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Autore: demsstrength    23/02/2013    3 recensioni
Ed eccola lì, con i suoi compagni di classe davanti all’immensa struttura storica coperta dai rampicanti, ad aspettare di sentire il suono della campanella che annunciava l’inizio di una nuova giornata scolastica.
I capelli mossi scuri le cadevano morbidi sulle spalle incorniciandole il piccolo e dolce visino da bambina, gli occhi da cerbiatto luccicavano illuminando il viso, il naso all’insù e una bocca scarlatta a forma di cuore.
Non li guardava nemmeno quelli come me, non si era mai voltata nella nostra direzione. Intendo ragazzi di strada, con venti sterline in tasca e una sigaretta stretta tra l’indice e il pollice.
***
«Già impegnata..» le feci eco sussurrando a me stesso. «Sei già impegnata sul serio o solamente non vuoi uscire con me?» continuai imperterrito inarcando un sopraciglio.
«Tutti e due.»
«Aspetta un secondo.» la fermai mettendomi davanti a lei e impedendole il passaggio «In che senso?»
«Nel senso che non voglio uscire con te.»
«E perché non vuoi?» inclinai il capo.
«Perché non mi va..» fece esasperata.
«Beh, vorrà dire che cambierai idea ed uscirai con me.» annuii a me stesso convinto di quello che avevo detto, «Ciao bellissima.» le sorrisi e poi cominciai a correre.
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 All that I can do is give this song to you.

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Ed eccola lì, con i suoi compagni di classe davanti all’immensa struttura storica coperta dai rampicanti, ad aspettare di sentire il suono della campanella che annunciava l’inizio di una nuova giornata scolastica.
I capelli mossi scuri le cadevano morbidi sulle spalle incorniciandole il piccolo e dolce visino da bambina, gli occhi da cerbiatto luccicavano illuminando il viso, il naso all’insù e una bocca scarlatta a forma di cuore.
Non li guardava nemmeno quelli come me, non si era mai voltata nella nostra direzione. Intendo ragazzi di strada, con venti sterline in tasca e una sigaretta stretta tra l’indice e il pollice.
Suonarono le due campanelle e prima di entrare, assottigliando gli occhi, potei dare un’ultima occhiata alla ragazza che passandosi una mano tra i capelli attraversò la soglia della sua scuola.
Osservai l’edificio che tenevo alle spalle: un solo piano, intonaco che cadeva a pezzi, erbacce che crescevano rigogliose e una banda di animali che entrava spingendosi.
Sbuffai rumorosamente per poi entrare in quella sottospecie di scuola.

