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Autore: Donixmadness    24/02/2013    2 recensioni
Non ho idea di cosa mi sia saltato in testa!! Sono nei casini e metto pure a scrivere una storia!!
Va beh! Spero almeno di farcela, premettendo che ho molto da fare comunque ecco alcuni indizi:
"Lo sapevi che era solo un riflesso, perciò non ti sei stupito più di tanto quando non ci hai trovato nulla in quella pozza sporca. Ma perché l’hai fatto? Non vorrai mica controllare le tue condizioni, mi auguro!
Ciò che fai dopo conferma i miei timori. Persino il tuo inconscio ti intima di non farlo: gli hai già disobbedito una volta perché vuoi farlo ancora? Maiale testardo!!
Troppo tardi ti sei sporto sulla superficie stagnante e ti sei visto … "
Genere: Malinconico, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Matt, Mello, Near, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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The Glory smells like Burnt

 



-Capitolo 1-

 



Gocce ingrossano una pozzanghera lattescente. Giace lì indisturbata a crogiolarsi nella sua stessa acqua. Un tiepido bagliore giallo delinea a malapena l’interno di quel tunnel. Non c’è altra fonte di luce se non quella, ma occhi stanchi e disperati cercano di mettere a fuoco il più possibile.
Un respiro affannato si avvicina, echeggia tra quelle pareti fatiscenti pregne di umidità. Una mano imprime sul muro una scia scura e densa.
Passi cadenzati, ma provati tentano di accelerare.
Ogni respiro è prezioso e non può permettersi di fermarsi in quel buco nauseabondo. Con sforzo la mano destra va a posarsi sulla spalla sinistra, con la speranza di riuscire a camminare anche senza l’appoggio del muro. Velocizza il cammino, suo malgrado: fiato e arti non sono coordinati come dovrebbero.
Ginocchia cozzano il suolo, su quella stessa pozzanghera e il corpo si accascia alla parete lurida. Respira a fondo nel tentativo di recuperare le energie, la fronte poggia sulla superficie fredda: è intrisa di sangue e sudore. Contrae troppo il viso, infatti è subito costretto a coprirlo con il palmo inguantato.
Ma quanto può essere mai lontana quell’uscita?? Un singulto strozzato gli scuote il diaframma: in realtà è solo l’incipit di una tosse soffocante.
Si sente improvvisamente la gola arida, quasi avesse in bocca la sabbia al posto della saliva. E’ difficile fare mente locale in una simile situazione: la ferita pulsa frenetica e la pelle non cessa di stirarsi innaturale al più piccolo movimento. Ad un tratto non ricorda neanche perché è lì. Già perché è lì?
Cercava una via d’uscita, ma da cosa? E perché? Alla fine non ricorda nemmeno più chi è. Un lontano recettore nel suo cervello gli comunica debolmente che deve solo venir fuori di lì e nient’altro.
Così ancora una volta cerca l’aiuto della parete, come se fosse in grado di allungargli una mano. Bene!
Adesso ha pure le allucinazioni!
Però lui è troppo esausto e occupato a respirare per imprecare anche a denti stretti. Imprecare. Lui impreca ? Ancora una volta è il cervello a rispondere al quesito: suggerisce tacitamente che è un aspetto della sua personalità.                
Beh, almeno è riuscito a cavare qualcosa da questa amnesia, è un progresso!                                            
Tenta di rialzarsi ma inutilmente. Le gambe non lo sorreggono più e sente improvvisamente le braccia addormentate. Spilli di freddo cominciano a pizzicare la cute fastidiosamente.                                                                                                                                
