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Autore: Harriet    24/02/2013    1 recensioni
Di giorno è il Grande Teldrien.
Nessuno sa niente di preciso sul Grande Teldrien. Beh, nessuno sa neppure niente di confuso su di lui. O lei. Non si sa neanche se è un uomo o una donna.
Il Grande Teldrien è un nome in una leggenda.
La prima volta in cui mi hai dato accesso al tuo letto, ho capito che non potevo capire. Quella persona seminascosta tra le lenzuola poteva davvero essere chiunque: chiunque di tutti quelli su cui avevo fatto ricerche, chiunque nell'universo. Non l'avrei mai saputo, a meno che tu non avessi deciso di dirmelo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Beatitudine del niente








 

Di giorno è il Grande Teldrien.

Nessuno sa niente di preciso sul Grande Teldrien. Beh, nessuno sa neppure niente di confuso su di lui. O lei. Non si sa neanche se è un uomo o una donna. O un bambino o una bambina. Un vecchiaccio malandato. Una prostituta del porto. L'imperatrice dell'Impero Orientale. Una sirena. Una giraffa.

L'hanno descritto in tutti i modi: un uomo di due metri con i capelli biondi, una ragazzina rossa con un braccio solo, un bambino grasso, un vecchio con tre denti, una donna bassa con una gamba meccanica. Il Grande Teldrien è stato enorme e insignificante, splendido e bruttissimo, con la bocca larga e con il naso lungo, con meno arti di quelli che servirebbero e con parti del corpo in eccesso, animalesco, ricostruito, bellissimo, inguardabile, spaventoso, risibile, dimenticabile.

In ogni caso, il Grande Teldrien è uno dei Signori dei Mari e uno dei signori del mondo, e non importa come viene dipinto, davvero: ciò che conta è il suo potere. E quello è solido. Una sua parola può fare tutto, dove invece falliscono le armi e i soldi di persone molto più identificabili di lui. Una sua parola ferma le navi di mercanti rispettati, gli eserciti di generali roboanti, le scorribande di pirati ignobili.

Una parola sussurrata, uno scarabocchio su qualche cartina, un indovinello indovinato, e Teldrien ha vinto.

Il Grande Teldrien è un nome in una leggenda. Viene evocato dalle mamme per tenere buoni i figli indisciplinati, ma appare anche nei discorsi di chi deve mettersi per mare, che sia uomo votato alla legalità o preferisca la pirateria. Non puoi fare i conti senza il Grande Teldrien, sopratutto se scegli certe rotte.

Il Grande Teldrien, in realtà, all'inizio della sua carriera si faceva chiamare solo Teldrien, e quel Grande davanti al nome non l'ha mai cercato (e di sicuro non lo apprezza.) Qualcuno l'ha messo lì, quell'aggettivo scomodo, e c'è rimasto. Davvero odioso. E ingombrante. E anche un bel po' stupido, a volerla dire proprio tutta. Che razza di appellativo è? Sembra un nome d'arte da saltimbanco o da prestigiatore di strada, non certo adatto a qualcuno che possiede un buon trentacinque per cento dei mercantili che fanno le rotte dell'Ovest o attraccano al porto di Almiressa.

Ha cominciato a essere il Grande Teldrien da quattro anni circa, ma la sua fama e il suo successo sono cresciuti così tanto, in questo breve lasso di tempo, che la gente è convinta di averlo sentito nominare da sempre.

Nessuno ha mai visto la sua vera faccia. O forse sì. Chi lo sa. Forse è davvero tutte quelle persone. Forse nessuna di loro. Non importa. Importano solo la sua mappa che si riempie di conquiste e la sua scacchiera, dove la partita rimane sempre e comunque in suo favore.

Dunque, dicevamo, di giorno. Di giorno è il Grande Teldrien, di notte no.

Di notte è una creatura piccolissima persa in un giaciglio scomodo e un lenzuolo logoro.

