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Autore: postergirl84    22/02/2013    9 recensioni
Claire è cresciuta e il Lupo reclama la sua compagna. Ma tu che l’hai vista crescere, tu che l’hai cullata nelle notti piene di incubi, tu che l’hai amata come un padre prima e come un fratello dopo, tu, Quil Ateara, sei pronto a prendere il posto che ti spetta ora accanto a lei?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Claire Young, Quil Ateara V
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Suo

Apri la porta, posi le chiavi sulla mensola e fai un passo. C’è la luce accesa in salotto.
"Claire? Sei tu?"
È Venerdì sera, l’officina l’hai dovuta chiudere tu e sei stanco morto, Jacob si è preso il giorno libero per portare Bella e i bambini al mare.
"Claire?"
Non le hai dato le chiavi di casa, se l’è semplicemente prese. Un pomeriggio, un altro Venerdì, ti aspettava seduta sui gradini, ha sbuffato un voglio la mia copia delle chiavi, mica posso sempre restare qua fuori, ti ha dato un bacio sulla guancia e se le è prese, come si era già presa tutto il resto di te.
Entri in salotto e c’è il suo zaino rosa di scuola sul pavimento. Rosa come quello che aveva da bambina, quando ci infilava dentro Winnie Pooh per dormire a casa di Emily. Hai smesso di regalarle i peluche due anni fa e solo perchè lei ha minacciato di farti ingoiare il prossimo che le avresti portato.
"Claire? Ma stiamo giocando a nascondino?"
Ti siedi sul divano e sbatti la testa sulla mensola. La odi quella stupida cosa e odi di più te stesso per aver permesso a una ragazzina di arredarti casa.
Accendi la tv, sei sicuro di trovare una partita su qualche canale. Avevi voglia di andarti a fare una birra ma Vivian è all’ultima settimana di gravidanza e Embry non la molla un secondo, speri per lui che sia maschio, stavolta.
Embry e Jake. Sono diventati due perfetti padri di famiglia, ti fa ancora senso se ti fermi a pensarci .
"Claire? Guarda che ordino la pizza e non te ne lascio neanche un fetta. "
E tu che stai aspettando?
"Claire?"
“Anche se non ho i super sensi da lupo ci sento. Smettila di chiamarmi."
Ti volti verso la porta del bagno e la guardi camminare verso di te. Ha addosso un vestito bianco, corto, troppo corto, che le lascia scoperte le gambe e le fascia il seno. Porca puttana. Sposti subito lo sguardo e ti dai del depravato almeno un centinaio di volte.
È Claire. È una bambina. È Claire.
La senti sedersi vicino a te. Non ti volti, non vuoi guardala.
Le hai raccontato dell’imprinting quando aveva tredici anni, avresti preferito tagliarti un braccio ma avrebbe chiesto a Emily o a Rachel e in fondo via il dente via il dolore e a Claire non sei riuscito mai a nascondere niente, neanche i regali di Natale, figurati una cosa come quella.
Afferra il telecomando e sposta il canale su Mtv, allunga le gambe sul tavolino e vorresti morire.
Depravato. Depravato. È Claire.
"Non c' era la partita stasera?" Chiedi giusto per riempirti la testa di parole.
Si stringe nelle spalle e poi si mordicchia le labbra. Qualcosa le da fastidio.
"Ho mollato la squadra."
Ti vorresti mettere a saltare per la stanza. "Perché?"
