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Autore: ilGhiro    21/02/2013    4 recensioni
«Padron Frodo, se dovessero torcervi anche un solo capello io giuro che...»
Si interruppe bruscamente, trattenendo il fiato, catturato per l’ennesima volta dagli occhi chiari e luminosi di Frodo, tanto insoliti nella Contea eppure, ai suoi occhi, tanto cari e familiari.
«Cosa, Sam? Cosa farai?» rispose l'altro in un sussurro, spostando lo sguardo sulle labbra dello hobbit che ormai si trovavano ad un soffio dalle sue.
(Una FrodoSam ambientata all'inizio del primo libro, durante i preparativi per la partenza.)
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frodo, Sam
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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...Prima di farvi leggere questa insensatissima e imbarazzante fanfiction su una delle mie coppie preferite di sempre, credo siano opportune alcune spiegazioni.
Adoro la FrodoSam più o meno quanto sono cosciente che si tratti quasi di un crack pairing, tuttavia il rapporto dei nostri due hobbit ai miei occhi è e rimarrà sempre, sotto sotto, meravigliosamente sospetto... E soprattutto dolcissimo. Sia nel libro che nel film.
Per questo motivo ho deciso, dopo anni e anni di fantasticherie, di scrivere una raccolta di piccoli spin – off dedicati a loro. Questo è il primo in ordine di pubblicazione, ma non dal punto di vista cronologico che ho in mente di seguire: qui i sentimenti di entrambi sono già chiari semplicemente perchè non ho ancora deciso in che modo siano arrivati a questo punto, e a una spiegazione frettolosa ho preferito il progetto di uno spin - off precedente a questo che spieghi le cose in modo più dettagliato (e che arriverà prima o poi, esami permettendo).
Personalmente mi ispiro più al libro che alla trilogia cinematografica di Peter Jackson (anche se dal punto di vista dell’aspetto esteriore per me Frodo, Sam e gli altri saranno caratterizzati come nei film).
Ho ancora qualche cosetta da dire, ma preferisco non anticipare nulla più del necessario...
Preparatevi alla melensaggine più becera.
Ci vediamo in fondo!
 

 
 

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“Gandalf scoppiò a ridere. « Vieni dentro! », gridò, e con ambe­due le braccia sollevò il povero Sam stupefatto, con tanto di for­bici, potature e tutto il resto, e dopo averlo fatto passare dalla fine­stra lo depose in piedi davanti a sé. « Portarti a vedere gli Elfi, eh! », disse, osservando Sam da vicino, con un abbozzo di sorriso sulle labbra. « Così sai anche che il signor Frodo sta per partire? ».
« Sì, signore. Ed è per questo che ho singhiozzato e voi mi avete sentito. Ho cercato di trattenermi, signore, ma non ce l’ho pro­prio fatta! ». “
 
 
 

A proposito di Casa Baggins e di un pomeriggio di fine estate

 
 
 
 
