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Autore: HikariMoon    23/02/2013    9 recensioni
Questa è una raccolta di episodi su Susan e Caspian slegati tra loro ma collegati da un filo conduttore basato sulle parole della canzone di Giorgia "Gocce di memoria". Ambientati dopo il loro addio in "Le Cronache di Narnia- Il Principe Caspian" e prima de "Il Viaggio del Veliero". I loro pensieri, i loro dubbi, le loro emozioni... e un unico desiderio: potersi rivedere. Ma entrambi sanno che la scelta che hanno fatto è l'unica possibile. Divisi dal destino. Cosa sceglieranno? Dimenticarsi o serbare per sempre nel loro cuore il sentimento che li ha uniti?
Buona lettura!
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Tears of Memory

Sono gocce di memoria,
queste lacrime nuove…
Siamo anime in una storia incancellabile.

 
La stanza da letto era avvolta dalla luce soffusa e perlacea del mattino. Susan e Lucy, distese nei loro letti, erano avvolte nel sonno. All’improvviso, però, la maggiore si mosse nel letto. I suoi occhi azzurri si aprirono lentamente mentre un luminoso sorriso si schiudeva sulle sue labbra. Dopo un istante, però, vedendo il comodino e la sedia con la borsa di scuola, il sorriso le morì sulle labbra e gli occhi persero la luce che li faceva brillare. Una lacrima solitaria rigò la sua guancia macchiando il cuscino. Lentamente passò il dorso della mano sul viso per asciugarla. Dopo un attimo di esitazione, la ragazza si sollevò sul gomito e si voltò ad osservare la sorella minore. Lucy dormiva. Tutta la casa era avvolta dal silenzio. Lentamente Susan spostò le coperte e si mise a sedere. Il contatto con il pavimento freddo la fece rabbrividire.

Rapidamente si avvolse nella vestaglia e si alzò. Con passi leggeri andò alla finestra. Con cautela, per non svegliare la sorella, spostò la tenda infilandosi tra essa e il vetro. Il suo sguardo vagò sui tetti delle case di fronte e sul vialetto cosparso dalle foglie cadute e calpestate. Era tutto così grigio e triste. Anche il cielo che si stava schiarendo. Susan si chiese dove fossero scomparsi i colori. O magari era lei che non cercava più di vederli.

I suoi occhi azzurri vennero attratti dalla luce dell’ultima stella che brillava in un lembo ancora scuro del cielo. Sorrise. Era così bella, sembrava la stella del mattino di Narnia. Gli occhi le si riempirono di lacrime e Susan posò la fronte al vetro freddo. Era passata solo una settimana… dall’addio a Narnia, dall’addio a Caspian. Susan si morse un labbro per non singhiozzare. Appoggiò la mano sinistra sul vetro, lasciandola subito dopo scivolare. I capelli le cadevano in morbido disordine ai lati del viso. Era stato un addio e lo sarebbe stato per sempre.

“Oh, Aslan… perché? Perché non posso più tornare?”

Era una domanda inutile, una domanda che sarebbe rimasta senza risposta: destinata a perdersi nel silenzio di quell’alba trasparente.

Le infinite volte che
mi verrai a cercare
nelle mie stanze vuote

 
I cavalli si fermarono ai piedi del pendio. Caspian e i suoi soldati scesero da essi e li legarono ai rami degli alberi vicini. Insieme al nuovo Re di Narnia c’erano anche architetti e carpentieri, i migliori di Narnia e di Archen. Caspian si guardò attorno. Era tutto così bello e sereno in quel luogo. Un soldato tornò dalla perlustrazione dell’area.

“Vostra Maestà, da questa parte c’è un sentiero che porta verso l’alto.”

Caspian annuì e si voltò verso gli uomini che erano con lui.

“Benissimo, saliamo e da lì farete tutti i sopraluoghi necessari.”

Tutti fecero un leggero inchino e dopodiché iniziarono a salire. Pian piano tra la vegetazione apparivano resti di pareti di marmo, gradini ricoperti dalla terra, basi di colonne. Finalmente arrivarono in cima. Una vista meravigliosa si spalancò davanti ai loro occhi: il mare scintillava sotto i caldi raggi del sole, cinto dal verde dei boschi e dal bianco delle scogliere.
Uno degli architetti si avvicinò a Caspian.

“Vostra Maestà, noi inizieremmo.”

Il ragazzo annuì quasi senza sentirlo e il gruppo si sparpagliò tra le rovine. Caspian iniziò a vagare tra i ruderi estasiato ma allo stesso tempo triste. Si sforzava di immaginare quelle antiche sale, i dipinti che avevano decorato le pareti, le luminose vetrate. Ma continuava a vedere solo rovine bianche, null’altro. Possibile che non fosse restato nulla dei tempi antichi? Lì Susan aveva vissuto per anni, aveva riso, ballato, aveva discusso con i fratelli le decisioni per governare quel regno. Con la mano sfiorava i marmi che lo circondavano cercando di stare lontano dagli altri. Voleva restare solo, pensare. Era passato un mese, ma ne aveva ancora bisogno. Improvvisamente il suo sguardo venne attratto da uno spiraglio tra due rocce. Si avvicinò e si accorse che dietro c’era un passaggio. Si guardò attorno e non vide nessuno. Senza pensarci due volte lo spostò e alla fine, con fatica, ci riuscì. Dietro c’era una porta. L’aprì con il cuore che batteva più forte. Con un sorriso divertito prese dalla sacca che aveva con sé lo strano oggetto che Edmund aveva dimenticato. Premette un pulsante come aveva visto fare a lui e iniziò lentamente a scendere. Prima di percorrere i gradini, guardò ancora una volta il mare. Aveva lo stesso colore degli occhi di Susan.

Corse giù per i gradini, prima che qualcuno potesse arrivare e fargli delle domande. Non voleva dimenticarla. Perché doveva farlo?

In fondo si fermò all’improvviso. La torcia gli cadde quasi di mano. La sala segreta dei Sovrani. Una forte emozione percorse tutto il suo corpo. Il fascio di luce illuminò una prima statua. Caspian la riconobbe quasi subito. Peter. Con un gesto rapido la spostò di lato. La luce illuminò un’altra statua. Raffigurava una giovane donna, bellissima e delicata. Caspian si avvicinò con il cuore che gli batteva. Non poteva crederci. Susan, la sua Susan. Allora era stata così quando governava Narnia? Era bellissima, come la Susan che aveva incontrato. Caspian si avvicinò alla statua e sfiorò delicatamente la fredda guancia di pietra.

“Susan… perché non puoi essere qui accanto a me? Perché non posso rivederti?”

Nessuno gli rispose. Il silenzio era tutto ciò che gli rimaneva…
  
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