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Autore: Avah    24/02/2013    2 recensioni
Los Angeles, 2000. Una tranquilla famiglia che vive nella grande metropoli americana viene improvvisamente distrutta dal dolore quando un'esplosione porta via con sé una persona fin troppo cara. Le speranze si dissolvono con il passare degli anni, le illusioni sono sempre più frequenti, i miraggi sempre più lontani. Ma sarà veramente così, o c'è sotto qualcosa di più?
Genere: Angst, Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il paradiso non esiste


Sai cosa ci fa più male di tutto? Non il fatto che te ne sei andata, lasciandoci da soli al nostro destino, non il fatto che saremmo dovuti crescere senza di te. Quello che ci ha fatto star male è il modo in cui volevano dirci che tu non c’eri più. Ci dicevano “non vi dovete preoccupare, lei è lassù che vi guarda, non vi dimentica”. Tutte cavolate. Non è vero che esiste un posto dove tu ci guardi, perché tu sei andata via, abbandonandoci a noi stessi.

-Hayley!-.
La ragazza con i capelli e gli occhi castani si voltò indietro per un momento, sentendosi chiamare. Quando vide chi era, sbuffò e tornò sui propri passi, cercando di ignorare quella voce che la chiamava; sistemò meglio il peso dello zaino sulle spalle e continuò a camminare, alzando di più il volume della canzone che stava ascoltando.
-Ehi Hayley, sei diventata sorda per caso?-.
La ragazza alzò lo sguardo verso il ragazzo che l’aveva raggiunta e che adesso camminava di fianco a lei; visti da lontano sembravano molto diversi l’uno dall’altra, ma una volta che ci si avvicinava si poteva cogliere la similarità di entrambi nei capelli castani e nei tratti del volto.
-Che vuoi Matt?- chiese lei, andando avanti.
-Si può sapere che hai combinato stavolta con la prof di francese? Oggi se la stava prendendo con me per colpa tua-.
Lei sbuffò -Quella perfettina non è capace di farsi gli affari suoi-.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo -Ti prego, dimmi che è successo-.
-Niente di così importante-.
-Hai di nuovo preso una nota? Se è così papà non sarà molto contento…-.
Lei si fermò di scatto e si voltò verso il ragazzo -Credi che lo verrà a sapere? Sarai tu a fare di nuovo la spia?-.
Lui la afferrò per un braccio e la costrinse a guardarlo negli occhi -Credi davvero che potrai nascondergli sempre la verità? Sai quanto me che prima o poi verrà a sapere tutto, e tu sarai nei guai-.
-Ma la volete smettere di starmi sempre addosso?! Sono cresciuta, non ho bisogno di voi!-.
-Hayley, lo so come ti senti. La mamma ha abbandonato sia me che te e…-.
-Ma che stai dicendo Matt? Lei se n’è andata quando avevo quattro anni!-.
-E io ne avevo sei. Cambia qualcosa forse? No, lei non c’è più e ce ne dobbiamo fare una ragione, che ti piaccia o no-.
-Certo che cambia! Tu hai più ricordi di lei, mentre io non ho niente! Mi ha abbandonato, come pensi sia stato crescere senza una figura materna?- iniziò a gridare.
Il ragazzo la guardava senza dire una parola, mentre lei stava esplodendo.
-Non mi avete mai capita, né tu né papà, né nessun’altro! Dovete lasciarmi stare, e fatemi vivere la mia vita!- detto questo, scappò via di corsa, sparendo ben presto alla vista del ragazzo.

La donna ormai senza più un nome e senza certezze vagava inquieta per la città, incapace di ricordare. E poi, ecco tornare quei flash: quei momenti in cui nella sua mente si formavano delle immagini sbiadite, troppo sfocate per poter capire cosa volessero dire. Una questione di un paio di secondi, poi tutto spariva.
Era sempre stato così, da quando aveva iniziato a vivere con lui. Le capitava spesso, immagini confuse e suoni indistinti che riecheggiavano nella sua mente senza ricordi. Con l’avanzare del tempo, quelle cefalee erano aumentate, ma ciò che vedeva rimaneva una massa indistinta di colori e suoni. Erano diventate così frequenti che credeva di impazzire, un giorno o l’altro, da tanto erano fastidiose. Lui le aveva perfino pagate le cure più costose per fare in modo che tornasse a stare bene, ma non era servito molto, finché non si erano trasferiti.
Da quando avevano cambiato città le cose erano migliorate, i flash iniziarono a farsi sempre più sporadici e meno invasivi, anche se non erano mai spariti del tutto: solitamente la notte tornavano nei suoi sogni, ma il significato rimaneva sempre oscuro.
Poi aveva capito che era stata imbrogliata, che non era quella la sua vita. Aveva deciso di darci un taglio a tutto, tornare indietro da quella che una volta era la sua vita. Sempre che fosse riuscita a riconquistarsela, la sua vita.

