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Autore: Xiyouji    12/08/2004    5 recensioni
La fan fiction è stata composta cercando di rimanere aderenti il più possibile al manga di Kazuya Minekura. Ogni riferimento non meglio chiarito andrà dunque ricercato all'interno della storia originale! leggete e commentate!
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

La giovane donna uscì dalla stanza sbattendo la porta. Era furiosa: come poteva esserci al mondo un individuo simile?

"Kazue!" la richiamò imperiosa una voce maschile da dentro la stanza. "KAZUE!!!".

La ragazza non si degnò nemmeno di fermarsi. Per quel giorno ne aveva avuto abbastanza e anche per molti giorni a venire.

Si stava già allontanando lungo il porticato deserto, quando la sua attenzione venne attirata da un movimento furtivo, dietro una colonna poco distante.

"Ma cosa…?" si chiese, non immaginando a chi potesse appartenere l’ombra che si nascondeva a pochi passi da lei. "Chi sei?" domandò, cercando di ricacciare la rabbia che fino a poco prima l’aveva pervasa. Chiunque fosse, sarebbe stato un grave errore presentarglisi aggredendolo, tanto più che Kazue era certa non si trattasse di una spia. No, una spia non si sarebbe fatta pizzicare in quel modo. Si trattava certamente di qualcuno che si trovava lì per caso.

Non ricevendo alcuna risposta, ripeté la domanda "Chi sei?", mentre si avvicinava alla colonna. Ancora nessuna risposta… che si fosse sbagliata?

All’improvviso l’ombra misteriosa sbucò dal suo nascondiglio, parandosi davanti alla giovane. Ciò che per prima cosa notò furono un paio di grandi ed espressivi occhi dorati che la fissavano a metà tra il timoroso e l’interessato.

"Ciao!" lo salutò Kazue, provando istintivamente una grande tenerezza: quel bambino era adorabile, nonostante avesse l’aria un po’ trascurata. In qualche modo, quello sguardo così intenso la faceva pensare immancabilmente ad un altro essere che, come lui, aveva due grandi occhi color dell’oro. Un essere che per lei era molto più di un semplice parente.

"Ti sei perso?" continuò a chiedere la ragazza, nella speranza che il piccolo trovasse il coraggio di risponderle.

"Ciao! Io mi chiamo Goku, e tu?" disse tutto d’un fiato il bambino, sfoderando un sorriso smagliante. La giovane, visibilmente sorpresa da quell’improvvisa risposta, non poté fare a meno di sorridere. "Io sono Kazue. Molto piacere.".

"Kazue…" mormorò il bimbetto, come se si fosse trattato di una parola magica, "Che bel nome!".

"Anche il tuo è molto bello!" commentò la donna, allungando la mano sulla testolina di capelli castani. "Allora, che ci fai da queste parti, piccolo Goku, ti sei perso?".

"No… cercavo Nataku, il mio nuovo amico." Rispose il piccolo, come se fosse la cosa più naturale del mondo andarsene in giro a cercare il principe dio della guerra.

"Cercavi Nataku?" gli fece eco Kazue, sbalordita. A parte lei che era sua cugina, nessuno aveva mai cercato Nataku definendosi suo amico.

"Sì… mi sono dimenticato di dirgli come mi chiamo… volevo che lo sapesse, visto che ora ho un nome…!" spiegò Goku, continuando a sorridere.

Per la giovane donna tutto quel discorso non aveva molto senso, ma data la serietà con cui si era espresso il piccolo, pensò fosse meglio non chiedere altro. "Se lo vuoi vedere, forse ti posso portare da lui!" propose. Aveva una mezza idea di dove il cugino potesse essere ed era certa che anche a Nataku avrebbe fatto piacere incontrare un viso amico.

"Davvero? Che bello! Grazie!" cominciò a trillare il bimbetto, che non stava più in sé dalla gioia.

"Ma certo. Sono convinta che anche a lui farà piacere vederti!" lo assicurò lei, "Sei qui da solo?".

Il piccolo la guardò per un istante prima di risponderle, quasi come se stesse valutando la risposta da darle.

"Non lo dirò a nessuno che sei venuto qui… però ho bisogno di sapere se qualcuno verrà a cercarti." Spiegò lei, intuendo che quel piccoletto doveva essere sfuggito al suo sorvegliante. In verità, le stava giusto sorgendo il dubbio che quel bimbetto fosse proprio la persona di cui si vociava tanto in quegli ultimi tempi: una creatura eretica, portata nel mondo celeste e affidata alla divinità Kanzeon Bosatzu. Altro, Kazue non sapeva, vivendo perlopiù lontana dal palazzo dell’imperatore celeste. Odiava quel posto e se non fosse stato per l’affetto che nutriva nei confronti del cugino Nataku, non si sarebbe fatta vedere neanche quelle poche volte.

