Hey Angela, come stai?
E' da tanto che non ti ho più scritto dopo quello che è successo. E' trascorso poco più di un anno e anche se in circostanze poco piacevoli quel 22 Aprile 2010 ci siamo conosciute.
Io ero in ospedale con i miei genitori per un malore, dopo vari accertamenti mi fecero ricoverare. Ero impaurita non sapendo a cosa andassi incontro , entrai nella stanza che mi era stata assegnata e per la prima volta vidi te. Subito notai i tuoi splendidi occhi neri come il petrolio ma allo stesso tempo pieni di luce. Non potrò mai dimenticare il tuo parlare sempre in francese, l'amore per i fiori, i soprannomi che mi davi, i nostri discorsi sulla luna, le stelle e su di lui. Lui era ciò che accompagnava le nostre giornate i nostri pomeriggi lunghi in cui mi parlavi sempre di lui e di quanto fosse unico, mi leggevi sempre dalla tua vecchia e giallastra raccolta le sue più famose storie e citazioni, tra le quali c'era questa che ti sto per scrivere, quella che mi affascinava di più:
"Fantasticare infaticabilmente per lunghe ore con l'attenzione fissa su qualche frivolo fregio marginale, o su qualche anomalia tipografica di un libro; incantarmi durante quasi un'intera giornata estiva nello studio di un'ombra insolita cadente di sghimbescio sulla tappezzeria o sull'uscio; perdermi per notti intere a contemplare la ferma fiamma di una lampada, o le braci del camino; sognare per giorni e giorni intorno al profumo di un fiore; ripetere monotonamente parole comuni sinché il loro suono, a forza di essere ripetuto, cessava di rappresentare alla mente un'idea purchessia; perdere ogni sensazione di movimento o di esistenza fisica, grazie a una totale rilassatezza del corpo mantenuta a lungo e ostinatamente; queste tra le tante erano le più comuni e meno perniciose divagazioni prodotte da uno stato delle mie facoltà mentali non ancora in verità del tutto ineguagliato, ma che certo sfidava una qualunque possibile analisi o spiegazione."E' stato fondamentale, ci ha fatto compagnia fino all'ultimo giorno, Edgar Allan Poe.
Inizialmente pensavo che quelle parole non avessero un senso ben preciso, come era tuo solito esprimerti, ma lo avevano eccome un senso, e me ne accorsi appena i medici mi dissero che la sala operatoria mi stava aspettando.
Dopo il mio intervento nonostante le mie crisi, e le trasfusioni tutto tornò come prima; quando una sera ti vidi tutta sola a guardare il cielo. C'era la luna piena, era stupenda, ma ciò che mi colpì furono le tue parole:<< Voglio volare via, via con le stelle. >>