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Autore: DolceLuce    24/02/2013    3 recensioni
Apro gli occhi.
È un successo, un traguardo, una vittoria personale.
Sì, anche oggi ce l’ho fatta.
Contro tutto e tutti, contro chi mi dava per spacciato..ho vinto io.
Cara vita, siamo uno pari.
Certo, tu mi hai ridotto così, ma io ti sto fronteggiando.
Anche oggi mi sono svegliato.
Sono vivo.

Questa è la storia di Marco.
Il suo sorriso, il suo amore, la sua dolcezza..
Condividete con me la storia di Marco e apritevi anche voi al "diverso".
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Apro gli occhi.
È un successo, un traguardo, una vittoria personale.
Sì, anche oggi ce l’ho fatta.
Contro tutto e tutti, contro chi mi dava per spacciato..ho vinto io.
Cara vita, siamo uno pari.
Certo, tu mi hai ridotto così, ma io ti sto fronteggiando.
Anche oggi mi sono svegliato.
Sono vivo.
 

Marco anche oggi s’è svegliato.
È già un traguardo per lui.
Ha aperto i suoi bellissimi occhi azzurri e ha rivisto il soffitto familiare della sua stanza, di casa sua. La casa che lo ha visto crescere, imparare a camminare, correre e saltare, e all’età di tredici anni cominciare ad indebolirsi.
Marco ha ventisei anni e non cammina più da due anni quasi, non è più in grado di reggersi in piedi. Muove impercettibilmente le gambe e comincia ad avere qualche piccola difficoltà anche con il movimento delle braccia.
Vive con i suoi genitori e suo fratello, Simone.
Simone è sano.
Marco è malato.
Perché Marco? Perché il resto dei malati affetti da Distrofia Muscolare?
Marco sta dalla parte di Becker, così ironizza sulla sua disabilità. Ha amici che però stanno dalla parte di Duchenne e non hanno la sua stessa fortuna.
Marco riesce ancora a stare dritto con la schiena e con il collo, usa le braccia, scrive..
Giovanni invece non scrive. E va ancora al liceo.
Sofia ha bisogno di un respiratore automatico. Ha dodici anni.
Marco però è felice.
Ride e scherza con suo fratello, ironizza sulla sua malattia.
Gioca a carte e con i videogiochi.
Certo, alla sera ha bisogno, ogni tanto, che la sua mamma Camilla lo aiuti a mangiare, tagliandogli la bistecca o versandogli l’acqua nel bicchiere.
Marco ha dato un nome alla sua carrozzina: l’ha chiamata Laura.
Il nome Laura gli è sempre piaciuto e quando era piccolo sognava una figlia.
Che strano, un bambino che sogna una famiglia già a dieci anni. Di solito sono le femminucce che pensano già a fare le mamme, lui invece voleva fare il papà.
Immaginava il viso della sua piccola Laura: i capelli scuri della mamma, ma i suoi occhi chiari, quelli sempre così pieni di vita e speranza, quelli che, per fortuna, ogni giorno apriva.
Sorrideva, sempre, ogni mattina, rivedendo quel soffitto e non nuvole soffici.
Marco ama la vita.
Gli piace uscire con suo fratello, andare con lui a scuola. Sta accanto a lui, in classe, e ascolta quelle lezioni che ora sa a memoria.
Marco non può lavorare. Da quando non riesce più a stare in piedi ha deciso di riposarsi.
La sua famiglia non ha problemi economici e questo lo solleva molto.
Aveva paura di essere un peso per loro.
Ma Marco s’è guadagnato la sua fortuna.
Marco ha dimostrato di essere un ragazzo di gran cuore e alla morte dei suoi nonni tutta la loro eredità è finita alla sua famiglia, senza nemmeno essere divisa tra gli altri fratelli dei suoi genitori.
Zio Franco vive da solo; ha un piccolo monolocale dove Marco va spesso. Zio Franco non ha bisogno di tanto denaro, fa l’avvocato.
Zia Giulia ha sposato un cardiologo molto importante, conosciuto in tutta Italia, quindi lei e le sue bambine Martina e Carlotta possono godere di tutti i confort che vogliono.
Zio Giuseppe è neurologo.
Marco invece ha bisogno di cure, assistenza, e questo costa. Mamma Camilla fa la veterinaria e papà Francesco lavora in una ditta edile.
Simone va a scuola, i libri sono costosi.
Simone vuole prendere la patente e comprare una bella macchina in grado di trasportare suo fratello senza problemi.
I soldi dei nonni sono molto utili, possono realizzare i suoi desideri e i suoi bisogni.
La famiglia di Marco non ha molti vizi.
In estate non va in Sardegna o in Costa Azzurra, vanno nel loro giardino e giocano tutti insieme nella loro piscina; non vanno a cena fuori in ristoranti cinque stelle, cucinano tutti insieme con mamma Camilla; non vanno tutti i sabati al cinema, si accomodano tutti sui loro grandi e comodi divani a guardare le riprese dei concerti di Simone.
Simone suona e canta in un gruppo.
È un chitarrista niente male e Marco va sempre ai suoi concerti.
A Marco piace il ping pong.
È bravo e gioca in una squadra, con ragazzi normodotati. Nonostante non possa muoversi svelto, vince cinque partite su otto.
Marco però sa che presto dovrà lasciare anche il ping pong, quando le sue braccia non saranno più in grado di muoversi per prendere la pallina.
Ma Marco vive alla giornata.
In inverno sta sulla veranda di casa a guardare la neve, in estate nuota con suo fratello, in primavera va nei prati a raccogliere fiori per la sua mamma, in autunno va con il suo papà in un bosco vicino casa sua e porta a casa tante castagne e funghi.
Marco non può correre o giocare a pallone, ma la sua mente è svelta e attiva.
Marco scrive, ha scritto una canzone per il gruppo di suo fratello e svariati racconti per bambini.
Marco li legge spesso ai bambini in ospedale, bambini che, come lui, lottano ogni giorno con la distrofia.
Marco ha un cuore splendido.