Quella divisa da cheerleader l’hai sempre odiata e le stava da dio. Il vero problema è che tu la tua adolescenza l’hai trascorsa con uno come Embry e hai visto passare sotto di lui fin troppe cheerleader.
"Daniel mi ha baciata, Jennifer ci ha visto e l’ha raccontato a Laurel e..." continua a parlare e tu ti perdi. Probabilmente non hai capito più niente dopo la prima frase. Chi cazzo l’ha baciata? È la tua bambina. È Claire e devi essere l’unico a baciarla.
Ma che accidenti dici? Depravato.
Le hai cambiato i pannolini, le hai raccontato le fiabe per farla addormentare. Vorresti che fosse ancora così. Una bambina.
E invece.
Si volta verso di te, incrocia le gambe sul divano e il vestito sale e le scopre le cosce. E tu deglutisci a vuoto e vorresti dare le testate contro il muro, hai solo voglia di guardarla e di uccidere quel coglione di Daniel.
È Claire, e parla di ragazzi e di baci come se fosse la cosa più naturale del mondo. Ha dato il suo primo bacio l’anno scorso ad una festa di Halloween e poteva andare peggio, tu ad una festa di Halloween hai fatto molto peggio. Avevi diciassette anni e Embry ti aveva trascinato ad una festa del college. E c’era quella tipa vestita da cappuccetto rosso, con un gran bel culo e non ne potevi più delle battute idiote degli altri, una sveltina in bagno, sei durato meno di dieci secondi ma, con il tempo, sei migliorato.
“Quil? A che pensi?” Appoggia il mento sulla mano e ti guarda storcendo il naso. Perchè è diventata così bella? E tu perché pensi che sia bella? È Claire e basta, nessun aggettivo, nessun seguito. Solo Claire.
“Al fatto che passi tutti i tuoi Venerdì sera qua. Non lo trovi assurdo? E se io avessi da fare?”
“Da fare cosa?”
“Da fare tipo portare una donna a casa.”
Scoppia a ridere e si sposta i capelli indietro scoprendo il collo e il tatuaggio che ha dietro l’orecchio. L’altra notte hai sognato che la baciavi proprio lì, su quella chiave disegnata sulla sua pelle ambrata, ti sei svegliato sudato e ti sei fiondato fuori a correre.
Depravato.
Smette di ridere e si avvicina con il viso, ti afferra il naso fra pollice e indice e tira. Glielo facevi sempre tu da piccola e lei scoppiava a ridere e ti tirava i capelli con le manine paffute. Ora le sue mani sono affusolate e ha le unghie con lo smalto rosso, ha smesso di mangiarsele in quinta elementare.
“Sai, Claire, la mia vita non gira tutta intorno a te.”
È una bugia che stai cercando di raccontarti da quando hai avuto l’imprinting quattordici anni fa. La tua vita non è quella bambina con le guance rosse e le trecce, la tua vita non è quella ragazzina con le ginocchia sbucciate, la tua vita non è quella ragazza che sta diventando donna. Il problema vero è che non sei mai riuscito a crederci.
Sorride. Il suo sorriso. Claire.
“Posso dormire qua stanotte?”
“Claire…”
Sbuffa. “Allora ti devi vedere davvero con qualcuna”, dice e la voce le trema. Non succede quasi mai. Si morde le labbra e si alza in piedi.
“Non mi devo vedere con nessuna è che…” E adesso come glielo spieghi questo? Che non puoi stenderti sul divano con lei che dorme nella stanza accanto, che senti il suo respiro e il letto che cigola e vorresti solo strapparti le gambe per non correre da lei e anche qualche altra parte del corpo che, decisamente, non va di pari passo con i tuoi pensieri.