Il giorno in cui Frodo Baggins avrebbe dovuto dire addio alla Conte si avvicinava.
Era una mattina assolata; da diversi minuti, ormai, Hobbiville risplendeva verde e rigogliosa sotto ai suoi occhi senza che lo hobbit riuscisse a distogliere lo sguardo da quella semplicissima eppur grandiosa bellezza.
D’un tratto, dal sentiero che si avviava su per la collina vide spuntare in lontananza Lobelia e Lotho Sackville – Baggins. Trasse un sospiro e si allontanò dalla finestra da cui si era affacciato a osservare il paesaggio che si stendeva al di sotto della collina. Si aggiustò sulle spalle un vecchio gilet scuro (al contrario di Bilbo, preferiva vestirsi semplicemente) e si recò in cucina a bollire l’acqua per il tè.
Ebbene sì: aveva deciso, dopo anni e anni di litigi e occhiatacce, di accogliere a casa Baggins gli acerrimi nemici di Bilbo. Non era una scelta priva di significato, certo, e neanche di possibili ripensamenti: ma ciò che si apprestava  a fare gli avrebbe dato ben più di una soddisfazione, e in certa misura era sicuro che quel pomeriggio sarebbe trascorso in modo tutto sommato piacevole, se ogni cosa fosse andata come aveva previsto.
Apparecchiò la tavola per la merenda e vi dispose elegantemente le migliori prelibatezze della sua dispensa; poi tornò ad affacciarsi alla finestra e colse Samwise Gamgee chinato sull’aiuola sotto di essa. La testa rossa e scarmigliata dello hobbit non lasciava intravedere il suo volto giovale mentre mugugnava parole insolitamente poco gentili rivolte al bulbo di un’erbaccia particolarmente robusta e restia all’essere sradicata. All’improvviso, come se avesse udito qualcosa, Sam voltò la testa a sinistra, torcendo il collo finchè poteva. I brontolii di Lobelia, che ormai stava risalendo il sentiero sulla collina, fecero rabbuiare lo hobbit. Era talmente concentrato e furente che non si accorse di Frodo che lo osservava sorridendo e una volta rimessosi in piedi raggiunse in pochi passi la porta di casa Baggins mentre Frodo, ridacchiando, era già andato ad aprirla.
Samwise alzò una mano per bussare ma si ritrovò a dover fermare la mano a mezz’aria, a pochi centimetri dal volto dell’altro hobbit. Ritrasse immediatamente la mano, terrorizzato all’idea di aver rischiato di nuocere a Frodo, e sospirò rassegnato, come se non fosse la prima volta che l’altro anticipava un suo gesto.
«Stavolta come sapevate che...»
«...Che stavi per bussare? Ti stavo guardando dalla finestra, Sam!» rispose Frodo, ridendo.
Da molto tempo ormai si era reso conto dei suoi sentimenti per Samwise, ma ancora esitava a manifestarli; era convinto che, sentendosi obbligato nei suoi confronti in quanto dipendente lautamente retribuito, Sam avrebbe finito per accettarli soltanto per non offenderlo e non perchè li ricambiasse – normalmente un timore simile sarebbe stato assurdo, ma quando si parlava di Samwise Gamgee Frodo non poteva che pensarla diversamente.
Si osservarono per qualche istante, poi gli occhi azzurri e scintillanti di Frodo costrinsero Sam ad abbassare lo sguardo.
«Padron Frodo, volevo avvisarla che i Sackville – Baggins stanno risalendo la collina...» cominciò lo hobbit, con fare esitante, torturando tra le mani la grossa radice che era riuscita a strappare appena prima di sentire avvicinarsi la voce stridula di Lobelia.
«Lo so, Sam.» rispose Frodo, senza abbandonare la sua espressione divertita.
Il giardiniere alzò gli occhi verso di lui, sbalordito.
«Come...»
«Li ho invitati io, naturalmente!» spiegò Frodo, cercando di trattenere una risata guardando l’espressione perplessa dell’altro hobbit. Come immaginava, le sue parole agitarono terribilmente Samwise, nonostante all’apparenza fossero state pronunciate per chiarire i suoi dubbi.
Infatti Sam aprì e chiuse la bocca più volte, quasi intontito; infine ritrovò l’uso della parola ed esclamò, d’un fiato: « Padron Frodo, mi perdoni per l’insolenza, ma quei... Quei... Quei due rozzi, maleducati hobbit non dovrebbero posare neanche la punta di un’alluce sul suolo di Casa Baggins e volevo appunto dirvi che, se non avete niente in contrario, non ho neanche intenzione di far loro oltrepassare il nostro giardino!»
