ma ancora non riesce ad uscire dall’auditorium. Ha pianto, ha preso a calci qualche scenografia di ‘Grease’ che nessuno si è preso ancora la briga di buttare e alla fine si è seduta sul bordo del palco.

 

“Ehi”

 

Si volta perplessa, non riuscendo a riconoscere il possessore di quella voce. Si sorprende quando vede Brittany, la sua nuovissima e super sexy ragazza che … non ha senso continuare la farsa. L’ha pagata per fare ingelosire Elaine, comprandola con due scatole di Dots e la promessa di parlare ad un cerco Lord qualcosa di quanto assumere crak faccia male alla salute.

 

“Ehi” risponde debolmente, voltandosi di nuovo verso le poltroncine rosse della platea.

 

“Posso sedermi qui?” chiede la bionda collega dei Cardinals.

 

È tentata dal mandarla via, semplicemente perché non può accettare che qualcuno veda il trucco colato sulle guance che non è riuscita a togliere con il fazzoletto che aveva in tasca. Poi ci ripensa. In fondo si è preoccupata per lei, è venuta a cercarla. E stare da sola la spaventa sempre, anche se non lo ammetterebbe mai.  

“Come vuoi”

 

“Sono venuta a cercarti perché tra un’ora abbiamo l’autobus per Louisville” le spiega dopo aver preso posto vicino a lei. “Non è andate bene?”

 

Si gira lentamente verso la ragazza, preparandosi ad un commento estremamente velenoso e cattivo per il tono con cui le sta parlando. Non vuole la pietà di nessuno.

“Senti, io …” si blocca ancor prima di cominciare, notando il broncio dipinto sul volto di Brittany. Broncio? Perché diavolo è lei ad avere il broncio?

 

“Mi dispiace” mormora la biondina, bagnandosi il pollice con la lingua per poi cercare di pulire un po’ di trucco rimasto sulla guancia di Santana.

 

Normalmente darebbe di matto per una cosa del genere. Le sta praticamente spalmando della bava sulla faccia. Scherziamo?

Il problema è che c’è qualcosa nella dolcezza della sua voce, nella purezza del suo sguardo e nella delicatezza con cui le sta strofinando la guancia che le impedisce di impazzire e, anzi, la calma pure.

 

“Ecco fatto, ora va meglio. Non si vede che hai pianto” le sorride e … cavolo, la sta letteralmente abbagliando. Poi si imbroncia, di nuovo, e sposta lo sguardo verso il basso. “Non è che adesso devo ridarti le caramelle, vero?”

 

“N-no”  balbetta, destandosi appena dallo stato di trance in cui è caduta. “Puoi tenerle, tranquilla”

 

“Meno male, perché le ho già finite”

 

Incredibilmente, Santana sorride. Non un mezzo sorriso, non uno finto o uno che voglia dire ‘ehi, questa è fuori come un balcone’. No, un bel sorriso, grande e sincero. E la cosa stranamente preoccupante non è che riesca a farlo dopo quello che le è appena capitato, quanto per il fatto che per la prima volta rivolga questo sorriso, privo di alcun tipo di malizia o ironia, ad una persona che non sia Elaine.

 

“Certo che questo posto è proprio grande” commenta Brittany cambiando improvvisamente argomento e la latina non riesce davvero a capire se lo faccia perché vuole aiutarla o perché sia priva della soglia dell’attenzione minima per tenere una discussione. “Nella mia vecchia scuola non avevamo un teatro”

 

Anziché correggerla, Santana si prende un attimo per osservare meglio l’abbigliamento della ragazza che, come lei, subito dopo l’esibizione si è tolta l’uniforme delle Cardinals per indossare qualcosa di più comodo e caldo.

Prima era così presa dai suoi pensieri da non accorgersene  ma ora, a mente un poco più sgombra, non può non notare come persino Artie Abrams abbia più costrutto nel vestirsi.

 

Brittany indossa un sobrissimo cappello con la pelliccia, quello che le mamme consigliano ai bimbi di mettere perché tiene caldissimo, una canottiera grigia, un paio di sobrissimi pantaloni piuttosto attillati con una trama di fiorellini rosa su sfondo marrone-grigio, un paio di calze marroni con stivaletti dello stesso colore e alle braccia … no, impossibile.

“Sono scaldamuscoli quelli?”

 

La bionda, dopo essersi accorta della domanda, annuisce vigorosamente, accarezzando il tessuto rosso acceso dell’indumento che, in teoria, dovrebbe stare ai polpacci.

