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Autore: lalledy    09/09/2007    11 recensioni
Questa ff nasce in un giorno come un altro, appena dopo la conversazione avuta con un bambino nell'ospedale. Il suo cartone preferito è Naruto e il personaggio che più gli piace è Gaara che pultroppo è molto simile a lui per la solitudine. Spero di aver reso al meno un minimo di cosa vuol dire essere soli. Ogni commento sarà ben accetto, grazie.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sabaku no Gaara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Forse un giorno scoprirò cos’è l’amore.
Forse un giorno mi sveglierò e vicino a me ci sarà una persona che sorride.
Una.
Non pretendo molto.
E non pretendo neanche che mi voglia bene.
Vorrei solo che al mio passaggio non tremasse.
Non si nascondesse.
Non bisbigliasse il mio nome con pauroso disprezzo.
Paura.
Incuto solo paura.
Alcuni dicono che l’atteggiamento degli altri dipende da come ti poni tu per primo.
Io non mi sono mai posto in alcun modo.
Gli altri hanno scelto per me.
Sono nato solo.
Ho sempre vissuto da solo.
Ho sempre imparato da solo. Mi sono sempre difeso da solo.
Le persone a cui volevo bene, a cui ho provato a volere bene, mi hanno sempre fatto soffrire.
La mia vita è una sofferenza.
Sarà per questo che uccido.
Se non sono felice io, nessuno deve esserlo.
E poi uccidere è così semplice.
Se l’hai fatto una volta, puoi farlo mille altre volte ancora.
Basta poco.
Quante persone, con una sola parola, ho portato al suicidio.
Impazzite. Fuori di senno.
Come me.
Non c’è logica nella mia pazzia.
Gli assassini hanno sempre una logica.
Pazza, ma una logica.
Io non ce l’ho.
A volte uccido per divertimento. Altre volte per noia. Altre volte per non pensare, per dimenticarmi d’essere solo. Qualche secondo per immaginare, sognare che quando mi girerò qualcuno sarà lì a tendermi una mano.
Non ho mai avuto una carezza da nessuno.
Un minimo segno d’affetto.
A volte mi chiedo quanto deve essere bello il sapore di un bacio. Delle braccia morbide che ti tengono stretto-stretto.
Braccia che profumano.
Anche di sudore.
Odore umano.
Non puzza di sabbia.
Perché nessuno mi vuole bene?
Perché, se un Dio esiste, lascia che io soffra in questo modo?
Cosa ho fatto di sbagliato?
Perché mi ha condannato a quest’inferno, per tutta l’esistenza, fin da quando ero bambino.
Forse in un’altra vita ho fatto tante cose sbagliate e adesso vuoi punirmi.
Ma non sei tu il Dio che perdona? Quello che aiuta i deboli?
Dove sei?
Mi hai abbandonato anche tu.
No, non temere.
Cosa vuoi che m’importi.
Ci sono abituato.
Una lacrima calda cerca di attraversare il mio viso.
La sabbia l’ammazza a metà percorso.
Non mi è concesso nemmeno piangere.
Alzo gli occhi verso il cielo.
Piove.
Che tu stia piangendo per me?
Mi piace pensarlo, ma so che è un po’ improbabile.
Un lampo solca il cielo.
Come pensavo: sei solo arrabbiato.
Ma la speranza è l’ultima a morire.
Io la mia l’ho persa per strada.
Con ogni persona che uccido si spacca sempre di più.
Ma a volte, in notti come questa, la sento annidarsi dentro di me.
Non è facile.
La sento farsi spazio tra l’ira e l’odio.
La sento spostare un po’ più a sinistra la delusione, poi, quando si è sistemata bene, mi chiama con un brivido freddo.
In quei momenti sogno.
Sono felice e
stoltamente penso
che forse
un giorno
anche io vivrò il mio sogno.
   
 
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