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Autore: Againstallodds    21/02/2013    1 recensioni
La vita della principessa Brittany è monotona e grigia, ma lei non sa che sta per essere stravolta dall'arciera del regno rivale al suo.
Genere: Avventura, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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N/A okay allora questo in realtà è un compito scolastico che ho appena finito di scrivere in fretta e furia, che quindi ho dovuto fare corto e senza molta fluff femslash perché ahimè non posso presentare alla mia prof un brano in cui due donne si coccolano e amano e baciano eccetera, e che vi propongo come oneshot. Spero di poterla poi sviluppare e farne una FanFic vera e propria, poi vedrò. Se vedo che l'idea piace a qualcuno deciderò se farla diventare una long :D


Princesses

Brittany era una stupenda principessa bionda, con gli occhi color cielo e un sorriso talmente luminoso da poter oscurare il sole. Ella era figlia di Re William e Regina Emma Pierce, famiglia regnante della vasta terra di Lima, ed aveva tutto ciò che un donna potesse desiderare.
Viveva in un castello con un enorme giardino dove passava le giornate assieme al suo cavallo bianco, ballando, ridendo e cantando con spensieratezza. Brittany era una danzatrice meravigliosa, chiunque la vedesse ballare da lontano non poteva fare a meno di avvicinarsi ed osservarla muoversi con così tanta grazia e leggerezza, e la sua voce non era da meno. Tutti nel regno la amavano e coccolavano, lei aveva la vita più perfetta che si potesse desiderare. Eppure, questa vita sembrava annoiarla. Ogni giornata passava grigia, senza novità, e la cosa le dava noia, anche se non poteva dirlo ai suoi genitori. Facevano così tanto per lei, non voleva deluderli, non poteva.
Le giornate passavano e Brittany continuava a correre e danzare e cantare, e correre danzare e cantare, danzare, cantare, danzare, cantare, danzare....
Un giorno, però, accade qualcosa che le avrebbe cambiato la vita.
Stava cantando e danzando nella sala d'entrata del castello, quando qualcuno bussò alla porta.
"Oh, I wanna dance with somebody, I wanna feel the heat with somebody, yeah, I wanna dance with somebody, with somebody who loves- Chi è?"
La persona alla porta non rispose, ma si limitò a bussare con più forza. Brittany allora si avviò sbuffando verso l'entrata del castello e aprì la porta.
In un secondo venne travolta da una forte folata di vento e in seguito persona vestita da arciere, che si lanciò in casa con la velocità di una lepre.
"Ma che diamine....ehm, volevo dire, chi è lei, buon uomo?" chiese Brittany all'arciere che le rivolgeva la schiena.
L'arciere si girò e disse "Sam Evans. Primo arciere del regno di Westerville".
La principessa tentò di scorgere il viso dell'uomo, ma era coperto e decisamente poco visibile. Si intravedeva solo la bocca e una porzione di mento, e il fatto che la sua carnagione fosse scura la confuse leggermente. A Westerville le persone non sono scure di pelle, nessuno tranne la famiglia reale.
"E cosa vi porta qui, signore?"
"Devo parlare con il Re. E, la prego, sua fragile e delicata maestà, di NON chiamarmi signore. Il mio nome è Sam" rispose l'arciere bruscamente, facendo irritare l'altra.
"In tal caso, signore, temo di doverla deludere. Mio padre è fuori a caccia e non tornerà prima dell'ora di pranzo"
"Perfetto. Allora aspetterò qui, Brittany." disse infine il Westervilliano, sedendosi sul divano, accanto alla principessa.
Brittany sbuffò all'udire l'uomo chiamarla per nome. Come si permetteva?!
I due passarono tutto il tempo seduti ad aspettare il sovrano, tra qualche semi-grugnito dell'arciere e gli sbuffi inorriditi della principessa, finché finalmente arrivarono Re William e Sam si alzò e protese in una riverenza decisamente troppo esagerata.
