TI VOGLIO BENE
< Ti voglio bene >
disse l’orsacchiotto al bambino,
Ti voglio bene quando la
notte mi stringi forte, forte per non avere paura del buio.
Ti voglio bene quando, a
merenda, mi dai un po’ del tuo panino, anche quello con il salame, che ti piace
tanto.
Ti voglio bene quando devi
andare dal dottore o dal dentista e mi tieni stretta la manina di pezza
trascinandomi giù dalle scale.
Ti voglio bene nonostante
la notte, una volta addormentato, mi lasci scivolare sotto il letto in
compagnia dei mostri che si nascondono lì.
Ti voglio bene,si, ti
voglio bene anche adesso che sei grande e mi hai lasciato su uno scaffale
polveroso con un occhio che ha bisogno di essere riattaccato.
Tre parole. Ti voglio
bene.
Ma soprattutto, ti voglio
bene perché adesso, adesso che non hai più bisogno di me, ogni tanto, quando la
notte torni a casa stanco e magari un po’ ubriaco, mi togli da quello scaffale
pieno di polvere e mi posi sulle tue ginocchia e cominci a parlare, a
raccontare la tua storia di una vita schifosa da quasi trentenne solitario,
adulto ma ancora adolescente, alle prese con un lavoro che non ti piace, un
capo stronzo quanto basta, che non ti dà abbastanza, una forse fidanzata che và
con tutti, un Dio che non sai ancora se esiste, un amico immaturo che non ti
capisce, una famiglia che ti rifiuta… Io, muto e consapevole, ti ascolto. Poi
quando hai finito, con le lacrime agli occhi mi stringi forte forte e ti
addormenti e questa volta non mi lasci cadere sotto il letto …
Forse non è così male
essere soltanto un orsacchiotto di pezza che ha bisogno di una spolverata,
dopotutto, non è così male.