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Autore: CAMM    24/02/2013    0 recensioni
Una giacca di pelle nera, un paio di anfibi neri e i suoi occhi dello stesso colore.
Nero, un nero corvino, come d’una notte senza stelle.
Un nero che non lasciava fraintendimenti, un nero profondo, senza sfumature.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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YOUR UNMISSABLE KISS

  
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Don't try to make me stay 
or ask if I'm ok

Una giacca di pelle nera, un paio di anfibi neri e i suoi occhi dello stesso colore.
Nero, un nero corvino, come d’una notte senza stelle.
Un nero che non lasciava fraintendimenti, un nero profondo, senza sfumature.
Camminava con le mani nelle tasche e il cappuccio alzato, senza pensare, ascoltando la musica troppo alta che lo accompagnava, una musica rock, di quella che ti da la carica giusta.
Entrò nel riformatorio a passo lento, come a godersi ogni secondo di quella musica.
“Ventiquattro mesi di lavori socialmente utili” aveva decretato il giudice alla fine del processo.
S’infilò la divisa d’un arancione acceso e scrutò il cielo cupo di gennaio, sembrava promettesse una bufera.
Si dirise verso il bagno e, come di consuetudine, sfilò dalla tasca dei jeans scoloriti una sigaretta artigianalmente fabbricata dalle sue mani. Una cartina leggera e del tabacco di seconda qualità.
L’accese ed aspirò il primo tiro, si sentì la nicotina scorrere nel sangue e il catrame finire nei polmoni.
La spense a terra, senza farci troppo caso.
Si presentò all’appello, il suo cognome fu pronunciato per ultimo, rispose flebilmente al con un ‘presente’.
Non aveva amici in quell’ambiente, nessuno gli rivolgeva la parola.
Era incredibile il numero di ragazzi che annualmente erano costretti ai servizi sociali a Bradford e Zayn era uno di essi, uno sciagurato adolescente del cazzo.
Gli adolescenti, c’era chi pensava fossero la feccia della società, persone senza cervello, a cui non importa un bel cazzo di nulla; c’era chi li considerava i geni del domani; ma comunque sia Zayn era un fottuto adolescente e come tale stava scoprendo a poco a poco il mondo intorno a lui, il mondo reale intendo.
-Zayn, tu vai con il gruppo delle panchine oggi- Il ragazzo dalla pelle olivastra fece cenno di sì con la testa e si avvicinò a dei ragazzi vestiti come lui che portavano in mano dei secchi di colore.
Ridipingere le panchine, almeno, era sempre meglio di raccogliere la spazzatura, si rasserenò il moro.
Sbuffò.
Si dirisero verso il parco al centro di Bradford, non che ci fosse un vero centro in quella cittadina. Infuriava un vento che ti faceva tremare i denti, che ti obbligava quasi a non respirare.
Zayn era indifferente a tutto quel freddo, a tutto quel gelo.
Gli occhi profondi e neri erano simili alle nubi cariche di pioggia di quella mattina.
I ragazzi di buona lena si misero a pitturare le panchine del parco d’un verde acido che faceva venire il mal di testa. Zayn si rimboccò le maniche, intinse il pennello largo in un barattolo e cominciò a colorare la panca al centro del parco, gli ricordava qualcosa quella panca, forse una ragazza, forse una nottata, ma non ricordava con precisione.
Osservò le scritte fatte con l’indelebile che trasparivano nella parte non ancora colorata della panchina, certe scritte volgari, di quelle che avrebbe scritto anche Zayn.
Non sentiva il freddo, lo accarezzava, ma non gli entrava nelle vene.
 
