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Autore: margotj    25/02/2013    1 recensioni
[IN PARTE CROSSOVER CON HIGHLANDER THE SERIES]
Ho scritto per anni e, poco alla volta, ho creato un AU su angel e spike ambientato a LA. A grandi linee, possiamo collocare l'inizio dell'avventura verso la meta' della Quinta Serie di Buffy,oppure alla fine della prima di Angel. Ovviamente cambio episodi del passato a mio piacimento. In questo caso, ricostruisco l'episodio, oppure segnalo i cambiamenti dove sono basilari per capire lo svolgimento.
Non ho seguito un ordine cronologico nemmeno durante la stesura, è scritta a capitoli separati, ma con una certa coerenza.
Difficilmente sono definibili fan fictions d'azione. Tendo a focalizzarmi su singole situazioni, in cui i combattimenti e gli intrecci polizieschi fanno puramente da sfondo. Mi piacciono le confessioni, le riflessioni e gli attimi di debolezza. Con un po' di autocritica, mi ripeto e mi piace veder scorrere il sangue. C'e' chi e' romantico e chi e' trucido... E, tanto per specificare, non si tratta di Fanfic Slash.
A seguito di spiacevoli episodi tale Fanfiction è disponibile con la mia autorizzazione solo presso il mio sito, Vs. Ananke e su EFP. Per richieste o segnalazioni, per cortesia, scrivetemi . Grazie, MJ
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Allen Francis Doyle, Altro Personaggio, Angel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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TEMPO PRESENTE

Capitolo finale delle Cronache

 

 

 

 

 

Prefazione dell’autrice:

Certe volte, la storia dietro la storia è più interessante delle parole che, infine, vengono messe per iscritto. La storia dietro, o dentro, la storia, narra di legami che si creano e si sciolgono, di avvenimenti veri, inventati, dolorosi e meravigliosi di cui mai, e poi mai, potremo prenderci il merito. Avvenimenti casuali, emozioni e persone regalate come un sorriso da una mano benevola, da parole che hanno lasciato scaturire altre parole, fino ad un’overdose. Ma una storia dietro la storia, il più delle volte, è qualcosa che non narriamo, perché siamo troppo impegnati a viverla.

Questa è, per sommi capi, la parabola delle cronache, della sua autrice, di un sito e di tutti coloro che seppero trovare questa triade solitaria nel mare della rete. Questa la storia di una ragazza disperata per la sospensione delle repliche di Buffy che, senza aver mai visto ATS, fu costretta a crearsi un mare di storie ad uso e consumo per sopravvivere ai propri ventun anni. Questa è la storia di Spike, il vampiro che voleva solo essere amato e di Angel, il vampiro che credeva di non poter amare. Questa è la storia delle cronache, di un Doyle Cantastorie, di un Methos immortale e di una Faith che era dolce e troppo giovane in un mondo di adulti.

Questa è la storia della giovinezza, dell’ebbrezza e dei sogni nati sullo schermo, delle frasi che avremmo voluto sapere immaginare, delle scene che abbiamo visto e sentito, come schiaffi, come baci, come pugni. Questa è la storia di un pezzetto della mia vita in punta di penna, di una frase che ha segnato me stessa e chi ho amato e amo tuttora.

Questa è la storia di ‘uno della mia vita’. E questo uno, allora come ora, si chiama ancora sogno.

E questo sogno, ora, è fatto delle persone che le cronache mi hanno donato e a cui dedico questo finale.

È passato tanto tempo. Un tempo infinito trascorso cavalcando la propria esistenza, cadendo di sella, cercando amore e perdendo, ritrovando e perdendo ancora.

È passata un’esistenza in mezzo, nel bene e nel male e al di là del bene e del male. Parole e altre parole, calde come coperte, rassicuranti come gli amici del ‘per sempre’. parole di Eternità e sbagli, compromessi e Doni. Parole di Legami ed Entropia... parole di Anime e Sangue.

È passata un’esistenza e le cronache hanno atteso il loro turno, pazienti, dimenticate in un angolo, impolverate e nascoste, come qualcosa di cui vergognarsi, qualcosa di amato e accantonato per chissà quale casualità. È passata un’esistenza piatta e tumultuosa di altri eroi e altre storie, di liti e conversioni, di regole e libertà. È passata una vita, sono finite le serie, svaniti gli attori, celebrati i decennali, scivolate via le passioni. Eppure le cronache ci sono ancora, sempre nascoste, sempre nell’angolo.

Le cronache, iniziate prima dell’avventura di vs.ananke, perse in un sito chiamato solo Inchiostro, un sito che rischiava la chiusura tutti i momenti. Inchiostro, che non era parte del destino delle cronache e Ananke che perse il vs. innanzi al nome come un segno profetico.

Le cronache di margot. Perché la persona e la storia sono cresciute assieme.

Ed oggi, margot è ormai diventata grande. O, almeno, si sente tale. E le cronache… le cronache... le cronache vogliono avere la pace che meritano. E una fine, per tornare ad essere ciò che erano in origine… un sogno prima dell’alba.

 

TEMPO PRESENTE

Spoiler: nessuno. Non esiste più questa parola nel whedonverse. Ma è bello ricordarla, no?

Pairing: // non credo che le cronache ne abbiano mai avuto uno.

Rating: Angst, forever angst!

Timeline: post bad day, perché le cronache ormai vivono una cronologia loro. Non ne hanno mai avuta un’altra. E non hanno mai avuto nemmeno un disclaimer, credo, per cui, questa è la mia ultima grande occasione.

Disclaimer: i personaggi non appartengono ai legittimi proprietari. L’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.

Nota dell’autrice: è passato troppo tempo perché io riesca a scrivere il capitolo finale delle cronache in maniera coerente al resto e con lo stesso sprint. Per due motivi. Primo: non ci riesco. Sul serio, non ci riesco più. Si è perso tanto di quella visione che avevo del mondo e di quella passione che ancora oggi non so spiegarmi del tutto. Ma ho riflettuto, immaginato, ponderato.. e ci sono tante cose che comunque potrei dire, impegnandomi. E mi impegnerò. Secondo: ho sempre saputo come andavano a finire le cronache, mediante visioni e illuminazioni ottenute con i metodi più disparati del creato. Sono anni che lo so, che ho visto la fine. Ma, forse, in questi anni, non ho voluto dare alle cronache un finale scritto perchè sapevo per certo che avrei dovuto scrivere altri capitoli mediani.

Oggi, so che quei capitoli mediani difficilmente vedranno la luce. Sparite alcune idee e, soprattutto, sparite le motivazioni che guidano le mani sulla tastiera. Ma il finale resta. Ed anche se non sarà altro che una parentesi, un enorme riassunto di qualcosa che avrei voluto descrivere minuziosamente, arricchito qua e là con scene scritte e rimaste inutilizzate, sarà il finale nato e cresciuto assieme alla filosofia delle cronache e di quel mondo strano, inaspettato e a tratti melanconico che con esse è vissuto.

 

Dedicato a BB. Tua MJ

 

 

 

 

PROLOGO

Londra, Aprile 2003

 

La sala del consiglio era affollata. Il caldo, in barba alla pioggia londinese che si scioglieva sui vetri, era soffocante.

Sedie di ogni fattura venivano portate all’interno dell’ambiente, accatastate contro le pareti, inserite a lato delle file ordinate, sui gradini delle tribune, fino ai palchetti ancora rivestiti in uno sbiadito velluto rosso.

Le persone si accalcavano, le porte sbattevano, la confusione era sovrana. La vecchia aplomb inglese, la cara vecchia aplomb inglese, considerò Methos, era perduta. E, come se questo fosse un segno definitivo della disfatta, si sedette sul tavolo al centro della sala, lasciando dondolare i piedi.

Prego, fai pure.” - commentò Doyle, incrociando le braccia e fissando gli austeri osservatori perdere l’impassibilità e correre affannosamente tra panche e posti già assegnati, litigandosi l’ultimo cuscino - “Come se fossi a casa tua…”

Io sono a casa mia.” - allungò un braccio, puntò un dito - “Vedi quel vecchietto con la toga bordeaux? Sta seduto nel posto che era mio nel 1832. E quell’altro? Non può saperlo ma, nel XVI secolo, in quel punto c’era la panca degli aspiranti, era il posto peggiore di tutta la sala…”

Methos appoggiò i palmi, dondolò ancora i piedi, guardandoli.

Correvano così anche il giorno in cui giunse la notizia dell’uccisione della prima Cacciatrice di Spike.” - aggiunse. E Wes alzò la testa dagli incartamenti, guardandolo - “Oh, si, Price. Io ero qui…”

Indicò con il mento una porta, al centro, in cima alla gradinata.

Un tizio ha spalancato la porta gridando: ‘il sangue nero del Flagello ha infettato la stirpe. La Cacciatrice è morta!’… un tipo plateale…” - si perse nel ricordo, per un attimo - “Il sangue del Flagello…”

Un argomento sempre attuale.” - Doyle fissò ancora gli uomini, cercando di non ascoltarli. Da quando le visioni se ne erano andate dalla sua mente, migrando chissà dove, era divenuto stranamente silenzioso. Le avrebbe riavute, avevano garantito, ai piani alti. Le avrebbe riavute, a tempo debito, ma l’assenza ancora lo turbava, rendendolo stranamente lontano.

Westley lo sbirciò, sottecchi. E, involontariamente, corse al ricordo atroce delle sue convulsioni, del dolore e di quell’attimo infinito e freddo in cui li aveva lasciati.

 

Soli. Senza Doyle.

Solo, per sempre. Scosse ancora la testa e il ricordo della paura svanì mentre tutto attorno il brusio mutava. In aula si era creato il silenzio, imposto con un perentorio colpo di martelletto.

 

E Wes, in automatico, si era alzato, radunando gli appunti, preparandosi all’arringa. Era il momento. Presto avrebbe dovuto spiegare l’accaduto, si ripetè, presentandosi, elencando i propri titoli, tollerando le occhiate perplesse innanzi alla cicatrice che gli segnava la gola, mantenendo un tono distaccato.

 

Narrare.. ma narrare cosa? Le emozioni? Le angosce? Il senso di impotenza e quello di trionfo? Narrare cosa? Una vita tra le mura dell’Hyperion? E cosa sarebbe rimasto, infine?

 

Cosa potevano saperne, quei quattro barbagianni di due vampiri con l’anima, una Cacciatrice e un osservatore? Cosa potevano immaginare di una ex cheerleader in grado di conquistare con il cuore e vedere con la mente e per amor di un demone?

Magari… magari… parlando loro di bistecche…

 

Gennaio 2000, un giorno qualsiasi da ricordare

 

Gattina… i vampiri non usano le bistecche.”

E’ un’opinione.”

No, è certezza.” – insistette Spike – “Non ho bisogno di una bistecca.”

See, see.” – replicò Cordelia, piazzandogli ugualmente il surgelato sullo zigomo– “Vedrai che poi andrà meglio. Westley, prendine una anche per Angel…”

Per una volta sarei d’accordo con Spike…”

Grazie della concessione, sei un toccasana per la fiducia personale.”

Westley, la bistecca.”

Umphf… per una volta… per una volta è d’accordo con me… io ho ragione spesso… no, anzi, io ho sempre ragione.”

William…”

Non mi parlare Flagello. Peggiori le cose.”

Westley!”

Cordelia...” – Westley si affacciò alla porta. Aveva un occhio nero. Come dire….. nero – “ Sarebbe l’ultima. Visto che Angel non la vuole, posso tenerla io?”

 

Qualcuno l’avrebbe volentieri definita una rissa da bar.

Westley, ad esempio. Che stava ancora parlando, quando Faith era saltata sul tavolo ed aveva spaccato lo sgabello che reggeva in mano sulla prima testa avvistata.

E che non aveva visto arrivare il pugno solo perché distratto da Spike che incendiava le bottiglie prima di lanciarle.

Ovviamente i coinvolti, con tono stizzito, cercavano di dare alla questione una certa impostazione eroica.

Salvifica.

Moralmente indispensabile.

Divertente.

No, Spike, questo non mi sembra il caso di tenerlo presente.

Ma se lo era….

Dicevamo, epica.

Oppure…

Ho capito, ho capito.” – Wes allungò le braccia e sventolò le mani, per calmare quella corsa all’aggettivo – “ mi bastava che qualcuno dicesse inevitabile. Faith, per favore, puoi sfilargli quel… ehm… coltello?”

Quale?” – Spike si guardò distrattamente in giro. Poi afferrò l’impugnatura che gli sporgeva dalla coscia – “Ah, questo?”

Lo sfilò senza battere ciglio ed Angel lo prese prima che finisse piantato nel ripiano del tavolo.

Non arriverei a definirlo coltello.” – aggiunse Spike, mentre, con occhio ironico, fissava Faith, intenta a premergli sullo squarcio, con uno straccio.

Ovviamente la Cacciatrice non lasciò passare la cosa. E premette anche le unghie, oltre ai palmi aperti.

Vampiro…” - disse, quando il suo uggiolio sembrò consono all’occhiatina – “se sento un’altra volta il reggiseno che mi si slaccia perché mi stai guardando, io ti farò molto… molto, molto male.”

ed io ti metterò al tappeto.”

Vuoi provare?”

posso baciarti, una volta che ti ho sbattuto per terra?”

smettetela voi due!” – scattò Cordelia, battendo i pugno sul tavolo. Poi, quando i due la fissarono con aria allibita, aggiunse, pacatamente – “Ho mal di testa.”

non stento a crederlo.” – borbottò Spike. la faccia di Cordelia, stravolta per le visioni, gli aveva ricordato il chip.

 

Ma strutturato al contrario.

Se lui provava a menar le mani, il chip, fintanto che era stato funzionante, lo aveva fatto impazzire dal dolore.

Le visioni di Cordelia, invece, erano il segnale per uscire ed iniziare a pestare tutti di santa ragione.

 

Tutti i cattivi, si intende.

Certo, Angel, lo so anch’io che gli innocenti non vanno toccati….

Anche se in una rissa ho difficoltà a separare gli innocenti dai picchiati… ma farò ovviamente l’impossibile.

Ne sarò lieto…” – aveva mormorato Angel. Domandandosi se si poteva perdere tempo in una discussione superflua traendone così tanto piacere.

 

Il ritorno di Spike non aveva turbato la normale routine di tutti i giorni.

Forse si era aggiunta una certa confusione. Ma il succo del discorso era sempre uguale.

 

Difendere, combattere, espiare.

Difendere, combattere, espiare.

Difendere, combattere, espiare.

 

ehi! Frena! a me sono stati promessi dei divertimenti!”

Davvero? E quando?”

Angel ha detto che avrei avuto la mia parte di divertimenti se mi sobbarcavo le incombenze.” – Spike si puntò il pollice allo stomaco e mollò i sacchi della spesa.

Veramente.” – mormorò Angel, iniziando a ritirare la roba sotto lo sguardo interrogativo di Cordelia – “io ho detto che avresti avuto le tue incombenze. Sei tu che hai parlato di divertimenti.”

E che c’entra questo!” – Spike roteò gli occhi e li puntò al cielo –“Io sono certo che, per i servizi che presto presso la comunità, mi merito delle gratifiche.”

Spike, sei tornato da due giorni…”

Conti i minuti gattina?” – replicò Spike, cambiando discorso, assumendo una falsissima espressione adorante – “aver saputo che ti mancavo così tanto, sarei tornato prima….”

 

E così via. In effetti, ragionò Angel fissando la bistecca che finiva sul tavolo e Spike e Faith che finivano sotto, la confusione era Parecchio aumentata.

 

Si, con Spike tutto era aumentato. Era aumentato il senso di famigliarità, l’impazienza per la lotta, la difesa delle proprie opinioni e la ricerca di loro stessi. Il poeta biondo li aveva irretiti, sfidati e stroncati senza mai dare loro pace.

Spike aveva portato un nuovo perché alle loro esistenze. E dato il via a quella che sarebbe stata la loro più grande avventura e la parentesi più perfetta della loro strana, romantica e irrecuperabile esistenza. Un’esistenza all’ombra di Angel, l’ultimo grande eroe del vecchio millennio.

 

Un’ altra notte all’insegna della giustizia.

Un’ altra notte alla ricerca dell’infallibilità, di una risposta per ogni innocente.

Elargire certezze senza averne di realmente proprie.

 

Attorno a Angel stavano ancora discutendo, di disinfettante e tecniche di approccio. Attorno a lui, ancora palpabile, il profumo inebriante del sangue versato, anche se in ridotte quantità. Lividi, contusioni…

Cordelia aveva chiuso gli occhi e si massaggiava quietamente la fronte. Un leggero movimento rotatorio sulla tempia, come per risucchiare la fitta persistente.

Aveva delle leggere ombre sotto gli occhi e, per sua stessa ammissione, era stanca.

Angel si alzò, ponendosi in piedi dietro la sua sedia e, dopo un esitazione, posandole le mani sul collo. La sentì rabbrividire per quel tocco freddo senza opporre resistenza. Con movimento fluido, la vide scostare i capelli e farli scivolare su una spalla, per lasciare campo libero al massaggio.

Dovresti riposarti un po’.” – commentò, pacatamente. Cordelia, sotto le sue mani, respirava piano, come una persona che desidera un po’ di silenzio per riflettere.

Mi piacerebbe… ma non posso.” – sussurrò, in un sospiro soddisfatto – “Ho da fare… non mi ricordo cosa… ma ho da fare…”

Secondo me, Angel ha ragione. “ - si intromise Faith, rinunciando all’ultima fulminea stoccata nella discussione con Spike – “Hai una faccia che sembra una gelatina.”

Grazie.” – commentò la ragazza, inarcando la testa per lasciare che Angel lavorasse su un’altra contrattura – “Questo commento mi aiuta molto.”

Del resto, è detto da una frittella all’uvetta, aggiunse, aprendo un occhio.

Faith ricordava, in effetti, un dolce speziato. La sua carnagione dorata era costellata di lividi ed escoriazioni brunite. Ed uno zigomo si stava gonfiando.

Wes le porse la bistecca, senza un commento, mentre Faith lo zittiva con un’occhiata gelida.

Dovresti metterci qualcosa.” – insistette, inforcando gli occhiali. Per avere un’aria più autoritaria – “Altrimenti domattina non riuscirai neanche ad aprirlo…”

E’ gia mattina e ci vedo benissimo.”

Certo, e rompi le palle tale quale ieri sera.” – commentò Spike, piantando i piedi sul tavolo e accendendo una sigaretta – “Il che dimostra che stai benissimo.”

Ti ho già detto come non ti sopporto?” – ringhiò lei.

Ti ho già detto che ti amo?” – ribattè prontamente lui.

Mmm… Angel… falli smettere.” – mugolò Cordelia, piegando la testa dall’altra parte. Aveva un collo flessuoso e attraente.

Tranquilla gattina.” – rispose Spike, sbuffando fumo e sorriso – “Amo anche te. Non essere gelosa…”

in effetti Cordelia era decisamente bella. Studiò, con aria critica. E, adesso che la vedeva così, con gli occhi socchiusi e i capelli ondulati intorno al viso, non poteva che chiedersi se Angel, dall’alto della sua assenza ormonale, si fosse reso conto di questo particolare.

Era bella, giovane e palpitante.

Si sarebbe fermato a contemplarla se, da sopra la testa della ragazza, due occhi scuri non lo avessero puntato. E polverizzato.

 

Si ritrovò a ricambiare con sfida. Angel non aveva diritto di parola sulla sua vita. E doveva ficcarselo in testa, oltre che continuare a ripeterlo.

 

Ma Angel aveva abbassato gli occhi, nascondendo il volto in ombra. Per riflettere.

Alle sue spalle la conversazione stava proseguendo. Ma solo una voce si rivolgeva a lui.

Una voce impostata e beffarda.

Allora, Flagello… per oggi possiamo ritenere adempiuta la nostra fetta di redenzione?”

Angel sorrise, cinicamente, serrando le braccia. Una fetta di redenzione… troppo dolce eppure mai abbastanza.

Io direi che per oggi siamo a posto.” – insistette Spike – “Decisamente a… dannazione!”

Angel si voltò di scatto, mentre il tonfo della sedia di Spike lo assordava.

In tempo per vederlo muoversi e raccogliere tra le braccia Cordelia, stravolta da una nuova visione.

 

Ed ora… ora era tutto finito. Wes chiuse gli occhi un attimo, scacciando i ricordi, i ricordi di un’epoca perduta e indimenticabili. Indimenticabili. E non per quello stuolo di uomini che lo fissava in attesa di grandi verità.

 

Esiste una verità maggiore del sentimento?

 

Ottobre 1999

 

Io non ti capisco!” – sbraitò Spike, in preda ad una furia incontrollabile – “Sei pronto a giurare e spergiurare sulla permanenza della mia anima rispetto alla tua. Ma guarda come ti comporti, non appena cerco di prendere il controllo della situazione!”

Si comportava come un bambino viziato. Un bambino lasciato troppo a lungo in balia dei suoi desideri.

Angel lo guardò, traendo un respiro mentale per non iniziare, seduta stante, a pigliarlo a ceffoni.

Ricordandosi, con un attimo d’anticipo quanto poco servissero le bastonate di suo padre.

William…” – inspirò – “non ti sto dicendo di non avere una vita normale. Né tantomeno di sentirti un menomato. Ti sto solo consigliando di essere certo di quello che fai. Perché tu non sai dove stai andando e non ho nessuna autorità per impormi.”

 

Wes si zittì, perdendo il ritmo nella lenta e attenta lettura del proprio resoconto. Ancora ricordi, ricordi da niente, parole, scene, frasi accantonate e dimenticate sotto mille altre più importanti. Eppure.. eppure c’era tutto in quei fotogrammi. Tutto ciò che erano stati.

Tutto.

 

Oh, Helen, pensò Wes, fissando i cinque anziani della giuria, cosa non darei per te e il tuo vestito rosa, ora…

 

Mi guarderesti e, con una lieve alzata di spalle, mi daresti tutto ciò che ho bisogno. Una risata, una presenza, un profumo di pace.

 

Helen… la tua Faith è…

 

Con un deliberato gesto, chiuse la cartelletta da cui stava minuziosamente leggendo i dati della grande battaglia di Los Angeles, i come, dove, i perché che gli osservatori, non paghi dei satelliti e degli informatori, volevano sentirgli elencare.

 

La voce del sopravvissuto, del caro figliolo tornato finalmente all’ovile.

 

Signori, credo che il mio verbale…” - esordì dunque, dopo un silenzio prolungato che ne aveva generato uno ancora più gelido in sala - “Si stia rivelando inappropriato per relazionarvi sull’accaduto. Permettetemi di raccontarvi i fatti come sono stati... e non come sono divenuti sulla carta.”

Allungò un braccio e la cartelletta, dal leggio, volò dritta sul tavolo, tra un tonfo sordo e un unanime mormorio scandalizzato.

 

Finalmente.” - comentò Methos, compiaciuto - “Mi stavo addormentando.”

Sai come è Wes…” - replicò Doyle, piegando la testa e accendendosi una sigaretta - “Ci mette un po’ a carburare le informazioni…”

Wes posò i palmi sul ripiano in legno usurato dalle mille e più arringhe, fissando la platea, l’oratorio, le occhiate offese e quelle curiose.

Il tempo degli osservatori, miei signori…” - disse, con voce chiara - “…E’ finito. Cominciate a farci l’abitudine. Perché siete appena divenuti i fantasmi del passato.”

 

PRIMA PARTE

 

[I]

 

E' tutto iniziato così, per caso. Dopo la partenza di Edward, dopo Drusilla, dopo la consapevolezza che il destino si sarebbe compiuto nel legame di sangue.” - esordì Westley, poco dopo. In uno slancio di onestà, era sceso dal podio, rinunciando alla posizione predominante al centro della sala e preferendo sedersi al lungo tavolo su cui sedeva Methos, non lontano da Doyle. E l'atteggiamento informale, rilassato contro lo schienale, le mani sui braccioli, non aveva comunque ridotto le sue capacità oratorie - “Si, è iniziato tutto così, alla fine di un'altra avventura, con Spike che alza le spalle e si lamenta del sangue delle cacciatrici, dopotutto uguale a quello di un immortale.”

Methos sorrise, dello stordimento inziale dei presenti. Stavano ancora mal digerendo il cambio di gestione che già price li gettava in medias res. Un po' repentino come cambiamento, per un branco di vecchi ammuffiti!

Si erano aspettati una pacata esposione, cronologicamente ineccepibile. E, invece... dritti come frecce a Spike e alle sue lamentele.

 

Forse non vi interessa... ma, a scopo di informazione, il sangue immortale ha il sapore di quello delle cacciatrici. Credetemi. Io ne so qualcosa.”

 

Quante storie per un sangue così prelibato per poi scoprire che un Methos qualsiasi ha lo stesso sapore!

 

Ti sbagli…

non è il sangue immortale..

è il sangue di Edward ad avere quel sapore.

 

Il tuo sangue, Spike.

Il tuo sangue.

E' la tua anima.

 

Da tempo eravamo giunti alla conclusione che l'incontro di Spike e delle cacciatrici facesse parte di un destino scritto prima della notte dei tempi. Lo sapevamo… ma, come nostro solito, non ci eravamo sentiti in dovere di dirglielo. E sapevamo della profezia sulla stirpe.” - commentò Wes, senza battere ciglio - “La stirpe delle cacciatrici un giorno si sarebbe dovuta concludere nel segno di una nuova era, un’era che, cito testualmente, ‘non nascerà dalla morte bensì dall’amore e si compirà nel riunirsi del sangue, nel legame del sangue e nella morte del sangue’.”

Si interruppe, concedendosi un respiro.

Conoscevamo la potenziale attitudine di Spike, sapevamo della leggenda... ma non sapevamo il quando. Oggi è cosa certa. I tre segni si sono compiuti. La luce, la notte, l'amore.” - aggiunse, senza smettere di fissarsi le mani spelate, segnate dalle battaglia, scarne - “Nulla è rimasto.”

 

Nulla. Nulla se non ciò che eravamo, dentro le nostre menti.

 

Alcune voci lo avevano nuovamente interrotto, chiedendo una scansione cronologica nel suo resoconto, meno umanità forse, meno emotività.

 

Suvvia, Price, così non ci siete d’aiuto.

Andiamo, Price, come pensate che si posa cogliere la situazione nella sua interezza se vi ostinate ad essere così sibillino?

 

Chiedo scusa, aveva risposto, in automatico. Ma i suoi occhi dicevano ben altro, mentre intrecciava le mani, posando i gomiti sul piano e ricominciando a parlare.

La sua voce calda, da oratore, in pochi attimi, riempì nuovamente l’aria. Ed egli, così come un tempo aveva difeso la sua Cacciatrice e il suo diritto alla libertà, affrontò nuovamente gli osservatori e il loro bigotto modo di osservare il corso degli eventi.

 

Quando venni inviato a Sunnydale per occuparmi temporaneamente della Summers.” - e razionalmente parlò di lei in quei termini, spersonalizzandola in una forma di lealtà. Solo un uomo poteva parlare di lei come di una persona. Ed era l'osservatore che l'aveva amata, sopra ogni cosa, non di certo il sostituto - “Compresi in fretta che, per quanto l'imprevedibilità e l'astuzia potessero giocare a vantaggio, si poteva ottenere un aiuto di ben altro genere anche dall'osservazione e dalla memorizzazione di molteplici fonti leggendarie. Un approccio accademico, indubbiamente, che ho imparato qui e ho stentato ad abbandonare e che, a tutt'oggi, penso ci abbia salvato più di una volta.”

Come no.” - sussurrò Methos, celando il tutto in un colpo di tosse - “Salvi il mondo dalla tua biblioteca, sbruffone.”

Wes non rispose, ma stentò a restare serio. E si piegò, fingendo di cercare un foglio.

Stronzo.” - rispose, a mezza voce.

Buffone.” - altra tosse. Poi un segno di scuse - “Perdonatemi, ho preso freddo in aereo...”

Ricomincio a parlare appena smetti.” - fece eco Wes, soave, tamburellando sul tavolo. Nel frattempo Doyle gli aveva rubato il foglio e ci stava facendo un aeroplanino. Intanto, a lui, non avrebbero detto un bel niente - “A posto? Bene. Quelllo che sto dicendo è che, man mano che procedevo nelle mie letture, si ideò in me l'idea che ci fosse uno schema ben preciso dietro alcuni eventi casuali, che tali eventi separati tra loro potessero inserirsi in una visione più ampia... Sempre che casuale si possa definire il ritorno di un'anima in un vampiro, oppure il fatto che egli abbia un fratello immortale.”

Vi state riferendo al Pescatore d'Oro, vero?”

Come, prego?”

E' il nome in codice per Edward Coventry.” - spiegò Methos, in maniera stranamente professionale, voltandosi - “Lo hanno identificato la prima volta mentre viveva nel golfo del Tonchino. I locali lo chiamavano così per via dei capelli.”

 

Portava i capelli lunghi. E nei paesini della costa lo conoscevano come il pescatore d’oro, per quella sua chioma ribelle, per quei tratti bruciati dal sole e gli occhi di acqua liquida.

E Methos non era del tutto certo che quel soprannome gli spiacesse.

Mosse il cappello con più decisione e si tirò indietro i capelli, corti e lisci, brontolando. La camicia bianca che indossava gli si stava incollando addosso. Era scandaloso.

Mi dici cosa trovi in questa vita, Coventry?” – il cappello smuoveva solo aria calda – “Caldo, insetti, puzza di pesce… ti stai per caso inselvatichendo?”

Edward si voltò. E gli sorrise. Appoggiò saldamente un piede e si issò, sul bordo consumato dell’imbarcazione. Il braccio con cui reggeva la fune si tese, delineandosi di muscoli. E l’uomo, incurante dell’oscillazione anomala, protese l’altro verso il vuoto.

 

Getto via la saggezza.” – recitò, ridendo – “ripudio il sapere.

I miei pensieri vagano nel grande vuoto.”

 

Ruotò il busto, salutando un’altra imbarcazione. E la luce lo colpì in pieno, esasperando il contrasto tra i capelli e la pelle. Gettò la testa indietro, e la sua voce scivolò sulle leggere increspature azzurre.

 

I miei pensieri vagano nel grande vuoto. Stare sempre a pentirmi del male commesso non porterebbe il mio cuore alla pace. Getto il mio amo in un ruscello solo

ma la mia gioia è come avessi un regno.”

 

Era felice. In pace con se stesso. Non se ne sarebbe mai andato.

Ed io sono andato a prenderlo, per farlo sparire dai loro radar. Ma era già tardi.

 

Gli ho guastato la festa senza motivo.

 

Ho capito.” - Wes annuì, senza commentare. Methos, a sorpresa, risultava essere l'Osservatore di Edward. Probabilmente, dalla notte in cui lo aveva ucciso, non aveva più fatto altro che cercare di proteggerlo. In tutti i modi - “Si, sto parlando di lui, Edward Coventry. Non penso che vi interessi del tutto sapere come la sua strada si sia incrociata con quella di Spike, durante l'anno passato. E, oggettivamente, è una storia piena di fatti privati che sono ben lieto di non riassumere. Mi limiterò solo a dire che Edward è stato, con le sue scelte, la miccia che ha dato il via al nostro epilogo. Dopo di lui, la storia ha inizato a cambiare.”

 

Edward ci aveva dato conferma del senso del nostro combattere.

Era per una luce come la sua che avremmo dato le nostre vite.

Tutti. Nessuno escluso.

 

Spike, probabilmente, aveva in sé questa consapevolezza dalla nascita.

Tutto dalla luce e per la luce.

Noi, semplicemente, imparammo da lui. E da loro.

 

Edward era agli antipodi del suo fratello vampiro… dal sorriso ai movimenti. Eppure…

 

Eppure Faith, per essere una Cacciatrice, mancava a volte della fantasia necessaria. I suoi forse e i suoi eppure, figli dell’intuizione, tendevano a finire nel reparto pensieri scartati.

Sicchè, il possibile punto di incontro tra Spike ed Edward, venne sbattuto nella categoria ‘ effetti di luce’.

Così vicino alla realtà da essere sorprendente.

Perché la luce che Faith aveva identificato su Edward, non proveniva da fuori... ma da dentro.

Venti minuti più tardi, rientrando all’Hyperion, avrebbe trovato Wes sotto il portico, intento a prendere una boccata d’aria.

Fatto tutto.” – disse, scavalcando la panchina e andandogli incontro – “Ha detto che si farà vivo per parlarne. “

Ottimo, rispose l’Osservatore, girando le pagine del giornale. Interrompendo la lettura, nel notare la sua espressione pensierosa.

Qualcos’altro?”

No, niente di particolare.” – Faith scosse il capo. Poi, visto che non aveva nulla da perdere in dignità, azzardò – “Wes, posso farti una domanda?”

Penso di si…”

Ti è mai successo di incontrare qualcuno a cui si addica il termine ‘ rifulgente’?”

Questo si che era strano, detto da Faith.

Wes si trattenne per un pelo dal chiederle come diavolo sapesse una parola così forbita. Sarebbe suonato offensivo, gli ricordò il suo sangue inglese.

Ma no, è un sciocchezza.” – aggiunse, subito dopo, la ragazza, movendosi per entrare in casa – “Lascia stare… si vede che frequento troppo Spike e le idee bacate.”

 

Presto fu evidente che, dopo essersi ritrovato con il fratello, Edward non sarebbe rimasto lontano a lungo. Lo sapevamo. Come sapevamo che il suo ritorno, una volta ancora, ci avrebbe segnato, probabilmente in maniera definitiva. Ma lo attendevamo, con impazienza. Edward Coventry, per quanto immortale e già parte di un gioco differente dal nostro, era l’uomo del destino, per tutti noi.” - spiegò, poco dopo, quando sentì i commenti affievolirsi - “L’unicità di questo immortale va oltre l’essere il fratello di un vampiro destinato a redimersi e divenire paladino. La forza di questo essere sta nell’assoluta umanità e assoluta mancanza di incertezza innanzi al bene. Edward Coventry è luce. Personalmente, in tutta la mia vita, non ho mai conosciuto nessun uomo di tale vasta concezione del creato. E dubito che mai nessuno arriverà ad eguagliarlo. La sua immortalità, signori, quell’immortalità che alcuni di voi inseguono e osservano, è tanto forte e perfetta da stordire e accecare.”

 

Alta velocità? Esplosivi? Ma scusami, non sei preoccupato?” - domandò Cordelia, perplessa.

In che senso?”

Va bene che sei immortale, va bene tutto, ma non hai paura di morire? Potrebbe accadere che ti si stacchi la testa in un'esplosione…”

Cordy...” – si intromise Spike – “Edward non aveva paura di morire nemmeno da vivo…”

Si.” – sorrise lui – “Sono un incosciente dalla nascita.”

 

Edward Coventry è luce. Definizione appropriata. Luce senza ombre in un mondo di incertezza.” - aggiunse una voce alle sue spalle. Methos era ancora seduto sul tavolo, la stessa espressione incurante di sempre. Adam Pierson si rivolgeva ai suoi pari continuando a celare la propria identità. Ma la sua voce, la sua voce svelava i millenni - “Come suo osservatore, ho seguito la sua esistenza, passo dopo passo. E tutti, i testimoni diretti come le fonti, confermano ciò che sta dicendo mister Price. Edward Coventry, il Pescatore d'Oro, è un fuoriclasse oggi ma, con buona probabilità, lo era già da vivo… la sua morte violenta, in questo caso, ha preservato e potenziato delle doti umane uniche. E non solo nel campo della scherma.”

 

"Non lo avessi visto" - mormorò Cordelia, osservando la spada ruotare due volte e piantarsi per terra - "Non ci avrei creduto."

"Non me ne parlare."- aggiunse Wes, guardando Spike camminare fino a raccoglierla.

Per la terza volta.

E, per la terza volta, i loro occhi si spostarono dal vampiro battuto all'immortale.

"Non ho parole." - ammise Faith, voltandosi - "E tu gli hai tenuto testa?"

"Sono stato fortunato." - ammise Angel - "Molto, adesso che lo vedo in azione."

"voi la smettete di pontificare?" - ringhiò Spike ripassando davanti alla tribuna e rimettendosi in posizione - "vorrei vedervi al mio posto."

Edward accennò un sorriso senza un commento. e, un minuto dopo, la spada di Spike si piantò nuovamente a terra. Con una nuova ondata di commenti ammirati.

 

Ritengo che Spike abbia sempre percepito queste sue peculiarità fin dalla nascita e ben oltre il legame fraterno. Negli anni più volte ha parlato di rifulgenza, riferendosi a una disperata ricerca della luce.” - aggiunse Doyle, con voce quieta. Nessuno fiatò per quell’intervento fuori programma. Se Pierson poteva vantare l’osservanza di Coventry e la tutela di Faith e Price l’onorevole, seppur ripudiata, appartenenza alla categoria, l’uomo che si faceva chiamare Doyle godeva di uno status che sfiorava l’imbarazzo.

 

Cantastorie. Una figura mitica come un drago e unica nella sua espressione.

 

Non era sconosciuto ai presenti. Anni addietro, in un’imbarazzante occasione per la Cacciatrice di Sunnydale, egli stesso si era presentato al consiglio, per conferire e comunicare come l’universo avesse deciso al meglio per l’epilogo.

 

Morte di Angelus per mano di Buffy. Fine del problema apocalisse.

Nessuno, già allora, aveva considerato il vampiro biondo nell’ombra, quello che poi si sarebbe adoperato per aiutarla a salvare il mondo. Ma, in quella stessa occasione, il Cantastorie dagli occhi chiari aveva profetizzato senza perdersi in preamboli.

La prossima volta che ci vedremo…” - aveva detto, con fierezza - “Sarà ancora per Angelus, per Angel e per tutto ciò che lui rappresenta nel bene e nel male. Perché sarà tramite lui che giungerà la nuova era.”

 

Tramite lui. Le sue scelte. Il suo sangue.

 

Acathla era stato solo l’inizio. Francis Allen Doyle lo sapeva. Il sangue di Angel non avrebbe solo chiuso la porta dell’inferno. Il sangue di Angel sarebbe stato la chiave della salvezza.

Ed ora, nel fissarlo, il consiglio non fiatava. E sentiva, come non mai, il peso della leggenda sulle proprie spalle e contro le proprie tempie.

Doyle fissò gli anziani e non celò un sorriso, disciolse le braccia ancora incrociate, avanzò a centro sala e si accese una sigaretta, preparandosi a fare ciò che sapeva far meglio.

 

Il Cantastorie.

 

Credo che ci occorra un po’ di epica, a questo punto. Un tocco di poesia.” - comunicò, con tranquillità - “E, per capire non possiamo iniziare da Edward l’immortale che è, a conti fatti, l’epilogo di una lunga storia. Dobbiamo cominciare da uno dei tanti inizi di questa storia. Ma, se non vi spiace, io comincerò dal mo preferito… e il mio preferito è…”

 

1997, Sunnydale

 

Questa storia inizia in un cimitero. Gente che corre, gente in pericolo.

Poi, come nelle migliori saghe, dal buio appare l’eroe. L’eroe…

Forza dell’abitudine, retaggio di centinaia di leggende, dare per scontato che il protettore nel buio sia un uomo.

Questo è il primo sbaglio.

Perché l’eroe in questione è un’eroina.

Niente passato traumatico, niente oscure motivazioni, niente tendenza alla solitudine.

È soltanto lei.

È soltanto la Cacciatrice.

In una parola si sintetizza tutto quello che c’è e non si vede.

Buffy Summers si ritaglia uno spazio nella vita di Sunnnydale. Pochi la conoscono per quello che realmente rappresenta. Bionda, appassionata di moda, propensa a mangiare schifezze caloriche.

Parla talvolta con rimpianto di un’epoca in cui poteva permettersi di essere frivola. Ha una rivalità per nulla attenuata con la reginetta del liceo, Cordelia. In lei probabilmente riconosce l’altra strada che avrebbe potuto percorrere, se il destino non le avesse tirato un così buffo scherzo.

Cacciatrice. Cacciatrice di vampiri. Di loro non sa nulla se non che vanno uccisi. Distrutti.

La loro esistenza è la causa della sua esistenza.

Non ci fossero stati i vampiri, probabilmente non sarebbe servita neanche una Cacciatrice.

Esserlo sembra una responsabilità di cui è meglio essere inconsapevoli. Quel qualcosa che comprime le proprie ambizioni. Che preclude la strada che sembrava già spianata.

Bella e di animo leggero. Amata, felice… ignara.

Buffy abbandona lungo la strada le sue ambizioni. Fonde disperatamente le sue passioni con i suoi doveri. Impugna un rossetto ed una spada con la stessa abilità. Ed aldilà dei suoi compiti, resta sempre una liceale intrappolata in qualcosa di troppo vasto ed incomprensibile.

Come lei, Willow. L’amica di sempre, quella che azzera i ricordi di un passato in cui non c’è stata con le presenza discreta di ogni giorno. Capace , apparentemente felice e completa, tra i suoi libri e le sue ambizioni di studiosa. Innamorata da sempre dell’amico d’infanzia, Xander. Il primo a cadere innanzi alla Cacciatrice, il primo a rinunciare a lei, scivolando verso un’altalena di amori che rimpiange e ritiene sbagliati in egual misura. Willow, l’amicizia rovinata, Cordelia, il tempo sprecato, Anya, il demone, la cosa più solida e labile allo stesso tempo.

Un girotondo di ragazze , rimpiangendo di non averne mai abbastanza.

Un incapace dichiarato, ma sempre presente, notte dopo notte, a fianco di Buffy di Willow.

Capace di parlare di una all’altra, scavando dentro un solco profondo, aprendo la via di Willlow al desiderio di essere parte della grande vicenda in cui muove Buffy.

Dentro e contro il destino.Un tema ricorrente.Per tutti loro.

Limitati dall’essere semplicemente … normali. E di colpo non più.

Questo è Buffy.

Trasferita a Sunnydale dalla città grande, insofferente allo studio, alla puntualità, alle regole ed alle persone legate all’autorità. Insofferente alla malvagità. Calamita per ogni forma di male, disperatamente alla ricerca di una vita privata, in piedi sull’altalena precaria del destino.

Dentro e fuori le profezie.

Destinata a morire ed ancora capace di agire.

 

Quasi incanalata nel suo destino ormai, quando giunge Angel.

Angel.

 

Di lui non sa nulla se non che le piace.

Se non che ha occhi scuri e profondi e sa più di quello che dice.

Le sorride ironico. Finge di essere l‘altro se stesso, ogni volta che la incontra.

