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Autore: primimesi    21/02/2013    3 recensioni
Nicholas un bambino molto intelligente, ma sempre solo, un giorno incontra un ragazzino che gli cambierà la vita, ma se questo ragazzino avesse un oscuro passato alle spalle che coinvolge anche lui, cosa accadrebbe? se vi ho incuriosito passate a leggere ^_^
Genere: Drammatico, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Joe Jonas, Nick Jonas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rieccomi con un'altra ff, fatemi sapere cosa ne pensate, così magari vedrò se è il caso di continuarla o di eliminarla! ^__^ si accettano critiche purché siano costruttive! grazie a chi legge :)

Nicholas era un bambino di dieci anni, la sua intelligenza era superiore alla norma, almeno secondo i suoi genitori, infatti decisero di iscriverlo nelle classi superiori con ragazzini più grandi di lui di due anni, seguiva delle lezioni private e faceva fatica a stare dietro a tutte le lezioni e compiti, ma per non deludere i suoi genitori si impegnava al massimo. A scuola era sempre solo e tutti lo prendevano in giro a causa dei suoi capelli ricci, lo chiamavano riccioli d’oro, ma di oro non aveva niente neanche il colore dei capalli, visto che erano castano chiaro, poi essendo anche il più piccolo veniva meglio prenderlo di mira e farlo sentire male, ma non raccontava a nessuno ciò che subiva, era la sua vita e doveva farsene una ragione, un pomeriggio era impegnato a studiare e sua madre entrò disturbandolo, odiava interrompere lo studio, ma non le disse nulla al riguardo
-tesoro, se ti viene fame hai del budino in frigo-
-grazie mamma-
-mi raccomando, studia bene e dai il meglio di te, io e tuo padre siamo molto orgogliosi-
-certo-
La donna stava per richiudere la porta e andarsene ma lui la fermò
-tornerà stasera per cena papà?-
-no, tesoro! Ha un importante missione da svolgere-
-di che tratta?-
-non ne ho idea, lo sai che queste cose sono segrete!-
-sì, mamma lo so-
Finita la discussione se ne andò, prendendo la borsa e le chiavi dell’auto uscì, odiava lasciare il figlio da solo, ma doveva finire un piccolo lavoretto per conto di un’amica. Nicholas dal canto suo non aveva paura di rimanere solo, non era la prima volta, chiudendo i libri scese in cucina mangiando il budino che la madre gli aveva preparato e dopo averlo gustato decise di fare una partita alla playstation, era così preso nell’annientare il boss di turno del gioco che non si rese conto che stava accadendo qualcosa di strano, soltanto un forte rumore lo fece ritornare nella realtà, mettendo pausa al gioco rimase congelato per la paura, l’istinto fu quello di prendere il telefono e chiamare la madre, ma il cellulare stava lontano da lui e non aveva il coraggio per alzarsi e andarlo a recuperare anche perché tutte le luci erano spente, sospirando tentò di farsi forza, ma a farlo cadere nel baratro più totale fu il rumore della porta che si apriva e chiudeva continuamente, chiuse gli occhi tremando, e quando sentì un altro rumore fortissimo si alzò di scatto raggiungendo la cucina, accese le luci e davanti a sé si ritrovò  un ragazzino più alto di lui, con i capelli scuri, incolti e indossava un pigiama, terrorizzato indiettreggiò, non credeva ai suoi occhi, però si sentì un pò sollevato quando notò che la sua spalla sanguinava, quel ragazzo non gli diede il tempo di dire una parola che velocissimo si avvicinò a lui sbattendolo al muro
-spero non proverai a urlare, perché sai per te potrebbe essere la fine-
Nicholas preferì non muoversi e decise anche di non rispondere alla provocazione, la sua attenzione fu attirata da altro
-sta-stai sanguinando-
-che-che cosa?!-
-sì, è meglio che tenti di fermare l’emoraggia-
Il ragazzo sorridendo si allontanò dal ricciolino, pensava di avergli messo paura e invece se ne stava tranquillo a preoccuparsi per lui
-sei patetico-
-non è vero-
Prendendolo per una mano lo trascinò nella sua stanza, facendolo stirare sul letto
-non ho idea di come aiutarti, ma troverò qualcosa!-
-non sai con chi hai a che fare!-
-non mi importa, stai sanguinando e devo aiutarti-
-ma tu chi sei?-
-mi chiamo Nicholas-
Secondi dopo si sentì aprire la porta di fuori, la madre del ricciolino era rientrata
-tesoro!-
Chiamò il figlio, e non sentendo risposta lo raggiunse nella sua stanza, quando si accorse che con lui c’era un ragazzo ferito le venne un colpo
-Nicholas! chi è questo?-
-non lo so mamma, ma è ferito!-
La donna procurandosi tutto il possibile curò il braccio del moro, quando finì di infasciarglielo lo fece stirare
-non dovete dire a nessuno di avermi visto!-
-intanto dimmi come ti chiami!-
Gli rispose la donna infastidita dal suo comportamento, ringraziare non faceva male a nessuno
-Joe-
-Joe, hai detto?-
-sì, ma non ho intenzione di rivelare altro-
-d’accordo Joe, quanti anni hai?-
-tredici, ma l’età non conta. Mi dica lei piuttosto come si chiama?!-
-Mary, puoi chiamarmi così-
In quell’istante la discussione finì, la donna andò in cucina a  prepare la cena, anche se era preoccupata nel lasciare solo suo figlio con un estraneo, per quanto si trattasse di un ragazzino non c’era da fidarsi
-tua madre, è sempre così?-
-così come?-
-così curiosa?-
-sì, credo-
Nicholas si stirò accanto a Joe, sperava di aver trovato un amico, anche se era un tipo strano, ma i tipi strani lo attiravano più di quelli normali. Alle otto, Mary portò la cena ad entrambi e poi ritornò in cucina a mangiare da sola, se suo figlio era ancora vivo quel ragazzino non doveva essere così pericoloso anche se voleva sapere di più sul suo conto, non era una cosa di tutti i giorni ritrovarsi un estraneo di tredici anni a casa, in pigiama e per giunta insanguinato. I due ragazzini mangiarono con fretta e quando finirono si stirarono nuovamente
-mi dici da dove vieni?-
Domandò Nicholas curioso
-non posso-
-perché no?-
Joe alzandosi in piedi e molto agitato iniziò ad urlargli contro
-perché non posso e non voglio, mi hai capito? E ora se vuoi stare con me non fare più domande!-
Il ricciolino aveva quasi le lacrime agli occhi ma le cacciò per non farsi vedere fragile
-va-va bene-
-dai, ora dormiamo!-
Stringendogli una mano chiuse gli occhi, nella speranza che anche l’altro stesse facendo lo stesso, ma non fu così, il ricciolino gli strinse anche la mano ma teneva gli occhi aperti, voleva soltanto sapere di più e sperava che un giorno lui gli avrebbe racconta
to ogni cosa.

  
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