Storie originali > Soprannaturale > Vampiri
Segui la storia  |      
Autore: Hubris    22/02/2013    1 recensioni
La sua pelle ineccepibile ed evanescente rese la luna orgogliosa di illuminare una tal meraviglia ultraterrena e quando leccò via il sangue ancora fresco rimastogli tra le dita un ghignò concluse quello spettacolo sensuale, mentre il vento si fermò un attimo per restare ad ammirarlo nella sua più grande maestosità.
Genere: Malinconico, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La luna lasciva


Le stava succhiando via ogni goccia di quel nettare purpureo che la rendeva così splendida e dolce, e mentre la vita le stava scivolando via silenziosamente, la ragazza allentava la presa gemendo chetamente.
Ancora un’altra. Le notti di fumo e donne, vino denso e talmente afrodisiaco ad incorniciare quei suoi giorni inesistenti.
La conobbe quella sera stessa, ma ad una creatura impeccabile come lui non occorre altro tempo. La scelse, perché le era parsa un po’ più sveglia, più attenta delle altre ragazze indecenti che si strofinavano ai suoi piedi come gatte in calore. La trascinò verso l’unica stanza libera, profumava di lavanda e qualche candela abbandonata agli angoli rendeva l’atmosfera ingordamente voluttuosa. Si strinsero come se non avessero bisogni di respirare e si baciarono intensamente. Ogni cosa era intensa, in quel momento. Prese la ragazza e la spinse contro la parete congelata. Le strappò via il vestito, perché è così che fanno le creature affamate, pensò. Possedere una giovane fanciulla non era certamente una delle cose che lo rendeva soddisfatto, ma rubare e assaporare quella verginità donava un forte senso di potere. Era il suo padrone mentre sentiva la libidine farsi strada tra le sue membra. E la ragazza ammaliata da quegli occhi grigi e penetranti restò succube ogni istante . Fino a quando le urla acute di piacere divennero urla di dolore.  
Lasciò che il corpo bianco e puro, improvvisamente ringiovanito, cadesse sul pavimento in pietra sicuramente meno vecchio di lui e un tonfo sordo ed eterno diede inizio alla sua ennesima notte di perversioni.  
Il buio aveva ingoiato ogni cosa, le strade parevano districarsi rabbiosamente come a fare un torto a quel cielo così opaco da far star male. Le stelle non desideravano altro se non nascondersi, mentre le nubi poderose pungevano una luna stanca che, partecipe di tutto l’orrore che assale le creature la notte, si lasciava pregare e baciare. 
Chi avrebbe lavorato il mattino seguente, dormiva su paglia racimolata male mentre i figli imploravano ancora un boccone alla madre. C’era chi nelle locande, fra sete, cosce e puzza di piscio, sputava l’odio di una vita imbavagliata dal bisogno di non pensarci troppo. E le cortigiane, talmente brutte e così malconce, ubriache di sesso e fame, sedevano in braccio a coloro che forse avrebbe pagato la loro misera cena anche quella volta.
Per le vie annebbiate, solo il freddo dava conforto a quel silenzio rarefatto e il vento che ogni tanto passava a bussare alle porte e alle finestre di legno scheggiato dagli anni, incorniciava una zingara notte come le altre.
Una piccola smorfia quasi invisibile si dipinse sul suo volto perfetto, nel vedere quel corpo nudo senza vita che toccava i suoi piedi altrettanto perfetti. Con un colpo rapido e insofferente spinse via il cadavere pallido e con le dita pulì il muso della bellissima bestia che era. La stanza era circondata di specchi di ogni grandezza. Pensò alla vanità dei mortali e guardò un ultimo momento quel corpo. “Alla fine, sei solo una puttana come le altre. ” E un macabro cenno del capo sprigionò perfidia.
Lasciò la stanza del castello ancora in festa, un castello che festeggiava indecorosamente la morte di una giovane vergine, probabilmente la più bella fra quelle presenti, e gli occhi e le gote arrossati di quella stupida gentaglia gli trasmetteva ribrezzo. Un’epoca di sfrenate passioni, intrighi e ignoranza assassina.
Il tempo punirà e distruggerà queste creature insulse e indegne di vivere tra codesta natura sempre rigogliosa, bisbigliò.  Quando riuscì a scavalcare tutto quell’ammasso  di carne e pezze maleodoranti e a ritrovarsi finalmente fuori, la luna gli regalò il più bel sorriso. La sua pelle ineccepibile ed evanescente rese la luna orgogliosa di illuminare una tal meraviglia ultraterrena e quando leccò via il sangue ancora fresco rimastogli tra le dita un ghignò concluse quello spettacolo sensuale, mentre il vento si fermò un attimo per restare ad ammirarlo nella sua più grande maestosità.

Il corpo riverso a terra fu colto da un fremito, poi da un fortissimo impulso di gridare. E urlò, sprigionò un dolore straziante che arrivò dritto alle orecchie dell’immortale creatura poco distante dal castello.

Strinse i pugni e tirò un calcio ad una pietra lì davanti a lui. Questa si sbriciolò e nell’aria si intuiva odio, troppo odio.  Il vento allora, ricominciò il suo tormentato viaggio e spazzò via misericordioso quella rabbia pesante. Si voltò in direzione del castello mentre dalla tasca tirò fuori un paletto di legno. “Non un altro. No.” Borbottò aumentando via via il tono di voce, che improvvisamente pareva portare tutta la velenosità presente sulla Terra “ Lurida donna, come ho potuto lasciare che accadesse?” Spinse via una decina di uomini imberrettati e sudaticci e corse alterato verso quella stanza le cui pareti riversavano lussuria e malinconia di quel colore tanto simile al sangue. 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri / Vai alla pagina dell'autore: Hubris