Una volta, sull’altra.

La tiene d’occhio e si compiace di ciò che vede… fino all’inevitabile…

 

“… questo è il vostro Angel. Quello che ha attirato la vostra attenzione, se non erro. Colpa mia, del resto.” - aggiunse Doyle, camminando avanti e indietro innanzi al tavolo - “Era appena divenuto un mio problema, ed ero stato io a spedirlo a Sunnydale, lo ricordo bene. Compresso nei sensi di colpa, schiacciato da una missione che non capiva perché gli spettasse e irretito da quello che sarà, alla resa dei conti, il grande amore della sua vita. Il primo grande amore della sua vita.”

Scenerò e spense l’ennesima sigaretta nel posacenere improvvisato che Methos gli porgeva. E, nel farlo, alzò lo sguardo fuggevolmente.

 

Methos, l’immortale, l’osservatore, l’amico di sempre, il padre.

 

L’essere che ancora ora, nella profezia fino ai capelli, negava una propria personale predestinazione. Del resto, era giunto alla fine del cammino con questi eroi che presto, volenti o nolenti, lo avrebbero lasciato andare. Methos si preparava a svanire nella nebbia, come suo solito. E altri cinquemila anni non sarebbero bastati a tutti loro per rincontrarlo.

 

Ma da me tornerai, ogni tanto, vero, papà? Lo farai almeno per me se non puoi farlo per la leggenda?

 

Non ci penso proprio.”

Eppure dovresti.”

Scordatelo, Francis.” – replicò, implacabile, chiudendo la sacca e mettendosela sulla spalla – “Non ho intenzione di rinunciare. Ci vediamo tra un paio di giorni.”

Andiamo, Methos, non è il momento per un week end di piacere.” – Doyle lo tallonò fuori dalla camera. E Cordelia, vedendoli spuntare, abbassò la rivista e li seguì con lo sguardo.

Methos, sul passaggio, le sorrise. Era veramente una gran donna, le caviglie artisticamente intrecciate, i capelli legati alti, in cima alla testa.. se non fosse stato per quell’americanissimo chewin gum che masticava senza sosta…

Ti verrà la mascella quadrata.” – commentò, guardandola cimentarsi nell’ennesimo palloncino rosa.

Non gli credere, principessa.” – si intromise Doyle, tornando poi a fronteggiare l’uomo in partenza – “Se non l’hai notato c’è aria di guai in città, potrebbe servirci parecchio aiuto nei prossimi giorni.”

Methos posò la sacca e si voltò, fissandolo.

Hai avuto una visione dai tuoi?” – domandò a bruciapelo, piantandosi le mani sui fianchi – “Qualcosa di tangibile su cui lavorare?”

Doyle si interruppe, del tutto preso in contropiede.

Non ancora, ma…” – obbiettò.

Niente ma. Se succede telefonami.” – concluse, infilandosi il giaccone – “Cordy, buon fine settimana.”

Ciao, ciao, ci vediamo quando torni.” – rispose lei, giuliva, tra una masticata e l’altra, continuando imperterrita a sfogliare il giornale di moda – “Divertiti.”

Doyle le lanciò un’occhiata tra il risentito e l’abbandonato. Poi si girò, sbuffando, verso Methos.

Francis, ricordati si spegnere la luce e chiudere la porta, quando ve ne andate.” – si sentì raccomandare, come se niente fosse.

 

E, d’un tratto, si sentì depresso.

Come uno che nessuno ascolta.

 

Doyle si voltò, tornò verso il tavolo e allargò le braccia.

Saltiamo qualche particolare, miei signori.” - riprese - “Non credo che nessuno di voi abbia interesse nel rimembrare alcune imbarazzanti sciocchezzuole, dal cruciamentum di Buffy fino all’episodio che volete voi. I vostri fallimenti sono deliziosi e per tutti i gusti, ormai. E non offendetevi per le mie parole.”

Si era messo una mano sul cuore, con aria innocente. E aveva indicato il soffitto, con un dito.

Sono loro che lo dicono. Non io. E, del resto, di inizio in inizio, Angel è andato lontano. Ha lasciato Sunnydale ed è venuto a Los Angeles. E ha fatto del nome di quella vecchia cara metropoli un dato di fatto. LA, la città degli Angeli. E gli Angeli, si sa hanno ali piene di luce, anche quando sono Angeli neri. Neri come la notte e neri come i casi affrontati.”

 

Si sedette sul profilo del tavolo, dando un’accelerata alle scandalizzate espressione, spendendole dritte alla rabbia.

 

Angel investigation, siamo qui per aiutavi.” - sponsorizzò, con il miglior stile insegnatogli da Cordelia - “E qui, Angel ha dato una casa, un senso e una vita al sottoscritto, a Cordelia, a Wes e a se stesso. Non lo leggerete spesso nelle storie su di lui, perché di solito premono il tasto su ben altri particolari, anche più piccanti, volendo. Ma ciò che conta, in Angel, è lo scopo. Non tutti lo hanno e non tutti sanno generarne uno per le persone che hanno a fianco.

Solo Angel, di tante che ho conosciuto, ha saputo farlo. Io mi sono fatto ammazzare per Angel. E so di cosa sto parlando, se ho saputo tornare persino indietro. Per la sua vita e per l’amore che ha portato nella mia vita.”

 

Solo Doyle poteva proteggere Angel.

Solo Doyle.

Ed era per questo che era tornato. Aveva smosso terra e cielo, a partire da quando era stato consapevole di quel pericolo.

Angel sarebbe morto.

Il suo destino era scritto.

Ma cosa può il destino, se uno spirito irlandese prende in mano la situazione?

Nulla.

Nulla.

Ed Angel sarebbe vissuto.

E Cordelia non avrebbe dovuto piangere più.

E Doyle aveva una nuova vita da vivere.

Ed in cuor suo, sperava di essersela meritata. Perché mai, quel mondo tanto caotico ed incomprensibile gli era sembrato più affascinante.

 

L’amore. Lo abbiamo avuto in dono e lo abbiamo perso, lo abbiamo difeso, cantato, spezzato, denigrato e ancora ricercato.

L’amore ha guidato tanti nostri passi, in questi anni, in questi eventi.

E, ogni volta che l’abbiamo sentito sfuggire e ci siamo sentiti spezzati, incapaci di tenercelo stretto… abbiamo creato parole. Parole e canzoni, fino a sfinirci.

 

Quante ronde, quante conversazioni… quante parole non dette… Angel gettò lo sguardo a quelle lapidi. Mai più avrebbe riposato, appoggiato ad una di esse, con Buffy tra le braccia. Non l'avrebbe fatto più nessuno.

Non ci sono matrimoni in cielo, ma c'è l'amore.

Avrebbe tanto desiderato credere.

Credere realmente a quest'amore che poteva salvare tutto e tutti… ma che aveva ucciso Buffy.

Ed uccideva, giorno dopo giorno, chi amava. E chi era amato.

Angel voleva vivere, disperatamente, non potendo strapparsi il cuore dal petto. Angel sapeva di dover vivere. Non aveva bisogno di nulla, per sapere che avrebbe continuato ad avanzare, anche se, in fondo a quel tunnel, non vedeva la luce.

L'avrebbe fatto.

Perché Buffy era morta per amore. E, per amore, loro sarebbero sopravvissuti.

Perché quella era l'ultima volontà della Cacciatrice.

Credi realmente che esista un perché, Doyle?” – domandò.

Certo.” – rispose, dolcemente il demone, seguendo lo sguardo di Angel lungo i pendii erbosi e le pietre abrase – “C’è sempre un perché, tutti lo inseguiamo, giorno per giorno, cercando di ricongiungerci a lui. Siamo fatti per cercare. E cercare di capire.”

Come fai a crederlo veramente…. Come fai a credere ancora in qualcosa…”

il mondo cade in rovina. E su queste rovine, generazione dopo generazione, scorre il sangue di una ragazza innocente, il cui perché è più grande di ogni altra cosa.

Tu lo sai, Angel. Tu sai quali sono i rischi che si corre ad avere una vocazione. Ad essere predestinati. Buffy era parte del trascorrere di ogni cosa. Non sarebbe stata Buffy, se non avesse fatto la cosa giusta.” – Doyle gli si affiancò, smovendo appena a terra, con la punta del piede – “per il mondo, Angel. per questo mondo sarebbe stata disposta a tutto. Ad uccidere te, a salvare Dawn e ad uccidere se stessa. E sapeva di avere un buon motivo per fare ogni cosa.”

Angel annuì, prima di scrutare nuovamente le ombre.

Sai, uomo, c’è un’altra cosa in cui credo…” – aggiunse, seguitando a parlare con il suo freddo profilo – “Credo che nella vita solo un amore sia abbastanza grande da essere eterno.

Che nella vita nulla duri realmente, se non l'amore.”

L'amore che mai le distanze hanno potuto spegnere.

L'amore che non è sesso. E che non è fedeltà.

L'amore che non può essere facile.

Ma che ugualmente riempie il cuore e dona vita.

L’amore, Angel. nulla più. Non lo senti, realmente? Vuoi dirmi che non riesci a percepirlo? Si muore per amore, Angel… credimi…”

Come poteva parlare di se stesso, in quel modo. Angel scrutò le profondità azzurre, alla caccia di quel segreto che gli permetteva di parlare così. Di parlare della vita e di come si è pronti a spezzarla per qualcun altro.

Angel lo guardava, muto, assorbendo ogni parola, crollando dentro quel vortice di verità.

Amore, uomo, amore e null’altro. Non ho provato dolore quando sono svanito nella luce. Non potevo, non potevo soffrire per una cosa tanto giusta. E lo rifarei, andrei avanti a gabbare il disegno delle cose, semplicemente per amore.

Forse nel destino reale sarebbe dovuta morire Dawn. Probabilmente Buffy sapeva. Sapeva che il Consiglio aveva ragione.

Bastava uccidere Dawn.

L’avresti preferito?”

Angel scosse la testa, mentre in testa gli rimbombavano le parole di rabbia di Spike.

“… per Buffy non aveva importanza che fosse Dawn la predestinata. E se, per salvarla, bastava porre un’altra vita sul piatto della bilancia…” – Doyle si interruppe, per trarre conforto da un respiro – “Allora la Cacciatrice ha fatto la cosa più giusta.”

C’era aria di tempesta. Il cielo era coperto e soffiava un vento forte e aggressivo.

L’universo stava accogliendo la Cacciatrice. La Cacciatrice era tornata alla terra su cui si era sparso il suo sangue. Gli eventi, stravolti, tornavano al loro corso, una volta ancora.

E, come un fiume in piena, si rovesciavano nel mare infinito del fato. Annegando, con i sogni ed i desideri di ognuno di loro.

Fossi rimasto a Sunnydale, sarebbe cambiato qualcosa?” – chiese Angel, alzando lo sguardo al cielo cupo.

 

E cosa rispondeste…” - chiese uno degli osservatori. Era anziano, aggrappato al proprio bastone, per nulla intimorito da quelle parole. Era vecchio. E la vecchiaia rende coraggiosi.

Non risposi.” - replicò Doyle. E si accese un’altra sigaretta - “Ma Angel non aveva bisogno una risposta. Angel sapeva. Aveva sempre saputo che non sarebbe stato il suo amore per Buffy a cambiare l’universo. Non era lui il vampiro della Cacciatrice.”

 

Scosse il fiammifero, spegnendolo.

 

No, fu solo un dubbio, un dubbio comprensibile, quella volta. Ma una cosa è certa. Sapeva di essersene andato da Sunnydale per un buon motivo e non ne dubitò mai. Quando vi tornò, l’unica volta che volle spontaneamente tornarvi, nell’ottobre del 1999, lo fece soltanto perché si trattava di un motivo ancora migliore.”

 

" Che fosse un nemico, o un coinquilino rompiscatole,

è sempre stato uno della mia vita."

"Uno della tua vita… è una ben strana definizione."

"La migliore che si possa trovare."

 

[II]

 

Non mi capite, vero? Non mi sorprende. Voi siete uomini dai begli schemi, dagli eleganti confini. Uomo e donna, bene e male, cattivi e buoni, amici o nemici, alleati e traditori. Ma noi, i figli della zona d’ombra, non ci sentiamo di essere tanto sofisticati. Noi siamo quelli che nella vita incontrano gente. E la gente non è mai solo buona o solo cattiva, non è mai nella nostra vita solo per positività.

No. Voi potete avere gli schemi. Noi ci limitiamo ad avere le persone della nostra vita.

Ed Angel, per quelli della sua vita, farebbe tutto.

Ed è così che la nostra storia ha ancora un nuovo invitante inizio.”

 

Quello dell’ottobre del 1999 quando uno della sua vita… uno della sua vita... bussò alla sua anima. E non volle mai più lasciarlo.

 

Erano stati amici, padre e figlio, nemici, alleati ed infine di nuovo nemici.

Non sarebbero mai potuti essere degli estranei.

Ed ora, quel palpitare della loro anima in fondo al dolore, li rendeva fratelli.

Fratelli.

Fratelli di sangue.

 

Sono successe molte cose, in quei giorni. Io ero morto, ma le ricordo comunque. Si vede che stavo da quelle parti. Spike non era propriamente in sé e c'erano ben poche tracce per ricostruire l'accaduto, il ritorno inspiegabile di quell'anima stropicciata.

Per un poco, ho persino dubitato che le cose si aggiustassero. E credo che Angel la pensasse come me, che non volesse nemmeno salvarlo.

Oh, si, di questo sono certo. Angel lo avrebbe volentieri ammazzato, gli avrebbe risparmiato la sofferenze e il peso di una vita di redenzione.

 

"Qui non si tratta del sangue che non potrà più bere. Non temo il suo futuro. Ma conosco il suo passato. L'hai visto? Io lo ridussi così, in un vicolo a Londra. Era così, rannicchiato nello stesso modo in cui l'ho trovato stasera, quando gli ho fatto bere il mio sangue per salvarlo dalla vita. Ma adesso… io non sono più quello di allora. Gli ho portato via qualcosa allora… è passato troppo tempo perché il riaverlo indietro non lo faccia soffrire."

 

È un veterano, il nostro Angel. E sono poche le cose che non sa del dolore di vedere volti di vittime ogni volta che chiude gli occhi.”

Un veterano? Un carnefice, forse.”

Si, certo. Un carnefice. Come quel tizio con la falce in mano. La morte rende più intensa e apprezzabile la vita, amici miei. Angel non fa eccezione alla regola. Spezzare qualcosa e rimpiangerlo significa serbare un rispetto e una dedizione unica per ciò che ancora resta intatto... ma questo è un bell'argomento da serate al club. E noi, qui, dobbiamo parlare di ben altro.”

Allora proseguite...” - il parruccone sembrò ricordarsi con un attimo di ritardo a chi si stava rivolgendo - “Per favore.”

Spike, dicevamo. Spezzato, disorientato e con un innato senso di dedizione nei confronti del nostro vampiro bruno. Il vostro 'carnefice' per intenderci. Credetemi…” - annuì, lasciando dondolare un piede e portando via un bicchiere d’acqua non suo - “Angel non ha avuto vita facile con il bel William. Lo ha educato, protetto e amato fin dall’attimo in cui lo ha portato via dalla cara, vecchia, Sunnyhell. Lo ha portato con sé perché non c’era altro posto in cui riusciva ad immaginarlo.

Un nuovo inizio, dunque.

Un fratello maggiore per William, un fratello minore per Liam.”

 

"Parlami, Spike." - fece una pausa, domandandosi cosa gli sarebbe uscito dalle labbra, se, per una volta, avesse buttato al vento tutti i segreti - "Parlami."

L'avrebbe implorato.

Avrebbe dato l'anima.

Già. Avrebbe dato l'anima.

"William."

Angel alzò la testa di scatto.

Lo sguardo di Spike era pieno di tormento. Ma la sua voce era ferma e salda, come Angel la ricordava.

"William. Preferisco William. Lo pronunci bene, per essere un irlandese."

 

Si interruppe, girando appena la testa verso Wes. Ma l'osservatore scosse la propria impercettibilmente.

No, vai pure avanti. Aspetto volentieri. E mi piace ascoltarti.” - Doyle sentì distintamente la sua voce nella mente. E non commentò il piccolo abuso appena fatto delle proprie doti meno accademiche. Wes non era cambiato solo per abitudini e scelte... Wes si era spinto un poco oltre.

Tuttavia..” - proseguì dunque - “Tuttavia stiamo trascurando un particolare. Vedete, io credo che l'amore basti sempre e spieghi tutto. Ma, voi e il cosmo, giusto per citare alcune categorie, anelate sempre altre spiegazioni. E quindi, voglio ora portare alla vostra attenzione un fotogramma.”

 

Angel sbatté le palpebre.

Fratelli di sangue.

Le mani…

Palmo contro palmo…

Angel impugnò lo stiletto con la sinistra; poi, allentando la prese della destra, inserì la lama tra le due mani.

E la sfilò, come estrarla da un fodero.

Un fodero di carne.

E lo scagliò lontano.

Lontano da entrambi.

Spike, lo vide sfuocarsi, poi, essere inghiottito dalle tenebre.

La gola gli si strinse in un rantolo.

Immagini fulminee gli balenavano a piena velocità nel cervello. Immagini di una vita non sua, di un dolore che già sentiva in petto.

Un dolore della stessa matrice, oltre i confini del tempo.

Le visioni ruotavano sempre più veloci.

Lo facevano impazzire.

Urlò forte, ma qualcuno gli premette una mano sulla bocca.

Una mano che sapeva di sangue.

Sangue potente, sangue senza vita.

La luce che sentiva dentro si espandeva anche fuori.

Energia che lentamente sfumava, con lo scorrere sempre più esile del loro sangue.

Il sangue che si mischiava di nuovo.

Con la morte a tenerli entrambi tra le braccia.. come una donna, il vertice del loro triangolo amoroso.

 

Angel ha sempre avuto una certa dose di intuito, su molte cose. Ma non c’è modo di rendere, oggi, la portata di quella scelta e di quel legame.” - aggiunse, riposando il bicchiere vuoto - “Quel contatto telepatico che non volevano ammettere e credevano casuale si è creato in quell'attimo, tra quelle due mani intrecciate. Era un modo di credere uno nell’altro senza frenarsi… un miraggio d’umanità, si potrebbe definire, se volessimo pensare a loro come semplici demoni. Ma io non ne sono mai stato capace. Erano esseri, esseri sperduti nel tempo e ritrovatisi. Esseri dello stesso sangue e dallo stesso nome, separati perché tanto si compisse. Così tanto…”

Sospirò. E si voltò, ammiccando a Wes.

Spiegalo tu.” - domandò, ridanciano - “Io non amo parlare di questa parte.”

Volentieri.” - rispose Wes. Aveva atteso il suo turno, paziente, le mani ancora intrecciate, i gomiti appoggiati al leggio - “Nel febbraio del 2000, dunque, Spike era orai ufficialmente uno dei nostri. E noi eravamo sopravvissuti alla sua comparsa senza particolari traumi. Anzi. Spike aveva portato un certo non so che tra di noi. Conosceva Angel, lo conosceva bene, constatammo, con una certa sorpresa. Conosceva Angel quasi quanto Angelus e, molte volte, questo particolare si rivelò divertente oltre che utile. Spike sapeva aprire lo spiraglio sui misteri del nostro vampiro con l’anima per antonomasia. E, poco dopo il suo arrivo, tornò anche Doyle. Dalla morte. E per amore.”

 

"Cordy!Angel!" - Wes lanciò tutte le sue valigie nell'ingresso e corse su dalle scale. Frenando in cima - "D-Doyle?"

"Così finalmente ci conosciamo…" - commentò il mezzo-demone, seduto sull'ultimo gradino. Intento a giocherellare con un mazzo di carte - "E non nego che per me sia un piacere…"

"Ma…come?"

Il cervello di Wes stentava ad accettare tutte le informazioni con cui era stato bombardato nelle ultime ore. Angel, avvelenato. Cordelia che lo chiamava nel cuore della notte…e Doyle, tornato da chissà dove…

"Come? O perché… qual è la domanda più interessante?" - lo canzonò blandamente - "possiamo parlarne… ma io probabilmente non saprò darti nessuna delle due risposte…"

"oppure sarò io a non capirle." - replicò prontamente l'osservatore, lasciando che i loro sguardi si incontrassero. Notando, per la prima volta, un sorriso leggero e garbato, sul viso del suo interlocutore.

"Forse…" - commentò, senza smettere di mischiare le carte - "Ma chi può dire…"

 

Bravo, vero?” - chiese il demone irlandese, chiamando a sé un applauso che la platea, con suo grande disappunto non gli concesse - “Scusami, Wes. Vai pure avanti.”

Vorrei puntualizzare una cosa. Nessuno, a conti fatti, ha mai realmente appurato come o perché l’anima di Spike sia tornata. Il diretto interessato non si è mai sbottonato a riguardo. Ma, vedete, possiamo affermare con certezza che il ritorno dell’anima di Spike un ennesimo input per il ritorno di Doyle.”

 

Se non vi basta l'affetto il desiderio di salvare la vita di Angel...

Se non vi basta l'amore per Cordelia... o la passione per la vita...

allora tirate una linea di unione tra l'anima di Spike e il respiro di Doyle. Andrà bene comunque.

 

"Allora, Cantastorie…" - Spike aveva uno sguardo fermo e profondo - " Con quale messaggio sei arrivato, questa volta?"

"Nessun messaggio. Avevo lasciato alcune cose in sospeso. E non potevo accettare la morte di Angel. Tu saresti restato impassibile?"

"No. No. Mai. Ma io sono Spike, e tu sei il suo custode."

"E' vero. Ognuno ha il suo compito. Ed entrambi sappiamo come svolgerlo, direi."

"Tu credi?"

"No, Spike. Io non credo. Io so. È il vantaggio di essere un redivivo." - Doyle alzò gli occhi al cielo - " Le mie fonti erano molto, molto, molto… affidabili."

 

È Doyle, le sue connessioni con l'esistenza sono infinite.

 

Non ho provocato io il ritorno dell'anima di Spike. Mi sono rallegrato molto quando è successo, ma non sono stato io. Io sono un povero demone senza potere decisionale. Ma…"

Doyle si fermò, con aria birichina ed un dito sulle labbra.

Cordelia sostò a fissarlo, incrociando le braccia. Le veniva tremendamente da ridere. E, in un attimo, si ritrovò tenuta per il collo. Doyle aveva ricominciato a camminare e parlare.

"Ma si potrebbe dire che Spike ha a che fare con il mio ritorno."

"Che cosa?"

"Io, Cordelia, sono la terza opzione. Spike sarebbe dovuto morire, quella notte, a Sunnydale. Ma Angel l'ha salvato. Ed ha segnato il suo destino. Ha scambiato il suo con quello di Spike. Ed è qui che entro in gioco io."

"Tu hai cambiato il destino di Angel."

"Esatto."

"Troppo semplice."

"Come scusa?"

 

Vero, Cordy. Doyle ti aveva rifilato uan risposta troppo semplice. Ma è quello che succede quando si afferra un filo singolo di ragnatela e non si vede l'arazzo sopra le nostre teste. Può succedere a tutti...

 

Non sapete la motivazione del ritorno dell'anima del vampiro?” - si levò una voce, beffarda, alle sue spalle - “Non lo avete scoperto?”

Wes non battè cigliò. Ruotò solo di centottanta gradi, con tutta la sedia, fissando la tribuna. E lo fece accavallando un braccio allo schienale e allungando le gambe, come il peggiore dei bulli.

Mi correggo.” - disse, nel modo più educato che conosceva - “Nessuno a conti fatti, ha mai realmente appurato come o perchè l'anima di Spike sia tornata. E questo perchè non ce ne fregava un accidenti di niente. Quando ci è interessato, l'abbiamo semplicemente capito.”

E quindi?” - insisette la voce dalla folla.

E quindi non offro spiegazioni a un pivellino senza incarico che non sa alzare il culo dalla sedia per parlarmi.” - la sedia cigolò e ruotò di nuovo - “Andiamo avanti.”

E parliamo di Angel.” - consigliò Doyle.

Veramente io vorrei parlare di te. Se non ti spiace...”

Di me? Forte. Ma dopo, parliamo di Angel. Vi interessa il Flagello, vero?”

Una voce rispose, dalla tribuna degli allievi. Era indubbiamente femminile. E involontaria, potè dedurre Methos, dal silenzio imbarazzato successivo.

Capita sempre così quando nominiamo l'eroe oscuro, hai notato?” - scherzò il demone. E si mise le mani a cono attorno alla bocca - “Tranquilla, ragazza senza nome, ti racconteremo un sacco di cose di lui... anche della volta in cui cercava il caffè sotto il lavandino della cucina.”

Questo era meglio se non lo dicevi...”

E perchè... dopotutto, è un uomo eccezionale proprio per quese cose.”

 

E tu lo sei perchè l'hai sempre chiamato uomo. E l'hai sempre trattato come tale.

 

Dovresti pentirti di aver dato la vita per salvarmi… di aver sprecato le tue giornate con me. Non sono l’eroe che pensavi… alla fine è venuto fuori.” – si era fermato, dandogli le spalle. C’era un muro, tra loro, lo sentiva chiaramente.

Levati dalla testa questa puttanata del muro.”

Si voltò, senza nascondere la sorpresa.

Doyle era in piedi. Ed era… arrabbiato.

Ma, soprattutto…

Oddio…

Oddio?oddio un corno, Angel! Non comportarti da paranoico! L’hai sempre saputo che tipo sono. Sono un baro, un casinista e so mentire senza problemi. Credevi che sarei stato tanto onesto da aspettare che mi dicessi queste cose? No, uomo, non se ne parla nemmeno.

In questa casa si è giocato un po’ troppo al gatto col topo, in attesa di crolli emotivi e grandi confessioni.

Adesso mi interessava sapere cosa ti passava per la testa e me lo sono preso! E se questo gioco non ti piace… apri la bocca e parla.”

Non l’ho apprezzato, Doyle.” – replicò duro, incrociando le braccia.

Io non apprezzo la tua autocommiserazione Angel! E non apprezzo che tu metta in dubbio la nostra amicizia per quella che ritengo una cazzata.

Credi che ai miei occhi ciò che hai fatto a Drusilla sia peggio di quello che hai fatto a tua sorella? Oppure a Spike? Lo credi veramente?”

Pazzesco… Angel aveva fatto un passo indietro. Che espressione poteva avere per far arretrare l’Angelo del buio?

Credi che mi importi più di quella folle che delle migliaia di innocenti che hai trucidato? Credi che io non pensi mai a cosa hai probabilmente fatto alla zingara per meritarti la maledizione?”

Doyle…” – balbettò. Il passato gli premeva tra le tempie e la voce di Doyle lo manovrava, come solo il rimorso e la realtà erano capaci.

Credi di essere meno un eroe ai miei occhi. Per ogni goccia che sangue tuo che versi adesso non tornerà nessuna di quelle vite! Ma lo fai, cazzo! Lo fai eccome. Ed io sono fiero delle scelte che ho fatto, di tutte le scelte che ho fatto. Per cui fammi il favore di non demolire la tua Redenzione e il mio Compito in un colpo solo!”

c’era Faith sulla porta. E, dietro di lei, c’era Cordelia. Spettinata, con solo una camicia addosso e i piedi nudi. Doyle si voltò, dando le spalle a tutti loro e cercando le sigarette.

Sono calmo!” – sbraitò – “Nessuna tragedia in atto!”

 

 

Wes interruppe le proprie riflessioni e si ricompose, iniziando a parlare.

 

Doyle, come di certo sapete, è un Cantastorie. Vale la pena essere precisi sul fatto che non si tratta di una carica onorifica, bensì di una predestinazione alla nascita.” - spiegò, levandosi gli occhiali e pulendoli in un fazzoletto - “La sua importanza non è mondiale, bensì cosmica. Per quanto non sia evidente e devi concedermi, amico mio, che non sto mentendo, la sua purezza ha un che di sacro. E qualcosa di sacro del genere non andrebbe toccato. Purtroppo per noi, parte di questo leggenda è ammettere che questo scempio sia successo. Drusilla era un Cantastorie. E Angelus si è preso il suo destino.”

Un mormorio agitato sostituì quello scettico. Ma Wes non si lasciò intimorire.

Già. Noi lo abbiamo scoperto. Voi, immagino, lo abbiate sempre saputo. Perché ne parlo ora? Perché tale scoperta ha cambiato un po’ la mia ottica degli eventi. E questo ci riconduce a quello studio dei testi di cui si parlava prima e che ci ha permesso di inizare a prevedere che qualcosa sarebbe successo... e che molto, sotto i nostri occhi e addirittura prima delle nascita di buona parte di noi, fosse già successo.”

 

Ma andiamo con ordine.”

Si, con ordine, ma nel limite del possibile. E quindi, al momento, direi che possiamo parlare di Angel.”

Bell'idea. Contenta, fan del tenebroso?” - almeno sei più sincera di tutti gli altri... qui aspettano solo di sapere di lui... ma non lo ammettono mai.

Doyle, non importunare la ragazza. Vuoi iniziare tu?”

Riguardo Angel? Ovvio che voglio. Lui del resto...” - comunicò, smagliante, strofinandosi le mani - “E' una mia creatura. In tutto e per tutto. E, voglio che lo sappiate da fonte certa, cioè io, sa benissimo di dovermi tutto.”

 

"Doyle, Faith mi ha fatto notare che mi do da fare a proteggere tutti tranne te."

"E tu come hai risposto?"

"Che nessuno si preoccupa per il proprio Angelo custode."

 

Adesso stai esagerando.”

Davvero? Ah, già, sono inglesi. Non capiscono il mio senso dell'umorismo.”

Si, e adesso ci ammazzano.” - commentò Wes, una maschera di cera nel fissare i suoi colleghi.

Mai stato così contento di essere una tempra coriacea.” - aggiunse Methos, seguendo la stessa traiettoria visiva - “Ne uscirò vivo... ho gambe lunghe e veloci...”

Ehi, irlandese.” - urlò una voce dalla folla degli studenti - “ti decidi a parlare?”

Doyle si voltò di scatto, fissando la moltitudine. Erano giovani, curati nel vestire e, con una sola occhiata, divennero tutti pigmei.

Non era il modo migliore per rivolgersi al Cantastorie dell'universo ma, forse, più brillante per farsi apprezzare, dicevano gli occhi di Doyle quando si voltò per tornare al tavolo e sedersi. Non poteva accettare le insubordinazioni ma non disdegnava di ammirarle, come sempre.

Angel. Il fu Angelus, Flagello d'Europa.” - scandì dunque, puntando una mano sul tavolo e sedendosi di slancio - “Immagino che sappiate come è fatto, per cui tralascerò prontamente descrizioni di occhi, addominali, capelli ingellati e predilezione per il nero. Diciamo solo che il risultato finale è pregevole, un mix di maschio e demone non discutibile. Potete ammirarlo in tutte le foto con teleobbiettivo che siete riusciti a scattargli, o dal satellite che tenete puntato sulla sua testa. Io, qui e ora, preferisco parlarvi di lui per come l'ho conosciuto e apprezzato.

Non come demone.

Non come eroe.

Ma come uomo.

Si, signori. Angel, l'uomo.”

 

L'ho chiamato così in ogni istante della nostra amicizia.

 

"Tu devi rassegnarti all'evidenza, mio bel vampiro." - lo canzonò il Cantastorie, nel guardarlo dall'alto, nel ridere, vedendolo sdraiato nel fango - "Non andrai lontano, se resti nell'ombra. E sai perché? Perché non hai quel nome per casualità."

"Vuoi parlarmi del destino? Avevo questo nome già mentre massacravo e uccidevo, avevo questo nome…"

Non voleva dirlo. Non voleva dire la fonte del suo nome. Non poteva ricordare gli occhi…

"Oh, mio caro eroe!" - il Cantastorie camminava in tondo -"Kathie vedeva molto lontano…"

"Come puoi sapere di lei! Non puoi capire, non mi conosci…"

"Ti sbagli. Io ti conosco." - sussurrò, chinandosi verso di lui, squadrandolo con quegli occhi enormi. Occhi mai visti - "Il destino ti ha riservato una strada faticosa e bifronte. Una sbagliata, come il nome che avevi. Ed una giusta, quella che stava racchiusa negli occhi di tua sorella, quella notte. Angel, non Angelus. Angel, il nome di chi protegge."

Gli sorrideva, illuminando il buio della notte.

"Prendi la mia mano, Angel, prendi la mia mano ed imbocca la tua strada, non rimandare più la tua scelta. Là fuori, aldilà di questo vicolo buio, ci sono persone da proteggere. Persone che sapranno riconoscerti appena ti vedranno, per quello che sei. Persone che ti parleranno, con le parole di Kathie. Perché tu, nel male e nel bene, sei il loro custode…"

Angel alzò lo sguardo, fino ad incontrare quello del Cantastorie.

"Chi sei."

"Te l'ho detto…sono il Cantastorie…" - la sua mano era calda, invitante - "Prendi la mia mano, uomo. Esci dall'oblio e vai. "

"E tu? Verrai con me?"

"Uomo…" - si lasciò andare ad una breve risata - "Tu non hai bisogno di essere sorvegliato. Non c'è motivo perché io ti venga appresso. Io so che farai ciò che devi: il resto non ha importanza."

"Ci rivedremo?"

"Certo. e ci racconteremo le nostre storie. Perché vedi… il mondo è vasto, e splendido. Il mondo è fatto di luci e pochi, per questo motivo, sanno cosa si può annidare nell'ombra. E le storie, strane, insulse o difficili da raccontare, portano la mente verso questo buio che ci circonda."

"Per capire che la luce non è mai fuggita?" - replicò Angel, con un'amarezza senza limiti - "Cantastorie, saresti capace di dire sul serio una cosa del genere?"

"Dire una bugia, dire una verità… la luce e l'oscurità non sono forse relative? Come gli sbagli. Ma io non ti mentirò, se è quello che temi. E non ti darò le risposte che cerchi." - stava appoggiato ad una scala antincendio, con le mani in tasca ed il cappello buttato indietro, a scoprirgli una fronte spaziosa ed un viso perennemente giovane - "Ci rivedremo, Angel. Ed avremo tempo, per raccontarci e capire."

"Cosa ti fa credere…"

"Non sei perfetto, Angel. Tu sbaglierai ancora e" - i suoi occhi ebbero un'esitazione fatta d'ombra - "e pagherai. Pagherai come non puoi nemmeno immaginare. Ma tutto ha un perché, anche quando ti sembrerà che nulla sia rimasto in piedi. E saranno quei momenti di nulla che diverranno storia. Ed avranno senso solo quando l' avrai raccontata a qualcuno."

Angel chinò il capo. Quelle parole, all'inizio così strane e incomprensibili…

"Vattene, uomo. Più starai lì fermo, più tempo passerà prima del nostro incontro." - si scosse dalle sue considerazioni e gli passò a fianco - "Credimi… fuori dal vicolo ti aspettano molte cose…"

Angel non si voltò, si limitò ad ascoltare i passi che si allontanavano. E che si fermavano.

"Il tuo primo compito è trovare la Cacciatrice. Cercala e tienila d'occhio. Devi darle il tuo aiuto. Sei il suo Angelo, adesso."

Angel rimase immobile, lasciando che il suo essere assorbisse l'informazione. Invece di rifiutarla. Avrebbe voluto dire qualcosa. Ma, infine, seppe formulare una sola domanda.

"Il suo nome?"

"Buffy. Buffy Summers."

 

I lineamenti gli si erano addolciti. Povero Angel, con il peso di un'anima e di un mondo intero sulle spalle. Nessuno aveva pensato che sarebbe stato troppo, tutto assieme. Nemmeno Doyle aveva dubitato delle sue forze, allora.

 

Angel non era cosciente della sua forza di volontà. Doveva essere la dote che meno lo aveva contraddistinto, in ogni fase della sua esistenza. Un padre che lo aveva cercato di schiacciare, una donna che lo aveva ucciso e snaturato, una zingara che lo aveva maledetto e, infine, un'anima che lo aveva colpevolizzato.

No, Angel è stato molte volte una vittima della sua esistenza. E Angelus ha sfruttato quelle doti naturali mai considerate, la forza, l'empatia e l'intuizione, nel peggiore dei modi: per uccidere, distruggere, cancellare.”

 

Angelus non sapeva cosa farsene di tutta quella speranza e fragilità umana. E le ha gettate via, come cose inutili.

 

Quando io andai a cercarlo, Angel era così, disperato, perduto, annientato. Non era ancora Angel, in effetti, era qualcosa in bilico tra le due fasi, indeciso, ancora troppo predatore o troppo debole, tutto istinto e niente disciplina. È occorso molto tempo e molto tai chi perchè trovasse un barlume di ragionevolezza. Ma avere una missione lo ha aiutato a concentrarsi. E non conta che il desiderio di fare il bene sia venuto dopo, che dapprincipio sia stata una cosa quasi meccanica.

Angel si è ricostruito e lo ha fatto per il motivo più umano che esista.

Amore.

Voleva essere amato.

Voleva poter amare.”

 

Dopo Buffy, ha saputo restare in piedi con le sue gambe. E, quando ha avuto Spike e Faith, ha compreso di poter aver qualcosa di importante da trasmettere.

 

Everybody needs somebody to love, cantavano I Blues Brothers.” - sospirò, dondolando un piede, ancora seduto su quell'angolo di tavolo che sembrava piacergli tanto - “Angel non è stato da meno. È stato un uomo. E, come uomo, se ne è andato da Sunnydale, è venuto ad LA e si è dato un nuovo scopo. E, con la forza di volontà che aveva compreso di avere, ha imparato che poteva portare qualcosa di ben più importante della salvezza.”

Tacque. E li fissò. Fissò la tribuna da cui erano partite le frasi sarcastiche, con serietà.

Pendevano dalle sue labbra.

Sapete cosa?” - domandò, gentilmente. Ma stranamente pacato. Come un insegnante.

Alcuni cenni, alcuni sussurri. Alcune voci azzardate.

La forza?”

Il bene?”

No.” - Doyle scosse la testa, con un sorriso lieve. Il bene... il mondo andava avanti da millenni e nessuno sapeva ancora cosa fosse il bene. Angel è in gamba, ma non esageriamo - “No, ragazzi.”

Rialzò la testa. E la sua forza sembrò incorniciarlo.

La speranza.” - replicò, nel silenzio - “Speranza.”

 

Per tutti noi. Per Cordelia, Wes, per me.

Per Faith.

Per Spike.

 

Oh, si, per Spike sopra ogni altro.

Perchè Spike aveva la luce dalla sua. E la vita.

Ma mai, prima di Angel e dell'Hyperion, aveva saputo sperare.

 

***

 

E' così, dunque.” - sospirò uno degli anziani. Sedevano ad un tavolo rettangolare a qualche metro di distanza da quello predisposto per i delegati della Angel Investigation - “E' un quadro molto affascinante del Flagello. Ma lacunoso, oserei dire.”

Si sporse, intrecciando le mani.

Avete parlato di Drusilla, mi sembra. Avete detto che è stata opera di Angelus e avete esposto una teoria valida e sconvolgente. È grave pensare una cosa del genere e tuttavia non tenerla presente nel descrivere l'uomo... o il demone.”

E' grave non sapere scindere gli eventi.” - rispose Wes, senza curarsi di interrompere Doyle. Teneva gli occhi bassi, giocherellando con una matita - “La verità è che Angel ed Angelus, e non mi stancherò mai di ripeterlo, sono due entità divisibili. Angel ha un demone e un'anima. E l'anima è più potente dell'istinto sanguinario. Angelus... Angelus è privo di anima, non c'è nulla che contrasti la sua parte demoniaca. Equazione matematica.”

Certo, certo. Essenza demoniaca che tuttavia, per tua stessa ammissione, sussiste, in Angel.”

Certo.” - alzò gli occhi azzurri, diretto e letale nel ripetere la parola accondiscendente - “Ma in catene. Angel sa quanto e come utilizzare il proprio istinto.”

Non lo ha fatto, nella battaglia che avete appena affrontato.”

Errato.”

Non credo che...”

Errato.” - ripetè, come un colpo di frusta. E si alzò in piedi, per difendere le proprie opinioni - “Angel non ha ceduto al demone e questo non è un processo alle sue azioni. Vi stiamo dicendo chi sia, in cosa creda solo perchè, per una volta tanto, non lo conosciate tramite i vostri biechi metodi di sorveglianza.”

Westley, non credo che...”

Oh, lo so in cosa credi, papà!” - ringhiò, deciso ed esemplare - “Lo so benissimo e, non dubitare, che non mi è sfuggito nulla delle tue opere di 'contenimento eroe disturbato'.”

 

Papà? Methos alzò gli occhi verso l'uomo grigio di capelli. Aveva occhi azzurri e spenti, l'aria autoritaria e solenne. Lo conosceva solo di vista, troppo in alto per poterci parlare direttamente. Sicchè tu sei l'uomo del mistero...

Il figlio di puttana che rema contro... adesso mi ricordo di te... eri quello con le siringhe in mano, il giorno dell'incarico ufficiale. Il giorno in cui sono divenuto osservatore di Faith al posto di Wes.

 

Methos fece strada ad entrambi fino al bancone della cucina. E quando furono entrambi vicini, posò la scatoletta sul ripiano lucido, poco lontano dal lavandino cromato.

E la aprì. Al suo interno c’erano una coppia di siringhe, diverse per particolari che né Faith né Doyle riuscirono a identificare.

Queste, Faith, sono la garanzia che il Consiglio ritiene di avere.” – commentò – “la prima è una soluzione, per una pratica che si definisce Cruciamentum. La seconda è un potente sedativo molto simile al primo ma in grado di stenderti, nel caso io dovessi decidere di portarti in Inghilterra contro la tua volontà.”

Le nocche di Faith divennero bianche, nello stringere spasmodicamente il bordo del ripiano. Gli occhi di Doyle erano enormi. E del tutto sbalorditi, nell’incontrare quelli di Methos.

Non credevi mica che mi mandassero qui in veste di soprammobile.” – commentò, velenoso, guardandolo dritto in faccia – “Hanno preso le loro precauzioni, come vedi. Se non per un picolo particolare…”

Senza mezzi termini, Methos aveva svuotato la siringa nel lavandino. Il getto trasparente era uscito fulmineo, nella rapidità con cui lo stantuffo era stato premuto. Piccoli schizzi avevano macchiato l’acciaio lucido, presto seguiti da altri di un secondo liquido. Entrambe le siringhe erano vuote, adesso. E Methos, aperto il rubinetto, le stava nuovamente riempiendo.

