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Autore: MarcoSodano    25/02/2013    0 recensioni
"E’ da un lontano 2077 che scrivo a me stesso, forse alla ricerca di una tardiva redenzione…"
Se aveste la possibilità di entrare in contatto con il "vostro ricordo" o in fin dei conti con il vostro passato come vi comportereste? Fin dove sareste disposti a spingervi?
Non vi sovvengono risposte ai quesiti dati? Non mi resta che augurarvi una buona lettura.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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E’ da un lontano 2077 che scrivo a me stesso, forse alla ricerca di una tardiva redenzione…
Sono passate parecchie decadi da quando ho impugnato una penna per scrivere a qualcuno d’importante e l’emozione di non utilizzare un consueto “traduci pensieri”, ormai  di uso ordinario in qest’epoca di vetro e di terrificante tecnologia, temo si stia facendo strada energicamente tra le fibre di questa pagina.
Ormai la carta è ritenuta un bene di lusso riservato a pochi, ma trovandomi al tramonto di una lunga esistenza credo sia giunto il momento di riesumare gesti dimenticati, come osservare la voluttuosa danza di una penna su una pallida pagina.
Troppe sono le parole che scriverei al me stesso vissuto ai bagliori del 2000, talmente tante che neppure la mia penna potrebbe garantirne a tutte l’esistenza.
Purtroppo non posso parlarti di avvenimenti specifici, che sarai costretto a vivere, perché le leggi vigenti vietano categoricamente d’influire sul corso degli eventi.
Trovo tuttavia che nulla ci sia di più romantico e poetico di riservare un saluto particolare alla persona che più di tutti mi ha accompagnato in questa estrema prova chiamata vita. Forse egoisticamente sto solo cercando di assicurarmi così un’eternità terrena, stabilendo una sorta di casereccia circolarità del tempo o forse perché nonostante i lunghi anni di convivenza sei la persona che ancora meno comprendo…
Ricordo ancora l’enfasi che scorreva tra le vene di quando avevo vent’anni, quasi fosse una componente intrinseca del nostro essere, ma sono lieto d’anticiparti che quell’enfasi non smetterà di fluire per parecchio tempo.
Una volta ho sentito dire che la vecchiaia è come un rampicante dai fiori inebrianti. Quando si avvistano pochi filamenti non si può non ammirare l’eleganza ed il profumo di quelle florescenze, ma appena volgi lo sguardo ti accorgi di esserne totalmente avvolto e di non avere alcuna autorità su di esse.
Bhe, non posso dirti di essere pienamente d’accordo e in futuro capirai anche il perché…
La vita, vecchio mio, è lunga, magrado la si possa così facilmente cronometrare.
Non nasconde ne delusioni ne grandi gioie e va vissuta pienamente. Perciò goditi i tuoi anni e non precluderti alcuna possibilità.
Lascia che il tempo eroda quegli scogli, che non resteranno eternamente appuntitti.
Gioisci, anche con immotivata enfasi, per tutte le piccole cose che si affacceranno sul tuo percorso e non ignorarne nessuna, perché certi treni sembrano essere plasmati con l’aria:
si dissolvono così velocemente da non concedere ripensamenti…
Attorniati di quanti più amici possa avere e non osare pensare che l’ingesso di una nuova amicizia debba portare l’abbandono di un’altra.
Durante l’nfanzia ho letto una frase che sicuramente ricorderai:
“Si gurda a  se stessi nel passato come ad un fratello defunto”.
Mai letto nulla di più vero… Vivi serenamente, mio caro, dando priorità assoluta agli affetti più cari, distiogliendo l’attenzione da quell’angosciante senso di timidezza che t’attanaglia.
Il foglio è quasi strabordante a questo punto e congedarmi con te sembra quasi un rituale ancestrale per prendere piena coscienza che la fine della lettera coincida anche con la fine di quel lungo romanzo chiamato vita.
Addio vecchio amico, forse proprio ora riesco finalmente a capirti…
 
  
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