Sei un porco schifoso, Quil Ateara. Un depravato della peggior specie!
“È che?” Insiste lei. Non le è mai piaciuto quando non rispondi alle sue domande.
È Claire, l’hai cresciuta e porca puttana ti conosce bene forse come solo Jacob e Embry e tu conosci lei. E le cose non dovrebbero cambiare ma lei si abbassa, afferra lo zaino dal pavimento e tu annaspi. Dannato imprinting. La corda tira, tira e quasi ti ci strozzi. Fa un passo verso la porta e ti passi le mani fra i capelli.
Claire. Claire. Claire.
“Il film da vedere però lo scelgo io,” dici e lei si volta, sorride ed è stupenda. E non sai se lo pensa il lupo o lo pensi tu. Torna indietro, ti passa accanto e vorresti che profumasse ancora di borotalco, ma ora c’è la vaniglia. Profumo da donna. E tu… smettila subito, depravato!
Ci hai pensato tante volte a liberarti. Hai provato a lottare e a sciogliere quel nodo. Sarebbe stato tutto più semplice; quando ti rivestivi e guardavi una lei sempre diversa ancora nuda nel letto. E c’era l’odore del sesso e avresti voluto restare lì, ma Claire, solo Claire nei tuoi pensieri. E poi è arrivato il suo volto, le gambe sempre più lunghe, il seno. E il lupo reclama la sua compagna ma tu non puoi.
Claire sbadiglia e appoggia la guancia sulla tua spalla mentre le immagini del film scorrono.
Scuoti la testa e le baci la fronte. È piccola, o almeno tu vorresti lo fosse ancora.
“Vai a letto su.”
“No.”
“Ma se stai praticamente già dormendo.”
Alza la testa di scatto e ti guarda. “Smettila di farmi da genitore.”
“Non ti faccio da genitore.” E il tono della tua voce è stanco. Vorresti solo arrenderti ma non puoi, ed è sempre più difficile.
“Sì che lo fai, non hai fatto altro. Per tutta la mia vita.”
“Probabilmente perché è quello di cui hai bisogno.”
Sbuffa e si allontana appena. “Ma queste stronzate le pensi da solo o esiste un manuale del buon imprinting?”
Ti stringi nelle spalle. Non vuoi litigare e non vuoi più parlare. Testarda. Lo sapevi che sarebbe diventata così. Non sei mai riuscito a tenerle testa, neanche quando aveva cinque anni e voleva usare i pennarelli su di te.
“Ho cambiato idea, vado a casa.”
È arrabbiata e fa male; fa male al lupo ma fa male soprattutto a te. A te uomo che l’hai vista crescere, l’hai vista cambiare, a te che hai respirato solo per lei e non puoi, è sbagliato sentire tutto questo.
Ma che razza di problema hai, Quil Ateara?
Si alza di nuovo in piedi e tu ti muovi in automatico. Quella dannata calamita che avete addosso. La tiri per un braccio e lei sbatte contro il tuo petto. Alza il viso e... dannazione! Hai davvero voglia di baciarla. Ma non puoi, non devi. E allora le prendi il volto fra le mani e la guardi. “Non deve cambiare tutto per forza stasera, ok?”
E ora sorride. E sorridi anche tu. Ti dà una testata e l’aria è meno pesante.
“Quil?”
“Cosa?”
“Ma queste frasi ad effetto le hai lette su Cosmopolitan?”
Sgrani gli occhi e lei ti guarda seria, serissima.
Sbuffi. “Hai fatto da baby sitter a Hope, vero?”
“Sì e Embry mi ha riaccompagnato a casa.”
Vatti a fidare degli amici, Quil Ateara!
 

