Addio & Abbi Fede
-Severus, ti odio- sbuffò scherzosamente la rossa distesa
tra le soffici lenzuola di lino del letto nella stanza delle necessità. Il moro
le sorrise e, senza aprire gli occhi, la tirò verso di sé.
-Anche io ti amo
Lily-
La bella grifoncina scoppiò a
ridere dando una leggero bacio sul naso al ragazzo per poi appoggiare la testa
sul suo petto.
-Ammettilo Severus, mi hai
fatto bere un filtro d’amore e mi hai presa con l’inganno!!-
Snape scosse la testa
ridacchiando dell’idea, le passò le mani ossute tra i capelli sottili e la fissò
negli occhi sorridendo.
-Se ti fossi avvicinata troppo
a Potter… forse in quel caso l’avrei fatto-
La rossa alzò il capo
interessata.
-Mi stai dicendo che sei
geloso?-
-Io essere geloso? Pfui per
una mezzosangue così dannatamente innamorata di me?-
Lily scoppiò a ridere, sapeva
che non c’era malignità nelle parole di Severus ma solo un malcelato affetto
misto a orgoglio. All’inizio aveva pensato che lui la odiasse, dopo che l’aveva
chiamata sanguesporco, dopo che Potter era entrato prepotentemente nella sua
vita, dopo essere diventata un Gryffindor aveva temuto che le cose tra lei e
Severus non sarebbero mai più tornate come prima. Eppure lei era riuscita a
perdonare, nonostante la sua infinita testardaggine e il suo orgoglio era
riuscita a riappacificarsi con il moretto che, da parte sua, si era seriamente
impegnato per farsi perdonare. Lunghe e infinite lettere di scuse in cui lo
Slytherin le ricordava il passato, dal momento in cui si erano conosciuti fino
all’entrata ad Hogwarts, riportava a galla tutti i bei momenti che avevano
condiviso e le parole che si erano scambiati. E alla fine lei, la sciocca
mezzosangue Gryffindor l’aveva perdonato. Non che se ne pentisse, no
probabilmente non l’avrebbe mai fatto.
-A cosa pensi?- le chiese
gentilmente mentre si metteva a sedere appoggiato contro la spalliera di mogano
dell’alto letto.
-Mmm- mugolò la rossa –Cosa
sarebbe successo se l’anno scorso non ti avessi perdonato?-
Severus emise un ringhio
sommesso cercando di non pensarci.
-Forse non ci saremmo più
parlati o peggio nemmeno guardati in faccia. Saresti diventato un seguace di
Tu-sai-chi se non ti fossi messo con me Sev?-
Questa volta il ragazzo la
guardo scocciato quindi alzò le spalle senza prestare troppa attenzione alle
elucubrazioni mentali della giovane stretta a lui.
-Forse adesso starei con
Potter-
-Eh no!! Potter
no!!-
-Ma allora sei geloso!!-
Esclamò lei esultando in silenzio e sedendosi di fianco a lui contro la
spalliera del letto.
-Mmm…. Forse un po’. Ma tu…-
sbottò burbero stringendola a sé –Sei solo mia!-
Lily cacciò un gridolino divertita mentre Snape le baciava il collo. E da li il passo a fare l’amore fu breve, i loro corpi si unirono e si fusero come spesso era accaduto in quel periodo, diventarono una cosa per poi raggiungere l’apice del piacere insieme.
Come sarebbe stato bello se quel
piacere fosse durato per sempre, se loro avessero potuto restare insieme ancora
e ancora, fino alla morte. Ma non era stato così, durante le vacanze del sesto
anno Severus e Lily avevano avuto un’orribile litigio, la cui causa principale
era quel dannato Potter. E adesso a Snape non restava niente altro che una
bianca lastra di marmo. Lily Evans non avrebbe più riso, né pianto, ne mai più
si sarebbe arrabbiata, dove dunque era finito tutto il suo amore? A cosa erano
serviti i suoi sforzi?In fondo lo sapeva, il signore oscuro era implacabile, non
perdonava mai, e dove passava cancellava ogni cosa e quella donna non aveva
fatto eccezione. Aveva fatto così tanta fatica a conquistarla ma perderla, ah
come era stato facile perderla, non aveva dovuto fare altro che dire il
contrario della verità, era l’unico modo che conosceva per metterla al sicuro da
colui che non deve essere nominato ma…. Ma non era servito a niente, Lily era
perduta, perduta per sempre. Severus cadde sulle ginocchia e si appoggiò alla
lastra bianca come in passato si era appoggiato alla spalliera del letto. La
sensazione di essere venuto sulla terra per qualcosa di speciale, che provava da
piccolo, non era ancora completamente svanita. Ma si stava dissipando e
diventava trasparente nelle vene. Non gli pulsava più nel corpo. Non si sentiva
più animato da quell'idea di finalità che l'aveva accompagnato in passato. Ora
provava un senso di disperazione.
