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Autore: Ili91    22/02/2013    5 recensioni
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Sono millecinquecento anni che Merlin aspetta il ritorno di Arthur, ormai non crede più che lui tornerà.
Tratto dalla one-shot:
Merlin pensò che l'espressione più adatta per descrivere la situazione fosse che “aveva bevuto fino ad uccidersi” e, forse, era proprio quella l'intenzione nascosta dietro al suo gesto, se solo fosse stato possibile. Ma sapeva che non sarebbe accaduto, qualsiasi cosa avesse provato a fare per riuscirci.
Si lasciò scivolare addosso gli sguardi della gente che passava, non gliene importava nulla, non gli importava più di niente.

La one-shot ha partecipato al "Flash Contest - una citazione per ispirarti", indetto da Layla84 sul forum di Efp e ha vinto il premio Lacrima.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino | Coppie: Merlino/Artù
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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I want just to stop breathing - capitolo unico Titolo: I want just to stop breathing
Personaggi: Merlin, Arthur
Pairing: Merthur (implicita e interpretabile in più modi)
Rating: Giallo
Genere: Sentimentale, Triste, Introspettivo
Note e avvertimenti:
- Spoiler season 5
- OOC, ma funzionale alla trama e spero giustificato dalla stessa
- Contenuti forti (?) (qualche lieve, lieve riferimento al suicidio, anche se più che altro depressione e poca voglia di vivere)
Note dell'autrice:
- N. parole: 1631
- Post 5x13
- Frase scelta: 12) Accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere se stesso.
- Ho visto il prompt e ho pensato a questo, anche perché l'espressione di old-Merlin non è che fosse il massimo dell'allegria (e ci credo, sono millecinquecento anni che aspetta quell'idiota di Arthur!).
- C'è una piccola, minuscola battuta che ho lasciato in inglese, perché non potevo proprio metterla in italiano: “once and future king”.
- Questa OS ha partecipato al "Flash Contest, una citazione per ispirarti", indetto da Layla84 e posizionandosi in settima posizione, vincendo inoltre il premio Lacrima. (In fondo il giudizio che ha ricevuto)  



I want just to stop breathing

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Arthur rispondeva sempre meno agli stimoli: più il tempo passava, più a Merlin capitava di dover attendere per ottenere una risposta.
Gli stava scivolando via e Merlin non sapeva come fare per trattenerlo.
«Arthur? Arthur?» chiamò ripetutamente.

Merlin aprì gli occhi improvvisamente – troppo improvvisamente – e subito li richiuse, quando la luce del giorno ferì le sue pupille e una fitta alla testa lo colpì.
Aspettò qualche istante e ci riprovò, più piano, questa volta.
Si sollevò leggermente, aiutandosi con i gomiti, anche se il dolore alla testa continuava a torturarlo e non accennava a calmarsi.
Si guardò intorno e non vide che alberi, monumenti e panchine. Riconobbe di trovarsi in un parco pubblico, steso su una panchina, anche se non ricordava come ci fosse arrivato.
In realtà, non sapeva nemmeno che giorno fosse, solo che non gli importava nulla di conoscere questi dettagli insignificanti.
Era estate e la mattina sembrava essere piuttosto calda – non aveva idea neanche dell'ora, riconobbe -, ma Merlin si sentiva abbastanza infreddolito e istintivamente incrociò le braccia al petto e piegò le gambe fino a farle scontrare con le braccia.
Passare la notte fuori non gli aveva certamente fatto bene.
Mentre si abituava alla temperatura esterna, fece scorrere lo sguardo lungo il parco, soffermandosi sulle persone che vedeva passare. Qualcuna di esse si girò a guardarlo e Merlin non aveva bisogno di saper leggere nel pensiero per capire cosa stessero pensando, lo comprese dagli sguardi di disapprovazione che riceveva.
Era un ragazzo giovane – all'apparenza -, che aveva trascorso la notte fuori, su una panchina al parco, non si lavava da giorni, aveva i capelli scompigliati e i vestiti sporchi, mentre intorno a sé giacevano bottiglie vuote.
Merlin pensò che l'espressione più adatta per descrivere la situazione fosse che “aveva bevuto fino ad uccidersi” e, forse, era proprio quella l'intenzione nascosta dietro al suo gesto, se solo fosse stato possibile. Ma sapeva che non sarebbe accaduto, qualsiasi cosa avesse provato a fare per riuscirci.
Si lasciò scivolare addosso gli sguardi della gente che passava, non gliene importava nulla, non gli importava più di niente.
Scoppiò a ridere, all'improvviso, senza una ragione ben precisa e senza divertimento alcuno. Com'era nata, la risata si spense e si trasformò in qualcos'altro: un pianto convulso e con singhiozzi rumorosi, che gli colorò il viso di rosso e gli fece scorrere lacrime lungo le guance.
Era immortale e solo, non gli era rimasto niente, non aveva più uno scopo.
Anzi, si corresse, uno scopo ce l'aveva in effetti, qualcosa a cui si aggrappava da...
Quanti anni erano passati? Più di mille, meno di duemila, era da parecchio che aveva smesso di contarli. L'unica cosa che aveva continuato a fare, invece, senza mai demordere, era aspettare.
Il suo ritorno.
Ultimamente, però, quell'ultima, piccola cosa a cui si aggrappava da tempo gli stava scivolando via. Aveva creduto, aveva continuato a sperare che Arthur sarebbe tornato da lui, finalmente, ma non era mai accaduto.
Il drago glielo aveva promesso, ma gli aveva anche promesso che Arthur sarebbe diventato il re che avrebbe regnato su Albion, che avrebbe riportato la magia, ma nulla di tutto questo si era avverato.
Ormai non credeva più che lui sarebbe tornato.
Once and future king, recitò nella sua mente, ma gli sembrava impossibile che il mondo avesse bisogno di un re, ora come ora, non in quei tempi moderni. No, l'unico ad aver davvero bisogno di Arthur era proprio Merlin, perché lui era a pezzi e non gli importava più di nulla.
Avrebbe voluto solo smettere di respirare.

