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Autore: Leopoldo    24/02/2013    1 recensioni
Au che inizia a cavallo dell'estate tra la seconda e la terza stagione.
Santana, dopo un'estate orribile, si trova a dover fare i conti con una nuova scuola e una totale sfiducia nelle persone. Qualcuno arriverà ad aiutarla.
È un insieme di momenti, capirete meglio cosa intendo leggendo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Brittany Pierce, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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I'll Take Care of You

 

Strano? Bizzarro? Oppure singolare, inverosimile, fuori da ogni logica, stravagante?

No. Nessuna di queste parole o di ognuno dei loro sinonimi potrebbe rendere giustizia all’incontro che sta avvenendo al Lima Bean.

 

Da una parte c’è una ragazza dai corti capelli rosa –lo stesso colore flash delle big babol, per la precisione–, canotta nera bucherellata con aperture per le braccia così larghe da lasciar vedere il top ugualmente nero sotto di essa, shorts dello stesso colore, calze a rete e stivaloni neri da battaglia.

Dall’altra invece c’è una ragazza dai lunghi capelli corvini raccolti in una coda alta che sfoggia un abbigliamento totalmente opposto. Indossa una camicia bianca a maniche lunghe con tanto di cravattino, gilet smanicato nero di stoffa, gonna che arriva poco sopra al ginocchio a trama a quadri viola, nero e grigio, calze nere che invece al ginocchio arrivano quasi da sotto e, per finire, mocassini.

A prima vista si direbbe diavolo contro acquasanta.

 

Sono arrivate al bar assieme, si sono sedute nello stesso momento e, sempre contemporaneamente, hanno fulminato con uno sguardo inceneritore il povero cameriere la cui unica colpa è stata quella di chiedere se volessero ordinare.

 

Sono sedute a quel tavolo da qualcosa come un quarto d’ora, ferme immobili. Si stanno semplicemente osservando, studiando l’una gli occhi dell’altra per capire cosa le loro menti stiano elaborando, probabilmente in attesa che l’altra faccia la prima mossa.

 

È quella vestita elegante a rompere gli indugi.

“Ti ho cercata per tutta l’estate” mormora incrociando gli avambracci sul tavolino, sporgendosi appena verso l’altra.

 

“Ho avuto da fare” si giustifica in tono neutrale, scrollando appena le spalle. “Anche se, a giudicare dal fatto che sei vestita come la Berry, mi pento di non averti concesso cinque minuti del mio tempo” aggiunge ironicamente, sfiorandosi l’anella che porta alla narice sinistra per nascondere un sorrisetto vittorioso.

 

“Disse quella che ha appena rubati i vestiti ad un barbone. E sorvolo sui capelli perché vorrei evitare di toglierti l’ultimo briciolo di dignità che ti è rimasta”

 

Il silenzio cala di nuovo tra le due, ponendo fine ad un primo round conclusosi in sostanziale parità. Sembrano due pugili che si sfidano per il titolo mondiale e saltellano intorno al ring studiandosi senza affondare il colpo, giustamente timorosi che l’altro possa rispondere con un pugno più forte approfittando della difesa abbassata.

 

“Allora, Pimpi[1], che hai fatto di così importante questa estate da sparire da Lima senza lasciare alcuna traccia?” riprende all’improvviso quella con la coda color pece, sistemandosi con finta noncuranza l’orlo del gonnellino appoggiato sulle ginocchia accavallate sotto il tavolo. “Intendo a parte esserti sniffata la colla ed essere impazzita, ovviamente”

 

Capelli rosa incassa senza battere ciglio. Anzi, annuisce pure alle parole dell’altra. “Ho visto posti, conosciuto persone, trovato me stessa. Invece tu continui a non dirmi perché mi hai cercata per tutta l’estate ed hai insistito tanto per vederci oggi. Sei sulla difensiva e cambi discorso insultando me” mormora, aggrottando le sopracciglia con fare fintamente pensiero. “Stai divagando di proposito, Santana?”

 

“Lascia la tua psicologia spicciola per il poveretto che ti prenderà in cura quando accoltellerai qualcuno per rubargli i soldi e comprarti una dose” sbotta Santana Lopez, davvero irriconoscibile con indosso quella mise, mostrando evidenti segni di nervosismo. “Ti ho chiamata qui per parlarti di un mio … uhmdi una cosa che mi è successa e … sai cosa? Mi sembra evidente che tu sia la persona meno indicata a cui chiedere una mano, Fabray

 

Il rumore delle gambe della sedia che strisciano sul pavimento preannunciano il movimento fluido con Santana si alza e se ne va, lasciando da sola al tavolo … l’ha appena chiamata Fabray? Come Quinn Fabray, l’ex HBIC del McKinley? Ma alle Nazionali di New York non era bionda? E che fine hanno fatto i suoi magistrali cardigan? … che cavolo è successo a quelle due durante l’estate?

 

Prima di uscire definitivamente dal locale, Santana si blocca. Rimane ferma in mezzo al Lima Bean per diversi secondi, combattuta tra due idee contrastanti sul cosa fare, decidendo poi di voltarsi di centottanta gradi.

 

Vedere Quinn ferma nella stessa posizione e rendersi conto di come non sembri nemmeno intenzionata a girarsi per controllare che se ne sia andata davvero sono due motivi sufficienti per risolvere il suo conflitto interiore.

 

Scrolla le spalle e se ne va, profondamente delusa. Nessuno dei suoi cosiddetti amici ha avuto un solo momento in tre mesi di vacanza estiva da dedicarle nonostante abbia tentato in tutti i modi di parlare con qualcuno. E questo fa molto più male del motivo per cui è costretta ad indossare quella ridicola divisa. Molto di più.

 

Santana ancora non lo sa, ma quella che considera alla stregua di un esilio forzato si rivelerà essere la cosa migliore che le sia capitata in tutta la sua vita.

 

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Chiunque, dopo aver passato tre mesi in un tour da sogno suddiviso equamente tra Europa, Australia, New York e California, sarebbe triste nel tornare a scuola. 

Insomma, chi sarebbe felice di passare da calde spiagge, sole, città bellissime e particolari, giornate spensierate passate a non far niente, a libri, banchi e insegnanti crudeli?

Brittany Pierce, ecco chi.

 

Una ragazza semplice e non particolarmente portata per lo studio, che però ama la sua scuola, la Crawford Country Day[2], è eccitatissima di rivedere le sue amiche e di poter passare i pomeriggi con loro a studiare, chiacchierare e improvvisare coreografie, adora la divisa che tutte devono indossare in quanto istituto privato e, soprattutto, è contenta dei suoi insegnanti perché per la prima volta perdano tempo per rispiegarle le cose. È completamente diversa dalle due scuole che ha frequentato a New York durante il primo anno, prima di trasferirsi a Westerville.