Ma con acqua.

Adesso sapete entrambi che sono inoffensive.” – commentò – “Se mai un giorno ci ritroveremo nei guai e costretti a usarle, Faith, mi appello alle tue capacità di recitazione. Voglio che tu spieghi questo fatto anche a Wes.”

Non puoi dirglielo tu?” – domandò la ragazza, cercando di barricarsi dietro un fiacco tono di sfida.

Di me non si fida, ma di te si. Crederà a quello che gli dirai. Siamo pratici, Faith. Questo gesto è plateale e del tutto privo di reali garanzie, per te. Interpretalo come preferisci. Ma non nasconderlo a Wes.”

 

Ma Wes non l'aveva presa bene comunque, a quanto ne sapeva Methos. Ed ora, tutto sommato, iniziava a capirlo. Dopotutto, doveva aver sempre saputo chi militasse nella fascia radicale del consiglio e, a posteriori, non era difficile pensare che Wes, quelle stesse siringhe, le avesse già una volta tirate sul pavimento, inimicandosi del tutto lo stato maggiore degli osservatori.

Westley, ti invito a non rendere questa conversazione un fatto personale.” - stava dicendo l'uomo, con voce d'acciaio - “Si sta discutendo solo sui punti di vista.”

Perchè qui avete solo questo a cui aggrapparvi. Un punto di vista.” - si intromise Methos, con calma. E usando deliberatamente quel voi che probabilmente sarebbe stato preso come una dichiarazione di guerra - “Qui è la sede dei punti di vista, del fascicoli e dei cavilli. E avete anche abbastanza onestà da ammetterlo, l'intelligenza non vi è mai mancata. Ma là, dall'altra parte dell'oceano e nel pieno della mischia, tutto è una bomba ad orologeria. E l'obbiettivo finale non è avere una visione ineccepibile e radicale, ma solo una consapevolezza lucida delle proprie azioni. Angel ne è consapevole. Per il presente in cui agisce e per il passato di Angelus che si porta appresso. Non lo vedrete mai alzare le spalle al pensiero di Drusilla, non lo vedrete mai rinunciare ad un'azione perchè sarebbe inutile. Angel sa accanirsi per salvare anche una candela che si spegne.”

Angel non lascia mai andare nessuno. Nemmeno chi dovrebbe.” - aggiunse Wes, lasciandosi andare contro lo schienale.

Ti riferisci a qualcuno in particolare?”

No, signore.” - replicò Wes. Angel ama ancora adesso suo padre - “Nessuno in particolare.”

In tal caso, se non avete nulla da aggiungere e i nostri punti di vista non possono incontrarsi...” - il padre di Wes fece un gesto educato e non discutibile - “Prego andate pure avanti. E parlateci dell'altro vampiro. Di Spike.”

Tutto a suo tempo.” - ribattè Doyle, per niente intimorito dalla piega degli eventi - “Angel merita ancora un certo spazio e lo avrà... in barba ai punti di vista. La sua storia è parte di quella di Spike quanto quella di Spike è parte della sua. Non sono scindibili, non sono uno giutificabile e l'altro condannabile. Anche se, non dubito, in questo momento desideriate farlo.”

Non c'è una preferenza. Abbiamo solo una visione... diciamo meno parziale.”

Fate pure. È l'unica cosa che vi resta da proclamare, ormai.” - il demone districò le dita intrecciate e allargò le braccia, con aria conciliante - “Siamo qui perchè meritate un ultimo resoconto, per gli annali. Voi ci state trattando come se non sapessimo bene la lezione ma, vedete... io non prendo lezioni da nessuno.”

 

Sorrise, tranquillo.

 

Io, se volete, posso darvi anche delle lezioni.” - specificò - “Non ho la saggezza del tempo dalla mia parte.. ma ho il cosmo. E il futuro. E, mi spiace darvi un dolore, anche qualche dogma interessante.

Angel è un eroe.

Angel è l'eroe.

È il vampiro con l'anima.

E tiene la salvezza del mondo tra le mani un giorno si e uno no. Commenti?”

 

No. nessun commento.

 

Benissimo.” - si alzò, infilando le mani in tasca - “In tal caso, vi parlerò di lui ancora un poco, se non vi spiace.”

E voltò le spalle al tavolo degli anziani, deliberatamente, fissando la tribuna laterale degli allievi.

Quando Angel giunse a LA e ci ritrovammo, ad un tratto, a combattere gomito a gomito... ed io ebbi modo di conoscerlo. Ed iniziare ad aprire uno spiraglio sull'uomo che era... e che voleva diventare.”

 

Ehi, uomo.” – Doyle accese la luce senza tanti complimenti. Rimanendo deluso quando si rese conto che Angel non era alla scrivania, intento a cercare di ricomporsi dopo quella brutale intrusione.

Si guardò intorno, strofinandosi pensosamente l’ombra della barba. La grande finestra gli restituiva l’immagine di un ragazzotto trasandato con la camicia stropicciata.

Ma sei davvero così giovane?” – domandò al suo riflesso, vedendolo impegnato a lisciarsi la maglietta per metà fuori dai pantaloni – “Dovresti avere i capelli grigi, a questo punto, a forza di corrergli appresso…”

scosse la testa. Ed il riflesso gli rispose con una rassegnata alzata di spalla. Indicandogli, con lo sguardo, la porta socchiusa per il tetto.

 

Ce ne vuole, per trovarti…” – commentò, sbucandogli alle spalle – “Non è che, per caso, mi hai visto arrivare e sei scappato?”

Se lo facevo, non mi trovavi.”

toh… ma allora parli! Vivi qui da ben una settimana e già mi parli. La città ti fa bene…”

E’ solo una città.. ne ho viste a migliaia…”

Ma nessuna è come questa, uomo.” – si sedette sul cornicione, con naturalezza… cercando di non pensare alle sue vertigini. Fissando questo alto e bel vampiro che gli era capitato tra capo e collo… un incontro deciso in chissà quale partita a carte tra il destino e le stelle.

Aveva degli occhi neri e profondi, come inchiostro.

Le luci cadevano al loro interno, come lucciole. E vi affogavano.

Nessuna è come questa…” – ripetè, cercando di non farsi distrarre dalla sensazione che Angel non lo stesse ascoltando.

Nella notte, le città sono tutte uguali.” – mormorò, interrompendo il monologo che Doyle stava già preparando nella mente – “C’è il male, il desiderio... e il nulla. Quando sei parte della notte, talvolta, quel nulla diventa insostenibile. Faresti tutto per interromperlo…”

Oh, mio dio, allora parla. Il pensiero gli sfrecciò rapidissimo nella testa provocandogli una certa vergogna.

Era la prima volta, veramente…

Quanto l’aveva aspettata…

E cosa accade, quando provi a combattere il nulla?” – azzardò.

Angel accennò una smorfia, un leggero sorriso di autoderisione.

Distruggi. Tutto ciò che ha un senso, tutto ciò che non puoi capire.” – replicò, conciso – “Uccidi, massacri… oppure rimani intrappolato nella tua testa, senza riuscire a…”

si era interrotto. Con una breve alzata di spalle, come se non fosse poi così importante.

Era questo che provava… Angelus?” – azzardò Doyle.

Angel si voltò a fissarlo, come se solo ora si rendesse conto di non aver parlato solo a se stesso. Quel buffo tizio, quel… Cantastorie… aveva un modo diretto e limpido per porgli le domande. Lo guardava con occhi appena sgranati… c’era quasi la luce in quegli occhi chiari. Brillavano…

Angelus voleva per sé ogni bellezza.” – mormorò, come se questo spiegasse tutto – “Voleva la vita, l’incomprensibile… tutto.. e poi di nuovo da capo… solo una volta si è sentito… totalmente appagato…”

La sua voce si spense, per un attimo. Gli scivolò dentro i lineamenti, indurendoli.

L’apice della sua passione è ora il più buio dei miei incubi.” – sussurrò, a denti stretti – “E ora andiamo. La città ci chiama.”

 

Purtroppo non abbiamo avuto molto tempo per goderci la reciproca compagnia.” - sospirò poi, voltandosi e giocherellando con alcune relazioni di Wes. E lo fece per calere un sorriso infelice, prima di tornare al propria arringa - “Io sono morto e Angel è andato avanti senza di me ma, tuttavia, con un Cantastorie d'eccezione. Cordelia Chase, la donna più bella che sia mai esistita. Mia moglie.”

 

[III]

 

Ecco. Questo era saper fare gossip. Avessero avuto macchine fotografiche, sarebbero esplosi i flash. Doyle, con un sorriso sessantaquattro denti, teneva una mano alzata e con un dito dell'altra si indicava la fede.

Ma tu guardalo...”

Cerca di capirlo. È la sua luna di miele...” - lo difese Methos, divertito - “Visto che i biglietti per Londra li pagavo io... credo che si siano visti l'ultima volta in aeroporto... tra un impegno e l'altro...”

Già. Come sempre, ci siamo messi di impegno per invadere la sua privacy.” - sospirò Wes. E gli sfuggì una risatina.

Methos si voltò, interrogativo.

Bhe?”

Nulla, nulla... mi è solo venuto in mente un episodio... tanto tempo fa...”

 

"Svelato il mistero…"

"Adesso che facciamo?"

"Violiamo la privacy di Doyle e Cordelia." - rispose semplicemente Angel, girandosi ed andando verso la porta - "Consiglio di guerra ragazzi…"

Era già a metà delle scale. Non li aveva nemmeno aspettati.

 

Doyle girò la testa a destra e poi a sinistra.

Poi di nuovo a destra.

E un'altra volta a sinistra.

Stava seduto al centro del suo letto e si poteva supporre che, sotto il lenzuolo, fosse vagamente nudo. Per seguire meglio quello che gli stavano spiegando, aveva ripiegato le ginocchia e si era puntellato sui gomiti.

Girava la testa a destra e poi a sinistra.

Aggrottando la fronte.

Angel e Wes stavano ai piedi del letto e parlavano quasi in contemporanea.

Rispondendosi a vicenda.

Cordelia, seduta a gambe accavallate al suo tavolino da toelette, avvolta in un corto kimono rosa, tamburellava tristemente sul ripiano, tirando indietro i capelli che, lasciati finalmente sciolti, continuavano a ricaderle sul viso.

La sua espressione era vagamente annoiata. Ed il suo conforto erano le occhiate che lei e Spike si scambiavano.

"Ti va ancora bene…" - disse lui, per consolarla - "potevano sedersi per spiegarlo meglio."

"Fatemi capire." - li interruppe ad un tratto Doyle - "Tutte questi giri di parole vi servono per farmi capire che volete organizzare una festa di compleanno a Faith?"

"Bhe, in effetti…" - Wes annuì, colto alla sprovvista - "Direi che quello è il succo del discorso."

"Ottimo." - rispose Doyle, sollevato - "Allora che ci vuole. Compratele i regali. Io e Cordy andremo a prendere una torta ed organizzeremo il resto. Domani a mezzanotte?"

"sì, direi che può andare." - aggiunse Angel.

"perfetto." - Doyle riguardò allargando le braccia. E perdendo quasi il lenzuolo - "Devo arguire anche che adesso vi leverete dalle palle?"

"Si… certo…"

"perfetto. E chiudete la porta."

Quando fu certo che fossero tutti e tre abbastanza lontani e che Spike stesse dicendo ad entrambi il fatto loro, frugò tra le coperte.

"Allora, amore…" - disse, emergendo, più arruffato che mai, con una bottiglia e due calici - "Stavamo dicendo?"

 

Stavamo dicendo?” - Doyle si era voltato verso di loro, con aria svanita - “Ho perso il filo del discorso.”

Hai detto moglie. E tutto il suo nome. Non mi sorprende che tu abbia dimenticato il resto.” - il brusio stava salendo di intensità. E Methos si infilò due dita in bocca e fischiò, penetrante - “Se avete domande alzate le mani, per piacere.”

Grazie, mister Pierson.” - disse la signora arcigna seduta all'estremo del tavolo degli anziani - “Il suo aiuto a ristabilire l'ordine è stato provvidenziale.”

E' mio dovere rendermi utile.” - rispose l'infame, posandosi una mano sul cuore - “Doyle, io credo che vogliano sapere di Cordelia come Cantastorie, non del tuo matrimonio.”

Ma come! E io che volevo mostrare anche le foto!”

Mister... mister Doyle.” - lo chiamò la stessa donna che aveva appena rimproverato Methos - “In effetti il nostro collega ha ragione. Noi vorremmo sapere di come la signorina Chase... la signora Doyle, mi perdoni, sia stata insignita di questa dote.”

Insignita? Oh, no, lei non ha le idee chiare! Non è una carica onorifica, è una grandissima fregatura! È una dote che ti prende da qui...” - si indicò il petto e risalì con le mani - “E invade ogni cellula come una fiammata prima di arrivare al cervello e divenire immagine. È questo, il potere delle visioni. E bisogna avere cuore per gestirlo, per trasmetterlo e sopravviverne.”

 

Cuore.

E Cordelia lo ha.

Cordelia è colei che ha cuore.

 

Se si ha fiducia in una persona, non serve nulla per trasmetterle il nostro dono più grande. Basta un semplice gesto, basta un bacio. Ed è questo che ho fatto.” - aggiunse, con un sorriso. Uno dei suoi sorrisi - “Un bacio, nient'altro. E Cordelia ha avuto da me tutto ciò che potevo donarle per aiutare Angel. Tutto.”

Sorrise, allargò le braccia, prima di posarne una sul petto.

In più, potendo.” - aggiunse, scanzonato. E felice - “Le ho dato il mio cuore. Il mio cuore, per sempre.”

 

"Non so come sia successo. Un giorno mi sei divenuta indispensabile. Non potevo più pensare a nulla, nulla senza di te. Sono morto, e c'eri ancora tu. Non avevo più mente ma eri sempre tu. Tu. E' sempre stato più grande di me. È sempre stata l'unica cosa che sapevo di poterti dare. L'unica cosa con cui potevo competere a ciò che tu mi hai sempre dato. Ma nulla vale il tuo primo sorriso, al mattino, quando mi alzo. Nulla vale quanto quel singolo gesto con cui mi sistemi il collo della camicia.

Non ho trovato ancora nulla di altrettanto grande da darti.

E ti darei tutto, il mondo, la vita… ti darei tutto."

Cordelia si vedeva riflessa nei suoi occhi chiari. Si vedeva, in ogni singola lacrima che gli era scivolata dalle ciglia. E sapeva che tutto, in Doyle era per lei. Troppo amore.

Amore per riempire ben più di un'esistenza.

Ma chi erano loro, per pensare di appartenere ad un singolo istante ed a un singolo momento nell'universo? Perché avrebbero dovuto sentire la loro temporaneità, mentre si lasciavano travolgere da tutto questo?

"Ti amo anch'io, Doyle. E ti amo con la paura di non dirtelo mai abbastanza."

 

***

 

E poi, quando è tornato, si è ripreso tutto.” - uan voce asettica e nasale. Una voce che non aveva mai detto parole d'amore se non con pacata cortesia, probabilmente.

Si. Un poco riduttivo ma è andata così. Ho ripreso tutto tranne il mio cuore.”

 

"Tu hai cambiato il destino di Angel."

"Esatto."

"Troppo semplice."

"Come scusa?"

"E' troppo semplice. Chi morirà al posto di Angel?" - il tono di Cordelia suonava pieno di leggerezza. Chi, chi si sarebbe dovuto sacrificare?

"Io."

Il cuore le divenne un pezzo di ghiaccio.

"Aspetta, aspetta. Non come credi tu. Io non morirò, principessa. Il destino mi deve una vita. Io sono già morto una volta. E benché sussista ancora un certo qual margine di rischio per cause violente, non morirò di certo a breve scadenza."

"Ed allora come?"

"Tu mi darai qualcosa che mi appartiene."

"Io non ho niente di tuo, non…"

Si sbagliava. Le bastò iniziare a negare per ricordarsi che possedeva qualcosa di Doyle. Possedeva il suo dolore, la sua più grande paura. Doyle le aveva lasciato il suo potere.

Le sue visioni.

Il dolore lancinante che martellava le tempie riempiendogli la mente di urla e facce contorte. Cordelia sapeva come potesse essere profondo il coinvolgimento con le immagini.

Odiava avere visioni. Ma odiava anche doverle sapere nella testa di Doyle.

"Sono stato costretto, allora. Non avrei mai voluto, principessa. Ma ne andava della vostra vita. E della vita di chissà quanti innocenti."

"Doyle, no. Non puoi…"

"Sì che posso. È il prezzo che devo pagare per restare. Quello e la memoria delle cose che ho visto e sentito dall'altra parte. Non proprio tutto, ma parecchio."

Cordelia si sentiva una pena infinita in fondo al cuore. Gli occhi di Doyle, dietro il sorriso, erano tristi ma sereni.

"Sapere ed essere in pace con il mondo non è come stare qui con te con la testa piena di dolore. È molto, molto, molto peggio. Sono disposto a tutto per avere sere come questa almeno tre volte la settimana. Diamine, non c'è paradiso abbastanza felice per compensare la tua assenza."

"E quella di Angel."

"Ovvio. Io sento sempre la mancanza di Angel. È triste, cupo e tormentato. Tutti dovremmo avere un avvilito pensieroso in qualche angolo di casa." - Doyle la cinse con entrambe le braccia fino a sentire il suo peso sul petto - "Restituiscimi il dolore, Cordy. È un prezzo che posso pagare."

Le sue labbra si avvicinarono e si dischiusero. Cordelia lo sentiva tremare.

Ma lo baciò ugualmente. Con amore. Tutto l'amore che aveva rimpianto di non avergli trasmesso la prima volta.

Quando le loro labbra si separarono, gli occhi di Doyle erano ancora chiusi. Un'espressione strana gli brillava sul volto, come se un nuovo peso si fosse posato sulle sue spalle, come se sentisse una voce che nessun altro poteva percepire.

Doyle era in ascolto di qualcosa. Le sue palpebre vibravano appena. Tremava, e respirava appena. Cordy l'abbracciò stretto, fino a quando non si sentì ricambiata, fino quando non sentì la sua testa sulla spalla, il volto nel collo di pelliccia del suo giaccone.

Una coppia qualunque, all'angolo di una strada silenziosa.

 

Doyle si era appoggiato al tavolo, le braccia conserte e gli occhi bassi. Ma sorrideva.

Sorrideva e c'era lei, sempre lei in quel sorriso.

Un bacio. Anche quella volta è bastato un bacio solo.” - aggiunse, concludendo.

 

Il ritorno di Doyle faceva già parte dello schema che vi avevo preannunciato.” - la voce di Wes spezzò la magia e diede respiro al demone e ai suoi pensieri - “Probabilmente già allora eravamo avviati verso una risoluzone ma era presto perchè lo comprendessimo. Talvolta succede. Presi da altri pensieri, dal contingente, dalle situazioni... Combattevamo, giorno e notte e senza trovare mai pace. Ma la nostra vita si stava costellando di eventi di grande e piccola portata. Angel ci aveva trovati e riuniti sotto un'unica bandiera. Cordelia, io, Spike.. gli sbandati di Angel e, non ultima, Faith.”

Il nominare la Cacciatrice rinnegata provocò un certo sussulto nelle composte file degli osservatori. E Wes attese che si calmassero. Negli anni, il nome di Faith era stato spesso associato a quella reazione composta nelel sale del consiglio. Wes ormai era abituato. Lo aveva sentito troppe volte.

E sapere che quella sarebbe stata l'ultima gli piacque.

 

Si, anche Faith. Angel non l'avrebbe mai lasciata andare. E nemmeno io.”

 

"Scusami, non me la sentivo di urlare." - sussurrò. Era rauca.

"Non importa, piccola, non importa." - mormorò Angel chinandosi verso di lei e protendendo le mani per toccarle il viso, un visino pallido e febbricitante. Faith stava rannicchiata veramente in uno spazio ristretto ed Angel, con la sua mole, sembrava inglobarla e proteggerla.

"Non pensavo che mi avresti cercato."

"Cerco sempre le cose preziose che ho perso."

Piano, per quanto le sue forze le permettevano, Faith scivolò fuori dal suo nascondiglio. Era ferita, malconcia.

Angel si sfilò il cappotto e l'avvolse stretta. Già una volta aveva accolto così Faith, stremata e piangente, tra le braccia, infondendole calore. Faith sembrava giungere nella sua vita sempre preceduta da un acquazzone, come un dono piovuto dal cielo.

Angel la strinse e la sollevò da terra.

"Ce la faccio a camminare."

"Non importa." - sorrise Angel, nell'assestarla meglio tra le braccia.

"Mi troveranno."

"Ti sbagli. Troveranno me."

 

Si...” - la voce di suo padre passò come veleno sulle teste dei presenti - “Sappiamo della tua predilezione per questa Cacciatrice... indipendentemente dall'etica che ti era richiesta.”

No.” - Wes sorrise, divertito. E, negli occhi, sembrarono passare fiamme violacee - “Non sapete un cazzo delle mie predilezioni. Né, tantomeno, della mia Faith.”

 

"Come stai bene vestito così…" - commentò Faith, per spezzare il ghiaccio. Sperando di tutto cuore che Wes ricambiasse il complimento.

"Ed io sono felice di vedere che il vestito ti è piaciuto…"

"Oh, Wes, non ho mai avuto niente del genere." - Faith camminò, fino quasi ad appoggiarsi al suo petto - "io non potrò mai ringraziarti abbastanza per tutto questo."

"Io non potrò mai ringraziare te abbastanza, Faith." - rispose lui, seriamente - "Perché hai saputo ricominciare a fidarti di me, dopo tutto quello che ti avevo fatto…"

"Non sono mai stata una brava ragazza, Wes." - Faith scosse la testa, adombrandosi - "E mi sono pentita di molte cose. Ma non mi pentirò mai di ricambiare la fiducia che tu hai nei miei confronti."

Wes le sorrise. Aveva un'espressione dolce che Faith gli aveva visto ben poche volte, che gli contornava gli occhi con leggerissime rughe. Come se, in un'epoca lontana, avesse sorriso così tanto da imprimere ogni espressione nella sua pelle.

Aveva degli occhi chiari bellissimi. E comprensivi.

Faith lo guardò, spaventata di colpo dall'adorazione che sentiva per lui. Nel suo piccolo mondo, due erano i pianeti attorno a cui instancabilmente ruotava: Angel e Wes.

Il suo Wes.

Quanta paura, nel provare nuovamente un sentimento del genere. Quanta paura, a desiderare nuovamente che fosse il suo osservatore.

Anche se era una rinnegata.

E una poco di buono.

Wes le stava accarezzando una guancia, senza che nulla scalfisse la sua espressione.

"Hai scordato di mettere gli orecchini…" - l'ammonì, facendola sorridere. Complice.

"Aiutami tu…" - rispose, voltandosi ad afferrare i cerchietti che Cordelia le aveva prestato.

Ma solo prestato! Come si era più volte raccomandata.

E Wes lo fece. Aggrottando la fronte, come aveva fatto meno di ventiquattro ore prima. Impegnandosi, come se fosse una cosa astrusa e complicata.

"Grazie." - mormorò educatamente Faith, quando finalmente sembrò aver terminato l'opera.

E, di tutta riposta, Wes si chinò ancora. Per darle un bacio sulla guancia.

Un bacio in cui cercò di condensare disperatamente tutto quello che Faith rappresentava per lui.

"Buon compleanno, piccola." - sussurrò.

 

Wes.” - Doyle si era voltato, fissandolo intensamente - “Non esagerare.”

No.” - si passò la mano sugli occhi, stanco - “Non intendo farlo.”

 

E ho detto tutto quello che avevo da dire. Il resto sono affari miei.

 

***

 

Voi ragazzi permettete?” - domandò Methos, piegando la testa - “Pensate alle vostre donzelle e io intanto mi occupo di loro, che ne dite?”

Mica male come idea.”

Accomodati.”

Prego, mister Pierson.” - aggiunse uno degli ocsservatori, indicandogli il leggio - “Se pensa di poter portare un po' di razionalità in questa faccenda...”

Razionalità?” - Methos stortò la bocca divertito. E comprensivo - “Se ci fosse stata della razionalità in questi anni, oggi staremmo tutti qui per il torneo di bridge, non di certo per valutare quanto il mondo sia cambiato. No, non illudetevi. Quello che questi due vi stanno cercando di spiegare da ore è che non ci sarebbe stato nulla non ci fosse stato il sentimento. E io, credetemi, sono pienamente d'accordo.”

 

Ti prego, non ricominciare!” – Methos si alzò e aprì il pensile, cominciando a tirar fuori i piatti per la cena – “Parla dei Coventry, se vuoi, ma non di tua madre e della sua solfa sul nostro predestinato incontro. Sono sempre venuto in Irlanda e ho sempre amato le rosse.”

Dopo anni continui ad essere convinto che sia stato un caso? Incontri un Cantastorie, quasi la sposi, ti sobbarchi suo figlio che un paio di decenni dopo è un Cantastorie con una carriera di tutto rispetto che ti procura una Cacciatrice da seguire, cosa che non ti succedeva da… diciamo…”

Millecentottantadue anni.”

Davvero?”

Davvero.” – Methos aprì un cassetto e tirò fuori le posate – “Ma va’ avanti. Non avrai pace se non finirai lo sproloquio…”

Non una Cacciatrice a caso, ma quella che cambierà gli eventi. E che vive con Angel, il vampiro con l’anima, l’eroe delle profezie. E con Spike, l’uccisore delle Cacciatrici, colui che…”

Fermati.” – Methos gli passò i piatti – “E apparecchia. Non voglio sentire di nuovo la questione di Spike. Risparmiamela.”

Non vuoi sentirla perché sai che ho ragione.” – ribatté l’irlandese, saltando giù dallo sgabello e facendo il richiesto – “E perché ci porta dritti al punto. Edward e William devono incontrarsi. E quello che abbiamo fatto è stato uno sbaglio di proporzioni cosmiche.”

Concordo sullo sbaglio, me ne frego del cosmico.” – rispose l’uomo, serafico, porgendogli i bicchieri e buttando le bistecche sulla griglia – “Non mi importa di aver sballato i calcoli cabalistici tuoi e di Whydam-Price. Sono però sempre più in disaccordo con Edward riguardo la sua scelta personale. Doveva dirlo a suo fratello.”

Non è solo una questione affettiva, Methos.”

Sì che lo è.” – Methos interruppe l’operazione di taglio dei pomodori e gli puntò il coltello in mezzo agli occhi – “Perché su questo sono sempre stato d’accordo con tua madre. Prima vengono le persone della nostra vita, poi tutte le altre beffe che la specie umana si è inventata per credersi sopra le leggi di natura.”

Doyle, che stava approfittandone per masticare un grissino, lo fissò, a bocca aperta.

Edward non è una pedina nei vostri giochi.” – dichiarò Methos, tornando a massacrare le sue verdure con furia – “E’ solo un uomo che ha sbagliato per troppo amore.”

 

"Nessuno è una pedina nell'esistenza. Può sentirsi tale ma può combattere, ribellarsi e, soprattutto, non deve smettere di sentire. Vogliamo poi a posteriori rileggere il tutto in una chiave filosofica? Si, si può fare. Ma, sul momento, non importa. Non importa a nessuno. Perchè è con il cuore che si può fare qualcosa. Non con il cervello. Né, tantomeno, con un libro e un satellite.”

Si voltò, strizzando l'occhio a Wes e allungando la falcata per percorrere la prima fila della tribuna.

Wes ha saputo unire i puntini per l'importanza che ha dato a Faith come donna e come Cacciatrice. Doyle ha aiutato Angel non perchè fosse un paladino ma perchè era un uomo che non voleva sentirsi tale. E Cordelia.. buon dio, se non l'avesse sposata lui, l'avrei sposata io. Perchè certe persone...”

 

Reminiscenza. Si interruppe. Alzò gli occhi. Ed Edward, dal fondo della sala, a lato della porta, gli sorrise e gli fece un cenno. Aveva i capelli corti. E gli occhi brillanti. Non sembrava più grande dei cadetti seduti sei file più avanti.

 

Ehi, Coventry... hai perso un sacco di frasi carine sul tuo conto.

 

Perchè certe persone.” - riprese, prontamente, sorridendo - “Sono nate per sorprenderci, amarci e portarci dove dobbiamo andare. E questo era l'Hyperion, quando sono arrivato: un posto dove le persone credevano una nell'altra. E, sopra ogni altro... c'era ancora lui.”

 

In piedi, davanti alla porta.

Uno sguardo scuro e pacato.

Una bellezza oscura.

 

Ed eccoti, finalmente.

Sicchè tu saresti l’eroe…

 

Methos si alzò, pulendosi le mani, in modo studiato.

 

Angel ricambiò lo sguardo. L’uomo non era ostile. Era serio, perfettamente chiuso in se stesso. Non trapelava nulla, non una variazione cardiaca o respiratoria.

Nulla.

Sapeva di fissare un vampiro.

Ma la cosa non aveva nessun effetto su di lui.

Né fascino.

Né ripugnanza.

Eppure…

 

Per la prima volta in vita sua, Angel si domandò come fosse il proprio, di sguardo.

 

Si, sarete stanchi di sentirvelo descrivere. Angel, Angel, Angel. .. credo che sia qualcosa che sparge nell'aria. Delle spore. Non si può smettere di pensare a lui. A meno che...” - sorrise e allargò le braccia, la sua miglior espressione 'che ci volete fare' - “A meno che non vi ritroviate davanti il piccolo Coventry.”

La bocca di Edward si allargò in una risata silenziosa. Ed egli incrociò le braccia e le caviglie, seguitando ad ascoltare.

 

Tu che parli bene di William... non me lo perderei per niente al mondo.

 

Non giocare con me, Methos.”

No, non giocare tu, moccioso!” - sbottò, deciso - “Ti illustro la situazione, poi mi dici che ne pensi: da stamattina, Edward è passato ininterrottamente dalla padella alla brace senza sosta. Vampiri, tu, Angel, Drusilla, ancora vampiri, ancora tu, ancora Drusilla e, a quanto sembra, di nuovo Angel. La vostra dannata stirpe plasmamaniaca lo sta tormentando senza sosta mentre tu, unico conforto e debolezza di lord Coventry, stai qui a frignare senza sosta. E quando non piagnucoli sembri uscito dal film shining. Nel frattempo hanno cercato di ammazzare la tua fidanzata, il mio figliastro, il sottoscritto e, ultimo per molti ma non nel cuore dei bibliotecari del mondo, mister Whydam-Price. Tutto, sottolineo tutto, grazie a te, che sei un pazzo nevrotico senza né arte né parte. Ok?”

Allargò le mani, guardandolo.

Sono stato chiaro?” - domandò, in maniera così convincente che Spike ebbe l'impressione di essere un dodicenne indisciplinato. E, soprattutto che, in altri frangenti, avrebbe saputo formulare un'identica esasperata arringa.

Visto da qui, sei così. E, tu potessi vederti da questa angolazione, la tua ironia avrebbe di che scatenarsi.” - aggiunse, con petulanza, indicandolo - “Concludendo, non credo che mi interessi quanto sei disastrato lì dentro... sarebbe solo gradito che tu prendessi una decisione.”

 

William the bloody è...” - si interruppe, cercando le parole - “Una potenza della natura. Una vera, incontrollabile potenza. Un metro e settanta di ossa, nicotina e ironia. Lui è... è fantastico.” - si posò le mani sul petto, sorridendo – “e io sono il suo più grande fan.”

Ma sta dicendo sul serio?” - azzardò Westley, fissandogli la schiena e la posa a gambe leggermente divaricate. Methos non sapeva comprarsi maglioni che non fossero almeno due taglie più della sua.

Oh, si.” - Doyle sorrideva, presissimo dall'arringa. Adorava l'oratoria di Methos. Aveva passato tutta l'infanzia a guardarlo cercare di abbindolare sua madre, sempre fatto con l'entusiasmo più genuino e adolescenziale che si potesse immaginare - “Finchè lo dice ci crede...”

Non sarebbe 'finchè ci crede lo dice' ?”

No, con lui è il contrario.”

Ah, ecco.”

 

Non ci posso credere...” - annaspò Methos, fissandolo - “Tu lo preferivi morto...”

Methos...”

Taci, William!” - la presa attorno ala gola aumentò, assieme alla rabbia - “Cosa! Morto è meno indomito? Meno ingombrante? Importante?Oh, si, è così...”

Annuì, spiritato. E spike sentì gli occhi trapassarlo e incenerirlo prima ancora della verità che stava per essergli sputata in volto.

Oh, si, è così. Se edward resta morto, tu puoi andare avanti e dimenticare ciò che eri. Bhe, sbagli, stupido ragazzo. Sbagli.

Stai violando la prima regola dei penitenti, Spike. Provare sempre vergogna.”

 

William...” - methos si interruppe e corresse, alzando un dito - “Spike, come preferisce essere chiamato, non è uno qualsiasi. Probabilmente non lo era nemmeno da vivo ma, si sa, il mondo in cui viviamo non sempre riconosce il genio quando lo incontra. L'intelligenza, la percettività e la certezza di dover inseguire sempre le cose più grandi di noi non sono sempre caratteristiche facili da apprezzare o con cui convivere. E, da questo rifiuto, da questa certezza che hanno i nostri simili nel definirci stupidi nasce la disperazione. Si, la disperazione.

E non è un sentimento con cui si può sempre convivere. A volte passe e, a volte...” - rallentò il passo, gettò un'occhiata ammaliante alla platea - “.. a volte fa fare cose molto stupide. Come farsi vampirizzare.”

 

Non c'è nulla che uccida come l'assenza d'amore.

E William, William Coventry, sa cosa sia la solitudine.

 

C'è qualcosa di sbagliato nel lasciare. E nell'essere lasciati.

Qualcosa di crudele.

E freddo.

Qualcosa che rimane dentro, aspettando di risorgere, pugnalando e avvelenando ancora.

Anya era stata lasciata da Xander. E Spike aveva lasciato Cecily.

La verità semplice e paradossale, stava nel capovolgersi dei fatti.

Non era Spike che aiutava Anya. Ma William.

E la rabbia da cui era nato Spike.

Si lasciò travolgere, perdendosi nella sincerità dei loro gesti, in quel essenziale cercarsi, agitato e pulito. Inarcandosi, sotto le sue mani, rispondendo con la stessa furia, disposta a tutto, pur di non vederlo svanire.

Senza amore.

E senza soddisfazione.

Annullandosi, nel conforto del nulla e nel dolore di entrambi che diveniva uno. Afferrandolo, graffiandogli la pelle perché non le sfuggisse.

Fissandolo negli occhi e domandandosi come anche l'azzurro più puro potesse incendiarsi in quel modo.

Forse esisteva un mondo in cui Spike era il principe che uccideva il drago e salvava la principessa. Una principessa dai capelli biondi ed il cuore triste.

Forse esisteva un mondo in cui un bacio bastava a risvegliare una fanciulla dal suo torpore.

Ma in un mondo come il loro, tutto era solo una zona d'ombra.

Una zona d'ombra, fatta di caos e incomprensibili verità, dove talvolta i demoni si incontravano. E dai loro corpi morti e dai loro dolori sopiti sapevano ancora far scaturire magia.

Aspettarono di giungere ad un passo dalla fine, per chiudere gli occhi, in un tacito accordo. Esorcizzando le proprie paure.

E fingendo, in un' eterno istante, di essere qualcun altro.

Qualcuno di umano. E semplicemente amato.

 

Nel suo caso, la vampirizzazione ha dato parecchi frutti insperati. Ha combattuto da demone per il mondo, ha continuato a farlo con un'anima in carico. Ha saputo trovare la vita anche dove gli altri non sapevano vederla e... sopra ogni cosa... ha amato. Amato sopra ogni cosa.”

 

Ha amato Faith. Amato Angel. Amato Edward... e non gli è mai sembrato abbastanza. Mai.

 

Ma Spike non amerebbe sapere che parlo della sua privacy. E quindi... Io posso solo aggiungere una cosa: mi dispiace non lo abbiate conosciuto di persona. Avrebbe cambiato le vostre vite.. e le avrebbe rese più interessanti. E' tutto.” - concluse Methos, aprendo le mani strette tra loro - “Del resto, calcolando ciò che alla fine vi interessa della situazione, non credo che vi serva sapere altro di lui.”

 

Non condivido le illusioni di Wes e Doyle. Io lo so che non cambierete. E so che qui stiamo solo a perdere il nostro tempo, come tre veri cretini.

 

Io non sono d'accordo.”

Mi correggo. Quattro cretini.

Perfetto.” - sospirò, alzando gli occhi al cielo. Il suo pubblico era perplesso per quell'interruzione, mormorava, alcune teste si voltavano cercando la fonte di disturbo. Methos, invece, non lo degnò nemmeno di un'occhiata, girò sui tacchi e si gettò in una sedia lasciata libera.

Adesso si che ci ammazzano.” - borbottò, risentito, mentre Edward scavalcava una balaustra e si prendeva il centro della scena.

 

Stupido dandy...

 

[IV]

 

Non penso che esista una persona che può parlare di Spike meglio di me. A parte Angel si intende.” - fu l'esordio. Sicuro e rilassato, una mano in tasca e l'altra sul profilo del tavolo degli anziani - “Permettete?”

E voi sareste?”

Coventry. Lord Edward Simon Michael Henry...” - aggrottò le sopracciglia cercando di ricordare l'ultimo - “Adam Coventry. Si, credo fosse Adam. Può chiamarmi Edward, se vuole.”

L'osservatore che aveva osato chiederglielo aveva appena perso la penna di mano. E questa, rotolando, era finita dritta tra le dita di Eddy.

Come, prego?”

Coventry. Servono anche i miei altri titoli?” - sorrise, piegando la testa e rendendo la penna - “So che mi chiamate il pescatore d'oro. Lo apprezzo, grazie.”

 

Ecco. Edward aveva appena ottenuto ciò che in tre non avevano saputo afferrare.

Un silenzio ammutolito.

E sconvolgentemente rispettoso.

 

Ma come, come, come...” - borbottò Methos, allungando le gambe - “Come ci riesce...”

E come vuoi che faccia... come fa anche Spike.” - e Spike gli somiglia... tanto...

 

"Ovvio. Ma lui soffre per l'amore perduto. Non è lui quello che si è fatto sfondare la cassa toracica per far rinsavire il suo migliore amico."

Spike lo guardò di traverso. Con un sorriso strano.

"Puoi anche dire fratello, se vuoi."

"Sul serio?"

"E' una concessione che faccio solo a te, perché pronunci William come lui. E' perché fratello è una parola con un bel suono." - Spike sorrise, permettendo alla stanchezza di trasparire, posando la testa contro la parete. E chiudendo gli occhi.

Era bello come un cherubino, esangue. Il dolore gli segnava i lineamenti, passando ad ondate. Aveva un aspetto fragile, che non rispecchiava la sua forza interiore.

Si trattò di un istante. Poi Spike riaprì gli occhi e lo squadrò, con l'ironia di sempre.

"Mi stai fissando…"

"Speravo dormissi."

Spike rimase in silenzio. Poi scosse la testa, con un gesto di rammaricato diniego.

"Spiacente ho deluso le tue aspettative."

"Non solo le mie." - Doyle fece un cenno con la testa - "Guarda lì."

Alle sue spalle, in piedi, incorniciato dalla porta, era Angel.

"E poi sono io quello che origlia…" - mormorò Spike, con un filo di voce.

"Non ha bisogno di sentirtelo dire, per saperlo…" - gli rispose sottovoce Doyle, chinandosi verso di lui, con un sorriso in fondo agli occhi - "ed anche per lui ha un bel suono."

 

Angel... e Spike. Doyle alzò gli occhi, improvvisamente serio.

Angel e Spike... mi mancherà poterlo dire.

 

Respirò a fondo. E Methos alzò un sopracciglio.

Ehi, ok?”

Si, tutto ok. Ma sto pensando a quanto sono cambiate le cose... e in troppo poco tempo.”

Non è stato poco, Francis. È stato solo vissuto intensamente.” - sorrise, andando lontano con lo sguardo - “E, come al solito, con Edward giunge la necessità di un cambiamento. Cambia le persone e i fatti con la facilità con cui cambia le spade.”

 

Non rischi troppo a continuare a cambiare?”

Non rischio troppo a fidarmi di una cosa datata?”

 

E quindi...” - concluse Wes, ondeggiando a destra e sinistra sulla sedia - “Ci prepariamo... a cambiare registro.”

 

Ci siamo intrattenuti nel territorio che conoscevamo troppo a lungo. È ora di raccontare come sia finita. E andare avanti.

 

***

 

Nel frattempo, Edward aveva finito di spargere fascino in giro per la sala. Qualcuno gli aveva stretto la mano, qualcuno lo aveva solo fissato, tutti gli altri si erano domandati ceem dire qualcosa senza rompere il silenzio.

Edward aveva dato il suo meglio, rispolverando una mezza tonnellata di regole ammuffite dei suoi tempo. La sua educazione, quella che permetteva a Spike di sembrare un gentiluomo anche in trench, era innata come l'eleganza. Ma Edward, per l'occasione, era quasi l'iperbole del galateo.

 

E stava, lo dicevano i suoi occhi, per scatenarsi. In tutto e per tutto.

 

Io avuto parte nella faccenda e so che, presso questo consiglio, tenete in conto delle testimonianze dirette.” - esordì dunque, restando in piedi davanti a loro. Giocherellava con qualcosa, tra le dita, rigirava un portasigarette d'argento, con lentezza, per il piacere di sentirlo scaldarsi - “Posso aiutarvi in qualche modo?”

In effetti si.” - rispose l'anziana. Aveva inforcato gli occhiali e, con una gentilezza ferrea che doveva essere sua tipica, si rivolgeva all'immortale - “Noi vorremmo sapere il cosa, il come e il perchè degli eventi di Los Angeles del mese passato. Finora ci è stato detto ben poco.”

Tutto a suo tempo.” - rispose Edward, con la sua abituale morbidezza - “E sul poco dissentisco. Ci sarebbe ancora molto da dire ma non rischieremmo di sforare nel privato, oppure in informazioni che ci serviranno più avanti. Io, personalmente, vorrei dirvi chi sia mio fratello prima che per voi diventi un fenomeno da baraccone.”

Uno degli osservatori sembrava intenzionato a interromperlo. Ma Edward aveva scritto in faccia che non avrebbe concesso limitazioni al suo raggio d'azione. Come sempre.