“Ieri quando ho preparato lo zainetto con il cambio ho messo la canottiera perché mi sono dimenticata che era inverno” si imbroncia, di nuovo, e Santana si trova a sorriderle, di nuovo. “Non so leggere il calendario”

 

Una spara-sentenze dichiarata come lei, per giunta appena scartata sia come ragazza che come migliore amica dall’unica persona che sia riuscita ad amare veramente, dovrebbe approfittare di una confessione come questa. Santana però rinuncia, piuttosto sicura che ferire una persona così angelica –per quanto banale, non le viene in mente nessun altro aggettivo per descriverla– non le fornirebbe alcun tipo di sollievo o soddisfazione.

“Capita anche ai migliori” risponde automaticamente prima anche solo di capire come abbia potuto pensare una cosa del genere. Che il pianto l’abbia rammollita?

Molto probabile, visto quello che dice un secondo dopo.

“Dovresti andare dalle altre ed avviarti con loro alla stazione degli autobus. Io … non penso di voler tornare a Louisville”

 

“Perché?”

 

Santana abbassa gli occhi sulle mani, iniziando a torturarsi le dita. Il fatto di parlare per la prima volta di questa cosa con qualcuno che non sia sé stessa non la fa sentire particolarmente a suo agio.

“In realtà è da un po’ che sto pensando di abbandonare il college. Non mi piace, non mi piacciono le persone che ci sono, non credo di essere capace di studiare nel modo che il preparare certi esami richiede. Io … mi sento fuori posto” confessa, sentendo subito dopo il bisogno di prendere un lungo respiro. Le risulta facile, però, come se si fosse appena tolta un peso enorme dallo stomaco.

 

Brittany si cruccia immediatamente, appoggiando l’indice del sul mento e guardando intensamente il vuoto. Santana potrebbe giurare di sentire le sue meningi che si sforzano ma non dice nulla, limitandosi ad aspettare.

“Come fai a dire che non ti piacciono le persone che ci sono se non ci hai mai parlato?”

 

“Beh … ecco … forse … non lo so”

È piuttosto dura rispondere a qualcuno che dice la verità. Non ha mai socializzato con nessuno, partendo dalla coinquilina ed arrivando alle compagne di corso, passando per le altre Cardinals. Brittany è la prima persona che ha conosciuto in Kentucky di cui ricorda il nome e con cui abbia avuto un dialogo più lungo di venti secondi.

 

“Anche io voglio più bene agli amici che avevo il liceo, però ho amici nuovi a Louisville. Tu invece sei come una persona che va per anni a mangiare al gelato in un posto, poi cambia il gelataio e dice che non gli piace il nuovo gelato senza mai averlo assaggiato. Non puoi dire che non ti piace se prima non ne mangi almeno uno, no?”

 

Il primo pensiero che riesce a formulare dopo essersi ripresa dalla sorpresa di una logica inconfutabile del genere è che la sua mente deve avere qualcosa di molto sbagliato. Perché sembrava proprio un doppio senso e il fatto che il suo secondo pensiero sia il sapore di cioccolato che ha sentito sulle labbra della ragazza non fa altro che consolidare la sua teoria.

Eppure è così pura … sembra impossibile possa essere una finta innocente.

 

“Hai capito?” le fa la ragazza sventolandole la mano davanti al viso.

 

“Sì, sì. Esempio perfetto, Brittany”

Per l’ennesima volta si trova a sorridere per il modo in cui la ragazza si illumina alle sue parole.

“Hai totalmente ragione. È solo che … beh, il mio corpo era a Louisville e la mia testa era ancora qui. Non so se la cosa migliorerà, comunque”

 

La bionda annuisce comprensiva, dondolando le gambe e ricominciando a guardarsi intorno.

“Allora rimani qui?”

 

“Pensavo più a New York” risponde, leggermente titubante. “Ho due amici che studiano là, magari è quella la mia strada”

Parlare con Brittany sembra così semplice che non riesce a tenere nulla per sé. È come se la sua sola presenza la inducesse a confidarsi ed aprirsi. Il che è molto più che strano per una persona così poco empatica quando si tratta di sé stessa come Santana.

 

“Quindi vai a studiare a New York?”

 

“No, non credo. Vado là, mi trovo un lavoretto e nel frattempo provo a farmi conoscere come cantante nei bar. O qualcosa del genere, devo ancora limare i dettegli” asserisce, leggermente più convinta mano a mano che le parole le escono dalla bocca. Forse dovrebbe prima chiedere a Rachel e Kurt se possono ospitarla per qualche tempo, ma questo al momento è l’ultimo dei suoi problemi.

“Sai, se fosse stato per me sarei andata a New York già a partire da quest’estate. Poi la mia coach mi ha fatto avere una borsa di studio e mia madre e …” indugia, dando un bel colpo di tosse per smuovere il groppo che le si è formato in gola “… Elaine, sì, soprattutto lei, mi hanno convita a frequentare il college”

 

La reazione di Brittany la spiazza ancora una volta. Prima si lascia andare ad una risatina, poi ammicca ed infine le batte con il gomito sul braccio come se fossero amiche da anni.