 
Dall’altra parte del parco, seduta sotto una quercia ancora giovane c’era Kari.
I suoi occhi cristallini facevano un netto contrasto a confronto del cielo di quella mattinata.
Kari non aveva varcato la soglia della scuola quella mattina, aveva girato all’angolo prima pensando che non avesse nulla a che fare con tutte le persone che entravano in quell’edificio.
Alzò il volume dell’iPod appoggiandosi al tronco dell’albero, a terra era bagnato e i suoi jeans si sarebbero sporcati, ma quel giorno poco le importava.
I suoi pensieri si intrecciavano aggrovigliandosi l’uno sull’altro, come rami intricati d’una quercia anziana.
Alzò lo sguardo un momento, giusto per controllare la situazione ed incrociò lo sguardo penetrante di Zayn. Era sicura, quello sguardo era indirizzato a lei, era uno sguardo interessato.
I suoi occhi più neri della pece sprofondarono in quelli cristallini della ragazza; due mondi opposti, due anime che non avevano nulla a cui spartire.
Eppure, quello sguardo, quegli occhi, tolsero il respiro a Zayn e fecero arrossare le guancie di Kari.
Zayn era un ragazzo deciso, quando una cosa la voleva se la prendeva e Kari sarebbe stata una di esse. Una cosa. Un desiderio, piccolo, ma pur sempre un desiderio.
D’altronde, Kari non avrebbe mai potuto rifiutare uno sguardo del moro, la sua carnagione così scura, quelle braccia che lasciavano intravedere le vene che s’intrecciavano nelle braccia del ragazzo lasciava spazio alle sue fantasie.
Zayn s’avvicinò alla quercia dov’era seduta Kari.
Si sedette di fianco a lei in un gesto rapido.
-Ciao- Dissi dopo qualche minuto il ragazzo con quella sua voce profonda e sensuale.
Kari non capiva come mai quel tipo l’avesse fatto, perché si fosse seduto affianco a lei. Non era una ragazza che amava gli sconosciuti, solitamente non era garbata con loro, le mettevano ansia; ma con quel ragazzo sembrava quasi che si conoscessero già, ognuno sentiva i ritmi dell’altro, percepivano i loro respiri sincronizzati.
-Ciao- Rispose Kari e le sue guancie si tinsero d’un color scarlatto. Non era da lei arrossire in quel modo.
-Che ascolti?- Le sorrise il moro guardandola per la prima volta in volto. I suoi occhi l’accecarono, erano così luminosi e sorprendenti che lo spiazzarono.
Aveva gli occhi dolci, d’un sapore piacevole. Perché, sai, tutti gli occhi hanno un sapore, come le parole, anche loro ce l’hanno.
Cercò di scrutare dentro le iridi di Kari, sotto l’apparenza di quell’azzurro tendente al grigio.
-Non credo che li conosci- La timida ragazza porse a Zayn l’iPod che lesse il nome della band, no, in effetti non la conosceva.
Scosse la testa.
-Come mai indossi questa tuta?- Chiese Kari, in buona fede.
Zayn osservò quell’arancione acceso che serviva per non perderli di vista, per assicurarsi che fossero tutti lì, che non scappassero.
Zayn s’alzò di scatto.
-Se ce ne andiamo da qua te lo dico- Disse cominciando a spogliarsi, per poi lanciare quella fottuta tuta arancione sopra un ramo della quercia.
I due si fissarono negli occhi per un istante, quegli occhi talmente opposti da contrastare piacevolmente.
Cominciarono a correre, non sapevano nemmeno loro verso cosa o chi, ma correvano scappando entrambi da un mondo che non li voleva.
Quando i loro fiati erano ormai irregolari si trovavano in un vicolo chiuso, si fermarono e si sedettero stanchi sul marciapiede.
-Allora, ora me lo dici perché indossavi quella tuta?-
Kari ricordava tutto, era una di quelle ragazze che ricordava di ogni più piccolo particolare.
-Mi hanno dato ventiquattro mesi di servizi sociali- Rispose il moro.
-Oh- Gli uscì solamente una piccola esclamazione insensata.
-Comunque io sono Zayn e non pensare che dopo che ti ho detto dei servizi sociali abbia intenzione di stuprarti- Non lo diceva a caso, tutte le ragazze che incontrava scappavano, aveva l’aria di un malfattore, di uno che dalle ragazze vuole solamente una cosa.
Kari non aveva pensato nemmeno una volta che il ragazzo potesse avere dei doppi fini.
La ragazza mugugnò qualcosa di incomprensibile.
