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Autore: Uptowngirl    25/02/2013    1 recensioni
Dal testo:
"Al suo fianco c’era un ragazzo che era più alto di lui, lo aveva capito perché faceva ancora più fatica di lui a pulirsi in quei minuscoli lavandini, i capelli castano chiaro erano appiattiti sulla fronte dalla stesa sostanza che aveva appiccicato i suoi, solo verde."
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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   Buona lettura :)                                          
 

                                               TeenageDream

 
Blaine stava camminando per i corridoi della scuola.
Aveva lo sguardo basso e a passi incerti e lenti si stava dirigendo verso un determinato armadietto.
Da circa tre mesi si era trasferito in una nuova scuola, era arrivato con un brillante sorriso sulle labbra e la voglia di conoscere nuovi amici ma come prima cosa, non appena le sue scarpe avevano toccato il pavimento grigio si era beccato una granita in faccia come benvenuto.
Appena aveva visto tutto quel grigio i suoi occhi erano stati subito coperti da un’appiccicosa sostanza viola gelata, e quando questa aveva raggiunto la sua bocca aveva scoperto essere granita all’uva.
Accantonata tutta a positività, si era diretto verso il bagno dei ragazzi per levarsi dalla faccia, e dal suo amato papillon anche se oramai probabilmente era irrimediabilmente rovinato e con la sicurezza che avrebbe fatto tardi al suo primo giorno in una nuova scuola. Fantastico.
Si stava lavando il viso scomodamente chinato in avanti in quel piccolo lavandino, e se lo diceva lui che non era proprio un gigante era vero.
Il ghiaccio se ne era andato dalla sua faccia, ma stava avendo molte difficoltà a districare i capelli a causa del gel e della granita mischiati assieme che, a quanto pare non andavano molto d’accordo.
Era talmente concentrato che non si era accorto di qualcuno che entrava e dei passi che rimbombavano tra le bianche e sporche pareti di quel mediocre bagno pubblico.
A distrarlo dallo strofinarsi i capelli era stato lo scorrere dell’acqua del lavandino a fianco al suo.
A quel rumore aveva alzato gli occhi e girato la testa verso la fonte del rumore e aveva sbarrato gli occhi.
Al suo fianco c’era un ragazzo che era più alto di lui, lo aveva capito perché faceva ancora più fatica di lui a pulirsi in quei minuscoli lavandini, i capelli castano chiaro erano appiattiti sulla fronte dalla stesa sostanza che aveva appiccicato i suoi, solo verde.
Appena aveva notato lo sguardo dell’altro fisso su di lui per mezzo dello specchio e si era girato verso di lui, così Blaine aveva visto i suoi occhi. Erano di un azzurro cielo, con sfumature grigie come le nuvole e verdi come il mare.
Le labbra erano viola per il freddo e la pelle nei punti in cui non era macchiata dal colorante verde era chiarissima, quasi porcellana.
Indossava una camicia bianca ed un gilet grigio che ormai anch’essi avrebbero fatto la fine del suo amato papillon blu a pois bianchi.
Nonostante tutto a Blaine era sembrato meraviglioso, il ragazzo lo stava guardando curioso, con un sorriso sulle labbra, o forse stava trattenendo una risata per lo stato in cui versava il moro.
Blaine aveva tutti i capelli ricci attaccati alla nuca da uno strano miscuglio di gel e granita viola.
Il viso era rosso per il troppo sfregare delle mani per levare i colorante dal viso, il papillon e la polo erano andati a farsi benedire oramai irrimediabilmente macchiati di viola e la bocca era spalancata e fissava il ragazzo al suo fianco.
“A quanto pare oggi si sono divertiti molto.”
La sua voce era angelica, era il suono più bello che il moro avesse mai sentito, avrebbe voluto sentire quella per tutto il resto della sua vita, ma non lo poteva fare, altrimenti se fosse rimasto così fermo per sempre avrebbe fatto la figura dello stupido.