In quel momento la giovane donna notò per la prima volta le catene che il piccolo Goku portava alle caviglie, ai polsi e al collo. Che barbarie! Ma come si poteva trattare in quel modo una creatura così piccola! Nonostante la vista di quelle catene la facesse rabbrividire e arrabbiare allo stesso tempo, si impose di mantenere un’espressione serena. Sarebbe stato molto indelicato da parte sua fare delle domande al piccolo, o continuare a scrutarlo. Chissà quante volte quel bambino aveva sentito su di sé gli sguardi altrui, carichi di disprezzo o di compassione! No, era molto meglio comportarsi come se la presenza di quei pezzi di metallo fosse ininfluente. Di certo per lei lo era, se pensava solo al bambino che le camminava accanto.

"In effetti…" cominciò col dire il bambino, "Non sarei più dovuto venire qui…Konzen me lo ha espressamente vietato!".

"Konzen?" fece la giovane, intuendo all’istante di chi stesse parlando l’altro.

"Sì… beh, ecco, lui è il mio tutore. Mi dice sempre cosa devo e non devo fare… io non vorrei disobbedirgli, ma…" confessò il piccolo.

"Ma alle volte ti ritrovi a fare qualcosa che lui non approva… anche se in realtà non lo fai apposta. Non è forse così?" lo prevenne lei. Il bimbetto annuì. Di certo non doveva essere facile per un tipino come lui vivere in un posto simile. Doveva essere annoiato a morte… proprio come il suo tutore.

"Però… ti capita spesso di trasgredire alle regole… vero?" lo smascherò Kazue. Non stentava a credere che Goku e Nataku fossero diventati amici. Si comportavano nello stesso modo.

Il bambino annuì ancora una volta, ma in questo caso, sul suo viso si allargò un sorriso da discolo che la diceva lunga sulle sue bravate.

Kazue sorrise a sua volta, un sorriso indulgente e divertito: conosceva bene il suo tutore, Konzen Douji, e proprio per quella ragione, era certa che quella situazione dovesse essere per lui veramente estenuante. Infatti Goku, dietro quegli occhioni grandi e innocenti, nascondeva l’anima dell’autentico rompiscatole che ha bisogno di costanti attenzioni, e Konzen Douji non era certamente il tipo dedito alle smancerie.

"Chissà che smacco!" pensò la ragazza, immaginandosi quei due, insieme, nella stessa stanza.

"Perché ridi?" chiese il ragazzino, notando l’espressione dipinta sul volto di lei.

"No, nulla… pensavo ad una cosa buffa." Si giustificò la giovane donna, "Ecco, tra poco saremo arrivati.". "A dire il vero… non sono assolutamente certa che Nataku si trovi nel posto dove ora stiamo andando, però, non vedo dove altro potrebbe essere!".

"Beh, se non c’è… non importa! Sono sicuro che prima o poi ci incontreremo di nuovo." Affermò serio il piccolo.

Quando raggiunsero il cortile, in effetti Nataku non c’era.

"Ma oggi non si è proprio fatto vedere?" chiese Kazue ad una delle guardie che si trovava lì.

"No, mi dispiace, somma Kazue. Oggi il principe Nataku non è affatto venuto qui." Confermò l’uomo.

Kazue sospirò: in realtà la cosa non la sorprendeva affatto. Da qualche settimana Nataku continuava a farsi negare anche a lei. Sembrava quasi come se volesse evitarla, lei, che gli era cara quanto una sorella. L’unica con la quale potesse essere veramente se stesso, la sola che gli avesse trasmesso un po’ di affetto, che non l’avesse fatto sentire completamente solo.

"Mi spiace, Goku. Credo che per oggi dovrai rinunciare a incontrare Nataku." Disse lei, "Forse domani sarai più fortunato!".

Il bambino annuì, chinando la testolina: ci teneva proprio tanto a potere incontrare il suo amico!

"Senti, io adesso dovrei andare a trovare una mia vecchia amica. Visto che non sei riuscito a vedere Nataku, mi chiedevo se volessi venire con me." Gli propose Kazue, nel tentativo di rallegrarlo.

"Una tua vecchia amica? Sei sicura che posso? Non le dispiacerà?" chiese il bimbetto, meravigliato di quella proposta.