“Che situazione di merda!!” ecco adesso ha imprecato, e pare che abbia riacquistato un barlume di lucidità. Si rialza malamente con la mano che striscia sul muro. Un altro piccolo sforzo ed è quasi in piedi, gli mancano solo pochi metri e potrà uscire da quel tubo puzzolente. Zoppica un passo, poi un altro e un altro ancora.
Fa male dappertutto, ma l’avrebbe sopportato. Se c’è una cosa che ha imparato nella vita è ad accumulare, accumulare, accumulare, fino a quando non giunge al limite. Lì la sua forza è incontenibile.
Le falangi inguantate graffiano l’intonaco che si sgretola. Ci siamo quasi! Ancora un piccolo sforzo.
Gli stivali schizzano il fango, nei paraggi si sentono squittire i topi, o le pantegane? Chi può dirlo in quella specie di fognatura. Ecco è arrivato.
Il respiro irregolare indica che non c’è più tempo, altrimenti si muore soffocati lì dentro. La sua salvezza è un muro con delle scalette di ferro arrugginite, le quali collegano all’apertura di una botola.
Fa improvvisamente il passo più lungo della gamba, sta per perdere l’equilibrio ma riesce ad aggrapparsi subito a quelle inferriate incrostate. Non è proprio il caso di preoccuparsi per il tetano! Ora lo sforzo è il più grande di tutti : salire. Più di preciso, salire nelle sue condizioni.
Ma lui ha una volontà disumana, lui non si arrende, lui dall’inferno può anche aggrapparsi al filo di una ragnatela pur di salire. Pur di salvarsi.
La spalla sinistra non obbedisce in alcun modo, può solo far affidamento al braccio destro. E con un braccio solo sale. Ansimante sale. Stremato sale. Morente sale. Giunto in cima non spende molte energie per soverchiare il disco di metallo. Un ultima spinta e è fuori, dove non lo sa. Ma è fuori. Respira a pieni polmoni aria più pura e si accascia su un manto d’erba. E’ umida, appiccicosa, punge.
Va bene così. Questo narratore ora ti dice che puoi riposare. Non vuole che ti rialzi, perché è giusto così. Te lo meriti di non rialzarti, te lo meriti di arrenderti, te lo meriti di mollare tutto  e dire :
Sì sono un perdente, ma non me ne frega niente!!”.  
Quei cinque minuti tra la vita e la morte  te li sei guadagnati Mihael! Gli unici e forse gli ultimi cinque minuti più sereni della tua vita. Ci hai provato hai dato il meglio di te, tuttavia la situazione si è ritorta contro. Ma adesso basta! È giunto il momento di morire, insoddisfatto ma stranamente tranquillo su quelle  spine sottili. E’ una tortura lieve, però mentre sei lì immobile pensi che sia uno zuccherino in confronto a quello che hai passato, quindi finirla lì sarebbe l’ideale. Finalmente solo, niente pressioni, niente aspettative, niente modelli utopistici da emulare. Nulla! Assolutamente nulla di tutto ciò. Se il tuo volto te lo permettesse, sorrideresti al pensiero che per tutto quel tempo l’unica cosa che hai cercato è la morte. Beh, tanto di capello: alla fine sei riuscito ad ottenere ciò che desideravi nell’angolo più intimo del tuo essere. Finalmente pace, niente più classifiche. In pochi istanti, però,  si delinea davanti ai tuoi occhi una figura eburnea.
Subito la scacci: non merita tutta questa importanza una persona che fa finta di esistere! Basta competizione, basta fantasmi, basta inseguire un’ombra che ti sfugge continuamente. Perché dovresti dare ascolto al tuo orgoglio? È colpa sua se sei in questa situazione, è lui che ti ha imprigionato con catene fatte di spine, è lui il responsabile della tua sofferenza!

Sì, è solo Lui!

Sarebbe ingiusto accusare altri. Sarebbe solo un modo per giustificare le tue azioni. Sarebbe solo un modo per attizzare il tuo ego.                                                                                    

