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Autore: GinevraCorvino    25/02/2013    3 recensioni
Dal testo: "Come è stato possibile che un Mangiamorte e un membro dell'Ordine della Fenice si siano incontrati? E come è potuto accadere che si innamorassero? Può finire bene? No. Naturalmente non può esserci nessun lieto fine e loro lo sanno."
Quarta classificata Contest: "Ossessione per il crack [La sfida nella sfida]" di Risa Slytherin e Mitsuki91.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marlene McKinnon, Regulus Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Notturn Alley, la notte è scura. Il cuore della ragazza batte violentemente contro le costole, come il tamburo di un troll invasato. Quel luogo sinistro e decadente è il simulacro di tutto ciò che odia, di tutto quello contro cui combatte. Sotto il cappuccio del nero mantello i suoi occhi scattano circospetti in ogni anfratto troppo buio. Quella strada non è frequentata da maghi perbene. Quel vicolo fatiscente è il crogiuolo delle menti malvagie che cospirano delitti in questi tempi spietati.
Una ciocca bionda le sfugge, mentre cammina concitata verso una vecchia bottega abbandonata da tempo. Non si domanda più perché prima o dopo ogni incontro con l'Ordine della Fenice si rechi a quell'appuntamento assurdo. Lo fa, semplicemente. Non riesce a farne a meno, perché, contro ogni logica, per un dispetto crudele del destino si è innamorata del fratello minore, del fratello meno attraente dell'ultima generazione dei Black.
Marlene scruta nell'oscurità prima di spingere la porta marcente della bottega dissestata e una volta entrata si trova assediata da una solida tenebra che si contrae come se respirasse intorno a lei. Nessun rumore, se non lo zampettio delle unghie dei topi. Poi una mano l'afferra con rapidità e veemenza. Sgrana gli occhi, presa alla sprovvista, viene trascinata senza premure come una cieca per un corridoio di buio. Sente aprirsi qualcosa. Una botola. Chi l'ha afferrata la spinge giù, ma prima che possa inciampare la sorregge, eppure ancora nessuno emette una parola. Nel sottobottega dove è finita, in fondo, si intravede una piccola luce. Le mani la lasciano andare per aumentarne il gas e far crescere la fiamma. Poi la figura si volta verso di lei. Ha una maschera d'osso sul volto, una maschera da Mangiamorte; ciocche di capelli neri incorniciano il viso. È lui. Per un attimo aveva pensato di essere stata tradita, catturata. Ma è lui. Con entrambe le mani lascia scivolare il cappuccio del mantello e il suo giovane viso sboccia come la luna dopo una notte di tempesta. - Marlene - sospira l'uomo, mentre con due dita lascia cadere dal volto la maschera infamante.
La ragazza sorride, ed è il suo sorriso un balsamo per l'anima. Lui le si avvicina e le prende il volto tra le mani. Affoga in quegli occhi azzurri oceano di lei e lei si butta affamata sulla sua bocca.
- Regulus, non ho che un'ora di tempo. -
- Lo so - le risponde il Mangiamorte, mentre con foga le sfila il mantello e la spinge contro una parete scricchiolante.
Lei infila le dita nella sua camicia e ne strappa i bottoni. Pelle, carne. Il cuore che batte violento, quasi rabbioso di desiderio. Regulus ogni volta la spoglia e la bacia come se fosse l'ultimo incontro, come se esistesse solo l'attimo presente e il futuro fosse una parola ancora da inventare, priva di significato. Anche Marlene si dona a lui con la stessa passionale disperazione di chi non ha speranze, in una realtà che abita solo il presente. Gelosamente trattenuta nel segreto dell'amplesso di quel momento. Di quell'attimo dove lei è solo Marlene e lui solo Regulus.
Non esiste nessuna guerra e loro non sono dalle parti opposte della barricata. La morte non alita sulle loro vite in ogni istante. Nella vecchia bottega marcente, la stella più brillante della costellazione del Leone cade dall'empireo ed esplode nel corpo di una donna, sino ad incendiarla e insieme ardere in una combustione d'amore proibito, osceno.
Come è stato possibile che un Mangiamorte e un membro dell'Ordine della Fenice si siano incontrati? E come è potuto accadere che si innamorassero? Può finire bene? No. Naturalmente non può esserci nessun lieto fine e loro lo sanno.
Distesa sul legno del pavimento, Marlene culla sul suo seno la testa corvina di Regulus. Gli carezza i capelli, con gesti lenti, dolci, mentre lui la stringe forte a occhi chiusi e si riposa sul suo cuore.