“Siamo uguali io e te!” esclama con il sorriso più luminoso che le sia mai capitato di vedere in vita sua. “Anche a me la borsa di studio l’ha data la mia coach e anche con me è stata mia mamma ad insistere per farmela accettare”

 

Forse allora può capire come si sente. Sorride, annuendo stranamente contenta.

“Quindi anche tu sei al college per fare un piacere a loro due, giusto?”

 

“No” dichiara lapidaria, con una punta leggera di indignazione, portandosi una mano sul petto. “Ho sempre desiderato andare al college” sussurra, prima di imbronciarsi. Un broncio molto triste che, per qualche strana ragione, fa intristire anche Santana. “Sai, durante il liceo alcune persone cattive mi hanno sempre ripetuto che ero troppo stupida per diplomarmi e invece adesso sono una cheerleader di un’università importante! Vorrei vedere adesso cosa hanno da dire!”

 

“Ben gli sta a quei coglioni” ridacchia con notevole trasporto, sentendosi poi obbligata ad aggiungere l’ennesimo pensiero che non è assolutamente da lei. “E comunque non sei stupida. Anche se ti conosco da poco, posso dire con certezza che sei tutto tranne che stupida”

 

Un secondo dopo si trova il corpo di Brittany premuto addosso, stretta in un abbraccio totalmente inaspettato e al tempo stesso tremendamente piacevole. Un po’ di contatto umano, un caldo e sincero gesto di affetto … che sensazione piacevole.

“Sei la prima persona a parte la mia mamma che me lo dice”

 

È sempre stata più istintiva che razionale, impetuosa come la sua mamá, ed è proprio il suo istinto che le porta a ricambiare con forza la stretta della bionda.

È assurdo come si senta già più fredda quando Brittany si stacca dall’abbraccio, sorridente come al solito.

 

“Ora devo andare, le altre mi aspettano” mormora la ragazza dopo qualche secondo di imbarazzato silenzio, guardandola con quelle gemme cerulee così brillanti e chiare da sembrare il cielo.

 

“Oh, sì, giusto. Io … vai pure”

Santana Lopez in bambola, che cose strano succedono. Meno male che Quinn non può vederla, altrimenti … rabbrividisce al solo pensiero delle grasse risate che si farebbe alle sue spalle.

 

Brittany si alza in piedi e la saluta timidamente con la manina. Adorabile.

 

Mano a mano che i passi si allontanano sempre di più, la concentrazione di Santana torna a focalizzarsi sul suo futuro.

Il problema fondamentale è che non riesce a capire perché dovrebbe rimanere al college quando l’unico motivo per cui ha accettato la borsa di studio è per fare contenta sua madre, la Sylvester e Elaine.  

Lei voleva andare a New York con Rachel già a giugno, dopo aver visto come Kurt sia riuscito a farcela e dopo aver passato mesi a ciondolare tra caffetteria, mensa e camera, questo desiderio non ha fatto altro che crescere.

Vista in questo modo, nulla parrebbe trattenerla dal cambiare il biglietto dell’autobus per Louisville con uno per NYC.

 

Peccato che non sia così facile. Il college fa così schifo come dice lei? O se ne è convinta da sola? Perché buttare la possibilità di studiare economia, o diritto, o qualsiasi altra cosa al mondo per buttarsi nel vuoto?

E poi, ci ha veramente provato a far funzionare le cose? È mai stata una che molla? Perché non dare retta a sua madre ed affrontare New York con una laurea in mano e un accenno di strada disegnata davanti?

 

Sospira, afferrandosi il volto con entrambe le mani. Crescere fa schifo, altroché balle.

 

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Alla fine dei conti, non è stato così difficile prendere una decisione. Almeno, non per una latina come lei.

 

Controlla che il numero dell’autobus sia quello giusto e poi sale reggendosi alla portiera, regalando un sorriso all’autista dai lunghi baffi bianchi prima di porgergli il biglietto.

 

Supera molti sedili vuoti e due coppie uomo-donna, una giovane ed una anziana, dirigendosi con ritrovata serenità verso il fondo del bus.

 

Fa un cenno del capo alle quattro ragazze che occupano i posti in fondo, totalmente sbigottite. Una, la biondina che non è Brittany, ha anche la bocca talmente spalancata che un gruppo di api potrebbe usarlo per costruire un grosso alveare.

 

Prende posto nei sedili davanti a quelli occupati da Brittany, sistemando il borsone di lato e prendendone fuori il suo vecchio ed affezionatissimo iPod.