Non è questione di fisico: potrebbe avere il corpo di un ragazzino o di una donnona, e sarebbe lo stesso. Non per questo è una creatura piccolissima. Sentirsi minuscoli è una cosa che viene da dentro. Sentirsi minuscoli è infinitamente riposante, perché ci si stanca, a essere grandi tutto il giorno.

Essere una pallina di niente che naviga in uno spazio senza costrizioni. Ah, che cosa paradisiaca. Che sensazione splendida, davvero. Niente. Un briciolo, una goccia, un minuzzolo, di una leggerezza infinita, senza pesi e senza nomi, senza responsabilità e senza ruoli.

Niente.

Leggerezza.

Un frammento infinitesimale trasportato dalle correnti del mondo. Meraviglioso.

Ancora meglio è quando, in notti come questa, la pallina di niente viene presa tra le mani da qualcun altro, qualcuno che è entrato nel segreto dell'identità in pezzi di Teldrien.

Le persone che sanno a quale faccia corrisponde il nome (ovviamente inventato) di Teldrien si contano sulla mano di un uomo che ha perso due dita in combattimento. La persona che custodisce di notte la piccolezza segreta di Teldrien è una di queste.

Di segreti ne sa qualcosa, la creatura il cui corpo si stende su quello di Teldrien. Ci ha costruito un'esistenza intera, sui segreti, quindi non fa domande e non pretende risposte: rispetta il suo capo e sa quantificare ciò che dipende dal silenzio, da un nome non rivelato e una faccia tenuta nascosta. Gioca come si deve, gioca bene e raddoppia il mistero, spargendo falsi indizi e seppellendo ogni minimo accenno di verità, ogni volta che, per sbaglio, un suo angolo sembra emergere dalla sabbia delle menzogne.

Di notte però si può allentare la tensione di una vita di maschere, ed è per questo che il Grande Teldrien si miniaturizza tra le mani di quella persona che si fa insolitamente delicata, per alleviare il peso dalle spalle del leader che ha deciso di seguire. Fedele con le armi, fedele tra le lenzuola, capace di guidare un assalto, ispezionare una nave e far dimenticare l'universo al Grande Teldrien.

Essere sfuggevole, animo volitivo e testardo, sguardo che non si fa dimenticare. Una creatura un po' selvaggia e quasi del tutto amorale, che difficilmente si può incatenare con regole e codici. Se è qui, è perché l'ha scelto.

Ora Teldrien è immobile, in attesa, e quella persona che sola può avere accesso alle sue notti decide dove andare, perché ha più esperienza e fantasia, e anche perché loro giocano così e va bene a entrambi i membri di quell'accoppiata assai ben assortita. Fuori c'è tempesta, dentro la pelle brucia contro la pelle. Teldrien si scioglie nella prigionia deliziosa di un abbraccio feroce.

Labbra delicate sfiorano un viso, si spostano fino all'orecchio e sussurrano un nome. Teldrien chiude gli occhi e cerca di smarrirsi nella sensazione di quella sequenza di sillabe.

Non è il nome di nascita del Grande Teldrien, il nome che ricorda tempi distanti, benedizioni e amore. Sono cose da lasciarsi alle spalle, queste, insieme a un nome. Ma non è neanche Teldrien, la parola sussurrata all'orecchio. È un altro nome, anche quello, inventato, ma più vicino a quello vero.

Non è il nome vero perché il Grande Teldrien non è preda dell'idiozia, e siccome conosce bene la persona che ha lasciato entrare, sa anche quanto è saggio rivelare, e quanto invece va ancora protetto.

Il nome vero è tra le cose che per adesso devono rimanere in cassaforte.

Un giorno forse glielo dirà. Anzi, una notte. Una notte, sì. Una notte saranno le sue, di labbra, a cercare un orecchio, e allora dirà Ecco, volevi un altro pezzo del mio mistero, del mio cuore?