 

 

Prima ancora che la Bmw M3 di suo padre sia completamente ferma nel parcheggio della Crawford, Brittany ha già slacciato la cintura ed aperto la portiera per tuffarsi fuori.  Solo la mano di suo padre che l’afferra per il polso riesce a tenerla ferma, quantomeno per evitarle di rigare lo sportello contro la macchina parcheggiata lì di fianco.

 

“Un attimo di pazienza, tesoro” l’ammonisce l’uomo, un signore dall’aria molto distinta, uno di quelli tutto d’un pezzo che sembrano vivere sempre in giacca e cravatta, sono proprietari di mezzo mondo e privi di ogni sentimento.

 

La ragazza borbotta qualcosa imbronciandosi in un modo che non riesce a non far sorridere il padre.

 

“Volevo solo augurarti di passare un buon anno, ricordarti di fare sempre i compiti e di chiamare tua madre ogni domenica. Lo sai che ci tiene a queste cose” ridacchia, un luccichio di amore incondizionato negli occhi.

 

“Lo so, papi. Ti prometto che sarò brava e tutto il resto” asserisce con convinzione, giocherellando con la punta di una ciocca dei suoi lunghi e lucentissimi capelli biondi. “Ora posso andare?”

 

“Non dimentichi nulla?” le sorride, picchiandosi la guancia rasata di fresco con l’indice per ricordarle la loro piccola tradizione.

 

“Oh, giusto!” farfuglia dopo un attimo di attenta riflessione, picchiando la fronte con il palmo della mano per essersene quasi scordata. Dopodiché si allunga per lasciare un bacio sulla guancia del sua papà, ridendo di gusto per la faccia buffa che lui fa subito dopo.

 

“Ora puoi andare. E fai la brava!” urla l’ultima raccomandazione per fare in modo che le arrivi visto che è già scesa dalla macchina, ha preso il trolley dai sedili posteriori ed ha quasi raggiunto la porta dell’edificio. Non è mica su di giri, no no.

 

“Certooooo!” gli urla lei di rimando, correndo all’indietro e facendo ampi gesti con l’unica mano libera. Un istante dopo si è già richiusa la porta dell’edificio adiacente alla scuola alle spalle.

 

C’è un altro motivo se è così elettrizzata, oltre a quelli sopracitati, molto più importante degli altri. L’anno scorso la sua simpaticissima compagna di stanza nel dormitorio si è diplomata e, di conseguenza, non vede l’ora di sapere chi prenderà il posto di Ann. Sarà una delle sue amiche oppure una nuova? Sarà una senior[3], come lei, o una più piccola a cui poter fare da sorella maggiore? Oh, come le piacerebbe la seconda ipotesi!

 

Sale scale facendo i gradini a tre a tre, ignorando il trolley che sbatte ripetutamente ovunque facendo rumori quasi assordanti. Chiunque si trovi nell’edificio ha capito già che è tornata, su questo non c’è alcun dubbio.

 

Solo quando arriva davanti alla porta della sua camera, la mitica ‘23’, si ricorda di un piccolo quanto fondamentale dettaglio. Si è dimenticata di passare in portineria a prendere la sua chiave.

“Cavolo” borbotta con una smorfia, guardandosi intorno speranzosa. Ovviamente non c’è anima viva e dalla stanza non sente arrivare nessun rumore.

 

Sospira, rassegnandosi all’idea di dover tornare indietro e andare nell’edificio principale, la parte dell’accademia che contiene aule, presidenza, segreteria, uffici del personale e, ovviamente, la portineria.

Dà un paio di colpi leggeri alla porta, così, tanto per fare, prima di incamminarsi di nuovo verso le scale.

 

Di certo non si aspetta che la porta si apra quasi istantaneamente.

“Sì?” le chiede una ragazza dai tratti somatici fortemente latini.

 

“Ciao!” esclama con la sua solita allegria a cui va aggiunta la felicità per non essere più costretta ad andare a prendere le chiavi, allungandole la mano. “Sono Brittany S. Pierce e sono la tua compagna di stanza!”

 

“Santana Lopez” le risponde con il tono di chi è appena tornato da un funerale, stringendole appena la mano prima di spostarsi per lasciarla entrare.

 

Gli occhioni azzurri di Brittany le si piantano addosso immediatamente. Suo padre le dice sempre che quando si ha a che fare con una persona sconosciuta bisogna capire subito che tipo sia.

 

Santana non lo sa, ovviamente, e, notando come lei la stia fissando, non riesce proprio a trattenersi dall’esclamare “È maleducazione fissare la gente, sai?”

 

La biondina arrossisce colpevole, abbassando lo sguardo per terra e sistemando il trolley sul letto. “Non ti stavo fissando. Stavo … cercando di capire una cosa” mormora, concentrandosi sul contenuto della valigia per iniziare a sistemare le cose. Non lo fa mai, se non dopo giorni e giorni, ma qui ha bisogno di qualcosa che la distragga dalla magra figura appena fatta.

 

“Tipo?” insiste l’altra, provocando un’ulteriore imbarazzo in Brittany.

 

“Tipo …” deglutisce a fatica, senza mai girarsi. Non regge molto bene la pressione “… di che anno sei”

 

“Senior” risponde prontamente.

 

“Wow, anche io!” trilla voltandosi all’improvviso, dimenticandosi all’istante del resto e facendo inarcare un sopracciglio a Santana per il repentino mutamento di comportamento. “Forse abbiamo tanti corsi in comune, non è fantastico? Possiamo studiare insieme!”

 

La latina, seduta sul bordo del suo letto, è piuttosto perplessa. Che sia finita in camera con una ragazza bipolare? Così tanto bipolare?

“Potremmo, in effetti” concede con un’alzata di spalle, non trovando nessun motivo valido per rifiutare. In fondo nel darle il suo personale benvenuto la Preside le ha spiegato come sia necessario iniziare forte con lo studio fin dal primo giorno, visto che il programma del McKinley, un liceo pubblico di bassa qualità, non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello della Crawford Country Day, una delle migliori accademie private dell’Ohio e dell’intero MidWest.

 

“Fantastico! E … di dove sei? Sei americana? Dove andavi a scuola prima? Perché ti sei iscritta qui?” insiste Brittany, lasciandosi trascinare dall’entusiasmo.

 

Santana si irrigidisce all’istante, distogliendo rapidamente lo sguardo dalla ragazza che saltella di fronte a lei.