"No, perché dovrebbe! Naturalmente, se hai qualcosa di meglio da fare… non ti costringo." Rispose la giovane.

"Verrò volentieri! Che bello! E dove si trova la tua amica?" domandò ancora il piccolo, ritrovando l’allegria.

"Non troppo lontano da qui. Probabilmente sarà al campo di addestramento… sai, lei è una guerriera!" spiegò la ragazza.

"Davvero? Oh, non vedo l’ora di conoscerla! Così avrò una nuova amica!" trillò quello, saltellando di gioia. Vedendolo così contento, Kazue si aspettava quasi che da un minuto all’altro tentasse di saltarle in braccio, ma il bambino continuò la sua strana danza a terra, balzando ora qua, ora là, proprio come una scimmietta.

Non lontano da lì, al campo di addestramento della guardia imperiale, un’altra giovane donna stava sorvegliando attentamente un gruppo di uomini intenti nelle loro esercitazioni.

"Che noia…" pensò, trattenendo a stento uno sbadiglio. Regolarmente, i soldati che facevano parte dell’esercito imperiale erano tenuti a partecipare a simili esercitazioni militari per permettere ai loro superiori di verificare i loro progressi. E lei, in quanto generale di divisione, non poteva esimersi dall’assistere a quello spettacolo. Spettacolo piuttosto penoso, in verità… da quando era stata promossa, molto tempo prima, aveva potuto notare con grande disappunto come il livello di abilità dei soldati stesse continuando a calare.

Lanciò una rapida occhiata alla sua sinistra, senza neanche voltare la testa: nemmeno Kenren, appoggiato al muro qualche metro più in là, sembrava divertirsi troppo. Solo che lui non si preoccupava assolutamente di nasconderlo: praticamente era da quando era iniziata l’esercitazione che se ne stava con le mani in tasca e in faccia l’espressione di chi vorrebbe essere dappertutto tranne che in quel posto…

Gojuin accanto a lei tossicchiò irritato, e immediatamente la ragazza tornò a concentrarsi sui suoi soldati. Ogni volta che si trovava davanti Kenren, il suo superiore diventava nervoso, ed era meglio non dargli troppi motivi per una lavata di capo…

"Shota! Stai facendo troppi movimenti inutili!" esclamò la ragazza, riprendendo uno dei suoi uomini. Gojuin la guardò soddisfatto, per poi riposare lo sguardo su Kenren: e a quel punto la sua espressione divenne decisamente più irritata.

"Tsè…" sbottò poi a mezza voce, per farsi sentire solo da lei, "…e quello sarebbe un generale di divisione?". La ragazza non rispose, e continuò ad osservare le mosse dei propri soldati.

"Un ufficiale del suo rango dovrebbe dare l’esempio… ma che esempio può dare quella specie di depravato arrogante e sfacciato?" rincarò la dose il suo generale. Proprio in quel momento, Kenren si voltò e si accorse dello sguardo gelido di Gojuin su di sé: la cosa sembrò non turbarlo assolutamente. Il ragazzo gli fece un appena accennato sorriso con quel suo solito fare arrogante, e poi estrasse dalla tasca della giubba sigarette e accendino. Gojuin staccò con disprezzo gli occhi da quel personaggio: "Ancora mi chiedo che cosa aspetti il generale Tenpou a sbatterlo fuori… a meno che anche Tenpou non sia infondo un incapace come lui! Dicono che…"

"Kun Heng! Stai impugnando quella naginata come un portatore!" sbottò in tutta risposta lei. Gojuin era il suo diretto superiore, e non poteva zittirlo in altro modo: per una volta, quella seccatura dell’esercitazione finalmente si rivelava utile!

"Maya! Come sei intransigente oggi!" si stupì il generale, guardandola con ironica ammirazione.

"È perché oggi sono penosi!" si giustificò lei. Non era vero: o meglio, non lo erano più del solito… di fatto era stufa di sentire lamentele sui due generali. Tantopiù che, personalmente, non era per niente d’accordo: se fosse dipeso da lei, non avrebbe esitato un secondo a passare sotto il comando del generale Tenpou, anche se questo avesse comportato la perdita del suo grado. Se avesse potuto, l’avrebbe fatto immediatamente; ma era abbastanza corretta da rendersi conto che questo suo cambio avrebbe finito per umiliare Gojuin, e quest’ultimo, infondo, non se lo meritava… aveva i suoi difetti, è vero, ma rispetto ad altri Gojuin era un signor generale, e quindi si era sempre ben guardata dal scaricarlo a quel modo. Peccato che la maggior parte della gente non fosse stata altrettanto corretta con lei. Sapeva cosa dicevano in giro le malelingue, soprattutto ora che sia Tenpou che Kenren erano al centro di polemiche e sospetti per quel loro strano comportamento. Maya, benché sottoposta all’autorità di Gojuin, non aveva mai nascosto l’amicizia che la legava ai due generali. Una simpatia istintiva, che durava ormai da anni e che non aveva fatto che rafforzarsi con l’andare del tempo… e ora sapeva che quel rapporto veniva strumentalizzato e usato contro di loro. E sapeva anche che Gojuin aveva sentito quelle voci.