Aspetta il momento in cui potrà farlo. Aspetta, con la certezza del giocatore di scacchi che non dà la partita per scontata, e sa che quel momento potrebbe non arrivare mai. Che quella fedeltà potrebbe incrinarsi. Che la sicurezza incarnata da quella presenza costante potrebbe tradire, tagliare, ferire, spezzare, bruciare, avvelenare.

Lo sa, lo sa. Sarebbe da sciocchi non saperlo. Sarebbe da ancora più sciocchi illudersi che quelle loro notti siano un'assicurazione di fedeltà eterna.

Lo sa, ma non per questo non può concedersi il lusso di sperare che, invece, il finale possa essere diverso. Una speranza consapevole e matura, una speranza disillusa. Strano ossimoro. Un po' come loro due.

La sua speranza disillusa spera in un finale in cui la sua faccia rimane sempre nascosta e il suo nome anche, un finale in cui di giorno deve ancora essere il Grande Teldrien, ma di notte può essere una minuscola pallina di niente tra le mani dell'unica creatura a cui ha deciso di consegnare il nome e il cuore.


*


Appena ho realizzato che il mio nome era nelle tue liste di gente interessante da contattare, ho fatto ricerche su di te. Te la sei cavata egregiamente, nell'eludere le mie indagini: hai nascosto le tue tracce in maniera magistrale e tutto ciò che ho ricavato è stata una manciata di ipotesi, tutte molto belle e sensate e plausibili, nessuna supportata da una minima prova.

Ho accettato che avrei servito solo il Grande Teldrien, allora. Con la promessa di stare a vedere, di raccogliere indizi, di cercare di capire.

La prima volta in cui mi hai mostrato la tua faccia, non ho guadagnato altre informazioni, né ho avuto il pezzo mancante per formare il tuo ritratto e ricostruire la tua identità. I profili che avevo ricavato dalle mie indagini ti si adattavano tutti. Potere di un aspetto dimesso che cela bene la personalità e la genialità. Ho pensato che standoti accanto forse alla fine avrei capito, visto che mi avevi dato fiducia tanto da nominarmi tra i tuoi sottoposti più stretti.

La prima volta in cui mi hai dato accesso al tuo letto, ho capito che non potevo capire. Quella persona seminascosta tra le lenzuola poteva davvero essere chiunque: chiunque di tutti quelli su cui avevo fatto ricerche, chiunque nell'universo. Non l'avrei mai saputo, a meno che tu non avessi deciso di dirmelo.

Sì, è stato frustrante ammettere di dovermi arrendere. Non c'era verso di scoprire la tua vera identità, la tua storia. Che mi restava da fare, allora? Rimanerti fedele?

Sì. Credo nella fedeltà agli impegni presi. E tu confermi che la mia fiducia è ben riposta, ogni giorno. Ti resto fedele per quel tuo cervello più avanti di tutti, che legge le menti altrui come fossero scritte, e prevede come agiranno. Ti resto fedele perché le tue strategie hanno sempre senso e buonsenso, e le volte in cui hanno fallito le posso contare sulle dita di una mano. Ti resto fedele perché non lasci che la tua indole gentile ti fermi, quando c'è bisogno di durezza, e allo stesso tempo sai quando è giusto che la tua umanità mitighi crudeltà e furore.

Ti resto fedele per il tuo equilibrio e per la tua capacità di ripensare a ogni singola scelta, ogni parola, in modo da perfezionare ciò che fai e ciò che sei agli occhi di tutti. Hai capito che solo così anche un debole può essere vincente, e ammettendo ciò che ti manca, hai trovato tutto quello che ti serve per essere al primo posto, per superare i nemici – senza schiacciarli per il semplice gusto di farlo, ma sconfiggendoli con una classe che è uno spettacolo da ammirare.

Ti resto fedele non perché sei il Grande Teldrien. Non so che farmene, della grandezza. Ti resto fedele perché apprezzo quanto è capace di rimpicciolirsi la tua persona dietro la maschera, per poi riemergere al momento giusto – quando c'è da prendere una decisione importante, per esempio.

