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Autore: faeyra    24/02/2013    0 recensioni
"Nonostante ciò sono fermamente sicuro di essere matto"
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella che sto vivendo è una semplice esistenza, non sono un prodigio ne ho gravi problemi. Nonostante ciò sono fermamente sicuro di essere matto. Per essere sincero ho sempre cercato di consapevolizzarmi di non essere completamente fuori di testa, pensavo “se lo fossi non me ne accorgerei”, ma in realtà ne sono sicuro. Preferisco specificare che non arriverei mai a commettere atti estremi, è una pazzia sotto controllo la mia. Forse per riuscire a farvi immedesimare completamente nel racconto dovrei iniziare con i particolari più importanti della mia vita, dalla nascita fino ad adesso, ma non preoccupatevi. Sedici anni sono pochi. Beh sono nato ovviamente, non so che giorno della settimana fosse, né a che ora, né il mio ascendente, ma so che un paio di notti prima dell’ inizio di novembre i miei occhi iniziarono ad esplorare “l’ esterno”. Non sto qui a perdere tempo con i primi anni visto che non ricordo nulla e quindi nulla di quanto accadde è stato importante. Peccato, pensavo che questa prima parte di stesura sarebbe venuta un po’ più lunga, allora rimedio con questa frase. I primi ricordi risalgono al periodo dell’ asilo, dove forse tutto era molto più facile e quella che è la mia vita ora non era nemmeno ipotizzabile. Un bambino paffutello, abbastanza socievole, con una propensione per l’ altruismo e le Barbie, ah ne avevo una che solo Dio sa le mosse che poteva fare; ovviamente mia madre non era molto d’accordo con l’ idea che il suo figliolo giocasse con un tipico strumento di diletto delle bambine, ma consultando dei medici le venne detto “lo lasci fare” e lei con meno ansia, ma non di certo più gioia non pose fine al mio giocare. Fortunatamente alle elementari le bambole non facevano più per me, ma nemmeno il calcio o chissà quale altra cosa che mi avrebbe potuto accomunare con i miei coetanei. Non ricordo come passavo le giornate, come vivevo l’ esclusione o nient’ altro, so solo che non ero triste. Bel vantaggio rispetto ad altri tempi! Abbandonai presto tutti, non per provare a ricominciare quanto per andare ad una scuola che era ritenuta migliore. Durante le medie forse l’ ingenuità stava iniziando a svanire molto gradualmente dalla mente, trovai degli amici, degli interessi e cercai di seguire il modello usuale di comportamento, per non rimanere solo. Non ci si può certo aspettare che un semplice bambino abbia la capacità di riuscire a crearsi la propria personalità senza imbattersi nei costumi comuni al luogo in cui sta crescendo. Quei tre anni furono rispettabili, mettendo in relazione il mio punto di vista di allora con la vita che vivevo. Ovviamente anche quell’esperienza finì e iniziò il liceo. Primo liceo, finalmente eravamo “un-po-più-grandi” ce lo riconoscevano tutti. Si parlava di amore, forse anche di sesso scherzosamente tra i banchi e argomenti nuovi, poco adatti prima, non che non venissero affrontati. Iniziai ad uscire un po’ dagli schemi e mi imbattei nel primo grande dubbio che ha caratterizzato tutta la mia vita: “Siamo tutti uguali?” Iniziavo ad avere esperienze, hobby, pensieri legati a queste cose, tutti li avevano? Perché avevo la sensazione che qualcuno fosse così superficiale da non pensare minimamente ad altro se non al suo dannato schema da seguire per “vivere-nel-modo-corretto”? Beh, lì iniziò la mia rovina. Persi giornate a fantasticare sui personaggi delle mie serie tv, sui protagonisti dei miei libri, vivevo con loro, ero sicuro mi avrebbero trovato e portato con loro. Accadde anche con gli idoli, con qualche briciolo di speranza in meno. Coltivai la speranza di diventare un vampiro e nutrirmi di chiunque mi capitasse intorno, la speranza di rivelarmi potente, di poter fare cose uniche al mondo, come correggerlo. Conobbi qualcuno che aveva i miei stessi sogni e dubbi, ma in fretta svanirono dalla sua testa come le barbie svanirono dalla mia. Che fossi ancora grezzo? Non tutti crescono allo stesso tempo e, i ragazzi poi si sa, crescono dopo. Lasciai spazio nella mia testa ad altri dubbi “Perché tutti sono dannatamente ossessionati da curve e altri particolari femminili e io no?” Non li bramavo, non li sognavo, né desideravo. Al contrario la mia propensione all’ omosessualità crebbe sempre più fino ad arrivare ad un punto tale che in me c’ era la certezza della mia natura. Per una serie di sfortunati eventi arrivai a dirlo ai miei carissimi genitori. L’ ignoranza di mia madre non fece che crescere, mentre l’ orgoglio di mio padre nei miei confronti calò a picco e ancora oggi lo posso notare. Sedute psicologiche e altri strani stratagemmi a volte anche ridicoli non servirono a niente e alla fine decisero di ignorare la mia scelta, sognando con i conoscenti di avere da me dei nipotini e di poter avere la migliore nuora del mondo. Mia madre non era così forte da attenersi al piano e iniziò a punzecchiarmi di continuo, la situazione non era delle migliori e calai a picco, non facevo altro che leggere ad ascoltare musica, stretto nelle esigenze di quelli che dovevano essere educatori e dallo studio che, sinceramente, non era tra le mie preoccupazioni. I miei strani pensieri non cessarono mai di esistere, neanche quando raggiunsi un livello di maturità più alto di quelli che all’ inizio dei miei dubbi ritenevo intelligenti. L’ avvento della mia più cara amica può sembrare come uno spiraglio di luce in una coltre di nubi infelici. Con lei tutto era migliore, anche gli interessi comuni erano un bel modo per non fantasticare più. Lei non credo fantastichi, non come lo faccia io, arrivo a progettare i miei disagi, i miei problemi futuri, la mia possibile morte o qualche gesto estremo; forse lei si serviva della fantasia per scopi migliori, ma non glielo ho mai chiesto, ne ho il coraggio di chiederglielo, dopotutto so di essere pazzo, ma preferisco non avere ulteriori conferme. L’ aiuto che questa nuova presenza nella mia vita mi diede non servi comunque a farmi riprendere del tutto e la tristezza prese il sopravvento insieme all’ autolesionismo su di me, per fortuna non durò a lungo, anche se ancora oggi ho cicatrici che mi ricordano tutto. Eccoci arrivati ad oggi, un giorno speciale, stranamente sono uscito dalla tana per andare a vedere un film. Il protagonista rappresentava il tipo di sofferenza giusto, quello che tutti riconoscono, il contrario del mio soffrire che poteva risultare così egocentricamente melodrammatico. Capii che non si potevano cambiare le cose, ne potevo far finta che quella morsa allo stomaco non fosse altro che autoconvinzione e apprezzai l’ idea che il mio dolore sarebbe nato dalla pazzia, dal modo in cui ho vissuto gli eventi della vita, al mio cervello che proprio non ne vuole sapere di ragionare nel verso giusto. Pateticamente ho messo su un po’ di musica classica e ho iniziato a scrivere quella che per molti potrebbe sembrare una sceneggiata, ma non è nient’ altro che la mia voglia di dare un senso alle cose. Sarebbe tutto più facile se fossi pazzo, ma io lo sono già.

   
 
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