O forse la stava già facendo, visto che erano cinque minuti buoni che se ne stava bagnato e sporco con il rubinetto dell’acqua ancora aperto a fissare l’angelo davanti a lui. Così per tentare almeno un po’ di salvare la sua reputazione decise di rispondere alla domanda che gli era stata posta:
“Devo supporre che si tratti di un’abitudine dalle tue parole.” Kurt aveva abbassato gli occhi sorridendo amaramente.
“In effetti per me lo è, a volte capita anche due volte al giorno.” Blaine era rimasto colpito da quelle parole. Per lui che era sempre andato in una scuola privata nella quale era vietata ogni forma di bullismo, una cosa del genere era inconcepibile.
“Ma non credo che a te capiteranno cose del genere lo fanno solo perché sei nuovo, tra qualche giorno se gli piaci avranno smesso.” Aveva aggiunto Kurt con tono apatico.
“Scusa se sono così inopportuno, ma perché ti trattano in questa maniera…..” Il ragazzo non sapeva come continuare, dato che non conosceva il nome del  ragazzo dagli occhi azzurri, ma l’altro sembrò intuire la sua perplessità.
“Kurt, mi chiamo Kurt Hummel, e lo fanno perché sono gay e invece che una scuola frequento un covo di omofobi con le capacità intellettive di un babbuino, senza offesa per i babbuini ovviamente. Comunque dovresti girarmi a largo se non vuoi prendere la nomina di “frocio”” A quelle parole detto con tono amaro l’altro aveva fatto un’espressione sconsolata.
“Beh, non direbbero nulla di falso, e non ho voglia di nascondermi per quattro anni per la paura di una decina di scimmioni che non hanno nulla da fare se non torturare la gente che ha il coraggio di essere sé stessa e di mostrare al mondo quanto è speciale.” Da quelle parole il ragazzo più alto era rimasto spiazzato. Ora era lui quello che lo fissava a bocca spalancata.
“Comunque sono Blaine, Blaine Anderson.” Con un sorriso splendente, ancora più di quello che aveva circa venti minuti prima, porse la mano verso Kurt, che la strinse forte causando un brivido ad entrambi, certamente non dovuto alle granite gelide che colavano nelle loro magliette.
Dopo quel contatto che aveva scosso entrambi, avevano staccato le loro mani ignorando il desiderio di entrambi di tenerle vicine ancora, e poi Kurt aveva fatto segno di avvicinarsi a Blaine.
“Su, vieni qua, che ti do una mano” Kurt aveva le guance imporporate, forse a causa della scoperta sui “gusti” del suo nuovo conoscente.
Blaine aveva acconsentito e si era avvicinato a Kurt che gli aveva poggiato una mano sulla schiena e lo aveva spinto a chinarsi sul piccolo lavabo bianco.
“Vieni ti do una mano a levarti quella roba dalla testa e poi ti presto qualcosa da metterti, non vorrai stare sporco di viola il tuo primo giorno.” Oh, il moro si era completamente scordato di essere terribilmente sporco.
“Come fai a sapere che è il mio primo giorno?” Aveva detto Blaine mentre sentiva alcuni schizzi d’acqua fredda colpirgli il volto, mentre Kurt attendeva che scendesse l’acqua calda, e non sentiva affatto la scomodità della strana posizione, forse per la vicinanza dell’altro ragazzo.
“Non ti avevo mai visto, quindi deduco che tu sia nuovo in questo inferno.”
“Deduci bene, oggi è il mio primo giorno e ho già perso la prima lezione e mi sono beccato una granita in faccia, niente male come primo giorno, pensare che questa mattina mi ero svegliato pieno di entusiasmo.” Avrebbe voluto aggiungere che era stato anche così fortunato da incontrare un bellissimo ragazzo in un sudicio bagno, ma era meglio non fare anche la figura del pervertito.