      ***                                                                   

«Senti amico, se non le parli e continui a fissarla tipo stalker non avrai mai una possibilità.»
«Non ce l’avrei comunque una possibilità.» risposi gettando la cicca di sigaretta mentre la seguivo con lo sguardo camminare verso casa.
«Come sei positivo Zayn.Sta tornando a casa da sola, fai finta che devi andare anche tu da quelle parti e dalle a parlare. »continuò ad incoraggiarmi lui.
«Certo, e poi faccio la figura del maniaco cretino.» Rise ma tornò stranamente subito serio «Allora ci parlo io e la invito ad uscire.» fece in tono di sfida incrociando le braccia sul petto.
«Tu che cazzo vuoi fare?»lo guardai in cagnesco e subito dopo scoppiammo in una fragorosa risata.
«Tra qualche giorno è San Valentino, fa qualcosa di carino per lei..»insistette il mio migliore amico soffiando del fumo fuori dalla bocca.
«Mi farò venire in mente qualcosa. Ciao amico.»tesi il pugno e il mio amico lo colpì facendo un cenno con la testa.
Cominciai a camminare nella stessa direzione della ragazza. Andiamo, non sono un damerino ma sono figo, dovrebbe cadere ai miei piedi, in teoria.
Misi un piede dopo l’altro con passo spedito e col cuore in gola. Quella sarebbe stata la notizia del secolo, ‘Zayn Jawaad Malik rinuncia ad una ragazza perché è timido’. Assolutamente no.
Posizionai una mano davanti alla bocca alitandovi poi sopra per sentire l’alito, non sapeva di topo morto, e questo è un passo avanti.
«Hei!»
La ragazza si fermò e si girò di scatto accennando un sorriso a mo’ di saluto, poi, quando la raggiunsi, riprese a camminare intimidita dalla mia presenza.
«Io sono Zayn, Zayn Malik.»dissi porgendole la mano;«Rachel.. Jones.» sorrise lei stringendola rossa in viso. Era a disagio e la cosa era evidente,  ma che anche io lo fossi mi sembrava surreale.
Camminava a testa bassa guardandosi i piedi e mordendosi il labbro di tanto in tanto. Era la prima volta che la osservavo da vicino e bella era nulla. I capelli mossi da folate di vento improvvise le scendevano disordinati sulle spalle e le se appiccicavano al viso, cosa che la spazientiva visibilmente.
«Fai qualcosa a San Valentino?» le chiesi sfacciatamente e senza i soliti giri di parole. «Uhm..?» chiese a sua volta non avendo capito la mia domanda.
«Dicevo,  sei impegnata per San Valentino?» sorrisi sperando in un ‘no’.
«Oh.. ehm… io…»prese a balbettare avvampando e sorrisi di nuovo per rassicurarla. Avevo l’aspetto di un mafioso al momento quindi se mi avesse detto di si l’avrei capita. «Non ti mangio mica, eh.» risi.
 «Me lo auguro.»rise a sua volta. «Beh.. per quella sera..» riprese a balbettare torturandosi le mani.
«Scusami, sono stato troppo sfacciato?»              
«N-no.. non preoccuparti. E’ che.. si, sono già impegnata.»finalmente rispose alla mia domanda, ma è inutile dire che mi crollò il mondo addosso.
«Già impegnata..»le feci eco sussurrando a me stesso. «Sei già impegnata sul serio o solamente non vuoi uscire con me?» continuai imperterrito inarcando un sopraciglio.
«Tutti e due.»                                                         
«Aspetta un secondo.»la fermai mettendomi davanti a lei e impedendole il passaggio «In che senso?»
«Nel senso che non voglio uscire con te.»
«E perché non vuoi?» inclinai il capo.
«Perché non mi va..»fece esasperata.
«Beh, vorrà dire che cambierai idea ed uscirai con me.»annuii a me stesso convinto di quello che avevo detto, «Ciao bellissima.» le sorrisi e poi cominciai a correre dall’altra parte diretto a casa.

 ***

Dopo aver passato la serata a fare un progetto uscito a dir poco perfetto, era ora di passare ai fatti.
Indossai la vecchia e consumata felpa Adidas regalatami tre anni prima dai miei amici, misi sulla spalla uno zaino trovato per casa e presi dallo scaffale 12 bombolette spray, tre nere, tre rosse e tre bianche. Tenni in mano le scarpe per evitare di far rumore attraversando il corridoio e una volta fuori casa le indossai per poi cominciare a correre verso scuola.
Arrivai in fretta davanti all’edificio illuminato solo dalla fioca luce del lampione; estrassi la bomboletta nera dalla borsa lanciata a terra poco prima, posizionai la sciarpa sul volto coprendo naso e bocca e osservai nuovamente la parete «Ti aspetta una lunga notte Zayn.» sospirai.

***

Il trambusto fuori la mia scuola era paragonabile a quando imbrattai la parete del supermercato, il proprietario ci rimase di merda e ancora oggi non sospetta minimamente di me.
Professori imbestialiti, alunni sbalorditi che si sbellicavano dalle risate e un me soddisfattissimo che cercava di nascondersi dietro una risata. La strada era bloccata dagli alunni delle due scuole che parlottavano tra di loro chiedendosi chi sarebbe stato capace di combinare una cosa simile, logicamente cercavano un genio, non per trarre conclusioni eh.
La frase scritta era la più banale che si fosse mai sentita ma la meraviglia stava probabilmente in quello.

“Sto per fare goal alla finale della coppa del mondo, <3R.”

