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Autore: Crypto    22/02/2013    7 recensioni
Lloyd, un uomo che si sente stanco di affrontare la vita.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nei certificati di nascita è scritto dove e quando un uomo viene al mondo, ma non vi è specificato il motivo e lo scopo.
Anton Čechov






La solita canzone.
Stare agli ordini del capo che sbraita sempre, eseguire i comandi, ritornare di fronte al capo, assorbire nuovi ordini, andare, ritornare. “Muovi il culo e va’ a prendere questo. E quello. E quell’altro.”, la formula che sempre esce dalla bocca del mio capo, incarnazione del demonio. Questa vita mi stanca, eccome se mi stanca! Ogni sera arrivo a casa sconfitto, purtroppo; una vita dura, sottostare ai comandi di uno zotico orripilante, tutto per guadagnarmi qualcosa da vivere. Diciotto ore al giorno tra lavoro, badare alla mamma e al papà –entrambi in ospedale-, portare a termine le varie urgenze. Per 350 euro al mese.
E dov’è la vita?
e io quando avrò il tempo per vivere?
In un paese devastato dalla crisi, dovrei ritenermi fortunato ad avere ancora un impiego. Sui monitor dei computer sfilano incessantemente dati, indagini condotte per spiaccicare in faccia ad ognuno la realtà. Milioni di disoccupati, un numero vertiginoso, spaventoso, orribile. Milioni di disoccupati, giovani, mezzani, che si trovano sull’orlo della disperazione; trovano un’unica soluzione: la morte. Il suicidio o l’avvelenamento. Perché non tentare, anch’io? Che senso ha vivere, se poi si è sopraffatti dalla disperazione, dal dolore, dallo sconforto?
Ha un senso?
Bè, una strada forse c’è, per uscire da questo labirinto.
Ma qual è?



“Lloyd, muovi quel culo e va’ a prendere quel pacco lì, vicino a quella porta!”, urlò quel gorilla del capo, puntando il dito verso una parte dell’enorme stanza.
“Signorsìssignore!”, dissi senza replicare. Avanzai velocemente e presi tra le mie mani quella scatola, un tantino pesante. Ritornai e la depositai sul tavolo. “Ecco a lei, signore.”
Bartleroof fece una smorfia e mi voltò le spalle. Un grazie no,eh?, pensai. Che cuore di pietra, quel demone! No, cuore è dir troppo.



“Lloyd, muovi quel culo che ti ritrovi e va’ ad avvisare Ralph che il suo turno oggi finisce alle 17:00, su!”, mi gridò come una bestia, quella bestia del capo.
“Signorsìssignore!”, dissi senza replicare. Sottostetti agli ordini, andai da quel dipendente e ritornai dallo zoticone. “Avvisato, signore.”
Bartleroof fece una smorfia e mi voltò le spalle.
Un burattino, ecco come mi sento ogni giorno. Come Pinocchio nelle mani di Mangiafuoco.
Perché non alza il culo quel figlio di ******* di Bartleroof?



“Lloyd, muovi quel culo e va’ a ritirare quella cassa lì, veloce!”, sbraitò Bartleroof.
“Invece di sputare ovunque ordini, muovi tu quel culo che ti ritrovi e va’ a fare quello che cavolo vuoi! Sono stufo di prendere ordini! Allontanati dagli agi e prendi il mio posto, brutto zotico!”, gli risposi disintegrando un enorme peso che stava schiacciandomi il cuore.
Quarantatré anni, io. Dieci anni a sottostare a quegli ordini.
Tutto per badare ai dolori dei miei genitori, per riuscire a sopravvivere, per riuscire a sopraffare la sete e la fame.



Andai in ospedale, tutto tremante: la timidezza scoperchia brutte carte.
Mi venne incontro il medico. “Signore, devo darle un annuncio. Mi dispiace molto, il signor Creys e sua moglie purtroppo non ce l’hanno fatta.”, disse.
Il castello di carte, la mia vita, venne colpita da un pallone, che distrusse quel complesso costruito dalla fatica e dal sacrificio.
Non riuscii ad entrare nella stanza dove stavano i miei genitori, morti.
Viltà.



Tornai di corsa a casa. Quinto piano. Sfondai la porta, aprii la finestra, salii e guardai in basso.
Vertigine.
Un altro pover’uomo l’indomani avrebbe trovato un’occupazione da quel demonio. Povero, non riesco ad immaginare che vita condurrà.
Volsi nuovamente gli occhi in basso e mi munii di coraggio. Avrei raggiunto i miei genitori, che consolazione. O no? Quelli che decidono di uccidersi, si dice, andranno all’Inferno.
Massì, l’inferno l’ho già vissuto e non sarà una novità quel posto.
Presi un profondo respiro e mi gettai dalla finestra. Quinto piano.
Che senso ha vivere, se poi si è sopraffatti dalla disperazione, dal dolore, dallo sconforto?
Ha un senso?
Bè, una strada forse c’è, per uscire da questo labirinto.
Ma qual è?







Salve a tutti. Eccomi di nuovo con una one short. L’ho scritta velocemente, quindi molto probabilmente non ho ponderato ogni singola parola, come sempre. Idee che vengono, e le scrivo. Accetterò ogni critica, se ci saranno. Aspetto le vostre opinioni.
Spero di esser riuscito a comunicare qualcosa, non è il mio forte!
Vabbè, a presto.

  
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