"Vostra maestà, sarei onorato se lei potesse concedermi l'onore di un colloquio. Ho un messaggio importante per Lei"
Il sovrano sembrò leggermente sorpreso della visita inaspettata, ma accettò gentilmente di ascoltare ciò che l'uomo aveva da riferirgli.
"Desidererei che si intrattengano con noi anche sua maestà la Regina e la madamigella qui presente" disse Sam, tentando di trattenersi dall'utilizzare il suo solito tono di scherno.
Il re accettò ancora una volta e la famiglia reale e l'arciere si diressero nella sala dove solitamente si intrattenevano i colloqui con i cittadini.
"Allora, sarò molto breve." disse il Westervilliano non appena si sedetta, dimenticandosi le poche regole di portamento che aveva imparato da giovane e sbracandosi sulla poltrona. "Il mio sovrano vuole dichiarare guerra al vostro regno".
I tre reali spalancarono gli occhi, e Brittany non riuscì a trattenersi dal lasciar cadere aperta anche la mascella.
"Vogliono rapire la principessa, promessa al principe di Huntsville, e farla unire in matrimonio a sua mestà il principe Joseph Hart. Ora, io sono qui per offrire i miei servizi e mettere in salvo la principessa"
"E cosa dovrebbe farmi crede che lei non è stato mandato da Hart?" chiese il re alquanto sospettoso.
"Questo." rispose Sam mostrando un cartello di ricercato per tradimento alla corona con il suo nome stampato sopra.
"La cosa non mi tange. Non posso fidarmi di lei solo per un cartello da ricercato, signore"
"Ascolti. O me, o la principessa diventerà la nuova futura regina del regno di Westerville. E l'esercito del re è già in marcia verso il castello. Dovrebbe arrivare a momenti"
"No. Non mi fido di le-" il re non fece in tempo a finire la frase che il suono delle campane di allarme invasione risuonarono nel castello e un esercito con un ariete sfondò la porta d'ingresso.
"Prendete la principessa!" fu il grido lanciato dal sergente.
Re William spinse la figlia verso l'arciere e le disse "Va', mettiti in salvo amore mio. Fa' qualsiasi cosa quest'uomo ti dica". Poi si rivolse verso Sam e disse "Se a mia figlia verrà torto anche solo un capello, si consideri morto, signore".
L'arciere annuì e fece per trascinare via la principessa, ma questa non si mosse.
"Io non me ne vado" disse.
Sam non se lo fece ripetere un'altra volta, si caricò Brittany sulla spalla e si avviò correndo verso la finestra più vicina, per poi romperla e lanciarsi fuori. Si mise a correre verso un cavallo nero nascosto nella foresta, ignorando tranquillamente le grida della principessa.
"COSA DIAMINE STA FACENDO? MI METTA GIÙ! MI METTA GIÙ, MALEDETTO PAZZO! AIUTO! AIUTO!"
Quando la mise a terra, la prese per le spalle e le disse "Sua altezza, mi duole doverla informare che se continua a gridare in questo modo la sua vita non finirà soltanto perché l'esercito ci raggiungerà, ma potrebbe casualmente conficcarglisi una freccia nella testa, non so se mi spiego."
Brittany si zittì improvvisamente e annuì vigorosamente. L'arciere allora la caricò sul cavallo e iniziò a cavalcare verso est.
Ore e ore di viaggio dopo, durante il quale la principessa tentò di lamentarsi per poi essere zittita dall'arciere, il cavallo si fermò davanti a un muro di rampicanti.
"Beh, saremmo arrivati? Che luogo perfetto per nascondere una principessa! Un muro di piante!" disse Brittany mentre Sam scendeva dal cavallo e si avvicinava al muro.
"Wow, Brittany. Ora sei tu quella sarcastica?" fu la risposta che ricevette da un divertito arciere. L'uomo spostò le piante di lato e aprì il passaggio al cavallo, il quale trottò allegramente nella radura dietro alle piante, con una Brittany stupita ancora in groppa.
"Cosa...dove siamo?" chiese la donna mentre Sam la aiutava a scendere dal destriero.