Più banale di così? Era una scritta imponente che prendeva tutta la facciata visibile dalla strada dell’edificio. Continuavano ad arrivare macchine che rimanevano bloccate dalle persone in strada. La maggior parte erano macchine di lusso che accompagnavo i figli di papà alla scuola di fronte alla mia.
«Fratello, sei grande! Lo sai, vero?»
«Non devi essere tu a dirmelo Jake.»sorrisi non togliendo lo sguardo dalla strada con la speranza di vederla arrivare.
Finalmente vidi la tua testa nera spuntare da dietro l’angolo con la borsa sulla spalla e il cellulare nascosto tra i capelli mentre parlava animatamente con qualcuno. Pochi secondi dopo stava cercando di farsi spazio tra la folla che si era ammassata intorno all’edificio e una volta inquadrata la scritta tutto si fermò: smise di parlare e i suoi occhi presero a scorrere più e più volte sulla parete cercando di focalizzare per bene ciò che c’era scritto. Mise giù il telefono e, dopo averlo posato in borsa e aver rialzato gli occhi,  nostri sguardi si incrociarono e rise notando la mia espressione soddisfatta e sicura.
Indicai con la testa un posto indefinito lontano da quel trambusto ed entrambi raggiungemmo l’ombra di un albero.
«Allora?»sorrisi sicuro di me.
«Allora è bellissimo e tu sei un idiota ma…»abbassò lo sguardo.
«Ma cosa?»chiesi impaziente ma cercando d non darlo a vedere.
«La risposta resta no, non cercare di farmi cambiare idea. Mi dispiace Zayn.»disse tenendo lo sguardo basso.
La osservai cercando di non scoppiare a ridere, poi, dopo averle sollevato il volto posandole sue dita sotto al mento le chiesi in tono di sfida alzando un sopraciglio «Perché non dovrei?».
 «Perché… perché.. non ti dirò di si.»balbettò arrossendo.
«Sei dolcissima quando arrossisci.»sorrise arrossendo ancora e abbassando lo sguardo. Mi morsi il labbro frenando la tentazione di baciarla e, dopo averle dato un bacio sulla guancia, corsi in classe visto che la campanella era suonata già da un pezzo.

***

«Quindi mi stai dicendo che ti ha detto di no?»mi chiese incredulo il mio migliore amico sputacchiando ovunque il suo pranzo.
«Si, ma non sputarmi addosso idiota.» lo rimproverai allontanandomi e facendolo ridere.
«Ti arrendi?» chiese dopo aver ingoiato l’ultimo boccone del panino.
«Col cavolo, manca ancora qualche giorno a San Valentino.»
«Bene, allora buona fortuna.» gettò dietro di se la carta in cui era avvolto il panino colpendo il povero malcapitato che si era trovato lì per poi andarsene dandomi una pacca sulla spalla.
Uscii dall’edificio intenzionato a trovare una soluzione a quel doppio rifiuto, con la consapevolezza però che avrei saltato il resto della giornata, e quindi algebra e latino, poco male.
In ogni negozio si vendevano scatole di cioccolatini, biglietti, pupazzi, ma io ero deciso a trovare qualcosa di unico, di mai visto prima. Logicamente però Dio doveva fornirmi di un cervello limitato alla scopata di San Valentino invece delle cose romantiche, giusto? In più si metteva il fatto che mi restavano trenta sterline, e con quelle ci facevo davvero poco.
Camminai fino alla cioccolateria, dalla quale uscii con una bustina di confetti al cioccolato bianco e al latte; poi andai al supermercato che avevo imbrattato l’anno prima e comprai qui un nuovo album di fogli da disegno e uno di quei pupazzi fatti per essere abbracciati che si trovavano in vetrina; in fine, mi ritrovai a scegliere un bigliettino alla cartoleria, fui tentato a prendere quello con i tizi a letto ma andai sul banale prendendo quello con Minnie e Topolino, sono simpatici in fondo.
Osservai l’orario, erano le quattordici e dieci, Rachel sarebbe tornata a casa a momenti quindi dovevo muovermi.
L’avevo osservata a lungo e ormai sapevo dove abitava, più o meno. In una villetta con tanto di piscina non molto lontana dalla scuola, la sua camera era al secondo piano ma c’era un albero che cresceva accanto al balconcino quindi non sarebbe stato difficile salire.
Le lasciai il tutto sul letto scrivendo su un blocco poggiato sulla sua scrivania il mio numero sperando in una chiamata.