”La mia infanzia è stata bella” pensò. E
l'adolescenza... avrei potuto superarla. Avrei potuto affrontarla se solo avessi
continuato a credere che dopo l'infanzia, dopo l'adolescenza, ci sarebbe stato
qualcos'altro di mio nella vita, qualcosa che avrei potuto fare con le stesse
mani, e alla fine avrei potuto dire: ecco cosa ho fatto della mia vita. L'ho
plasmata in questo modo. Speranza.
In quella fredda domenica di sole Severus
sentiva di non avere più alcuno scopo. La sensazione che provava un tempo era
svanita, sconfitta.[1] Non era riuscito a
salvarla, per quanto si fosse impegnato, per quanto avesse lottato contro tutto
e contro tutti, nonostante gli sforzi e i sacrifici non era riuscito a salvarla,
a modificarne il destino.
-Scema- sussurrò rivolto al vento –Non avrei mai dovuto lasciarti andare, eri mia, avresti potuto esserlo per sempre, ma da sciocco che ero pensai che allontanandoti da me ti avrei allontanata anche da Lui, da Voldemort. Che stupido fui, come se non ti avessi conosciuta abbastanza a fondo per sapere che non ti saresti arresa, che avresti lottato comunque. E poi hai sposato quel Potter, che nemmeno ha saputo proteggerti, dimmi Lily l’hai amato? L’hai amato come hai amato me? E lui ti amato come ti amavo io?- Snape scosse la testa tirando fuori dalla tasca del soprabito una vecchia foto di lui e Lily sotto i ciliegi in fiore quando avevano 17 anni. E poi capì.
C'è un momento, nell'eternità,
che precede la scoperta delle reciproche verità. Quel semplice momento è quello
che ci spinge a vivere, quello in cui ci sentiamo sull'orlo del futuro,
sull'abisso dei sentimenti proibiti, prima di sapere con certezza che abbiamo
amato.
Prima di sapere con certezza che abbiamo amato per sempre.[2]
Passò una mano sul volto di Lily che gli sorrideva felice dalla foto.
-Scema, te ne sei andata lasciandomi solo. Senza curarti di quello che avrebbero provato gli altri, di quanto avrebbero sofferto. Lily Evans se solo avessi potuto fare di te la mia sposa, se solo avessi avuto il coraggio di lasciarti essere quella che eri, forse ora saresti viva.- poi la sua voce divenne solo un flebile sussurro, appena percettibile – Ti amo, ti ho amata dalla prima volta che ti ho vista e ti amerò sempre, ma non sono stato capace di fartelo capire e ora non posso più dirtelo anche se vorrei urlarlo. Perdonami! E' tutta colpa mia. Questo mio cuore non ha ascoltato la voce del tuo.[3]-
Ora piangeva, le lacrime, calde e brucianti come fiumi di lava, scorrevano implacabili lungo il suo viso. Ed erano più dolorose di qualsiasi punizione, di qualsiasi maledizione o incantesimo, erano le lacrime del rimorso e del rimpianto, di tutto ciò che avrebbe potuto esserci ma che non c’era stato, di ciò che sarebbe potuto accadere ma che non era accaduto. E Severus che in fondo era solo un uomo non poteva non pensare che la morte dell’unica donna che aveva mai amato, e che avrebbe mai amato, era stata solo colpa sua, colpa di un vigliacco che non aveva voluto ascoltarla, colpa di un ragazzino che aveva avuto paura di perderla e per colpa di questa sua paura l’aveva perduta sul serio, per sempre. Mentre piangeva silenziosamente accanto alla lastra fredda senti qualcosa di caldo saltargli in grembo, come per consolarlo, per fargli capire che forse non era poi così solo. Alzò lo sguardo e vive una piccola micia bianca, Minou, il famiglio di Lily, e la gatta portava al collo una lettera, le ultime parole che Lily prima di morire gli aveva lasciato.
“Addio mia canzone sotto la luna e mio
respiro, mie notti bianche e sogni d'oro,mia acqua fresca e mia fuoco Addio che
tu possa trovare conforto e una vita migliore e, quando l'alba occidentale
illuminerà ancora una volta il tuo viso dorato sii certo che quello che ho
sentito per te non è stato invano. Addio e abbi fede,mio dolce Severus”[4]
Perché neanche Lily Evans aveva dimenticato,
perché lei a differenza di lui era riuscita a capirlo, sempre e per sempre e
queste sue ultime parole non erano che un invito a non dimenticare mai, ad
andare avanti nonostante tutte le disgrazie che erano accadute perché anche se
lei era morta qualcuno era sopravvissuto. Un raggio di luna in una notte buia. E
Severus accettò quello che il messaggio gli chiedeva implicitamente. “Non
dimenticarmi, prenditi cura di mio figlio.”
Volse il viso verso la tomba sorridendo
appena.
-Sempre-
[1] Tratto da “Tatiana e Alexander” di Paullina Simons
[2] Tratto da “Il cavaliere d’inverno” di Paullina Simons
[3] Saiyuki, Homura, dalla serie animata
[4] Tratto da “Il cavaliere d’inverno” di Paullina Simons
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