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Autore: Mokkappuccino    21/02/2013    0 recensioni
N sarà anche partito con un semplice "addio" ma Touko non lascerà che finisca così.
Infatti, partirà per un viaggio nelle altre regioni per cercarlo, anzi, per trovarlo.
È presente un riassunto del gameplay per chi non avesse giocato a Pokémon Bianco/Nero :3
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Non appena entrata nell'abnorme palazzo, sei dei sette saggi mi si pararono davanti.

-Non permetteremo che al nostro sovrano succeda qualcosa di male! Se il grande piano di Ghecis fallisse, sarebbe la fine per N! Preparati ad affrontare tutti noi sei e ad assaporare la sconfitta!-

Le mie mani erano già su due delle mie cinque Pokéball. Stavo già considerando quale di loro avrebbe potuto essere sconfitto da uno solo dei miei Pokémon quando sentii dei passi dietro di me ed una voce familiare dire:

-E siete tutti convinti di farcela??-

Rafan fu il primo a correre all'interno dell'edificio, seguito a ruota da Aloè, Artemisio, Camelia, Anemone, Silvestro, Aristide ed Iris. Erano venuti per me, per far si che potessi andare avanti e fermare N. Avevo gli occhi lucidi e un senso di gratitudine enorme per tutti loro. Mi promisero che avrebbero fermato i saggi, io corsi via ringraziandoli. Corsi più forte che potevo, i polmoni mi bruciavano, le gambe si facevano sempre più pesanti, ma non ci badavo. Tutto ciò che volevo era arrivare in cima a quella dannata fortezza e mettere la parola fine a questo teatro di dimensioni bibliche con cui un ragazzo accecato dai suoi ideali giocava a suo piacimento.

Salita di un piano mi sentii osservata e mi fermai di scatto. Dopo averli incontrati qualche volta durante il mio viaggio, riconobbi la presenza di un membro del Trio Oscuro. Camminai con circospezione e d'un tratto lo sentii alle mie spalle:

-Non preoccuparti.- Disse, facendomi sobbalzare. -In questo castello puoi far riposare i Pokémon e anche usare il PC... Prima di tutto, è meglio far riposare i Pokémon in quella stanza. - Guardò di sfuggita la porta alla mia destra. -È desiderio di N che tu giunga nel cuore del suo palazzo al massimo della forma.- E sparì.

Entrai nella stanza indicatami e vi trovai due donne, una dai capelli rosa e l'altra bionda. Erano vestite di ampi drappi bianchi, eleganti e bellissime. Parlai con la prima, mi disse di essere la Musa dell'Amore e curò i miei Pokémon con una dolcezza che non avevo mai visto nei gesti di nessun altro al mondo. Mi disse di ricordarmi che non tutti gli allenatori lottano con lo scopo di ferire i propri Pokémon e che anche N, pur sapendolo nel profondo del suo cuore, non è ancora capace di ammetterlo. L'altra mi disse di essere la Musa della Pace e di portare la tranquillità ad N. La sua voce era così soave che avrei potuto stare ad ascoltarla per giorni e giorni. Infondeva calma e tranquillità; mi raccontò dell'infanzia di N.

-Fin da piccolo N, crescendo assieme ai Pokémon, ha vissuto lontano dagli uomini. Pokémon traditi dai loro allenatori, maltrattati e feriti dagli uomini...- Aveva le lacrime agli occhi, e così le avevo io.

-Erano questi i Pokémon che Ghecis gli portava.- Le lacrime iniziarono a solcarle le guance, io le fermai in tempo. -N ne ha condiviso il dolore, pensando solo ed esclusivamente al loro bene. Ed è così che ha deciso di mettersi a perseguire gli ideali.- disse asciugandosi gli occhi con il dorso della mano. Poi continuò, e sospirando concluse -N, un ragazzo così innocente e puro... Ma non c'è nulla di più bello, e al tempo stesso spaventoso, dell'innocenza.-

Ringraziando entrambe, uscii e ripresi a correre per il castello, non sapevo dove stessi andando, c'erano delle scale e quelle salivo, sarei arrivata ovunque pur di essere utile ad N.
Un altro piano, e davanti alle scale del successivo vidi un altro (o lo stesso?) membro del Trio Oscuro che sentenziò:

-Quando lotterai con N, capiremo se è lui l'eroe paladino degli ideali. E capiremo anche fino a che punto tu voglia difendere questo mondo in cui uomini e Pokémon vivono fianco a fianco.-

Una volta sparito, salii l'ennesima rampa di scale, e una volta in cima, il terzo (o forse no) membro del Trio Oscuro mi si parò davanti. Prima che potessi fare domande, si girò verso la stanza alla mia sinistra e disse:

-Quella stanza... è il mondo in cui è cresciuto N!- mi guardò mesto, nostalgia e dolore si riflettevano nelle sue iridi -A me ormai non fa più effetto, ma sono sicuro che a te... beh, non può lasciarti indifferente.-

Non entrai subito. Avevo paura di ciò che avrei trovato all'interno. Ma dopo secondi che parvero ore, entrai con l'intenzione di non sprecare troppo tempo. La curiosità era troppa. Chiusi gli occhi e varcai la soglia.