 
“hai fatto davvero una bella interrogazione” disse, spingendosi allegro per i corridoi di quel liceo che conosceva così bene.
“dici? Potevo fare meglio, credo” borbottò Simone al suo fianco.
“la prossima volta farai meglio” si voltò e gli sorrise.
Andarono insieme al bar della scuola e tutti salutarono Marco vedendolo arrivare.
“che bello vederti anche oggi!” disse uno.
“hai tagliato i capelli, stai bene così” sorrise un altro.
“sono belli gli adesivi su Laura, davvero” gli diede un colpetto sul braccio un altro, facendogli l’occhiolino.
Già, aveva messo degli adesivi sulla sua cara Laura.
Delle fiamme.
Perché a Marco piaceva andare veloce.
“visto? Mi sono modernizzato” rise e afferrò il pezzo di pizza chela barista Giovanna gli stava porgendo.

 
Mangiarono tutti insieme, Marco e gli amici di suo fratello, amici che ormai erano anche suoi.
Quel pomeriggio Marco volle andare a fare un giro, da solo.
Mamma Camilla non era molto d’accordo, ma poi lo lasciò andare. Aveva promesso di stare vicino a casa e aveva con se il cellulare.
Era una bella giornata di sole e dopo che Simone lo ebbe aiutato a vestirsi uscì di casa, cominciando a spingere la sua Laura per le vie della sua città.
La tranquillità della campagna gli piaceva moltissimo, la luce del sole che si rifletteva in ogni singolo fiore, foglia, albero, erba, pianta.
A Marco piaceva la natura.
Arrivò al parco della città e prese il vialetto tutto contento. Ah, la natura..
L’aria fresca, pulita, qualche piccola nube in cielo, che correva veloce, rincorrendo le proprie amiche..
Il cielo azzurro, limpido.
Raggiunse una panchina, sembrava comoda.
Volle sedersi su quella.
Marco sapeva spostarsi da solo dalla sua Laura a qualsiasi altra seduta, bastava che fosse alla stessa altezza.
E aveva ragione..era davvero comoda.
Inspirò a pieni polmoni l’aria di quel pomeriggio quasi estivo e si guardò intorno: bambini che giocavano a pallone, che correvano e ridevano.
Le risate dei bambini..erano musica per le sue orecchie.
Passò un gruppo di ragazzi, li conosceva. Giocavano nella squadra di calcio della città e si fermarono lì con lui, ne approfittarono per fare un po’ di stretching, interrompendo così la lunga corsa che stavano facendo.
Parlarono e scherzarono con lui, poi ricominciarono il loro allenamento, dando appuntamento a Marco per quella domenica, allo stadio.
Marco non sarebbe mai mancato, ci andava sempre a vederli giocare, erano così bravi!
Prese il suo cellulare dalla tasca dei pantaloni e mandò un messaggio alla sua mamma.