La ragazza continuò a correre, incurante del fatto se si scontrava con qualcuno o se per poco non la investivano. Era sempre così, dopo una delle solite litigate che, da almeno cinque anni, si affacciavano nella sua vita. Lei non voleva essere così, scontrosa e cinica con tutti, ma era come se gliel’avessero imposto.
Da quando aveva scoperto la verità e che sua madre non sarebbe più tornata da lei, era cresciuta in fretta, non vivendo appieno la sua infanzia, diventando matura prima del previsto. Gli altri non capivano che era cresciuta, che dentro di lei era nata la sua maturità, forse anche perché non lo dimostrava. Ma il suo comportamento, che a prima vista sembrava così ribelle e infantile, nascondeva invece la fragilità e l’insicurezza di un’adolescente.
Ciò che agli occhi degli altri era nascosto era che lei aveva smesso di essere bambina da un po’, e aveva iniziato a comportarsi così per paura. Una paura folle che ogni momento la tormentava; era il terrore di non essere ciò che gli altri volevano da lei. Aveva paura di sbagliare, di non riuscire a diventare la figlia perfetta che i suoi genitori avevano sempre sperato di avere. Aveva paura di non essere all’altezza, di non essere mai abbastanza in tutto ciò che faceva, di non poter nemmeno assomigliare minimamente al fratello che i suoi genitori adoravano.
Probabilmente era per quel motivo che sua madre se n’era andata quando lei era ancora piccola. Aveva capito che non sarebbe riuscita a combinare niente nella vita, che sarebbe stato un disastro totale, e per quel motivo era andata via, per togliersi di dosso una responsabilità così grande. Di certo non poteva biasimarla; anche lei avrebbe fatto lo stesso, se si fosse trovata nei suoi panni.
Qualunque fosse la ragione per cui era sparita, comunque, non riusciva a perdonarla, e ogni giorno sentiva dentro di sé una sensazione di odio e rabbia che non riusciva a nascondere, facendola diventare ciò che si mostrava al mondo.

Ecco quei flash, di nuovo. La donna si prese la testa fra le mani, cercando di allontanare quelle immagini. In effetti, dopo poco sparirono, lasciando solo un martellare continuo alle tempie.
Non riusciva a capire perché le succedesse tutto quello. Quei ricordi ormai persi non tornavano mai e venivano rimpiazzati da quei fastidiosissimi momenti di confusione. L’unica cosa che era riuscita a comprendere era che quei lampi di memoria si facevano vedere quando osservava una cosa specifica: un palazzo, un cartello stradale, un ponte, un volto.
Adocchiò una panchina libera all’ombra, perciò vi si diresse e si sedette, guardando continuamente le persone che le passavano davanti. Chissà dov’era finito lui. Forse non stava più lì, magari si era trasferito altrove. E se fosse stato così, la sua ricerca e il suo dolore sarebbero stati totalmente inutili. Forse, se anche lo avesse visto, non l’avrebbe riconosciuto, dopo tanti anni di assenza. E tutto ciò non sarebbe servito a niente.
Con un sospiro, si appoggiò allo schienale della panchina e dalla tasca dei jeans estrasse un foglio spiegazzato, leggermente ingiallito negli angoli e lungo le pieghe. Lo aprì e rimase a contemplare il disegno a pennarelli fatto sicuramente da un bambino, ma chissà quando. Chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi e ritrovare nella memoria almeno un pezzetto che la ricollegasse a quel disegno.
Per una volta, stranamente, l’immagine che le si formò dietro le palpebre chiuse era nitida, come la risata che risuonò nelle sue orecchie; c’era solo quel disegno, e una piccola mano che lo porgeva verso di lei, come per regalarle quella figura semplice e naturale, come solo i bambini sanno fare.

  
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