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Autore: sirstark    23/02/2013    2 recensioni
C'era una volta una bambina bellissima, si presume. Questo non si sapeva, perché restava rinchiusa nella sua casa, da sola, per tutto il mattino e tutta la sera.
Genere: Dark, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'era una volta una bambina bellissima, si presume. Questo non si sapeva, perché restava rinchiusa nella sua casa, da sola, per tutto il mattino e tutta la sera. Viveva in una terra desolata, dal suolo smorto e brullo, dagli alberi ed arbusti rinsecchiti, senza vita e dal cielo grigio e cupo, che deprimeva i viandanti che vi passavano con la carovana, i quali molto spesso aumentavano la velocità del passo pur di restare il minor tempo possibile in quella landa tetra. Non vi viveva nessuno, a parte questa fanciulla, la quale si credeva intrappolata in quella casa per sempre in modo da far risaltare ancora di più la sua bellezza, in confronto al deprimente paesaggio. Nonostante si dicesse che la ragazza fosse bellissima, nessuno l'aveva mai vista: non si era mai scorta neanche una sua ciocca di capelli. Ora spostiamoci dalla visione della gente esterna a quello della bambina in questione. Era una ragazzina, molto vanitosa, che si spazzolava i capelli, presumibilmente lunghi e biondi, ogni sera ed ogni mattina; cento colpi di spazzola vi dava, ogni volta. Da quel che si raccontava aveva dei bellissimi occhi azzurri, una carnagione chiara dalle gote rossastre. Vestiva sempre con abiti eleganti e non mancava occasione nella giornata in cui elogiasse la propria bellezza: era veramente vanitosa! Purtroppo vi era un solo problema: era affetta da eisoptrofobia, ovvero paura degli specchi. In casa sua tutti gli specchi erano coperti da spessi teli, ben fissati alle pareti, in modo che non cadessero accidentalmente. Tutti gli utensili che avrebbero potuto produrre un riflesso della propria immagine erano arrugginiti, le finestre erano sbarrate e le posate e le tazze erano di legno. Non vi erano quadri che la ritraevano, non vi erano specchi d'acqua. Non voleva assolutamente vedere la propria figura, in quanto sapeva di essere bellissima e il suo riflesso avrebbe potuto rovinare tutta la favola che si era creata. Lei stava bene così, nel suo freddo mondo, in cui era la regina, la più bella di tutte, l'incantevole angelo sceso in terra. Tanto la sua convinzione non era insensata, lei li sentiva i passanti parlare della 'meravigliosa ragazza' che viveva nella casa abbandonata. Se lo dicevano loro, non dovevano esserci problemi: se la gente dice che sei bella, vuol dire che lo sei, non hai bisogno di rovinarti vedendoti allo specchio e magari poi non piacerti. Basta piacere agli altri, pensava lei. Spesso borbottava fra sé e sé, lusingandosi e ridacchiando, come una pazza.
'Io non sono pazza! Una splendida fanciulla non può essere pazza!' Urlò al vuoto, una sera, in salotto, davanti al caminetto.
'Hai ragione Charlot, non sei pazza, sono tutti invidiosi della tua maestosità!' Rispose a sé stessa, adottando un tono leggermente più acuto, per impersonare un ipotetico ospite. Tentava di rabbonirsi, in quanto sentì la mattina stessa, accanto alla porta della casa, i due viandanti di cui parlammo prima, raccontare storie su di lei. Quello che avevo scritto prima, infatti, non era il dialogo completo fra i due. Ora lo riporterò, anche se erano storie molto diffuse fra tutti i viandanti di quella zona.

'Vedi questa casa, Jimmy?' Disse il viandante più anziano, fermando la carovana.
'Si, signore. E' l'unica casa che abbiamo incontrato in queste terre ed ha pure un aspetto orribile.' Rispose Jimmy.
'Beh, quella casa era abitata da una famiglia di contadini. Diedero alla luce una bambina così bella che sembrava emanare una luce quasi divina. Beh, questa bambina crebbe, diventando sempre più bella, ma un giorno, ai suoi 10 anni, la famiglia venne assassinata: fu una cosa tremenda, oltre ai genitori della bambina venne raso al suolo e massacrato tutto il villaggio. Una fine veramente orribile per tutti, il sangue irrorava i campi e le urla coprivano gli ululati dei lupi. La bambina, Charlot, si salvò. Successivamente la terra non fu utilizzata per più di un secolo, per paura che i barbari che commisero il massacro potessero tornare. La ragazza stette da sola, rimase con la mania della sua bellezza, diventò pazza e si barricò all'interno, oscurando tutti gli specchi, per paura che potessero sciuparle lo splendore. Invecchiò e diventò pazza, da sola. Ovviamente ora sarà morta, nessun uomo o donna che sia può sopravvivere per più di un secolo, no?'

'Sciocchezze! Tutte sciocchezze!' Urlò infuriata la bambina, lanciando un vaso ormai vuoto contro una parete, rompendolo in mille pezzi. La furia non si placò, fino alla sera successiva. Charlot andò verso lo specchio immenso, che ricopriva tutta una parete della casa e che era coperto da un grandissimo ed impolverato telo. Lo tirò, con un colpo netto, e finalmente vide la sua figura: non c'era nulla.
La bambina allora, piangendo, con un braccio che le copriva gli occhi, barcollò fino alla stanza dei genitori. Aprì l'armadio.

'Ciao, mamma e papà.' La bambina si sedette sul proprio scheletro, proprio nel mezzo fra quello del padre e della madre e scomparve, insieme ai teli che coprivano gli innumerevoli specchi della casa.
  
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