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Autore: larryybeliver    23/02/2013    3 recensioni
Ormai è passato una anno, un anno intero da quando Helen ha perso il suo miglior amico. Lei vorrebbe solo averlo ancora accanto, ma sa che non è possibile. Così decide di scrivergli una lettera, che lui mai riceverà, ma che aiuterà la ragazza ad andare avanti, questo è certo…
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE: IL COMPORTAMENTO DELLA PROTAGONISTA NON E’ DA IMITARE, SE SIETE FACILMENTE INFLUENZABILI DAL TEMA DELL’AUTOLESIONISMO VI CONSIGLIO DI NON LEGGERE QUSTA OS
 
‘Caro Louis,
non ti credevo così, non ti credevo così speciale per me, non credevo che mai lo saresti diventato. Solo ora mi rendo conto che sei indispensabile per me. Ho passato momenti brutti, che tu mi hai fatto passare; ho perso sorrisi, che tu mi hai fatto tornare. I miei problemi svanivano ogni volta che ero con te, ogni volta che mi parlavi e ci divertivamo. Con nessuno ero mai riuscita a parlare e a sfogarmi, neanche col miglior amico che avessi mai potuto avere; solo tu riuscivi a tirare fuori la vera me. E quando guardavo quei tuoi occhi azzurri, ci sprofondavo e tutto sembrava più bello. Solo i tuoi sorrisi e la tua voglia di vivere facevano tornare sul mio volto quei sorrisi, che prima erano sempre stati finti, come forzati, per nascondere la tristezza e la solitudine che provavo. Quei momenti ormai sono passati, li sto dimenticando o almeno ci sto provando.
Grazie Louis, perché senza di te sarei sprofondata in me stessa. L’aiuto che mi hai dato è enorme, troppo grande per essere ripagato con dei semplici favori. Tu mi hai salvata, prima di te credevo di non valere niente per nessuno, di essere inutile, mi hai proibito di usare quella lametta, di prendere quelle pillole, mi hai costretto a mangiare. Mi hai tolta da quel buco nero, da quel tunnel senza fine. Ogni mia parola non sarà mai abbastanza, mai abbastanza per ringraziarti. In verità, io sono in debito con te. Senza il tuo aiuto potrei non essere qui.
Ci siamo incontrati quel giorno di settembre, buio e piovoso, mentre tu eri seduto in quel bar, da solo proprio come me. Mi chiedesti se potevi sederti e, anche se ero un po’ tesa, ti lascai fare. Parlammo per un sacco di tempo, forse anche ore, ma che passarono troppo in fretta. Sei entrato a far parte della mia vita improvvisamente, ma non rimpiangerò mai quel momento. Ormai sono passati anni da quel giorno, anni che rimarranno indelebili nel mio cuore, giorno per giorno. Rimpiango di non esserti stata di aiuto abbastanza quanto tu lo sia stato con me. Non avrei mai potuto capire che quei sorrisi erano finti, perché m’illuminavano la giornata, non avrei mai potuto immaginare che avessi passato tutto ciò che stava capitando a me. Tu sapevi quanto poteva essere difficile uscire da quel tunnel, quel buco nero. Tu stesso sapevi cosa si sentiva tenendo in mano quella lametta, vedendo il sangue scorrere sul tuo braccio e vederlo cadere a terra, mentre tu ti sentivi meglio perché potevi finalmente sfogarti, mentre i tuoi pensieri erano concentrati solo su quel liquido rosso che cadeva lentamente a terra. In realtà tu non eri mai uscito da quel tunnel, eri ancora là dentro, chiuso. Nessuno poteva aiutarti. Se solo me lo avessi detto. Ogni giorno che passa sono sempre più arrabbiata con me stessa: come ho fatto a non accorgermene?
Tu mi capivi, eri l’unica persona che poteva farlo, senza di te ora sono sperduta.
Perché te ne sei andato? Perché mi hai lasciata? In realtà mi sento un’egoista…come posso pensare solo a me, adesso che ho perso il mio miglior amico, la mia bussola, il mio punto di riferimento? Odio me e sai il perché, ma odio anche te per non avermi mai detto niente, per aver tenuto nascosto tutto. Se solo me lo avessi detto, ora saresti qui accanto a me e ci saresti rimasto per sempre. Ho sempre avuto una vita difficile: problemi a scuola, con i professori e lo studio, non avevo amici, problemi alimentari, bullismo. Per qualche anno ho anche fumato, perché mi liberava i pensieri e non mi sentivo stressata per un po’. Poi un giorno tutto cambiò: ero in cucina, con il coltello in mano; a un tratto la lama sfiorò la mia mano, lasciando un piccolo taglio che cominciò a sanguinare. Non sentivo dolore anzi, mi piaceva perché tutti i miei pensieri svanivano, era come se il sangue li portasse via con sé. Così quel semplice taglio mi trasformò: ogni giorno facevo un piccolo taglietto sul mio polso. Mentre vedevo il sangue scendere e sporcare il pavimento sorridevo, si sorridevo perché portava via da me quei terribili pensieri che mi soffocavano la mente. Da quel momento non ho più smesso, finché tu mi facesti capire che non serviva a niente.