"Stai attenta a quello che fai, Maya!" le aveva detto Kazue, poco tempo prima, "Lo sai che cosa si dice di te?"

"No, e non m’importa…" le aveva risposto tranquillamente quella volta, "… non m’importa niente di sapere che cosa dice la gente di questo mondo, che è capace di vivere solo la vita degli altri perché non è in grado di vivere la propria."

"E invece stavolta dovrebbe importarti!" aveva ribattuto lei, "Perché per queste chiacchiere rischi di metterti seriamente nei guai!"

Maya l’aveva guardata leggermente irritata, e aveva fatto per andarsene: "Non pensavo che perdessi tempo ad ascoltare certe cose, Kazue… credevo che tu fossi diversa…"

"Fa’ attenzione a Gojuin!" la fermò lei.

"Che vuoi dire?"

"Tenpou e Kenren stanno tramando per ribellarsi alle alte cariche militari, e stanno convincendo Maya a passare dalla loro parte!"

Lei si era gelata: "Cosa?!?"

"È questo che si dice." aveva risposto Kazue, guardandola gravemente.

Maya aveva riso sprezzante: "Sai benissimo che sono sciocchezze!"

"Certo. Io lo so. Ma la maggior parte degli altri stupidi che vivono su questo mondo non la pensano come me…".

La ragazza sospirò, contrariata. "E perché dovrei guardarmi da Gojuin?"

Kazue la fissò con severità: "Perché sa benissimo che, se questo fosse vero, con te ci riuscirebbero."

"Anche se fosse vero, Gojuin non avrebbe nulla di che temere da Tenpou…" obiettò Maya decisa, "Lo sappiamo tutti che tra loro non scorre buon sangue, ma Gojuin è un bravo generale. Ed è una persona onesta. Perché dovrebbe sentirsi minacciato?"

Kazue distolse gli occhi chiari dall’amica: "Tra tutti quelli che hanno sentito questa storia, lui è l’unico che non ha lasciato trasparire niente. Non riesci a capire cosa pensa… non riesci a capire da che parte sta…". La ragazza si alzò, avviandosi verso l’uscita della stanza: "Maya… tu certe cose non le puoi capire, perché infondo ti fidi di lui…" le disse, guardandola per l’ultima volta negli occhi, "… ma è proprio per questo che ti avverto di stare in guardia."

"Secondo te… Gojuin potrebbe…?"

"Io non lo so. Ma so che se così fosse…" concluse Kazue, andandosene con passo lieve, "… tu non te ne accorgeresti."

Maya sentì su di sé lo sguardo intenso di Gojuin, ma non si voltò: non c’era nessun motivo per cui avrebbe dovuto dimostrargli di poter sostenere il suo sguardo. Non aveva nulla da nascondere.

"Uomini… rompete le righe!" si sentì gridare. Finalmente… quella tortura era finita!

La giovane sospirò, ripensando al dialogo che aveva avuto con l’amica e si chiese: come aveva fatto Kazue a venire a conoscenza di certe cose? Valutò per un istante la situazione nella sua globalità. Pur conoscendola da anni, Maya non era mai stata in grado di capire completamente l’altra; la cugina di Nataku poteva rivelarsi una persona quanto mai enigmatica, anche agli occhi dei propri amici. Inoltre, aveva l’abitudine di sparire per lunghi periodi, senza lasciare alcuna traccia di sé. Dove andasse o cosa facesse quando si trovava lontana dal palazzo imperiale, erano affari che nessuno sapeva e dei quali nessuno parlava. L’unica cosa veramente evidente in tutto quello era che l’imperatore celeste non vi aveva mai badato eccessivamente; di più, non aveva mai tentato di frenare.

Forse certe considerazioni di Kazue erano frutto di quelle assenze improvvise? Come era riuscita a reperire certe informazioni? Certo, era sempre possibile che la giovane donna avesse prestato più credito alle chiacchiere di quanto fosse necessario, eppure…

Maya dovette ammettere suo malgrado che la cosa aveva un suo lato inquietantemente sinistro; ovviamente non dubitava dell’amica, ma era decisamente preoccupata che l’altra si mettesse nei guai. Per un motivo apparentemente così insignificante e, per giunta, che non la riguardava affatto.

