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Autore: KuromiAkira    21/02/2013    1 recensioni
- Potrebbe essere una sensazione - rifletté Midorikawa, mentre prendeva un po' di schiuma tra le mani.
Hiroto, dietro di lui a lavargli la schiena, distolse l'attenzione da ciò che stava facendo. - Come? -
- Una sensazione. Una di quelle che ti prendono allo stomaco e non ti lasciano fino a che non accade qualcosa, solitamente di negativo -
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jordan/Ryuuji, Xavier/Hiroto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella mattina, nel silenzio assoluto della stanza, Hiroto aprì gli occhi prima del suono della sveglia.
Osservò qualche istante il soffitto della camera, sbattendo le palpebre, perplesso.
C'era qualcosa di anomalo, si disse. Non capiva cosa, ma lo percepiva chiaramente.
Lasciandosi sfuggire un sospiro, si voltò verso la propria destra, dove, dall'altra parte del letto, Midorikawa dormiva ancora placidamente.
Immediatamente si avvicinò a lui, abbracciandolo e causando il suo risveglio.
- Hiroto? - mormorò Ryuuji, con voce assonnata, mentre le braccia andavano quasi automaticamente a stringere il corpo del fidanzato.
- Scusa se ti ho svegliato – sussurrò dolcemente l'uomo dai capelli rossi, avvicinandolo a sé e carezzandogli i lunghi capelli verdi. - La sveglia non è ancora suonata, tranquillo. -
Midorikawa sorrise e si godette quelle coccole mattutine fino a quando non udì il trillo squillante che li avvertiva che dovevano alzarsi.
Tuttavia, Kira non si mosse.
Il segretario aprì gli occhi, lo fissò. - Hiroto? -
L'uomo mugugnò. Lo guardava e non sembrava assonnato. Ma non accennava a lasciare la presa.
- Dai, facciamo tardi - intimò Ryuuji, allontanandolo. Poté sentire chiaramente un leggero grugnito di disapprovazione da parte dell'altro. Rise.
- Ogni tanto capita anche a te di essere pigro, eh? - lo prese in giro, mentre si metteva seduto e si sistemava l'unico indumento che indossava: una camicia -che era originariamente di Hiroto, ma che ormai era divenuto il suo pigiama-
Ma l’altro, ostinato, gli cinse la vita pur rimanendo steso, in una posizione che tutto si poteva definire meno che comoda.
- Non fare i capricci – lo canzonò allora il più giovane dei due, benché fosse strano che Kira si comportasse in quel modo.
Hiroto ubbidì, una smorfia gli contrasse il volto. Poi si avvicinò al ragazzo e lo baciò sulla fronte, prima di andare assieme a lui in bagno, dove insistette per fare la doccia insieme.

Durante quella giornata, Midorikawa capì che non era la pigrizia, ciò che aveva colpito il proprio capo.
L'uomo, infatti, si stava comportando in modo molto strano con lui. Le poche volte che rimanevano soli in ufficio senza qualcosa di urgente da fare, infatti, Kira si avvicinava e lo abbracciava o, se proprio era impossibilitato a un approccio così diretto, cercava comunque il contatto fisico poggiandogli le mani sulle spalle o sulla schiena. Non era da lui fare così, quindi era quantomeno sospetto un atteggiamento simile.
Poi, iniziando di conseguenza a osservarlo per bene, il segretario notò che, in realtà, Hiroto sembrava più che altro nervoso.
Quando leggeva un documento agitava la penna in aria, oppure giocava con tutto ciò che trovava sulla scrivania. Spesso sembrava distratto e guardava, assorto, fuori dalla finestra. E il suo tocco, quando riusciva ad avvicinarsi tanto a lui, era teso.
Eppure, quando Ryuuji gli chiedeva cosa avesse, il capo gli rispondeva sempre allo stesso modo: 'niente'.

