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Autore: Diemmeci    22/02/2013    20 recensioni
Essere la nuova arrivata non era una novità per me.
Il lavoro di mio padre ci aveva costretti a viaggiare molto e non restavamo in un posto per più di due anni. Adesso, dopo aver abbandonato l’America, ci eravamo trasferiti in Inghilterra, precisamente a Bradford.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo.


Essere la nuova arrivata non era una novità per me.
Il lavoro di mio padre ci aveva costretti a viaggiare molto e non restavamo in un posto per più di due anni. Adesso, dopo aver abbandonato l’America, ci eravamo trasferiti in Inghilterra, precisamente a Bradford.
Non mi ero opposta, come tutte le volte, perché sapevo che mio padre non mi avrebbe ascoltata. Era il suo lavoro, non poteva di certo rifiutare una simile offerta.
- Evelyn, scendi immediatamente o vengo a prenderti io con la forza! – Era la voce di mio padre che mi chiamava dal piano inferiore.
Sbuffai, scendendo le scale per andare in cucina. Mi sedetti su una sedia e, senza dire una parola, misi sotto i denti la prima cosa che mi capitò sott’occhio.
- Hai intenzione di rimanere in silenzio tutto il tempo? – Mio padre odiava il fatto che restassi in silenzio durante la colazione.
- Cosa vorresti che dicessi?
Sbuffò, scuotendo il capo. – Hai tutto il necessario per la scuola?
Annuii. – Libri, quaderni e un cervello. – Scherzai.
- Farai tardi, è meglio se vai. – Mi ordinò, non facendo caso alla mia battuta.
Mi alzai da tavola, afferrai lo zaino che si trovava all’entrata ed uscii di casa senza salutare.
La scuola era a pochi isolati, anche se non sapevo precisamente dove. Avevo una mappa della città, ma se l’avessi usata mi sarei sentita una stupida. Mi limitai, quindi, a ricordarla mentalmente.
Questo sarebbe stato l’ennesimo primo giorno in una nuova scuola e, anche se ci avevo fatto l’abitudine, mi sentivo nervosa. Avrei incontrato persone nuove e chissà quale pensiero si sarebbero fatte su di me.
La maggior parte delle volte venivo accettata, ma quelle poche volte che non era stato così ero distrutta. Un’adolescente non vuole altro che degli amici con cui essere se stessa.
Mi accorsi di essere arrivata e, dopo essermi accertata di quale fosse l’entrata, mi inoltrai. La scuola era grande e i lati dei corridoi erano ricoperti dagli armadietti. Ognuno era di un colore diverso. Strano, perché nelle altre scuole erano tutti uguali.
- Mi scusi, mi sa dire dov’è la segreteria? – Chiesi gentilmente ad un uomo che doveva essere il bidello.
Mi squadrò da capo a piedi. – In fondo al corridoio a sinistra. -
Senza aggiungere altro mi incamminai e pochi istanti dopo la trovai. La segretaria mi sorrideva dolcemente. – Sei nuova?
Annuii. – È così evidente? – Sorrisi. – Be’, mi servirebbe la lista con l’orario delle mie lezioni.
- Come ti chiami?
- Evelyn Elton. – Lo dissi in un sussurro.
La signora che sedeva dietro la scrivania digitò il mio nome al computer, per poi stampare un foglio. – Ecco l’orario delle tue lezioni. – Me lo porse, sorridendo.
- Grazie mille.
Lessi cosa avevo alla prima ora: Matematica. Sbuffai, era la materia che avevo sempre odiato e nella quale andavo male.
Cercai l’aula e, dopo averla trovata, bussai alla porta. – Salve, chiedo scusa per il ritardo ma ero in segreteria. – Entrai, sotto gli occhi di tutti.
La professoressa mi sorrise. – Non si preoccupi. Si sieda dove vuole. – Disse, indicando i banchi vuoti.
Annuii, facendo come mi aveva detto. Mi sedetti in fondo all’aula, nell’unico banco dove non potevo venire essere disturbata.
Fortunatamente, la lezione passò in fretta e non appena uscii da quell’aula mi sentii sollevata. La prima lezione era andata e meglio di come l’avevo immaginata.
- Sei la ragazza nuova? – Una ragazza mi bloccò per un braccio.
- Si. – Mi limitai a dire, togliendomi dalla sua presa e continuando a camminare.
Dovevo raggiungere l’aula di informatica e non avevo intenzione di arrivare in ritardo. – Non volevo darti fastidio, ti chiedo scusa. – Mi urlò dietro.
Trovai l’aula poco dopo e fortunatamente la lezione non era ancora iniziata. Mi sedetti davanti all’unico computer vuoto ed estrassi dalla borsa il libro di informatica. – Quello non ti servirà a nulla.
Mi voltai, per vedere chi aveva parlato. La stessa ragazza di prima era seduta al posto accanto al mio e mi sorrideva. – E perché no? – Chiesi, alzando un sopracciglio.
- Il professor Baker non fa usare mai il libro, pensa sia inutile. – Mi spiega, accendendo il computer.
- Ah, allora non lo porterò più. – Sorrisi. – Scusami per prima, ma non volevo arrivare in ritardo. Io sono Evelyn.
- Claire. – Si presentò.
Il professore fece la propria entrata in classe, interrompendo le chiacchiere del resto della classe ed iniziò la lezione.