“Il McKinley ti sorprende sempre in un modo o nell’altro. Ed ora avvicinati un po’ di più, l’acqua è calda.” Il moro aveva strabuzzato gli occhi, quel bellissimo ragazzo aveva davvero l’intenzione di lavargli i capelli? Rosso in volto si era abbassato ancora un po’ fino ad avere la testa sotto il getto caldo dell’acqua e quando sentì le gentili mani di Kurt toccargli i capelli aveva capito che questo giorno non era poi tanto male, anzi, lo aveva capito quando aveva visto quel bellissimo ragazzo lavarsi il viso.
“Dio che casino che hai in testa, hai i capelli completamente appiccicosi.” Aveva ridacchiato Kurt facendo rilassanti e dolci movimenti circolari tra i suoi riccioli appiccicati.
“Una granita in faccia era l’ultima cosa che avevo progettato per il mio primo giorno.” Sentì l’acqua chiudersi segno che l’ altro avesse finito, così con dispiacere Blaine si era alzato sentendo un sinistro scricchiolio alla schiena. Una volta in piedi il più alto gli aveva dato un piccolo asciugamano bianco, segno che era abituato a questo genere di cose.
Quando vide che stava per cominciare a lavarsi da solo i capelli, il moro si era avvicinato e aveva semplicemente detto:
“Lascia che ricambi il favore, sei stato così gentile ad aiutare il novellino di turno zuppo di ghiaccio viola.” Kurt con lo sguardo basso aveva annuito e aveva lasciato campo libero al suo nuovo amico, anche se l’altro sembrava un drogato di gel ed era un po’ spaventato per i suoi capelli nemmeno fosse una sorta di Spiderman che al posto di ragnatele lanci  gel dalle mani.
Quando aveva sentito le mani, a quanto pare innocue del moro, non si era pentito di quella tale dose di fiducia data ad uno sconosciuto, e mentre si godeva quel tocco gentile chiese:
“Che lezione hai la prossima ora?” Blaine aveva fermato i suoi movimenti, segno che stava tentando di ricordare il nuovo orario.
“Letteratura con Mrs. mmmh Hailey se non sbaglio, tu?” In quella domanda aveva messo tutta la speranza nel ricevere la notizia che fossero nello stesso corso, e a quanto pare fu accontentato.
“Anche io.” E tutto contento con un enorme sorriso, Kurt ne vedeva il riflesso sullo specchio, era tornato a lavorare nei capelli dell’altro e quando finì, gli passò lo stesso asciugamano che gli era stato dato precedentemente, l’altro lo aveva accettato e se lo era passato tra le ciocche castane sotto lo sguardo del moro.
“Kurt, ti va di accompagnarmi in classe?” L’altro gli aveva sorriso bloccandogli per pochi secondi il cuore e poi facendolo ripartire ancora più veloce.
“Certo, per prima passiamo al mio armadietto e prendo qualcosa di pulito per entrambi e poi ti accompagno.” E in quel momento Blaine aveva capito.
Quel giorno non era stato poi tanto male.
Ora erano passati circa tre mesi da quel giorno.
Le granite c’erano ancora, circa tutti i giorni, ma appena si girava trovava il radioso sorriso di Kurt e il bruciore agli occhi spariva, così come ‘umiliazione, le risatine e gli insulti, tutto coperto dalla bellissima sensazione che solo il suo amico sapeva donargli.
Il rapporto tra lui e Kurt era la cosa migliore che gli fosse mai capitata.
Da quel giorno avevano cominciato a frequentarsi sempre di più.
Non passava giorno in cui non si vedessero, o quando non potevano che non si sentissero per messaggio o con una telefonata.
Quasi tutti i pomeriggi si vedevano al Lima Bean ed a turno si offrivano il caffè, sapevano a memoria l’uno l’ordinazione dell’altro e cantavano duetti romantici al glee club.
C’era una certa chimica tra le loro voci. Tutti rimanevano sempre colpiti da come riuscivano sempre a creare una perfetta armonia senza neanche provarci. Per loro era naturale come camminare vicini nei corridoi a tal punto da far sfiorare leggermente le loro braccia camminando, oppure mentre guardavano un film seduti sul divano di casa Anderson o casa Hummel poggiare le loro teste l’una sull’altra e nelle scene più romantiche stringere le loro mani a vicenda o prendere i pop corn assieme solo per sentire il brivido alla schiena dovuto a quel contatto tanto gradito.