Arthur aprì gli occhi e lo fissò per un momento come se non lo vedesse, poi i suoi occhi riacquistarono lucidità. «Sì, dimmi?»
Merlin gli posò una mano sulla guancia. «Resistete ancora un po', siamo quasi arrivati, poi potrete riposarvi» gli disse dolcemente e sorrise, anche se dentro si sentiva morire.

Non sapeva quanto tempo fosse rimasto lì, immobile, prima di riscuotersi e asciugarsi gli occhi umidi. Spostò le gambe dalla panchina e le posò sul terreno, finendo per urtare le bottiglie ai suoi piedi. Una di esse si rovesciò e Merlin notò che non era ancora vuota. La prese prima che l'alcool si rovesciasse sul terreno e inghiottì il contenuto d'un fiato.
Non si era ancora ripreso dalla precedente sbornia, ma non gli importava, avrebbe voluto solo smettere di pensare, di sentire alcunché.
Merlin avrebbe voluto così tanto dimenticare Arthur, perché la sofferenza per quei secoli d'attesa non riusciva più a sopportarla.  
Nel corso degli anni, aveva provato a vivere, a non sviluppare la sua esistenza tutta attorno all'attesa, ma aveva funzionato solo per brevi periodi, perché non era facile essere l'unica persona al mondo a non andare avanti.
Dopo la morte di Arthur, aveva vagato per il mondo, continuando ad esercitare le sue arti magiche in segreto, come aveva sempre fatto.
Non era riuscito a rimettere piede a Camelot, non era più il suo posto. Dopo alcuni decenni, quando era stato già troppo tardi per cambiare idea, si era pentito di quella sua scelta, che gli aveva impedito di rivedere le persone a cui era più affezionato, salvo poi considerarla quella giusta. Almeno non aveva dovuto assistere all'invecchiamento e alla morte di tali persone davanti ai propri occhi.
Quella condanna causata dall'immortalità era qualcosa con cui doveva fare i conti tutti i giorni.
Questo era anche il motivo per cui aveva smesso di stringere legami con chicchessia.
Stare in solitudine lo faceva sentire meglio. Non doveva più preoccuparsi per nessuno, non doveva tenere a qualcuno per poi, inevitabilmente, perderlo.
Merlin lasciò cadere la bottiglia sul terreno e controllò le altre per accertarsi che non fosse rimasta qualche goccia da bere. Fece una smorfia, quando apprese che l'alcool era finito e avrebbe dovuto spostarsi da lì se voleva procurarsene dell'altro.
Si alzò in piedi e barcollò un po', ma riprese in fretta l'equilibrio.
Aveva la mente un po' annebbiata – anche se non abbastanza -, ma gli sembrava ci fosse un supermercato vicino al parco, dove avrebbe potuto procurarsi quello che gli serviva.
Attraversò il parco a testa bassa, camminando piano ed evitando un contatto diretto con i raggi del sole, che lo infastidivano.
Quando entrò nel supermercato, pensò che doveva essere più presto di quanto avesse immaginato, visto che esso aveva aperto da poco e c'erano pochi clienti.
Passò davanti ai vari scaffali senza degnarli di un grande interesse, se non fosse che il suo stomaco scelse quel momento per farsi sentire e ricordargli che doveva anche mangiare, di tanto in tanto.
Non che potesse morire di fame, questo no, ma la sofferenza per uno stomaco vuoto, il bisogno di sfamarsi, continuava a provarli.
Prese un sacchetto di quel cibo moderno importato dall'America – le patate -, un po' di pane e altro cibo spazzatura vario, poi si dedicò al vero motivo della sua presenza in quel posto.
Bere per dimenticare, se solo fosse stato vero.
Un incantesimo sarebbe stato molto più utile ed efficace, ma non ne esisteva uno che potesse auto-imporsi, per ottenere ciò che voleva.
Aveva cercato in decine e decine di volumi di magia, consultato maghi – era sempre più difficile trovarne uno vero -, ma ne aveva ricavato solo un'altra delusione.
Forse era anche per questo che si era lasciato andare in quel modo.
Prese le bottiglie dal reparto e in pochi minuti fu fuori dal supermercato, con i suoi acquisti dentro un sacchetto stretto tra le sue braccia.