 
«è così bello stare all’aria aperta mamma..è una splendida giornata!»
 
Si sentiva il cuore scoppiare dalla gioia.
Era felice e si sentiva al centro del mondo, un mondo splendido.
Dopo circa mezz’ora che era lì, sorridente, a guardarsi intorno, una ragazza si avvicinò a lui e, con un sorriso, si sedette al suo fianco.
Era davvero una bella ragazza. Aveva i capelli scuri, lunghi più o meno alle spalle, gli occhi nocciola e indossava una felpa molto carina.

 
“ciao” le sorrise, tranquillo.
“ciao, ti disturbo se sto seduta qui? Il mio fratellino è là che gioca e da qui lo vedo bene” sorrise anche lei, indicando un bambino con un aquilone proprio davanti a loro, in mezzo al prato.
Un bambino biondo, con tanti boccoli ad incorniciargli il viso.
“certo che no, puoi stare qui, così come ci sto io” le sorrise ancora e tornò a guardare il cielo, felice.
“come ti chiami?” chiese quella ragazza, dopo qualche minuto di silenzio.
Marco si voltò, sorpreso, poi si diede dello stupido da solo, scoppiando a ridere.
“come sono stato maleducato, non mi sono nemmeno presentato” le porse la mano, sorridente. “mi chiamo Marco, e tu?”
“Chiara” sorrise la ragazza, ricambiando il saluto.
“è uno splendido nome, lo sai? È anche importante! È un nome fresco, da pace e serenità..mi piace molto” sorrise Marco.
Che splendida giornata, non poteva chiedere di meglio..aveva una nuova amica!
Dopo qualche decina di minuti il fratellino della sua nuova amica si avvicinò a loro con un pallone.
“ciao, tu chi sei?” chiese, guardando Marco con un sorriso.
“mi chiamo Marco, e tu come ti chiami?” chiese, ricambiando il sorriso.
“mi chiamo Simone” disse il bambino.
Sembrava un cherubino, un angioletto.
“lo sai che anche il mio fratellino si chiama Simone?” disse, sorridente.
“davvero? È anche lui qui al parco? Posso giocare con lui?” chiese il bambino, in trepidante gioia.
“no, non è qui al parco, è a casa a farei compiti” rispose Marco.
“allora giochi tu con me a calcio?” chiese il bambino, sedendosi con un sorriso vicino a Marco.
“a calcio non posso giocare, ma se vuoi posso lanciartela con le mani” sorrise Marco, poi si voltò verso Chiara. Aveva un’espressione costernata sul viso.
“sì, va bene!” disse il bambino e scattò giù dalla panchina, spostandosi un po’ con il pallone.
Mentre Marco saliva di nuovo sulla sua Laura, parlò con la ragazza.
“come mai quell’espressione?” chiese, avvicinandosi poi alla sua amica.
“non sei obbligato, cioè..se non puoi..” era in imbarazzo.
“oh, finché le mie braccia funzionano lasciamele usare!” rise e si spinse veloce verso Simone.