Quando gli tiravano una granita bastava vedere il sorriso di incoraggiamento di uno dei due ed il resto del mondo spariva, comprese le parole e le risatine della gente, lavarsi i capelli a vicenda era oramai un’abitudine e poi una sera Blaine lo capì.
Tutto quello che provava per Kurt non era affetto dovuto all’amicizia. Era amore.
Se ne rese conto una sera. Una sera come tante.
Era sabato ed erano seduti nel divano di casa Hummel. Il moro andava spesso a cena da loro e si trovava veramente bene.
Con Burt e Finn parlava di football, aiutava sempre Carole a sparecchiare e la donna adorava i suoi modi educati e cortesi e poi la famiglia lasciava loro il divano per lasciarli in pace a vedere un film, e nel caso di Carole nella speranza di riuscire a vedere uno sviluppo nella loro amicizia, per questo talvolta si accampava in cima alle scale spiando i due ragazzi ma non vedeva niente oltre che le loro teste l’una sull’altra nel buio del salone illuminato solo dalla luce della tv.
Quella sera avevano deciso di vedere uno dei film che preferivano: “Harry ti presento Sally”.
Spesso giocavano ad impersonare Billy Crystal e Meg Ryan davanti alla commessa del Lima Bean che spesso ridacchiava  divertita.
Erano l’uno a fianco all’altro mentre mangiucchiavano patatine e bevevano coca cola light, nel mettere la mano dentro la grande ciotola rossa si erano sfiorate e mentre Kurt aveva abbassato lo sguardo per poi puntarlo nello schermo della televisione, ma Blaine, invece stava fissando il suo amico.
Non lo aveva mai notato, ma luce della televisione si rifletteva nella sua pelle d’alabastro colorandola e poi la sua espressione concentrata sul grande schermo intento a seguire le battute del film, e probabilmente sentendo il suo sguardo così intensamente puntato sul suo viso si era girato e Blaine aveva capito.
Era irrimediabilmente e inesorabilmente innamorato di Kurt.
Era innamorato della sua impazienza quando andavano al bel grissino e schioccava le dita per chiamare i camerieri.
Era innamorato della tonalità che i suoi occhi assumevano quando una granita li irritava ma sorrideva comunque, perché non avrebbe mai permesso di farsi rovinare la vita da quattro omoni che a trent’anni saranno calvi.
Era innamorato della minuzia con la quale si sistemava i capelli ogni mattina.
Era innamorato della sua espressione concentrata quando studiava e magari gli cadeva un ciuffo sulla fronte e soffiava verso l’altro per levarselo dagli occhi.
Era innamorato di molte altre cose di Kurt, ma erano talmente tante che la sua mente non le poteva contenere.
Era innamorato di ogni sua minima sfumatura o comportamento.
Aveva deciso, glielo avrebbe confessato, non era il tipo da tenere i suoi sentimenti nascosti e poi niente sarebbe potuto essere peggio di quando aveva cantato una serenata per il commesso di Gap. Niente era stato e sarà mai peggio di quello.
E mentre osservava Kurt tentare di far tornare un ciuffo al suo posto sbuffando verso l’alto, Blaine al suo fianco stava progettando il perfetto primo appuntamento.
E dopo una notte insonne ed aver distrutto la cucina un paio di volte, era tutto pronto.
Tutto tranne Blaine.
Mentre andava all’armadietto di Kurt sentiva le mani sudare, le gambe tremare e una forte paura di essere rifiutato.
Ma poi lo aveva visto.
Aveva visto la ragione di tutti i suoi sorrisi, di tutti i battiti accelerare lo faceva sentire come in un sogno adolescenziale, lui era il suo sogno adolescenziale.
Così si era avvicinato con uno smagliante sorriso tentando di nascondere quel filo d’ansia rimasta e passandosi i palmi delle mani sudate sui pantaloni.