Solo ora capisco perché non toglievi mai quei bracciali, perché tenevi sempre maglie a maniche lunghe o felpe. Non riesco ancora a capacitarmi del fatto che tu adesso non sei qui accanto a me, che non ti riavrò più accanto. Sto piangendo, lo ammetto. Ormai ho tenuto dentro queste lacrime per troppo tempo. Quando ti trovarono, nella tua stanza, freddo e senza vita, mi cadde il mondo addosso. Ricordo quei momenti come fossero appena accaduti: ero per strada, stavo tornando a casa a piedi quando ricevetti la chiamata di tua madre che mi diceva di raggiungerla immediatamente a casa tua. Nella sua voce c’era un velo di tristezza, ma non stava piangendo. Corsi più in fretta che potevo. Bussai alla porta e tua madre mi aprì. Aveva gli occhi rossi, gonfi. Non mi disse niente, non sapeva come farlo ovviamente. Mi disse solo ‘se n’è andato, per sempre’. Non capivo bene a chi o cosa si stesse riferendo. M’indicò la porta e disse ‘è la dentro, ma quello che vedrai non sarà bello, sinceramente ti consiglio di non entrare’ Le dissi che ero abbastanza forte da riuscire a sopportare qualunque cosa, tutto ma non quello che vidi. Eri steso, immobile, freddo. Le ginocchia non mi ressero più, così caddi a terra. Non scoppiai a piangere subito, volevo farmi vedere forte da tua madre e pronta ad aiutarla in qualsiasi caso. Ma solo dopo qualche minuto rinunciai. E le lacrime caddero, pesanti come chicchi di grandine, a terra. Sotto di me una pozza di lacrime mi bagnava le ginocchia. Tua madre aveva già chiamato l’ambulanza, appena ti aveva ritrovato in quelle condizioni. Poi chiamò me. Passarono circa sette minuti dal mio arrivo che l’ambulanza, con le sue sirene lampeggianti e rumorose, era sotto casa. Salirono i medici, che cercarono di rianimarti, mentre in un angolo, io e tua madre piangevamo lacrime amare. Era dura da mandare giù: lei aveva perso un figlio, io il mio miglior amico. Ora che non ti ho accanto mi sento vuota, inutile, persa. Tu eri la mia bussola ed io un marinaio. Dove va un marinaio senza la sua bussola? Senza la sua guida?
Ormai è passato un anno da quando ci hai lasciati, un anno passato a piangermi addosso e a immaginarti accanto a me, ogni giorno. Ora le giornate le passo praticamente sola. Non ho più incontrato nessuno che mi desse la forza di superare tutto, di andare avanti, ho sempre pensato che fosse impossibile. Tua madre è più forte di me, la donna più forte che io abbia mai conosciuto. Non credo che neanche lei riuscirà mai a superare tutto questo, a dimenticare tutto, ma da quel giorno vive la vita giorno per giorno, come se ognuno fosse l’ultimo.
Sono tornata a scuola, come ti avevo promesso, proprio qualche giorno prima che ci lasciassi, non ho ricominciato a fumare né a tagliarmi. Mangio quasi sempre, quanto più posso.
Vedi, io le mie promesse le ho mantenute, ma tu no. Mi avevi promesso che saremmo rimasti insieme per sempre, che saresti sempre stato accanto a me, che non ci saremmo mai abbandonati. Potevo aiutarti, potevo farti uscire da quel tunnel anch’io, abbiamo passato le stesse cose, sapevo come stavi e grazie a te sapevo anche come risolvere le cose. Ma tu non mi hai voluto dire niente, hai tenuto tutto dentro, eppure sapevi che con l’aiuto di qualcuno ce l’avresti fatta, proprio come me.
Ti ricordo ancora perfettamente, con quel sorriso stampato sulla faccia, perfetto ma allo stesso tempo finto, quegli occhi azzurro cielo nei quali sprofondavo ogni volta, con la tua voglia di vivere che era l’unica cosa che mi faceva andare avanti. La nostra foto, quella che ci eravamo fatti nella macchinetta del cinema, ora è sul mio comodino. Ne ho anche una copia grandissima da attaccare al muro: sembriamo due bambini con le nostre boccacce, le linguacce e tutti i dispetti che ci facevamo dentro la macchinetta Ti vorrei accanto a me in questo istante, vorrei solo vederti felice come lo eri in quelle foto e sapere che sono sorrisi veri, quanto lo potrebbero essere i miei ora. Devo anche chiederti una cosa: ogni tanto, appari nei miei sogni, così che io possa vederti e parlarti e forse riuscirei anche a darti la mia lettera. Sarebbe il miglior regalo che tu possa farmi, mi farebbe bene. Per favore, fallo per me, fallo per noi…devo vederti, in qualunque modo, ma devo vederti assolutamente.
Ecco, come sempre la mia lettera è più lunga del previsto ma quello che dovevo dirti è racchiuso in queste infinite righe, che tu non leggerai mai.   
 
Always in my heart Louis, your sincerely Helen <3
 
 
Salve a tutti c: Questa è la mia prima os, anzi il primo testo che pubblico. Spero vi piaccia e di ricevere qualche recensione, anche negativa, vorrei sapere se il mio modo di scrivere vi piace e se avete anche consiglio da darmi, fate pure. Spero di non avervi annoiato……
Un bacio, C
  
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