"Qui è dove vivo con alcuni amici da quando siamo stati dichiarati ricercati." rispose l'uomo. "Seguimi"
Brittany fu accompagnata davanti a una grande casa accanto a un ruscello, all'interno della quale trovò un gruppo di persone che la fissarono per qualche secondo, per poi salutare allegramente il coinquilino.
"Hey, San! Ce l'hai fatta!" disse con un sorriso un tizio con un ridicolo taglio di capelli.
"San? No, si chiama Sam" lo corresse la principessa, facendolo scoppiare a ridere.
"Che c'è?" chiese stizzita.
"Sì, Noah, ce l'ho fatta" disse l'arciere all'uomo con la cresta, togliendosi il cappello, le frecce e il giaccone. "Oh, e, principessa, il mio nome è Santana" aggiunse rivolgendosi a Brittany.
La donna bionda era senza parole. Scandalizzata, addirittura.
"Una donna?! Tu sei una donna?"
"A quanto sembra"
Brittany non capiva. Era appena stata rapita da una donna che si fingeva un uomo? Era senza parole. Una donna! E per di più una donna bellissima. Aveva i capelli scuri, raccolti da un lato e sciolti dall'altro e gli occhi neri, e una carnagione scura decisamente non tipica del regno di Westerville.
“Una donna. UNA DONNA! SONO APPENA STATA RAPITA DA UNA DONNA!” gridò mettendosi le mani nei capelli.
“Uhm, tecnicamente, vostra maestà, vostro padre ha acconsentito, e anche tu lo hai fatto, quindi non è rapimento” spiccò la voce di Santana tra le risate non trattenute dei suoi amici.
“Dovrai alloggiare con noi finché il conflitto non finirà, e quando tutto si sarà sistemato ti riporterò al castello.”
La principessa inizialmente protestò, ma poi decise di accettare, in assenza di altre opzioni se non tornare a casa e sposare il principe di Westerville.
Inizialmente Brittany era molto restia, si rifiutava di mangiare ciò che mangiavano i suoi coinquilini perché “Non mangiava cibi non cucinati dalla sua cuoca Mercedes”, non interagiva con gli altri ed era schifata di tutto ciò che la circondava. Con il passare del tempo, però, la ragazza iniziò a lasciarsi andare e man mano che il tempo passava, iniziò a comportarsi come gli altri ragazzi e a fare amicizia con loro, specialmente con Santana, con cui, dopo i primi conflitti, stesse un forte legame.
Quel modo di fare da ‘maschiaccio’ che aveva, era una delle caratteristiche che preferiva di lei. Era abituata ad persone che la trattavano come se fosse un fiore, come se fosse il gioiello più prezioso al mondo, mentre questa ragazza la trattava come se fosse stata sua sorella. La prendeva in giro, le rispondeva ironicamente, la strattonava…insomma, di sicuro non si comportava con lei come si farebbe con una principessa. E anche quel Noah, le piaceva. Era simpatico e le piaceva da matti il modo in cui riusciva a infilare qualche battuta o nomignolo in ogni discorso che intraprendeva, caratteristica che possedeva anche Santana.
No, stare in quella ‘catapecchia’ non le dispiaceva affatto.
 
Era passato circa un anno dall’inizio della guerra tra i due regni, e la giovane Brittany era diventata ormai una vera a propria selvaggia.
“Vieni con me, oggi ti insegnerò a cacciare” le disse l’arciera prendendola per mano, esibendo un enorme sorriso d’incoraggiamento. La principessa inizialmente esitò, ma dopo poco tempo le sorrise di rimando, acconsentendo alla sua richiesta. Nell’istante in cui l’angolo della sua bocca iniziò a piegarsi per quel sorriso, Santana non esitò a iniziare a correre verso il bosco, tirando dietro di sé la fanciulla che ora era scoppiata a ridere. Dopo qualche minuto di pazza corsa e risate, l’arciera si fermò e fece segno alla principessa di fare silenzio, per poi indicare un cervo a un centinaio di metri da loro. Si avvicinò alla ragazza bionda, le mise l’arco in mano, si mise accanto a lei e le prese le mani, posizionandole nella maniera corretta. Brittany poteva sentire il suo respiro contro la guancia, ma la cosa non le dava fastidio, si sentiva perfettamente a suo agio con quella giovane Westervilliana. Un lieve sorriso le comparve sul volto quando pensò a quale sarebbe stata la sua reazione un anno prima. Di sicuro avrebbe sbraitato o si sarebbe indignata o altro, mentre ora? Ora era tranquillamente avvolta nelle braccia di una donna, vestite praticamente di stracci e sporche di fango per la corsa appena compiuta. Ma la cosa più importante era che non gliene importava affatto, anzi, era al settimo cielo! Mai nella sua vita si sarebbe immaginata di vivere così, e, diamine, era una cosa fantastica.