Sussultò, rendendosi conto dell’errore, e stava per correggerlo quando Frodo lo interruppe.
«E’ davvero ammirevole da parte tua preoccuparti così tanto della salute del nostro giardino» osservò, ripetendo l’errore con uno scintillio vivace negli occhi, « Ma non devi preoccuparti. Lobelia e Lotho non possono farmi alcun male... Tutt’al più rubarmi qualche cucchiaino!»
Nuovamente, le parole di Frodo allarmarono Sam anzichè rassicurarlo.
Il giardiniere si fece rosso di rabbia e alzò una mano indicando Lobelia e Otto che sbucavano in quel momento in cima alla collina, ma si accorse che aveva ancora in mano il bulbo pieno di terriccio e l’abbassò, imbarazzato, lanciandolo sul prato dietro di sè.
Si guardarono per un lungo istante. Frodo era sorridente e appariva tranquillo come non mai, ma accorgendosi finalmente di quanto Sam fosse realmente preoccupato lasciò che la sua sicurezza si affievolisse, per dare spazio a una sensazione bizzarra e difficile a comprendersi.
Infatti Sam cominciò a borbottare, avvicinandosi a lui ben più di quanto avesse mai osato fare prima d’allora: «Padron Frodo, se dovessero torcervi anche un solo capello io giuro che...»
Si interruppe bruscamente, trattenendo il fiato, catturato per l’ennesima volta dagli occhi chiari e luminosi di Frodo, tanto insoliti nella Contea eppure, ai suoi occhi, tanto cari e familiari.
«Cosa, Sam? Cosa farai?» rispose l'altro in un sussurro, spostando lo sguardo sulle labbra dello hobbit che ormai si trovavano ad un soffio dalle sue.
Forse anche Sam...?Iniziò a pensare, senza riuscire a concludere la riflessione scaturita da quell’improvvisa e gradevole vicinanza.
«Fammi passare, Gamgee!» latrò in quel momento Lobelia Sackville – Baggins, spingendo Samwise all’interno della caverna per potervi entrare a sua volta.
Dietro di lei, Lotho si guardava intorno annoiato.
«Ben arrivati!» esclamò Frodo dopo qualche secondo trascorso a meditare progetti malvagi e decisamente poco hobbit nei confronti di quell’insopportabile famiglia.
Lobelia si tolse il leggero soprabito estivo e lo lasciò pendere dalla mano grassoccia, presumibilmente aspettandosi che Frodo lo sistemasse sull’appendiabiti poco lontano, ma fu Sam a strapparglielo di mano.
«Signor Gamgee, adesso accoglie anche gli ospiti? Cosa non si fa per portare a casa qualche spicciolo in più!» rise Lobelia, dopo l’iniziale stupore, mentre anche Lotho affidava una leggera giacca in panno al giardiniere sempre più rosso in volto.
Frodo comprese subito che il gesto di Sam era volto unicamente all’intento di non sottoporlo all’umiliazione di dover servire i Sackville – Baggins e ritornò a sorridere, deciso a ricambiare le sue attenzioni.
«Samwise oggi è mio ospite, esattamente come voi.» spiegò, ignorando un sibilo strozzato da parte di Lobelia, che si stava già dirigendo verso la sala da pranzo.
Quando si furono sistemati a tavola, Lotho si lanciò con avidità sui dolci assortiti che colmavano lo spazio di fronte alle loro tazze mentre Frodo faceva cenno a Sam di sedersi a sua volta; lo hobbit, infatti, fino a quel momento era rimasto sulla soglia della stanza, indeciso sul da farsi, ma al gesto dell’altro si accomodò, imbarazzato e a testa bassa, di fronte a Lobelia e Lotho, mentre Frodo sedeva accanto a lui.
I quattro, complice la disposizione dei posti, sembrarono fronteggiarsi  per un lungo istante in due schieramenti opposti.
«E allora, a cosa dobbiamo questo invito, Frodo Baggins?» chiese infine Lobelia. Frodo, prima di rispondere, versò il tè nelle tazze. Non gli sfuggì il modo sprezzante in cui la vecchia hobbit aveva scandito il suo cognome: sapeva benissimo che i Sackville – Baggins ritenevano illegittimo, da parte sua, fregiarsi di quel nome e delle proprietà ad esso connesse... Ed era proprio questo ciò che lo aveva indotto a concepire una certa strategia.