“P-per … per avere più possibilità di entrare in un buon college” balbetta, rendendosi immediatamente conto dall’espressione accigliata di Brittany di quanto le risulti difficile mentire in queste condizioni. Persino una perfetta sconosciuta è in grado di accorgersene.

“Ora … devo fare una doccia”

 

Brittany annuisce perplessa, osservandola in silenzio sparire nel piccolo bagno della camera. Appoggia il trolley a terra e si distende sul letto, iniziando a chiedersi cos’ha abbia detto di male per scatenare una reazione del genere. Si è offesa perché le ha chiesto se è americana? Voleva solo essere gentile e fare conversazione, invece si è sentita come se si fosse trovata davanti un muro.

 

Brittany non lo può ancora sapere, ma questa non è che la prima di una lunga serie di occasioni in cui proverà la stessa identica sensazione parlando con Santana.  

 

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Nonostante un primo incontro non propriamente memorabile, Brittany si sta dimostrando la migliore compagna di stanza che sarebbe potuta capitarle.

 

È sempre di buon umore, il che è un toccasana per la perenne sensazione di vuoto interiore che sente nel petto. Inoltre è una di quelle studentesse che prende sempre appunti –ogni parola di colore diverso ma riesce comunque a non perdersi una virgola–, che è puntuale nella consegna dei compiti e costante nello studio. Certo, lo fa perché ha parecchie difficoltà nel memorizzare le cose ed esporle in maniera lineare, ma dal punto di vista di Santana è comunque incredibile la dedizione che mette in quello che fa.

 

Ed è anche gentile, sempre disponibile, divertente –anche se in maniera inconsapevole– e di bell’aspetto –bellissimo, a voler proprio essere onesti. 

Questo, però, è un problema. Non l’ultima cosa, perché vederla scorrazzare per la stanza in tutù mentre prova i passi di un balletto classico è sempre una visione, ma il resto lo è.

 

Per questo Brittany è pericolosa. Si è scoperta troppe volte a parlare con facilità di cose personali, fermandosi appena in tempo. Non può aprirsi con qualcuno, semplicemente ha deciso a priori di non farlo più, indipendentemente dalla bontà delle persone che incontrerà d’ora in poi nella sua vita.

 

Perché è già stata scottata troppe volte, partendo dalla sua famiglia fino ai suoi cosiddetti amici. Se si aspettava una cosa del genere dalle sue colleghe Cheerios, non si aspettava di certo che non uno di quegli sfigati –non è carino definirli così, ma Santana non è mai stata famosa per il suo tatto– del Glee abbia avuto la decenza di farsi sentire. Nulla, nemmeno una chiamata imbarazzata da Finn, una porca da quell’idiota di Puck o una ambigua da Quinn la quale, stando a come era conciata l’ultima volta che l’ha vista, ha forti probabilità di essere finita con l’abitare sotto un ponte.

 

 

Si colpisce la guancia con uno schiaffetto leggero, imponendosi di tornare a concentrarsi. È seduta a gambe incrociate sul letto da almeno un’ora e, del libro appoggiato davanti a lei, ha letto sì e no quattro pagine. Molto male.

 

Il cellulare appoggiato vicino al libro inizia a vibrare non appena Santana si rimette a studiare, facendole sollevare gli occhi al cielo. Oggi sembra proprio il giorno sbagliato per provare ad imparare qualcosa.

 

Sbuffa sonoramente, afferrando l’apparecchio tra le mani. È un sms ed il mittente è Kurt.  

Dovresti seriamente entrare nell’ordine di idee di parlare con qualcuno, Santana– 

 

Kurt Hummel è l’unico ad essersi interessato al motivo per cui non si sia presentata al McKinley il primo giorno di scuola e, dopo essere stato prontamente mandato a quel paese, l’unico che praticamente ogni giorno insista con il romperle le scatole. Se non fosse così orgogliosa e arrabbiata con il mondo sicuramente apprezzerebbe di più questi gesti di sincera preoccupazione.

 

Ciao anche a te, Lady Hummel. Io sto bene, grazie per l’averlo chiesto. Sono occupata, sto studiando per un test. Tu invece non hai niente di meglio da fare che stalkerarmi? Il fringuello non ti soddisfa abbastanza e non sai come passare il tempo?

Ghigna soddisfatta del contenuto acido del suo messaggio prima di inviarlo e rimettere il cellulare al suo posto.

 

“Ora a noi, chimica di secondo livello” mormora ad alta voce senza troppa convinzione, afferrandosi il volto tra le mani per costringersi a guardare le pagine del libro. “Dunque, un legame covalente è un … punto nell’orgoglio, Porcellana?” ridacchia, estremamente divertita, prendendo il cellulare che ha ricominciato a vibrare.

 

La mia vita sessuale con Blaine … non è il fringuello, l’uccellino, il nano o qualsiasi altro dei tuoi stupidi nomignoli, ha un nome e ti pregherei di usarlo … non è affar tuo. Detto questo, sappiamo entrambi che tu non stai affatto bene e abbia bisogno di parlare con qualcuno. E lo so perché … non arrabbiarti, ti prego … ho parlato con Charlotte

 

Con un gesto istintivo di stizza lancia il cellulare sul letto, estremamente indignata. Come diavolo si è permesso? E per quale motivo Charlotte si è sentita in diritto di parlare con qualcuno dopo averle specificamente detto di non dire una parola ad anima viva?

 

Si appoggia una mano sul petto, sentendo distintamente il cuore accelerato che le preme nel petto. Paura? Sì, è terrorizzata dalla possibilità tutt’altro che remota che Kurt non sia il solo con cui lei abbia parlato circa la sua … situazione.

 

Quando il telefonino segnala un nuovo sms in arrivo, si getta letteralmente lungo il letto per controllare, ignorando il rumore secco del libro di chimica che cade miseramente a terra. È ancora lui.

Ha parlato solo con me, tranquilla. Siamo molto preoccupati per te e crediamo che parlare con qualcuno sia importante. Non tenerti tutto dentro, Santana. Sfogati con noi

 

Si accorge di star scrivendo la risposta solo dopo aver cominciato, stupendosi lei stessa della rabbia con cui preme le dita sulla tastiera del cellulare. Gli occhi pizzicano già e sa perfettamente come siano lacrime di puro odio.

Sei preoccupato per me, davvero? Siete, addirittura? E quando quest’estate ho bombardato tutti voi di messaggi non lo eravate? Pensavate stessi scherzando? Sapete la novità? Ora non ho bisogno di voi, come di nessun altro. Sto bene come sto e ho tutto sotto controllo, punto. Porta la tua pietà al gilettomane che insegna al Glee e cantateci su, perché io non ne ho bisogno

 

Forse è stata eccessiva, forse è stata troppo crudele, forse non era necessario sfogare tutto il suo dolore sull’unica persona che abbia provato a fare qualcosa. Forse è vero, ma la realtà dei fatti non cambia: le persone perdono fiducia nel mondo in fretta, mentre per riaverla impiegano tantissimo tempo.   