Non ritornò al parco, proseguì nella direzione opposta, camminando sul marciapiede, senza una meta precisa.
Dopo alcuni metri, prese una delle bottiglie dal sacchetto e tolse il tappo con un incantesimo. Non gli importava che qualcuno potesse vederlo, nel ventunesimo secolo quasi nessuno credeva alla magia, chiunque avrebbe pensato ad una più razionale spiegazione, per quanto errata potesse essere.
Certo, di quei tempi i maghi e le streghe non erano più perseguitati come nel Medioevo, ma quanto poteva valere quel miglioramento di fronte al fatto che ora era difficile trovare qualcuno che credesse all'esistenza della magia?
Raggiunse un ponte che attraversava il fiume situato nel centro della città. Scavalcò il muro in pietra che delimitava il ponte e si sedette su di esso, con i piedi che penzolavano sopra la distesa d'acqua.
Merlin posò il sacchetto al suo fianco e spostò lo sguardo verso l'orizzonte.
Il sole si faceva via via più alto e illuminava e scaldava tutta la città su cui stanziava Merlin in quell'ultimo periodo.
Viaggiava spesso, spostandosi da un posto all'altro e senza mettere radici da nessuna parte. Non capiva perché continuasse a sopravvivere. A cosa serviva essere un mago molto potente – il più potente, a dette delle leggende errate che circolavano su di lui -, se il suo scopo nella vita non esisteva da più di un millennio e non era nemmeno ritornato?
A volte pensava che la sua fosse una sorta di punizione, per non essere stato abbastanza, quando si era reso necessario.
Se quello era il prezzo da pagare per il suo fallimento, forse lo meritava, ma ciò non toglieva che era doloroso e lo stava distruggendo.
Sollevò le gambe e le avvolse con le braccia, nascondendo poi il viso contro di esse.
Il giorno era ancora lungo e, quando fosse finito, ne sarebbe seguito un altro, uguale al precedente. Perché Arthur gli mancava in un modo che non era possibile quantificare a parole e non c'era nulla che potesse fare per cambiare la situazione.

«Grazie» disse Arthur.
Merlin aveva sperato spesso che quella parola gli venisse rivolta, che fosse riconosciuta la sua utilità, ma non così.
Se dovevano essere le ultime parole di Arthur per lui, allora non gli importava nulla dei ringraziamenti, voleva solo il suo re, con tutta la sua asineria e il suo pessimo carattere.
Arthur gli rivolse un ultimo sguardo, chiuse gli occhi e smise di respirare.
Il mondo di Merlin si fermò improvvisamente.


Spazio Autrice: Okay, penso che possa benissimo classificarsi tra la fanfiction più triste che abbia mai scritto, senza uno straccio di speranza o felicità. Purtroppo, questo potrebbe essere un futuro possibile per Merlin, se Arthur non tornasse.
Spero vi sia piaciuta.
Ilaria

Settima Classificata 
“I want just stop breathing” di Ili91 con 43,16 punti 

Grammatica e Ortografia: 9,66/10
Non ho trovato errori ortografici né refusi di sorta. Anche la punteggiatura è ben usata, ti segnalo però che in diversi punti della storia alcune frasi sono state aperte con i trattini lunghi (“–“) e chiuse con quelli corti (“-“). 
Di solito se si usano i trattini lunghi è richiesto sia lo spazio prima che dopo di essi (così come hai fatto tu), per il trattino corto invece non è previsto lo spazio subito successivo all’apertura e lo spazio prima della chiusura della frase. Esempio: tu scrivi: “ – all’apparenza -“, ma il modo corretto di usare i trattini è: “– all’apparenza –“ o “-all’apparenza-“.
Per il resto il testo è ben scritto e curato, c’è solo una frase che non torna, questa:
“Aveva creduto, aveva continuato a sperare che lui sarebbe tornato da Merlin, finalmente, ma non era mai accaduto.”
In questa frase, visto che parli dal punto di vista di Merlin, sarebbe stato corretto inserire qualcosa come “[…] che Arthur sarebbe tornato da lui, finalmente, […]”.