Un carillon che non vedevo cantilenava una melodia familiare, infantile, dolce, pregna di dolore.
Il profumo di N era ovunque, lo sentivo, lo riconoscevo, si mischiava ad un altro odore, forse di Pokémon, forse di un'altra persona. Riluttante, aprii gli occhi già bagnati di lacrime.
Ero all'interno della stanza di un bambino, alla mia sinistra il pezzo di un trenino era stato lanciato in un canestro, alla mia destra vi erano i binari con il restante trenino in corsa. Superai entrambi, camminando su un tappeto con delle stampe a forma di nuvola, mi adagiai sulla rampa per skateboard, mi abbracciai le ginocchia e guardandomi intorno ancora una volta, piansi.
Il trio oscuro era all'interno con me, li sentivo, ma non si mostrarono. Continuando a piangere mi alzai, accarezzai gli oggetti appartenenti a quel ragazzo che ora era in cima al castello e... N! Maledizione, per un momento mi ero dimenticata dove dovessi andare!
Mi asciugai in fretta le lacrime, tirai su col naso e corsi fuori, fuori da quella stanza triste, fuori da quel passato che nessuno dovrà mai rivangare, mai. Corsi incurante del dolore fisico e mentale che mi stavo procurando, ormai volevo solo andare da N, abbracciarlo, tenerlo con me, proteggerlo. Troppe bugie gli erano state raccontate, troppa sofferenza data ad un bambino come giocattolo, troppe responsabilità e troppe lacrime. Quel bambino, quel ragazzo, N.

Io lo amavo. Io amo N. Darei la vita per potergli stare accanto quando più ne ha bisogno, farei di tutto per vedere i suoi occhi brillare e il sorrisetto beffardo che fa quando ha ragione. Pensando a questo ritrovai la forza per correre più veloce, e finalmente arrivai in cima.

Dei drappi azzurri mostravano con fierezza il logo del Team Plasma, le colonne si stagliavano alte ed imponenti sopra alla mia testa. Un portone mi separava da N. “Ci sono” pensavo “Aspettami”. I
n preda alla foga di entrare, sbattei contro qualcosa, finendo a terra.
Ghecis mi guardava sprezzante. Mi alzai di scatto e lo guardai con sfida. Lui avanzò obbligandomi ad indietreggiare, lo sguardo sempre fisso su di me. Recitò, come fosse un copione preparato tempo addietro:

-Giovane che porti il Chiarolite, ti do il benvenuto!- La sua voce calda e maestosa mi rendeva difficile capire se fosse calmo o pronto ad attaccarmi. -Il castello sorto dalle viscere della terra che ora circonda la Lega Pokémon è il simbolo del vento di cambiamento che soffia sulla regione di Unima.- Si aggiustò il mantello e sempre recitando, continuò -Il sovrano di questo castello, affiancato dal Pokémon leggendario, ha battuto il Campione, diventando l'allenatore più forte di tutti. Nel suo petto arde il desiderio di rendere il mondo un posto migliore! Se questo non è un eroe, chi lo è?-

Lo guardavo senza fiatare, non potevo, non riuscivo a ribattere. Il potere della parola è capace di soggiogare anche gli animi più impetuosi.

-Uno spettacolo perfetto, grazie al quale giungeremo dritti al cuore della gente! E in quattro e quattr'otto il mondo che IO, anzi, che noi del Team Plasma desideriamo, diventerà realtà! Solo noi potremo servirci dei Pokémon e governeremo sull'umanità inerme!-

La recita era giunta alla sua fine, la potenza di Ghecis lo rendeva euforico, proprio come faceva con il figlio. Ghecis bramava più potere, il sorriso maniacale sovrastava ormai l'espressione apatica adottata per i discorsi alla gente. Sembrò smettere di curarsi della sua figura austera e lasciandosi andare sospirò:

-Ah, quanto ho dovuto aspettare! Quanti sforzi per restare nell'ombra e non svelare il mio piano... Ma ora finalmente quei giorni sono finiti!-

Era sicuro di vincere, ormai non importava che io sapessi o meno. Doveva sfogarsi per poi sconfiggermi.

-Coraggio allora, avanti! Vediamo se hai la stoffa dell'eroe!-

Concluse prendendosi gioco di me, convinto che la mia fine e quella del mondo intero, fosse arrivata. Si spostò per permettermi di entrare in quell'ultima stanza. Tremavo, quel discorso mi aveva inquietata proprio come desiderava Ghecis. La paura si rifletteva anche suo miei Pokémon, così la trasformai in rabbia. L'adrenalina prese possesso del mio corpo ed impedendomi di picchiare a sangue Ghecis entrai, pronta ad affrontare N con o senza Pokémon drago leggendario.  

  
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