“Ora fai un respiro profondo…prendi la mira…e quando rilasci l’aria, lascia andare”. Brittany seguì alla lettera le istruzioni sussurratele dall’arciera, e non credette ai suoi occhi quando vide l’animale cadere a terra esanime.
Era così felice, non si era mai sentita così viva. Lei, una principessa, si era appena procurata del cibo! Non riuscì a trattenere il grido di gioia e soddisfazione che impulsivamente lasciò le sue labbra, e si girò verso la ragazza accanto a lei, per poi saltarle in braccio gridando “CE L’HO FATTA! CE L’HO FATTA!”. Santana sorrise a quel gesto, e la abbracciò di rimando con tutte le sue forze.
“Sì, Sua Maestà,ce l’ha fatta” le disse allontanandosi da lei quanto bastava in modo da poterla guardare in faccia ma non smettere di abbracciarla.
“Oh, ma fammi il piacere!” le rispose l’altra ridendo udendo la sua amica chiamarla ‘Sua Maestà’, e le diede una spinta giocosa, facendola cadere tra le foglie. L’arciera la guardò con un sorriso malizioso e le disse “Ah, è così? Vuoi la guerra?”. Con un gesto veloce la prese per il braccio e la gettò a terra assieme a lei, e le due iniziarono una specie di battaglia giocosa rotolando tra le foglie del bosco. La giovane Westervilliana si rivelò ovviamente più forte della principessa, la quale si arrese qualche minuto dopo, dopo essere stata immobilizzata a terra dall’altra ragazza. Al “Mi arrendo!” della bionda, la mora si asciò cadere a terra ed entrambe risero, finché Brittany non disse “Ti voglio bene, San. Sei la mia migliore amica”. Santana sorrise di nuovo e le rispose “Anche io ti voglio bene”, poi si alzò e si diresse verso il cervo, dicendo che sarebbero dovute tornare alla baracca e che si stava facendo buio.
Gli anni passarono, e di eventi simili ve ne furono molti altri, con risate e giochi e quant’altro, e più il tempo passava più le due ragazze diventavano sempre più legate.
La principessa iniziò a maturare delle emozioni strane, mai provate, che però si limitò ad ignorare o comunque minimizzare, fingendo non fossero reali. Un giorno, anzi una notte, per essere precisi, dovette però ammettere a se stessa e al mondo la verità.
 
Era il terzo anno di guerra e ormai ciò che Brittany provava era un sentimento decisamente forte.
I ragazzi stavano banchettando con i due enormi cervi che Noah e Santana erano riusciti a cacciare, e lei era seduta sul tetto della loro ‘casa’, fissando da lontano il castello dei suoi genitori, quando una voce conosciuta la riportò alla realtà.
“Hey, principessa. Che succede?” chiese Noah sedendosi accanto a lei.
“Io…niente. Mi chiedevo quando finirà la guerra…”
“Ti manca casa, eh?”
“No, affatto. E’ questo il punto. Quando finirà la guerra dovrò tornare là e io…non voglio. Mi piace stare qui, e per di più non voglio sposare il principe di Huntsville!”
“Davvero preferisci questa banda di disadattati al tuo meraviglioso castello, con tanto di cuoche e balie eccetera eccetera?”
“Sì. Io non voglio andarmene e assolutamente mi rifiuto di sposare quel maledetto parruccone. Non lo amo! Io…non lo amo.”