«Cari amici e, prima di tutto, parenti, come ormai saprete anche voi ho intenzione di ritornare nelle Terre di Buck, dove ho trascorso la mia infanzia...» iniziò Frodo, con una pomposità prettamente artificiale. Ovviamente, Lobelia e Lotho erano da diverso tempo a conoscenza dei gustosi pettegolezzi riguardanti l’ennesima stranezza dei Baggins e non si disturbarono a dissimulare la cosa. «...E suppongo dunque che siate a conoscenza dell’atto di vendita che ho messo su casa Baggins!» continuò lo hobbit.
Sam, che aveva capito l’inevitabile quanto assurda conclusione a cui stava per arrivare Frodo, trasalì e fece per dire qualcosa.
«Padron Frodo...» borbottò, prima che l’altro hobbit lo interrompesse per proseguire.
«Lobelia, Lotho, vi ho invitato alla mia tavola per proporvi un prezzo di favore che non potrete rifiutare!» esclamò Frodo, tutto d’un fiato.
I due hobbit in questione, questa volta, manifestarono uno stupore più che sincero; Lotho addirittura smise per qualche istante di masticare l’ennesimo biscotto.
«C’è qualcosa che non mi convince!» berciò poi Lobelia, strizzando gli occhi e accentuando le rughe sulla fronte.
Non aveva tutti i torti, ma Frodo le impedì di accorgersene.
«Non ne ha ragione. Lasciate che vi mostri il contratto!» disse lo hobbit, alzandosi e dirigendosi nel suo studio.
Una volta tornato Lobelia gli strappò il foglio di mano, studiandolo in tutti i minimi dettagli – Lotho vi diede soltanto un’occhiata.
Se era vero il prezzo della lussuosa caverna che si era diffuso a Hobbiville nei giorni precendenti e che nessuno avrebbe potuto sostenere in tutta la Contea, escludendo, forse, soltanto la famiglia Tuc, il contratto che i Sackville – Baggins si trovavano di fronte era realmente un’occasione imperdibile: Frodo era infatti disposto a venderla ad un valore decisamente minore, nel caso in cui fossero stati Lobelia e Lotho ad acquistarla.
Se la vecchia hobbit avesse avuto meno anni sulle spalle e più buonsenso Baggins nell’affrontare l’esistenza, forse si sarebbe accorta che si trattava in ogni caso di una somma spropositata: ma la parte Sackville della sua discendenza, avida e tonta, vinse su tutto il resto e l’avrebbe convinta a firmare immediatamente se Lotho non le avesse fermato la mano appena prima di intingere la penna nel calamaio, con grande stupore di tutti i presenti.
«Madre, questo atto di vendita è ridicolo. Il prezzo che saremmo costretti a pagare non sarebbe equo nemmeno se in questa collina fosse davvero sepolto il leggendario tesoro di Bilbo Baggins!» esclamò, dimostrando di essere meno stupido di quanto fosse sembrato fino ad allora non solo agli occhi di Frodo e Sam, ma anche a quelli della sua stessa madre, che lo osservava perplessa e un po’ indispettita.
«Lotho, lascia fare alla mamma. Non vorrai offendere il signor Baggins...» si affrettò a dire, improvvisamente gentile nei confronti dell’odiato cugino acquisito e timorosa di perdere la straordinaria occasione dinanzi ai suoi occhi.
«Ma non capisci, madre? Questo avanzo hobbit vuole ingannarti! Sono certo che è stato lui stesso a diffondere la notizia di un prezzo falso ed esagerato per farti credere che, offrendone a noi uno inferiore, avremmo accettato senza ripensamenti... Ma noi non firmeremo questo accordo, cugino. Se non dimezzi immediatamente il costo della caverna essa rimarrà invenduta e non solo perchè non saremo noi a comprarla... » Lotho ghignò, scoprendo un sorriso famelico che assomigliava poco a quello solitamente dolce e confortante della Gente Piccola. «Infatti provvederò io stesso a raccontare a tutta Hobbiville delle tue truffe malriuscite ai danni di hobbit onesti e magnanimi come noi».
I Sackville – Baggins erano probabilmente una delle famiglie più odiate nel raggio di parecchi isolati, ma su una cosa Lotho aveva ragione: un’accusa simile avrebbe reso ostili a Frodo parecchi hobbit, e di conseguenza sarebbe stata un’impresa ardua concludere affari con uno di essi.
Ci sarebbero voluti mesi, ma l’autunno si avvicinava e presto Frodo avrebbe dovuto lasciare la Contea.
Durante la rivelazione di Lotho, peraltro piuttosto ovvia, Lobelia divenne prima pallida, poi paonazza, infine sull’orlo del pianto di fronte all’idea di aver rischiato di diventare lo zimbello di Hobbiville proprio negli ultimi anni di vita che le erano rimasti.