Il pranzo arrivò in fretta e Claire mi invitò al tavolo dove si sedeva con gli amici. Avrei voluto rifiutare perché mi sentivo di troppo, ma aveva insistito molto. – Hai portato del cibo da casa? – Mi chiese, mentre andavamo in mensa.
Scossi la testa. – Avrei dovuto?
- Be’, il cibo della mensa non è terribile, ma ti consiglio di portare qualcosa da mangiare da domani.
- Lo farò. – Dissi, passandomi una mano fra i capelli.
Arrivammo alla mensa e tutti gli occhi si puntarono su di noi, ma non riuscii a capire il perché. Era forse perché fossi la nuova arrivata?
- Ho visto i miei amici, vieni.
La seguii, finché non si fermò davanti ad un tavolo al quale sedevano molte persone. – Ragazzi, lei è Evelyn. – Mi presentò, sedendosi.
La imitai. – Ciao a tutti.
Tutti i presenti sorrisero, poi ripresero le loro conversazioni e a mangiare. Potevo capirli, non erano mica costretti a fare amicizia con la nuova arrivata.
- Da dove vieni? – Mi chiese un’altra ragazza.
- New Jersey. – Risposi, scrostando lo smalto nero dalle unghie delle mani.
- Ah, che bello. Io sono Abby, a proposito. – Si presentò, porgendomi la mano.
Gliela strinsi, sorridendo. – Piacere.
Il resto del pranzo lo passai in silenzio, ascoltando per di più le conversazioni del resto del gruppo. Erano tutti simpatici, fortunatamente.
- Dopo scuola vengono altri amici a casa mia per studiare matematica. Ti andrebbe di venire? – Mi chiese Claire.
Non era una buona idea, ma accettai lo stesso. – Certo.
Come previsto, dopo scuola ci recammo a casa di Claire. Avevo avvertito mio padre con un misero messaggio, al quale aveva risposto con pieno disinteresse. Non gli importava dove passavo le giornate, gli bastava che tornassi a casa la sera.
- Sei brava in matematica? – Claire si sedette sui gradini davanti casa sua.
Stavamo aspettando i suoi amici prima di entrare, tra cui c’era il fratello che gli avrebbe dato le chiavi di casa. I suoi genitori non si fidavano a dargliele, perciò mi disse che era costretta ad aspettarlo sempre.
Scossi la testa. – Faccio schifo. – Confessai. – E tu?
- Me la cavo. – Si strinse nelle spalle.
Un gruppo di ragazzi ci stava venendo incontro, ma notai, con mio grande dispiacere, che erano in cinque. Un gruppo di studio di sette persone? Non avremmo ripassato nulla.
- Era ora. Louis, dammi le chiavi di casa. – Claire aveva perso la pazienza e sembrava arrabbiata.
Non dissi una parola. Non volevo apparire un’asociale, ma avrei aspettato che Claire mi avesse presentata. Entrammo in casa e i cinque ragazzi si buttarono sul divano, mentre io e Claire andammo in cucina per preparare qualcosa da mangiare.
- Louis è mio fratello e il resto dei ragazzi sono i suoi amici. – Mi spiegò, mentre versava del succo all’arancia nei bicchieri. – Li aiuto in matematica, altrimenti non riuscirebbero nemmeno a fare due più due.
Sorrisi. – Lo stesso vale per me. Da oggi hai un’alunna di più.
- Almeno ci sarà un’altra ragazza. – Sembrava sollevata.
Tornammo in sala con un vassoio pieno di merendine e i bicchieri che traboccavano di succo all’arancia. I ragazzi si sedettero intorno al tavolo, cominciando ad ingozzarsi senza far caso a noi.
- Lei è Evelyn, comunque. – Mi presentò, attirando la loro attenzione.
- Io sono Louis, il fratello di Claire. – Si presentò, facendomi un cenno con il capo.
- Io sono Harry, piacere.
Il ragazzo con la pelle ambrata e gli occhi color miele mi sorrise. – Io sono Zayn.
- Liam.
- Niall, piacere.
Accennai un sorriso, sentendomi in imbarazzo e mi sedetti accanto a Claire. Iniziammo a ripassare matematica e mi sorpresi per il fatto che riuscimmo davvero a ripassare.
Gli anni passati avevamo provato con i miei vecchi amici, ma finivamo con lo scherzare e perdere la cognizione del tempo.
Dopo aver terminato il ripasso tornai a casa, sentendomi particolarmente bene per il fatto che avevo appena fatto amicizia così facilmente.


Spazio autrice:
salve a tutti,  questo  è il primo capitolo della mia nuova fan fiction e spero vi piaccia.
Lasciate una recensione maggiore  di dieci parole, per favore.
Non aggiornerò con frequenza, solo quando ho  tempo.
Un bacio.

Diemmeci.

On twitter:
@Bertomio_

  
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