“Ma come? E’ il più affascinante parruccone di tutti i regni!”
Quella affermazione sarcastica sembrò tirare su di morale la principessa per un po’, ma qualche secondo dopo abbassò la testa e sussurrò “Io…io sono già innamorata.”.
“Woah, woah woah. Alt. Sua Maestà è cosa?!” disse il ragazzo con stupore, facendo scoppiare a ridere l’altra.
“Io…sì. Sono già innamorata. Credo di esserlo da tempo, ormai, ma non l’ho mai ammesso a me stessa. Prima, però, è successo qualcosa che…ecco, mi ha fatto realizzare che la cosa è reale. Però ho paura, perché…perché non è una unione che potrebbe diventare realtà. Per una principessa è possibile essere diseredata per essersi innamorata di una do-“ ma la fanciulla si fermò prima di terminare la frase.
“Brittany, sei…Santana?” chiese Noah cautamente. Brittany si limitò ad annuire lievemente mentre le lacrime iniziavano ad accumularsi nei suoi occhi.
Il suo amico le mise un braccio attorno alle spalle e le passò una mano sulla spalla cercando di confortarla, e le disse solamente “Potresti restare”. La ragazza alzò lentamente lo sguardo e lo fissò con aria interrogativa. Stava davvero dicendo che…? No, era impossibile.
“Tu…lei…anche lei?” chiese semplicemente, e la sua domanda ottenne come risposta un lieve cenno di capo.
“Vai. E’ la seduta accanto al fiume” le disse alzandosi in piedi.
Brittany rimase a fissarlo ancora qualche secondo, ma si alzò subito dopo e saltò giù dal tetto, per poi dirigersi verso il ruscello accanto alla casa.
Santana era seduta accanto allo specchio d’acqua, e stava fissando la luna, giocherellando con una margherita trovata lì vicino.
“Ciao Santana” esordì Brittany sedendosi accanto a lei.
“Hey, Britt Birtt. Qual buon vento la porta qui?” rispose l’altra ragazza, non distogliendo lo sguardo dalla luna.
“Io…volevo dirti che…insomma….ti devo dire…”
Un grido si stagliò nel cielo, e tutti si immobilizzarono per qualche secondo. Prima che la principessa di Lima avesse potuto riprendersi dalla confusione che quell’avvenimento le aveva creato, Santana la aveva già presa in braccio e stava correndo verso la foresta.
“Cosa- che diamine succede?” chiese la bionda, sbigottita.
“L’esercito. Ci hanno trovati.”
La mora corse ancora per una decina di minuti, finché non si ritrovò in una radura con un’altra baracca, simile alla solita ma decisamente molto più piccola. Era composta di una sola stanza, ma era ben nascosta tra le foglie.
Senza esitare vi si scagliò dentro e posò la principessa a terra, per poi sedersi accanto a lei e farle segno di fare silenzio. Per una indeterminata quantità di minuti che ad entrambe sembrò un’eternità, le due ragazze rimasero sedute lì, immobili, sperando che nessuno le avesse trovate.
Il rumore di una moltitudine di zoccoli di cavalli iniziò ad avvicinarsi sempre di più, unito poi alle grida dell’esercito e della “resistenza”. Il rumore si fece sempre più vicino, sempre più vicino, e eppure il suono che le due percepivano sempre più era quello dei loro battiti cardiaci. Brittay si strinse a Santana e chiuse gli occhi, quando un Westervilliano aprì la porta.
Subito l’arciera saltò in piedi e brandì il suo arco, e conficcò una freccia nel suo cuore. Si girò verso la futura erede del regno di Lima e la guardò per qualche secondo negli occhi, poi si girò, prese la freccia dal corpo esanime dell’uomo e la rimise nell’arco uscendo dalla baracca.
“Santana dove…non te ne andare!” sussurrò la principessa.  Rimase per qualche minuto così, senza percezione di nulla, immobile, seduta in un angolo della baracca, poi si alzò, strappò la lunga gonna accorciandola così da ottenere più agilità, ed uscì. Semplicemente, uscì.