«Sei bugiardo e insolente come Bilbo, sottospecie di Brandybuck! Volevi fregarmi!» gridò dopo qualche istante di silenzio, puntando un indice ossuto verso Frodo. «Tu non sei degno di questa proprietà, lurido...»
Prima che Lobelia potesse completare la frase Sam si alzò in piedi e la interruppe.
«Dica un’altra parola e sarò io stesso a cacciarla fuori da questa caverna, vecchia strega.»
Frodo si alzò in piedi a sua volta, rosso in viso ma deciso ad evitare il conflitto.
«Sam, smettila, ti prego.» disse all’altro hobbit, stringendogli un braccio.
Samwise cercò i suoi occhi e rispose in un sussurro.
«Non potete chiedermi di stare zitto mentre vi rivolgono queste parole...»
«Sono finiti i biscotti.» annunciò Lotho, con una calma proverbiale, mentre indicava la ciotola ormai vuota.
«Ve ne porterò altri» rispose Frodo, slanciandosi verso la dispensa prima che le lacrime iniziassero a rigargli il volto. Sam lo seguì per il corridoio e, una volta entrato nella stanza, chiuse la porta dietro di sè.
«Padron Frodo, prima invitate a casa vostra i Sackville, poi proponete loro di comprare la vostra caverna e infine non accennate a difendervi di fronte a un’accusa di truffa... Cosa vi succede?» mormorò lentamente, come non volendo credere alle sue stesse parole.
«Lotho ha ragione, Sam» replicò Frodo, che aveva appoggiato le mani a un basso ripiano tra gli scaffali della stanza e dava le spalle all’altro hobbit. «Ho raccomandato Merry, Pipino e gli altri di spargere la voce su un possibile prezzo della casa perchè volevo venderla ai Sackville guadagnandoci il più possibile.... Sapevo che Lobelia, una volta persuasa che le avrei fatto un prezzo “di favore”, avrebbe comprato la proprietà senza pensarci... Ma adesso che hanno scoperto tutto, sarò costretto a venderla per una miseria.»
Sam rimase immobile per qualche istante, stupefatto, contemplando le spalle dell’altro hobbit alzarsi e abbassarsi rapidamente, la schiena spezzata da lunghi tremiti.
Frodo Baggins che cercava di ingannare qualcuno, anche se si trattava dei suoi acerrimi nemici?
Il suo Frodo?
A meno che...
«Perchè l’avete fatto?» sussurrò, avvicinandosi ad esso.
«Te l’ho già detto, Sam... Volevo guadagnare il più possibile dalla vendita della casa.» ripetè Frodo.
Samwise gli strinse delicatamente una spalla, costringendolo con dolcezza a voltarsi verso di lui.
«Perchè l’avete fatto?» ripetè.
Frodo stava piangendo.
«Volevo fare un favore a Bilbo, Sam. Volevo renderlo fiero di me, nel caso in cui un giorno fosse tornato a Hobbiville. Ma non mi sono reso conto che a Bilbo non è mai importato nulla del denaro, e che di certo per ciò che stavo per fare avrebbe soltanto potuto biasimarmi.»
Il volto di Frodo era triste, talmente triste e sconsolato che Sam desiderò ardentemente di poter fare qualcosa per rimediare. Senza neanche rendersene conto si avvicinò allo hobbit fino a sfiorargli una guancia con le labbra, facendolo sussultare.
Avrebbe voluto pensare che ciò che aveva fatto dipendesse soltanto da un’attrazione momentanea, fugace ed effimera, ma non poteva più mentire a se stesso: non erano gli occhi azzurri di Frodo, o il suo odore di vento e foglie o il suo corpo insolitamente sottile e slanciato per uno hobbit a farlo precipitare nella confusione. Non solo.
Era la certezza di voler proteggere a ogni costo quell’anima sfuggente e limpida a prendere il sopravvento su tutte le altre sensazioni, e Sam lo comprese appieno soltanto in quel momento.
Frodo era incredibile, luminoso in un modo che senz’altro neanche gli Elfi, in un certo senso, avrebbero potuto eguagliare – non li aveva mai visti, non ancora, ma già sapeva che sarebbe stato così.
Adesso Frodo attendeva, trattenendo il respiro, che Sam finalmente capisse anche i suoi, di sentimenti; e quando l’altro hobbit lo guardò come faceva sempre, sorridendo bonario, socchiuse gli occhi e sfiorò le sue labbra.