Il mio ego … i miei obiettivi. Nel cesso …          

Ma stai pensando di nuovo a quella figura pallida, adesso è più nitida nella tua mente. E’ particolarmente dura per te l’immagine di due opali scuri che ti scrutano. Sono occhi dalla pietra infrangibile, ghiaccio insondabile, iridi vitree così vacue eppure così dannatamente consapevoli. Uno sguardo, anzi, lo sguardo che non sei mai riuscito a sostenere, in tutti questi anni. Gli occhi che ti fanno sentire inferiori come il più viscido dei vermi, cioè indegno di attenzioni ma solo da calpestare. Gli occhi imprescindibili e apatici che ti hanno fatto logorare per i ripetuti insuccessi. Gli occhi dell’onnipotenza.                                                                   
Ti sei sempre chiesto come fosse possibile che al mondo esistesse un umano tanto perfetto? Se nessuno è perfetto allora perché esiste? E’sempre stato questo il tuo più grande dilemma, ovvero accettare che al mondo esista qualcuno più in gamba di te! Sei disposto ad inseguire questo qualcuno invece che le persone che ti amano.                                                                                                                           
Le tue labbra si increspano debolmente. Ho colto nel segno vero?                                                

Non esattamente …                                                                                                                        

Che vuoi dire? Spiegati meglio.                                                                                                                                       

Il mio animo non accetta che esista qualcuno in grado di gestire l’onnipotenza di un’intelligenza superiore meglio di me.
Non accetta di rinnegare la propria umanità per raggiungere la grandezza.                              
Non tollero questo sacrificio, per cui mi ero fissato di raggiungere la vetta più alta senza cambiare la sostanza. Io non ho mai voluto essere come Lui.
Ed è proprio in questo campo che io volevo sconfiggerlo, per dimostragli di essere superiore …


E invece sei finito peggio di una merda. Frustrato da una perfezione maniacale, la quale ti ha schiacciato senza pietà. Come se fossi il più frigido pattume. Spazzatura. Ti senti così, nonostante tu abbia dato il meglio di te stesso in tutto non sei riuscito a salire quel piccolo gradino verso il podio. Verso la gloria, la soddisfazione di innumerevoli fatiche. Più volte ti sei chiesto incessantemente dove avessi sbagliato, quale fosse stato l’errore che ti impediva di vincere.
Dove? Come?                                                                                                                                        
Ma ora basta, hai sofferto fin troppo. Ora che sei lì sull’erba sei combattuto: da una parte vorresti reagire in qualche modo, continuare a seguire quel bagliore così lontano che ti sei sempre ostinato di raggiungere; dall’altra parte vorresti solo abbandonarti al tuo destino. Stranamente questa volta sei più propenso per la seconda opzione. In questi cinque minuti ti senti improvvisamente libero di scegliere nella tua vita,  e non obbligato a camminare in un percorso già tracciato.                                                                                                 

Cosa dovrei scegliere?...                                                                                                                                           

Sei davvero stremato: le palpebre si alzano e abbassano lentamente, la vista comincia ad offuscarsi, non ti senti più le braccia né il corpo. Però ora lascia che questo narratore ti dica un’altra cosa: sei davvero sicuro di aver investito negli obbiettivi giusti? Non farmi credere che sei così cieco da non aver visto un’alternativa davanti a te , che potevi benissimo inseguire perché non era poca cosa. Sei davvero certo di essere stato solo per tutto il tempo?                                            

No, c’è stato qualcuno … che ho deluso molto …                                                                        
Non ho voluto seguire quella strada poiché credevo che non mi avrebbe mai arrecato la soddisfazione che cercavo … L’ho scartata.  Non merito che mi stia accanto …

 
Gli occhi cerulei sono troppo stanchi e brucianti di lacrime ingoiate, per rendersi conto di ciò che avviene. Le orecchie ricominciano a fischiare impertinenti, tuttavia riescono a percepire un lieve calpestio sull’erba. Non è il vento, ma proprio il rumore di suola di scarpe. Debolmente solleva il capo per guardare ma non riesce a distinguere nulla.
Tutto è buio, debolmente schiarito dalla luce lunare. Boccheggia: il respiro è stimolato solo dalla volontà adesso. L’ultima cosa che vede prima di chiudere gli occhi sono un paio di stivali che si avvicinano.
Se solo avesse le forze si solleverebbe, ma tanto che importanza ha?

Sto solo per morire … Perdonami …

Gli occhi non videro più gli stivali.












 
  
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