No, prego.” - disse, dunque, con il più bello dei sorrisi e una mano gentilmente alzata - “ Non vi tratterrò a lungo, siete ansiosi di sentire l'epilogo. Ma vi prego di darmi la vostra attenzione per qualche minuto.”

 

Quello che sto per raccontarvi è la storia di due fratelli

che seppero ritrovarsi e darsi un futuro comune.

Di William.”

- scandì, con calma e con una pausa studiata ad arte -

E di Angel.”

 

***

 

Si possono dire molte cose riguardo le anime e il sangue di LA. Ma, se ci si limita a scavare e giungere al nocciolo della faccenda, si trova solo questo. William ed Angel. E tutto il resto diviene un accessorio.” - mormorò. E le domande che volevano fargli evaporarono - “Le vite si intrecciano, le emozioni divengono funi e il mondo in piccolo sembra migliore anche quando si combatte. Ma al centro, rimangono sempre loro. Spike ed Angel. Fratelli di sangue. Per sempre.”

 

"Guardami William, guardami bene." - lo incitò Angel, senza lasciare la sua mano, senza che le loro teste si allontanassero - "Io non ho niente da rinfacciarti e niente da perdonarti. L'inferno è in terra, hai ragione. Ed ognuno di noi ne porta una frazione sulle spalle, ogni giorno. Io sono qui, perché tu hai bisogno di me. E tu sei qui perché io ho bisogno di te. E so che non mi lasceresti mai."

Mai.

Mai.

Mai.

"Come due fratelli." - aggiunse.

Spike sorrise, afferrandolo forte con la mano libera. Afferrandolo, perché non gli sfuggisse.

"Come due fratelli." - promise, in un soffio.

 

Vorrei parlarvi di entrambi a modo, se non vi spiace. Anche se sono, tecnicamente, l'ultimo arrivato. So molte cose di Angel. Perchè l'ho conosciuto, lo ammiro e perchè... bhe... parlo con mio fratello. E so, perchè come voi amo i libri, molte cose sul Flagello d'Europa. Era qui prima di molti noi, ci sarà anche dopo. E, per un colpo di fortuna, era con mio fratello in molte occasioni. Io non sono stato altrettanto presente.”

 

"Ed è giusto tutto questo?" - chiese Spike, più a se stesso che ad altri - "Me lo sono chiesto così tante volte… cosa avevo di particolare per ottenere questa immortalità? Perché io, Angel? perché… cosa c'era in me da rendermi così adatto? E' ancora come allora… lui è morto… io sono sopravvissuto. Avevamo le stesse probabilità…"

"Il caso, il destino… in effetti l'unica cosa che possiamo scegliere è a quale delle due forze votarci. Il caos. Oppure l'ordine. Uno dei due guida le nostre vite… Doyle ti direbbe che è destino."

"E Cordelia mi direbbe che è casualità. Lo so." - concluse Spike, allungando le gambe - "Eppure quei due si completano, non credi?"

"E può darsi che sia questa la risposta giusta. Unire la predestinazione alla libertà." - commentò Angel. prima di tornare ad inoltrarsi nel discorso - "Ma questo non da' mai una risposta alle nostre domande. Io ho ucciso mia sorella. Tu hai perso un fratello. Ed entrambi li teniamo nascosti in un passato in cui forse, non abbiamo rimorsi."

Era vero. Edward apparteneva ad un periodo fatto di rimpianti e di pochi umani dispiaceri. Pochi, leggeri da portare, rispetto a quelli dei suoi anni sfrenati. Dei suoi anni al di fuori del logico, da predatore. Edward se ne era andato prima ancora che cominciassero i massacri.

"Ho sempre pensato che Edward…volevo credere che potesse vedermi, anche se non c'era più. Ed ora , se veramente mi sbilancio a credere che esista qualcosa oltre la morte… non posso far altro che pensare allo spettacolo che ho messo in piedi in questi secoli. Diceva sempre che mi avrebbe appoggiato, qualunque fosse la mia strada... ma ho difficoltà ad immaginarlo concorde con alcune mie scelte di vita. L'avrei seguito in capo al mondo…" - Angel alzò gli occhi. E vide Spike come era stato in quegli anni. Come, per molti aspetti, era ancora adesso. Tenace, testardo, insofferente di ogni regola, troppo sincero per essere diplomatico e tremendamente affilato nei suoi ragionamenti. Come se il tempo l'avesse costretto ad essere il fratello maggiore di se stesso. Non riusciva ad immaginarlo capace di accettare la guida di un altro con una fiducia del genere.

 

Angel non si è mai reso conto di quanto potere esercitasse su Spike. Lo ha consigliato, protetto, esasperato con la sua calma. Ma non ha mai fatto uno sbaglio. L'unico passo falso, probabilmente, l'ha compiuto per colpa mia. Ciò che so per certo, tuttavia, è che Spike non sarebbe nulla senza di lui.” - pausa - “Angel ed io non siamo la stessa persona. E non ci diamo il cambio in questa vita che Spike gestisce come un ottovolante. Siamo solo noi, entrambi importanti, entrambi amati. E nel reciproco rispetto degli spazi, senza nessuna tragedia.”

 

Rallentò, sorridendo, senza smettere di parlare. Oddio, nessuna tragedia ora.

 

Angel per Spike è... ciò che Spike è per Angel. Se mi perdonate il gioco di parole, si intende.”

 

"Edward aveva un solo difetto… era perfetto." - riprese Spike. Sorridendo di quell'affermazione.

"Un difetto che hanno moltissimi fratelli maggiori." - ribattè Angel. E si sorprese da solo con quell'affermazione. Prima ancora che Spike lo fissasse passandolo da parte a parte.

Si alzò, quasi di scatto e camminando, giunse ad un passo dal cortile illuminato.

Anche lui era stato un fratello perfetto. Tra una sbornia e una litigata. Tra uno sbaglio ed un altro ancora. Per Kathie nulla di tutto questo era importante. Non aveva mai pensato di odiare suo padre per l'indifferenza che le mostrava…

"…Eppure per Kathie tutto questo non aveva importanza. Odiava nostro padre per il male che faceva a me." - confessò - "non le importava molto che non la notasse."

"Perché aveva te." - la voce di Spike lo fece sussultare. Era in piedi, un passo dietro di lui - "Perché doveva desiderare altro? Tu probabilmente le davi molto più di quanto potesse immaginare. E le volevi bene."

"Io l'adoravo, William." - si voltò a guardarlo. E, senza volerlo, la sua espressione si addolcì. Come allora. Come quando Kathie lo guardava ed aspettava che parlasse - "E non ho dubbi sul fatto che tuo fratello Edward stravedesse per te. Lo si legge nei tuoi occhi…"

Lo vide sussultare. E fissarlo. E intravide quello che William era stato da vivo, in una frazione di secondo. Vide svanire l'espressione forgiata dai secoli, il cipiglio e la mascella volitiva. Vide il ragazzino biondo che era stato, il ragazzino che aveva un'espressione troppo fragile per il carattere che nascondeva.

Si voltò, tornando a guardare il giardino assolato.

"Hai lo sguardo di una persona che è stata amata, William. Sei uno che per amore saresti capace a fare di tutto. A rischiare tutto. E non solo per l'amore di una donna. Avresti veramente seguito tuo fratello in capo al mondo. Perché non sarebbe mai stato capace di farti del male."

 

Angel è...” - alzò la testa, con un mezzo sorriso. E quell'aria tremendamente luminosa passò sulla folla come un'ondata - “Angel è il buio, l'oscurità allo stato puro. Ma non si può non volersi schierare al suo fianco quando parte per le sue crociate. È sempre percepibile in lui una disperata ricerca della scelta migliore e, allo stesso tempo, un'incertezza di fondo. Fino a quando... fino a quando crederanno in me.”

Si interruppe, forse per riflettere. Ma nessuno si intromise, di fronte a lui, alle sue spalle. Ed Edward, per un attimo nella perplessità di aver detto troppo, sentì la voce di Wes, pacata come sempre, dedicarsi al solito giochetto mentale.

 

Vai avanti. È ciò che vogliamo. Diamo loro la verità e difendiamola.”

 

Diamo loro la verità. Basterà il tempo a farla divenire leggenda.

 

La verità è che... La fiducia è qualcosa di basilare nella vita.” - aggiunse, abbassando lo sguardo. Assorto nelle proprie parole - “Non vorremmo mai essere feriti da chi amiamo e abbiamo il terrore di ferire e perdere. Angel in questo non è diverso dai suoi innocenti. Anche Angel sa cadere, non è il sicario senza cuore dei vostri libri, non è l'uomo senza paure che impugna la spada delle storie che verranno. Angel è la zona d'ombra, il grigio dove nascono e muoiono pressochè tutti. È l'oscurità stessa a dargli il dono di comprendere la forza e la preziosità della luce. E William...” - alzò le spalle. E sorrise. Aveva gli occhi brillanti, lucidi - “Cosa credete che sia se non luce senza fine...”

 

"Willy…" - Edward uscì in corridoio, finendo di annodarsi la vaporosa cravatta - "Sei pronto?"

"Arrivo, un attimo…" - come suo solito, William attraversò la soglia della sua camera a testa china, finendo di pulirsi gli occhiali. E sbattendo inevitabilmente contro Edward.

Dritto, con il naso, nella cravatta di seta. Si scostò, strofinandosi la faccia ed Edward, senza nemmeno pensarci, lo prese per le spalle.

"Stai dritto." - l'ammonì, gentilmente, aggiustandogli anche il colletto - "Alza il mento."

Poi fece un passo indietro, incrociando le braccia, per squadrarlo.

William lo guardava in attesa delle sua approvazione.

Sapeva di non avere il portamento di Edward. Era più alto di lui ed i capelli, di un caldo biondo, pur essendo ondulati, non ricadevano scomposti, incoronandolo come una criniera.

Aveva gli occhi profondi e grigi, come le pietre dello stagno, non cangianti, dall'azzurro a varie sfumature in base agli stati d'animo.

E la sua espressione stava cambiando.

Dal cipiglio attento con cui si accertava che William non avesse un capello fuori posto, ad un'espressione vagamente divertita.

"William… puoi continuare a fissarmi… ma chiudi la bocca… sembri un tonno."

"Scusami." - William sussultò, con aria colpevole - "Stavo solo facendo un bilancio. Ogni volta che paragono una tua caratteristica ad una mia… viene fuori un bilancio…"

"Ehi, Willy…" - Edward si avvicinò - "Io darei qualunque cosa per il talento che hai. Sei incredibile, sul serio. Dovresti credere in te. Vali più di quanto pensi."

"Vorrei assomigliarti di più." - ammise in un soffio.

Edward scosse la testa, sorridendogli.

"Dai tempo al tempo." - sussurrò, scompigliandoli quei capelli troppo indisciplinati. Prima di guardarlo, ancora… ed aggiustargli gli occhiali sul naso - "E mi metterai in ombra, prima di quanto immagini."

Si scostò da lui, con un movimento scanzonato, e si incamminò verso le scale. Voltandosi, per incitarlo a muoversi.

 

Alcuni vi diranno che è stata la mia assenza... altri che io sarei stato qualcosa di diverso da ciò che sono. Ma non credo che niente di questo sia vero. Nel bene, e soprattutto attraverso il male, verso se stesso e verso gli altri, William è andato lontano. Molto più di quanto si potesse immaginare. E se bisogna puntare un dito, in termini di presenza e assenza, in termini di importanza, allora Angel è l'artefice della sua leggenda. Non sono io il fine ultimo della sua ricerca. William voleva rifulgenza... e la rifulgenza è qualcosa che si comprende solo volgendo dalle tenebre l'occhio verso il sole.”

Aveva sempre parlato senza muoversi, la mano in tasca, l'oggetto d'argento nella mano destra, senza stringere. Iconografico, come sempre, in ogni passaggio dalla sua vita.

Methos, con la tempia appoggiata al pugno, sprofondato al suo posto, di lui vedeva solo la schiena, diritta e fiera. E sentiva il cuore, inesorabile come il respiro.

Si, anche da lì lo sentiva... sentiva i polmoni che bruciavano. E ne captava il dolore da quel muoversi ininterrotto del portasigarette, ritmico per non ascoltare se stesso.

 

La verità è spesso dolore. E il ricordo... il ricordo non offre mai pace.

 

A detta di Methos, Spike prendeva molto seriamente la sua Redenzione. Non aveva esitazioni, faceva quel che doveva, con una punta di cinismo in più rispetto a Angel. Non si trattava specificatamente di non uccidere. Si trattava innanzitutto di non abusare del proprio potere. Perché, senz’anima, quello era il primo autocontrollo che svaniva.

Il controllo del desiderio, in ogni sua forma.

Ancora una volta, Edward ripercorse mentalmente quella che doveva essere una caduta spirituale.

Il concetto non gli era del tutto estraneo.

I poeti che leggeva a sedici anni, i suoi contemporanei, addirittura i coetanei dei suoi genitori, avevano coltivato questo mito della caduta dal paradiso.

L’uomo intrappolato, l’uomo condannato che si libera dal giogo e da’ sfogo ai suoi istinti.

E torna cacciatore.

Lupo tra i lupi.

Edward non aveva mai condiviso questo elevarsi attraverso la dannazione. E William, di indole tranquilla, si era spesso rapportato agli altri come un’anima sensibile: senza credere in sé, ma nutrendo l’innocente certezza di capire e interpretare la realtà in modo oggettivo.

Eppure si era dannato l’anima.

Aveva accettato questa sua dannazione.

Ingannato?

Tradito?

Consapevole?

No, non riusciva a immaginare in che termini fosse giunta la sua scelta.

Di dolore?

Di vendetta?

Amore?

Perché no, amore…

Trattandosi di William, non se ne sarebbe stupito poi molto. William aveva sempre creduto che per amore si può morire…probabilmente l’aveva creduto sino all’ultimo.

E, con una certezza del genere, Edward non riusciva a immaginarlo nuovamente sveglio e privo di anima.

Ti è rimasto il senso d’amore, da demone, fratellino?

Credevi ancora in questo sentimento, quando sei uscito da quella bara? Posso immaginarti senza morale, ma non senza amore…

E senz’anima… non eri tu.

Ma un altro.

Ora, vampiro o no, saresti ancora tu. Diverso, ma sempre tu.

 

Come puoi resistere, senza il sole…

Edward chiuse gli occhi, lasciando che il sole del tramonto lo scaldasse, tingendolo d’oro. Vivere senza luce… forse era vivere come senza aria.

Già, senz’aria… dopotutto ne so qualcosa…

Vivere senz’aria…

 

Edward poteva apparire sereno nelle sue parole, ma non lo era stato nei confronti di Angel e della natura di Spike, per molto tempo. L'assenza del fratello, le scelte, la consapevolezza avevano scavato in lui. E quando era partito, lasciando suo fratello a Angel, non lo aveva fatto solo per William, ma anche per se stesso.

E solo ora, con quella signorilità che celava i tumulti e quella capacità di comprendere e soppesare il giusto e lo sbagliato senza paura, Edward Coventry si riconfermava ancora ciò che era sempre stato: leale, pulito, coraggioso. Soprattutto coraggioso.

E la tenebra, la tenebra che avvolge e svela è Angel. Soltanto Angel.” - aggiunse Edward, mentre il lieve calare della voce denunciava l'intenzione di tacere - “E avrà sempre la mia stima, la mia gratitudine e la mia amicizia. E, se la mia spada ha davvero un valore, anche quella.”

 

***

 

La sua occhiata non sembrava fredda. Ma la donna, dal tavolo degli anziani, ebbe l'impressione che la luce che sprigionavano fosse acciaio. Il padre di Wes, d'altro canto, sembrava colpito e irritato dal non riuscire a smettere di fissarlo.

Sappiamo molte cose su suo fratello. Abbiamo seguito la sua storia passo dopo passo.” - replicò, con calma, togliendosi gli occhiali e pulendoli. Come Wes, lo stesso movimento rotatorio - “Non pensa sia il caso di dirci qualcosa di lei?”

Edward sorrise, educatamente.

Qualcosa di che genere?” - domandò, con educazione – “Non penso di poter dire molto se non che... sono un immortale. Solo il fratello di un eroe.”

Ed un eroe, a quanto si dice.”

No, inesatto.” - scosse la testa - “Non sono niente del genere. Potevo, dicono. Ma le cose sono andate diversamente. E io non me ne rammarico.”

Non... non se ne rammarica?”

No. Perchè dovrei? Il destino, se esiste, ha fatto un buon lavoro. Avete ottenuto qualcuno di ben più importante di me. Avete Angel. Avete Spike. Non vi servo io.”

Eppure...”

Eppure cosa...”

Eppure ci dicono che non siate stato un componente trascurabile negli eventi di LA...”

Ah si?” Edward sorrise e, con un dito abbassò il collo del maglione - “Vi state riferendo a questo?”

La tribuna fu percorsa da un brivido.

C'era una cicatrice sulla gola di Edward. Ed era il segno di un morso.

Oppure a questo.” - aggiunse, sollevando la manica, un secondo segno, profondo come il primo – “Si, non si rimarginano e sono veicoli magici. E per me hanno un significato speciale che non coincide con quello che gli dareste voi.”

Lasciò ricadere la manica e scosse la testa, fissando il padre di Wes dritto negli occhi, con sfida.

E non farete degli immortali i vostri nuovi paladini, se è questo che state pensando. Abbiamo altro di cui occuparci.”

Non siamo così manipolatori.”

Si che lo siete.” - si intromise Wes, con voce incolore - “E non penso che Edward si lascerà abbindolare da voi per cui puoi smettere anche subito.”

Letale. Edward si voltò, interrogativo. E Wes alzò gli occhi verso di lui.

Tranquillo, è mio padre.” - comunicò, laconico - “E non gli piaccio mai.”

Oh, capisco.” - Edward si voltò, fissando meglio l'uomo - “E non sa che sei un uomo in gamba, immagino...”

Perfetto due volte. Methos alzò gli occhi al cielo. Non solo si era presentato per difendere il proprio fratellino, ma stava scattando il lui quel solito noiosissimo desiderio di tutelare gli incompresi.

 

Anche se... a pensarci bene...

 

In effetti è un peccato che non sappia che uomo sei.” - commentò, ad alta voce.

Methos, no, non lo fare.” - il pensiero gli era arrivato fulmineo nel cervello.

Oh si che lo faccio.” - rispose allegramente ad alta voce - “E' mio dovere difendere un collega... come un fratello.”

Mettiti una mano sul cuore mentre lo dici, sarai più credibile.” - rispose la voce nella sua mente. Wes, di contro, fissandolo dritto negli occhi stringeva le labbra come una morsa - “Non c'è motivo per farlo, non serve a nulla.”

Serve come ogni altra parola detta.” – mormorò Doyle, con calma - “Mister Price,non credo che lei e i suoi colleghi abbiate ben valutato Wes.”

Westley ha fatto ciò che riteneva opportuno.” - rispose l'uomo, implacabile - “Non stava al consiglio appoggiarlo nelle sue scelte meno felici. Gli è stata offerta l'opportunità di essere integrato nuovamente e ha rifiutato. Non credo che la sua condotta sia argomento per queste sede.”

Ma davvero....” - edward piegò la testa verso Doyle, attendendo un cenno - “Eppure io credo che in effetti, ci sia ancora qualcosa da dire e un ultimo protagonista da presentare...”

Fece due passi indietro lasciando campo a Doyle. Un Doyle deciso ad arrivare fino al tavolo degli ostili senza colpo ferire.

A detta di molti,” - esordì, rapido, appoggiando le mani sul legno scuro - “Per essere un eroe bisogna avere certi requisiti e dalla propria una tonnellata di predestinazioni. Uno di loro, uno di noi, dicono i più pratici. Eppure ci sono parecchi 'di loro' che si credono da questa parte della barricata, nemmeno da considerarsi qualcuno. Angel e William lo sono stati, prima di essere vampiri, ad esempio. Ma non stiamo più parlando dei nostri due ragazzi. Qui parliamo di uno di voi, giunto in America per i canonici motivi per cui vi spediscono oltreoceano. Uno di voi, né più né meno. Peccato che, amici miei, non lo fosse.”

Si voltò, indicando Wes.

Datemi il piacere di presentarvi Westley Whydam Price.” - disse, con timbro cristallino. E con un sorriso - “Un rinnegato per voi, una colonna per tutti noi. Un uomo che non vi siete mai dati la pena di scoprire.”

Wes non disse nulla. E non sorrise. Aveva gli occhi in un punto indefinito. E quelli di suo padre a incenerirlo.

Io sono il sostituto di Wes.” - proseguì Methos - “Sono stato scelto da voi per occuparmi della Cacciatrice, perchè mi avete ritenuto più idoneo. E io ho adempiuto al mio dovere. Ma questo non ha fatto di me la pietra miliare di Faith, anzi... ritengo che questa ragazza tanto criticata abbia avuto nei miei confronti un autocontrollo esemplare.”

Wes sorrise, divertito. Si, in effetti questo era innegabile.

 

Anche quella notte, Faith portava avanti la sua personale lotta contro il male. E Wes le teneva compagnia, sorbendosi l’ennesima dose di lamentele riguardo al suo sostituto.

Insomma, non solo se ne sta qui, a tenermi d’occhio, ma se ne frega pure di me!” – Sbraitò, ignorando il fatto di essersi appena contraddetta – “Un giorno c’è, un giorno se ne va, senza preoccuparsi assolutamente di quello che può accadere. Non fa nulla per aiutarci, non muove un dito per collaborare! Se ne sta comodamente sdraiato sul divano ed è.. è un pezzo d’idiota, come tutta la sua razza!”

Si fermò, cercando di non sotterrarsi per quello che aveva appena detto.

Non ti preoccupare.” – replicò Wes, venendo in soccorso al suo imbarazzo e caricando nel contempo la balestra – “Presenti esclusi.”

Faith lo fissò di traverso, mentre muoveva un passo verso la strettoia successiva. Qualunque cosa fosse successa a Londra, Wes era cambiato. Aveva smesso di portare gli occhiali regolarmente ed aveva perso l’abitudine a radersi in maniera maniacale. Era come.. americanizzato.

E questo, a Faith, non spiaceva per niente. Se non per il piccolo senso di colpa che provava, di tanto in tanto, al pensiero che Wes avesse rinunciato, per lei, ad essere osservatore. Per quanto l’uomo si sforzasse a sottolineare come fosse stata una scelta dettata da molti motivi, la Cacciatrice non poteva convincersi del tutto.

Era, per buona parte, colpa sua. Anzi, iniziava a pensare di aver condizionato a tempo pieno la vita di Westley dal loro primo incontro, fino alla sua definitiva destituzione.

Insomma, Faith si sentiva il vaso di Pandora personale di Westley Whydam Price.

Adam Pierson compreso. Quell’esemplare di osservatore venuto da chissà dove.

Ti dona questo nuovo look.” – commentò, cercando di essere incoraggiante e cambiando discorso – “Ho visto un paio di stivali di coccodrillo che ti starebbero da dio…”

E da quando guardi le vetrine?” – domandò l’uomo, facendo scattare la sicura della balestra manesca e chinandosi, per lasciarle visuale libera oltre l’angolo.

Io no. Me lo ha detto Cordelia. Credo il tuo nuovo look le piaccia.”

Wes sorrise, senza dir nulla. Un mezzo sorriso, appena accennato. In effetti Cordelia aveva manifestato una certa sorpresa per quel suo cambio di immagine. Ma da qui a divenirne la curatrice…

Lascia perdere, Faith.” – rispose, in un sussurro, prendendo la mira – “Abbiamo altro a cui pensare.”

 

Quel posto era già di qualcuno, nel cuore, per affetto e lealtà dimostrate. Wes ha portato Faith fin dove doveva giungere, con la dedizione che voi stessi predicate e con un amore che invece in pochi avete ritenuto basilare.”

 

Pochi, o nessuno, pensò Wes. Rari come fenicotteri.

 

"Wes, Wes, non si deve mai smettere di fantasticare. Non te l'ho detto sempre? Mantieni pure il tuo decoro, ma la prossima volta che ci vediamo, devi dirmi qualcosa del tipo… Helen, cara, sembri un fenicottero con quel vestito!"

E, con un attimo di preveggenza, fredda come un soffio, Helen ebbe la netta impressione che Westley fosse destinato a grandi cose. Non ad una biblioteca. Non ad una Cacciatrice tra tante. Si trattò forse di una variazione di luce, oppure di un dono nascosto. Ma, in quel singolo sguardo che si scambiarono, Helen varcò le difese di Westley e il tempo.

Grandi cose.

Grandi cose nel futuro di Whydam-Price.

Cose che il Consiglio non avrebbe capito.

Realtà che Wes avrebbe cercato disperatamente di ignorare.

Persone che avrebbe combattuto.

Destino.

E non destino.

Niente era scritto, ancora. Niente di tutto ciò per cui Wes aveva studiato e faticato.

Rispondendo ancora una volta all'impulso ed al freddo che di colpo sentiva, Helen protese una mano e gli accarezzò la guancia.

"Avrai la tua occasione, Wes, te lo posso assicurare." - Helen sorrideva sempre a Wes. Dal giorno in cui aveva capito che il ragazzo avrebbe goduto di quella famigliarità senza mai raccontarla a nessuno. Senza mai giudicarla debolezza.

"E lei, la Cacciatrice,com'è?" - azzardò. Non era certo si potesse parlarne.

"oh." - Helen si illuminò, innanzi a quella domanda - "E' … splendida. Forte, caparbia, sensibile… mi avevano detto che aveva un carattere difficile, ma non è vero.

Bisogna solo saperla capire. La sua vita è difficile…"

"Non dimenticarlo Wes. Io ho insegnato per molti anni cosa è giusto dire ad una Cacciatrice. Ma ora so che la cosa più importante è saperla ascoltare. Le sue paure, le sue ambizioni, le strade che sa che le sono precluse e che la fanno soffrire… ascoltare, Westley, ascoltare con il cuore. Non troverai in nessun libro le spiegazioni per far funzionare l'anima di una Cacciatrice. Per guiDarla bisogna semplicemente accompagnarla per la sua strada. Una Cacciatrice incompresa smette di essere una Cacciatrice."

"E' una ragazza minuta." - riprese, come se nulla li avesse interrotti - " ma vorrei che tu la vedessi muoversi. Agile come un gatto, sembra fatta di gomma…la mia Faith, la mia piccola Faith…"

"Faith? È così che si chiama?" - un brivido lo colse… forse avrebbe dovuto prendere la giacca…

"Faith. Spero che un giorno tu possa conoscerla." - Helen annuì, perdendosi solo per un istante nei suoi pensieri - "e' un peccato che il consiglio non voglia realmente accettarla, solo perché si è attivata con un'irregolarità gerarchica. È molto dotata. Senza contare che trascurarla potrebbe essere un enorme sbaglio."

"Westley." - dio, come era stanca, d'un tratto, la sua voce - "promettimi che un giorno seguirai il tuo cuore. Abbandonerai gli schemi e le imposizioni e non avrai paura di imboccare la tua strada."

La sua strada? Di cosa stava parlando? Era un Osservatore, sapeva già qual era la sua strada…

"devi promettermi che non dimenticherai questo giorno, che non dimenticherai che sei nato per seguire la giustizia. Promettimi che amerai la tua Cacciatrice più del tuo Ordine. Perché l'Ordine è effimero, innanzi ai pericoli che corre quella ragazza. E tu devi amarla come una figlia. E l'amore, quello che la Cacciatrice ha bisogno, mai lo troverai dentro ai tuoi libri…"

"Promettimelo." - sussurrò ancora.

"te lo prometto Helen." - replicò Wes.

Ed Helen secondo un codice benedicente che non sembrava destinato a svanire, lo obbligò a chinare il capo, per deporre un bacio su quella fronte, scrigno di sapienza.

Senza sapere mai se le avesse creduto realmente.

 

L'ho fatto Helen. Ho seguito il mio cuore e la mia Cacciatrice, fino alla fine. Ed è andato tutto come sapevi. Il consiglio mi disprezza, mio padre mi tollera a malapena. Ma non credo che mi importi più. Sono andato verso la giustizia, l'ho fatto per le persone che amo. E ora, ora è tutto finito.

E la tua Faith.. la tua Faith è volata oltre tutto questo.

 

***

 

Avrebbero seguitato a parlare di lui. E lo avrebbero fatto con l'entusiasmo con cui si erano slanciati in ogni monologo dall'inizio di quella estenuante seduta.

Solo che Wes non era certo di poterlo tollerare. Conosceva per nome quasi tutti coloro che sedevano in quella sala e, contrariamente a quanto si potesse pensare, non desiderava rivalsa né perdono.

Voleva solo finire.

Finire.

E senza smentire se stesso.

 

Per tanto, mentre ancora Doyle parlava, si alzò e lo raggiunse, posandogli una mano sulla spalla.

Diamo loro quello che vogliono.” - disse, quando il demone voltò la testa verso di lui - “Quelle sono le parole che vanno dette.”

Mosse lo sguardo, cercò quello di suo padre. E si vide dentro i suoi occhi. I capelli ribelli, lo sguardo azzurro in tempesta, la leggera barba. Restavano solo gli occhiali, la leggera montatura più per abitudine che necessità e suo padre ebbe l'impressione, ancora, che quegli occhi mandassero lampi viola.

Dai loro gli eroi in cui possono credere....” - aggiunse, con voce lontana - “Non quelli che non desiderano vedere...”

 

Noi sappiamo come è stato. Loro vogliono sapere come sia andata. Possiamo raccontarla con le nostre parole, possiamo sfilacciare la nostra vita fino a renderla frammenti piccoli con una spiegazione gestibile. Ma non torneremo indietro.

Non riavremo più nulla di quel tempo, dell'Hyperion, dei biscotti al cioccolato e dei fagiolini puliti sul tavolo della cucina. Non riavremo le nostre lotte nello scantinato, il mio caminetto, il giradischi e la chitarra elettrica si Spike.

 

È fuggito via tutto. Tutto. E questo nostra attendere ed esasperare... non ci permetterà di restare fermi.

 

Andiamo avanti. E diciamo loro come è finita. Erano anime e sangue. Lo sono state fino alla fine.

 

Si voltò, verso i ragazzi. E questi lo guardarono, con un rispetto e una passione che lo fecero sorridere.

 

Non lasciatevi confondere.” - disse, con voce tranquilla. E sorrise - “Io non sono un eroe.”

 

Io sono solo un guerriero.

E ho seguito il mio destino, con il cuore.

Il resto... il resto è polvere per le biblioteche.

 

SECONDA PARTE

 

[V]

 

Si, credo che abbia ragione.” - Methos si guardò l'orologio e rialzò la testa - “Ragazzi, capisco la necessità di raccontare la vostra vita, ma credo sia il momento di concludere.”

Si erano voltato nella sua direzione. E Methos aveva annuito, convinto.

 

Lo sapete.... la storia non cambierà mentre attendiamo. È scritta.

 

Raccontiamo della battaglia di LA e andiamocene.”

Non c'è più nulla da fare qui.” - aggiunse Wes, tornando a sedersi al proprio posto. Non c'è più nulla da salvare - “Doyle, mi spiace ma...”

Lo so.” - sorrise, tirato. Cominciava a sentire la stanchezza, la tensione degli utlimi giorni - “Tocca a me iniziare. E, quindi, andiamo dritti al punto. Tutto è cominciato... o finito, in base ai punti di vista il giorno in cui...”

 

LosAngeles

 

Rispondo io!” – sospirò Angel, recuperando il Cordless.

In effetti era una cosa logica.

Da dove si trovava, comodamente sdraiato sul divano dell’ingresso, impegnato a leggere Rolling Stone, Spike non manifestava l’intenzione di alzarsi.

In cucina Cordelia e Lorne che lavavano i piatti, canticchiando una vecchia canzone di Marvin Gaye trasmessa alla radio, non sembravano aver nemmeno sentito l’apparecchio squillare.

La domenica pomeriggio perfetta di Doyle implicava un sonnellino indisturbabile…

Ed una partita a scacchi tra Cacciatrice ed Osservatore aveva la stessa sacralità.

 

Restava solo lui.

Il paladino della notte.

Pronto?”

Gli bastò sentire la sua voce per dimenticare la tranquillità dell’Hyperion.

Per dimenticare il mondo intero, il libro che stava leggendo ed i giochi di luce del lampadario che tanto lo distraevano.

Buffy…”

La sua voce.

E tutti i ricordi che conteneva.

Aveva detto il suo nome per capacitarsi. Per ricordarsi che migliaia di emozioni andavano tenute sotto controllo.

Per resistere al suo cuore impazzito.

 

Finalmente qualcuno aveva risposto.

Era ora, pensò Spike, girando la pagina e continuando l’articolo.

E perdendo il filo del discorso nell’attimo stesso in cui la porta dell’albergo si apriva.

Ritrovandosi seduto e già preoccupato prima ancora di averne consapevolezza.

 

Passami Spike.”

Buffy…” – aggrottò la fronte. Doveva essere successo qualcosa…

Angel, passami Spike, ora!”

Non era certo di aver capito. La sua bellissima Buffy era furente. E gli stava urlando di muoversi.

Saltò in piedi e corse nell’ingresso. Poco ci mancò che inciampasse nel tappeto.

E’ …per te…” – no, decisamente, il suo cervello era bersagliato da troppe emozioni.

Spike gli strappò il telefono di mano senza neanche guardarlo.

pronto…”

Le urla che lo colpirono dritto al timpano lo obbligarono a scostare la cornetta con un salto.

Tu sai dov’è! Dimmi che è lì, perchè io adesso ucciderò qualcuno, per cui muoviti, dannato vampiro!…”

il seguito non era molto lusinghiero.

Dopo tre tentativi mal riusciti di prendere la parola, anche Spike perse le staffe. Ed il Taci! che gli uscì dalla bocca fu tale da far convergere tutti i suoi coinquilini con tempi da olimpiadi.

Ottenuto finalmente l’agognato silenzio, Spike scostò il telefono e, coprendo il ricevitore con una mano, ringhiò:

Vuoi dirmi tu cosa fai qui o me lo faccio spiegare da lei?”

 

Sulla porta, con una valigia sui piedi ed uno zaino in spalla, stava Dawn.

 

London

 

Come?” - Doyle si voltò, sorpreso - “Oh, si certo, è cominciata davvvero così. Cosa vi aspettavate? Un rombo di tuono, uno squillo di tromba? No, nessuna apocalisse comincia in maniera epica. È solo dopo, quando tutto sembra perduto, che la leggenda si manifesta con più buongusto.. e senso scenografico.”

Allora saltiamo alla parta basilare. Questo non ci interessa.”

Ma dovrebbe.” - si intromise Methos, senza battere ciglio - “Perchè è in quello che Doyle vi sta raccontando da stamattina e in cui dovreste vedere il motivo per cui gli eroi combattono. Tutta quella normalità, quel modo di essere e vivere è la fonte della forza che smuove le montagne e cambia il destino.”

Si raddrizzò, senza rinunciare alle braccia conserte. E i suoi anfibi slacciati, le gambe secche nei jeans e la bocca enorme in movimento, sembrarono sottolineare il concetto.

La vita è ciò che ci salva dal tempo. La vita.” - puntualizzò, deciso - “Quindi ascoltate con attenzione. Ed empatizzate con Spike. Perchè, quel giorno si era davvero beccato una bella patata bollente.”

 

LosAngeles

 

Come sarebbe a dire… scappata di casa?” – chiese garbatamente Angel, pochi minuti dopo, incrociando le braccia. Stava in piedi nella sua cucina e Dawn, seduta al bancone, stava banchettando con tutto ciò che Cordelia le aveva offerto.

Dall’altra stanza, benché la porta a vetri fosse chiusa, si sentivano ancora le urla di Spike. Appariva e riappariva nella loro visuale, camminando avanti e indietro.

Faith non lo perdeva di vista nemmeno un secondo, puntellandosi la guancia ad un gomito. Immergeva ritmicamente la bustina del the nel tazzone pieno d’acqua bollente. Ogni tanto, il vampiro, girandosi, le rivolgeva uno sguardo esasperato, alzando gli occhi al cielo e spalancando le braccia.

Non dovremmo salvarlo?” – domandò, senza rivolgersi a nessuno in particolare.

Penso se la sappia cavare…” – replicò Angel, senza smettere di fissare Dawn.

Senza sapere che, alle sue spalle, Spike, a beneficio di tutti, stava facendo eloquenti segni sul fatto che bisognava porre fine alle sue sofferenze.

Per l’esattezza, oltre a digrignare i denti, stava facendo finta di tagliarsi la gola.

Capito l’antifona.” – sospirò Doyle, alzandosi e girando attorno al tavolo.

Scusami Principessa.” – mormorò, sradicando dal muro la presa del telefono da cui Cordelia stava origliando.

Ma, ma Doyle…”

Che c’è amore? “ – le domandò, tenendo il cavo in mano e guardandola stranito – “E’ caduta la linea?”

 

London

 

Si.” - interruppe Wes, sentendo un certo brusio levarsi - “E' quello che abbiamo fatto spesso con voi. Permette di avere tempo per pensare la risposta.”

Stiracchiò le braccia e gli occhi azzurri brillarono.

Siamo guerrieri, non pensatori.” - aggiunse, sornione.

E la platea non dubitò di ciò che stava dicendo perchè, quando aveva alzato le braccia, tutti avevano visto la fondina della pistola.

 

LosAngeles

 

La porta si spalancò e uno Spike furente piombò dritto a centro stanza.

Grazie.” – disse sbrigativamente – “hai un paio di minuti prima che tua sorella richiami e ricominci. Per cui ottimizza il tempo e dimmi perché diamine sei qui.”

Scappata di casa.” – commentò Angel, massaggiandosi in mezzo agli occhi come in preda ad un incipiente mal di testa.

Com…” – Spike si voltò a guardarlo, stringendo tra le mani un telefono che aveva già ricominciato a squillare. Rivoltandosi a fissare la sua pupilla, mentre Cordelia, prontamente faceva ricadere la linea.

Vedi, Cordy, che impari in fretta?” – osservò Lorne, appoggiato al frigorifero.

Intanto l’attenzione di Spike si era definitivamente fissata su Dawn. Ed il suo sguardo doveva essere particolarmente eloquente, visto che la ragazzina già iniziava a sembrare un po’ più sulle spine.

Spike, dai, non ti arrabbiare.” – commentò, stropicciando il tovagliolo con entrambe le mani – “Ho i miei motivi, sul serio…”

Se stai per dirmi che tua sorella è una schiavista che non ti capisce…” – Spike le puntò un dito contro – “E che casa tua è un inferno in cui ti obbligano a studiare ed andare a letto presto, per quanto non mi senta di darti veramente torto, Dawn, dovranno tenermi perché io….io…”

Non finì nemmeno la frase. Il telefono riprese a squillare e lui rispose. Di riflesso e pentendosene all’istante e tornando rapidamente da dov’era venuto.

E non c’era dubbio sul fatto che a Buffy non serviva un telefono. Le sue parole si diffondevano ugualmente, ben scandite, in tutta la cucina.

Però, che polmoni…” – commentò deliziato Lorne, riferendosi in parte anche a quelli che Spike stava utilizzando al massimo, per sovrastare le urla della sua interlocutrice.

Erano quasi al capolinea.

Ascoltami bene!” – esplose definitivamente – “Dawn è qui, non le è successo niente ed io sono stufo di sentirmi dire che è colpa mia che sono troppo permissivo. Per cui chiudi quella bocca da gallina che ti ritrovi e lasciami andare a parlare con tua sorella!”

A questa esplosione seguirono alcune frasi incomprensibili ai presenti.

Buffy si era inspiegabilmente calmata, ed il suo tono di voce era sceso a dei livelli normali.

Come la sua rabbia, si sperava.

Qualunque cosa stesse dicendo, era udibile solo da Spike.

Questo te lo posso garantire.” – lo sentirono mormorare, prima di chiudere la chiamata. Con un’occhiata che fece rabbrividire Dawn.

 

Studiatamente pacato, Spike rientrò in cucina e si sedette di fronte a Dawn.

Doyle gli offrì una sigaretta, Angel gli avvicinò il piatto con i resti della crostata mentre Faith e Wes si contendevano il bollitore per versargli una tazza di the.

Di tutto, pur di vedere la sua vena sul collo cominciare a sgonfiarsi.

Adesso sono calmo, Briciola.” – comunicò, con un tono che lasciava intendere ben altro – “E prima che io mantenga la promessa che ho fatto a tua sorella e ti levi la prima pelle, sarà meglio che mi spieghi perché sei dovuta scappare di casa… Angel fermò dove sei!”

Non si era nemmeno voltato. Angel aveva già una mano sulla maniglia e tutti i presenti iniziavano già ad assieparsi dietro di lui. Una ritirata strategica dietro al leader.

Non pensi che sia una conversazione privata?” – azzardò a nome di tutti, girando su se stesso.

Affatto.” – i suoi occhi avevano una pericolosa sfumatura acciaio – “Sono certo che Dawn ha motivazioni ragionevoli da esporci.”

 

Se Buffy l’aveva realmente accusato di essere troppo permissivo, non sapeva bene come girava il mondo.

Quello che Spike stava mettendo in piedi era un implacabile processo alle ribellioni adolescenziali.

Al suo imperioso richiamo, per quanto recalcitranti, erano tutti tornati in cucina. E, per quanto avessero finito di pranzare relativamente da poco, sentirono il desiderio nervoso di masticare tutto il commestibile, mentre Cordelia si incaricava di preparare del caffè fresco.

Tu no.” – ingiunse Spike, spingendo verso Dawn la bottiglia del latte – “Sei troppo giovane.”

E la ragazzina, con un lampo di rassegnazione, lasciò ricadere la mano.

Ormai iniziava ad apparirle evidente che non l’avrebbe passata liscia.

 

Fammi capire… sei uscita con il pustoloso…”

Skip. Si chiama skip. E non è pustoloso.”

fa lo stesso. Sei uscita con Skip e sei andata ad una festa. Ma la gente che c’era non ti piaceva. Per cui hai chiesto a Rick di riaccompagnarti a casa.”

Giusto. Solo che si chiama Eric e non Rick.”

fa lo stesso. Quindi, passando davanti ad una caffetteria, ti è venuta voglia di una cioccolata. E vi siete fermati.”

certo. Solo che lui ha fatto il cretino con la cameriera ed io mi sono scocciata. Così abbiamo litigato e lui mi ha mollato… senza nemmeno pagare il mio frappè.”

Un vero cafone.” – la voce di Spike grondava sarcasmo.

ed alle spalle di Dawn, in piedi, Lorne e Doyle, per sdrammatizzare, tenevano il conto dei ragazzi nominati.