 

Non fa nemmeno in tempo a mettersi le cuffiette alle orecchie che la testolina bionda della sua ‘finta ragazza per un giorno’ fa capolino dal seggiolino di fianco al suo, un sorriso a trentadue denti ad illuminarle il viso.

“Sono tanto contenta che tu sia qui”

 

“Sai una cosa?” sorride, aspettando che la ragazza annuisca per continuare. “Sono piuttosto soddisfatta anche io. Per i prossimi sei mesi, non mi muoverò da Louisville”

Notando lo sguardo interrogativo di Brittany e il modo in cui ha piegato un poco la testa di lato, Santana ridacchia per poi spiegarsi meglio.

“Io non sono una che molla e parlando un attimo con mia madre ho realizzato che mi odierei se dovessi mollare ora. Magari non domani, magari non subito, però so che avrei il rimorso”

 

“Sei mesi” ripete Brittany, soddisfatta per aver già capito quello che la latina deve ancora dire.

 

“Ci provo” sorride, allargando le braccia. “Finisco il mio primo anno e una volta arrivata l’estate tiro le somme. Magari continuerò a non trovarmi bene e a sentirmi fuori posto, ma almeno in quel caso abbandonerei sapendo di aver dato il massimo”

 

“Quindi ci chiederai scusa per averci trattate come schiave in questi due giorni e per essere sempre così … sputa sentenze?” irrompe l’altra biondina, speranzosa.

 

Santana sporge il braccio e fa no no con l’indice della mano sinistra. “Te lo puoi sognare, ortica con le gambe. Non c’entra proprio niente con il mettermi sotto con studio e allenamento”

 

Brittany ridacchia divertita, tornando a sedersi al suo posto in maniera composta.

 

Il bus nel frattempo si mette in moto ed immediatamente la latina infila le cuffie e si mette ad ascoltare le meraviglie che contiene il suo iPod. Oh, Alanise!

 

Mezza canzone dopo, una mano affusolata le si appoggia sulla spalla e di nuovo la testa di Brittany spunta dal sedile.

 

“Sì?”

 

“Mi chiedevo una cosa” inizia, gli occhietti stretti e lo sguardo assorto che Santana ha già imparato a collegare ad un’idea. “Parlando con te in teatro mi è venuta voglia di gelato. Che ne dici di andare a prenderne uno quando arriviamo?”

 

Il fatto che sia un auditorium e non un teatro, che sia pieno inverno e non sia per niente stagione di gelato e che si tratterebbe di uscire con lei passano in secondo piano.

“Certamente”

 

“Sì!” squittisce, saltellando sul posto e stringendo le mani sul bordo del sedile, facendo scuotere anche quello di Santana. “Non vedo l’ora di prendermi un cono gigante vaniglia e … pistacchio!” aggiunge, trattenendo a stento un gridolino eccitato. “E a te che gusti piacciono, San?”

 

Cioccolato

 

 

 

 

 

Note dell’autore.

 

 

Intanto colgo l’occasione per ringraziare chiunque abbia letto la mia altra storia. È per voi e  per farmi perdonare dell’angst che la impregnava che ho scritto questa.

Anche perché mentre le storie originali, motivo per cui mi sono iscritto a questo sito, sono in standby e non riesco ad andare avanti nemmeno se prendo a testate lo schermo, mi sono accorto che l’ispirazione su Glee vola.

Ma passiamo alla storia.

Ovviamente non mi faccio illusioni, sono certo che tutti/e voi che siete arrivati/e alle note –grazie di cuore per essere qui, davvero– avevate già capito dopo due righe che l’ex ragazza di Santana era Elaine e che ho semplicemente invertito i ruoli di lei è Brittany.

La nota OOC penso sia necessaria. Santana e Brittany non si sono mai conosciute, quindi solo per questo sono già diverse da come appaiono nel telefilm, anche se ho provato a mantenerle comunque IC.

Non sapevo se mettere il confronto tra Santana ed Elaine. Alla fine ho scelto di metterlo per fare da collante tra il resto della storia e la parte Brittana, mi sembrava necessario.

Me la cavo meglio con l’angst, è un terreno più familiare, però spero di aver fatto un buon lavoro. E, tra parentesi, ce n’è di angst se si è fan della coppia Santana/Elaine –battuta pessima.

 

Altre cose … boh, basta così. Per spiegazioni o domande potete mandarmi un messaggio privato.

Grazie a tutti coloro che leggeranno.

Pace. 

 

P.S. numero uno: chiunque abbia colto la citazione che corrisponde a *, merita tanto rispetto. Un aiutino: si tratta di una serie tv americana, conclusa dopo otto stagioni.

 

P.S. numero due: se tra di voi ci sono tifosi/e del Milan … dai che la possiamo fare (a non prenderne tre) e buona partita!  

  
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