 

Spegne il cellulare non appena è sicura che abbia inviato l’sms di risposta a Kurt, infilandolo nel cassetto del comodino. Basta pensare, basta perdere tempo con … le persone.

Su una cosa, sua nonna ha pienamente ragione: vivere chiusa tra le mura di una scuola privata la sta aiutando. È più facile imparare a contare solo su sé stessi e fare finta che sia tutto ok quando il mondo vero rimane fuori.

 

“Ciao”

 

“Ciao” risponde, rivolgendo un timido sorriso a Brittany che è appena rientrata in camera. Una coincidenza davvero strana che l’unica persona in grado di mettere in discussione il modo in cui ha deciso di vivere la sua vita compaia subito dopo una discussione del genere.

“Tutto ok?” aggiunge, sbattendo le palpebre un paio di volte, notando come la biondina si sia seduta di peso sul bordo del proprio letto e si stia fissando le scarpe.

 

“Ho preso una E[4] in matematica” sospira evidentemente abbattuta, stringendosi nella spalle. “Ho studiato tanto e … pensavo di averla capita”

 

Ecco, capite perché è così pericolosa per lei una persona come Brittany? Perché non riesce a combattere l’istinto di provare a consolarla quando, non più tardi di un paio d’ore fa a lezione di storia americana, la sua vicina di banco ha preso F, è scoppiata a piangere in classe e lei l’ha ignorata?

 

“Su cos’era il test?” chiede incerta, sforzandosi di controllarsi.

 

“I limiti” mormora ancora più avvilita di prima, sporgendo il labbro inferiore all’infuori e sollevando leggermente lo sguardo verso di lei.

 

… no. Non può fare … quello. Dovrebbe essere reso illegale per una serie di motivi, a partire dal fatto che per colpa di quell’espressione da cane bastonato Santana si sia alzata in piedi, abbia preso il suo libro di matematica dal suo zaino e sia è seduta vicino a Brittany.

“Io me la cavo in matematica, potremmo … fare qualche esercizio insieme, se ti va”

 

Il sorriso a quarantamilaquattrocento denti che la ragazza le rivolge stringendole la mano vale decisamente la F che prenderà domani in chimica.  

 

Santana non lo può ancora sapere –anche se forse sarebbe più corretto dire che sta ancora facendo finta di non accorgersene–, ma qualcuno potenzialmente in grado di ricoprire l’incarico per cui Kurt si è offerto c’è già e non può davvero combatterlo.

 

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Come ogni anno, il giorno di Ringraziamento[5] della famiglia Pierce è stato lungo e faticoso.

Iniziato con la tradizionale colazione da campioni a base di uova, salsiccia, funghi, una generosa fetta di pancetta e fagioli, è proseguito con l’altrettanto tradizionale partecipazione come spettatori dal vivo alla parata di Macy’s per le vie di New York e con il pranzo cucinato dalle bimbe della famiglia, Brittany e sua sorella minore Wendy.

Dopo il consueto pomeriggio di sollazzo sul divano a guardare il football, i quattro componenti della famiglia si sono ritrovati a cenare con parenti venuti dall’Europa e da ogni parte dell’America solo per la serata.

 

Brittany non si divertiva così da tanto, dall’estate probabilmente, e tutto è filato liscio per ore. Poi però suo padre ha ricevuto la classica chiamata di lavoro, uno dei motivi principali per cui i genitori della ragazza hanno divorziato, e così sono stati costretti a terminare la cena del Ringraziamento in notevole anticipo rispetto al solito.

 

 

Sbadiglia sonoramente, stropicciandosi gli occhi con il dorso della mano.

Dopo due estenuanti ore di aereo e un’ora –passata invece molto più rapidamente visto che si è addormentata– di taxi, Brittany è di nuovo davanti alla porta del dormitorio della Crawford.

 

A volte le capita di mettersi a pensare se anche le altre famiglie siano così, se sia normale prendere un aereo per cenare tutti assieme, se capiti anche alle altre persone di non poter vedere le proprie sorelline o le proprie madri se non durante le feste.

 

Sospira, leggermente giù di morale per colpa di quella malinconia tipica dei post riunioni di famiglia, trascinando i piedi su per le scale e consolandosi con il pensiero del letto caldo che la sta aspettando in camera.

“Mm … ti amo, lettuccio” mormora con un sorriso, chiudendo gli occhi mentre si trascina aggrappandosi al corrimano. Sta già sognando il momento in cui si infilerà sotto le coperte. Se si concentra un secondo può già vederlo.

 

Arrivata davanti alla porta della camera, però, qualcosa la trattiene dall’entrare subito. È un rumore continuo, abbastanza forte da sentirsi anche nel corridoio, e viene direttamente dalla sua camera. Dove non dovrebbe esserci nessuno, almeno in teoria, visto che Santana le ha detto che sarebbe andata a Lima per festeggiare con i suoi genitori. A meno che … si blocca, rimanendo in ascolto finché non si rende conto di cosa sia in realtà quel rumore: un pianto singhiozzante e continuo.

 

Infila le chiavi nella toppa con molta più agilità di quanto ci si aspetterebbe da una persona praticamente già addormentata.

Ovviamente non appena mette piede in camera cala il silenzio e questo non fa che alimentare il sospetto che ha iniziato a coltivare durante il loro primo incontro e ha continuato a crescere durante questi mesi in cui il loro rapporto si è pian piano cementato. Santana si tiene dentro qualcosa che le fa male sia interiormente che fisicamente.

 

“Santana?” la chiama a bassa voce, avvicinandosi al letto della ragazza che se ne sta completamente rannicchiata in posizione fetale sotto le coperte, da cui spunta solo una parte della chioma corvina. “Ti ho … sentita piangere. Stai bene?”

 

Nessuna risposta. Stavolta, però, non ha intenzione di lasciargliela passare. Si toglie il cappotto e lo lancia sul proprio letto, prima di tornare a dedicarsi all’altra.

 

“San …” prova con un soprannome affettuoso, prendendo posto sul bordo del letto “… dimmi qualcosa, per favore”

 

Nessuna risposta, di nuovo.

 

Se la latina crede di essere una dalla testa dura significa che ancora non ha imparato bene con chi abbia a che fare.