Sam gli circondò i fianchi con le mani, per una volta dimentico del rapporto che in origine li aveva legati e finalmente propenso ad accettare ciò che entrambi desideravano realmente. Per qualche istante il gracchiare stridulo di Lobelia giunse finalmente attutito, mentre finalmente i due hobbit avevano il coraggio di abbandonarsi a gesti antichi e ripetuti migliaia di volte da altri amanti prima di loro, eppure sempre nuovi, mai banali, semplici nella loro perfezione: spostare una ciocca di capelli dietro l’orecchio dell’altro, chiudere gli occhi, baciarsi con trasporto dopo una lunga attesa di incertezza e solitudine vissute da entrambi e da entrambi, finalmente, sconfitte.
Frodo si lasciò sfuggire un sospiro profondo quando Samwise sfilò la sua camicia dai pantaloni per accarezzargli la schiena, ma in quel momento la voce di Lobelia, che nel frattempo si era fatta sempre più furiosa, li fece sussultare entrambi.
«Baggins, piantala di confabulare con quel contadino ignorante e torna qui!»
Allora, ricordandosi finalmente del motivo per il quale era entrato nella dispensa, Frodo si allontanò bruscamente da Sam, afferrò un paniere di biscotti e fece per aprire la porta; ma l’altro hobbit lo sfiorò nuovamente, in un punto che a Frodo parve quanto mai inopportuno dal momento in cui Lobelia avrebbe potuto sfondare la porta a calci da un momento all’altro.
«Sam, non ora!» protestò, voltandosi bruscamente verso di esso e arrossendo vistosamente.
L’altro hobbit allontanò le mani e non riuscì a trattenere una breve risata.
«Padron Frodo, le stavo solo rimettendo la camicia nei calzoni.»
Frodo avrebbe voluto restare in quella dispensa per l’eternità, ma in quel momento capì di dover prima concludere le trattative con i Sackville – Baggins e cacciare finalmente i suoi odiosi parenti da quella che, dopotutto, per ora sarebbe stata ancora la sua caverna (voleva godersi appieno gli ultimi giorni in quel rifugio accogliente, tanto più che adesso avrebbe potuto farlo in compagnia).
Quando tornarono in sala da pranzo Lobelia era in piedi, e Frodo avrebbe potuto giurare di averla vista mettersi in tasca qualcosa che somigliava straordinariamente a una delle sue stoviglie.
«E allora? Cos’avete deciso voi e il vostro giardiniere mentre aspettavamo i vostri insipidi biscotti, signor Baggins?» disse Lotho, una volta che si furono seduti.
Frodo si tormentò lungamente le mani sotto al tavolo, incerto sul da farsi, finchè la mano di Sam andò a posarsi sulle sue.
«Il prezzo di Casa Baggins non si tocca» rispose allora Frodo con un nuovo coraggio e una certa idea che iniziava a frullargli per la testa, facendo andare di traverso a Lobelia il suo tè.
«Come sarebbe a dire?!» bofonchiò la vecchia hobbit, tossendo e sputacchiando. Posò la tazza sul tavolo tanto bruscamente da incrinarla, ma non se ne curò affatto.
«Proprio così. Sono costretto a correggermi rispetto alle parole che vi ho rivolto pochi minuti fa: il prezzo che pretendo da voi non è propriamente di favore, poichè è lo stesso che ho sottoposto alla cortese attenzione dei Gamgee... Vero, Samwise?»
Sam, più perplesso che mai, si limitò ad annuire con la testa quando Frodo gli ebbe pestato un piede sotto al tavolo.
«Pessima trovata, Baggins» replicò Lotho con apparente noncuranza, sebbene nei suoi occhi il timore fosse evidente.
«Poco ma sicuro!» approvò Lobelia, squadrando sprezzante la camicia di Sam, grezza e sporca di terriccio. «I Gamgee, si sa, non hanno neanche il denaro sufficiente a comprare indumenti decenti, figuriamoci per acquistare Casa Baggins...»
Ma Sam, che a quel punto aveva avuto il tempo sufficiente per capire l’idea di Frodo e soprattutto per perdere la pazienza, si alzò battendo i pugni sul tavolo.
«Questa casa posso comprarla anche adesso!» ruggì, insolitamente deciso, afferrando la piuma d’oca e intingendola nel calamaio accanto ad essa con tanto vigore da spargere, tutto intorno, minuscole gocce d’inchiostro. Dopodichè alzò gli occhi verso Lobelia, nero in volto.
«Va bene, va bene!» esclamò la vecchia hobbit dopo qualche istante, strappandogli la piuma di mano e afferrando il contratto.
«Madre, è una follia!» protestò Lotho, ma Lobelia l’aveva già firmato prima che potesse aggiungere altro.