E qui ci stava…”

Donnie. Si chiama Donald, ma Donnie è più carino.” – spiegò con naturalezza la ragazzina- “Ha dei bei capelli biondi e…”

D’accordo” - taglio cortò Spike – “Il terzo è carino come gli altri due messi insieme.”

Ma molto di più.” – esclamò Dawn, spalancando bene gli occhi – “Solo che lui è… il quarto.”

Briciola… il pustoloso, Rick e Donnie.” – citò, enumerandoli sulle dita, come i due perfidi che stava cercando di ignorare – “Al mio paese sono tre.”

è vero. Ma alla festa ho incontrato un certo Kris, della squadra di football.”

Chissà perché tanti giocatori di football si chiamano così…” – sospirò Cordelia, in preda a qualche reminiscenza del liceo.

Sai Cordy che sei un mito ancora adesso al liceo?” – esclamò Dawn, prendendo la palla al balzo – “Noi cheerleaders parliamo spesso di te.”

Voi…” – Spike la guardò sconvolto – “Mi stai dicendo che adesso fai anche la coniglietta?”

coniglietta!” – Cordelia saltò in piedi, indignata – “Come sarebbe a dire coniglietta!”

ci mancava solo che Cordelia partisse per una crociata.

Cordy…” – Wes diede un colpo di tosse molto educato – “sarebbe meglio tralasciare, per il momento…”

Oh.” – ammise lei, ricordandosi di colpo del contesto. E risedendosi con un tonfo – “In effetti, ma è un discorso su cui sono molto sensibile!”

la via di fuga stava rapidamente svanendo all’orizzonte. Dawn sentiva di nuovo gli occhi di Spike puntati addosso.

Siamo fermi a Kris.” – riprese.

Con lui non è successo niente.” – si affrettò a spiegare la ragazzina.

Mossa decisamente sbagliata.

Devo arguire che con gli altri sia successo qualcosa?” – mormorò Spike, mentre gli occhi gli diventavano sottili come fessure.

E fu a questa domanda che si risvegliò tutta la platea circostante.

Wes carissimo!” – Lorne gli tese le braccia e lo strinse in un cameratesco abbraccio – “Lo sai che ho sempre desiderato sfogliare tutti i volumi della Cambridge? È una vera necessità! Impellente! Dobbiamo assolutamente ovviare questa mia lacuna!”

Ma che splendida idea!” – concordò Doyle, illuminandosi e saltando giù dal mobile – “Anch’io voglio delucidazioni su… su… sull’aramaico antico!”

Faith li guardò con una punta di disgusto, mentre spingevano il suo osservatore fuori dalla stanza. Non che Wes sembrasse particolarmente seccato ma, tra tutti e tre, si sarebbero potuti inventare una scusa meno zoppicante.

Me ne vado.” – comunicò, ricevendo l’occhiata di fuoco che si meritava – “Le prediche sono molto noiose. Sono certa che in tv stiano dando qualcosa di meglio.”

Solo Cordelia ed Angel rimasero. Entrambi con dei buoni motivi per farlo.

Angel perché Spike non l’avrebbe lasciato andare via facilmente. E Cordy perché i discorsi che presagiva, non solo erano più comprensibili sentiti in loco che da dietro una porta chiusa, ma andavano depurati di ogni intonazione razzista nei confronti delle cheerleaders.

Era un dovere!

E Cordy, che di strada ne aveva fatta parecchia da allora, non riusciva comunque a dimenticare che prima di essere la Principessa di Doyle era stata la Regina del Sunnydale High School.

 

London

 

No, forse stiamo esagerando. Tu che dici?”

Si, in effetti è possibile.” - Wes fissò la platea, divertito. Pendevano dalle labbra di Doyle. E c'era persino un ragazzo in prima fila che teneva conto dei fidanzati della Chiave. E, tanto per cambiare, il Cantastorie stava per bastonarli. E con gusto.

Allora mi toccherà lasciar perdere il resto del resoconto.” - sospirò il Cantastorie, con aria teatrale. E, rapidamente, sintetizzò il resto - “Comunque a quel punto, Spike e Dawn hanno litigato e la situazione è degenerata. Punto.”

Wes pensò di non aver mai visto gli osservatori tanto delusi per un discorso abbreviato. E Doyle, con il suo solito cuore tenero, si sentì una carogna.

Ok.” - sospirò, con un cenno della mano - “ok, ve ne racconto ancora un pezzetto...”

 

LosAngeles

 

Quando i passi di Dawn sembrarono allontanarsi nell’ingresso, Spike si abbandonò ad un sospiro. Ed una gamma di emozioni gli attraversò il viso.

temo che tu abbia esagerato…” – azzardò timidamente Cordelia.

Temo anch’io.” – ribattè lui, senza nemmeno alzare gli occhi.

Non dobbiamo seguirla?”

Non se ne è andata. È seduta sui gradini del portico….”

Non gli chiesero nemmeno come facesse a saperlo. Appariva evidente quanto fosse dispiaciuto dalla piega che aveva preso il discorso.

E quando si alzò e lo sentirono salire le scale e sbattere la porta di camera sua, non osarono fiatare.

 

Era la prima volta che litigava con Dawn. Ed era una cosa che gli lasciava l’amaro in bocca.

Stava seduto nel suo studio, con i piedi sulla scrivania. E rimuginava sulla situazione che gli era sfuggita di mano.

Non era mai stato un padre. E quello che aveva avuto, in un vita tanto lontana da essere remota, si era rivelato un uomo mite che dai figli aveva avuto ben pochi problemi.

Lui stesso, William, era sempre stato un sognatore dedito alle biblioteche. Ed Edward, suo fratello… bhe, un figlio perfetto.

Problemi giovanili. Era sempre stato talmente estraniato dalla vita pratica da non arrivare nemmeno a trovarsi in conflitto con i suoi genitori. E i conoscenti gli mettevano soggezione, con il loro atteggiamento accondiscendente, abbastanza da evitare ogni forma di divergenza.

Rispettoso ad un passo dall’essere stupido.” – si apostrofò, poco convinto.

Assorto com’era, non si accorse che c’era qualcuno nella stanza, fino a quando non lo vide seduto sull’angolo del tavolo.

E’ una ragazzina, Spike. dovresti ricordartelo più spesso.” – mormorò Angel.

Non suonava polemico. Era solo una constatazione molto garbata. Spike trattava Dawn come un’adulta. E dimenticava come avesse appena compiuto sedici anni e desiderasse essere solo una normale adolescente tra i suoi coetanei.

Angel ne sapeva qualcosa di sedicenni sopravvalutate e logorate da ruoli troppo pesanti.

Il suo grande amore rientrava paradossalmente in questa categoria.

Quando si erano conosciuti, Buffy era solo questo: una bionda avventata e con il desiderio di essere libera.

So bene che è giovane. Ma non ricordo abbastanza degli stati d’animo…” – replicò. Era passato da una giovinezza tranquilla ad avere, come unici adulti di riferimento, tre vampiri.

Tu non sei suo padre, Spike. Non devi nemmeno provare ad esserlo. Dawn ti vuole molto bene e la tua opinione è molto importante per lei. Si vede già solo dal modo in cui ti guarda.” – spiegò Angel, gentilmente – “Non è venuta qui per scappare da Buffy. è venuta qui perché ha bisogno di te.”

Ed io l’ho aggredita...” – Spike si massaggiò la fronte – “Dannazione,che casino ho combinato.”

Non è così grave. Avevi ragione, Dawn è ancora qui. Non è scappata di nuovo.” – sorrise – “Ma tu questo lo sapevi già. La conosci bene…”

Provi tu a parlarci?” – domandò, alzandolo sguardo verso di lui.

Si appellava alla sua saggezza. E non poteva fare a meno di sentirsi un ragazzino che ha combinato un disastro a cui non sa rimediare.

Ci provo.” – gli sorrise, annuendo – “Tu, però, intanto, dovresti fare una cosa.”

Sarebbe?”

Chiama Buffy. E dille che ci teniamo la sua bambina un paio di giorni.”

 

London

 

E' questo è stato l'inizio. Dawn.” - concluse, attraversando la sala e posando una mano sullo schienale della sedia di Wes - “Prosegui tu? Ho la gola secca.”

Certo.” - gli cedette la sedia, nascondendo nell'incuranza la preoccupazione. Doyle aveva le mani che tremavano e aveva esagerato, come suo solito.

Li hai tenuti d'occhio tutti con il pensiero?” - domandò, silenziosamente.

No. Ho solo studiato a lungo come farli saltare in aria senza uccidere pure noi.” - fu la risposta, con la stessa tecnica telepatica - “Mi offri da bere?”

Ovviamente.” - rispose. E poi, ad alta voce, con naturalezza - “Scusami... si, proprio tu... me la procuri una bottiglia di scotch?”

Questo è troppo.” - mormorò un uomo irato, alzandosi. E Wes non battè ciglio.

Prego, allora vada.” - disse, indicando la porta. Intanto non sarebbe mai più tornato né mai più lo avrebbe rivisto - “Devo essere mancato parecchio dall'Inghilterra, se ha fatto in tempo a venire meno la nostra secolare ospitalità, non crede?”

Il ragazzo invitato a fornire da bere scattò in piedi e tornò di corsa con il richiesto. Aveva scritto in faccia che non voleva perdersi una parola.

La prego.” - lo sentì sussurrare Wes, posando bottiglia e bicchieri sul tavolo - “Beva a muso.”

Doyle, l'interpellato, si lasciò sfuggire una risatina.

Tu, figliolo, farai carriera.” - rispose, di rimando, senza smettere di ridacchiare - “Di solito quelli come te vengono mandati in posti scomodi e sperduti. E diventano come lui.”

E lui era indubbiamente Westley Whydam Price, con la sua mano in tasca e i suoi capelli lunghi e scomposti, in piedi in centro alla sala.

 

Westley Whydam Price. L'ultimo Osservatore nella storia del consiglio.

 

Per chi non lo sapesse...” - stava dicendo - “il nome Dawn significa Alba del giorno. E, lei ovviamente, con la natura unica che si ritrova, non ama smentirsi...”

 

Dawn è stata progettata a tavolino dai monaci. E le mie conoscenze non possono competere con le loro. Hanno creato Dawn come una scatola cinese, difficilmente può bastare una vita per arrivare a capo del mistero. Il suo nome, in ogni caso, ha un bel significato. Dawn sta per Alba del giorno. E simbolicamente, la chiave è il potere di sciogliere o legare. Nella rappresentazione del Giudizio Universale, poi, sarà una chiave a permettere di chiudere il diavolo in un abisso per mille anni."

"Mi stai dicendo che briciola avrà un posto in prima fila nell'apocalisse?"

"Geloso, vampiro?" - domandò Faith - "La pupilla ti surclassa?"

"Tranquillo William, con i tempi che corrono, lasceranno qualcosa da fare anche a te..."

 

Era destinata a grandi cose e lo sapeva. E quel giorno, scappando da noi, aveva portato con sé ben più di vestiti e rossetto. Dawn era l'alba tanto attesa... ma tutti i suoi fidanzati e la sua carriera da cheerleader ci avevano indubbiamente distratto...”

 

LosAngeles

 

Dawn si era seduta con grazia, piegando le ginocchia e cingendole con entrambe le braccia. La bocca, imbronciata, era sparita nel collo del maglioncino. E gli occhi, all'insù, freddi per essere quelli di una sedicenne, si erano puntati in un punto indefinito.

Talmente indefinito che non lo vide arrivare.

Ciao. - disse l'uomo, femandosi innanzi a lei, entrando nella sua visuale solo con le gambe lunghe - “Abiti qui?”

Dawn alzò gli occhi, fissando il nuovo venuto.

 

Ommioddio.

 

Si alzò di scatto, sistemandosi i capelli.

Si, cioè no, cioè sono in visita, ma sono di famiglia.” - proruppe, rapidissima. Mio dio, perchè non aveva messo gli orecchini, quelli di Janis! Ommioddio, non era ben truccata! - “si, diciamo di si, da stamattina... io abito qui!”

Ah.” - Edward le sorrise, divertito. E gli occhi gli brillarono – “Capisco.”

Lui capiva. Lei non capiva più un accidente, imbambolata davanti all'apparizione.

Come.. come si chiamavano tutti quei ragazzi con cui era uscita?

 

Piacere, Dawn.” - tese il braccio, rigida come uno stecco. Ma proprio ora aveva deciso di assomigliare al peggio di sua sorella?

Ciao, Dawn.” - lo diceva con una lievissima inflessione. E aveva una mano meravigliosa, meravigliosa! Dawn non l'avrebbe mollata, avesse potuto - “Sai se c'è Spike in casa?”

Si, lui è...” - si ricordò di essere arrabbiata con il campiro. E incrociò le braccia, cercando di sembrare sostenuta - “Credo sia di sopra, ma non lo so con certezza. Abbiamo litigato.”

Oh.” - il ragazzo sembrava interessato, aveva sgranato leggermente gli occhi, ascoltandola - “Mi spiace. È stato scortese?”

Eccome.” - rincarò lei, infervorandosi e lanciandosi in un monologo.

Edward, impalato ai piedi della gradinata, con la sacca tenuta per i manici su una spalla, strinse gli occhi, cercando di seguire il delirio adolescenziale. Forse per indole paziente, forse per troppa educazione, non era certo di poterla interrompere mentre si lamentava a gran voce di suo fratello.

 

E allora Spike ha detto, e io ho detto, e Spike ha detto e io ho detto...

 

Si, insomma, durante la sua assenza William era diventato un genitore responsabile e rigido come suo padre. Impossibile dire come fosse successo.

La ragazza sembrava in preda a grandi sofferenze. E c'entravano un frappè, una sorella, un conto da pagare e una frangetta venuta male. Tutti problemi che compromettevano l'equilibrio del mondo, in effetti.

 

Magari William e Angel si erano ritirati a vita privata... magari all'Hyperion si gestiva anche una specie di centro raccolta giovani ragazze in difficoltà... conoscendoli tutto era possibile, in effetti... si aggiustò i capelli, sistemando un'altra volta gli occhiali da sole. E Dawn perse il filo del discorso.

 

Edward era... era... ommioddio!

 

Dawn?” - la chiamò una voce tranquilla, dall'interno. La porta di ingresso si era aperta, ma l'ombra sembrava indecisa se uscire sotto il portico oppure no - “tutto ok?”

 

Ok? ok? Ma io sono in paradiso!

Si voltò, per rispondergli, mentre il vampiro finalmente si affacciava. E si fermava, fissando Edward. Impalato come Dawn.

Ciao zannuto.” - l'immortale gli sorrise, smagliante – “Ti sono mancato?”

 

***

 

Edward, con in suoi capelli, aveva lo stesso tormentato rapporto di Spike. Il vampiro passava la sue giornate accertandosi di non averne nemmeno uno fuori posto. L’immortale si ostinava a tirarli indietro, sentendoseli perennemente sugli occhi. E io vorrei sapere, pensò Angel, da sotto il proprio indispensabile gel, perché non vi rapate entrambi a zero.

Non un pensiero particolarmente profondo ma, trovandosi innanzi Edward al suo meglio, tutto denti e riccioli... Angel trattenne a stento un sospiro rassegnato e ricacciò in fondo alla mente l'impressione che i guai fossero arrivati tutti assieme. E gli fece un cenno di saluto.

Non voglio essere chiamato zannuto.” - comunicò, laconico.

Anche io ti amo.”

Zannuto? Lui sa cosa sei, cioè chi?”

Angel fissò Dawn come se non sapesse di poterla trovare sotto al portico dove era andato a cercarla.

Bhe, certo che lo sa. Lui è...”

Dinamite.”

 

Dinamite?

 

No, Edward, non intendevo dire questo.” - replicò, guardandolo posare a terra la sacca con gesti molto controllati - “Puoi definirti come vuoi, ma dinamite mi sembra esagerato.”

Angel.” - gli scoccò un'occhiata penetrante che sapeva di vetriolo - “Hai la dinamite lungo le colonne del portico e qui è scattato un timer. Che ne dici di far uscire tutti?”

Cos...” - si indurì, tornando a essere se stesso e movendo tre passi a ritroso - “Dawn, fuori, dall'altro lato della strada, ora! E di corsa. Wes!”

La sua voce e la sua figura svanirono nell'albergo. Ed Edward, con cautela, scostò una delle foglie di palma per vedere meglio. No, non dinamite. Peggio. E poco importava la definizione tecnica, seil risultato era destinato ad essere dei peggiori.

Dawn, non ti voglio dall'altro lato della strada. Ti voglio in fondo all'isolato.” - disse, mentre Faith irrompeva sotto al portico- “Faith! C'è da muoversi e in fretta! Cercali tutti e andatevene.”

Insinuò le mani, cercando di arrivare alla scatola del detonatore. Chiuse gli occhi e le dita divennero ferme. Quando li riaprì, aveva già in testa un quadro chiaro e semplice di quello che, probabilmente, era l'innesco.

Faith stava correndo lungo il portico, contando con rapidità le cariche.

Hanno tutte il timer.” - urlò, tornando indietro e scontrandosi quasi con Wes - “Spike, Angel, le gallerie, subito!”

Ci sono.” - in serie, erano collegate in serie. E la prima concedeva loro ancora ben poco. - “Wes, piacere di rivederti Wes, vattene.”

Afferrò il cavo, piegandolo e passando sotto la lama del coltello.

Me ne vado se ti muovi a fare altrettanto.” - rispose l'osservatore, piegandosi a fissare il marchingegno successivo - “I timer sono sfasati...”

Lo so.”

... detoneranno una ad una, a distanza di quasi una decina di secondi una dall'altra...”

So anche questo, levati dalle palle! Tra poco qui ci sarà un botto!”

Non penserai davvero di farlo! Ma non è un film di serie C!”

Eccome. Se lo faccio. Corri! Ora!”

 

Uno strappo deciso e il numero in rosso sembrò impazzire. Ma Wes era già oltre il cancello, quando tutte le vetrate dell'Hyperion esplosero, con un unico terrificante suono.

 

***

 

C'era polvere, ovunque, ancora sollevata in nubi. Il lampadario dell'ingresso era crollato, le porte e le pareti a vetri erano intelaiature vuote. Ma l'albergo era ancora in piedi, senza scricchiolii eccessivamente inquietanti.

Edward aprì un occhio. E respirò un talco impalpabile che lo fece starnutire.

Polvere di intonaco...” - borbottò - “Che schifo.”

Si, anche io ti amo.” - replicò una voce bassa e profonda. Ed Edward si rese conto di avere la testa appoggiata sulla gamba di qualcuno. E aprì anche il secondo occhio.

Will? Ciao.” - mormorò. Era un angolo riparato, in penombra. Ed erano a terra, tra i calcinacci e le macerie.

Ciao anche a te, Edward.” - gli sorrise, benevolo. E a Edward vennero i sudori freddi. Dalla dinamite al tritolo - “Che cosa pensavi di fare?”

Indeciso sul da farsi e consapevole che mentire era un ottimo modo per farlo andare in bestia, Edward alzò un dito indicando il circostante.

Questo.” - precisò - “Se scollego la prima le altre non scattano.”

Ma la prima salta in anticipo.”

Si, lo sapevo. Ho un poligono di tiro. E mi occupo di esplosivi.”

sono contento per te, deve essere uno splendido lavoro. E, dimmi, quando hai deciso di farti saltare in aria primo della fine del conto alla rovescia per salvare l'albergo?” - si intromise Angel, piegandosi per entrare nella sua visuale. Era integralmente imbiancato - “Eppure non mi sembrava avessi tanto problemi a capire il concetto di priorità...”

Ho deciso in fretta.” - Edward si passò una mano sui capelli e sussultò. Doveva avere un'enorme escoriazione in fronte – “E poi, non sono mica morto...”

Si che lo sei.”

Ah. Allora niente. Ho fatto male i conti, di solito sopravvivo.” - ammise, cercando di mettersi seduto e sentendo la mano di William sostenergli la schiena - “Grazie.”

Fai bene a ringraziarmi, perchè non ti ucciderò.”

Anche io sono contento di vederti oltre ogni dire.” - rispose Edward, baciandogli la fronte e ignorando le giunture che esplodevano in un unico blocco doloroso. La pelle di Spike sapeva di gesso, polvere e spavento - “Che avete fatto per farvi minare?”

Lo aveva detto tendendo una mano a Angel per farsi aiutare e alzarsi. Se William lo vedeva in piedi si sarebbe dato una calmata.

State tutti bene?” - aggiunse, barcollando ma restando comunque diritto - “Wes?”

Tutto a posto. Doyle e Cordy non c'erano e adesso sono al locale di Lorne... credo che Doyle ci abbia visti in tecnicolor. Wes è con Dawn, fuori, e le mine sono state scollegate tutte.” - si teneva a portata di braccio, per afferrarlo, nel caso avesse oscillato ancora. Si sentiva le orecchie fischiare e Spike, seduto per terra, si stava accendendo una sigaretta. Aveva la fronte e le mani spelate.

Faith?”

Nelle gallerie.”

Angel era nell'ingresso, quando le vetrate erano esplose. Era tornato indietro, di corsa, forse intuendo che Edward avrebbe fatto come al solito qualcosa di molto eroico. E il suono era giunto quasi contemporaneamente ai cocci. Aveva visto Edward atterrare sul pavimento, non lontano dal punto in cui il lampadario si era schiantato, con la testa e il viso coperti con le braccia.

E Spike era apparso un istante dopo, correndo.

Allora?” - Edward si passò ancora la mano sui capelli e si piegò, posando le mani sulle ginocchia - “Un'idea l'avrete...”

Santo cielo.” - Cordelia era sulla porta, a bocca spalancata. Come da abitudine, posò la giacca su ciò che restava della poltroncina a lato dell'ingresso e questa franò tristemente, sbriciolandosi - “Ma cosa avete combinato...”

Noi?”

Si, certo, voi.” - scoccò un'occhiata ai ragazzi Coventry ed Angel, opportunamente, si spostò - “Non appena vi abbiamo assieme, capitano queste cose, per cui, si, voi.”

Spike la fissò, allibito. Poi cominciò a ridacchiare, coprendosi gli occhi.

Gattina, sono quasi d'accordo con te.” - sospirò, scotendo la testa. Poi allungò una mano, rifilando un colpetto sul bicipite di Edward - “Fratello, tu porti sfiga.”

 

***

 

Sfiga o non sfiga, la situazione non sembrava delle migliori. E stava anche per peggiorare.

 

Un sonoro 'pop!' riempì l'aria, assieme a una nube violacea, seguita da una analoga verde smeraldo.

 

William, dobbiamo parlarti.” - fu il coro che seguì. E due demoni, sotto i loro occhi, si sistemarono i capelli e si aggiustarono i vestiti. Poi Anyanka puntualizzò - “E anche con Angel, subito. Abbiamo un problema.”

No, William.” - fece eco Edward - “Sei tu che attiri i disastri.”

Si, ha ragione lui.” - concordò Angel.

Si, difendilo sempre. È biondo e tenero, piace tanto a tutti.” - Spike gli rifilò un'occhiata rabbiosa - “Ragazze, siamo impegnati, non è il momento.”

No, hanno ragione.” - si intromise Cordelia - “Era quello che stavo cercando di dirti. Abbiamo un problema. Doyle ha avuto una visione.”

Adesso?” - Angel la fissò, affranto - “Ma le alte sfere non hanno visto in che situazione stiamo al momento?”

William, devi ascoltarmi ora...”

No, Anya.” - rispose Spike, puntandole addosso il solito dito incriminante – “Mi sembra evidente che ora sono molto occupato. E concedo priorità alle visioni prima che al sesso. E vale anche per te, Cec...”

Si bloccò e si voltò.

Edward e Halfrek si fissavano in perfetto silenzio. E lei, con il suo viso umano, il viso di Cecily, non faceva altro che tormentarsi i riccioli, con un rossore assurdo sulle guance. Aveva un'espressione, come dire... troppo timida?

Per Spike fu la mazzata finale.

Perfetto! Edward Coventry nell'aria!” - ringhiò, sentendo che i lineamenti iniziavano ad andare in ogni direzione mutante - “Eri innamorata di lui, scommetto...”

No. Io ero proprio innamorata di te.” - Cecily scosse la testa, tutta seria - “Ma sono tanto felice di rivederlo.”

Edward le sorrise. E, con un dito, le carezzò la guancia.

 

"Ti amavo, William." - singhiozzò, alzando verso di lui quella bocca perfetta e quegli occhi luminosi - "Solo che l'ho imparato tardi."

 

Anche il cuore di un demone si può spezzare.

Gli era bastato il tempo di un respiro per sussurrare questa verità. Eppure solo adesso ricordava l'eterno buio che segue quel piccolo dolore.

E mentre tra le braccia stringeva Cecily, Spike non poteva che piangere per tutto quel passato perduto.

Quel passato fatto di chiacchiere e risposte certe, così simile al presente.

Fatto di regole che nessuno si prendeva la briga di violare e di piccole letali ipocrisie. I loro corpi singhiozzavano all'unisono, di quel semplice ritrovarsi nato da morte e vendetta.

Piangevano, per i fuochi ormai estinti e per quelli che ancora divampavano.

 

Mi dispiace, Cecily. Per tutto.

 

Scusa.” - disse, imbarazzato, quando i vampiri lo fissarono. E si infilò le mani in tasca - “Dicevamo?”

Lo conosci?” - Anya le rifilò una gomitata - “Ci hai fatto sesso? Me lo presenti, è libero?”

No, non sono libero.” - rispose lui automaticamente.

Davvero?”

William, non hai detto che avevi il mondo di cui occuparti? Bhe, occupatene! E poi lo sapevi che avevo una ragazza...”

Si, ma ti sei appena dichiarato impegnato, non avevo capito fosse una cosa seria!”

Tacete, tutti!” - ruggì Angel. E mosse due passi, per andare verso Wes, riapparso e ancora impalato sulla soglia - “Se siete tutti qui con qualcosa di importante da dire, ditelo! E mettiamo assieme le informazioni!”

 

Grande Giove!”

 

All'unisono si voltarono tutti verso l'ingresso.

Methos, con le mani in tasca, contemplava la cupola con aria rapita.

E ha retto?” - domandò, allegramente - “Ah, non fanno più strutture come quelle di una volta!”

 

London

 

Si, ho proprio detto così.” - ammise, modesto. E si infilò le mani nelle tasche - “Capitemi, ho una certa passione per le cose antiche e datate. Non c'è niente di meglio della roba vecchia di qualche secolo... non sembra mai passare di moda....”

Una mano si levò timidamente. E l'immortale le fece un gesto magnanimo, invitandola a parlare.

Ehm... Halfrek e Anyanka?”

Demoni, demoni della vendetta. Amiche di vecchia data. Tra loro e di Spike.”

E... se posso permettermi la domanda... sono fissate con il sesso?”

Ovviamente. Molti demoni lo sono.”

Doyle si voltò a fissarlo, Wes alzò gli occhi verso di lui.

E Methos allargò le braccia.

Che ho detto! Hanno fatto sesso tutte due con Spike, no?”

 

"Fammi capire… lui ti ha mollata e tu vieni qui… perché…"

"A dopo le spiegazioni." - ringhiò, afferrandolo per la maglietta e aderendo saldamente alle sue labbra - "saltiamo i preliminari, baciami ancora…"

"Anya, dannazione!" - urlò, con un salto indietro, levandole le mani di dosso nel momento stesso in cui si rese conto che stava armeggiando con la sua camicetta - "Se ho detto che devi spiegarmi, tu devi baciarmi… spiegarmi!spie-gar-mi! E smettere di lasciare liberi i tuoi ormoni."

"Mi serve il tuo aiuto, Spike. Voglio maledire Xander." - spiegò quieta, lasciando che le ciglia nascondessero occhi dorati troppo sinceri - "Ma qualcuno deve desiderarlo al mio posto…"

Adesso la dinamica dei fatti era un po' più chiara. Spike la fissò, mentre si riprendeva, alzando di scatto la testa.

"Qundi, dimmi subito che vuoi Xander bollito e riprendiamo da dove abbiamo interrotto!"

"E… perché?"

"Cosa perché?" - ripetè lei, senza capire.

"Perché dovrei volere Xander maledetto e soprattutto cosa c'entra il sesso!" - Spike iniziava a perdere la pazienza.

"Tu devi maledire Xander perché sono un'innocente ferita… Perché alla Angel Investigation fate così, aiutate gli innocenti in difficoltà… e quanto al sesso, tu mi vuoi…"

 

No, con Cecily è un'altra storia. Diciamo solo che la ragazza è un problema sempre attuale, comunque, se si calcola che è per lei che lui si è fatto vampirizzare.”

Come, prego?”

Non lo sapevate? Ma scusate, che fate in questo consiglio al posto di leggere le Cronache? Giocate a ramino?”

 

"Sul serio Cecily parla ancora di me?" - domandò sovrappensiero. Dopotutto, era stata lei a consigliare ad Anya di andare da lui. Dopotutto era lei che adesso gli riempiva la mente, come allora.

Cecily… il fantasma del passato che, tutto sommato, lo conosceva veramente troppo. "Adesso un po' meno. Ti importa ancora di lei?"

"Non come mi importava allora. Eravamo ragazzi. Ora lei è un demone. Ed io un vampiro. William e Cecily sono svaniti da tempo. Trovo solo ironico che di quella vita che mi sembrava perfetta, rimanga solo lei. E che il resto sia polvere."

Che strano, rendersi conto solo ora… Cecily e William, uccisi dal dolore. E dalle ceneri dei loro cuori, Halfrek e Spike.

"Anche lei dice qualcosa del genere…" - la tequila iniziava decisamente a farle girare la testa - "E dice anche che l'amavi tanto…"

"e su questo ha perfettamente ragione. L'amavo decisamente troppo." - rise di quel ricordo - "Ed abbiamo avuto un paio di notti decisamente interessanti… io, lei e Dru…"

"Perché non l'hai uccisa?"

Bella domanda.

Forse perché, se si concentrava, poteva ancora vederla con gli occhi di allora. ricorDarla con il vestito dal collo alto in pizzo che faceva risaltare i lunghi capelli scuri e ricci. E gli occhi splendenti e alteri.

E soprattutto ricordava il buco che gli aveva fatto nel cuore.

Fino all'ultimo, quando l'aveva vista implorare per non essere lasciata. Per divenire una creatura della notte. Per ottenere un'eternità insieme. La stessa che da William aveva rifiutato, in un angolo poco illuminato del grande salotto di casa.

"Cecily non è mai stata stupida." - mormorò, come se questo spiegasse tutto - "Ma era sensibile solo verso se stessa e la sua sensibilità. Volevo che provasse sulla sua pelle le conseguenze delle sue scelte."

 

Cecily Darshwood era una gran donna.” - ammise, dopo un attimo. Edward aveva gli occhi bassi, sulle braccia conserte - “E lo è stata fino alla fine.”

 

Rimase un attimo in silenzio. Poi si riprese.

 

Ma torniamo al nostro problema... e alla trattativa sotto la meravigliosa cupola dell'albero. È belle epoque, lo sapevate? Me-ra-vi-glio-sa!”

 

[VI]

 

Dawn, tesoro, ma sei una meraviglia!”

Anya, avevo così voglia di vederti, che bella sorpresa! Halfrek!”

Oh, tesoro, con questo colore addosso sei divina! Problemi con i ragazzi, ti serve una mano? No, pensandoci bene no, mi ricordo l'ultima volta...”

Angel, fai un respiro profondo.”

Io non respiro, Methos.”

E' ora di imparare.”

Oh, insomma!” - la voce di Cordelia sembrò porre un limite alle chiacchiere - “Il mio uomo si è appena fatto trapanare il cranio per questo pezzo d'eroe che tutela, volete tacere e lasciarmi fare il mio dovere?”

Nessuna obiezione. E Cordelia si voltò, decisa, verso Angel.

Dobbiamo andare dai poteri che sono.” - comunicò, svelta - “Prendi un gingillo in cassaforte e muoviti.”

Non ci vai senza di me.” - si intromise Spike, a braccia conserte, subito al suo fianco.

Tu resti qui con tuo fratello.” - replicò Angel, aprendo il biglietto che Cordy gli porgeva. Dentro, in quella terribile calligrafia che lo contraddistingueva, c'era solo scritto 'Con la Chiave. Nessun altro.'

Ma non se ne parla nemmeno!”

Hai detto bene. Non se ne parla nemneno. Restate qua e sbrogliate i problemi delle ragazze.”

Angel!” - i Coventry urlavano all'unisono. Ed erano seccanti.

Non intendo discutere.” - rispose il vampiro bruno, fissandoli entrambi - “Io sono il più vecchio e si farà quello che dico io, senza commentare.”

 

Il più vecch... si voltò, fissando Methos.

E questi gli fece un cenno gentile della mano. Si stava intrattenendo con Anya e sembrava molto soddisfatto.

Fai pure, vecchio. Noi gioventù ci terremo compagnia aspettando il tuo ritorno...”

 

Perfetto. Angel girò di nuovo sui tacchi e fissò i due.

Restate qui o andate da Lorne, ma preparatevi. Faith sta facendo un giro di ronda, per raccogliere informazioni. Sono certo che finirà in una rissa prima di stasera.”

Non ci devi andare da solo.” - insistette Spike.

No,infatti. Ci vado con Dawn.”

La ragazzina, impegnata a parlare di tacchi con Cecily si bloccò. E lo fissò, sbalordita.

Te la senti?” - domandò Angel, con gentilezza - “Credo che poss aservire la tua presenza...”

Se porti lei è qualcosa di grosso.” - mormorò Spike. E Angel si ritrovò a fissare i suoi occhi - “Angel, cosa cazzo stai combinando.”

Ancora non lo so.” - so solo che lo sapremo presto. E non mi piacerà affatto.

 

***

 

London

 

I poteri che sono non gli dissero molto.” - spiegò Wes, poco dopo - “Si presero il suo più bel Cezanne e gli fecero alcune raccomandazioni. O, almeno, questo è quanto ci disse, allora, raggiungendoci al Caritas, da Lorne. Ma io credo che sapesse più di quanto non volesse dire...”

 

Gli oracoli avevano sorriso, quando erano entrati al tempio. E, con deferenza, si erano inchinati a Dawn.

Siamo felici di rivederti, Chiave. Anche se tu non hai memoria della tua eternità.”

Dawn era rimasta impalata, non sapendo se ricambiare l'inchino. Ed Angel le aveva posto una mano sulla spalla, rassicurante. Non preoccupartene. Resteremo poco.

So che volevate parlarci.” - esordì, educatamente - “Vi ascoltiamo.”

I tempi sono maturi, Angel. Riteniamo che il destino della Cacciatrice stia per compiersi.”

E' questo dunque?” - la mascella di Angel si strinse, in un guizzo. Lo sapeva, lo sentiva - “Lei sarà l'ultima...”

L'oracolo annuì. E si rivolse a Dawn.

Tua sorella sarà libera, o chiave. Devi portarle questo messaggio.”

Fantastico.” - rispose Dawn scettica - “Starà a casa anche la notte... addio, libertà.”

Gli oracoli finsero di non averla sentita. E proseguirono.

La stirpe delle cacciatrici sta per esaurirsi, a meno che non accada un miracolo.” - specificò. Ed Angel involontariamente, sorrise, storto.

I poteri che sono credono nei miracoli?”

Il miracolo è ciò l'uomo compie al di sopra delle proprie forze e del proprio destino. Questo attendiamo.”

E Faith? Faith dovrà compiere questo miracolo?” - chiede Dawn. E l'oracolo la fissò, sorridendo. Angel seguendo quello sguardo, cominciò ad avere un atroce sospetto.

Dawn, non credo si aspettino che il miracolo lo faccia Faith...” - spiegò, incerto. E Dawn lo fissò come se avesse le antenne.

Ma stai scherzando, spero!”

Non l'ho detto io.. l'hanno detto loro...” - corresse Angel, restando impalato a braccia conserte. Non bastava che tutto incombesse? Dovevano pure affidarsi a un'adolescente ragazza pon pon con un sacco di fidanzati?

 

Bhe... Buffy mandava avanti la baracca da anni... magari ci si poteva fidare anche di Dawn.

 

Oddio. Un pensiero da Spike dentro la mia testa.

 

Supponiamo che Dawn voglia fare questo miracolo... in cosa consiste.” - era un azzardo come domanda. Ma doveva tentare. Almeno tentare.

La chiave può fondere anche le forze opposte. Luce e ombra. La chiave doma le forze del cosmo, non le viene chiesto altro che usare la propria natura.”

Perfetto.” - si massaggiò una tempia e si piegò verso Dawn - “Sai di cosa stia parlando?”

Come no. Sono più preparata in trigonometria a confronto. Io.. io non so niente della mia forza!”

Allora dovrai imparare.” - rispose, in un sussurro - “O avremo qualcosa per cui piangere.”

O qualcuno.” specificò l'oracolo. E Angel ebbe l'impressione che l'occhiata dell'essere gli stesse strappando il cuore e, con esso, anche l'anima.

 

Da cosa capisti che sapeva più di quanto diceva?”

Perchè aveva di nuovo quegli occhi....”

Quali occhi?”

Quelli da animale braccato. Angel ha sempre sentito l'accelerata del destino, negli eventi. Sapeva sempre con anticipo che sarebbe accaduto qualcosa e non in termini di lotte, sangue o eventi. Non erano visioni le sue, ma semplici percezioni dell'energia che variava. Angel sente. E credo che, in quelle ore, le sue percezioni siano state al massimo. Era incontrollabile.”

Si. Ma le raccomandazioni? Cosa gli raccomandarono di fare?” - insistevano sul particolare, con voracità. Non era da tutti i giorni scoprire cosa le alte sfere potessero dire direttamente ai loro paladini.

E Wes sorrise divertito, trovandoli per la prima volta davvero provinciali.

 

Siete ai confini della leggenda... e vi credete comunque grandi...

 

Gli dissero di prepararsi. E che non sarebbe stata un'apocalisse per il mondo quanto per gli equilibri del cosmo e del compiersi delle leggende.” - spiegò, con tranquillità - “Alcune le sapevamo già, c'era stata una specie di fuga di notizie dal loro schedario, nei mesi passati. Drusilla, l'ultima volta che la vedemmo viva, si era particolarmente accanita sulla mente di Doyle. E, una volta scatenate le visioni, doyle ne aveva avute anche alcune che non avrebbe dovuto avere.”

 

Sei pronta, Faith?” - domandò, tranquillo - “Sei la prescelta, il tempo ti ha atteso a lungo.”

Faith lo guardò, senza tradire emozione. E Doyle proseguì, la testa nella sua direzione, la stessa voce da comunicato meteo.

La fine non è lontana, Faith. E, dopo sarete intrecciati per sempre. Non temere.” - spostò la propria attenzione, cercò nuovamente lo sguardo di Methos - “Avrà ancora bisogno della tua guida. Proteggi la tua vita per la sua.”

 

"Sapevamo che Faith sarebbe stata l'ultima Cacciatrice. E che aveva buone probabilità di sopravvivenza." - aggiunse, soprappensiero – "E, visto che la speranza non ci bastava e non credevamo nelle nostre illustri fonti per prevenire il problema, abbiamo deciso di cercarne un'altra... un'altra diciamo meno ortodossa."

 

"Ora non preoccupiamoci di nulla."

"Ma presto dovremo." - replicò Cordelia, alzando la testa verso di lui – "o sbaglio?"

Doyle la contemplò, con un lampo serio negli occhi.

"No, non sbagli." - replicò, scivolando con le dita da una ciocca al suo viso – "L'evento verso cui avanziamo è la causa dei tuoi poteri e il fine ultimo. Ma non devi averne paura. Non ne hai motivo."

"Davvero, Doyle? Perchè io, qui dentro... qui dentro sento qualcosa di diverso."

"So cosa provi, principessa. Ma devi fidarti di me. Avrò bisogno del tuo aiuto, nelle prossime settimane, mi serviranno informazioni, informazioni particolari. E credo che..." - respirò a fondo, cercando le parole – "E credo che tu ed io potremo raccoglierne di più, se ci completeremo a vicenda."

Cordelia si era raddrizzata, per vederlo in viso.

"Magia?" - domandò soltanto, come rassegnata – "Ci faremo di funghi allucinogeni?"

"Mi piacerebbe in effetti. Non vedo un tramonto giallo e verde da una vita. Ma no, non credo." - scosse la testa, fingendo di essere dispiaciuto. Ma aveva gli occhi tristi e sciupavano le sue battute – "Tu puoi sentire, io posso vedere. Cercheremo insieme e mi aiuterai a capire. Andrà tutto come deve andare."

"Lo sai con certezza?"

 

"No, non lo sapevo. E così..." - disse Doyle, girando il bicchiere nelal mano libera – "mi sono cercato un informatore ormai sopra le parti."

 

Sei sicuro?” - domandò Cordelia, strofinando un'altra volta le mani - “Non ci prenderemo un fulmine?”

No, principessa. Magari una scossa, se Wes non misura bene gli ingredienti... ma un fulmine no.”

Confortante. E perchè proprio Wes?”

Perchè sono l'ultimo completamente umano tra tutti noi.” - rispose l'osservator,e con tranquillità. Tese la mano e il flacone a due metri di distanza gli volò dritto in mano - “A parte queste novità, si intende...”

Ah, certo, s'intende... come cazzo ci riesci!”

Principessa... hai detto una parolaccia....”

E dammi torto!”

Allenamento, Cordelia. Solo allenamento. A forza di esorcizzare e fare incantesimi ne ho imparati alcuni a memoria e sono diventati istintivi. La magia non deve necessariamente venirti da dentro. È come sapere la fisica... o la geometria applicata...”

Non sati progettando un ponte, Wes. Tu stai facendo volare gli oggetti! E poi?”

E poi cosa?”

Cos'altro fai?”

Parlo con il pensiero.”

Non ci credo.”

Ah no?” - Wes le sorrise. In perfetto silenzio - “E cosa stiamo facendo, allora, da due minuti a questa parte?”

 

E' vero?” - domandò suo padre, guardandolo diversamente - “Pratichi la magia?”

Wes lo squadrò, freddamente. E picchiò un dito sul tavolo. Doyle lasciò andare il proprio bicchiere e questo, dolcemente, scivolò fino alla mano aperta dell'osservatore.

Ogni tanto.” - rispose Wes, gustandone un sorso e rispendendo il cristallo al legittimo proprietario – “Ma solo per motivi davvero importanti...”