Secondo il piano che ha appena elaborato, Brittany dovrebbe creare un contatto fisico iniziale da amplificare con cautela prima di poterla girare completamente ed obbligarla rispondere, magari con un paio di scossoni e, perché no, anche un ceffone. Ok, forse il ceffone no.

 

Quando la sua mano le sfiora il braccio, però, si rende conto di quanto effettivamente grave sia la situazione.

“Stai tremando come un foglia” mormora preoccupata, strofinando la pelle delle ragazza attraverso la coperta. “Dimmi almeno come posso aiutarti, ti prego

 

“Mi sento … tanto sola” farfuglia Santana con voce impastata e rotta dal pianto dopo un minuto buono di silenzio, senza muoversi da sotto le coperte. “Mia nonna e i miei genitori … io n-non … mi hanno mandata qui per … mi hanno ab-bban-donata e … sono sola” sibila in un sussurro prima che un singhiozzo piuttosto forte le impedisca di continuare.

 

Aveva ragione. E la cosa le riempie il cuore di una tristezza che non saprebbe descrivere.

Senza mai staccare la mano dal braccio, quasi voglia conservare la piccola breccia che ha faticosamente aperto tra le solide difese di Santana, riesce a togliersi le scarpe puntando la punta di un piede contro il tallone dell’altro.

 

Fatto questo si alza in piedi, solleva la coperta e si intrufola nel letto della ragazza, avvolgendo con il braccio destro l’esile vita di  quel corpo tremante che, una volta entrato in contatto con il suo, si irrigidisce all’istante.

 

B-brittany?” chiede, quasi terrorizzata, trattenendo il fiato e smettendo addirittura di piangere. 

 

“Non sei sola. Io non so che …” deglutisce, incerta “… che cosa ti sia capitato. Ma non sei sola, sono tua amica e sono qui. Non sono tanto brava con le parole …” ammette, raggiungendo con la mano sinistra, praticamente schiacciata sotto il peso del proprio corpo, una delle ciocche sciolte della latina “… ma so che niente è meglio di un abbraccio per far sentire qualcuno un po’ meno solo”  

 

Quando Santana si lascia andare, premendo la schiena contro il suo corpo e ricominciando a piangere, Brittany è già lì.

Senza dire nulla di più stringe la presa sulla vita e continua a strofinare i polpastrelli del braccio ormai intorpiditi contro i capelli e la schiena della sua compagna di stanza.

 

Non ha ancora ben chiaro cosa la spinga ad essere così tanto presente per quella ragazza anche se ha provato questo impulso sin dal primo momento in cui l’ha vista scappare via da un discorso con la scusa di una doccia. Sa solo che vederla piangere le fa male tanto quanto non riuscire a farla aprire completamente, e questo le basta.

 

Pian piano –potrebbero essere anche ore, ha totalmente perso la cognizione del tempo– i singhiozzi di Santana diminuiscono e il tremolio del corpo rallenta fino a lasciare il posto a dei respiri resi pensanti dal pianto. Bene, per fortuna si sta addormentando.

 

Fa per andare nel suo letto, lasciando alla ragazza modo di riposarsi meglio, ma non appena accenna ad un movimento Santana le afferra saldamente il polso con uno scatto talmente inaspettato da farla sobbalzare per lo spavento.

 

Si solleva facendo leva sui gomiti, il cuore impazzito dalla paura, mentre la latina ruota sul materasso in modo da fronteggiarla.

“Rimani, per favore. Solo per stanotte

 

Scruta il volto di Santana per qualche secondo, pur non riuscendo a percepire altro che i contorni per colpa del buio. La cosa la mette sinceramente in imbarazzo ma se è questo che le sta chiedendo per aiutarla non può e non vuole tirarsi indietro.

“Certo” prova a sorridere, dimenticandosi che l’altra non possa vederla, sdraiandosi di nuovo sul materasso.

Santana le appoggia il capo sulla spalla e automaticamente le sue braccia la stringono forte, più di prima se possibile, allacciandosi tra i capelli corvini che le ricadono sulla schiena.  

 

Nessuna delle due lo può ancora sapere, ma continueranno a dormire assieme sempre più spesso fino a farla diventare una loro abitudine.

 

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Andare dai suoi genitori per il giorno del Ringraziamento è stata, apparentemente, una stupidissima idea. Sua madre l’aveva avvertita per tempo, spiegandole come sua nonna, ovvero la madre di suo padre, fosse ancora troppo intrattabile anche solo per parlarle.

Ma lei aveva fatto finta di niente, perché una Lopez è prima di tutto cocciuta ed orgogliosa, e cosa aveva ottenuto dal piombare nel bel mezzo della loro cena di famiglia?

Di ritrovarsi, dopo tre ore di macchina tra andata e ritorno, a piangere come una bambina nella sua camera alla Crawford, di nuovo al sicuro dal dolore che solo il mondo vero, duro e crudo, sa dare.

 

Era crollata, proprio come Kurt aveva previsto a tempo debito, sopraffatta dall’insieme di mesi e mesi di indifferenza, ansie e paure mai confessate.

Poi era arrivata Brittany, dal nulla e proprio al momento giusto, come effettivamente le accade spesso.

 

Per questo scontrarsi di nuovo con l’indifferenza della sua famiglia è stato solo apparentemente sbagliato. Perché quello, in realtà, è stato il momento di svolta.

Da lì in poi Santana ha permesso a Brittany di avvicinarsi sempre di più, svelandole piccoli dettagli del suo essere ed accettando l’aiuto che la bionda le ha voluto offrire sin dal primo momento. Oltre a questo, ha chiesto scusa e riallacciato i rapporti con Kurt e Charlotte, perché loro non hanno colpe, solo il merito di volerle bene.  

 

Ora, a poco meno di un mese da quella notte, Santana ha deciso. Una volta che Brittany sarà tornata dalle vacanze natalizie le dirà tutta la verità.

Il che vuol dire aprirsi con lei, darle fiducia e rischiare di rimanere scottata. Ma non ha paura, non con lei. Perché Brittany è tutto ciò che di bello ci può essere a questo mondo[6], perché sa che non le potrà mai fare del male visto che non ne è capace e perché si accorta di non poter più fare a meno di lei. Prova dei sentimenti forti per lei, ormai non può nemmeno provare a negarlo a sé stessa.

 

 

Ha appena attaccato il caricabatterie del suo portatile alla corrente, pronta da una maratona di film streaming –il primo è ‘Il Grinch’, perché sì–, quando la porta della camera si apre. Ormai dovrebbe averci fatto l’abitudine agli arrivi inaspettati della sua coinquilina, eppure la stupisce sempre.