 
Chiara era rimasta colpita da quegli occhi così azzurri, così simili al colore del cielo quel giorno.
Nel tornare a casa aveva parlato con il suo fratellino, rimasto molto contento dall’aver giocato con un nuovo amico, anche se più grande di lui.
Quel Marco era davvero un ragazzo molto carino e sperava ardentemente di rivederlo.
Così da quel giorno andò sempre al parco e trovò sempre Marco sulla stessa panchina, sembrava quasi aspettarla.
Parlarono molto i due ragazzi, conoscendosi, ridendo e scherzando insieme.
Marco era davvero simpatico ed era sorprendente come amasse così tanto la vita, come fosse così ottimista e pieno di energie.
Chiara stava bene con Marco, si divertiva e ogni giorno voleva vederlo, sempre per più tempo.
Marco, dal canto suo, da quando aveva conosciuto Chiara era molto più che felice.
Era euforico.
Ogni giorno andava al parco non solo per godersi le belle giornate, ma anche e soprattutto per vedere Chiara.
Un pomeriggio Marco le chiese se le andava di andare in piscina. Faceva molto caldo e si stava stancando un sacco a stare lì, al sole.
Chiara accettò, ben felice di trascorrere del tempo al fresco.
Fianco a fianco andarono a casa di Chiara. Marco aspettò che lei prendesse un costume, poi andarono a casa di lui.
Non c’era nessuno quel giorno, quindi erano solo loro due.
Sapendo che quel pomeriggio sarebbe stato in acqua comunque, suo fratello al mattino lo aveva aiutato ad indossare il costume da bagno, quindi non gli resto altro da fare che togliere la maglia e i pantaloni, poi poté entrare in acqua.
A bordo vasca aveva un braccio meccanico che lo faceva entrare ed uscire dalla vasca in totale sicurezza e autonomia.
Chiara lo guardava leggermente a disagio, ma si rallegrò vedendo come il ragazzo si divertiva in acqua.
Sembrava un pesciolino.
Nuotava, la schizzava, sembrava nato per stare in acqua.
In quel momento Marco le sembrò identico a lei, in tutto e per tutto. Le loro differenze motorie non esistevano più.
Chiara aveva la stessa età di Marco e stando accanto a lui cominciava a provare qualcosa di più che una semplice amicizia.
Ma come dirglielo?
Marco sembrava provare solo un grande affetto.
Quello che Chiara però non sapeva era che Marco era diventato quasi dipendente dalla presenza della ragazza nelle sue giornate, si divertiva con lei e ne era irrimediabilmente attratto.
Era pur sempre un uomo!
Chiara era una bella ragazza e quel bikini la valorizzava al massimo, lasciando immaginare ben poco al povero Marco che però si trovava in imbarazzo.
Come poteva dire alla ragazza di provare qualcosa per lei? Dopo tutto, erano diversi..
Forse Chiara voleva un ragazzo che la portasse in giro in macchina, non uno da scarrozzare; forse voleva un ragazzo che la accudisse, non uno da accudire; forse voleva un ragazzo in grado di spogliarla, non uno da vestire.
Erano tante piccole cose che però fecero incupire ben presto l’allegro e spensierato Marco.
Era la prima volta che una nuvola nera si posava sul suo cuore.
Era la prima volta che la sua malattia gli pesava, facendolo sentire inadeguato ed inutile.
Fecero una piccola merenda sul prato vicino alla piscina, ma Chiara si rese ben presto conto del fatto che Marco non era più solare e felice come era sempre stato.

 
“cosa ti succede?” gli chiese, guardandolo preoccupata.
“niente, stavo solo pensando” sospirò il ragazzo, bevendo il suo succo di frutta all’albicocca.
Il suo preferito.
“anche io stavo pensando, ma non mi sono incupita come te. Siamo amici, no? Dai, non aver timore a dirmi quello che ti turba” sorrise lei, accarezzandogli il braccio destro.
Marco sentì dentro di sé l’impulso di dirle tutto, ma decise di girarci intorno.
“sei fidanzata?” le chiese. Lei strabuzzò gli occhi, poi sorrise.
“no, non sono fidanzata” gli sorrise e Marco si sentì come sollevato. “però mi piace un ragazzo, sai?” disse.
Ecco che la nuvola nera si depositò nuovamente sul cuore del povero Marco.
“ah..deve essere molto fortunato allora” sussurrò ma Chiara non sentì. Stava già parlando.
“è un ragazzo unico, forte, sincero e simpatico. Ha una grande forza d’animo e ti garantisco che mi ha aperto un intero mondo che prima non conoscevo”