La prima volta che l'aveva vista, non si era accorto che era bella. Era solo un'altra traditrice del suo sangue che parlava con quell'infame di suo fratello. Probabilmente la sua ultima amante, aveva pensato, una delle tante. Ma quando senza fermarsi era passato loro accanto, lei lo aveva guardato e non era tornata al bel viso di Sirius, aveva continuato a fissarlo come se volesse ingoiare la sua immagine.
L'aveva rincontrata poco tempo dopo, senza interesse. Stava cercando al Paiolo Magico informazioni su qualcuno che era scomparso. Un mago Mezzosangue, feccia.
Da bravo membro della famiglia Black e irriducibile Serpeverde, aveva mutuato il pensiero della purezza del sangue e il mago che si era alzato in piedi a gridare questa verità che la sua famiglia e la sua casa proclamavano da tempo era diventato l'uomo al cui fianco schierarsi. Non aveva capito, ingenuo, che Lord Voldemort non si limitava a chiedere che il mondo magico e l'istruzione magica fossero appannaggio dei soli Purosangue. No, l'idealista e ambizioso Regulus, non aveva capito che ciò significava la distruzione e il completo annientamento di tutti gli altri. Non era più politica, era epurazione.
Pur non mostrando cedimenti di fronte agli altri Mangiamorte e al suo signore, l'aver rivisto quella ragazza bionda cercare con apprensione e ostinazione quel Sanguesporco gli aveva insinuato nel cervello delle domande che non si era mai posto. Così una volta, mentre la lista degli scomparsi in mano alla bionda si allungava, lui le strappò la pergamena dalle dita.
- Hey! - gridò inviperita la ragazza.
- Tutta questa gente è Mezzosangue? -
- Come ti permetti di chiamarli cosi? - fu la risposta inferocita di Marlene.
Regulus la guardò, le ridiede la pergamena e con indifferenza rispose - È quello che sono -
- E tu cosa sei? - le sibilò con odio lei - uno degli assassini? -
- Ma cosa dici? - ribatté risentito Regulus.
Fu un attimo, gli occhi di Marlene si fecero duri e provocatori e un sorriso di sdegnata compassione fiorì sulle sue labbra rosee.
- Ma dove vivi? Sai almeno di stare al mondo? -
Regulus si irrigidì dalla rabbia, eppure in quel momento trovò quella donna terribilmente bella nella sua strafottente odiosità. Le voltò le spalle e se ne andò.

Si rincontrarono a Notturn Alley, entrambi in incognito. Lei per l'Ordine della Fenice, lui per se stesso, per quelle tarme che gli rodevano il cervello grazie a quell'arrogante ragazza dagli occhi blu cobalto.
Seguendola, quella sera, l'aveva spinta dentro una bottega dissestata, la stessa dove ora si trovavano abbracciati. Lei aveva sguainato la bacchetta e stava per pronunciare un incantesimo, ma lui era stato più rapido. L'aveva afferrata per i polsi e inchiodata alla parete.
- È vero?- le aveva chiesto con rabbia.
- Chi sei? Cosa è vero? Lasciami! - gridò divincolandosi Marlene. Regulus la lasciò e scivolò al suolo come una marionetta non più sostenuta dai fili. Marlene non fuggì. Restò interdetta a guardare quella patetica figura e quando lui alzò il viso, stravolto da uno strano dolore, verso di lei, lo riconobbe.
- È vero, ora lo so che è vero - le disse con occhi pieni di vergogna. Marlene si sedette accanto a lui. Senza più paura, senza più odio o disprezzo.
- Cosa hai intenzione di fare?- chiese la ragazza con dolcezza.
- Non lo so - fu la laconica risposta di Regulus. - Intanto questo - e le prese il volto tra le mani e la baciò con tutta l'esasperata disperazione che dilaniava la sua anima e lei lo lasciò fare, capendo in quel momento e per sempre di essere perduta. Che entrambi erano perduti.
  
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