 

“Cosa ci fai qui?” chiede, aggrottando le sopracciglia, mentre Brittany si sta spogliando dell’abbigliamento pesante. “Non dovresti essere a New York con tuo padre?”

 

“Tecnicamente sì” conferma, dirigendosi l’armadio ed iniziando a frugare nella sua parte. “Però non vedevo l’ora di darti il mio regalo di Natale” sorride, tirando fuori una scatola non troppo grande con aria vittoriosa. “Buon Natale, San!” trilla allegra, ricordandosi di non averle ancora fatto gli auguri di persona.

 

“Buon Natale a te, Britt” risponde in imbarazzo, sistemandosi nervosamente una ciocca dietro l’orecchio. “Ma non … non avresti dovuto rinunciare a stare con la tua famiglia per me” sussurra, ringraziando la sua pelle olivastra che le permette di avvampare senza darlo troppo a vedere.

 

“Sciocchezze” la liquida con un gesto della mano. “Aprilo, dai”

 

Santana afferra la scatola anonima che la bionda le sta porgendo con un sorriso, mormorando un commosso “Grazie”

Però decide di non aprirla subito, perché prima ha una cosa più importante da fare. Appoggia il regalo sul letto, alzandosi in piedi e stringendo entrambe le mani di Brittany che la guarda confusa.

“Io non sono stata onesta fino in fondo con te” le fa con il cuore in gola, specchiandosi nelle iridi azzurre della ragazza che ha di fronte per trovare la forza necessaria a proseguire. “Sono lesbica”

 

La reazione di Brittany, la quale si limita ad annuire e a guardarla come se si aspetti altro, la lascia completamente perplessa.

 

“Non ti … crea problemi?” balbetta, stupefatta. “Abbiamo anche dormito assieme qualche volta” aggiunge, distogliendo appena lo sguardo per il leggero disagio che prova nel ricordare il calore del corpo di Brittany.

 

“A me no” ammette sinceramente la bionda, facendo spallucce. “Perché dovrebbe?”

 

Una lacrima le scende dagli occhi. Una sola.

“Perché a qualcuno dà fastidio” sussurra, stringendo gli occhi per non piangere. “Perché il vero motivo per cui sono stata trasferita qui dal McKinley è che la mia abuela[7] non … non è riuscita a rispondere come hai fatto tu”

 

Brittany rafforza la stretta sulle sue mani mentre l’accompagna a sedersi sul letto. E non l’allenta nemmeno per un secondo mentre Santana le racconta tutto, sentendosi leggera mano a mano che le parole le escono dalla bocca. 

Le racconta di tutti i ragazzi con cui ha fatto sesso per rimanere in cima alla piramide sociale del liceo senza mai riuscire a provare quelle sensazioni di cui le parlavano le sue ‘amiche’.

Le racconta di Charlotte, la sua migliore amica, e di come, dopo un insignificante bacio alcolico, si siano trovate  ad essere compagne di letto più che amiche vere e proprie.

Le racconta di come abbia sofferto quando Charlotte si era messa con uno della squadra di football e di come sia rimasta confusa dalla gelosia e dai sentimenti sempre più ambigui nei suoi confronti.

Le racconta di come, cercando di capire, si sia resa conto di aver sempre scambiato per amicizia l’amore che sentiva per lei e di essere attratta dalle donne nello stesso modo in cui le sue amiche erano attratte dai ragazzi. Era innamorata di Charlotte e le sensazioni provate durante il sesso con lei avrebbero dovuto farglielo capire prima.

Le racconta di come abbia confidato la propria confusione a sua nonna e di come lei l’abbia sbattuta fuori di casa, assicurandole che non le avrebbe mai più permesso di metterci piede.

Le racconta di come suo padre non abbia mosso un dito per aiutarla, totalmente succube di sua madre, e di come sua mamma si sia comportata come al solito, ovvero fregandosene di lei.

Le racconta di come tutti i suoi amici le abbiano voltato le spalle quando lei, disperata e spaventata, si è rivolta a loro per chiedere aiuto.

Le racconta di come sua nonna, per evitare di infangare il buon nome della cattolicissima e prestigiosissima famiglia Lopez, l’abbia iscritta alla Crawford per la discrezione della scuola e per impedirle di far vedere la sua ‘diversità’ in giro per Lima.

 

“Tu non sei diversa, San” la rassicura alla fine, togliendole le lacrime dalle guance con la manica del suo pullover verde. 

 

“Lo so” farfuglia Santana, abbassando lo sguardo sulla coperta del letto di Brittany. “Solo … io non riesco a togliermi dalla testa lo sguardo d’odio di mia nonna nel momento in cui … le ho detto la verità. E un secondo prima mi aveva fatto una carezza, capisci? Io non … è come se ai suoi occhi mi fossi trasformata e non posso fare a meno di pensarci. Mi ha cresciuto lei e poi … fine, sono diventata sbagliata in un secondo”

 

Voglio che tu apra il mio regalo” decreta la biondina con serietà impressionante, prendendo la scatola e tornando a dargliela. “Non c’è momento migliore di questo. Ti fidi di me?”

 

Non ha bisogno di pensarci nemmeno per un secondo.

“Mi fido” abbozza un sorriso, togliendo il coperchio. “Mi hai regalato un iPod?”

 

“Accendilo” l’invita sorridente.

 

“C’è una sola canzone o sbaglio?” mormora, aggrottando le sopracciglia. È riuscita a distrarla, è vero, ma Santana non riesce a capire il senso del suo regalo e continua a rigirarsi l’aggeggio tra le mani.

 

“Non sono brava con le parole, te l’ho già detto” spiega Brittany, prendendole l’iPod dalle mani. “Ho cercato un modo per esprimerti quello che sento per te e alla fine ho trovato questa” aggiunge, selezionando la canzone. “Voglio che tu ascolti il testo. Quello che dice è quello che provo e … c’è anche una promessa che voglio farti”

 

Santana rimane immobile mentre la bionda la rimette in piedi, le infila le cuffiette nelle orecchie e l’iPod nella tasca dei jeans.

Le prime note partono nel momento in cui Brittany, di poco più alta di lei, le ha sistemato le mani sui fianchi, le ha fatto appoggiare la testa sul proprio petto ed ha iniziato a muoversi come si fa quando si balla un lento.