“Buongiorno.” Aveva appoggiato la schiena all’armadietto a fianco a quello di Kurt ammirando con un tuffo al cuore il ragazzo che si era girato con un grande sorriso verso di lui.
“Finalmente una faccia amica.” Blaine si era messo di fronte al ragazzo e aveva detto:
“Senti, ti va di uscire oggi?” Kurt, che era abituato agi inviti del moro al cinema o in caffetteria come amici rispose tranquillamente di si.
“Certo, andiamo a prenderci qualcosa e poi come al solito a cena a casa mia ed un bel film che dici?” Kurt vide lo sguardo deluso di Blaine e si allarmò:
“Che c’è, non vuoi? Lo so che lo shopping con me è stressante o che mio padre ti assilla di domande e se non vuoi ti capi…” Kurt si era fermato perché il moro aveva cominciato a muovere le mani davanti alla sua faccia per fermare quel fiume di parole.
“Kurt, io dicevo per un appunt…appuntamento.” Aveva detto Blaine con lo sguardo basso e rosso in volto come i suoi pantaloni, e ammirando le sue scarpe non aveva visto Kurt sgranare i suoi grandi occhi azzurri e poi sorridere ampiamente ed infine rispondere:
“SI.” Con forse troppo entusiasmo. Sentendo quelle parole Blaine aveva alzato di scatto la testa e Kurt era arrossito sotto lo sguardo sorpreso dell’altro.
“C..cosa?” Blaine non riusciva a credere alle sue orecchie e voleva assolutamente una conforma.
“Si, cioè, sarebbe bello, per me, insomma, va bene.” Probabilmente per Blaine non c’era mai stato momento più felice di quello che stava vivendo.
“Ok, ti vengo a prendere alle 15.00.” Kurt aveva annuito e si erano diretti a lezione facendo sfiorare un po’ di più le loro braccia.
 
 
                                                                              ***
Erano le 14.56.
Mancavano quattro minuti e Blaine si sentiva terribilmente agitato.
Sentiva il papillon legato troppo stretto attorno al collo ed i pantaloni bagnarsi a causa delle troppe volte in cui ci aveva sfiorato i palmi per asciugarli.
Vedeva nello specchietto dell’auto i suoi capelli essere un completo disastro, ripeteva a se stesso che avrebbe dovuto mettere più gel, credeva che i suoi vestiti facessero completamente a cazzotti l’un con l’altro e che le sue occhiaie stessero uscendo tutte assieme proprio ora. Si vedeva terribile.
I minuti passavano e  ad ogni secondo che passava l’ansia lo divorava sempre di più.
Quando vide che erano le 14.59 si decise di scendere dall’inferno che era diventata la sua macchina per percorrere il vialetto di casa Hummel.
Una volta davanti alla porta suonò il campanello e per fortuna ad aprirgli fu lo stesso Kurt.
Si salutarono abbracciandosi stretti, e Blaine avrebbe per sempre voluto restare in quel modo, al sicuro tra le braccia del suo amico, ma si dovettero staccare e senza dire una sola parola, cosa molto strana, si diressero alla macchina.
Blaine si mise al volante e Kurt al suo fianco cominciò a stuzzicare al volante con la radio. Tutto in un imbarazzante silenzio.
D’un tratto a spezzarlo fu Kurt, che curiosando tra e varie stazioni era finalmente riuscito a trovare una canzone che gli piaceva ed aveva intonato con la sua voce chiara e limpida le prime parole di “Fucking Perfect” di P!nk.
Blaine come al solito rimase rapito dalla bellezza della voce di Kurt, ma poi cominciò a seguirlo nella canzone, e per loro fu normalissimo duettare e sempre come al solito le loro voci si unirono alla perfezione. Ma quella volta ci fu qualcosa di diverso. Ma di perfetto.
Quando la canzone terminò si sorrisero e il più alto chiese:
“Dove stiamo andando?” Il moro liquidò la sua domanda con un semplice.
“Fidati di me.” E Kurt semplicemente lo fece.