Stile e Originalità: 7/10
La tua storia è originale, non c‘è dubbio. Il Merlin che ci presenti è un uomo distrutto, che combatte ogni giorno con ricordi che lo dilaniano, che cerca rifugio nell’alcool, non trovandolo.
È una storia difficile, che vede il futuro di Merlin da un punto di vista che non avevo mai letto, quindi sull’originalità ci siamo.
Ciò che fa abbassare il punteggio è lo stile. Non mi fraintendere, la storia è scritta in un ottimo italiano e non hai fatto errori di sorta, ma soprattutto nella prima parte, ho avuto la sensazione che non scorresse come avrebbe dovuto. Ci sono frasi, passaggi, che da lettore mi hanno fatto rallentare la lettura, che non scorre come dovrebbe. Ho come la sensazione – magari infondata – che su alcuni periodi tu abbia rimesso mano più volte, perché alcuni passaggi sembrano discostarsi troppo gli uni dagli altri, a livello proprio di stile o intenzione.
Infine, il finale chiuso con quel ricordo lo apprezzo, ma non ho ben capito la chiusura di Merlin nel presente. Ok, abbiamo capito che si sente perso, senza Arthur, ma sembra manchi qualcosa, che dia il senso a tutta la storia. Come se il finale fosse troncato su qualcosa che invece sarebbe potuto continuare.

IC dei personaggi: 8,5/10
Merlin è quasi del tutto IC. Quasi, perché il Merlin che abbiamo conosciuto, nonostante il dolore, la solitudine e i sensi di colpa non avrebbe mai perso la speranza in Arthur, cosa che invece il Merlin della tua storia fa perché, fondamentalmente, è sicuro che il suo re ormai non tornerà più.
Non ce lo vedo del tutto il Merlin del telefilm, in questa tua versione, soprattutto per quanto riguarda il lieve accenno al suicidio, perché se esistesse anche una sola possibilità di poter rivedere Arthur, io credo che Merlin nonostante tutto, lo attenderebbe in eterno.
Però sì, hai reso bene la sua disperazione, il suo sentirsi smarrito e solo, senza nessuno al mondo. Il suo disinteresse ormai per tutto, come per se stesso, lo trovo molto IC. 

Utilizzo citazione: 10/10
C’è poco da dire su questa voce, hai usato il senso della citazione in maniera perfetta, è il concetto su cui si basa l’intera storia e lo hai adattato benissimo alla situazione di Merlin. È esattamente quello che richiedeva il contest. Brava! Peccato che tu non abbia inserito la citazione nella trama, per il punto bonus. 

Giudizio personale: 8/10
Su questa voce ho un po’ di difficoltà, perché la fic mi è piaciuta, è uno scorcio interessante e amaro sulla vita di Merlin, in attesa, ma per quello che ti ho già accennato nelle varie voci riguardo alla non totale scorrevolezza della storia non posso dire che mi sia piaciuta totalmente, soprattutto per quanto riguarda il finale. Ho apprezzato molto il tuo modo di descrivere l’amarezza, la solitudine e la disperazione di Merlin che si sente perso senza Arthur. Dall’altro lato però devo dire che, quando sono arrivata alla fine il mio primo pensiero è stata “E quindi?” perché la storia mi ha lasciato con la sensazione che ci fosse ancora qualcosa di non detto, che mancasse un finale che desse un senso allo scorcio che ci hai presentato. Ovviamente è solo una mia impressione, ed in ogni caso è stata una storia piacevole da leggere, e che ho apprezzato. Grazie di aver partecipato al contest!

Premio Lacrima - "I want just stop breathing" di Ili91
Il dolore di Merlin arriva dritto al cuore. La sua solitudine, la sua disperazione, sono raccontati in maniera realistica, vivida e soprattutto molto umana e ciò non può non toccare il lettore. Non posso non dare il Premio Lacrima a questa storia. Complimenti. 
   
 
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