 

 

-I know you've been hurt                           -So che sei stata ferita
By someone else                                             da qualcun altro
I can tell by the way                                      posso dirlo dal modo in cui   
You carry yourself                                         ti comporti
But if you'll let me                                         ma se me lo permetterai 
Here's what I'll do                                         ecco quello che farò
I'll take care of you                                        mi prenderò cura di te

I loved and lost                                               Ho amato e perduto
Same as you                                                     proprio come te
So you see I know                                          così puoi vedere che so
Just what you've been through                  cosa hai dovuto passare
So if you'll let me                                           quindi se me lo permetterai 
Here's what I'll do                                         ecco quello che farò
I got to take care of you                                avrò modo di  prendermi cura di te

You won't ever have to worry                     Non ti dovrai mai preoccupare
You won't ever have to cry                          non avrai mai motivo di piangere
I'll be there beside you                                  sarò al tuo fianco
To dry your weeping eyes                            per asciugare i tuoi occhi pieni di lacrime

So darlin' tell me                                            Perciò tesoro dimmi
That you'll be true                                         che sarai vera 
'Cause there's no doubt in my mind         perché non ci sono dubbi nella mia mente    
I know what I want to do                           so cosa voglio fare
And just as sure as                                         e proprio come è certo che
One and one are two                                     uno più uno fa due 
I just got to take care of you                       avrò modo di  prendermi cura di te
I'll take care of you                                        mi prenderò cura di te
I'll take care of you-[8]                                                     mi prenderò cura di te-

 

 

Pochi secondi dopo la fine della canzone, mentre stanno ancora muovendosi una aggrappata all’altra, Brittany le sfila le cuffiette, lasciandole cadere nel vuoto.

Fatto questo, le accarezza delicatamente la guancia, seguendo la linea della mandibola, fino ad arrivare al mento. Con una leggera pressione la obbliga ad alzare lo sguardo verso di lei, schiacciandola con il peso di quegli occhi azzurri, limpidi come una fonte d’acqua pura.

 

Chiude gli occhi poco prima che le labbra di Brittany si appoggino finalmente alle sue. È appena uno sfioramento, poco più di un bacio a stampo, ma Santana è convinta di non aver mai sentito così tante sensazioni forti scaturire da un solo contatto fisico, emozione pura che sostituisce lacrime di commozione a quelle di tristezza. Dio, ha desiderato quelle labbra per tutta la canzone!

 

“Questo è quello che sento per te” le spiega staccandosi di poco. “Ti senti sbagliata, San?”

 

“No” ammette senza balbetti, timore o ripensamenti, come se quel solo bacio le abbia triplicato le forze.

 

Brittany la bacia di nuovo in questo modo, leggero e veloce, prima di tornare a parlarle.

“Ogni volta che ti sentirai come prima, io ti bacerò e ti farò ricordare quanto possa essere bello essere te. È questa la mia promessa. Me lo permetterai, San?”

 

Stavolta è la latina che bacia Brittany e probabilmente il suo gesto vale come un sì. Ed è così al settimo cielo da dimenticarsi persino del regalo che le ha comprato e che è nascosto sotto il letto. Si sente in pace, finalmente.

 

Santana non lo può ancora sapere, ma ballare assieme diventerà un’altra delle loro tradizioni, una di quelle che contraddistingueranno il loro modo di stare insieme. Ed ogni volta, finito di danzare, Brittany le passerà sempre la mano sulla guancia, le solleverà il mento e la bacerà.

 

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Il tempo è volato così in fretta che se si volta indietro le sembra ancora il giorno di Natale.

Sono stati mesi pieni, in effetti, da ogni punti di vista. Dello studio, innanzitutto, vista la fatica immane che ha dovuto fare per portare la media in tutte le materie fino alla B.

E anche del suo rapporto con Santana. Ci è voluto un po’ di tempo a convincerla a comportarsi come una coppia al di fuori delle mura della loro camera e ancora non ci è riuscita se si parla di appuntamenti fuori dalla Crawford.

Basta pensare che al ristorante in cui, la settimana scorsa, hanno cenato per festeggiare il loro secondo mesiversario, Santana ha accettato di tenerle la mano sopra il tavolo solo dopo averle coperte con un tovagliolo.

Ma non le importa poi molto, perché sa che avrà tutto il tempo del mondo per aiutarla a superare anche questo blocco psicologico causato dal terrore irrazionale che qualcuno le possa scoprire e lo vada a riferire a sua nonna.

 

Blocco che non sembra funzionare a New York dove, complice la distanza dall’Ohio, Santana non ha alcuna remore di passeggiare tenendole la mano e strapparla un bacio di quando in quando.

Cosa ci fanno a NYC?

 

 

“Ehi” le sorride Santana, scuotendole la mano. “A che pensi? Ti vedo distratta”

 

Sorride di rimando, incerta, prima di mettere su il broncio. “Al provino”

 

“Scherzi, vero? Sei stata la migliore per distacco” la rassicura, avvicinandosi per darle un bacio.

 

“Sei di parte” commenta la bionda, arricciando il naso in maniera buffa.

 

“Sì, sono di parte” ammette Santana, prima di aggiungere “Ma quando hai ballato tu i professoroni avevano delle facce che non ho visto fare con nessun’altra provinante. E uno ha addirittura sorriso”

 

La Julliard[9] è il suo sogno da quando aveva cinque anni. Vuole diventare una ballerina di danza classica con ogni fibra del suo corpo e gran parte del suo futuro passa dal provino che ha fatto lo scorso pomeriggio e ancora non è riuscita a togliersi dalla testa. Chiudendo gli occhi, può rivedere ogni passo che ha fatto su quel palco.

 

“Mi piace, qui” afferma Santana con sicurezza, riscuotendola dai suoi pensieri. “Nessuno ci guarda, tutti ci ignorano. E poi cavolo, come si fa a non innamorarsi di una città così?!”

 

Brittany annuisce complice, prima di rendersi conto di un particolare non trascurabile. “Non abbiamo mai parlato di cosa farai tu dopo il diploma, sai?”

 

A giudicare dal sospiro rassegnato che fa Santana, non ne hanno parlato perché lei ha ritenuto non fosse il caso di farlo. Ancora non è riuscita a farla smettere completamente di tenersi le cose per sé.

“Mia madre mi ha fatto sapere che loro non sono intenzionati a pagarmi il college e ormai è tardi per fare domande per una borsa di studio. Non ho idee” farfuglia sconsolata.

 

“Non ci credo” asserisce convinta, prendendola a braccetto per starle più vicina. “Avrai almeno un progetto, un sogno … qualcosa

 

“In effetti sì. Cantare”

 

Beh, Brittany non può che darle ragione. La sua voce … un po’ roca, un po’ sporca, un timbro un po’ ferino, proprio come lei, così particolare eppure al tempo stesso così melodioso. L’ha sentita cantare per la prima volta in uno dei pomeriggi in cui le altre erano andate ad assistere alle prove dei Warblers alla Dalton e, come al solito, volevano creare un Glee Club alla Crawford. Inutile dire che si è innamorata all’istante del suo modo di cantare. Anche di quello, insomma.