Dopo circa un quarto d’ora Blaine parcheggiò l’auto in uno sprazzo di terra pieno di sassolini adibito a quella funzione e aprì la portiera scendendo.
Kurt lo seguì e lo vide prendere qualcosa dal bagagliaio e così si affianco a lui.
“Posso darti una mano?” E sorrise avvicinando la mano ad un grosso cestino di vimini, sfiorando casualmente la mano di Blaine che si stava accingendo a prenderlo. Il moro lo lasciò fare e prese la borsa che vi era accanto e rimase colpito quando Kurt afferrò la sua mano sentì una strana consistenza e si accorse di un bel po’ di cerotti e un po’ preoccupato gli chiese:
“Che hai fatto alle dita?” Merda. Se ne era accorto pensò Blaine.
“Hmm niente di che.” Rispose sperando di sviare il discorso e poi Kurt sorrise ed aggiunse:
“Allora mi vuoi far vedere dove andiamo si o no?” E lui non fu mai più felice di accontentare una richiesta.
Mano nella mano e portandosi dietro le pesanti borse camminavano per quel sentiero solamente circondato da alberi, Blaine lo aveva portato in bosco nel quale il sole filtrava tra i rami degli alberi scaldando la pelle ed illuminando quell’angolo di paradiso.
Dopo aver camminato per pochi minuti il moro si fermò e così fece anche Kurt.
Erano in un piccolo spiazzo completamente circondato da alberi verdi e dagli spazzi presenti tra uno e l’altro filtravano raggi di sole che scaldavano la pelle di Kurt e la coloravano leggermente lasciando a bocca aperta Blaine. Il terreno era completamente ricoperto d’erba e margherite. Era meraviglioso.
“Potresti girarti per poco tempo, dovrei sistemare un po’ di cose.” Aveva detto Blaine avvicinandosi per prendere il grosso cestino dalle mani di Kurt, il quale aveva annuito ed eccitato si era girato dall’altro lato.
Nel frattempo Blaine aveva aperto il grande borsone blu ed aveva tirato fuori una grande coperta a quadri rossa e bianca, dei piatti e dei bicchieri di carta rossi, posate e dei tovaglioli in stoffa coordinati con la tovaglia.
Poi aveva aperto il cesto ed aveva tirato fuori alcuni panini avvolti in carta d’alluminio, una ciotola di plastica rossa e delle lattine di cola light e la confezione di una pasticceria.
Poi aveva poggiato due cuscini a terra dove si sarebbero dovuti mettere a sedere.
“Ora puoi girarti.” E quando Kurt si era girato aveva visto Blaine passarsi una mano dietro al collo sull’attaccatura dei capelli per il nervosismo e sorridere imbarazzato.
“Lo so che non è perfetto, ma ho fatto del mio meglio.” Kurt aveva scosso la testa e si era avvicinato a lui prendendogli entrambe le mani tra le sue e fissandolo intensamente negli occhi aveva semplicemente detto:
“E’ perfetto.” E il moro aveva sorriso e lo aveva trascinato per una mano invitandolo a sedere nel cuscino di fianco al suo.
Con tono divertito e fiero battendosi in modo teatrale un pugno sul petto illustrò il menù del giorno:
“Oggi il grande chef, cioè me stesso medesimo, ha preparato panini con burro d’arachidi e marmellata, macedonia di frutta per poi fare il grande sforzo di andare nella pasticceria a due metri da casa sua e prendere una cheesecake alle fragole.” Kurt aveva riso dell’atteggiamento del suo, sperava ancora per poco, amico.
“Vedo che si è dato molto da fare.” Aveva detto con sarcasmo e poi ridere per la faccia delusa del moro.
“Non criticarmi, ho quasi distrutto il bancone della cucina per tagliare le verdure e ho quasi bruciato tutto con il tostapane e mi sono tagliato un po’ le dita.” Aveva confessato mostrando le mani fasciate in tre o quattro punti.
Kurt aveva riso fragorosamente e Blaine non riusciva a fare l’offeso davanti ad una meraviglia del genere.