 
I due si guardarono negli occhi per qualche secondo, poi Marco allungò la mano e, con qualche piccola difficoltà, strinse quella della ragazza.
Chiara, capendo il gesto, si avvicinò a lui e gli tenne la mano, stringendola forte nella sua.
Sapeva che Marco riusciva a stare seduto da solo, ma sapeva anche che dopo un po’ in quella posizione si stancava, così decise di abbracciarlo e farlo appoggiare a se.
Marco si sentiva in imbarazzo, ma dopo tutto stava così bene appoggiato a lei e..beh, stare seduto cominciava a venirgli difficile, quindi quell’abbraccio era una vera e propria manna dal cielo.
Poteva sentire il cuore della ragazza battere regolare vicino al suo orecchio, poteva sentire il suo respiro leggermente accelerato vicino alla sua guancia.
Era la prima volta che si ritrovava tra le braccia di una ragazza, di una donna che non fosse sua madre, e le mille e più sensazione che lo travolsero gli fecero girare la testa.
A malavoglia si scostò dall’abbraccio di Chiara e si sedette sulla carrozzina. Gli girava davvero la testa.
Chiara si preoccupò e si offrì volontaria di rimanere lì con lui fino a quando mamma Camilla, già prontamente avvisata, non fosse tornata a casa.
Entrarono nel grande salone, Chiara si era rivestita e aveva aiutato Marco ad asciugarsi per bene, per non bagnare in giro.
Marco era terribilmente in imbarazzo.
Farsi aiutare da lei, la ragazza che gli piaceva! Della quale si stava innamorando!
Era davvero troppo.
Cominciò a piangere e Chiara, rendendosene conto, si avvicinò a lui, terribilmente preoccupata.

 
“Marco, che succede?” chiese, terrorizzata.
Lui alzò i suoi bellissimi occhi azzurri verso quelli nocciola della ragazza e si chiese se mai, un giorno, i suoi sogni si sarebbero potuti realizzare.
“puoi andare a casa..sto bene. Non ho bisogno di nessuno” rispose, quasi sgarbato, andando poi di buona lena verso la sua stanza.
Si chiuse dentro e riprese a piangere.

 
Chiara rimase bloccata al centro del salone, non riuscendo a capire cosa fosse successo.
Eppure si erano divertiti un mondo quel pomeriggio, sia al parco che in piscina.
Non aveva mai visto Marco così. Mai.
Si rattristò moltissimo, poi decise di andarsene.
Marco non la voleva lì.
E dire che quando lui le aveva preso la mano aveva anche pensato che lui avesse capito tutto e ricambiasse..
Lei pensava, anzi sperava, che quel suo sguardo così dolce e assorto, mentre la guardava, fosse dato da un qualche sentimento superiore all’amicizia..
Forse si sbagliava.
Marco aspettò che tornasse sua madre che, preoccupata, arrivò correndo nella sua stanza.

 
“Marco, tesoro, che succede? Stai bene?” chiese, con il fiato corto.
Marco la guardò e le lacrime tornarono prepotenti sul suo viso.
Mamma Camilla l’abbracciò, preoccupatissima, e lo lasciò sfogare, senza però riuscire a capire cos’avesse il figlio.
Non sembrava stare male, quindi poteva calmarsi leggermente, ma non aveva mai e poi mai visto il figlio piangere così.
Nell’ultimo periodo era sempre così felice, più felice del solito..cos’era successo quel pomeriggio?!
“piccolo mio..mi dici cosa succede?” lo guardò negli occhi, provando a sorridergli.
Marco prese coraggio, si asciugò le lacrime con il dorso delle mani e guardò la madre.
Le voleva dire tutto, non aveva mai avuto segreti con la sua adorata mamma.
“mi sono innamorato mamma” disse, anzi, sussurrò.

