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Autore: JoAngel    21/02/2013    0 recensioni
Un solo sguardo basta per rapire l'anima di un angelo? Lucifero credeva di no, lo pensava impossibile. Ma un giorno al parco gli avrà fatto cambiare idea?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucifero
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
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Perché era lì?
Perché stava seduto su quel letto?
Perché non riusciva a non pensare a lei?
Diamine è un'umana! 
Come poteva provare attrazione per una simile creatura? Per un aborto creato da suo Padre? Apparteneva a quegli abomini, gli umani, per i quali era stato scacciato dal Paradiso stesso. A causa dei quali i suoi fratelli l'hanno chiamato mostro solo perché non poteva amarli.
Eppure ora era in quella stanza.
Stava fermo, immobile a fissare il viso della ragazza che dormiva ignara della sua presenza.
Non doveva essere lì.
Era l'ultimo posto in cui stare.
Lui però aveva sentito il bisogno di andare da lei.
Non si era mai mostrato ai suoi occhi. Ma ormai era da tempo che la osservava. Ogni notte se ne stava seduto, proprio come adesso, sull'angolo del materasso più vicino alla ragazza per ammirare meglio la sua bellezza.
Già. Era di una bellezza che mozzava il fiato. Era come una rosa in mezzo a un campo di erbacce. Lei.. Era diversa, doveva esserlo per attirarlo così tanto da fargli provare paura di farsi vedere.
Se fosse stata una comune umana con cui divertirsi a torturarla psicologicamente e fisicamente a quest'ora l'avrebbe già fatto.
Ed invece.. Se ne restava imbambolato a contemplarla senza nemmeno respirare.
Non aveva mai osato sfiorarla. Credeva che sì allora lo avrebbe sentito, avrebbe capito. Bensì fosse una mente semplice, inferiore.
Anche se avrebbe tanto voluto assaporare le sue labbra che sembravan petali di ciliegio posati su un tappeto di candida neve.
Si domandava ancora come avesse fatto a rapire il suo pensiero in quel modo. Non c'era giorno che non pensava a lei. Era come una droga. Doveva averla se no sarebbe impazzito.
Deglutì a vuoto trattenendo il fiato e posò una mano sul letto, strusciandola piano contro il lenzuolo.
Sospirò.
Era indeciso.
Si morse il labbro inferiore e la ragazza si mise su un lato col viso rivolto verso il suo.
Cos'era quella strana sensazione che provava in sé? Come una morsa, una tenaglia che gli contorceva lo stomaco.
Quanto la odiava.
Gli faceva vivere delle emozioni nuove, sconosciute, che temeva.
Il suo sguardo del suo viso scivolò più in basso finendo sul suo corpo. Quelle grazie coperte solamente dal lenzuolo bianco.
Lo mandava fuori di testa.
Avrebbe voluto posare il viso tra i suoi seni e addormentarsi così, cullato dal suo dolce profumo di cui non riusciva più a fare a meno. Era come ossigeno.
Basta.
Doveva fare qualcosa.
Basta a quei se, a quei ma.
Non avrebbe mai scoperto nulla indugiando.
Lentamente si avvicinò a lei, osservandola con occhi desiderosi.
Nel silenzio della camera si udiva soltanto il suo respiro.
Decise di sdraiarsi vicino a lei quanto bastava per ammirare la perfezione di quella creatura primitiva.
Fece per allungare una mano verso il suo viso ma la retrasse subito.
Stava morendo dalla voglia di toccarla, di sfiorare le sue labbra con le proprie.
Avrebbe voluto stringerla a sé, stringerla così forte tra le proprie braccia come se fosse la cosa più preziosa che avesse.
Socchiuse la bocca mentre sentiva le palpitazioni salire a poco a poco.
Si stava agitando, perché?
Anche se l'avesse sentito tanto non poteva vederlo, no?
Però lui non riusciva a stare calmo. Come se fosse la prima volta che toccasse una donna.
La morsa allo stomaco si fece più viva e strinse con forza gli occhi prendendo un ampio respiro. Subito li riaprì e si vide la ragazza schiudere appena le labbra e respirare lentamente facendo dei mugolii nel sonno.
Perché si sentiva come accaldato? Soprattutto sulle guance, che andò a toccarsi.
Era arrossito. Per la prima volta nella sua vita.
Si sentiva così stupido, impacciato.
Dio se era bella.
Tornò ad allungare la mano con più decisione, anche se tremava leggermente. Questa volta riuscì almeno ad avvicinarla al suo zigomo.
D..devo solo.. accarezzarla ..
Dopo qualche secondo di esitazione finalmente posò con estrema delicatezza il palmo aperto sulla sua guancia. Iniziò a sfiorargliela lentamente col gesto rotatorio del pollice.
Non si era accorta di nulla, per fortuna.
Sospirò sollevato e si godette la sensazione di toccare la sua pelle. Era così calda e morbida in confronto alla sua.
Pensò a come doveva essere mordergliela.