***

La mattina dopo, dopo aver fissato per un intero pomeriggio il cellulare senza sentirlo suonare, la aspettai fuori casa. Alle sette e quarantacinque la vidi uscire di casa, gettai la sigaretta ormai consumata che mi aveva tenuto compagnia nell’erbetta fresca del prato calpestandola con il piede – devo aver pregato affinché non lo scoprisse - e sbuffando l’ultimo pennacchio di fumo, poi presi ad agitare le braccia per far sparire l’alone che mi si era creato intorno.
«Buon giorno bellissima!»le sorrisi agitando la mano e lei ricambiò il saluto con un cordiale sorriso che lasciava trasparire un velo di preoccupazione.
«Ti va di andare insieme a scuola?»
«Beh, sei qui..»sorrise ancora poi abbassò la testa e prese a camminare verso la scuola.
«Perché non mi hai richiamato?»
Si schiarì la voce«Perché sai la mia risposta qual è, mi è sembrato inutile.»
«Ma anche solo per farmi sentire la tua voce.. mi dai il tuo numero?»continuai molto sfacciatamente fermandola.
«Sei una specie di maniaco o stalker?»chiese aggrottando la fronte.
«No, mi piaci e vorrei uscire con te, tutto qui.»dissi riprendendo a camminare.
«E io ho detto di no.»
«E perché no?»
«Perché non ne ho voglia, quante volte devo ripetertelo?»
«Ma perché non ne hai voglia?»
«Che problema hai? Devi lasciarmi in pace.»chiuse lei scandendo le ultime quattro parole.
«Scusa.. sono assillante e me ne rendo conto. Sei la prima ragazza che non accetta di uscire con me.»
«Ne sono onorata.»rise.
Cavolo, la sua risata. Mi incantai a guardarla sorridere in quando non se ne accorse e mi diede una leggera spinta arrossendo.

***

Finalmente la campanella che segnava la fine delle lezioni suonò e gli alunni si riversarono fuori come un fiume in piena. Lei uscì dall’altro edificio insieme alle sue amiche e ai suoi compagni, damerini pieni di soldi e conviti di poter avere il mondo solo firmando un assegno. Cominciai ad agitare le braccia come se fossi stato un polipo che rincorre il suo pranzo cercando di farmi vedere ma lei era troppo impegnata a scacciare un cretino che le si era appiccicato addosso, poco coerente da parte mia parlare così ma il tizio la stava abbracciando.
Facendomi spazio tra i ragazzi raggiunsi l’altro edificio e cercando di trattenere la voglia di spingerlo via cominciai a parlare cordialmente «Ciao. Rachel, vuoi che ti accompagni a casa?»
I ragazzi mi squadrarono da capo e piedi e nel frattempo Rachel si liberava dalla presa di quel tizio.