 

“È una cavolata, vero?”

 

“No, no, no!” la rassicura immediatamente, rivolgendole uno sguardo pieno d’amore. “È un sogno bellissimo, San. E mi piacerebbe molto aiutarti a realizzarlo”

 

“In che senso?” aggrotta le sopracciglia lei, confusa.

 

“Hai mai pensato di venire a New York? Potresti iscriverti a dei corsi per migliorare la tecnica, per ampliare il tuo curriculum. Ce ne sono molti”

 

“I-io non … non avrei modo di pagarli, quei corsi, o di mantenermi” sospira, malinconica. È una bella idea, peccato. “Mia madre è stata piuttosto chiara su questo punto, nessuno aiuto economico”

 

“E se ti dicessi che conosco un posto dove avresti vitto e alloggio gratis e potresti concentrare i tuoi sforzi solo su come pagare i corsi?” la sorprende, fermandola in mezzo alla strada per poterla guardare negli occhi. “Vieni a vivere con me nell’appartamento di mio padre”

 

Sorride, intenerita dal modo in cui la sua ragazza trattiene il respiro e sgrana gli occhi.

 

“È immenso, San” riprende, sfiorandole le spalle con le mani. “Ci sono tante camere vuote e poi lui non c’è quasi mai. Non avrebbe alcun problema ad accettare. Ed è nell’Upper West Side, a due passi dalla Julliard e da tutte le scuole che offrono quel tipo di corsi. Sai perché lo so?”

 

Santana scuote il capo, sconvolta.

 

“Perché nel caso non mi prendessero lì, anche io frequenterei quei corsi per prepararmi a rifare la domanda e l’audizione”

 

Non riesce a trattenersi dal baciarla con trasporto quando Santana, riscuotendosi dallo shock, anziché rispondere al suo invito o pensare a sé stessa, dice “Ti prenderanno al centoventi percento, smettila di dire così”

 

“Dimmi che verrai qui con, San” la supplica, quasi, fissando quei pozzi neri che sono le iridi della latina. Ci legge dentro, ha imparato in questi mesi, e vede benissimo quanto sia combattuta.

 

“Verrò qui con te, Britt-Britt” concede alla fine, con voce emozionata, sopraffatta dall’affetto che la ragazza prova per lei e quanto abbia fatto e stia ancora facendo per sostenerla. È la sua ancora.

 

Brittany l’abbraccia forte e la bacia con tutta la dolcezza e la devozione che può, sperando che Santana capisca quanto la riempi di gioia sapere di averla con sé ancora.

 

Quello che nessuna delle due può ancora sapere è che New York sarà davvero il luogo in cui coroneranno i loro sogni. Non parlo della danza e del canto, quelli non sono che dettagli marginali sul loro cammino. Possono realizzarli, fallire, mutarli. Parlo invece del prendersi cura della sua ragazza, per Brittany, e di sentirsi amata e amare, per Santana.

E di mettere su una famiglia, anche se questo non hanno ancora iniziato nemmeno a pensarlo.

 

 

 

 

Note del testo –non sono impazzito all’improvviso, mi sono solo reso conto di dare troppe cose per scontate:

 

[1]: Pimpi è il maialino rosa di Winnie the Pooh. Inutile dire perché Santana abbia chiamato Quinn –la Quinn di inizio terza stagione– così.

 

[2]: è l’Accademia femminile gemellata alla Dalton. Le ragazze compaiono nel quindicesimo episodio della seconda stagione, ‘Sexy’, ed assistono ad ‘Animal’, il duetto che Blaine e Kurt fanno per prepararsi alle Regionali. Indossano la divisa che porta Santana nel primo spezzone.

 

[3]: un senior è un ragazzo/a che frequenta l’ultimo anno di liceo, quello del diploma per intenderci.

 

[4]: se ho interpretato bene le mille spiegazioni che ho trovato su google, una E equivale ad un cinque del nostro sistema di valutazione o comunque una insufficienza meno grave di una F. 

 

[5]: tranquilli/e, so che sapete cos’è il Ringraziamento, Thanksgiving Day in inglese. È solo una nota cronologica per aiutare a capire come il tempo passi tra una parte e l’altra. Negli USA –in Canada lo festeggiano prima, che strano– il giorno del Ringraziamento cade il quarto giovedì di Novembre.

 

[6]: la frase in corsivo corrisponde –parola più, parola meno– a ciò che Santana dice al ragazzo irlandese riferendosi a Brittany durante la terza stagione.

 

[7]: nonna, in spagnolo.

 

[8]: la canzone, che fa anche da titolo, è ‘I’ll take care of you’ di Mark Lanegan, una delle mie preferite.

 

[9]: è una scuola di NY famosissima in tutto il mondo che non insegna solo danza ma anche musica e teatro. Ho guardato sul sito e ho letto che parte integrante dell’ammissione è un provino che si svolge ad inizio Marzo.

 

 

 

Note dell’autore:

 

Un’altra AU, un’altra volta personaggi OOC, un’altra volta Santana che non conosce Brittany.

Troppo OOC? No, questo non credo.

Brittany è un po’ meno Brittany e un po’ più responsabilizzata, semplicemente. L’ho messa in una scuola privata solo per renderla più autonoma e matura, diciamo.

Santana potrebbe sembrare un po’ troppo piagnona ma, almeno dal mi punto di vista, è nella stessa condizione psicofisica di com’era dopo essere stata ‘respinta’ da B durante la seconda stagione. Ho solo calcato un po’ la mano togliendole la sua migliore amica Brittany e sostituendo i suoi comprensivi genitori con due fantocci.

La reazione dei ragazzi del Glee può sembrare esagerata ma … ricordate come hanno preso l’esclusione di Santana per colpa dell’incendio del piano forte viola durante la prima puntata della terza stagione? Ecco.

La nonna, invece, è super mega IC. L’ho scritto davvero, non posso crederci …

 

Non ho molto altro da aggiungere a parte che Brittany ballerina è un cliché ma, oltre ad essere funzionale per la trama, avete visto come cavolo balla Heather Morris? Cioè, parliamone.

 

Un enorme grazie a chiunque abbia letto questa storia, a chi si è letto le altre due, a chi ha recensito, a chi ha messo nelle preferite –è un burla, vero? – e nelle seguite. 

GRAZIE!

Per chi abbia domande o dubbi o insulti, potete mandarmi un messaggio privato.

 

E … boh, sono già in clima derby, quindi non so più cosa scrivere se non forza Milan! .

Pace. 

  
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