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Autore: Paramour_    22/02/2013    2 recensioni
[Bomb Girls]
[20th Century!AU]
Erano in classi diverse. Kate era in IV D, primo piano, mentre Betty in IV F, terzo piano.
Di solito durante l’intervallo s’incontravano al secondo piano davanti alla classe di Gladys Witham, III C. Non era facile farsi bastare i quindici minuti scarsi tra una lezione e l’altra, ma ci provavano.

Tutto il personale della Victory Munitions è stato trasportato nel liceo classico statale Vittoria Munni. La storia segue fondamentalmente la trama del telefilm. tw: abuso fisico e psicologico
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Capitolo 1: The Piano knows something I don't know

She’s the smoke, she’s dancing fancy pirouettes
Swan diving off of the deep end of my tragic cigarette
She’s steam laughing on the window panes
The never-ending swaying haze

 

Mollemente appoggiata al cancello della scuola, Betty McRae, diciassette anni, corti capelli biondi e un viso che più volte era stato definito più caratteristico che aggraziato, osservava. Il campanile della città suonò le sette e mezzo. La ragazza, con fluidi movimenti rodati dall’abitudine, tirò fuori un pacchetto di sigarette e un accendino dalla tasca, e se ne accese una. Sentì il sapore acre del fumo scendergli giù per la gola, scaldandogli il corpo. Dopo aver trattenuto il fiato per qualche secondo, lasciò andare uno sbuffo di fumo che salì nel cielo con aggraziate piroette.

Eccola.

Kate Andrews, trasferita alla sua scuola all’inizio dell’ultimo anno scolastico. Occhi azzurri che spiccavano su un viso allungato, enormi pozze di azzurro cielo. Capelli a metà tra il rosso e il bruno che scendevano morbidi lungo le spalle. La sua andatura era, come al solito, esitante, timida. Guardava con i suoi giganteschi occhi il mondo circostante e sembrava pregarlo di non toccarla, di non farle del male. A Betty sembrava che un soffio di vento avrebbe potuto piegarla. Ma non distruggerla. Avrebbe assecondato con timore la volontà della brezza, per poi rimettersi in piedi.

Emise un altro sbuffo di fumo. Sono qui, pensò con tutta l’intensità di cui era capace, come se un semplice pensiero potesse viaggiare da una mente all’altra grazie alla volontà. Guardami, sono qui.

Finalmente Kate sembrò accorgersi della sua presenza. Con un gran sorriso che si fece strada sul volto pallido, agitò la mano in segno di saluto, avvicinandosi a lei.

Betty non poté impedire alla felicità di farsi largo sul suo viso, distendendole le labbra in un sorriso rilassato.

«Ehi.» mormorò quando fu abbastanza vicina, facendole un lieve cenno con la testa in segno di saluto. Inspirò ancora.

«Ti fa male.» disse l’altra per tutta risposta, il viso che da radioso si trasformava in deluso.

Betty alzò finalmente lo sguardo, confusa. In due, tre mesi, Kate non aveva mai fatto storie sulla sua abitudine di fumare.

«E avevi bisogno di due mesi per dirlo?» chiese di getto, senza riuscire a fermarsi.

Il sangue colorò lievemente il viso dell’altra, rendendo i suoi occhi ancora più... azzurri.

«Già...» mormorò, abbassando lo sguardo ai piedi.

Va bene.

«Va bene.»

Kate vide un mozzicone di sigaretta entrare nella sua visuale, per poi essere spento da una converse verde mela.

«Soddisfatta?» chiese Betty, con un pizzico d’ironia.

«Certo!» esclamò l’altra, abbracciandola di getto per poi ritrarsi subito, imbarazzata.

Betty la abbracciò.

 

~

 

Erano in classi diverse. Kate era in IV D, primo piano, mentre Betty in IV F, terzo piano.

Di solito durante l’intervallo s’incontravano al secondo piano davanti alla classe di Gladys Witham, III C. Non era facile farsi bastare i quindici minuti scarsi tra una lezione e l’altra, ma ci provavano.

Conosceva Gladys da quando aveva dodici anni. All’epoca la piccola Lady Witham ne aveva dieci (era un anno avanti). I signori McRae avevano deciso che fosse opportuno che Betty avesse degli amici femmina, dopo aver passato la prima infanzia in compagnia di sette fratelli maschi.

«Ti dico che la Corbett ha preso di mira Moretti.».

Betty non capiva perché Gladys se la prendesse tanto. La donna non aveva messo sotto torchio il suo fidanzatino, James, IV D. Era semplicemente Marco Moretti, IV C. Inutile, innocuo, spiritoso e sensibile all’occorrenza di qualsiasi essere che respirasse dotato di seno. Dalla seconda in su, aggiunse sconsolata.

«E anche se fosse, principessa?»

La vide indispettirsi all’uso del soprannome. Non era certo colpa sua se la sua famiglia era la più potente da quelle parti. Banchieri. E pure disonesti. Betty lo sapeva perché sua cugina, Vera, non aveva potuto sfruttare l’assicurazione per pagarsi una plastica dopo un terribile incidente in motorino, rimanendo sfregiata a vita. Io glielo dicevo di mettersi il casco.