«Sei la mia salvezza.»sospirò una volta lontana dal gruppo di amici.
«Mi merito qualcosa, signorina.» risi mettendola un braccio intorno al collo in modo da avvicinarla.
«Frena, frena, frena»si liberò dalla mia presa ridendo «non sono scappata da lui per stare con te.»
«Ok babe, quindi non ci vieni alla festa di San Valentino, domani sera, nella palestra dietro la mia scuola?»
«Anche se ci andassi non con te, di sicuro.»
«Perché no?»
«Ti prendo a schiaffi se non la pianti, giuro.»risi di gusto e lei si un a me.
«E con chi ci vai allora?»
«Con le mie amiche.» rispose sicura.
«Allora ci vediamo lì, potrei sorprenderti.» le dissi appoggiandomi al cancelletto che divideva casa sua dalla strada.
«Come vuoi, ma non è un appuntamento.» mi sorrise, per poi correre sulla ghiaia sparire dietro la porta in mogano di casa sua.
***
«Zayn, svegliati che farai tardi!» alzai di scatto la testa dalla scrivania per poi stropicciarmi gli occhi. Avevo lavorato tutta la notte, volevo colpirla, e lo avrei fatto.
Alzatomi in piedi mi diedi uno sguardo nello specchio, portavo gli stessi vestiti del giorno prima ed era San Valentino; cambiai la felpa, diedi una veloce sciacquata al viso e ai denti ed uscii senza fare colazione. Mi ritrovavo due occhiaie da paura ma non mi importava più di tanto.
Come la mattina precedente passai prima a casa di Rachel lasciandole sullo zerbino ai piedi della porta un mazzo di rose rosse con un bigliettino, banale come la scritta sulla parete della scuola, ‘Buon San Valentino piccola.’
Dopo questo corsi a scuola dritto da Jake, avevo bisogno che mi aiutasse per il ‘regalo’.
«Sei un genio, sei un fottuto genio Zayn.»esclamò dopo aver letto ciò su cui avevo lavorato tutta la notte.
«Modestamente..»indicai me stesso come a dire ‘Beh, si, sono un genio, sono Zayn Jawaad Malik bello.’
Chi lo metterebbe in dubbio? Tutti sanno della mia potenza.
Quella mattina ricevetti un sacco di bigliettini dalle ragazze della scuola, totalmente inconsapevoli di quello che stavo facendo.
«Hai uno smoking per stasera?» mi chiese il mio amico in tono serio.
«Cazzo!»
Mi voltai verso di lui implorando aiuto. Avevo pensato a tutto tranne che a quello. Il mito di Zayn Jawaad Malik crollò. Vidi crollare davanti ai miei occhi una statua tutta d’oro a grandezza naturale  che mi rappresentava. «Devi aiutarmi.»
«Te lo trovo io fratello.»rise e tirai un sospiro di sollievo, anche se devo ammettere che ero preoccupato, stavo affidando una questione della massima importanza nelle mani di Jacob Rehman. Che Dio ce la mandi buona.
***
Lei non era ancora arrivata, o forse non voleva farsi vedere.
Mi incamminai verso l’esterno nella speranza di vederla arrivare, magari avvolta in un bellissimo vestito, ma mi ritrovai solo a fumare guardando la strada.
«Si fa attendere la signorina.» urlai mezz’ora dopo, notando che era scesa da un’auto e mi era passata davanti senza vedermi.
«Hey.. non ti avevo visto.» sorrise imbarazzata tornando indietro mentre con una mano teneva il vestito color pesca che le finiva sotto i piedi.
«Non preoccuparti.»scesi dal muretto avvicinandomi a lei e dandole un bacio sulla guancia che la fece arrossire, «Entriamo?», lei annuì prontamente ed entrammo nella palestra barra sala da ballo.
«Balli con me?»le urlai una volta dentro, cercando di sovrastare la musica con la mia voce e lei mi guardò  spaesata, e posso capirla.
Il classico clima da discoteca aveva preso il sopravvento a quello che sarebbe dovuto essere un romantico ballo di San Valentino era diventato uno strusciarsi sulla prima persona che capitava.
Le presi la mano e la trascinai al centro della pista da ballo, dove sopra di noi c’era una palla da discoteca in stile anni ottanta. Cominciai a muovermi a ritmo di musica, sulle note di un remix di Turn up the music di Chris Brown, ma mi fermai subito dopo notando che Rachel mi guardava ridendo come una delle iene del re leone.
«Che c’è?»urlai aprendo le braccia, non sono mai stato bravo a ballare «Credo sia meglio ubriacarsi prima…» risi anche io seguendola a ruota.
Guardai l’orario sull’orologio da polso e mi spuntò un sorriso da ebete senza che me ne accorgessi, poi alzai la testa e osservai Rachel ballare con un’amica che le si era avvicinata e quello era il momento buono per ‘agire’.
Mi feci spazio tra i corpi sudati dei ragazzi che si muovevano a ritmo di musica come se fossero tante marionette, ridevano e urlavano come se quello fosse stato l’ultimo giorno della loro giovinezza e il giorno dopo si sarebbero ritrovati agonizzanti a ricamare o a leggere un vecchio libro che sapeva di muffa.
Riuscii a salire sul piccolo parco che era stato montato e fermai Jake che era alla console come DJ.
La musica si staccò e si alzò un ‘Bu’ generale mentre tutti si voltarono verso il palco. Diedi un buffett al microfono che fischiò facendo alzare un urlo mentre tutti si tappavano le orecchie «Buona sera ragazzi.» sorrisi imbarazzato «in primo luogo, voglio scusarmi per questa interruzione, e poi vorrei augurare a tutti un buon san Valentino». Misi una mano sulla fronte in modo da vedere meglio oltre ai riflettori puntati su di me, cercando di incrociare lo sguardo di Rachel. «Hey bellissima» guardai Jake che fece partire una base, «Questa è per te.»
Presi aria mentre un occhio di bue puntò dritto sulla ragazza al centro della sala, vidi le sue guance colorarsi di un rosso intenso che il leggero velo di fard non riuscì a coprire e sorrisi prima di cominciare a cantare.
«I don't wear designer clothes
 I don't go to the finest schools
 But I knowI ain't no fool baby
 I may not be a star I'm not driving the sickest car
But I know I can make you happy baby»
Abbassai lo sguardo imbarazzato, in quanto si trattava della mia prima esibizione in pubblico e di una ‘dichiarazione d’amore’ per poi alzarlo e puntarlo dritto nei suoi occhi che luccicavano sotto la forte luce.
«I don't know what you been used to
Never been with a girl like you
But I can give you a love that's true to
Your heart not material things»ripresi fiato e coraggio per poi ricominciare.
 «I'll give you my song
 These words, to you
Sing you what I feel
My soul is true
I don't have the world
Can't give it to you girl
But all that I can do
Is give this song to you»
Alcune coppiette si abbracciavano, alcuni ragazzi sorridevano, altri fissavano me o Rachel, qualcuno usciva fuori e io intanto sorridevo guardando la ragazza inquadrata dalla forte luce dell’occhio di bue che aveva portato Jake.
Continuai a cantarle quelle semplici e poche parole che non mi avevano fatto dormire la notte precedente tenendo i miei occhi puntati nei suoi mentre sorrideva quasi dimenticando delle altre persone che intanto si muovevano a ritmo, che però non era dei migliori.
«Che ne dici bellissima… usciamo insieme in questi giorni?»sorrisi cercando di nascondere la voglia di prendermi a schiaffi per la banalissima frase che avevo pronunciato.
La ragazza scosse la testa divertita, per poi annuire con foga. Mi osservò scendere dal palco mentre Jake fece ripartire la musica e le persone ripresero a ballare come se si fossero dimenticate del momento precedente, ma ci diedi poca importanza.
Ci trovammo in poco tempo uno di fronte all’altro con l’imbarazzo a mille, non sapevamo cosa dire e il trambusto nella stanza sembrò dissolversi nel battito del mio cuore.
«Ti va di andare in un posto più tranquillo?»urlai e lei annuì. Le presi la mano e la diressi verso l’uscita.
Man mano che proseguivamo a camminare lungo la fila di macchine parcheggiate il rumore della musica si allontanava diminuendo, per poi scomparire totalmente.
Attraversammo la porta di una caffetteria e il campanello sulla porta avvisò del nostro arrivo la ragazza dietro al bancone che alzò la testa, per poi riabbassarla su una rivista subito dopo.
«Sediamoci lì.»indicai un tavolo e la guidai lì con la mano mentre il forte odore di caffè mi riempiva le narici.
«Da quanto non dormi?» chiese osservando le occhiaie diventate più evidenti e risi al pensiero che avevo passato due notti in bianco.
«Ho passato una notte a scrivere la canzone e una ad imbrattare la scuola.. giudica tu.»arrossì abbassando gli occhi e facendosi scappare un sorriso.
«My soul is true..» canticchiai tamburellando sul tavolo sperando che capisse che lei mi interessava davvero.
«Scusa..»partì tenendo lo sguardo basso.
«Scusa di che?» chiesi aggrottando la fronte.
«P-per quello che ho detto.. c’è, per non aver accettato dopo tutte le cose che hai fatto per me… io…»risi sentendola balbettare e scossi la testa.
«Non devi scusarti.» cominciai «Non ci conosciamo neanche e posso capirlo..» le alzai la testa mettendole due dita sotto al volto «io devo recuperare il sonno, quindi ora torna alla festa piccola, a domani.» mi alzai per poi lasciarle un veloce bacio all’angolo della bocca per poi correre via.
 