 
Mamma Camilla si sentì come morire.
Aveva sempre avuto il timore che il figlio potesse innamorarsi di una ragazza che non sarebbe riuscita a sostenere la vita particolare che lui faceva. In quel momento i suoi timori più grandi divennero realtà.
Si sentì tremare il cuore, poi lo sentì andare in pezzi: vedere suo figlio ridotto in quello stato la rendeva non triste..di più.
Lo calmò, provando a farlo parlare di questa ragazza.
Si chiamava Chiara.
A sentir parlare Marco di quella ragazza quasi se la immaginò: occhi nocciola, capelli abbastanza lunghi e leggermente mossi, scuri. Molto allegra e solare, divertente e simpatica.
Scoprì anche che quel pomeriggio erano stati insieme in piscina e sorrise, notando come il figlio si era rallegrato nel parlare di quella ragazza.
Gli diede un consiglio: doveva dire tutto a quella ragazza e se lei veramente ricambiava, lui lo avrebbe scoperto.
Aveva paura, ovvio, non voleva che il figlio soffrisse, ma vederlo stare così male, lì, mezzo bagnato e mezzo asciutto, le aveva fatto stringere veramente il cuore.
Lo portò in bagno e lo aiutò a sedersi nella doccia. Uscì dal bagno, lasciandolo lavare, poi lo andò a tirar fuori dalla doccia.
Faceva molta fatica a sollevarlo di peso, con l’età che avanzava faceva sempre più fatica. In più Marco cresceva anche lui in età e anche il suo peso negli anni era aumentato.
Non era grasso, anzi, però era lo stesso un ragazzo di ventisei anni.
Marco era davvero bello, non solo a detta della sua mamma.
Quella sera stessa Marco prese la decisione di parlare con Chiara il giorno dopo.
Quello che non aveva previsto però fu una chiamata al cellulare.
Un numero che non conosceva.

 
“pronto?” rispose, controllando l’ora: le nove e mezza di sera.
“Marco..sono Chiara” disse.
L’aveva riconosciuta subito, fin da quel sospiro che aveva fatto prima di dire il suo nome.
“ciao” disse, sorpreso, sentendo però le farfalle nello stomaco.
“ciao..scusa l’ora ma..volevo sapere come stavi. Mi hai fatta preoccupare moltissimo prima e ti garantisco che sono rimasta con l’ansia fino ad ora. Non voglio infastidirti ma ti prego..dimmi come stai, cosa t’è preso oggi. Per favore” la sentì quasi singhiozzare.
“sto bene, non preoccuparti”
Che dolce che era quella ragazza. Lo aveva sempre saputo.
“domani ci vediamo? Ho avuto la sensazione che tu non volessi più vedermi, dopo oggi pomeriggio” si era rattristata.
“solito posto?” chiese lui, abbozzando un sorriso.
Sentì Chiara prendere un bel sospiro, poi ridere.
“certo..solito posto. A domani allora. Non vedo l’ora di rivederti. Buona notte Marcolino, a domani” disse lei, riattaccando subito.

 
Marco era su di giri, contentissimo, infatti cominciò a chiamare la madre, che corse subito da lui, preoccupata. Nel vederlo sorridente però si calmò e si fece spiegare tutto.
Lo aiutò a prepararsi, il giorno dopo, contenta di vederlo così contento.
Sperava soltanto di non dover riassemblare i pezzi del cuore del figlio, di lì a qualche ora.
Marco era davvero al settimo cielo, voleva e doveva dire a Chiara la verità sui suoi sentimenti.
E l’avrebbe fatto.
Andò spedito al parco, stancandosi moltissimo, ma arrivò in tempo. Dopo poco arrivò anche lei, che corse verso di lui, abbracciandolo forte.