Mentre continuava con quel gesto pieno di dolcezza vide la ragazza sorridere nel sonno e sentì il cuore sobbalzare.
Quel sorriso era riuscito a far sciogliere quel cuore di ghiaccio che da tempo non provava più nulla, che era stato inasprito dal dolore e dalla voglia di vendetta.
Senza pensarci si protrasse col collo in avanti per accorciare la distanza fra i loro visi.
Ora si che era vicina, così vicina che sentiva il respiro caldo di lei sulle labbra.
Le studiò il viso col tatto, facendo scorrere le punta delle dita su ogni centimetro di pelle.
Fece un altro sospiro, ma di adorazione questa volta.
Anche se ne era così preso non riusciva a capacitarsi di provare dei sentimenti verso... Un’umana.
Un’umana.
Un’umana che aveva visto per caso.
Ormai era passato un anno da allora.
Ricordava ancora il giorno in cui l'aveva incantato.
Era in un parco.
Pioveva. Stava seduto su una panchina ad osservare il mondo intorno a sé, ad osservare le persone sgattaiolare via per non bagnarsi. Aveva incominciato di colpo, improvvisamente.
Lui però non si era mosso di lì. Tanto non poteva percepire l'acqua fredda percorre la sua pelle.
Abbassò per un momento lo sguardo e quando lo rialzò vide due occhi, due zaffiri incastonati in due smeraldi, fissarlo con premura e l'acqua non lo stava più accarezzando.
Lei gli aveva sorriso, uno di quei sorrisi che non scorderesti mai.
In quel momento capì. Capì che non vi è solo male al mondo, che quelle creature potevano provare bontà verso il prossimo.
Solo lei. Solo lei brillava in quel cielo così scuro.
La ragazza gli offrì di accompagnarlo fino a casa o a un riparo col proprio ombrello ma lui rifiutò solamente con un cenno del capo.
Lei allora se ne andò, mostrandogli quel sorriso un ultima volta prima di svanire tra la nebbia.
Sorrise malinconico l‘angelo mentre quei ricordi riaffioravano nella sua mente.
Avrebbe trovato il coraggio di baciarla?
Era il Signore dell'inferno ma non riusciva a baciare una semplice umana.
Aveva il cuore in gola. Faceva fatica a respirare. Sentiva il rossore delle guance farsi più vivo.
Portò anche l'altra mano sul suo viso per circondarglielo con entrambe.
Ora o mai più..
Era da mesi che aspettava quel momento.
Avvicinò a poco a poco le proprie labbra alle sue.
Sentiva i battiti del cuore rimbombargli in testa.
Chiuse lentamente le palpebre. Ed infine...
Quei petali erano così.. morbidi, dolci.. Prese ad assaporarli, prese a mordicchiarli appena.
Era quello il sapore del frutto proibito.
Si fece prendere dal momento, diminuì la distanza tra i loro corpi e strinse leggermente i palmi attorno alla sua faccia. Continuò a baciarla, non riusciva più a staccarsi da lei, era da troppo tempo che bramava di farlo.
Tutta l'ansia che prima provava ora era sparita, lasciando il posto a una sensazione molto più gradevole. Sentiva la testa leggera, aveva rilassato i muscoli e il cuore pulsava come impazzito.
Cosa gli aveva fatto quella donna. Lo aveva stregato solamente con un battito di ciglia.
Quanto la odiava.
Si godette fino in fondo quell'intenso bacio fino a non aver più fiato. Dopo qualche minuto di staccò dalle sue labbra e poggiò appena la fronte alla sua, deglutendo a fatica.
La fissava con occhi velati.. Dall'amore?
Era sul serio amore quello che sentiva per lei? Quel sentimento estraneo che non capiva.
Il cuore poteva uscirgli dal petto da quanto batteva forte.
Restò ancora un momento a fissarle il viso, per poi decidersi di portare un braccio a circondarle le spalle e stringerla a sé.
Tornò a chiudere gli occhi per godersi al meglio quella sensazione. Inspirò il suo profumo immergendo il viso tra i suoi lunghi capelli castani e le massaggiò lentamente la spalla.
Si sentiva bene, completo con lei accanto.
Lei riusciva a fargli dimenticare tutto l'odio che provava.
Era.. la sua cura.
 
Rimase per tutta la notte abbracciato a lei, sembravano una cosa sola.
Arrivò il mattino e..
Lei si svegliò, confusa.
Aveva sognato un uomo.
L'aveva già visto, se lo ricordava.
Ma chi era?
Si lasciò sfuggire un profondo respiro sconsolato e guardò l'ora dalla sveglia sul comodino dopo essersi seduta sul letto.
Si alzò e si vestì. Si guardò un attimo allo specchio e si toccò le labbra.
Quel sogno era stato così strano.. Così reale.
Negò col capo e dopo essersi infilata la giacchetta uscì dalla porta, cercando di non pensarci troppo.
Eppure l’aveva scossa, e non poco.
Quegli occhi …
Perché li aveva già visti?
Doveva non pensarci, si.
Cambiare aria.
E’ stato solo un sogno.
 
Quegli occhi, però, non avevano smesso di osservarla.
 
Ciao amore mio...
  
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