* * *

I Sackville – Baggins si congedarono con la consueta ostilità, ma questa volta non chiesero a nessuno di porger loro il soprabito.
Quando finalmente furono usciti dalla caverna ed ebbero lasciato anche il giardino – Sam stette a spiarli dalla finestra fino ad allora, perchè temeva che in un ultimo gesto di disprezzo osassero calpestare i fiori – i due hobbit, rimasti soli, iniziarono a parlare in contemporanea; dopodichè si zittirono entrambi per poi invitarsi reciprocamente a continuare e, di conseguenza, accavallando nuovamente le parole. A quel punto entrambi scoppiarono a ridere di cuore, tanto che Frodo fu costretto ad appoggiare una mano alla parete dell’atrio per non rotolare a terra, sul tappeto.
Quando si furono calmati, parecchio tempo dopo, Frodo alzò gli occhi chiari per incontrare quelli castani e placidi di Samwise.
«Grazie, Sam.» mormorò semplicemente.
L’altro hobbit sorrise.
«E di cosa, padron Frodo?»
Ma Frodo non disse altro; lo abbracciò, invece, nascondendo il volto nell’incavo della sua spalla.
«Davvero provi per me lo stesso affetto che nutro nei tuoi confronti?» chiese, la sua voce limpida soffocata nella stoffa del gilet di Sam.
L’altro hobbit, a quel punto, lo allontanò da sè per poterlo nuovamente guardare in volto, e dalla sua gola sgorgarono parole più dolci del miele mentre sfiorava le sue guance con la punta delle dita.
«Padron Frodo, siete tanto ingenuo e seducente che, se non vi avessi ammirato farvi grande quando io ero poco più che in fasce, vi crederei ben più giovane di me. Mi state davvero chiedendo, dopo tutto questo tempo, se l’affetto che provate per me sia ricambiato? Non avrei mai creduto, in vita mia, di sentirmi porre una domanda tanto sciocca!
«Io non ricambio il vostro affetto, e non potrei mai farlo: poichè da parte mia non è di affetto che si tratta, padron Frodo, ma di devozione, ardore, e di un trasporto che sono certo non potrebbe sbiadire neanche se per distruggere l’Anello dovessimo attraversare gli antri più oscuri e freddi di questa terra.»
Sam osservò Frodo spalancare gli occhi a quelle parole, colpito e commosso, e non potè trattenersi dal baciarlo un’altra volta, ma brevemente: temeva, altrimenti, di perdere in quelle labbra tanto a lungo desiderate tutte le parole che ancora voleva pronunciare.
«Perciò... Non è affetto il sentimento che provo e non è affetto ciò che pretendo da voi... Ma una fedeltà inaudita e inarrestabile, impossibile da scalfire e più longeva delle querce della Contea.» Sam a quel punto abbassò gli occhi, colto da un improvviso e tardivo pudore nei riguardi di ciò che lui stesso, dopo aver meditato e rimuginato tanto a lungo, era finalmente riuscito a dire, e rialzò gli occhi scuri verso Frodo che sotto le sue mani si stava facendo sempre più imbarazzato e rosso in volto.
«Per l’amore del cielo, Sam!» borbottò alla fine, afferrando le mani sulle sue guance e stringendole dolcemente fra le sue. «Dopo tutto ciò che mi hai detto ancora ti ostini a chiamarmi padrone?»
Bussarono alla porta mentre il vocio festoso di Merry, Pipino e di altri hobbit fuori dall’ingresso li invitavano all’esterno, ma Frodo lasciò che, dopo molti ed energici tentativi, gli hobbit scendessero la collina per tornare mestamente alle loro abitazioni.