 

Ok. Sono pronto.” - si era alzato, pulendo le mani nel retro dei jeans e tendendo poi le dita sul fuoco. Due parole in latino e le fiamme erano divenute argenteee - “Lo controllo. Chi chiamiamo?”

Drusilla.” - rispose Doyle, di fronte alui abraccia conserte, scrutandolo con attenzione - “Te la senti?”

Wes lo fissò, intensamente. E il demone scosse la testa, con calma.

Io credo sia in pace.” - spiegò - “Almeno, così abbiamo percepito io e Cordy. Voglio parlare con il Cantastorie, non con il vampiro.”

Con Elizabeth, quindi.”

Si. È possibile. Ma stai attento. Non voglio la ragazza che era. Voglio la sua anima alla fine dei suoi giorni. Con la memoria degli eventi.”

Non ti prometto nulla.”

Tranquillo. Se sarà sbagliata, Cordelia se ne accorgerà. Respira, ora.”

Funghi allucinogeni?” - chiese, ridendo, mentre Doyle gettava qualcosa sul fuoco. Il parco giochi era silenzioso, le altalene ondegggiavano appena.

No, ho smesso con quelli.” - replicò Doyle, sorridendo. Cordelia, seduta su una delle altalene e infagottata in una giacca rosa, lo fissò con sospetto - “Ti giuro,principessa, non prendo droghe del genere dagli anni ottanta.”

E quanto anni avevi negli anni ottanta?”

Doyle preferì non rispondere.

 

Perchè Drusilla?”

Perchè c'era stata. E fin dall'inizio di ogni cosa.”

 

Wes inalò a fondo. E, quando aprì gli occhi, le iridi sembrarono viola.

Si, è lei.” - ammise Cordelia, con gli occhi chiusi. La vastità di Drusilla si espandeva nell'osservatore, ma come marea senza tumulti - “Poca follia al momento. Ma non so per quanto.”

Sarò veloce.” - replicò Doyle, sempre a braccia conserte. Tutto gli permetteva di avere al massimo quattro, cinque minuti. Aveva scelto apposta il parco. L'aura di Angel e e Drusilal che vi aveno avuto molteplici coversazioni permeava ancora l'intelaiatura delle altalene e la terra – “Drusilla, devo sapere cosa hai fatto.”

Ciò che era mio compito.” - fu la risposta. Gli occhi di Wes lo fissarono, pacati. Ma erano viola, integralmente - “Ho portato il guerriero della luce al suo destino.”

Questo lo so. Quando hai compreso che era Spike che volevi e non Edward?”

 

No, fermi.” - una mano si alzò, perentoria – “Cosa intendete con questo?”

Cio che abbiamo detto.” - rispose Methos, con calma - “Non vi è ignota la natura non compiuta di Edward. E saprete che il suo Cantastorie, probabilmente, era Drusilla. Facendo uno più uno, non è difficile chiedersi quando Dru abbia capito che nulla si sarebbe risolto nella maniera prevista.”

La sua scelta è stata deviata dalla follia. Una volta vampirizzata, ha scelto William al posto del fratello.”

Così fosse, Spike sarebbe ancora dannato. E lei non si sarebbe tanto accanita, in quanto vampira fuori di testa, a voler vampirizzare anche Edward. Lo avrebbe solo voluto morto.” - ribattè Methos, sorridendo – “Ma non è andata così. No, non ha scelto Spike per uno sbaglio di valutazione... come del resto credeva anche Spike...”

Si voltò verso Wes.

Noi ne abbiamo parlato lungamente. E vi posso garantire che la nostra teoria regge... e piuttosto bene....”

 

"Se Angel non avesse dannato Drusilla.. se lei fosse stata un Cantastorie a tutti gli effetti... chi sarebbe stato il prescelto?"

"Io non..." - si interruppe. Oh, al diavolo! - "William. Sarebbe stato comunque William. Lo ha trovato e dannato perchè non ha saputo fare altro."

"Si, una spiegazione avvincente. Il Cantastorie fallito ha trascinato con se l'eroe. Non mi sorprende, una mente rigida come la tua non poteva produrre altro. Ma con un piccolo irrilevante particolare: ti stai sbagliando." - Methos scosse la testa, un mezzo sorriso – "Non lo trovi ironico, Wes? Drusilla è arrivata molto vicina al suo guerriero della luce, ma io sono stato più veloce di lei. Di quasi due anni."

 

Il guerriero della luce non è Spike. È Edward.

È sempre stato Edward.

 

"Stai scherz... no, mi rifiuto di ascoltarti."

"Mi hai chiesto una spiegazione, te la sto offrendo su un piatto d'argento. Vuoi metterti proprio ora a saltare a conclusioni affrettate come un vero cretino?"

Wes si trattenne dal rifilargli un pugno. No, anzi, due.

 

Uno per la visione del mondo che aveva.

E il secondo per avergli dato del cretino.

Ma, soprattutto, ribadì al suo cervello e alla sua mano, per la visione del mondo. E di Spike.

 

"Allora finisci di spiegarti." - sibilò, restando immobile.

"Edward era il prescelto, credimi. Ne aveva le doti. Ma io credo che il caso sia stato molto più potente di un calcolo matematico quasi perfetto e che Drusilla lo abbia saputo girare a proprio favore." - si lasciò andare, rilassato, accavallando le gambe – "Facciamo una piccola divagazione. Come ben sai, io conoscevo piuttosto bene la madre di Doyle, Sinead."

"E con ciò?"

"Era una gran donna, ti sarebbe piaciuta. Conosceva Edward ed era della mia stessa opinione: schifosamente prescelto. Sarebbe potuto, ma non è stato. Succede, a volte. Ma Sinead diceva che le predestinazioni nel cosmo sono come i lanci di sassi nello stagno. Non puoi sapere quanti rimbalzi farai, ma ciò a cui punti è che siano sempre più che nel tiro precedente. Noi potevamo avere Edward... ma abbiamo avuto Spike. E questo per merito di Drusilla."

Sorrise, divertito.

"No, Wes, Drusilla non ha sbagliato. Drusilla sapeva come lanciare il sasso molto più lontano del previsto. Anche senza lucidità nella spiegazione e nell'atto ha comunque visto, compreso, compiuto il suo dovere con i mezzi che aveva. E lasciamelo dire, ha saputo contare piuttosto bene i rimbalzi."

Ha mosso le sue pedine con maestria. Ci ha intrecciato, nel tempo e nello spazio senza permettere a nessuno di deviare dalla propria traiettoria.

Dal voltarsi a fissare Angelus dritto in viso, fino al tagliare la gola a una Cacciatrice insignificante in un liceo, Drusilla ha tessuto la propria rete... non senti i fili avvilupparti?

Non sei contento che sia morta, se pensi a questo arazzo cosmico che ha intessuto?

Wes si era seduto, riflettendo. Aveva dimenticato la belligeranza, la propria teoria, la sua fede nelle leggende e nel destino. Ed ora, con agghiacciante lucidità, scomponeva ogni singolo frammento in altri più piccoli, facendo combaciare i pezzi.

"Drusilla sapeva? Ma sapeva... cosa."

"Non cosa, Wes. Da quanto. Quando, Drusilla ha compreso cosa sarebbe successo? Quando tutto è stato perduto? tra le braccia di Angelus? Oppure prima, quando ha avuto in dono le visioni? È una domanda intrigante, non credi? Persino per uno come me che non crede a tutte queste idiozie."

 

"Rispondi solo a questa domanda, Price, mentre attendi che io mi decida a raccontarti la prossima puntata: quando Drusilla ha cominciato a contare i rimbalzi per poter portare William Coventry fino a qui?"

 

E questa è la teoria. Drusilla ha cominciato ad avere il dono della Vista ben prima della venuta di Angelus. Drusilla vedeva con precisione il futuro di un eroe ma io credo che, come ogni persona dotata di cuore, abbia saputo spostare lo sguardo e ampliarlo. Cercava Edward... e ha intravvisto William.” - spiegò Edward, con tranquillità, parlando di se in maniera quasi astratta. Si era scelto un angolo del tavolo e si era appoggiato, l'aria pensierosa, il profilo assorto - “E' appurato quanto fosse potente, se anche da folle ha continuato a parlare con le stelle. Ed è probabile che, almeno in parte, abbia visto ben oltre i nostri decenni. Nei secoli.”

Solo che le teorie vanno confutate.” - accelerò Doyle, versandosi un'altra dose di scotch - “E noi lo facemmo.”

 

Questo lo so. Quando hai compreso che era Spike che volevi e non Edward?”

Wes sorrise, con aria composta e fredda. Un sorriso non suo.

Credi che sia stata così in gamba?”

Credo che tu non abbia tempo per le schermaglie verbali con me. Dimmi quando.”

La notte prima che Darla mi trovasse.”

D'accordo. E cosa hai deciso...”

Non c'era tempo. Dovevo solo farmi trovare. Del resto mi sarei preoccupata dopo.”

Ma dopo, dopo... dopo è venuta la follia. E non è andato tutto come doveva.” - replicò Doyle. E Wes mosse gli occhi, abbassandoli, prima do voltarsi verso Cordelia.

Mi crederai se dirò che molti eventi non desideravo accadessero?” - domandò, rivolgendosi direttamente a lei.

 

E Cordelia annuì.

 

Ti credo. Non sei riuscita a controllarli tutti.” - rispose, cercando di restare calma. Sangue, Wes aveva la mente piena di immagini strazianti - “La morte e la distruzione non erano previsti dal tuo piano... tutti quegli anni di dannazione tuoi e di William... la tua follia è stata una benedizione, a volte, vero?”

Wes annuì, con una lacrima in lenta caduta.

Ma Cordelia strinse gli occhi. E la fissò, mutando di espressione, irrigidendosi.

Drusilla.” - domandò - “C'è qualcos'altro che hai fatto?”

Non resta molto tempo, Doyle. Chiedile altro.” - la voce di Wes eruppe, angosciata. Ma, al battere di palpebre successivo, le iridi erano nuovamente viola.

Darla ti ha trovata e Angelus ti ha vampirizzato. E poi?”

Dovevo solo avere pazienza. Lo avrei incontrato, naturalmente. L'Antico avrebbe provveduto al giovane leone.”

E Edward? Quanto è importante Edward nella vita di suo fratello.”

E' luce. E sangue.”

Questo lo so, ma ho bisogno di sapere altro.”

Solo luce e sangue, Doyle.” - scandì la voce femminile, solenne. Poi divenne roca, umana. E Wes si piegò su se stesso vomitando anche l'anima.

 

Non ritentammo l'esperimento.” - ammise Doyle - “Si era rivelato pericoloso. E occorreva tempo prima di ottenere nuovamente una congiunzione astrale favorevole che rendesse il tutto meno faticoso per Wes. Ma quel giorno, quando cercarono di farci saltare in aria, mi sarei volentieri preso a calci da solo per non aver cercato una soluzione alternativa. E, per fortuna, arrivò Anya.”

 

LosAngeles

 

Angel era sparito già da un pezzo quando, litigando, Spike ed Edward emersero al caritas. Lorne andò loro incontro, a braccia spalancate.

Amore.” - disse, stringendosi al cuore Edward - “Io volevo conoscerti da almeno... da almeno tre morti fa. Le tue, ovviamente.”

Bhe, grazie.” - rispose Edward, fissandolo con aria stranita. Verde. Molto verde. Verde irlanda - “Piacere di conoscerla, signor...”

Signor Lorne.”

Chiamalo Lorne.” - borbottò Spike, passando tra i due con aria repressa.

Si, chiamami Lorne. E dammi del tu. Vuoi da bere, bon bon?”

Bon bon vuole da bere e noi gli teniamo compagnia.” - commentò Doyle, seduto in fondo al bancone. E fissò con aria svanita le due nubi che riempivano il locale - “Oh, ciao principessa.”

Wow, è stato!” - Cordelia lasciò andare la manica di Anya - “E' stato wow! Lo sai fare anche tu?”

No. Solo quando sono davvero ubriaco. Lorne, conosci le ragazze?” - chiese, indicandole come se fosse normale vederle apparire - “Anya e Halfrek, signore del massacro collettivo e individuale.”

Si, sono clienti abituali. Cosmopolitan bambine?”

Ovviamente Lornie caro. E qualche stuzzichino, sono affamata.” - Halfrek schioccò le dita e mantello e scollatura scomparvero. Si sedette, inguainata nel suo canonico tailleur violetto, accavallando le gambe - “William, tesoro, siete in un enorme pasticcio.”

Ascoltala.” - fece eco Doyle, seduto dall'altro lato, con Cordelia a fianco - “Ha perfettamente ragione.”

Beveva come una spugna. Ed aveva occhi quasi bui.

Mi interessa di più sapere cosa hai visto.” - replicò il vampiro. Edward era alle sua spalle, in piedi. Ed era una presenza rassicurante, anche in silenzio - “Hai mandato tu Angel e la Chiave...”

Si, sono stato io.”

E non puoi dirmi nulla?” - insistette. E una mano, intanto, gli portò via il bicchiere. E un bacio – “Ciao Faith, mi fa piacere vederti tutta intera.”

Scommetto che non hai avuto molto tempo per pensarmi.” - replicò la Cacciatrice, gettando un'occhiata alla lunga fila di avventori - “Siamo aumentati di numero o sbaglio? Mi giro un attimo e raduni le tue ex?”

 

Io, Drusilla, Buffy e Anya… hai ragione, siamo già in quattro. Ma qualcosa mi dice che saremo presto in cinque. Cuori, quadri, fiori e picche.

E la prossima…Jolly o Asso pigliatutto?

 

Ciao, asso pigliatutto.” - la salutò Cecily, sorridendole e giocherellando con il proprio drink - “Non ci hanno mai presentate...”

E questo dovrebbe lasciarti intendere che non siamo amiche.” - replicò Faith, in maniera decisamente educata - “Anya, alza il culo, devo parlare con Doyle. E voglio sapere dove sia Wes.”

Giusto. Dov'è Wes?”

 

London.

 

Wes sorrise, divertito.

E dove volevate che fossi?” - domandò – “A procurarmi qualche guaio...”

 

LosAngeles

 

Il parco giochi era deserto e ormai cintato da quando, una notte, era apparso un enorme cerchio bruciato al centro e la struttura delle altalene si era fusa in un unico ammasso. L'amministrazione di quartiere non aveva saputo spiegarsi l'accaduto e aveva preferito limitare la zona.

Methos, ovviamente, non aveva apprezzato il dover scavalcare la recinzione, non tanto per questioni etiche, quanto per la fatica e l'impegno necessari. Ma, quando finalmente si era deciso ad accorciare le lamentele e allungare il passo, aveva trovato Wes impegnato a comporrre un cerchio, renedere argentee delle fiamme e buttare tanta polvere sul fuoco magico.

Funghi allucinogeni?” - aveva chiesto, sospettoso - “Ne avevo parecchi negli anni ottanta, vecchi di un millennio. Ancora mi chiedo cosa ne ho fatto...”

Ne parliamo dopo.” - rispose Wes, inalando a fondo - “Fai le domande che ti ho scritto e sbrighiamoci. E stai attento che sia lei.”

Ma si, Price. So come funziona una possessione. Avanti, parti per l'altro mondo.” - replicò, sbrigativo, aprendo il foglietto - “Ciao, Dru.”

Antico...”

 

Perfetto. Sorrise, davanti agli occhi viola. È lei, la spostata.

 

Credo che stia accadendo qualcosa.” - disse, ripigando il foglio del questionario e infilandolo in tasca. Sapeva benissimo cosa chiederle - “Dimmi quanto c'entri tu in questa storia.”

Cosa è accaduto.”

Davvero non lo sai? Niente onniscienza dall'inferno degli spostati?” - si interruppe. E cambiò tono - “Ti servono dei segni, vero? Non sai in che tempo siamo....”

E' così. Il mio William vive?”

Si, è vivo. LA, 2003. la sua anima è forte, il sangue si è riunito.”

E la chiave è giunta...”

La chiave è qui, da stamattina.”

Lei è come l'Alba.”

Lo avevamo intuito. Perchè è qui anche Edward.”

Allora sta per compiersi il destino. Temete la morte?”

Dobbiamo?”

Dovete.”

Bene. Sono già stufo di parlarti.” - repsirò a fondo, divenendo serio - “Drusilla, chi c'è dietro tutto questo... è opera tua?”

Avrò il suo perdono?” - lo interruppe, disperata. Methos strinse gli occhi, fissando Wes. Poteva vederla, vedeva Drusilla, in traslucido.

Non lo so, Dru. Cosa dovrebbe perdonarti?”

La sua morte.”

La morte di chi.”

La sua. La sua...”

La morte di chi, Dru!”

Wes rantolò. E la voce di Drusilla sembrò sofferente.

Sta soffrendo troppo. Devo andare. Non c'è più...”

Wes era crollato in ginocchio. Il fuoco si era spento.

 

London

 

Insomma non avevamo proceduto di molto nella nostra opera. Avevamo un nemico che ci voleva morti, due demoni, una chiave, un Angelo in seduta presso gli oracoli, un Cantastorie defunto e uno quasi ucciso dall'emicrania.” - enumerò Methos, alzando le mani - “Il tutto senza contare i due immortali che se ne sarebbero stati volentieri fuori dai guai a tagliar teste... su un altro continente magari...”

Cosa ti accadde, Wes?” - domandò suo padre. E, se doveva esserci preoccupazione nella sua voce, i presenti non lo capirono mai - “Dopo la possessione...”

Quello che mi capitava di solito. Lo stomaco sottosopra e parecchi antinevralgici. Nient'altro.” – spiegò, alzandosi – “Mi sarei volentieri messo a letto, ma non avevo tempo da perdere. Cordelia si era appropriata di un computer e di una connessione per sopperire l'assenza di una biblioteca, mettendo asseme ciò che avevo potuto vedere nella mente di Dru, mentre stanziava nella mia testa per chiacchierare con Adam.”

Cosa avevi visto?”

Nè più né meno l'informazione che Drusilla non aveva saputo darci. Il nome del nostro avversario. Il problema era che nessuno volesse credermi.”

 

LosAngeles

 

Ti dico che era lei!” - ripetè Wes, ancora una volta, levandosi lo straccio dalla fronte e tirandolo in un angolo. Non si alzava a difendere le proprie opinioni solo perchè non ci riusciva - “Era lei, maledizione!”

Ma certo che era lei.” - replicò Halfrek, composta come sempre sullo sgabello e al suo secondo cosmopolitan - “lo abbiamo detto anche noi, ma non ha voluto crederci...”

Sentite!” - si intromise Anya. Stava raccogliendo i cocci... i cocci di tutte le bottiglie che Spike aveva distrutto lanciando i mobili del locale prima che Faith ed Edward riuscissero a fermarlo - “La nostra fonte è attendibile, è davvero andata come vi abbiamo detto. E Wes lo sta confermando, contenti?”

Contenti un corno!” - Spike sembrava fuori di sé. E non si riusciva a farlo smettere di camminare. Fuori il sole era alto e lui era relegato senza sapere dove fossero né Angel né Briciola. Ce n'era abbastanza per autoimpalettarsi - “Qualcuno ha la minima idea di cosa significhi?”

Significa che è sempre la stessa storia, Will.” - sospirò Cecily, giocherellando con uno stuzzicadenti e fissandolo concentrata - “Che le tue donne non amano essere tradite lasciate o uccise.”

Cecily, non è il momento di farmi la paternale.”

Lo so. Ma non ho resistito. Concordi con me, Anya?”

Non so.” - disse la bionda svanita - “Io ho fatto solo sesso con William. E siamo stati felici. Nessuna complicazione.”

Ma davvero.” - Edward sedeva sul bancone, con i piedi a penzoloni. E Faith, idrofoba, a fianco, da tenere per un braccio - “Un'avventura di una notte... senza prosecuzione...”

Come?” - Anya lo fissò stranita. Poi fissò Faith. E capì, senza ombra di dubbio - “Oh, certo, non è significato nulla... mi ha usato. No, io ho usato lui.”

Si, ci siamo usati a vicenda!” - urlò Spike. E si pentì all'istante - “No, Anya, scusa, è stato bello. Bellissimo. Indimenticabile.”

 

E sono sincero.

 

"Sai, Anya…" - commentò il vampiro, finendo di aggiustarsi - "Pensavo che sarei stato io ad andare via per primo… dopotutto…"

"Dopotutto sei cattivo e insensibile…" - terminò Anya, ravviandosi i capelli - "Lo so, lo so. Lo sanno tutti, direi. Solo che, se non mi alzavo, non ti avrei più lasciato…"

Rimase ferma, a riflettere sulla frase che aveva appena detto. E non si stupì, quando le dita di Spike si intrecciarono con le sue.

 

Rimasero così, senza guardarsi. Senza voltarsi, dandosi le spalle, come se non avessero nulla da spartire. Eppure con le mani intrecciate. Mani che si erano trovate senza bisogno di cercarsi.

"E' triste…" - mormorò Anya, guardando fisso di fronte a lei. Si vedeva riflessa nel parabrezza. E vedeva la sua mano, stringere il vuoto. E Spike non c'era…

Spike non c'era…

"Cosa, Anya… cosa è triste…"

"La vita… credo." - abbassò gli occhi, con un sorriso. Era una risposta scontata e troppo generica, forse. Ma non aveva realmente importanza - "No, dai, scherzo. È triste lasciarsi così… dopotutto, non è solo sesso. L'hai detto tu…"

"Anya… ti prego… non piangere." - sorrise, scotendo la testa. E asciugandosi gli occhi.

"Io? Perché io non posso e tu sì?" - ribattè, cercando di trattenersi. Non aveva bisogno di voltarsi, per sapere che alle sue spalle c'era un demone che fingeva di essere un duro. Era un demone anche lei… ed aveva molti modi per scoprirlo… ma, in questo caso, le bastava solo il cuore - "Ma noi dobbiamo lasciarci, non c'è motivo per essere tristi, non c'è motivo per piangere…"

Spike annuì, stringendo i denti. Non c' era motivo per piangere. Era una sciocchezza. Non aveva pianto per Buffy… ed ora non avrebbe pianto per se stesso.

"Grazie, Spike…"

"E di cosa? Di una notte di follie amorose? Figurati, sono la mia specialità…"

"Già… grazie per l'amore e per tutto il resto. Mi hai dato più di quello che credi…"

Le era mancata la voce. E con essa il coraggio di andare avanti.

"Dove andrai, adesso?"

"E dove vuoi che vada… “

 

Anya gli sorrise, timidamente. E raccolse alcuni cocci, prima di sparire nel retro.

Mi spiace interrompere le vostre questioni romantico amorose.” - disse Cordelia, dalla postazione web. Methos, in piedi alle sue spalle, leggeva la schermata con aria concentrata. E non lasciava presagire nulla di buono - “Ma è vero. È lei sicuramente.”

Cosa hai trovato?”

Nulla.”

E quindi, come fai a esserne certa?”

Perchè ci ha appena scritto una mail... e con tanto di fotografia.”

Voltò il pc, per la gioia dei presenti.

 

La foto le faceva onore. Era bellissima.

 

Darla.” - disse Angel, facendoli sobbalzare tutti - “E io che non volevo crederci...”

 

[VII]

 

London

 

Darla.”

si, Darla.”

Darla, la creatrice di Angelus.”

Si, lei. Vuole che lo ripetiamo ancora una volta? Magari qualcuno non l'ha ancora capito.”

La donna avvampò. E sembrò risentirsi del commento. Methos non sembrò, invece, manifestare senso di colpa.

Le versioni a quel punto coincidevano tutte.” - disse Wes, tornando per un attimo alla sua natura di mediatore e obbligandoli a restare attenti - “Anya e Halfrek lo avevano sentito dire tra le orde demoniache, Methos e Wes lo avevano estorto al fantasma di Drusilla, Doyle l'aveva fuggevolmente vista in una visione ed Angel... bhe, Angel si era beccato la canonica e sibillina premonizione assolutamente inutile.”

 

Guardati dalla regina dalle molte vite, Angel.” - ordinò l'oracolo che fino ad allora aveva taciuto - “Sarà lei la fonte di ogni male... e di ogni dolore...”

 

La regina dalle molte vite...” - ripetè Doyle, massaggiandosi la fronte con aria rassegnata - “Come al solito parlare con gli oracoli era stato utile per tutto tranne che per il richiesto. Ma Angel aveva comunque compreso, a quanto sembrava, anche se si rifiutava di accettarlo. Purtroppo per lui, al caritas lo attendeva solo la conferma ai suoi peggiori sospetti. In più, la ragazza ci aveva scritto.”

Giusto.” - Methos sospirò - “Non dimentichiamo la lettera. Prima della lettera erano serviti un immortale e una Cacciatrice per frenare un vampiro rabbioso. Dopo la lettera, nessuno tentò nemmeno di bloccare Angel. Semplicemente, gli lasciammo distruggere il locale. Fino al più piccolo frammento.”

 

LosAngeles

 

E' quello che sto cercando di dirti da ore.” - Anya parlava a Spike, a voce bassissima. E Spike fissava Angel al computer, la bocca che diveniva sempre più stretta - “Quando hai lasciato Drusilla, un'ultima volta, lei ha avuto il tempo di desiderare. E al posto di volere la tua morte, ha preferito cercarsi una vendicatrice.”

 

Staremo insieme, per sempre. Tu e lui, con me...”- implorò lei.

Ci sono già passato Drusilla, tu non sei divisibile tra due uomini. SCordatelo. E poi, a dirla tutta...” - con le labbra avrebbe potuto incendiarla, con gli occhi lo stava già facendo - “... penso di non avere più interessi nei tuoi confronti.”

Allargò le dita, arretrando di un passo.

 

È un addio, questo.

 

Addio, Dru. Non abbiamo più nulla da dirci.”

Drusilla si strinse le mani e il segno della sconfitta le attraversò i lineamenti.

Si. Questo è il nostro addio. Mi hai dimenticata.

Non mi volterai ancora le spalle.” - rantolò, afferrandolo con la braccia e stringendolo in una morsa. Gli occhi divennero cangianti, i lineamenti mutarono - “Non ti lascerò andare via... non tornerai da lui.. da lei... io ti ho condotto fino a qui, io...”

Ed io posso distruggerti, assieme al tuo destino, uccisore delel cacciatrici, amore mio.

 

Lo ha fatto in un battito di ciglia.” - gli spiegò con dolcezza Anya. E gli afferrò una mano. Non le sorprese sentire Spike stringerla, in cerca di un appiglio - “Quando ha compreso che non ti saresti più voltato, la follia ha preso definitivamente il sopravvento. Eri tu, per non so quale motivo, a tenere a galla una forma di coscienza.”

Come lo sai...”

Sono un demone, William. E potevo sentirlo.” - spiegò, con calma, anche se era ovvio e semplice per entrambi - “Ti sei salvato per miracolo. E deve essere successo quando Angel è intervenuto, il tempo deve aver rallentato e averle dato il tempo di desiderare. Sapeva ciò che voleva, è stata molto precisa nella sua richiesta.”

Darla.”

Si, è andata così. E non una Darla qualsiasi, umana e tutto il resto, come l'ultima volta. È la Darla dell'attimo dopo la sua morte, quella che...”

Quella che mi vuole a pezzi.” - concluse Spike, con voce atona. Darla al suo peggio.

Quella armata di gancio da macellaio.

Siamo venute e dirtelo non appena lo abbiamo saputo. Ma cosa abbia fatto Darla in questi mesi resta un mistero.”

E cosa volete che abbia fatto. Si è preparata con cura. Vendicherà Drusilla portandomi via tutto. E, nel frattempo si prenderà la rivincita su Angel. Comincerà da Faith.” - mormorò, con voce piatta - “E poi, uno alla volta, cadremo tutti.”

 

E, in quel mentre, Angel aveva fatto volare la prima sedia.

 

***

 

Non esistevano molti modi per far veramente imbestialire Angel. Ma il migliore in assoluto, quello sempre efficace, era minacciarlo. E, nella fattispecie, minacciare qualcuno che amava.

Salva il computer.” - ringhò Spike, placcando il suo sire e volando con lui sul palco del caritas - “Dopo voglio leggere anche io.”

Angel era furioso. E, per quanto cercasse di reprimere gli istinti peggiori, Spike si prese comunque un pugno. Ed ebbe anche il piacere di renderlo.

No, non lo fare.” - ordinò Methos, afferrando Edward per la cintura e poi sollevandolo, con un braccio attorno alla vita - “Tu non immagini cosa sanno fare quei due quando si comportano in questa maniera.”

Attorno, lo scenario ricordava l'Hyperion. In mezzo al disastro, Lorne beveva direttamente dallo shaker. Edward fece un respiro e Methos lo posò a terra, mentre una mano con unghie laccate di viola gli sfiorava un braccio.

Edward.” - Cecily gli sorrise, smagliante - “Che ne dici se facciamo due parole? È tanto che non ci vediamo.”

Tipico di Cecily. Troppo aristocratica, capacissima di ignorare la confusione per non venir meno al proprio buongusto. Ed Edward, in tutta coscienza, desiderava poter fare altrettanto.

Prego.” - le disse, corrucciato, porgendole il braccio. Sul palco, Spike ed Angel continuavano a menarsi. I restanti occupanti del caritas sembravano intenti a raddrizzare almeno i mobili - “Io mi cerco una birra...”

 

***

 

Angel era stufo. E parecchio. L'email di Darla, come se non bastasse il suo ritorno, era una simpatica ciliegina sulla montagna di problemi, preoccupazioni e premonizioni che già aveva.

A quanto sembrava, Drusilla dava ancora il meglio di se stessa, pure da morta.

 

Il destino di William sta per compiersi.” - aggiunse Drusilla, alzando la testa. Il suo corpo era scivolato a terra, il suo viso pallido era quasi nella polvere - “Non potrai salvarlo un'altra volta, Angelo mio. Uccidimi. Uccidimi, perchè nel futuro che si sta per scrivere non esiste un posto per me.”

Dru...” - strinse più forte la spada, sentendola scivolare. Non disarmato, non disarmato innanzi a quell'orrore - “dimmi cosa vedi... amore...”

Anime e sangue vi hanno condotto fin qui.” - rispose, docile alla sua preghiera - “ora non vi resta che combattere il destino, un'ultima volta.”

Non è abbastanza. Devi dirmi altro.”- deglutì, piegandosi sui talloni - “Devi dirmi altro, se vuoi che io lo salvi.”

 

Tu lo vuoi, quanto lo voglio io.

Ti prego, Drusilla... aiutami a proteggere William.

 

La mano della vampira gli strinse il maglione, afferrandosi ai punti lacerati dalle frecce. Erano rimasti soli, ogni vampiro che l'avesse appoggiata era ormai polvere nella polvere, sui loro vestiti, sotto i loro corpi.

Non c'era nulla, non c'era battaglia.

Solo un silenzio innaturale su una città sempre viva in cui l'oscurità sembrava non esistere.

Solo silenzio. E oscurità, l'ultima rimasta.

Tennero fino alla fine... Nessuno li seppe piegare...” - mugolò Drusilla, come una litania, raddrizzandosi lentamente, fino a fronteggiarlo, in ginocchio. Gli occhi viola erano pieni di stelle, le labbra, morbide, erano sulle sue - “Non dimenticare...”

 

Non dimenticarsi... e come poteva dimenticare!

E, come se tutto questo non bastasse... Faith.

Gli oracoli profetizzavano, Darla lo metteva addirittura per iscritto.

 

"Mio carissimo Angelus,

penso che ti farà piacere sapere che godo di splendida salute e non vedo l'ora di riabbracciarti. Sono in città da un po' di tempo e mi dispiace sinceramente non essere ancora passata a trovarti. Ma, capirai, mi sto facendo bella per te, come mio solito. Voglio che la mia entrata in scena sia... come dire... esplosiva.

Immagino che lascerò molte vittime del mio fascino a terra. Ma una donna desidera sentirsi potente e amata.. e io non sono da meno.

Oh, amore mio, non vedo l'ora di abbracciarti. So che hai ancora con te il nostro piccolo Spike e me ne rallegro, così non dovrò cercarlo per il mondo.

Spike ha ucciso Drusilla, Angelo mio. Ed io sono qui per una precisa inequivocabile motivazione: voglio rendergli il favore. E con tutto il dolore che posso provocargli.

Per tanto, rallegrati. Non prevedo di incenerirlo, almeno per il momento. Voglio solo recidere, uno ad uno, tutti i tentacoli che è riuscito a tendere nel mondo. Sentimenti, legami, amicizia... tutte quelle sciocchezze umane che, da qualche tempo, interessano anche a te.

Sei stressato, Angelus. Io ti darò un po' di sollievo sollevandoti da parecchie incombenze.

A partire dalla tua Cacciatrice. La tua piccola e deliziosa Cacciatrice.

Sempre che non sia morta stamattina nel piccolo 'bum!'.

Poi sarà la volta del trasandato ragazzotto che ti ha traviato e di quella smorfiosa di liceale invecchiata che frequenta. E non dimentichiamoci l'osservatore che si crede un mago... ho molto apprezzato le sue messe nere per chiacchierare con la mia piccola amata Drusilla.

Infine, amore mio, mi prenderò il tuo piccolo William. Perchè ho sentito dire che è prezioso per le stelle.. e perchè voglio infliggerti tutto il dolore che posso.

Lo renderò folle. Poi vorrò la sua vita.

E, infine, Angelo mio, saremo di nuovo solo tu ed io. Insieme, per sempre.

Con immenso amore.

Tua Darla."

 

Si, considerò Cordelia rileggendola, c'è di che alterarsi. Hai visto come mi ha chiamato?

 

"Mi ha chiamato ragazzotto." - commentò Doyle, leggendo da sopra la sua spalla.

"Non ha nominato me." - aggiunse Methos – "Non so se sentirmi offeso o rallegrarmi."

 

London

 

"Eravamo ad un punto morto." - soispirò Doyle strofinandosi un occhio – "Potevamo tranquillamente perderci in battute e risse, intanto non sapevamo dove fosse Darla e cosa fare per arginare il disastro. Era riuscita a minarci il condominio senza che ce ne accorgessimo, ci aveva messo nella condizione di essere persino convocati dai miei capi e avvertiti dalle forze demoniache di zona... eppure continuavamo a brancolare. Non un indizio, non un frammento a cui affidarci."

"E le visioni?" - domandò un ragazzo, dalla prima fila, alzandosi in piedi – "Non potevano aiutarvi?"

"Certo che potevano. Ma non ne avevo. E questo non era un bene cosicchè..." - Doyle alzò le mani, in segno di resa – "Giunsi alla stessa conclusione a cui sei giunto tu ora. Ci servivano le visioni."

"E quindi?"

"E quindi me le procurai. La peggiore idea mai avuta in vita mia."

Concordo.” - borbottò Methos. E spalancò gli occhi davanti all'occhiata scetticca del suo pubblico - “Davvero!”

E che successe?”

Bhe... mi ammazzai.”

 

***

 

Non avevo fatto bene i miei conti.” - aggiunse, modesto. Il ragazzo che si era alzato per porgli la domanda era agghiacciato. E Doyle si sporse, cercando di consolarlo - “Non mi sono suicidato, credimi, ho solo fatto un un bel disastro e...”

Il cellulare vibrava. E Doyle si frugò tutte le tasche, cercandolo.

Scusate.” - disse, premendo il tasto e aprendo la chiamata - “E' mia moglie.”

Quante volte al giorno lo dice?” - chiese Edward, voltandosi verso Methos.

Uh, ho smesso di contarle...”

Eddy, vuole parlare con te.” - gli porse il cellualre - “Non trova Gucci a Piccadilly Circus.... la aiuti per favore?”

Edward afferrò il cellulare e si alzò. Methos ebbe l'impressione che stesse alzando gli occhi al cielo.

Non so quante volte le ho spiegato la strada...” - lo sentirono borbottare, mentre usciva dalla sala.

Dicevamo? Si!” - Doyle indicò i suoi fan con gli indici - “Parlavamo della mia morte.”

 

LosAngeles

 

Edward aveva stappato due birre e si era seduto su uno sgabello. Cecily, seguendo il suo sguardo, era tornata a fissare la rissa, contrariamente alle proprie speranze.

C'è sempre solo lui per te...” - sospirò, intenerita. E i loro occhi si incontrarono - “Passano i secoli, cambiano i luoghi... le persone...”

Le persone non tanto.” - replicò l'immortale - “Solo qui dentro siamo almeno quattro che frequentavamo lo stesso giro di amici.”

Perchè il mondo è più piccolo di quanto non sembri...”

No, il mondo è vasto. Sono le persone che non riescono mai a perdersi del tutto...”

Sempre il solito romantico. Edward, toglimi una curiorità.” - piegò la testa, verso di lui, complice - “Lo sai che su di te girano delle belle storielle?”

Edward piegò la testa, fissandola di sbieco. Come Spike.

Storielle? Che tipo di storielle.”

Uff, sciocchezze! Sciocchezze del tipo che tu sia un Guerriero della Luce che non si è attivato, che Drusilla dovesse essere il tuo Cantastorie.. cose di questo tipo.”

Cose di questo tip... Cecily, di cosa stai parlando! Drusilla.. la Dru di William!” - Edward la fissò, spalancando gli occhi e sentendo il cervello azzerarsi - “Ma di cosa stai blaterando!”

Uh, nulla. Se non ne sai nulla...” - aveva imbronciato la bocca - “sei il diretto interessato, se non lo sai tu.. peccato, io ci credevo...”

Scusami un secondo.” - si alzò e, marciando rapido verso il retro, afferrò sul passaggio il proprio personale multimillenario - “Methuselah, mi è appena giunta una voce interessante all'orecchio.”

Se Anya ti ha detto dell'invito a cena non sapevo che fossi interessato.”

Lascia perdere Anya, dimmi cos'è questa storia del guerriero della luce.” - aveva le labbra contratte, l'aria spiritata. E, Methos si rese conto che, come una coltellata, stava provando paura - “Dimmi che non sono stato io che ho fatto incontrare Spike e Drusilla.”

 

***

 

Spike, Spike, frena!”

Spike, che aveva il pugno alzato e si preparava a rompergli il naso per un'altra volta, si bloccò a mezza'asta.

Ti sei calmato? - domandò, senza battere ciglio, restando seduto sul suo stomaco - “Flagello, non ci siamo, non puoi continuare così. Gli anni passano anche per me.”

No, gli anni passano più per me.” - replicò Angel, senza degnarlo di un'occhiata - “Sono un cretino. Un emerito cretino, William.”

Lo so. Se ti do ancora un pugno riuscirai a tenerlo a mente?”

Il cellulare.”

Ok. Ti fracasso il cellulare.”

Il cellulare di Darla, William. Ho il numero.” - puntualizzò, armeggiando per raggiungere l'apparecchio nella tasca dei pantaloni. Intanto Spike non accennava a scendere dal suo stomaco - “Mi ha telefonato la notte in cui ti ha preso. E scommetto che è ancora attivo.”

 

Lo squillo del cellulare lo sorprese. E se un parte di sé gli urlava di lasciarlo suonare, qualcosa nel suo essere lo spinse a rispondere. Dall'altra parte una suadente voce di donna, che egli non tardò ad accomunare con uno splendido viso biondo.

"Allora, amore mio, piaciuto il piccolo presente?"

"Darla." - ringhiò Angel. La sua rabbia premeva, mozzandogli ogni parola coerente.

"Oh sì, solo tu sai pronunciarlo, in quel modo." - sembrava una gattina che fa le fusa - " e dimmi, non hai nostalgia dei vecchi tempi? Tutto quel sangue rosso, così profumato, così denso…"

 

Lei ti ha chiamato e tu hai messo in memoria il numero? Ma non è romanticismo, è necromania! Tu l'hai uccisa dopo quella telefonata! Ma che schifo!”

Si, certo! Intanto la mia necromania adesso ci da qualcosa su cui lavorare!” - Angel fece partire la chiamata e tornò a posare la testa a terra.

Tu sei matto...”

Angel, perentorio, gli fece il segno di tacere.

Suona.” - sillabò, con le labbra. E, dopo un attimo, sorrise - “Ciao bellissima... ti sono mancato?”

 

***

 

Methos stava facendo una cosa mai fatta prima: esitava a rispondergli. Ed edward iniziava a sentire il desiderio di mettersi a urlare.

Ok. Sono stato io. Methos!” - ripetè, tentando di puntargli un dito contro, sembrare minaccioso e ritrovandosi invece con le mani alle tempie, i pensieri sempre più affilati nella mente - “Per favore, dimmi che non c'è una psico cazzata cosmica su di me e su mio fratello.”

Sei un immortale come pochi ne esistono e lui è un vampiro con l'anima.” - rispose l'uomo, guardandolo - “Credi sul serio che siate sempre stati due ragazzi qualunque?”

 

Non prenderti in giro. E non prendermi in giro.

 

Edward, posso dirti tutto ciò che vuoi. Ma tu respira a fondo, chiudi gli occhi e chiedi a te stesso quanto sai di questa faccenda. Con l'istinto.”

Me ne frego del mio istinto. Voglio risposte, ora, subito.”

Certo che scegli un bel momento per fare il nevrastenico.” - methos si passò le mani sul viso, esasperato, poi le spalancò, cercando le parole migliori - “Cosa ti hanno detto? Della tua natura eroica mancata?”

Tu lo sapevi! E da quanto lo sai?”

Lo so e basta. E no, tecnicamente non hai fatto incontrare tu Drusilla e William. Dru ha scelto lui indipendemente da te. Ed anche se questo sconvolgerà l'opinione mondiale su di te, lo ha ritenuto un investimento migliore. Senza offesa.”

Io non...” - Edward respirò a fondo e chiuse gli occhi. Calmati e credigli. Credigli. Quando riprese a parlare era controllato, ma gli occhi erano ancora chiusi - “Hai sempre detto di non credere a niente del genere, che siamo padroni del nostro destino. E ci siamo sempre trovati concordi. Ora salta fuori che potevo essere un eroe e non lo sono perchè potrei essere qui per un buon motivo, che ho una missione da compiere e tu...”

Questo non lo ha detto nessuno. Si parlava solo di ciò che non sei stato. Non di ciò che sei.” - replicò Methos, incrociando le braccia. Stava succedendo. Volente o nolente, il suo istinto prevaricava ancora. Come sempre.

 

Nessuno lo ha detto. Ma tu lo sai comunque. Resti un prescelto anche ora.

 

Chiudi gli occhi, Edward, contempla il tuo destino.

Chiudi gli occhi. E dimentica il passato per sentire il presente.

 

Lo senti, vero?”

