- Sai come funziona la legge dei vampiri, vero?
Chiunque uccide il capo di un clan di vampiri prende il suo posto. E Camille era il capo del clan di New York. Eh già, lo era.
- Perciò... qualcuno l'ha uccisa?
Maureen scoppiò a ridere allegramente. - Non qualcuno, sciocchino - disse. - L'ho uccisa io.
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Camille Belcourt.
Maureen la trovava bellissima. La invidiava moltissimo, perfino il suo nome suonava dolce e melodioso.
I capelli biondissimi e lunghi, il corpo perfetto e agile, anche con i canini aveva quel nonsochè di oscuro che la faceva risultare irresistibile.
Era stupenda e potente, magnifica e letale.
Se fosse stata come lei, Simon sarebbe caduto ai suoi piedi e non si sarebbe assolutamente vergognato di una ragazzina tredicenne che andava a tutti i suoi concerti.
Ma ora lei era una vampira e l'aveva uccisa, sgozzandola.
I capelli intrisi di sangue scarlatto luminoso, le gambe affusolate distese a terra in una posa orribile e lo sguardo, una volta intrigante, vuoto con le pupille dilatate e la bocca, che aveva proposto tanti inganni e baciato tante labbra, spalancata i una smorfia di dolore.
“Oh, Camille, Camille, Camille, mi dispiace così tanto.” sussurrò al suo orecchio, lisciandole i capelli.
Maureen pensò che, in fondo, ora, non era poi tanto bella.