Quello strano comportamento perdurò per tutto il resto dell'orario lavorativo, per poi peggiorare a casa.
Il fidanzato non lo lasciava solo un momento, sembrando sempre vagamente irrequieto. Ma continuava a dire che non aveva nulla.
Alla sera, quindi, quando furono davanti alla tv, stesi in modo scomposto sopra il divano e, naturalmente, abbracciati, Ryuuji tornò a scrutare Hiroto per studiarne l'espressione e i gesti.
L'altro aveva lo sguardo fisso sulla televisione, ma era assente ed era chiaro che non stava per niente seguendo il programma; le mani, poi, non erano state ferme un secondo: le dita della sinistra passavano ininterrottamente tra i capelli di Midorikawa, quella destra gli sfregava leggermente il braccio sinistro, come per riscaldarlo.
Corrucciò la fronte. - Davvero, è successo qualcosa oggi? - chiese per l'ennesima volta, con tono severo.
L'uomo dai capelli rossi si voltò a guardarlo e gli sorrise. - Non è successo niente - ripeté, ancora.
- E allora perché fai così? È tutto il giorno che mi abbracci e mi accarezzi, come se già non stessimo insieme quasi ventiquattro ore su ventiquattro. -
- Lo so... – bisbigliò, abbassando la testa.
- Non è da te. E, se non è successo nulla durante la giornata, allora il problema è dentro di te. Cosa c'è che non va? - insistette il segretario della Kira Company, preoccupato. Non aveva idea di cosa potesse essere accaduto per far stare così Hiroto, ma non sopportava l’idea che avesse un qualche tipo di malessere.
- Non lo so - mormorò Kira, quasi tristemente. Nemmeno lui riusciva a capirlo, sapeva solo che c'era qualcosa di diverso, quel giorno.
- Mi prendi in giro? - Ryuuji si allontanò di qualche centimetro, per sostenere lo sguardo dell’altro. - Sei veramente strano. Non è solo questo, sei proprio agitato oggi. E non osare negarlo, ti conosco troppo bene! -
Hiroto scosse la testa, sopirò. - È da stamattina che ho solo voglia di tenerti vicino a me. Tutto qui - spiegò, con semplicità.
Gli occhi di Midorikawa si riempirono di rassegnazione, quando constatò che il fidanzato non gli stava mentendo. Da una parte era, però, sollevato che non fosse successo nulla di grave.
- Va bene, facciamoci il bagno e andiamo a letto - propose, alzandosi in piedi.
- Facciamo il bagno insieme? - chiese il più grande dei due, ben consapevole che quella richiesta potesse essere una seccatura. Aveva infastidito Ryuuji tutto il giorno, d’altronde. Ma non poteva farci nulla: anche in quel momento, per essere almeno relativamente tranquillo, doveva averlo accanto.

- Potrebbe essere una sensazione - rifletté Midorikawa, mentre prendeva un po' di schiuma tra le mani.
Hiroto, dietro di lui a lavargli la schiena, distolse l'attenzione da ciò che stava facendo. - Come? -
- Una sensazione. Una di quelle che ti prendono allo stomaco e non ti lasciano fino a che non accade qualcosa, solitamente di negativo - spiegò, poggiandosi al fidanzato e alzando testa e occhi, per guardarlo in volto. - Magari, tenendomi sempre vicino, oggi mi hai salvato la vita e non lo sappiamo - ipotizzò.
Kira gli sorrise, cingendogli il busto con le braccia.
Sensazione o no, qualunque cosa fosse non se n'era ancora andata...

Erano appena usciti dal bagno quando Hiroto si accorse che il suo cellulare stava squillando.
Ryuuji, impegnato a strofinarsi i capelli ancora bagnati, volle cogliere l'occasione per allontanarsi dall'uomo e prendere il phon ma Kira lo anticipò, circondandogli la vita col braccio e portandolo con sé fino alla camera.
L'uomo dai capelli rossi diede un'occhiata allo schermo, prima di rispondere.
- Pronto? Hitomiko, come mai chiami a quest'ora? - chiese, avendo letto il nome della sorella sul display.
Midorikawa sospirò rassegnato poi, sentendo la presa dell'uomo farsi più intensa, alzò lo sguardo verso il suo volto. Hiroto aveva un'espressione sconcertata, fissava il vuoto, sconvolto.
- Hiroto? - sussurrò, allarmato.
Ma Kira lo ignorò. - Quando? Come? - domandò alla sorella, con veemenza.
Ryuuji lo vide rabbuiarsi e gli afferrò la maglia con le mani.
Hiroto lo guardò, triste. - Va bene, adesso veniamo lì - aggiunse semplicemente, in tono cupo, chiudendo poi la chiamata.
Avendo intuito che era accaduto qualcosa di grave, Midorikawa cercò di spostarsi per rimanere davanti al fidanzato, ma questi lo abbracciò all'improvviso, così forte da farli barcollare appena, come per cercare un appiglio su cui reggersi, desiderando disperatamente quel calore che sapeva farlo andare avanti in ogni situazione.
- Hiroto, cos'è successo? Cosa ti ha detto Hitomiko? - domandò, agitato.
La stretta dell'uomo si fece più serrata e Ryuuji lo sentì tremare.
- Nostro padre... - sussurrò infine Kira, premendo la fronte sulla spalla del fidanzato.
- Nostro padre? - ripeté il più giovane dei due.
Improvvisamente gli sovvenne il discorso di poco prima, nella vasca.
Fino a quando non accade qualcosa...
- Ha avuto un attacco di cuore - bisbigliò Hiroto, la voce pericolosamente incrinata.
Non aggiunse altro, e Midorikawa si staccò da lui, turbato. - Come sta? Cosa...? - gridò. Ma gli occhi pieni di lacrime di Hiroto erano una risposta più che sufficiente.
...solitamente di negativo
Si bloccò, faticando persino a respirare. La bocca rimase semi-aperta e i due continuarono a fissarsi. Nei loro sguardi c'era tutta la consapevolezza di ciò che era avvenuto.

