Mi svegliai, e con uno sforzo quasi sovrumano aprii gli occhi. Ero stanca, anzi, spossata. Mi trovavo in una stanza .. Quando l'annebbiamento lasciò spazio alla consapevolezza sussultai, con gli occhi sbarrati. Non ero più stanca, ne' spossata. Dove mi trovavo?

-C'è qualcuno?- urlai. Nessuna risposta. Perché mi trovavo lì? L'ultima cosa che ricordavo era il libro di greco buttato per terra dopo aver fatto i compiti. Era l'1 di notte.

Una novità assoluta per me, Annah Levi, la secchiona della 2A del liceo classico. Quella sera ero tornata molto tardi, non avevo proprio voglia di studiare. Così ero uscita con Julia, Emma, Luke … E tutti gli altri. Una serata indimenticabile, senz'altro.

Ma perché mi trovavo qui? Decisi innanzitutto di alzarmi da terra ed esplorare l'ambiente. Era un luogo molto strano. Una stanza spoglia, con le pareti grondanti di umidità, la carta da parati che veniva via, lasciando scoperto un muro grigio e rovinato. Per terra, una moquette marrone, logora di polvere, ghiaia, terra, e … Cos'era quello, sangue? Distolsi lo sguardo dall'angolo della stanza allagato di rosso, di un rosso acceso, vivo. Una finestra quasi completamente sbrecciata dava su un cortile interno di pietra, pieno di erbacce e piccoli arbusti. Non avevo mai visto un luogo simile.

Mi sedetti di nuovo per terra, prendendomi la testa fra le mani e cercando di pensare razionalmente. Cosa potevo fare? Non avevo con me nulla. Indossavo i jeans e la felpa di ieri sera, sugli occhi sentivo ancora l'eyeliner quasi del tutto sbavato, sulle unghie avevo ancora lo smalto viola … Ma che importava? Dovevo uscire da lì, e basta.

“Per fare cosa? Per andare dove?” sussurrò una vocina nella mia testa. “Non sai nemmeno dove sei. Magari sei nel bel mezzo del Galles, in un luogo dimenticato da tutto e da tutti. Oppure sei in un covo di ladri. Dove credi di andare, Annah?” continuò la mia coscienza. BASTA, dissi a me stessa. Dovevo reagire.

Mi alzai lentamente, mi diressi con cautela verso la porta dall'altro lato della stanza, e con una certa esitazione la aprii. Mi si parò davanti un corridoio vuoto con le pareti spoglie ricoperte della stessa carta da parati della stanza dove mi trovavo. Decisi di imboccare il corridoio verso la destra, con non poca paura.

Non avevo fatto in tempo a muovere un passo che di colpo la lampadina sopra la mia testa si fulminò, lasciandomi nel buio più fitto. Subito mi pentii di essere uscita dalla stanza. Contemporaneamente, un rumore di passi veloci risuonò nell'aria. Senza pensarci, spiccai la corsa. Correvo, senza meta, in quel corridoio infinito, nero come la pece. I miei passi facevano vibrare le vecchie assi di legno del pavimento, minacciandomi di crollare sotto il mio peso; i passi continuavano, irrequieti, veloci. Dopo qualche minuto di corsa in quel corridoio infinito, sentii alla mia sinistra una porta chiusa. Senza pensarci troppo la aprii e mi ci infilai. I passi continuavano, e non potei non tirare un sospiro di sollievo quando si allontanarono. Dov'ero ora? Iniziai a tastare la parete accanto a me, quando trovai l'interruttore della luce. La lampadina con un ronzio si accese, mostrandomi una scena raccapricciante.

Scheletri. Teschi. Erano dappertutto, ammucchiati alla rinfusa sul pavimento. Cercando di non mettermi ad urlare, decisi di ritentare la fuga.

Angolo autrice

Ciao ragazzi/e! :) Ebbene sì, dopo tanto tempo sono tornata. Non sapevo cosa scrivere, quando ho trovato questa storia nel pc, scritta tipo ai primi di gennaioin uno dei miei famosi momenti di noia. Mi ispirava, quindi ho deciso di pubblicarla. Non so quando avrete il seguito, perché non so proprio come continuare, ma mi inventerò qualcosa, promesso! :) Nel frattempo vi va' di recensire velocemente questo capitolo? Grazie :3 Un bacio,

Silvia :D