In un modo o nell’altro, doveva convincere la donna a rimanere al suo posto…

"Come se fosse facile!" borbottò tra sé, abbastanza forte da richiamare l’attenzione del suo superiore.

"Qualcosa non va, Maya?" domandò Gojuin, incuriosito.

"Ah… no, affatto. Ero solo soprappensiero!" rispose lei, lievemente imbarazzata, ma ancora padrona di sé.

Lui la scrutò, non troppo convinto, ma lasciò perdere. Era persona troppo discreta per insistere su certi tasti. Maya si ritrovò a pensare che, molto probabilmente, se il suo superiore fosse stato appena un po’ meno discreto, non sarebbe stato facile per lei continuare a frequentare i suoi amici.

Il generale scrutò ancora per qualche istante la sua subordinata, posando poi lo sguardo su Kenren. Ancora una volta. Nei suoi occhi apparve un lampo di inquietudine, subito celato dalla solita severità.

Allora Kazue aveva ragione, pensò la giovane guerriera: certe chiacchiere dovevano essere giunte anche a lui!

Gojuin esitò ancora per un attimo. Data l’ora, non c’era più alcun motivo per trattenersi lì, tanto più che l’esercitazione era terminata e che da quel momento in poi erano tutti liberi di andare per i fatti propri. L’uomo sapeva perfettamente che Maya si sarebbe trattenuta ancora per alcuni minuti e che avrebbe finito immancabilmente per parlare con Kenren. Era sempre stato così e, nonostante non approvasse l’amicizia della donna con quel tipo, aveva sempre rispettato quella scelta. Eppure, alla luce di certe indiscrezioni giunte anche al suo orecchio, avrebbe dovuto preoccuparsi seriamente!

Il generale scosse impercettibilmente la testa: non poteva basarsi solo su semplici supposizioni o sui commenti ascoltati lungo i corridoi, ma non poteva neanche stare a guardare. Pur dispiacendosi dei sospetti che aveva cominciato a nutrire sulla donna – che si era sempre rivelata una corretta collaboratrice – aveva il dovere di indagare. Si voltò di scatto e, ponendo fine agli indugi, si allontanò con le movenze proprie di un militare.

"Uffa…!" sospirò per l’ennesima volta Maya, osservando il suo superiore allontanarsi.

"Ti prego, Maya, dimmi che sei annoiata anche tu tanto quanto lo sono io!" borbottò Kenren, comparendo alle spalle della donna, cingendogliele col proprio braccio sinistro.

Fino a un minuto prima, se qualcuno avesse avuto un simile atteggiamento con lei, non avrebbe esitato un istante a ricordare allo sfacciato di turno chi fosse lei, quale fosse il suo grado e quale il rispetto che le conveniva… ma invece di ritrarsi o fulminarlo con lo sguardo, Maya lo guardò con la coda dell’occhio, lasciandosi andare a una risata. Il momento del dovere era finito, e non c’era più motivo di essere così rigidi! Finalmente poteva togliersi la maschera austera che il suo ruolo richiedeva e tornare se stessa: niente a che vedere con il severo e preciso generale di divisione al comando di Gojuin… quella era lei. E quello era Kenren, sempre perennemente annoiato e poco incline al rispetto delle regole.

"Non mi sono mai annoiata tanto in vita mia…" ammise la donna, reclinando all’indietro la testa, come sfinita da uno sforzo immane.

"Che razza di impediti…" commentò il ragazzo, continuando a sostenere Maya in quella che sembrava una bizzarra coreografia.

"Non me ne parlare…se penso che, un domani, potremmo dovercene servire…"

"Mh…che ci vuoi fare? Sembra che a chi comanda stia bene così…" commentò sarcasticamente Kenren. Maya si raddrizzò: normalmente avrebbe trovato quella frase nulla più di una battuta innocente… però, ora, con le parole di Kazue che continuavano a ronzarle nelle orecchie…

"Va beh…" sospirò lui e poi, come se niente fosse, "Che ne dici? Saké?" chiese, con un largo sorriso.

Maya lo scrutò per un lunghissimo attimo; poi scosse leggermente la testa. Kenren aveva ragione: forse la cosa migliore era veramente rilassarsi e mandare al diavolo almeno per un po’ le preoccupazioni…

"Saké…" confermò la ragazza, ricambiando il sorriso.

  
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