 
“stai bene?” gli chiese, preoccupata.
“ora che sei qui..sì” l’abbracciò, stringendola forte a se.
Fu proprio lui a sciogliere l’abbraccio e guardarla negli occhi.
Chiara stava per parlare, quando Marco scivolò vicino a lei e la baciò dolcemente, un piccolo bacio a stampo.
La sorprese, ma di certo non in modo negativo.
Durò poco, ma fu intenso.
Un piccolo, leggero contatto tra le loro labbra che però portava con se un grande sentimento.
Da entrambe le parti.
“non sapevo come dirtelo. E ho paura anche ora a dirtelo, ma vedendo che non mi hai allontanato, allora posso parlare liberamente. Io credo di essermi innamorato di te. Mi piace molto stare in tua compagnia, mi piace ridere con te, ma soprattutto mi piace vederti sorridere. Sei così bella..” sorrise imbambolato e la ragazza arrossì. “mi sento inadeguato, inferiore a te. Ho paura di non essere abbastanza per una ragazza come te e..”
Chiara lo interruppe, baciandolo.
Non fu un semplice bacio a stampo, fu un bacio vero e proprio, profondo ed intenso.
“smettila di farti queste paranoie. Sei un ragazzo unico e fantastico, sei tu il ragazzo di cui ti ho parlato ieri! Sei davvero fantastico e anche io amo stare con te. Parlare con te, ridere e scherzare. Con te è tutto facile e non ho mai conosciuto qualcuno come te, davvero. Non ti spaventa nulla” sussurrò, appoggiando la fronte alla spalla del ragazzo.
“c’è una cosa che mi spaventa, a dire la verità” disse Marco, accarezzando la guancia della ragazza.
Lei lo guardò, sorpresa.
“cosa?” chiese.
“ho paura di rimanere senza di te” sussurrò, sentendo la ragazza irrigidirsi al suo fianco.
Dopo un bel po’ di silenzio, Chiara parlò.
“finché mi vorrai, resterò con te” disse.
Marco si voltò verso di lei e la trovò sorridente. Si fece coraggio, doveva porle quella domanda.
“vuoi essere la mia ragazza?” disse, ma continuò a parlare, facendole segno di continuare ad ascoltarlo. “consapevole del fatto che avrò sempre più bisogno di aiuto, per vestirmi, svestirmi, fare la doccia, andare al bagno..sapendo che io non riuscirò mai ad amarti come vorresti..” abbassò la testa, sentendosi uno schifo.
Ma Chiara, ancora una volta lo stupì.
“sarei solo felice di poterti aiutare Marco. Voglio condividere con te non solo i momenti belli, ma anche quelli difficili. Vorrei essere sempre al tuo fianco, tenerti la mano ed aiutarti a superare ogni cosa. Voglio vedere sempre il tuo sorriso illuminare questi tuoi occhi azzurri” disse dolce e diede un altro bacio a Marco, accarezzandogli i capelli.
Marco non si era mai sentito così bene in vita sua.

 
La famiglia di Marco non poté che essere felice nel vedere il ragazzo felice, con al suo fianco Chiara.
Ci mise un mese circa prima di confessare ai suoi parenti che aveva una ragazza e che questa era proprio Chiara, poi però la portò a casa.
La fece conoscere ai suoi genitori e a suo fratello, tutti molto contenti di conoscere la famosa Chiara.
L’estate ormai era finita e con l’arrivo dei primi freddi Chiara passò molto tempo a casa di Marco.
Lui non poteva andarsene in giro da solo, mentre Chiara era libera di andare in giro come e quando voleva.
Passavano in tempo sdraiati sul grande letto di Marco, a parlare, ridere e scherzare. Guardavano molti film e si divertivano un sacco insieme.
Ovviamente quando la casa era vuota passavano il tempo a baciarsi, negli ultimi tempi con molta passione anche.
Marco scoprì così un nuovo lato di sé, scoprì l’uomo dentro di sé, quello passionale, desideroso di ottenere altro dalla propria compagna.
Anche per Chiara era difficile trattenersi, ma doveva per forza farlo. Non doveva sforzare Marco.
Eppure sentiva quanto Marco volesse la stessa cosa..

 
“proviamoci” sospirò Marco, accarezzandole la nuca.
Chiara si bloccò, guardandolo negli occhi, preoccupata.
“ne sei sicuro?” chiese.
Per Marco era una visione: i capelli scompigliati, le gote arrossate, le labbra leggermente gonfie per i tanti baci che si stavano scambiando..
Non c’era niente di meglio per il cuore di Marco.
“sì, ne sono sicuro, ma dovrai fare quasi tutto..tu” arrossì e si sentì in imbarazzo.
Chiara si sentì intenerita da quella reazione del suo ragazzo e decise di mettere da parte le paure e i dubbi che l’attanagliavano.
Si era informata, era stata da diversi medici e tutti le avevano detto la stessa cosa: Marco era in grado di avere rapporti completi.
“ti amo” sussurrò lei, sdraiandosi sopra di lui, senza pesargli troppo addosso.
“ti amo anche io” disse lui, accarezzandole il viso e baciandola con passione.