O quando siamo soli, di notte.

Non conosco il tuo nome, ma avverto la tua verità – ne mostri più di quanta vorresti. Tocco qualcosa di vivido e ardente, giovane, anima un po' smarrita, storia che ritrovo tra i respiri e i segni sul tuo corpo, la realtà di te così profonda che non puoi nascondere tutta, non da me: mi hai dato la libertà di entrare, ora devi subirne le conseguenze.

Anch'io ti lascio entrare. Gioco come vuoi e come voglio, arrivo quasi a fidarmi.

Quasi. E comunque, ci sono tanti tipi di fiducia.

Mi fido di te quando mi dai un ordine sul ponte della nave. Mi fido di te quando mi sveli i segreti della mente di chi ci sta davanti. Mi fido di te quando ti lasci sfuggire qualcosa di molto tuo e molto tenero, nella nostra solitudine segreta.

Non mi fido di te quando mi dici certe cose – come il nome che mi hai rifilato per vero. Non sei tanto idiota da rivelarmelo. Non ancora.

Forse, un giorno, me lo dirai. Forse.

E io, con quel nome, che ci farò? Lo venderò a uno dei tanti che mi offre di tutto, per averlo?

Forse. Lo sai quanto mi darebbero, vero? Lo sai, o te lo immagini. Mi sono arrivate proposte incredibili. Altri avrebbero già ceduto. Altri, non me. Per ora.

Che ci farò, con quel nome?

Magari ti ricatterò, minacciandoti di rivelarlo, e ti controllerò anche di giorno. Sarò l'ombra di un'ombra, fingerò di essere ancora il tuo braccio destro e in realtà sarò la tua testa, la tua coscienza e la tua volontà. Ti farò fare quello che voglio e gestirò il tuo impero marittimo all'ombra della tua ombra.

Forse forse forse...

O forse mi piegherò su di te, avvicinerò le labbra al tuo orecchio, come adesso, e ti chiamerò con quel nome. Forse sarò sempre qui, con una mano tra i tuoi capelli e l'altra tra le tue gambe, con il tuo nome sulla bocca, ancora per un milione di notti.

Forse mormorerò il tuo nome mentre mi addormento, e il suo suono resterà per sempre imprigionato nella nostra piccola notte segreta, nel nostro tempo rubato, a sigillare di nuovo la mia scelta di restarti fedele.

A ricordarmi quella verità che mi terrorizza: da qualche parte, dentro di me, esiste ancora qualcosa di minuscolo e sgualcito, che tu potresti tirare fuori e rassettare e chiamare nuovamente anima.



















***

Scritta per il COW-T di Maridichallenge, prompt piccolo.
Il tentativo di questa storia era quello di raccontare una coppia senza mai rivelare il sesso e la descrizione precisa dei due (motivo per cui, dovendo per forza selezionare un certo tipo di coppia, nell'introduzione, ho segnalato het, slash e femslash: per preservare la sorpresa e l'ambiguità.) Questo è dovuto a due motivi. Il motivo bello e ufficiale è che così potete immaginare questi due come volete. Il motivo scemo e ufficioso è che questi due personaggi appariranno probabilmente in un gioco di ruolo dove farò il master, tra qualche tempo, e quindi è necessario tenerli nascosti agli occhi dei miei giocatori, visto che l'identità di Teldrien dovrebbe essere rivelata molto avanti. In ogni caso, è stato un esperimento divertente. Non avevo idea di shipparli, tra l'altro. Ho inventato le loro storie, e loro due si sono avvicinati di prepotenza. Non so ancora come finirà la loro vicenda. La persona fedele rimarrà fedele? Chi lo sa. Forse toccherà ai miei giocatori, influenzare le loro scelte e il loro destino.
Grazie di essere qui. Vieni a trovarmi a casa?

   
 
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