A distanza di qualche giorno lo shock si era affievolito, lasciando posto allo stordimento, oltre, naturalmente, al dolore.
Al funerale di Kira Seijirou, parteciparono tutti gli orfani cresciuti al Sun Garden, ma anche altri amici dell'uomo, e coloro che furono la Raimon tanti anni prima.
Le mani di Hiroto e Ryuuji, in quelle ore strazianti, rimasero intrecciate per tutto il tempo, in una morsa talmente salda da far perdere loro la sensibilità degli arti. Tuttavia, nessuno dei due accennò ad allentare la presa.
Fu difficile per tutti resistere all'istinto di distogliere lo sguardo, nel momento in cui la bara venne calata sottoterra e sepolta, nell'istante in cui dovettero dargli l'ultimo saluto.
Hiroto rimase sempre in silenzio, gli occhi perennemente lucidi. Ma nessuna lacrima aveva rigato il suo volto, durante la funzione funebre.
Quando fu tutto finito, gli amici se ne andarono e gli orfani ex-membri della Aliea rimasero lì, di fronte alla lapide, chiusi nel loro mutismo e oppressi dai loro sentimenti.
Poi, a poco a poco, si allontanarono tutti.
Hitomiko decise di accompagnare Reina a casa e, nel passare accanto agli altri due fratelli adottivi, posò una mano sulla spalla di Hiroto.
- Andate a casa anche voi - sussurrò, gli occhi si ostinavano a guardare il terreno.
Ma loro non si mossero di un passo. Immobili come statue, continuavano a fissare quel pezzo di fredda pietra.
Leggere quel nome, inciso in quel modo monotono e grigio, dava un senso di pesantezza.
- Dovremmo andare - sussurrò Midorikawa, abbassando lo sguardo. Tremò, si voltò di scatto per scuotere il fidanzato. - Davvero, dovremmo andare! - esclamò, agitato.
Hiroto non rispose, si limitò ad abbracciarlo.
Non gli serviva guardarlo per capire che, finalmente, Ryuuji aveva iniziato a piangere. Si era trattenuto fino all'ultimo, fino ad arrivare al limite, come con tutte le cose. Persino quel giorno si era fatto guidare da quella sua brutta abitudine.
Lo strinse forte, affondando una mano tra i capelli mentre, con l'altra, gli carezzava la schiena. - Avevi ragione - sussurrò, senza distogliere lo sguardo dalla lapide. - Era proprio una di quelle sensazioni. -
- Hiroto... - singhiozzò Ryuuji.
- Non volevo farti allontanare da me perché dovevo assolutamente averti accanto, quando avrei ricevuto quella telefonata - spiegò, chiudendo gli occhi, piegando appena la testa.
Percepì la lieve fragranza dello shampoo del fidanzato, la stessa che usava sempre, la stessa che usava anche lui.
Eppure, quel giorno, quel profumo aveva un qualcosa di malinconico.








Note finali:
come sempre 'Kuromi vi spiega com'è nata questa fiction'.
Semplicemente da 'Hiroto ha una strana sensazione e dimostra di voler inconsciamente Midorikawa accanto per poter reggere al dolore.
Tutto qui XD
Questa fiction è ambientata anni dopo Inazuma Eleven Go, ma ho scelto di non specificare quando perché mi rattristava l'idea di dire esattamente a che età Seijirou muore. XD
Mi spiace per lui ma ero certa che prima o poi avrei scritto una fiction dove moriva XD Era solo questione di tempo. XD
E nulla, dopo tanto fluff, un po' di angst ci vuole.
  
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