Si, lo sento. Ho un destino da compiere da quando ho incrociato la lama con Angel.” - aggiunse riaprendo gli occhi - “O sbaglio?”

Non sbagli. Sei abbastanza egocentrico da volere quel posto in prima fila a tutti i costi.” - lo sbeffeggiò, sempre con le braccia incrociate e l'espressione annoiata - “Visto che, comunque, questa consapevolezza non ti basta, ti sintetizzo ciò che so io, vuoi?”

Secondo te?” - edward lo avrebbe volentieri picchiato. Methos non sapeva fornirgli risposte senza farle sembrare concessioni.

Drusilla era il cantastorie destinato a trovare te.” - Methos tagliò corto sul tono sarcastico e sul desiderio di prenderlo a schiaffi. Coventry sapeva essere indisponente oltre ogni dire - “Mentre si affannava, tra una visione e l'altra, probabilmente, ha visto william. E, sempre probabilmente, ha fatto due più due. Sapeva di poter raggiungere te, in qualche maniera, nel tempo. Oppure che, nell'immediato, Angelus l'avrebbe trovata e che così lei sarebbe giunta a William. Ha scelto in fretta e ha provocato qualche massacro di troppo, ma l'importante era vincere la guerra, non ogni battaglia. Drusilla potrebbe esserci arrivata molto vicina.”

 

Non so ancora come. Posso intuirlo. Ma è presto, presto per dirlo.

 

È possibile, per quanto soffra a dirlo...” - aggiunse, martire, per sviare la conversazione - “Che sapesse persino che io avrei trovato te. E che io ti avrei portato qui.”

Edward non lo interrompeva. Lo fissava soltanto, in silenzio. E methos si ritrovò a pensare a william che, con lo stesso sguardo, aspettava inconsapevole dalle sue labbra la certezza del proprio destino.

 

Si raddrizzò, alzando la testa. E Spike sentì un brivido, tangibile, incontrollabile. Era l'eternità divenuta carne, era la storia della terra, degli uomini, del tempo passato diretto al futuro. Era tutto questo, in un guscio trasandato chiamato Methos. E mai prima, mai prima di allora, si era svelato in questa sua forma.

 

Questo è il momento della tua scelta, libera e umana, uccisore delle cacciatrici, William il sanguinario, sangue dei Coventry... Spike.” - e Spike suonò come un tuono, nel silenzio - “Combatti per ciò che ami, ora, scegli come essere che ama, odia, soffre. Scegli. E non voltarti più indietro.”

 

E Spike respirò. Si, respirò, a fondo, come se aria giungesse ai suoi polmoni, come se la vita gli passasse nelle vene senza frenarsi per la morte, per la demonicità, per l'anima venduta all'inferno eppur tornata.

 

Si, sta per accadere qualcosa. E già si libra su di noi.

 

Ascolta l'Antico, William, sussurrò Angel, riempiendo la sua anima. Ascolta l'Antico e afferra la luce che ti è stata sottratta.

 

Cerca Edward. Trova Edward. Salva Edward. E non voltarti mai più indietro.

 

Mai più.” - aggiunse Faith, apparendogli, lattiginosa, evanescente, dietro le palpebre chiuse - “Perchè nel domani saremo per sempre intrecciati. E per sempre a cavallo di luce e ombra.”

 

Tu lo senti.” - fece eco Methos - “Tu lo senti accadere. È come aria troppo fredda, è come un sorso di vita dalla coppa di dio.

 

È la reminiscenza, Spike. È il dono del sangue di Edward.

 

Compi il nostro destino. Riunisci il sangue.

 

Come te, William non sa nulla di questa storia.” - aggiunse, spietato - “Non ci siamo sentiti in dovere di informarlo. Deve scegliere liberamente e consapevolmente, non perchè le persone di cui si fida gli farciscono il cervello di interessanti stili di vita. Se vorrà, riuscirà. Tu cerca di fare altrettanto.”

Lo sapeva di sicuro. Come vorrei prenderla a calci.” - concluse. E poi, in un ripensamento, aggiunse sottovoce - “E vorrei prendere schiaffi anche te, Sinead Doyle.”

 

Andiamo... l'ho fatto per te...”

Sinead, fammi una torta, stirami il bucato... ma non trapanarti il cervello per farmi un favore.”

Tu non mi apprezzi.”

E' vero.” - methos le porse un fazzoletto pulito e prese in consegna quello insanguinato. Sinead se ne stava sdraiata al centro del letto, con aria decisamente contrariata. Una cosa era avere mal di testa e visioni, un'altra sangue dal naso e svenimento. Il suo amor proprio ne risentiva, quasi quanto il buonumore di methos.

Fatto per me... per vedere cosa, poi... ho sbancato l'enalotto? In che anno?”

No, niente del genere. Però ho visto che ti invischierai ad altissimi livelli con gli eroi. Te lo dico così cominci a pensare a cosa mettere in valigia. Hai circa dodici... no, sedici, sedici anni.”

Stai scherzando, spero...”

No, certo. Non ho senso dell'umorismo. Comprati un bell'appartamento a LA, ti servirà di sicuro. Potresti portarci la tua collezione di vini.” - si interruppe, massaggiandosi una tempia con aria preoccupata - “No, quella sarebbe meglio di no, ho visto un mare di cocci. Ah, appendi l'arazzo di Teodora dietro la scrivania, ci starà benissimo.”

Vuoi anche dirmi il colore della cucina?”

certo. Arancione. Ma so già che la vorrai acciaio. Sei monotono sui colori. Grigio, grigio..." Methos si passò una mano sul viso, con sopportazione. Quando sinead faceva così, il desiderio di strangolarla diveniva incontrollabile.

Ah, dimenticavo. Avverti Edward quando vai a vivere in america.”

Scusami?”

Edward. Edward Coventry. Lui dovrà esserci. E' un prescelto.”

La polemica già avviata gli morì sulle labbra. E methos la fissò sbalordito.

Sinead...” - brancolò.

Cosa? Ho dimenticato di dirtelo?” - si sedette, sollecita, sempre tenendo il fazzoletto sul naso - “dunque, vediamo... devo averlo scoperto quando... no, quella volta era suo fratello. Ah, si, deve essere stato... no, nemmeno quello, riguardava una certa Principessa. Oddio. No, non mi ricordo quando l'ho scoperto. Vuoi sapere il resto?”

Il resto di cosa! Non mi hai detto niente!” - methos la afferrò per le spalle e la sdraiò di nuovo. Una sigaretta, come desidero una sigaretta - “Riparti dapprincipio, prescelto di cosa!”

Prescelto per divenire un eroe. Ma non è successo.” - puntualizzò lei, porgendogli il pacchetto e l'accendino - “E meno male perchè come immortale andrà parecchio più lontano. Solo che, a quanto sembra, continua ad avere un compito nel cosmo... qualcosa che riguarda del sangue, una ragazza e dei barbagianni inglesi.”

Barbagianni inglesi?”

Ma si, degli inglesi. Ma quelli li ho ignorati nelle visioni. Perchè sono inglesi.”

Ah, certo, capisco. Anche edward è inglese, non potevi ignorare anche lui?”

Conosci qualcuno che riesca a ignorare Edward?”

già.” - sbuffò ancora fumo, seccato, e spense la sigaretta consumata solo a metà - “Va bene, ha i requisiti per essere un prescelto, riccioli fluenti compresi. Ma io che c'entro?”

tu sei molto potente. Sarai una bella connessione. Con la tua sola presenza metterai i pezzi nei posto giusti della scacchiera.”

Sono richiesto di rappresentanza? Non devo fare altro? Allora se ne può parlare.”

Ma quanto sei pigro. Io ti parlo di connessioni cosmiche, esseri che devono incontrarsi, fratelli che si riabbracciano e tu reagisci così? Dove è finito il tuo romanticismo?”

romanti – che?”

E, di tutta risposta, sinead gli aveva rifilato una spinta.

Che stupido.” - aggiunse, ridendo. Methos sorrideva, gli occhi stretti, al bocca allargata, come suo solito. Si iluminava tutto mentre i lineamenti gli si riempivano di linee del tempo. Troppi sorrisi, un millennio sull'altro, lo avevano scavato con la morbidezza dell'acqua sulla roccia - “Methos, sono seria, non fare così!”

Così come?” - ribattè lui, baciandola - “Così? Ma, se tu stai dicendo la verità, dovrò essere molto serio tra quattordici anni... tanto vale ridere ora... e mettersi avanti con il lavoro...”

 

Ridere... e attendere... attendere un domani in cui non ci sei...

 

Tu e William vi siete persi, ma eravate destinati a ritrovarvi. E questo lo hai sempre saputo. Lo credevi impossibile, ma era solo improbabile. Eddy, sei stato come tuo solito melodrammatico nelle conclusioni.”

Bel conforto. Hai una vaga idea di ciò che devo fare? Devo chiedere ad Angel il vademecum dell'eroe o improvviso?” - Edward gli rifilò un'occhiata obliqua. E methos si sporse, fino ad afferrarlo per il collo e trascinarlo in un abbraccio.

Lascia perdere le cazzate da vecchie pergamene.” - sussurrò, stringendolo forte e sentendolo ricambiare con la stessa preoccupazione - “Ogni cosa che farai, ogni scelta che deciderai di compiere, ogni destino che inseguirai saranno frutto della tua forza e delle tue certezze. E di nient'altro. Perchè tu sei Edward Coventry e, in seimila anni di onorata esistenza, non ho visto nulla che possa eguagliarti.”

 

London

 

I nostri ritmi vitali ci avrebbero permesso di portare avanti quella conversazione per anni sui pro, i contro, le sfumature di concetto.” - aggiunse Methos con aria svagata. Edward non era ancora riapparso, era il momento ideale per dire qualcosa di magnifico - “Ma erano le vite delle persone che ci circondavano che correvano troppo veloci, potevamo solo adeguarci e tornare successivamente all'argomento. Ma la verità è che non l'abbiamo mai fatto. Non c'è mai più stato bisogno di un chiarimento. Quando ci rivedemmo, con il tempo per sederci e discutere, il destino di William si era già compiuto. Le parole erano ormai obsolete. I fatti ci avevano ormai travolti. E a me è rimasto il rimpianto di una frase non detta.”

Respirò a fondo, abbassando gli occhi

Credo che una volta Angel abbia detto che spike è la bellezza del guerriero con gli occhi del poeta. La bellezza del guerriero con gli occhi del poeta...” - piegò la testa, divertito – “Non ho mai saputo dire niente di altrettanto efficace per definire edward. Ma quel giorno, quel giorno, mentre discutevamo e tutto precipitava attorno a noi, ho solo pensato che edward fosse magnifico. Semplicemente magnifico senza spiegazioni. E non ho avuto il tempo di dirglielo.”

Respirò a fondo, rassegnato. E sorrise.

Vai avanti, piccolo irlandese.” - aggiunse, indicando con il mento Doyle - “Scommetto che smani di raccontare quello che stavi facendo mentre io duellavo con Coventry.”

 

***

 

Los Angeles

 

Doyle, io non sono convinta.”

Lo so.”

Allora fermati, non posso permettertelo.”

Ci devo almeno provare.”

Possiamo cercarla nei soliti posti che frequentava oppure...”

Cordelia, no! Non sto cercando Darla.” - le aveva posato le mani sulel braccia, per frenare ogni forma di lamentela. Aveva la pelle fredda, il magazzino di Lorne non era il posto più caldo e accogliente che esistesse ... e Doyle, senza pensare, le carezzò la pelle, cercando di scaldarla - “Devo saperne di più su Spike e Faith.”

Su Spike e Faith? Ma che c'entrano ora Spike e Faith! Darla li vuole morti ma non credo che...”

Sta per succedere quallcosa a quei due ragazzi, Cordy. Qualcosa di brutto.”

Cos...” - Cordelia si interruppe. E lo fissò negli occhi azzurri, enormi e disperati - “Doyle, di cosa stai parlando!”

La stirpe delle cacciatrici sta per finire, Cordy. Faith è l'ultima. Con lei finirà la discendenza.” - le mani del demone la strinsero, facendola sussultare - “Io voglio essere certo che non muoia. E che, nel caso accada, Spike non la segua.”

Cordelia sembrava paralizzata. Aveva gli occhi sbarrati e lo fissava, sconvolta.

Ho bisogno del tuo aiuto.” - la implorò - “Ti prego, principessa.”

Promettimi.” - promettimi che non mi lascerai - “Promettimi che mi sposerai.”

 

Doyle rimase bloccato.

No, forse ho capito male.

 

Scusami?”

Sposami. Quando tutto questo sarà finito sposami.” - Cordelia sembrava invasata. Dall'immobilismo all'iperattività - “Promettimi che avrò il vestito bianco, i confetti e tutto il resto perchè non ne posso più di nient'altro che guai guai guai. Ti prego!”

Ehm.. ok.”

Ok.. è ok.”

Certo, è ok.” - la afferrò, scoccandole un bacio sulla bocca- “Ok. Ti sposo. Mi aiuti adesso?”

C-certo.”

Ti prometto che dopo mi metto in ginocchio e mi dichiaro, va bene?”

Sicuro. Ok, da cosa cominciamo?”

 

London

 

Per un soffio non ho mantenuto la mia promessa.” - Doyle sorrise, dolce - “L'incantesimo che dovevamo compiere non era più complesso di quello che usavamo su Wes per contattare Drusilla. Solo che avevo trascurato la mia parte demoniaca e il fatto di essere stato già una volta manipolato da Drusilla. Le cose non andarono come dovevano. Ebbi la visione, certo. E anche in maniera dettagliata, a quanto ho visto. Solo che, quando stramazzai a terra, lo feci per non rialzarmi più.”

 

LosAngeles

 

Vampiro?” - Faith si avvicinò a Spike, guarandolo, interrogativa. Poco lontano, Angel parlava al telefono, con aria incredibilmente rilassata - “Che succede?”

Quello là...” - spiegò, indicandolo - “...parla con la sua ex. E fa il coglione.”

Con Buffy? Ma proprio adesso doveva decidersi a dichiararsi?”

Non con Buffy.” - Spike lo rifilò un'occhiata inceneritrice - “Con Darla.”

Con Darla? Con Darla! E come fa a parlare con Darla?”

Necromania.”

Necrocosa?”

Lascia stare.” - si raddrizzò, disgustato - “Vado fino a casa, ci servono delle armi. Vuoi venire?”

Non aspetti di sapere il responso?”

A che pro... Darla non gli dirà dove si trova.. ed Angel ricomincerà a spaccare i mobili. Torneremo per tempo...”

 

London

 

Il quadro di Spike era molto attendibile. In effetti, sarebbe andata proprio così. Solo che... solo che, a metà della chiamata, io diedi il mio meglio. E Darla si prese il telefono sul naso.”

 

LosAngeles

 

L'urlo di Cordelia era stato raccapricciante. E Wes, correndo, aveva incrociato Edward e Methos.

 

Al centro del magazzino, c'era Doyle. Aveva gli occhi bianchi.

Con un brivido, Wes lo rivide, come era stato già una volta.

 

Doyle.” - mormorò Methos, gettandosi in ginocchio e afferrandolo per le braccia. Lo avrebbe scosso, non avesse avuto paura di sbriciolarlo - “respira a fondo. E parlami.”

Doyle lo fissò, gli occhi azzurri iridati di bianco. Le visioni distorcevano la visione del reale, Methos era tutt'uno con le immagini in movimento.

Drusilla lo prende.” - spiegò, con voce stranamente piatta. E Spike ne ebbe così il terrore che temette di non poter controllare lo stomaco, per la paura e il disgusto.

Doyle sembrava un vegetale. Un vegetale dotato di voce senza anima.

 

Doyle. Senza anima.

 

Represse un conato. E vide Faith tenersi la gola, appoggiata al muro. Lo stesso identico palpabile orrore.

Doyle, come un oracolo, levò la testa verso di lui.

Spike, la lama entra, la lama esce.” - si inidcò un punto nel petto - “La bambola sta a guardare.”

 

Istintivamente, iniziò a recitare l'incantesimo con cui lo aveva già salvato in passato.

Ma Doyle sorrise. E scosse la testa.

Mi spiace, non funzionerà.” - comunicò con una voce senza emozione, mentre alle spalle di Wes giungevano anche Anya e Halfrek - “Sono andato oltre.”

Sorrise ancora. E la vernice spray che stringeva tra le mani cadde, rotolando fino ai piedi di Methos. E una lacrima scese sulla guancia.

Mi dispiace.” - disse soltanto, guardandolo. E scivolò a terra.

 

***

 

Aveva le convulsioni. E Cordelia, piangeva, senza freni. Ma Cecily non lo soccorse assieme agli altri. Come Dawn avanzò, in silenzio, fino alla parete.

 

C'era un esagono stellato disegnato sul muro. E la vernice colava dai contorni, come sangue.

 

Ho già visto quello schema...” - sussurrò la chiave - “... significa guai... guai all'infinito...”

 

Adesso sappiamo come funziona la partita. Se abbiamo azzeccato il meccanismo, adesso girerà più in fretta. Non si gioca mai una partita ad armi pari in una situazione del genere. Perderemo il nostro vantaggio molto in fretta."

 

Non è la prima volta che Doyle lo disegna. E allora abbiamo combattuto con la morte.

 

La morte di Faith. Quella di Spike.

 

Faith e Spike. Non può essere...

 

Si voltò, cercandoli nella confusione. Ma non c'erano. Faith e Spike non erano corsi nel magazzino. E non erano più al Caritas.

 

E, comprese con Dawn con gelo sotto pelle, se ne erano andati per non tornare mai più.

 

London

 

E come.. insomma...”

Come sono tornato?” - chiese Doyle gentilmente - “Alla solita maniera, con un miracolo.”

Si alzò, con calma. E avanzò verso la prima fila, verso quei ragazzi che lo fissavano con gli occhi sbarrati.

 

Tornato dalla morte, così tante volte da aver perso il conto.

 

A volte basta avere qualcuno che ci ama.” - spiegò, con dolcezza.

 

[VIII]

 

Tenendo Doyle fermo, Lorne cantava a squarciagola, con una forza ed una profondità che sembravano non essere fatti per l’ascolto umano.

Nell’istante stesso in cui la schiena di Doyle si era inarcata, propagando un tremito lungo tutto il corpo, Cordelia si era lasciata sfuggire un breve grido, prima di impegnarsi a bloccarlo. Le sue forze, la sua disperazione, non erano state abbastanza.

E Lorne era intervenuto nel modo che gli era più consono, lasciando che Methos si precipitasse al suo posto, assieme a Wes. Lentamente, al suono di quella voce, Doyle sembrò calmarsi. Poi, ad un tratto, i suoi movimenti erano cessati del tutto.

Inerte. Tutto in lui smise anche solo di palpitare.

Cordelia si coprì la bocca, come se volesse impedire all’aria di entrare. E guardò Lorne.

Lorne, che si abbandonava contro delle casse di liquore.

Stravolto.

Annientato.

Annientato dalla consapevolezza. Ovunque fosse , Doyle era lontano.

Troppo lontano per essere raggiunto.

 

Girò la testa, reprimendo la disperazione. E vide Angel, incorniciato dalla porta.

Lo vide e seppe che ad Angel non c’era bisogno di dire nulla.

 

Doyle era morto. E nessuno di loro era giunto in tempo.

 

 

***

 

No, ti prego, ti prego Doyle.

Tutto ciò che in lei era sempre stato furia combattiva diventava disperazione.

 

Doyle, Doyle no, no, no, Doyle….” – gridava, con la voce fatta di singhiozzi, contorcendosi, cercando di sfuggire alla presa di Angel, picchiandolo con forza sulle braccia, mentre queste, implacabili, la stringevano.

Angel la teneva, sentendo quelle urla quasi disumane penetrargli nell’anima. La strinse più forte, ancora, sollevandola quasi da terra, piegandosi, per inglobarla, appoggiando, disperato, il viso su quella schiena, avvelenandosi lentamente con quel battito impazzito.

 

No,no,no.

Angel non lasciarlo andare, non possono scegliere che finisca in questa maniera.

Doyle, Doyle ti prego, no!

Non possiamo... non possiamo averlo permesso!

Forse dell'essere, non... Non potete scegliere!

 

Urla.

Le urla erano troppo. Wes fu presto a fianco di Cordy. Piangeva, irrefrenabilmente, chinando la testa, mentre Angel, ormai impotente innanzi al disastro, allentava la presa. L’ affidò a Wes e questi l’accolse tra le braccia, stringendola forte, ancora e ancora. Rimase un istante, in ginocchio, lo sguardo perso e schiantato.

 

Il cuore di Doyle era fermo. Angel non lo sentiva, non sentiva nulla. Svanito, svanito un'altra volta, nella maniera più assurda che si potesse immaginare.

 

Che vuoi farci, uomo... ho fantasia, non sono una persona pratica.

 

Eppure il suo profilo era immobile. E gli occhi erano chiusi, per sempre.

 

"Amici miei… così va meglio, decisamente. Amici miei, dicevo. Io probabilmente non riuscirò a rendere a parole quale sia la mia gioia ad essere tra voi. Una volta ho detto a Principessa che non c'era paradiso che fosse paragonabile all'essere tra le persone che si amano. Non mi pentirò mai di questa mia idea. È forse la più grande verità che potessi inventarmi. Sono tornato per un buon motivo. Sì, certo, lo sapete tutti. Sono tornato per salvare Angel, perché se qualcuno non lo tiene d'occhio, finirà con l'incasinare anche le poche cose tranquille che esistono nell'universo. Ma soprattutto sono tornato per amore. E per amicizia.

Sono tornato per tutto questo, perché faccio parte di questa terra caotica su cui camminiamo.

E quando sono qui, amici miei, la mia unica paura è di non dare a tutti voi quello che voi donate a me, in ogni giorno di questa strana vita.

Non aspettatevi grandi rivelazioni. Non ne ho nessuna.

Questo siamo noi, potete credermi. Siamo persone che sanno amare. E per quel vecchio concetto che afferma che l'amore fa girare il mondo… bhe, signori, tirate le somme di quanto ne scorre qui dentro. E portatevelo dentro. Sempre.”

 

Mentre la voce di Lorne si levava pura e profonda. Ancora. E sapeva di disperazione.

 

"A Doyle! E all'amore!"

 

Ed in quel silenzio, ognuno di loro levò il calice. E brindò alla capacità di amare, ancora. E ancora. E ancora.

 

A Doyle. A Doyle che non sa aprire bocca senza forzare le nostre anime.

A Doyle che è capace di scegliere la terra ed i suoi dannati, chiudendosi alle spalle le porte del paradiso.

A Doyle. E al mondo in cui sa parlare della nostra vita.

E delle nostre anime.

 

A Doyle. Per Doyle.

 

No, non se ne parla.” - disse soltanto. Fermo, immobile, le braccia abbandonate contro i fianchi. Girò la testa fissando Wes sopra la spalla di Cordelia - “Non se ne parla, Wes.”

 

Non lo lascerò andare. Mai.

Wes lo fissò, per un momento eterno. Poi le sue labbra inziarono a muoversi,lentamente, senza formulare un suono. E Angel annuì.

Magia. Magia allo stato puro.

Alzando gli occhi, l'osservatore cercò Anyanka. E Anya, in piedi, alle spalle di Edward, semplicemente portò la mano al ciondolo smeraldo.

 

Sii forte.” - disse soltanto, nella mente dell'osservatore - “Perchè stai per sacrificare il tuo cuore.”

 

***

 

Methos, aveva la testa tra le mani. E la alzò di scatto, quando sentì quella forza. Boccheggiò, si preparò a interromperli. E si fermò.

 

Riavere indietro Doyle. Riaverlo indietro... il suo piccolo Francis...

 

"Sarai anche amico mio?" - chiese il bambino.

E Methos si girò, per guardarlo. Indagando dentro di lui, quanto fosse profonda e disperata quella richiesta. Quegli occhi. Non erano occhi adatti al viso di un bambino. Troppe cose si riflettevano e troppe ne erano assorbite.

Troppo azzurro.

Troppo puro.

Occhi che ora raccoglievano ogni più piccolo frammento dell'espressione dell'uomo. Francis aggrottò le sopracciglia, imbronciandosi. Quell'uomo lo stava studiando e gli stava dedicando un'attenzione che mai nessuno gli aveva rivolto.

E mai nessuno, per le strade del quartiere, gli aveva trasmesso quel senso di coscienza. Erano semplici sensazioni, per un bambino come lui, come il freddo, o la fame, la paura e l'affetto.

"Sarai mio amico?" - insistette. Di colpo la risposta era divenuta necessità.

Per entrambi.

"Certo." - Methos gli sorrise, annuendo - "Per me sarà un onore."

 

Chiuse gli occhi, combattuto, respirò a fondo. Cosa... cosa fare...

 

Per te non è nulla, vero?” – domandò, senza intonazione – “Quante ne hai viste di queste cose… quello che dici è per farmi sentire meglio, anche tu… ma per te non significano nulla, tu non conosci la morte.. e il nulla che segue…”

Methos si irrigidì, sentendo come una lama penetrargli nel respiro. Rimase immobile, con quell’accusa crudele tra le braccia. Fermo.

L’eternità pesa su di me, Francis.” – sussurrò, senza respingerlo.. senza smettere di tenerlo contro il suo corpo – “Ed ora pesa anche su di te che la desideravi per Sinead. Io l’ho avuta in dono, tu la senti irraggiungibile. Ma questo non rende diverso il nostro dolore… l’abbiamo persa entrambi.”

Doyle sentì le mani dell’uomo sfiorargli la schiena e intiepidirgli la pelle nel portar via il velo dell’acqua. Restò in silenzio, in quell’abbraccio che sembrava aver perso la sua forza protettiva e il suo profumo di casa. Non c’era il tempo, tra quelle braccia, c’era il vuoto dell’assenza di cambiamento in quel cuore. Avrebbe voluto divincolarsi e fuggire da quel buio… eppure si ritrovò a rannicchiarsi ancor di più contro di lui.

Lo sentì ricambiare, sfiorargli la fronte con il respiro e chiuse gli occhi, stordito. La sua mente si aprì, lentamente, a quell’uomo così poco propenso a spiegarsi. Le sue emozioni fluirono, senza il dolore delle visioni a cui non era ancora abituato. Percepì soltanto il suo animo, il suo dolore sordo.. e la solitudine.

Una solitudine infinita…

Una paura oltre i limiti della fine, sepolta sotto mille incertezze ormai fondate.

Respirò a fondo il suo profumo e ascoltò il suo cuore che non smetteva di battere. Il cuore di Methos batteva anche se lui desiderava sentirlo fermo. Come batteva quello di Doyle.

Io ho te, pensò… ma tu non hai nessuno…

 

Le braccia di Francis si mossero e Methos attese di vederlo allontanarsi, ferito.

Poi le sentì stringerlo, forte, aggrappandosi alla sua schiena.

Ti voglio bene, Methos…” – sussurrò, con voce soffocata dal dolore e dalla paura – “Ti voglio tanto bene… papà…”

E Methos chiuse gli occhi, su quella parola che mai aveva sentito e su quelle lacrime che adesso potevano condividere.

 

No. c'è solo una cosa da fare.

 

Edward.” - lo afferrò per un braccio, stringendo - “Qualunque cosa accada, non muoverti. Non... muoverti. Per favore.”

 

Quando alzò la testa, seguendo le parole pronunciate da Wes, una densa nebbia madreperla

cominciò a sorgere dal fondo del magazzino.

E l'osservatore gli sorrise prima di chiudere gli occhi e sprofondare nella litania.

 

Magia. Lo sapevo.

 

London

 

Non state descrivendo un miracolo. Questa è magia di ultimo livello. La più pericolosa. È proibita!”

Errato.” - rispose Wes con aria annoiata. Quante discussioni, quante continue recriminazioni. La sua vita ne era piena - “Doyle è stato altamente tecnico quando ha parlato di un miracolo. C'erano molte forze in ballo, le abbiamo usate tutte. Ma non saremmo riusciti non avessimo voluto... non saremmo riusciti in nulla, se non lo avessimo amato così tanto....”

 

LosAngeles

 

Le labbra di Wes mormorarono ancora qualcosa. Poi tacquero.

E, per un lungo istante, nulla accadde.

 

Poi la terra tremò. Le casse del magazzino si rovesciarono. E Anya sentì un brivido salire dalle profondità della terra. Un gemito, mentre le porte tra i mondi si spalancavano.

Vai.” - disse soltanto, cercando di non pensare all'angoscia che le dava quel comando. Ed Angel si alzò, correndo verso uno squarcio di luce sempre più ampio.

 

***

 

Quando svanì nel bagliore, Wes corse urlando con tutto il fiato che aveva nei polmoni. E l’avrebbe seguito, se Anya non fosse stata più veloce di lui. Lo vide correre, con la coda dell’occhio. Correre. E nell’attimo in cui si rese conto di dover scegliere per entrambi, si gettò in avanti.

E lo afferrò per la vita.

Wes cercò di liberarsi, ma Anya aumentò la presa con la magia, bloccandolo a terra. Scalciava. La sua voce saliva alta.

Lasciami, dannazione, dannazione, lasciami!”

Sembrava non poter smettere mai.

 

Angel. La sua vita per quella di Doyle.

Sacrificare il proprio cuore aveva adesso, un significato ben preciso.

Angel non sarebbe tornato.

Oppure sarebbe tornato il suo guscio, mentre la sua anima, sulla bilancia, sarebbe stata abbastanza per quella di Doyle. Uno dei due, uno solo.

 

Ovunque fosse, la battaglia di Doyle era iniziata. E Angel l’aveva raggiunto.

 

Non più una lotta contro il tempo.

Una lotta dentro.

Dentro all’eternità.

 

Con una sola certezza.

Angel non sarebbe tornato senza la sua anima.

 

***

 

"E se fosse tutto senza un perché?"

"Il perché non cambia ciò che faremo, Spike. Si scelgono le azioni, non i ruoli…." - Doyle si girò e gli sorrise - "Almeno, nel nostro caso, dobbiamo stare al gioco…"

 

Doyle. Spike si fermò, di colpo. E si voltò, preoccupato, verso la Cacciatrice.

 

Che succede?”

E' Doyle.” - rispose. E un'ombra gli passò ancora negli occhi un dolore alncinante alla testa lo obbligò ad appoggiarsi al muro - “Ed Angel.”

 

Si piegò su se stesso, ansimando, la mano sul petto. Gli avevano strappato il cuore, lo sentiva, angel era di nuovo il vuoto della notte in cui era scomparso... una notte, tanto tempo fa... tanto tanto tanto tempo fa...

 

"William, posso farti una domanda?"

"Angel, lo sai che i nostri problemi sono cominciati proprio con questa frase?"

"Mi hai sentito morire quando Buffy mi ha ammazzato?"

"Sì" - infine rispose - "Ti ho sentito."

 

La strada era deserta.

Ma è logico.

Stanotte si combatte per il mondo…

La Cacciatrice contro il grande Angelus, della stirpe del Maestro.

Il Terrore del vecchio mondo contro una ragazzetta bionda e insulsa.

Con spina dorsale. E forza.

Non disprezzabile, tutto sommato. Che vampiro potrebbe essere…

Drusilla dormiva, rannicchiata sotto il suo braccio. Ancora non sapeva quanto fossero già lontani da Sunnydale.

Dove stessero andando?

Avrebbe potuto chiederlo alle stelle.

E, in quell'istante, mentre la radio perdeva il segnale, il mondo sembrò avere uno scarto.

La terra sussultò, perché tutti sapessero. Sapessero che non erano finiti nel pulviscolo stellare.

Ma per Spike e Dru si trattò di ben altro.

Il cuore di Spike divenne ghiaccio. E Dru si svegliò, sbarrando gli occhi. Brancolò e Spike la trattenne, perchè non fuggisse lontano, incontro alla luce.

Il cielo conobbe un arcobaleno, ma i loro occhi videro solo il nero della scomparsa.

Spike si appoggiò al volante e chiuse gli occhi. Li chiuse, picchiando colpi regolari.

La litania di Drusilla gli mozzava il respiro.

Scese dalla macchina ed accese una sigaretta. Poco lontano nel deserto, soffiava il vento. E Spike lo prese a calci, con rabbia.

Urlò.

Ed il suo dolore divenne un fischio nel buio.

Pestò i piedi, colpì il paraurti.

E gli sfrecciarono nella mente i poeti inglesi della sua giovinezza.

Un ricordo, vecchi versi e parole ormai scardinate dal loro contesto. Urlò ancora e lanciò lontano la brace ancora rossa. Drusilla lo cinse alle spalle. Posò il capo sulla sua schiena, ascoltò il battito disperato del suo cuore. Del Cucciolo ormai orfano di un idolo.

Ma le stelle già le sussurravano un nuovo segreto.

 

"E' stato brutto."

Ma preferì non aggiungere altro.

 

No, non c'è null'altro da dire.

 

Dobbiamo tornare indietro.” - sussurrò soltanto, sentendo la morsa comprimergli la gola.

 

Io non credo.” - disse un'ombra sbarrando loro la strada. E una seconda chiuse l'altro lato della galleria - “Credo proprio che resterete qui.. per sempre.”

 

Erano in trappola.

 

***

 

London

 

Il tempo era cessato. Restava solo un’atmosfera vischiosa e dolciastra. Quasi lo spazio fosse diventato miele, impediva loro di muoversi. Il cuore di Cordelia era una ferita, come uno spazio vuoto ormai colmo di dolore. Tutto attorno, nessuno osava parlare. Eppure... c'era una luce. No, i nostri occhi non ci tradivano. Una luce dentro un bagliore. Wes…, mi sussurrò Cordy, aggrappandosi al suo braccio e sbirciando oltre. Wes, guarda.”

 

Si interruppe. E fu Methos a proseguire, con lo stesso tono di voce.

 

Una luce. Una piccola sfera danzante. Una fiamma fredda, in un suono fatto di tintinnii. Una luce, verso Doyle. Una piccola luce danzante, sopra al petto di Doyle. Lorne, saltato nuovamente in piedi, la fissò, mentre baluginava, soffermandosi sullo sguardo di Cordy. La luce, la luce sembrava guardarle dentro, con una sfumatura azzurra e cristallina.” - sorrise, alzando gli occhi al soffitto. Cos le lacrime sarebbero tornate dentro, da qualche parte - “E Cordelia ricambiava lo sguardo di una forma senza occhi, una forma appagata che si voltava verso Lorne, che orbitava fino a lui, abbassandosi, fino sfiorargli la mano, quasi fosse un gattino fremente di fusa. Lorne alzò la mano e la luce, senza toccarlo, girò attorno alle lunghe dita.”

 

Alzò le dita, quasi teatrale. Ma nessuno osò fare un commento.

 

Lentamente, la piccola sfera danzò verso l’alto, fino al soffitto. Ondeggiando, seguendo un valzer leggero, mentre gli sguardi di tutti coloro che la seguivano come un corteo. Poi, la luce scattò. In picchiata, come un lampo, nel petto di Doyle, facendolo sobbalzare e schiantare nuovamente. Le sue membra aderirono nuovamente al pavimento, come una cosa inanimata e morbida poi, sotto i loro sguardi, riacquistarono vigore. Non si trattò di forza, nè di resistenza, fu come se muscoli avvizziti si gonfiassero di sangue, tornando turgidi.”

 

Un colore, un’ombra… Nessuno sapeva dire cosa fosse.

Una cosa sola era certa.

Su quel pavimento, tra cocci e confusione,il petto di Doyle si alzò aritmicamente, impegnandosi in un respiro flebile quanto insperato.

 

Lo sentiste? Vi sentiste tornare dalla morte?” - domandò allora uno dei più coraggiosi.

Non esattamente.” - ammise Doyle - “Ricordo solo che aprii gli occhi e, come la mia anima, cercai il viso di Principessa. Non potevo sapere che avevamo appena barattato la mia vita con qualcosa di più eminente.”

 

Il silenzio in sala divenne ghiaccio. E tutti lo respirarono, in atesa che qualcuno parlasse. E chiedesse.

 

E così... il Flagello d'Europa...”

No, no.” - Wes scosse la testa, rassicurante - “Il flagello ha tante risorse, anche se per un attimo abbiamo pensato tutti che le avesse esaurite in un ultimo eroico sacrificio. Purtroppo per lui, le battaglie da combattere erano ancora molte. Sono ancora molte. E così, come già una volta dall'inferno...”

E senza magia?”

Andiamo, ad Angel non serve la magia.” - li interruppe Edward. Era in sala, nuovamente contro la porta, intenzionato a non tornare più al centro - “Gli basta un pizzico di iniziativa personale e, se è possibile, se il caso lo permette, una luce guida.”

Sorrise, gentilmente. Poi, mentre methos alzava gli occhi al cielo, Edward si indicò con un pollice, con vera spacconeria. E nessuna modestia.

 

***

 

LosAngeles

 

Una luce, una luce ancora, una luce che, sorta da un respiro, si alzò sotto il loro sguardi annichiliti.

L’anima fuoriusciva dal petto di Doyle e dolcemente l’abbandonava. Cordy protese le mani, istintivamente, per comprimerla, ribatterla in quel corpo sofferente. Ma Lorne la fermò, prontamente. Le afferrò il polso e la trattenne.

 

No, aspetta. È Doyle, devi credere in lui.” - disse, anche se suonava assurdo dopo l'accaduto. Credi in lui. E Doyle le afferrò le dita, la guardò, scotendo appena la testa, parlando con tutto il suo essere senza parole.

 

Devi fidarti di me. Solo io posso difenderlo.

 

La luce si levò alta e ripercorse il suo cammino, sopra le loro teste mentre Edward, come un sonnambulo, si girava, per seguirla, almeno con lo sguardo.

La luce si spostò leggiadramente, fino ad abbassarsi ancora, di fronte a lui.

 

E l'immortale, che davanti a poche cose era arretrato nella sua vita, retrocedette. Camminò a ritroso, fino ad essere al centro dello stanzone. E si fermò, quando la luce, iniziò a girargli intorno, curiosa.

Edward, con lentezza, alzò le dita. E sembrò comprendere.

 

Non sono William.” - disse, scandendo le parole - “Ma il suo sangue scorre in me. Tengo a te, fratello. Torna indietro.”

 

Torna per William. Torna per me. Ascolta il mio sangue, percepisci il mio battito.

Ritorna. Torna alla luce e per la luce.

 

Io ti dono la mia reminescenza.

 

La luce fremette, si espanse, obbligandoli a chiudere gli occhi. E scattò improvvisa, come un proiettile, scompigliandogli i capelli, nello sfiorargli la guancia e le lacrime. Si, le lacrime. Dritta verso il bersaglio, laddove, fino a pochi istanti prima, era stato il Portale.

E il portale si riaprì, per una frazione del suo spazio, ma dall’incontro con la piccola luce, scaturì una fiammata, un disco bianco, come un’esplosione, che si propagò, riempiendo lo spazio di bagliore.

Passò loro attraverso, colpendoli, lasciando che si coprissero disperatamente almeno il viso, senza lasciare ferite sui loro corpi. E quando il bagliore scomparve, nel riassorbirsi verso il fulcro, si delineò, stesa sul pavimento, una forma, una figura umana dagli abiti stracciati e sanguinanti, un’anima stravolta, così provata da essere percepibile da tutti loro.

 

Una fisionomia di puro e captabile sentimento.

 

Rimasero impietriti, mentre Angel, puntellandosi a stento, si rialzava, fino a trovarsi in ginocchio. Tremando.

 

 

***

 

Halfrek, dobbiamo fare qualcosa.” - ripetè per l'ennesima volta Dawn, correndo in direzione dell'Hyperion – “Devono essere andati a casa a prendere le armi, Angel stava parlando al cellulare con qualcuno e, dopo, Faith e Spike sono spariti. Chiamali ancora, chiamali!”

Ai cellulari non rispondono.” - ripetè per l'ennesima volta il demone. La loro conversazione era come congelata su quei due ritornelli - “E io non riesco a sentirlo, Dawn. Non sento Spike da nessuna parte.”

 

E' svanito. Svanito.

 

Non può essere andato lontano, cacchio!” - iniziava a sentir cedere i nervi, iniziava a pensare che era ora di telefonare a sua sorella - “Halfrek, concentrati ancora!”

No, calmiamoci.” - la afferrò per un braccio e se la tirò vicino - “Così è inutile e pericoloso. Vieni con me.”

 

E insieme scomparvero in una nube violacea.

 

***

 

Li tenevano per le braccia, li frenavano come potevano. E, dannazione, ci riuscivano.

Spike si divincolava, ringhiando, ma un ennesimo colpo al torace, piegandolo in due, lo stravolse tanto da farlo tornare ai lineamenti umani. E il suo aggressore ne approfittò per un secondo attacco.

E un terzo.

Il sussulto al suo fianco, simile a un gorgolio, gli fece intuire come Faith stesse subendo lo stesso trattamento.

Poi, mentre voltava la testa nel tentativo di vederla, una mano gli afferrò il mento obbligandolo a rialzare la testa.

Passerotto, per cortesia.” - disse la voce del coltello, un coltello che gli segnava il viso dalla tempia al mento con decisione - “O mi vedrò costretta a essere meno educata con la tua fidanzatina... non vorrai mica che pensi che la nostra famiglia non conosce l'educazione...”

Puttana.” - rispose spike, senza perdere tempo in convenevoli. E il gemito di faith lo fece pentire all'istante della propria volgarità.

Appunto.” - confermò darla. E il coltello ancora sporco del sangue di Faith gli percorse le labbra - “Era proprio quello che ti chiedevo di non fare....”

Che cosa...” - si trattenne, mordendosi le labbra. Il battito di Faith era... serviva tempo. Ingoiando bile, mutò tono - “In cosa posso esserti utile, Darla?”

Meglio. Decisamente meglio.” - la vampira annuì, stando al gioco, il pugnale ancora tra le mani minute e nervose - “Adesso non posso illustrarti la situazione, sono attesa altrove. Ma sono felice che tu sia collaborativo. Del resto... Chi meglio di te può aiutarmi a uccidere Angel?”

sorrise, dolce. E, per un suo cenno, spike e faith vennero trascinati via.

Poco dopo, con un dolore lancinante, spike sentì scendere le tenebre.

 

E, nello stesso istante, come una fiamma in fondo a un tunnel, come una piccola trascurabile luce, sentì nuovamente Angel.

 

Andrà tutto bene, sussurrò, prima di sprofondare, andrà tutto bene, ora.

Angel mi troverà. Angel ci troverà.

 

E, nell'agghiacciante urlo di Faith, perse coscienza del circostante.