«E anche se fosse, McRae, dovremmo dirlo al preside.»

«Non sono fatti miei.» fece con un’alzata di spalle.

«Ecco Kate. Vedrai che lei sarà d’accordo con me.»

Betty sospirò. Ovviamente sarebbe stata d’accordo con lei. Nonostante Kate tendesse a essere estremamente timida, aveva uno spirito intraprendente che emergeva soprattutto se qualcuno si trovava in difficoltà. E, in misura minore, quando era in compagnia di Gladys.

«D’accordo su cosa?» chiese, infatti, incuriosita.

«La Corbett sostiene che Marco abbia delle riviste porno dell’armadietto.»

Betty vide gli occhi di Kate spalancarsi, scandalizzata. Aveva ricevuto una rigida educazione cristiana e quindi era turbata facilmente da questo genere di cose. In più la sua famiglia era parecchio tradizionalista, a quanto aveva capito. Kate non ne parlava spesso, ma c’erano piccole cose che non sfuggivano a un osservatore attento. Come non indossasse mai jeans o qualsiasi altro tipo di pantaloni e solo vestiti lunghi almeno fino alle ginocchia. Come non si truccasse (non che Betty lo facesse in modo esagerato, giusto un filo di matita). Come prima di pronunciare, durante le lezioni, il nome di un morto trattenesse per un attimo il respiro, impercettibilmente. Come mormorasse un “Padre Nostro” prima di ogni pasto. Kate sembrava appartenere a un altro secolo, e Betty ne era affascinata.

«Non è vero, ovviamente.» fu riportata bruscamente alla realtà dalla voce secca di Gladys che cercava di riscuotere Kate da un isolamento scandalizzato di uno o due secondi. Pregò che Kate non si facesse trascinare ancora una volta dalla sindrome dell’eroe della ricca ragazza, perché altrimenti avrebbe dovuto entrarci anche lei.

«Dobbiamo aiutarlo.»

«Magnifico... » mormorò Betty, alzando gli occhi al cielo. «Non mi metterò nei guai per Moretti.»

«Ma, Betty... se è innocente dobbiamo aiutarlo.»

«Kate... »

Gladys le rivolse uno sguardo compiaciuto, a cui Betty rispose con un sospiro. Sapeva, la dannata, sapeva. Sapeva che Betty non avrebbe mai potuto rifiutare niente a Kate, non quando la guardava con quello sguardo limpido e chiaro, pieno di giustizia e indignazione. Sapeva, e non esitava a sfruttarlo a suo vantaggio.

«E sia. » acconsentì.

 

~

 

Erano davvero un trio improbabile, rifletté Betty quella sera, mentre faceva scorrere pigramente la pagina Facebook di Gladys sul computer. La sua immagine di copertina risaliva a poche settimane fa e ritraeva Gladys e Kate che tenevano in mano, trionfanti, i biglietti appena acquistati per il concerto dei Mumford & Sons che si sarebbe tenuto da lì a qualche mese. La foto era stata scattata da Betty con la Canon ultimo modello di Lady Witham, ed era notevolmente inferiore, per messa a fuoco e altre cose tecniche che non riusciva a identificare, alle altre sul suo profilo. Gli album avevano tutti nomi terribili, secondo Betty, cose del tipo “let the sunshine in” or “live and let love”. Cliccò con una lieve ansia sull'ultimo gruppo di foto pubblicate, “my funny valentine”, in occasione dei preparativi per San Valentino nella scuola. La maggioranza degli scatti avevano per soggetto sdolcinate frasi d'amore scarabocchiate su fogli colorati, ma a Gladys aveva inserito anche foto dei suoi compagni di scuola. Il suo occhi venne catturato da un'immagine quasi in fondo alla schermata, in cui risaltavano una chioma rossa e una bionda. Sentì un tuffo al cuore e si affrettò a portare il mouse sulla miniatura.

Accettiamo l'amore che crediamo di meritare.”, recitava la didascalia.

Male, male, male. Gladys, che cazzo hai fatto., pensò Betty mentre i suoi occhi processavano l'immagine in tutta la sua catastrofe.

La foto in questione ritraeva Betty e Kate, di spalle, sedute sul muretto che caratterizzava l'uscita scolastica. Le loro teste erano estremamente vicine: di Betty si intravedeva il profilo mentre osservava Kate, mentre l'altra ragazza guardava in avanti. Le loro mani erano allacciate.

Cazzo.

I suoi occhi scorsero febbrilmente lo schermo alla ricerca del nome di Gladys, sperando che fosse in linea.

 

Betty McRae, 19:42

gladys

gladys

gladys è piuttosto urgente

 

Betty McRae, 19:43

gladys

lady witham muovi il culo

 

Gladys Witham, 19:52

cosa vuoi betty?

stavo mangiando

 

Betty McRae, 19:52

hai messo una foto con me e kate

dovresti toglierla

per favore?

 

Gladys Witham, 19:53

non puoi nasconderlo per sempre, betty

prima o poi dovrai dirglielo

 

Betty McRae, 19:53

non sta a te decidere

   
 
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