Si guardò attorno e ciò che vide le distrusse il cuore. Il terreno era pieno di sangue, Westervilliani e ‘selvaggi’ a terra senza vita, armi, odio, distruzione.
La sua attenzione venne però attirata da Santana. Due uomini stavano per saltarle addosso, ed erano armati. La avrebbero sopraffatta, ne era certa. E Santana sarebbe morta. La donna che possedeva il suo core, la sua principale ragione di felicità, di vita, stava per morire. Così fece l’unica cosa che le venne in mente. Gridò. Gridò con tutta la forza che aveva in corpo,e la sua voce venne udita in tutta la foresta. Un semplice fonema. Un semplice fonema e tutto il mondo sembrò fermarsi. Un semplice fonema e la sua vita ormai era alla fine.
Nessuno riconobbe la principessa di Lima, solo la resistenza era al corrente della sua identità. Ormai era cresciuta, non aveva più diciassette anni. Ed era sporca, magra, e ricoperta di terra, fango e fogliame.
Gli uomini dell’esercito che erano diretti verso l’arciera le si scagliarono contro, credendola una ribelle, e uno di essi le conficcò una spada nel ventre, e nello stesso istante Re William fece irruzione nella battaglia.
Santana gridò di dolore e disperazione assistendo alla scena, e una rabbia immensa la travolse. Le sue frecce iniziarono a tagliare l’aria come mai avevano fatto prima, non perdendo mai un bersaglio. Tutti gli uomini attorno a lei caddero a terra quasi a effetto domino, finché non restarono i due che avevano assalito la fanciulla bionda.
Le frecce erano terminate, l’unica arma in possesso della ragazza era se stessa. E, dannazione, era un’arma persino più letale di quelle frecce. Si avventò sui due uomini e pochi secondi dopo entrambi erano a terra senza vita con il collo spezzato, mentre lei era china sulla principessa, stringendola tra le sue braccia e piangendo disperatamente.
A quella vista il Re scese da cavallo, fece cenno a tutti di non muoversi e si avvicinò alle due donne.
“Brittany…” sussurrava la Westervilliana tra un singhiozzo e un altro.
“Brittany?!”
La voce del sovrano di Lima fece tornare Santana alla realtà, la quale si girò verso d lui e lo fissò con uno sguardo impaurito, gli occhi pieni li lacrime e le guance rigate da quelle che aveva già perso. La voce della giovane principessa in fin di vita fece però tornare l’attenzione della mora su di lei.
“S-Santana…io…ti amo” disse.
“Ti amo anche io, Brittany” rispose l’altra piangendo.
“Santana?”
L’arciera si immobilizzò a quella voce. Il re di Westerville.
“Sì” rispose semplicemente.
Re William guardò il suo rivale con uno sguardo interrogativo, e chiese al sovrano se fosse a conoscenza di quella fanciulla.
“Sì, è…è mia figlia” rispose l’uomo.
Tutti si ammutolirono in sgomento. Santana Diabla Lopez, la principessa perduta scomparsa di casa alla tenera età di 11 anni, era a capo dei ribelli.
Con Re Howard Hart arrivarono anche i medici, che presero con sé i feriti e la principessa Brittany, mentre i due sovrani si avvicinarono alla principessa perduta.
“Santana, figlia mia, dove sei stata tutti questi anni?” chiese il padre della donna, ma ella non rispose.
“Credo che dovremmo darle del tempo” gli disse a bassa voce Re William, prendendolo in disparte.
Santana fu poi portata a corte, ripulita e vestita da reale, mentre i medici facevano del loro meglio per salvare la vita dell’altra, e dopo ore e ore, finalmente la principessa e i sovrani dei due regni ottennero un responso.
Brittany S. Pierce era viva. Ce l’aveva fatta.
I Re dei due regni rivali firmarono un trattato di pace unendoli, e acconsentirono al matrimonio delle due principesse, le quali regnarono sul regno di Limaville con saggezza e accortezza, e rimasero unite fino al loro ultimo giorno.

  
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