****

 

Se c’è una cosa che sai per certo è che, prima o poi, quello stronzo di Jacob te le paga tutte. È dalla prima elementare che gli prometti uno scontro come si deve e ora che sta pure per smettere di trasformarsi ti pare il momento migliore.
Allunghi le gambe sotto la scrivania e sbuffi esasperato osservando quella pila enorme di fatture.
Il bastardo. C’è la recita dei bambini, non posso mancare. Una segretaria è quello che vi serve; prendi la calcolatrice e senti dei passi.
Tu ci sei già passato per le recite all’asilo: Claire. Ovvio, sempre lei.
Entra nel piccolo ufficio e la ricordi vestita da nuvola, con il cotone fra capelli e il vestitino bianco. Aveva quattro anni.
Sorride, si siede sulla scrivania e accavalla le gambe.
Non devi, non devi guardarla! Ma è difficile: ha gli stivali neri che le arrivano al ginocchio, i jeans stretti e il cotone fra i capelli non c’è più. Quando è andato via?
“Claire, ti sei seduta sopra le fatture.”
“Scusa.” Sposta i fogli e te li passa.
Fingi di immergerti nei calcoli ma la realtà è che la senti e non dovresti. Resta in silenzio ed è strano, ti guarda e alla fine non resiste più e parla per prima. “Io e Daniel usciamo, stasera.”
“Ah.”
“Solo ah? Non devi dirmi altro?”
Ed è allora che capisci che ci sono tante cose che vorresti dirle. Prima di tutto che quel Daniel è un coglione, che lei è tua e che non dovrebbe uscire con nessun altro. Ma è Claire e non puoi e allora “Divertitevi e non fare tardi che domani hai scuola.”
E lei sbuffa e scende dalla scrivania e i fogli cadono per terra e la guardi e il tuo sguardo scende in automatico sul suo sedere e… porca puttana!  Ha solo sedici anni e quei Jeans sono troppo stretti.
E se solo quel Daniel la tocca tu… tu non farei niente perché è Claire.
“Sei un idiota Quil.” Resta girata di schiena mentre parla.
“C… cosa?”
“Ho detto che sei un idiota.” E ora si volta e ti guarda e gesticola con le mani mentre inizia a camminare avanti e indietro per l’ufficio. E parla da sola e la guardi. È bella, bellissima. E continua a sbuffare e poi cammina veloce verso di te.
E non capisci, ti perdi mentre lei è sempre più vicina e ti prende il volto. Ti bacia. Ed è allora che ti ritrovi.
Si sposta veloce e tu quasi cadi dalla sedia. Ed erano le sue labbra. E forse erano quelle che volevi davvero.
Claire fa un altro passo indietro e scuote la testa. “Sei un idiota, un idiota, un idiota. Guarda che mi hai fatto fare. Sei tu l’uomo.”
“Claire…”
“Zitto, stai zitto.”
E ti senti un coglione. E lei continua a camminare e ascolti il suo cuore che batte e non riesci a muoverti. “Adesso io esco con Daniel e non lo so... è che dovevo farlo e basta. Ciao, Quil.”
E finalmente il tuo corpo decide di collaborare. Ti alzi, la raggiungi e lei si morde le labbra e sospira. “Mi spiace che ti sia toccato avere l’imprinting con me.”
Il problema vero è che a te non dispiace e ci hai messo solo quattordici anni per capirlo, ma almeno adesso lo sai.
Non ti spiace averla cullata quando da bambina aveva gli incubi, non ti spiace averle insegnato ad andare in bici senza rotelle, non ti spiace averla portata al centro commerciale a comprare il primo reggiseno e, soprattutto, non ti spiace che sia cresciuta e non ti spiace guardarla ora.
Quil Ateara, sei davvero un coglione!
Claire si tortura le labbra con i denti, cerca di non guardarti e tu allora smetti di pensare a tutto quello che non sia lei, abbassi la testa e le afferri il mento. “A me non dispiace, Claire.”
Finalmente l’hai detto. E vorresti solo dare un enorme calcio nel sedere al lupo che ti ha fatto sentire sbagliato per tutti questi anni. Perché ora la stai baciando, stai baciando Claire e senti il suo sapore, mordi le sue labbra e le tue mani sono sulla sua schiena.
È stata una bambina, è stata una ragazzina, sta diventando donna ed è sempre stata tua o forse è meglio dire che tu sei sempre stato suo.
Se continui a guardarti indietro, non vedrai mai ciò che hai davanti.
Ora l’hai capito, Quil Ateara.
È Claire.  


Angolino autrice.

 Era da un po’ che Quil si agitava nella mia mente e chiedeva di essere preso in considerazione e alla fine è arrivato il suo momento.
Grazie a Layla e Vi che hanno indetto i due contest  a cui questa storia ha partecipato:

 

[Multifandom] Flash Contest – Una citazione per ispirarti  classificandosi terza (grazie ancora per il giudizio)

 

Like a Virgin (every dog has his day) - Multifandom   ( giudizio ancora da definirsi)
Credo di dovervi una piccola spiegazione, questa storia si inserisce nel mio personale universo di Twilight in cui Bella ha scelta Jacob (Una favola non è ), Quil legge Cosmopolitan da quando era ragazzino ('I consigli del Dott. Quil') , e Embry è sposato con Vivian ed ha una bambina (Father's Day)
Grazie a Sandra per la consulenza  e un enorme grazie alle mie Lupe che sono sempre lì per me.
Alla prossima storia con affetto
Noemi

   
 
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