“La prossima volta organizzo tutto io, anche se sono sicuro che sarà tutto molto buono.” Gli aveva detto facendogli l’occhiolino. Addio ad un altro pezzo di cuore.
“Allora signore, le va di assaggiare le prelibatezze cucinate dallo chef Anderson?” E gli aveva dato un panino.
“Con piacere.” Aveva detto Kurt prendendo il piccolo oggetto dalle mani dell’altro, poi dopo averlo scartato lo aveva poggiato sul piattino rosso ed aveva aperto una delle lattine e versato un po’ del contenuto in entrambi i bicchieri porgendone uno a Blaine.
“Vorrei fare un brindisi.” Disse fissando il moro davanti a lui.
“A cosa?” Chiese curioso Blaine.
“A noi.” Rispose Kurt facendo toccare i loro bicchieri in plastica rossi.
Si fissarono intensamente l’uno negli occhi dell’altro, mare nel bosco, mischiati in un perfetto incastro.
“Allora ti va di mangiare qualcosa, non vorrei che tutto il mio lavoro vada sprecato!” E Kurt addentò un panino.
“Molto buono grande chef, il panino burro d’arachidi e marmellata miglior del mondo” Blaine non poteva essere più felice di così, Kurt stava apprezzando le sue infime qualità di cuoco, così con un grande sorriso aveva addentato il suo pasto con forse troppo entusiasmo e nel farlo un po’ del burro d’arachidi aveva sporcato la pelle poco sotto le sue labbra.
Kurt, quando se ne accorse cominciò a fissare intensamente quel punto, mentre l’altro nemmeno ci aveva fatto caso.
“Hai, hai del burro d’arachidi sulla faccia.” Entrambi arrossirono per l’imbarazzo e la mente del moro cominciò a lavorare sulla lingua di Kurt che faceva qualcosa sulla sua faccia, ma poi si diede dello stupido e quando si stava per accingere a prendere un tovagliolo, sentì qualcosa di morbido, un altro tovagliolo, pulirlo proprio su punto sporco, e chiuse gli occhi beandosi di quel tocco gentile.
Quando li riaprì, vide gli occhi dell’altro più vicini di quanto non li avesse mai visti in tre mesi e poi un fiato caldo ed un forte profumo invaderlo e poi sentì le soffici labbra di Kurt posarsi nel punto in cui prima era sporco, un soffice bacio poco sotto le sue labbra che gli aveva fatto toccare il cielo con un dito mandandogli in pappa i quattro neuroni che ancora non erano affogati nel gel.
“Ora è tutto pulito il mio bel Blaine.” E a quelle parole sussurrate da un decisamente imbarazzato Kurt per i fatti accaduti pochi secondi prima, Blaine disse definitivamente addio alla sua sanità mentale e al suo cuore, ora totalmente di proprietà del signor Hummel.
Il moro aveva preso la ciotola rossa e aveva levato la pellicola, per poi infilzare con la forchetta un pezzetto di fragola,
“Allora. Un po’ di macedonia?” E sventolò la forchetta davanti alla faccia dell’altro che aveva preso grato il dolce pezzo di frutta tra le sue labbra bagnandole leggermente con del succo. Era la cosa più sexy che avesse mai visto. Dio come voleva baciarlo. E Dio come lo sorprendeva ogni volta quel ragazzo. Era meravigliosamente e perfettamente adorabile.
Si erano imboccati a vicenda di vari pezzi di frutta, parlando delle prossime canzoni da cantare al glee, dell’ultimo numero di Vogue, di film da vedere al cinema e di nuovi capi da acquistare.
“Lo sai cosa manca affinché sia tutto perfetto?” Domandò Kurt squadrando la tovaglia.
“Cosa?” Chiese Blaine allarmato per aver rovinato tutto.
“Non allarmarti troppo, dico solo che sarebbe stato carino se ci sarebbero stati dei fiori.” L’altro fece una faccia delusa, ma poi Kurt aggiunse:
“Non ti preoccupare, almeno io farò qualcosa.” E dopo aver sorriso, si girò dall’altro lato e raccolse alcune delle margherite per poi spargerle a caso per la grande tovaglia e poi porgerne una con il gambo un po’ più lungo a Blaine che la prese con un grande sorriso.