Rachel’s POV
La parete diventò ad un tratto la cosa più interessante che mi sia capitata di osservare.
Scossi la testa scacciando l’emozione e mi girai appena in tempo per sentile la campanella che annunciava che Zayn era andato via.
Riportai lo sguardo davanti a me notando una bustina rossa lasciata sul tavolo. La osservai per qualche secondo, poi senza pensarci due volte la presi e l’aprii.

Ciao bellissima.
L’ho ripetuta troppe volte questa parola, o forse aggettivo..
non importa, sei bellissima se non si era capito.
Credo che tu sappia com’è:
non ci dormo, non ci mangio, sto per fare goal alla finale della coppa del mondo.
Ci si vede in giro allora, credo che la frase sopra riassuma molto.
Buon San Valentino piccola.

Sorrisi spontaneamente ripiegando il foglio immersa nei miei pensieri, poi presi a leggere l’altro foglietto nella busta: era il testo della canzone, una po’ di righe piene di errori e correzioni.
Sorrisi ancora, per poi avviarmi alla festa impaziente di raccontare tutto alle mie amiche.
 

Zalve c:
Per cominciare mi scuso per eventuali errori e perchè non sono riuscita a finirla per San Valentino.
Questa OS mi emoziona, non per quello che c'è scritto ma perchè è la prima che scrivo con il primo banner che faccio.
Mi piacerebbe riceve una vostra critica, seria e sincera, anche perchè non mi convince molto.
Allora.. nente, se volete chiedermi qualcosa sapete dove trovarmi, ciao belle <3

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

  
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