 
E fu bellissimo.
All’inizio Marco si sentì un uomo a metà, non era in grado di guidare lui, di prendere il comando, ma Chiara non glielo fece mai pesare, anzi. Seppe sempre come gestire quel momento, splendido ed irripetibile.
A quella prima volta insieme ne seguirono altre, sempre più spesso, sempre con meno impedimenti, timori e paure.
Marco si sentiva come in paradiso, Chiara era felice.
Passavano i mesi, poi gli anni e con gli anni progredì anche la malattia.
Ma Marco e Chiara l’affrontarono insieme.
Andarono a vivere insieme, dopo quattro anni e mezzo insieme, poi arrivò anche una grande sorpresa nella vita dei due.

 
“i capelli scuri della mamma, gli occhi chiari del papà” disse mamma Camilla.
Ora nonna Camilla.
Stringeva tra le braccia la piccola Laura, coccolandola.
Marco era come ipnotizzato da quella bambina.
La sua bambina.
Quella che aveva sempre sognato.
Dopo vent’anni da quei progetti era arrivata, proprio come l’aveva sempre immaginata e sognata.
“adesso però andiamo dal papà” disse Chiara, scendendo dal letto e sedendosi accanto a Marco. Prese la bambina e gliela mise tra le braccia, aiutandolo a sostenerla.
Le braccia di Marco stavano lentamente perdendo forza, ma era comunque in grado di tenere sua figlia tra le braccia.
“abbiamo proprio fatto un ottimo lavoro, vero?” chiese, commosso, dando un piccolo bacio alla bambina.
“certo..e lo abbiamo fatto insieme amore. Insieme”

 
Dopo la nascita della piccola Laura la vita di Marco cambiò radicalmente. Adorava fare il papà, anche se limitatamente, ma era orgoglioso del suo piccolo capolavoro.
Amava sua figlia come amava Chiara.
Dopo la nascita della bambina, quando lei aveva quasi un anno, Marco e Chiara si sposarono, portando a coronamento un sogno condiviso da entrambi.
Erano una bellissima famiglia e Marco era felice.

 
 
 
Durante la nostra vita veniamo spesso in contatto con il "diverso" e ognuno di noi reagisce in modo diverso. C'è chi storce il naso ma ci socializza, chi invece prova ribrezzo e se ne frega, andandosene; c'è chi se ne frega e ama incondizionatamente e chi, sentendosi escluso dalla società, rinuncia alla propria vita, se pur limitata. Chi ha possibilità diverse dalle nostre non è diverso, è solo speciale. Non siamo tutti fatti allo stesso modo dentro? Abbiamo tutti un cuore che prova emozioni, un cervello che ci tiene svegli (chi più, chi meno; chi perfettamente funzionante, chi con limitazioni)..
Non è pur vero che chi non può correre su un prato può lo stesso chiudere gli occhi e raccontare ad un bambino com'è bello stare rilassati e sentire il fruscio del vento sul proprio viso?
Questa era la storia di Marco, un ragazzo, un uomo di grande coraggio, forza d’animo, che nella sua vita ha coronato tutti i suoi sogni.
Ha avuto la moglie che voleva e la figlia che aveva sempre sognato, ha amato la vita ogni singolo giorno ed è stato un padre splendido.
Purtroppo la sua malattia ha vinto, qualche anno fa, ma posso affermare con grande commozione ed affetto che è stato un amico unico, un padre splendido e un marito affettuoso.
Il diverso esiste solo nelle nostre teste.
Aprite gli occhi al diverso davanti a voi e capirete che ha il vostro stesso cuore, ama come voi, sogna come voi.
Siamo tutti uguali, indipendentemente da handicap fisici, psichici o ideologie di vita diverse.
Ho voluto molto bene a Marco e con questa storia voglio condividere con voi la sua magnifica soria.
Ciao Marco, ti voglio bene.
   
 
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