“Kurt, ti devo parlare.” Disse serio il moro rigirandosi il piccolo fiorellino tra le mani.
“Certo dimmi tutto, sai che noi possiamo sempre parlare.” Blaine prese un grande respiro e cominciò a braccio un discorso che nella sua mente aveva cercato tante volte di provare ma che fino ad ora non era mai venuto fuori.
“ Dunque….qualche tempo fa ero solo. Avevo dovuto cambiare città e scuola. Abbandonare tutti i miei amici. Poi era arrivata quella granita in faccia e mi è crollato il mondo addosso, ma assieme a quella sei arrivato tu. La tristezza dell’essere solo in una nuova città è stata prepotentemente sostituita dalla tua presenza, dai tuoi sorrisi, la tua voce, in poco tempo sei diventato il mio tutto. La ragione del mio sorriso, il mio migliore amico, il mio confidente, ma ora sento che non basta più. Ti cerco da una vita e oh, ti ho trovato in un bagno pubblico, l’ultimo posto in cui avrei mai cercato. Hai ragione, il McKinley mi ha veramente sorpreso. Mi ha dato te. Kurt, io sono innamorato di te. Del tuo sorriso brillante, dei tuoi occhi meravigliosi, la tua voce cristallina di ogni tuo minimo particolare o sfumatura. Tutto quello che desidero è poter stare tra le tue braccia. Sei il mio sogno adolescenziale. Tutto qua.” Kurt aveva le lacrime agli occhi, non ci poteva credere, e quando l’altro finì il suo monologo si gettò su di lui pressando le sue labbra su quelle dell’altro, ma solo per poco, si era staccato per dire:
“Non so cosa ho fatto per meritarmi l’affetto di una persona meravigliosa come te. Sono stato più di tre anni solo in quella scuola nella speranza di trovare qualcuno che non arrivava mai, ma poi quando meno me lo aspettavo sei arrivato tu. Tu ed il tuo sorriso. Tu ed i tuoi adorabili ed assurdi papillon, i tuoi capelli sempre troppo pieni di gel, i tuoi pantaloni troppo corti, la tua voce meravigliosa ed avvolgente. Mi hai stravolto la vita Blaine Devon Anderson.” E con il sorriso sulle labbra aveva finalmente ricongiunto le sue labbra con quelle di Blaine che le accettò con gioia in un nuovo e più passionale incontro.
Quando Blaine sentì la lingua di Kurt tracciare il contorno delle sue labbra l’accolse con zelo nella sua bocca ed il bacio si fece più intenso. Continuarono a baciarsi intensamente per molti minuti.
Quando si staccarono avevano entrambi un grande sorriso e respiravano affaticati respirando uno nella bocca dell’altro e guardandosi emozionati ed innamorati.
Appena ripresero un po’ di fiato cominciarono felici a baciarsi di nuovo, e quando Blaine senti nuovamente la lingua di Kurt dentro la sua bocca e il ragazzo spingerlo a terra e stendersi sopra di lui capì che quello era il momento più bello della sua vita.
Continuarono a baciarsi abbandonando la torta della pasticceria.
Quando stava per farsi buio decisero a malincuore che era ora di dirigersi verso casa Hummel-Hudson per la cena.
Mangiarono tranquillamente assieme a Carole, Burt e Finn, scambiandosi occhiate colme d’affetto e tenendosi le mani sotto al tavolo.
E al momento del dolce, che il moro aveva detto che essere apposta per la cena risero pensando al motivo per cui non lo avevano mangiato essendo troppo impegnati a fare altro.
Poi quando gli altri membri si ritirarono al piano superiore si sedettero sul divano nella loro solita posizione ma scambiandosi dei baci, più o meno passionali, sotto lo sguardo felice di Carole che dalle scale osservava tutto.
Finalmente quei due stavano realizzando il loro sogno adolescenziale.
 

 
   
 
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