-Comunque io sono Zayn- Le disse sprofondando nuovamente in quegli occhi di cristallo.
-Io Kari-
Erano due nomi inusuali.
Cominciarono a parlare, parlavano di ogni cosa venisse loro in mente. Era da tanto che entrambi non si sentivano così amati, solitamente la gente non chiedeva loro come stavano, non cercava nemmeno di far trasparire un minimo di interesse per loro. Erano due anime sole e come tali erano uniti da quelle sensazioni di vuoto che li colpivano allo stomaco la sera, prima di andare a dormire.
Nascondevano sotto le felpe pesanti i loro problemi, la loro solitudine.
Parlare con qualcuno, pensò Kari, non era mai stato talmente facile.
Entrambi erano scappati da qualcosa che poi li avrebbe puniti.
Da un lato Zayn si sarebbe beccato altri mesi in più di servizio; dall’altro Kari avrebbe ricevuto sicuramente una punizione da parte della madre.
Eppure non sentivano l’angoscia premere e stringere lo stomaco. Stavano bene lì, in quello sporco vicolo abbandonato.
I loro occhi si incrociarono un’ultima volta, le ore erano passate in fretta e Kari sarebbe dovuta tornare all’entrata della scuola dove l’avrebbe dovuta venire a prendere il fratello.
Si alzarono, avevano le gambe intorpidite.
Kari cominciò ad avviarsi quando Zayn la fece voltare afferrandogli il polso.
Se aveste visto i loro occhi immersi gli uni negli altri, se li aveste visti avreste subito catturato quella semplicità che si respirava tra i due. Volevano solamente un po’ di comprensione.
Zayn soddisfava i suoi desideri, sempre.
In quel momento aveva un tremendo desiderio di baciare quelle labbra sottili.
Si morse delicatamente il labbro inferiore prima di avvicinarsi alla ragazza.
La loro distanza si stava pericolosamente annullando.
Kari si lasciò prendere dal momento, spense il cervello e posò le labbra gelide su quelle calde e morbide del moro.
Era un bacio dolce, delicato; uno di quelli che sa di carezze.
Zayn avvolse i fianchi di Kari istintivamente, mentre lei appoggiò una mano sul viso di lui e l’altra s’infilò nei suoi corvini capelli corti.
Le loro lingue si sfiorarono appena, giusto il poco che bastava.
Quando si sciolsero da quel bacio, si fissarono negli occhi ancora una volta.
Non dissero nulla, Zayn accompagnò la ragazza fino all’entrata della scuola superiore. Si salutarono brevemente, lui le promise di chiamarla, ma in fondo, una loro parte nascosta, lo sapeva già che tutto sarebbe finito così, in quella giornata nuvolosa di fine febbraio.
Kari partì per la Francia due settimane dopo, portandosi con sé un pezzo di Zayn. Kari ricominciò una vita tutta da capo, il fato le concesse una seconda possibilità e riuscì a trovare spazio, nella sua solitudine, a persone che avrebbero cominciato a conoscerla ed amarla. Conobbe Perrie e poi Matt e poi Jennie e mille altri nomi che avrebbero cominciato a fare parte della sua quotidianità.
Zayn rimase a Bradford, nella sua solitudine.
Finì i ventisei mesi (gliene avevano affibbiati due in più per quella scappatella)  di servizio sociale, ma continuò a vagare nelle vie di Bradford come sempre. Lo processarono un’altra volta. Per furto con scasso; ed era la verità, aveva scassinato una cassaforte a casa di amici di amici.
Il processo cominciò e la solitudine continuava a pervadergli le vene.
Non c’era notte che non guardasse il cielo e non ricordasse quel bacio, o il sapore delle sue labbra ed il colore dei suoi occhi.
Quel bacio al sapore di semplicità.
Il processo si fece più lungo del previsto e al moro si contorceva lo stomaco ogni sera.
Non arrivò alla fine quel processo perché Zayn si buttò dal quarto piano nelll’afosa serata del 17 agosto 2010.
L’ultimo sguardo al cielo, alle stelle ed in particolare alla più luminosa che, nel suo cuore, aveva il dolce ritratto di Kari.

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Un'altra os!
Che ne pensate? Siate pietosi con me e recensietmi :)
Grazie per la lettura a tutti!
Un bacio, Cami
  
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