* * *

A sera, quando Samwise tornò a casa, Ham Gamgee lanciò allo hobbit un’occhiataccia.
«Dove sei stato fino a quest’ora?» borbottò, guardandolo di sottecchi.
«A... A potare la siepe del signor Baggins, padre» rispose Sam cercando di celare l’imbarazzo, sedendosi accanto ad Ham su una delle vecchie poltrone consunte del salotto.
«Beh, spero bene che per tutta questa premura verso il suo giardino Frodo Baggins ti abbia dato un compenso extra, figliolo...» brontolò il vecchio hobbit tornando a fare grandi e morbidi anelli di fumo vicino al camino, la pipa in mano e l’aria rilassata.
Sam arrossì fino alla radice dei capelli e lasciò affiorare sulle labbra un sorrisetto compiaciuto.
«Oh, sì, papà. Padron Frodo è uno hobbit molto generoso.»

 

 
 
 “«Non ho altra scelta, Sam», disse Frodo triste e accorato. Si era improvvisamente reso conto che abbandonare la Contea significava una separazione molto più dolorosa di un semplice addio alle sue piccole domestiche comodità di casa Baggins. «Devo assolutamente partire. Ma se mi sei veramente affezionato» e dicendo ciò guardò fisso Sam, «se mi vuoi veramente bene, sarai muto come una tomba. Altrimenti sai che ti succede? Se ti lasci scappare una sola parola di quel che hai sentito, mi auguro che Gandalf ti tramuti in un rospo macchiato e riempia il giardino di orribili serpi».
Sam cadde in ginocchio, tremante. «Alzati, Sam» disse Gandalf. «Ho in mente una soluzione migliore. Qualcosa che ti terrà la bocca chiusa e t'insegnerà ad ascoltare i discorsi degli altri. Partirai col signor Frodo!»
«Io, signore!", gridò Sam, balzando in piedi come un cane invitato a fare una passeggiata. «Io vedere gli Elfi e tutto il resto! Meraviglioso!", esclamò entusiasta e scoppiò in lacrime.”
 
 
 
 
 
 
 
Ho molti dubbi riguardo a questa fanfiction, ma spero comunque di aver raggiunto l’obiettivo principale: odio le PWP e per questo ho cercato di creare un contesto convincente e realistico nell’ambito del fandom (sta a voi dirmi se ci sono riuscita o no).
Se pensate che il discorso finale di Sam sia troppo sofisticato rispetto al personaggio vorrei precisare che ho fatto questa scelta perchè, a mio parere, Sam è molto meno stupido e più attento alle parole di quanto sembri, e credo che sia Jackson che Tolkien lo facciano capire perfettamente nelle loro opere.
Per il resto, ho cercato di avvicinarmi un po’ allo stile di Tolkien, pur conservando il mio. Ultima cosa, certe volte chiamo Sam “Samwise”, al contrario dell’autore, semplicemente perchè... E’ un nome che, nella pronuncia inglese, mi piace tantissimo (?).
 
Mi farebbe davvero piacere ricevere un parere da parte vostra. :)

 







 
 

 
   
 
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