 

***

 

Non bastò un attimo per capirlo.

Edward mosse qualche passo, prima di fermarsi.

Un’allucinazione. Uno scherzo.Nient’altro.

Poi, in un frammento di tempo, gli sfrecciarono innanzi immagini sconnesse, immagini di quell’ultimo anno passato, a ritroso, indietro, fino alla propria morte, in un vicolo londinese, con una pallottola in corpo. E, questa memoria lo percorse, come una lama.

 

Io dovevo essere qui. Ora.

 

Angel si alzò, con movimento liquido. E, con una spinta gentile, lo obbligò a restare seduto, inginocchiandosi di fronte. L'immortale lo fissò, in silenzio. E Angel gli sembrò calmo e forte.

 

Respira, con lentezza.” - sussurrò il vampiro. I polmoni di Edward si stavano contraendo di nuovo, senza motivo - “Sai perchè ti stia succedendo?”

Edward annuì.

E' il monito del destino.” - rispose soltanto, sottovoce - “la morte mi attendeva. E non è riuscita a prendermi...”

 

Dovevo morire.

Ma qualcosa è cambiato.

 

Ed ora, per la prima volta, ho paura di questo futuro scritto da una mano che non fosse divina.

 

Ogni mio passo, ogni mio pensiero... qui, ora.

La mia reminiscenza.

 

Le fine di ogni mio terrore.

 

Ma ora combatti, perché il mio sangue che hai versato reclama questo diritto. Se non combatti per la tua vita, allora combatti per la tua missione.”

Dove vuoi arrivare…” – gli sussurrò Angel, al loro ennesimo incontrarsi – “Non vuoi morire e non vuoi uccidermi. Dove vuoi giungere, in questa tua impresa…”


 

Qui. Volevo giungere fino a qui.

 

Si voltò, cercando conferma. E Methos, Methos che piangeva senza calmarsi, a singhiozzi scomposti, semplicemente annuì. Annuì e cercò di sorridergli.

 

Tu non sei la dannazione di William. Non sei il vendicatore contro Angel.

Tu sei la loro salvezza.

Lacrime. Edward. E sangue.

 

Edward si girò su se stesso, afferrando un vecchio telo di copertura, scotendolo dalla polvere. E forse fu quella lana ruvida, posta a forza nella sua mano, che lo riscosse del tutto, dandogli chiarezza. Corse fino a cadergli in ginocchio di fronte, quasi scivolando sul pavimento.

Poi restò fermo, non osando toccarlo, mentre Angel alzava lo sguardo verso di lui.

 

Con occhi neri, senza pupilla.

Con occhi che, nell’incrociarsi con i suoi, tornarono vivi e brucianti di quel buio.

 

Lentamente Edward gli passò un braccio attorno al collo e lo avvolse.

Angel era seduto a terra, una mano sul ginocchio, come chi tenta di rialzarsi, ma l'immortale non si curò di quel desiderio e lo avvolse solo strettamente, serrando i lembi con le mani.

E fu allora che quell’anima dannata gli sorrise, con un sorriso da monello.

Un sorriso irriverente, nei confronti delle lacrime che riempivano gli occhi di entrambi.

 

Sei un immortale” - Mormorò Angel, senza interrompere la pressione della spada sul suo collo. Guardandolo sorridere, in una beffarda conferma. E poi dischiudere le labbra. E rispondergli.

Al fianco hanno ancora le spade, in mano i loro archi neri. Ma se hanno staccate le teste i cuori non ebber domati; Furono più che valenti: da morti restano sempre guerrieri.”

 

Da morti restano sempre guerrieri. Non dimenticarlo. E loro ti trarranno fuori dal paese delle ombre. È così, Dru? Davvero?

 

Angel era tornato.

 

Edward gli sorrise, poi iniziò a ridere sommessamente, mentre lo attirava verso il petto, stringendoselo contro, a occhi chiusi. Lui, la coperta e le sue escoriazioni. Angel, sorprendentemente, ricambiò l’abbraccio, afferrandogli il maglione con entrambe le mani, scotendogli il torace con le risate che non riusciva a trattenere.

 

Sei la luce, la luce per cui combattere, la luce a cui voglio tornare. Spike non ha fatto altro, per tutta la vita che indicarmi questo cammino. Fino alla luce. Per la luce.

Attraverso la luce.

 

Anche con la mia oscurità.

 

Quando, alzando lo sguardo verso un’ombra, vide Wes, gli tese una mano.

Una mano fredda e tremante. Ma forte, concreta.

Una mano da stringere con forza.

Da amico ad amico.

Una stretta di mano che diceva molto, per il cuore di un compito Osservatore non avvezzo ai sentimentalismi.

 

London

 

Domande?” - chiese Wes, a quel punto, quasi per provocare.

Molte.” - replicò un ragazzino, in prima fila. Ed Edward piegò la testa nella sua direzione, sorprendendosi nello scoprirsi fissato.

Aveva i capelli biondi, scompigliati e sembrava William. Il William dei sedici anni, con troppi sogni e troppe domande.

 

William, che sentiva di poter andare lontano ma non sapeva dove.

 

Veramente Edward… non ci sto pensando.”

Sul serio?” – si era appoggiato al davanzale su cui il fratello stava seduto – “Eppure non sono convinto.”

No, sul serio.” – scosse la testa, con calma – “Non intendo pensarci… o crucciarmi. Significherebbe dargli un’importanza che non merita.”

Interessante come teoria.”

Funziona.” – una lieve alzata di spalle che lo fece sembrare ancora piu' giovane – “Nella vita bisogna tenersi strette le cose, ad oltranza… ma solo se ne vale la pena. E quando qualcosa va storto, come ora… pensarci significa dargli importanza, rendere tutto basilare.

Ma, se una cosa e' sbagliata…non e' niente…”

Si interruppe, come se avesse perso il filo del discorso.

Mettiamola cosi', Edward.” – concluse – “Combattiamo con forza per cio' che amiamo… e combattiamo con ancora piu' forza cio' che non avremmo voluto perdere. Il resto non ha nessuna importanza.”

 

Possiamo provare a rispondere. Scegli un domanda.” - aggiunse, con lentezza. Non ho fatto altro che cercare risposte per entrambi, per il mio fratellino - “Ti chiarirò le idee, se ne sarò capace.”

E' vero?” - insistette il ragazzo, ignorando i presenti, ignorando le parole di Wes, quelle di Methos in sottofondo. Era il ragazzo che aveva portato lo scotch a Doyle. Ed ora guardava Edward apertamente, con rispetto - “Siete luce allo stato puro? Così potente?”

Lo è.” - sussurrò Methos, guardandolo, con affetto - “Lo è sempre stato.”

Edward non rispose, non negò, ma attraversò la sala con passo sciolto, lungo. E si piegò sui talloni innanzi al ragazzo.

Ascoltami bene. La luce non è mai in noi.” - rispose, con calma - “Se esiste, non è mai visibile e noi la ricerchiamo all'infinito negli altri. È questa la nostra forza, il credere che negli altri esista qualcosa di eterno da salvare. Angel era l'eternità per me, l'eterno ribellarsi al buio per giungere a uno scopo ultimo. Se l' ho fatto non è stato per la luce che portavo in me... ma per la luce che da sempre scaturisce da mio fratello. E per quella che angel nasconde e crede di non avere.”

 

Nulla dovrebbe mai spegnere la luminosità di chi corre al proprio destino.

Uomo, vampiro, dannazione o redenzione.

 

Si impara a fatica.” - aggiunse, guardando il ragazzo e rialzandosi - “Non chiederti se possiedi la luce, chiediti se puoi trovarla in chi ti circonda. E se sei in grado di difenderla.”

 

Io l'ho fatto. E non ho più motivo di voltarmi indietro con un singolo rimpianto.

 

Tutti tacevano. Le domande, le molteplici domande evaporavano in quella singola risposta. Si, Edward era luce, luce come sempre, si ripetè testrdamente Methos. Ed il resto, innanzi a lui, semplicemente si annullava.

Ho capito.” - replicò il ragazzo, annuendo. E strinse gli occhi, con attenzione - “Mi perdoni per l'interruzione. Potete proseguire, per favore?”

 

***

 

Los Angeles

 

Edward non l’avrebbe più lasciato andare se, ad un tratto, non si fosse sentito sussurrare in un orecchio.

Aiutami.”

E senza pensarci due volte, lo afferrò e lo mise in piedi.

Angel gli puntò le mani sul petto, riempiendo nuovamente lo sguardo di fermezza, facendo sparire, nello sforzo, ogni segno di dolore che poteva trasmettere.

Ce la faccio da solo.” – aggiunse, lasciando scivolare la coperta e dirigendosi, barcollante, verso Doyle, lasciandosi andare sul pavimento, vicino alle gambe di Cordelia, mentre questa lo guardava con occhi sbarrati.

Doyle, giaceva con il volto nella sua direzione.

Si protese fino a toccargli il cuore. Una mano, per sentire il battito.

E Doyle aprì gli occhi, i suoi occhi azzurri.

Ciao uomo…” – mormorò, abbozzando un sorriso. E sembrò giusto a tutti che fossero le prime parole dopo il ritorno.

Forse dovresti salutare Principessa, prima…”

L'altra volta ho slautato lei per prima... Ma se si china, potrei anche baciarla… senza… visioni…”

Cordelia non se lo fece ripetere. Lo baciò più e più volte, afferrandogli il mento con la mano, prima voltarsi. Guardandolo con un’adorazione che, in tempi migliori, le avrebbero tutti maliziosamente rinfacciato.

traanquilla.” - sospirò il demone, stremato - “ti sposo davvero.”

poi si mosse, protendendo le dita verso Angel e questi le afferrò, senza osare stringerle.

Hai dato loro quel che volevano?” – mormorò ancora, con un filo di voce.

Certo. Nulla di più…” – annuì Angel.

Avevo paura di non ritrovarti qui…”

Confidavi poco nelle mie capacità.”

E Doyle si protese ancora la mano fino ad accarezzargli il volto, sostando a lungo, con il palmo sulla sua guancia, raccogliendo le lacrime.

Stai piangendo, Angel?” – mormorò, stentando a tenere gli occhi aperti. Sorridendo.

Mi hanno detto che può succedere…” - rispose l’altro, con una risata che forse era più simile ad un singhiozzo.

Agli uomini è giusto che capiti.” – concordò Doyle, passandogli il pollice sotto l’occhio.

Non lo sono più da molto tempo…” – sussurrò il vampiro, mente quella mano sempre più calda tornava a giacere a terra.

Bugiardo…” - replicò l'altro mentre, con un ultimo sorriso, sprofondava in un sonno senza sogni.

 

London

 

Perchè uomo?”

Perchè lo è. È un uomo. E come tale, ha il mio rispetto.”

Credevo che voi rispettaste anche i demoni....”

Io rispetto tutto ciò che vive.. e anche buona parte del mondo inanimato. Ma rispetto Angel ancora di più per quella dose di imperfezione. Sarebbe potuto cadere... e invece continua ad arrampicarsi con tenacia, fino alle stelle. E non voglio mai che dimentichi di essere un uomo. Un uomo tra gli uomini. E oserei anche aggiungere che, nel mio cuore uomo è sinonimo di amico.”

 

***

 

Ok, ci siamo.” - esclamò Halfrek mentre, in un turbine, riapparivano all'Hyperion - “Tu cerca di sopra. Io mi occupo del resto. Ci serviranno delle armi.”

A te no, Cecily.” - replicò Darla, apparendo sotto l'arco e giocherellando con un pugnale - “Forse alla piccola chiave potrebbero, visto che è così sciocca...”

Il pugnale ruotò su se stesso, fulmineo. E Halfrek, con un sussulto, lo vide sporgere dal proprio stomaco.

No.” - urlò Dawn, tornando indietro. E Halfrek, il volto di Cecily stravolto dal dolore, franò a terra, con un singhiozzo.

Perfetto.” - Darla si era avvicinata e le aveva strappato il ciondolo. La ferita, già in rimarginazione, aveva smesso di richiudersi e il sangue aveva continuato a sgorgare. Attorno, dalle macerie dell'albergo, stavano emergendo decine di vampiri - “Portatele via. A Spike farà piacere avere un poco di compagnia... mentre attende la morte...”

 

London

 

Ebbene si.” - ammise Methos, tornando ad allungare le gambe e a incrociare le mani - “Dopo mesi e mesi di preparazione e speculazione, eravamo così presi dalla tragedia di Doyle che ci perdemmo tutti questi passaggi. E quando ce ne rendemmo conto... bhe, era troppo tardi. E non potevamo più tornare indeitro.”

 

Come ora.

 

Anteponeste i sentimenti alla ragione.” - mormorò un anziano, con un velato tono di accusa. E Wes annuì, impassibile.

Si, avevamo altro a cui pensare, come sempre. Avevamo da occuparci uno dell'altro. E, per quanto anche io abbia desiderato fino alla sfinimento che le cose non andassero come in effetti sono andate, non significa che mi penta di ciò che ho fatto. E delle priorità che ho scelto.”

 

Avevo un compito. E l'ho portato a termine.

 

Angel girò il capo e fissò Cordelia. E quando questa gli cinse il collo con entrambe le braccia, si lasciò trascinare, fino a posare il capo sulla sua spalla, seppellendo il viso tra i suoi capelli e ricambiando, ad occhi chiusi, quell’attimo di calore.

Poi abbandonò quel muto dialogo a malincuore. Fu costretto a farlo, alzandosi e uscendo dalla stanza. Perché, crollasse il mondo, aveva solo bisogno di trovare un posto dove rannicchiarsi almeno per un istante. E non si stupì di sentire Wes alle proprie spalle, pronto a cingergli la vita ed aiutarlo a stare in piedi, con quella sua incapacità a lasciarlo cadere.

 

Salirono la rampa di scale. Lentamente, senza parlarsi.

Quando giunsero in camera di Lorne, Angel si lasciò scivolare sul letto e poi, con un capogiro, fino a terra, sedendosi, con la schiena appoggiata al legno duro dell'intelaiatura.

Non devo cedere.” - disse soltanto, restando fermo, in attesa di forze che non sembravano voler tornare. Con lo sguardo seguì Wes che entrava in bagno e sentì l’acqua scorrere, con un suono cristallino. Buttò la testa indietro, chiudendo gli occhi e riaprendoli, nel sentire una fresca pressione, sulla tempia.

Sanguini…” – mormorò semplicemente Wes, pulendo la ferita con una angolo dell’asciugamano bagnato mentre Angel, riacquistando un po’ di vigore, rialzava la testa e lo fissava. Lo guardava, come per imprimerselo nella memoria, nel pulsare che provava fino dentro la testa, mentre i flash della battaglia combattuta lo riassalivano, facendolo tremare.

Wes posò l’asciugamano e si chinò, cominciando lentamente a slacciargli le scarpe.

Devi calmarti...” - disse soltanto, con dolcezza.

E interruppe il lavoro solo per stringere a sé quei singhiozzi e quel freddo.

I minuti passarono, fatti di frasi tronche e intermittenti.

Poi Angel si ritrovò nel letto, con Wes che gli rimboccava le coperte, osservando, talvolta, preoccupato, quello sguardo perso.Angel, sdraiato su un fianco, sbatteva le palpebre, come per scacciare tremende immagini. Indietro nei ricordi. E poi dentro il presente, fino ad essere nuovamente nel suo letto, a sbattere le palpebre per la luce troppo forte della lampada.

 

LosAngeles

 

Westley…” – chiamò.

Sono qui.” – rispose l’altro, sommesso.

C’era Faith che urlava. Credo… credo che sia stata lei a riportarmi indietro.”

No, Faith non c'era. E Wes aggrottò le sopracciglia, mentre Angel seguitava a parlare.

Doveva esserti molto vicina. C’era la tua forza, intorno a lei. O era... era quella di William. Io credo… hai fatto bene a fermarla. Hanno detto qualcosa… su di lei. Hanno detto che oggi è stata la causa. Che domani sarà il mezzo. Io… non so cosa significhi.”

Era indifeso. Forse delirava. Giaceva in quel letto, tremando come una foglia, aggredito da qualcosa che sembrava divorarlo dall'interno. E non c’era nulla in lui che lasciasse intendere come avesse vinto una battaglia dentro una via senza uscita.

Wes sospirò, piegando la testa e guardandolo sprofondare in un sonno senza sogni. Era stato pronto a sentirsi male, terribilmente. Invcece il dolore aveva colpito Angel. E in uno dei moenti peggiori che si potessero immaginare.

 

Chissà se qualcuno stava ancora lavorando sul problema Darla, oppure...

Ma che importava! Avevano rischiato in maniera avventata mentre inseguivano un nemico fantasma, come dei folli. Non c'era nulla da aggiungere a riguardo.

E Darla... prima o poi Darla avrebbe fatto una nuova mossa. E, come per la dinamite, loro avrebbero trovato il modo di scamparla.

Ciao Wes…” – disse Edward giungendogli alle spalle - “come vanno le cose?”

Potrebbero andare meglio… ma ci vuole tempo.” – rispose, tornando con la mente a quel pianto disperato e apparentemente irrefrenabile - “ti fermi per un poco? Voglio scendere a vedere come stia Doyle.”

Certo.” – sorrise, rispondendogli – “Non ti preoccupare...”

 

***

 

Angel lo guardò, perplesso.

Edward?”

In persona.” - replicò l'immortale, essenziale come Spike, tamponando appena il taglio sulla fronte - “Sanguini ancora...”

Attento.” – replicò Angel, tirando indietro la testa, con un’espressione seria. Lo terrorizzava ciò che avrebbe potuto fargli il suo sangue. Potrei renderlo uno di noi, come Drusilla... come Dru... cosa voleva Drusilla da lui...

 

C'è qualcosa che.. che non riesco a ricordare...

 

Stai tranquillo…non mi capiterà niente per un graffietto del genere.” – rispose sottovoce Edward, continuando piano la sua opera - “Ho passato cose peggiori...”

Immagino... raccontamene una...”

Edward sorrise, guardandolo.

dormi... parleremo un'altra volta.” - replicò, posando il panno sul comodino - “io resto nei paraggi, per sorvegliare la situazione finchè non ti riprendi.”

non auguro a nessuno il mio ruolo. Lascia le cose come stanno e... e fatti una birra.”

E' un consiglio degno di mio fratello.”

Lo so. Io vivo con tuo fratello... Edward, ascolta...”

Ti ascolto.”

Grazie. Per avermi salvato.”

lo sapevi che prima o poi lo avrei fatto. Mi hai salvato così tante volte da quando ti conosco...” - piegò un ginocchio,fissandolo dritto negli occhi. Angel li aveva aperti. Ed erano di quell'oscurità calda che Edwrad aveva sempre ammirato in lui. Buio, il buio denso - “angel, non so come ci sono riuscito. Ma lo rifarei, per cento e cento voltee ancora.”

 

Sei troppo prezioso. Per l'universo, per le persone che ti circondano... per ognuno di noi sei indispensabile.

 

Hai notizie di Spike?”

Non si trova. Né lui né Faith.” - ammise Edward, sottovoce - “evono essere tornati all'Hyperion, saranno qui a momenti...”

 

Momenti, minuti... vorrei tanto saperlo...

 

Angel annuì. E lentamente, si abbandonò, chiudendo gli occhi. Edward, guardandolo, sentì una domanda salire spontanea.

William, dove cazzo sei finito...”

 

***

 

Stai bene?” - domandò Spike, alzandole il mento.

Si, ho solo male ovunque.” - ammise Faith, restando rannicchiata contro al suo petto - “E siamo decisamente nei guai....”

Si, temo di si.” - le sorrise, con una smorfia, cercando di celare il dolore che provava alle costole. Si stavano rinsaldando, una ad una. Ed era un processo estenuante.

Riesci a percepire di nuovo Angel?”

Si. E lo sente anche lei, Darla.”

Sicuro?”

Ha smesso di urlare e distruggere mobili. Significa che si è calmata.” - commentò, alzando gli occhi verso la grata. Era un pozzo, un vecchio pozzo sotto una cantina. E, sopra, Darla aveva arredato un piccolo accuratissimo appartamento.

Faith non trattenne una risatina.

Allora è un vizio che avete tutti in famiglia..” - lo sfottè - “Anche Drusilla spaccava mobili per rabbia?”

Temo di si.” - sorrise, stando al gioco - “Deve essere qualcosa nel sangue di Angel... abbiamo preso tutti da lui questa brutta abitudine...”

Già.” - Faith sorrise. E Spike la abbracciò più stretta - “Perchè ci ha lasciato assieme...”

Perchè vuole che la separazione ci faccia più male.” - replicò, baciandola la tempia, lo zigomo - “Ma non succederà... non ti porterà via da me.”

Lo so.” - sospirò Faith, chiudendo gli occhi. E Spike appoggiò la testa al muro, fissando l'oscurità.

 

Attende, amore mio. Attende che tu muoia tra le mie braccia.

 

Angel, ti prego.. trovami. Trovami ora.

 

***

 

Doveva essersi appisolato, perchè un colpo lo svegliò di soprassalto.

Angel.” – sussultò, scattando a sedere sul letto.

Non è niente.” – mormorò lui, stringendo il testile del letto, con una mano.

Così niente?” – replicò, afferrandolo per un polso e cercando di insinuare la propria mano nella sua.

Edward, no.” – Angel si voltò a fissarla. Aveva la fronte imperlata di sudore e le pupille dilatate.

Tu stai male. Vado a chiamare Wes.”

No, no. Va’ via. Non voglio… farti del male.” – Angel scosse la testa, deglutendo , mentre i lineamenti gli si stravolgevano, bloccati da un’immane volontà - “Non riesco quasi a controllarmi. Va via, per piacere. Vattene.”

Era prostrato dalla sofferenza. E se non fosse stato per la sua lotta interiore, Edward non si sarebbe mai mosso. rapidamente si chinò e gli baciò la fronte. O, almeno, desiderò farlo.

Nel locale, seduto a terra a gambe incrociate, c’era Methos. Parlava con Cordelia, nuovamente al computer, anche se con un'aria incredibilmente tirata.

Doyle dormiva, su un divano. Anya camminava nervosamente avanti e indietro, ma Edward notò a malapena come Methos stesse ripetutamente selezionando numeri sul cellulare, nel chinarsi per parlargli.

Methos, Angel mi ha mandato via.”

Non sembrava una recriminazione. E Methos lo fissò, attento.

vai avanti.” - disse, abbassando il cellulare. Da più di un'ora né Spike né Faith rispondevano ad una chiamata , ma non sembrava il momento per informare Edward del fatto. Era già abbastanza fuori di sé così, senza coscienza del tempo trascorso.

Ha detto che rischiava di farmi del male… che non riusciva a controllarsi.” – si scostò i capelli dal viso e si accorse di colpo, di aver freddo, mentre Wes compariva alle sue spalle, dal magazzino, con la stessa preoccupazione nello sguardo.

Contraccolpo.” – mormorò, alla nuca di Edward – “Le sue forze si stanno esaurendo del tutto… e la sua parte demoniaca prende il sopravvento.”

Allora non deve restare solo.” - fu la risposta dell'immortale. E le sue incertezze scomparvero, come se non fossero mai esistite.

Era già a metà della scala, quando una sensazione lo colpì, attraversandogli i polmoni e mozzandogli il fiato.

 

no. wes si sta sbagliando.

 

Incespicò ancora e chiuse gli occhi, respirando a fondo.

Istinto. Con l'istinto lo hai salvato già una volta. Fallo di nuovo.

 

Mayuri. Mayuri morta tra le sue braccia. Si impose di restare calmo, ma l'immagine lo colpì ancora. Sepolti vivi per il terremoto, l'aria che finiva. E il risvegliarsi da solo.

Methos li aveva trovati troppo tardi. Troppo tardi.

 

Con un ultimo colpo la parete crollò, sollevando una nube rossastra.

Methos non aspettò nemmeno che si diradasse, infilandosi nello spazio. Il soffitto aveva retto e lo spazio risultava ancora agibile con poche difficoltà. Methos, tallonato da Damodar, percorse le poche decine di metri della galleria, quasi correndo, fino a quando non lo colpì, indescrivibile ma sempre nitido, l’odore di morte.

Imprecò, sottovoce, accelerando il passo.

Reminiscenza, di nuovo.

E ancora, nell’attimo in cui la torcia li illuminò.

Abbracciati, rannicchiati uno sull’altro.

Occhi chiusi per sempre.

E occhi azzurri, sbarrati su quello scenario di desolazione.

 

Methos si bloccò. Edward piangeva. I singhiozzi lo scotevano, mentre ancora seppelliva il viso in quei capelli che ormai sapevano solo della polvere che vi si posava. Stringeva un corpo rigido, probabilmente da ore.

E Mayuri riposava con la testa sulla sua spalla. La luce rossastra delle torce non l’avrebbe più svegliata. La sua voce non si sarebbe più levata limpida sulle sponde del Gange.

Mayuri se ne era andata.

Ed Edward, morto con lei, viveva ancora.

Alla fine era successo. Methos l’aveva dolcemente messo in guardia, giorno per giorno. Abbracciare la morte, vedere la propria ragione di vita sfiorire, e svanire.

E poi, come nel peggiore degli incubi,addormentarsi insieme.. e svegliarsi soli.

 

Io la amavo. Ma lei è morta comunque.

 

Il collo sembrava bruciargli. Vi appoggiò le dita, sentendo pulsare la cicatrice, il marchio di Spike, il segno di possesso.

Ed ebbe l'impressione che fosse fuoco, fuoco nella mente. Poi una voce.

 

Edward...”

William...” - gemette, senza riuscire a calmare il dolore, la mano sulla cicatrice del morso.

 

Mi serve il tuo aiuto... cerca Angel... devi dire a Angel di trovarmi... di trovarci...”

 

Al piano di sotto, il rumore di cocci lo costrinse a tornare indietro, correndo a precipizio giù dalle scale. Cordelia era a terra, tra le braccia di Methos. E si teneva la testa.

Ha le visioni.” - Wes era senza parole, il suo sguardo correva da Doyle a Cordelia - “Le visioni, di nuovo....”

Non importa.” - Cordelia sbattè le palpebre, trattenendo le lacrime - “Meglio nella mia testa che nella sua.”

Li guardò, afferrandoli con tutta la forza che aveva, per le braccia, per i vestiti.

Edward, chiama Angel. Chiamalo. Faith... Faith è in pericolo.”

 

***

 

Il letto di Lorne era un enorme groviglio di coperte. Ed in mezzo, in preda a qualcosa che poteva somigliare a violenti crampi, stava Angel, rannicchiato, in posizione fetale, le braccia a nascondere il viso. La battaglia, vinta in una frazione di secondo per il cuore umano, sembrava non essere ancora cessata. Angel sussultava, senza cedere.

Come se qualcosa dentro di lui bruciasse urlando.

L’anima era tornata, dopo essersi staccata dal corpo.

Vattene.” – lo sentì ringhiare. E per quanto si sentisse stringere il cuore, Edward decise di essere incurante. Si chinò su di lui, iniziando a districargli le coperte, cercando di non travolgerlo con la propria urgenza.

Devi ascoltarmi.”

Vattene Edward.” – lo sentì ancora mormorare.

No.”

Vattene…”

La risposta è ancora no.” - E sarà sempre no.

Edward protese la mano e la posò sul suo pugno serrato.

Vattene….

No. Angel si girò, sprofondando ancora nel materasso, con occhi che mandavano lampi, esasperato.

Ti ho chiesto di uscire da questa stanza, dannazione.”

Ed io ti ho detto che non lo farò.” – replicò deciso Edward.

Ne sei veramente così certo che non ti farò del male? Il fatto che tu sia un immortale non fa di te un eroe invincibile…”

Me ne andrò…” – rispose l’altro ignorando gli insulti e alzando la voce per sovrastarli – “Solo se uscirai anche tu da questa stanza e verrai con me.”

No.”

Il resto era irripetibile. Poi Edward lo afferrò per i polsi e, ignorando l’urlo di dolore che gli sfuggì dalle labbra, lo mise a sedere, con una forza che Angel non si sarebbe mai aspettato da lui.

Muoviti, Angel. William ha bisogno di noi, ora. Non è il demone, è lui, ti sta chiamando, continua a chiamarti. Concentrati.” - Edward si comportava duramente, nello strattonarlo e trascinarlo, fino a ritrovarselo di fronte, in piedi, cercando di ignorare il suo sguardo e la verità che esprimeva - “Puoi farcela. Sei passato da tante catastrofi peggiori, nella tua vita. Sei un sopravvissuto. Resta in piedi, adesso, ascolta... tu sai dove sia…”

 

Ti prego.” - aggiunse, disperato - “Non possiamo lasciarli morire...”

 

Chiudi gli occhi...

 

No, non posso.” - no, non li chiuderò mai più, mai... soprattutto per amore.

Fallo, Angel, chiudi gli occhi e trovali. Trovali, ora!”

 

Non chiudere gli occhi, Spike.

Non chiudere gli occhi, Spike…

 

Chiudi gli occhi, Angel, chiudi gli occhi. Per Spike. Chiudi gli occhi, fai ammenda con il passato, salva la cacciatrice, salva il ragazzo che hai dannato. Salvali.

 

Doyle...

 

Salvali, uomo. Chiudi gli occhi e trovali. Ora.

 

Angel annuì, inumidendosi le labbra. E strinse le palpebre. Forte.

 

Angel, perché ci hai messo tanto a trovarmi? Tu sai sempre dove sono…

 

Non... non sono perfetto.

 

"Io non ricordo bene. Mi ricordo un sacco di sensazioni e visioni non mie. C'era di tutto, episodi che non potevo avere visto e poi, c'era quello…"

"Quello cosa?"

"L'anello. Quel tuo anello con il cuore e le mani…"

 

Trovami, angel. Trovami.

 

"Angel… mi lasci il tuo anello?"

 

"Te lo rendo, poi. Ma se mi perdo di nuovo, penso potrà guidarmi."

 

William...

 

"Cosa vedi, Doyle?"

"Vedo che li hai uniti. E che mai nessuno potrà più separarli…"

 

Trovami. Trovaci.

 

Angel.

Strinse forte gli occhi e lo cercò, nella mente.

Angel. Di lui era rimasto solo il nome.

Di lui doveva ricordare il viso, gli occhi.

L'amore.

L'amore di Angel.

Il Claddagh… dov'era il suo Claddagh?

"Cuore, mani, corona…Sotto questa luna di nulla mi pento…"

"Di nulla mi pento. Di nulla serbo il ricordo… cuore, mani, corona.

Il mio sangue, il tuo sangue."

 

Il mio sangue. Il tuo sangue.

E, nel buio, spike alzò una mano, portando il Claddagh fino al viso.

Brillava, flebile, come una speranza.

 

TERZA PARTE

 

[IX]

 

Cosa hai visto, cosa, cosa cosa....” - ripetè Wes, comprimendosi le tempie con le mani. Davanti a lui, sulla parete, l'esagono incombeva, inquietante. Meticolosamente, Doyle aveva disegnato ogni linea, il poligono, la stella all'interno, le linee intersecanti che passavano dal centro. Tutto e, a parte quella S che vi dominava, non c'era nessun altro segno che lasciasse intendere a cosa si stesse riferendo.

Si voltò e, in preda alla rabbia, lanciò la prima cosa che gli passò sotto mano.

Non possiamo perderli ora, dopo tutto quello...” - l'urlo si spezzò in un singhiozzo di frustrazione - “Dopo tutto quello che abbiamo vissuto.”

Si dominò. Gli occhi, chiusi, divennero viola. Poi di nuovo azzurri. Ma Wes, riflesso in uno dei vetri opachi, li vide.

E sentì un brivido.

Ma certo.” - mormorò. Si avvicinò rapidamente alla finestra, pulendo nervosamente la superficie con le mani, con la manica della camicia.

E, quando la superficie gli sembrò nuovamente riflettente, chiuse gli occhi e respirò a fondo.

Eccoli, di nuovo. Viola come ametiste. Poteva quasi sentirla, come miele, dentro al suo corpo.

Ci siamo.” - disse, trionfante. Respirò ancora e una mano lo obbligò a voltarsi.

Non farlo un'altra volta.” - ansimò Angel, guardandolo. Poteva essere in un bagno di sudore e con una stretta non proprio certa delle dita, ma era certamente lui... non Angelus.

Non sto facendo nulla.”

Si,invece. Non lasciare che ti strisci nella mente, non puoi batterla.”

Non.. io non...”

Si che lo sai, Wes.” - tagliò corto Angel - “Io l'ho sentita mentre salvavamo Doyle. E adesso tu mi ci fai parlare, siamo d'accordo? A me non serve un incantesimo perchè risponda.”

Wes esitò poi annuì, con lentezza. E si sedette sulla cassa più vicina.

Sei pronto?” - domandò Angel, infilandosi la maglia che aveva tra le mani.

Quando sei pronto tu.” - replicò, con tensione nella voce. E, quando riaprì gli occhi dopo un attimo, le iridi erano completamente viola.

Lo sapevo che ci saremmo rivisti, Angelo mio...”

 

London

 

Eri posseduto.”

Si, papà. Lo ero. E lo sapevo alla perfezione.”

E lo sei ancora?”

No.”

Ne sei certo?”

Lo sono.”

Suo padre non gli credeva. Come sempre. E già voltava la testa verso Doyle, in attesa di conferma.

La sua mente è pulita.” - rispose il demone alla tacita domanda - “Se ne è andata quando tutto si è compiuto.”

Soppesò il silenzio un attimo, prima di porre una domanda.

Si preoccupa perchè vede il riflesso viola?”

Un cenno quasi impercettibile del capo. Ma Wes lo fissò ugualmente, sbalordito. Suo padre aveva il labbro inferiore che tremava.

Non abbia paura.” - lo calmò educatamente Doyle - “Il riflesso viola è solo un effetto collaterale del potere. Ne scorre molto nelle sue vene. È solo sangue demoniaco, in minima dose. Gli ha donato un maggior resistenza e, probabilmente, una vita più lunga. Null'altro.”

Si girò, guardando Wes.

Non poteva essere altrimenti, a forza di correrci dietro...”

 

***

 

LosAngeles

 

Non c'è tempo, Drusilla.” - disse Angel rapidamente - “Devi aiutarmi, Faith sta morendo.”

Faith sta morendo. È questo che Spike continua a dire nella mia mente e in quella di Edward.

Non riuscivo a sentirlo.

 

Devi aiutarmi. Tu lo sai che la ama, che la ama come mai nessuna.

Fallo per lui, Dru.

Perchè è William. Il nostro William.

 

Devo trovarli.”

Non so dove siano.” - rispose la voce femminile, dalle labbra di Wes - “Non lo so, Angel, te lo giuro. Io non posso più prevedere il futuro!”

Angel si posò le mani sulle tempie, cercando di calmarsi. Si, aveva ragione Methos, era ora di imparare a respirare a fondo.

Drusilla, dimmi ciò che puoi. Qualsiasi cosa. Qualsiasi.”

La voce tacque. Poi Wes si alzò, andando verso l'enorme graffito, verso l'esagono. Mosse la mano e le scritte cominciarono ad emergere dal muro stesso.

Non il dove, posso rispondere al come... solo al come di qualcosa che l'universo già prevede e attende...”

Alle sue spalle, rapido, Angel divorava le informazioni.

C'era Spike in mezzo all'esagono. E, attorno, ai vertici, secondo un ordine che non sembrava casuale, tutti loro: Faith, Cordelia, Angel, Wes, Edward e Doyle. Altre linee apparivano e svanivano, attraversando ogni punto. Cerchi concentrici attorno all'esagono, in perenne rotazione attraverso gli angoli. E linee a comporre una stella all'interno.

No, non una stella.” - disse la voce di Wes, la voce di sempre - “Due triangoli intersecati. Due. Io, Cordy e Doyle. Tu, Edward e Faith.”

 

E Edward? Quanto è importante Edward nella vita di suo fratello.”

E' luce. E sangue.”

Questo lo so, ma ho bisogno di sapere altro.”

Solo luce e sangue, Doyle.”

 

Luce e Buio. Io ed Edward. E Faith è ... Faith è il nesso d'amore.

 

Cuore, mani, corona. Amore, rispetto, fedeltà. Luce, buio, potere.

 

Spike, Spike al centro.

 

Angel si strinse più forte le tempie, un fotogramma gli attraversò al mente.

Una gabbia, un vampiro disperato, un coltello. Due mani sanguinanti.

Si fissò il palmo della mano. La ferita di Sunnydale era aperta, lacerata.

 

Energia che lentamente sfumava, con lo scorrere sempre più esile del loro sangue. Il sangue che si mischiava di nuovo. Con la morte a tenerli entrambi tra le braccia.. come una donna, il vertice del loro triangolo amoroso.

 

Come una donna al vertice di un triangolo. Come una donna.

 

Faith era il vertice. La Cacciatrice.

Di improvviso dai vertici del loro triangolo la vernice si sciolse e tre nuove linee corsero lungo l'intonaco, fino a congiungersi sulla S di Spike.

Non più un triangolo. Ma una piramide. Una piramide vista dall'alto.

 

Oggi Faith è la causa. Domani sarà il mezzo.

 

Comprendi, ora, Angel?” - domandò Drusilla, voltandosi verso di lui - “Comprendi davvero?”

Si, Dru. Ho compreso.” - annuì, con lentezza. E Drusilla, negli occhi di Wes, sorrise, prima di svanire per sempre.

 

***

 

E' buffo...” - commentò Darla, guardandola - “Tu hai gli occhi viola come Dru, la mia Dru...”

Cecily, con le labbra pallide e l'aria sofferente, la fissò con sufficienza.

Questa dimostra quello che ho sempre detto. Io sono l'unica e inimitabile...” - sibilò, dall'angolo in cui era stata gettata - “Non di certo la nevrastenica fissata con le stelle.”

Darla sorrise. E Cecily sentì il calcio sfondarle le costole.

Parla, parla finchè puoi.” - sospirò, sedendosi alla propria scrivania - “Ma cerca di restare viva, mentre aspettiamo William.”

Will.... William...”

Si, proprio lui. A quanto sembra, la Cacciatrice respira ancora, per cui penso che abbia un poco di tempo da dedicarti.” - si abbandonò contro lo schienale, giocando con una penna - “Sai, era recalcitrante a lasciarla ma, alla prima goccia di sangue della Chiave nel pozzo ha prontamente cambiato idea. È un ragazzo coscienzioso...”

Lo è sempre stato...” - sussurrò Cecily, chiudendo gli occhi.

 

"Stasera avrei dato qualunque cosa per essere Anya. Volevo dirti anche questo."

Lo vide irrigidirsi e voltarsi, con una lentezza impressionante. E si sentì trapassare da occhi come fessure, letali come pugnali.

"Avrei dato di tutto, per essere lei." - ripetè, per cercare la forza di proseguire - "E ci sono momenti in cui desidero tornare indietro, ed essere diversa e riavere te. Ma so che sarebbe sbagliato. Perché ora so che avevi ragione, William.

Con i miei sbagli ho veramente creato una luce nel buio."

 

Tu non potrai torcergli nemmeno un capello...” - aggiunse, sentendo le parole divenire sempre più faticose, nemmeno la forza di aprire gli occhi - “Non è fatto per gente come te...”

 

***

 

Calmati.”

Calmarmi non fa parte dei programmi per la serata.” - replicò Edward, allacciandosi la spada alla schiena e afferrando quella di Angel per portargliela - “Io la farò a pezzi, te lo posso garantire. Se solo ha... se solo ha torto un capello a Faith...”

Edward, ragiona.” - lo aveva afferrato per un braccio - “Potrebbe essere un bene...”

Di tutta risposta, Edward lo colpì. E lo spedì dentro una poltrona.

Vuoi... ripetere?” - ruggì, sovrastandolo, mentre si puliva il sangue dalla bocca.

Ragiona, idiota.” - ribattè Methos, sputando sangue e bile - “Tu sai benissimo in che senso l'ho detto!”

Edward rimase interdetto. E si dominò dal rifilargli un altro pugno.

Sei diventato sordo o cosa?” - stava aggiungendo l'immortale. E, con uno scatto fu in piedi, pronto a rifilargli una spinta per ristabilire la distanza - “Ragiona, Edward. Ne abbiamo già discusso, fallo con l'istinto e non con il cuore, pezzo di imbecille che non sei altro. Tu l'hai sentita, dal primo istante che l'hai vista.”

 

L'hai sentita.

 

Tu puoi sentirla. E sai che avevo i miei buoni motivi per accettare l'incarico del consiglio.” - insistette - “Sotto la sua natura di predatrice, tu l'hai perfettamente sentita.”

Edward rimase immobile, i pugni stretti, gli occhi in tempesta.

Io tenterò comunque di salvarla.” - sibilò soltanto, freddamente.

Non saresti tu, non tentassi.” - ribattè Methos, per niente intimorito - “Ma ricorda quello che ho detto.. quando sarà il momento di decidere... chiediti cosa sia davvero giusto.”

 

Non importa quanto ti faccia soffrire.

Non importa quanto lontano tu possa vedere.

Perchè non è il futuro che plasma la leggenda e salva la vita.

È il presente, il tempo presente in cui levi la spada.

 

Io l'ho fatto.” - aggiunse, spietato - “Tu sei qui per questa mia scelta. Non dimenticarlo.”

 

Tu, qui, oggi, per me. E perchè io ti ho ucciso.

 

Oggi Faith è la causa. Domani sarà il mezzo.

 

***

 

London

 

E ora, mentre i nostri eroi si preparano alla battaglia.” - Wes sorrise interrompendo la narrazione - “Vorrei precisare un piccolo particolare.”

Attorno stavano già esplodendo le domande. Ma Wes alzò una mano e ottenne un silenzio perfetto. A quanto sembrava, essere posseduti da un Cantastorie impazzito migliorava lo status. Ipotizzare che fosse divenuto immortale o almeno di lunga vita, poi...

 

Adesso avete qualcosa di cui essere invidiosi... finalmente...

 

Li fissò tutti, movendo solo lo sguardo. Poi sorrise ancora.

 

Allora, chi vuole sapere dell'anima di Spike?”

 

***

 

Darla strattonò ancora il coltello. Poi, incontrando l'articolazione del gomito, sfilò la lama.

E si applicò per lacerare l'altro braccio. Poi soddisfatta, battè le mani deliziata. E si leccò le dità. Voracemente.

"Mio piccolo William… il tuo sapore è come lo ricordavo. Forte, caldo. La mia Dru ha buon gusto. Ed Angelus… Angelus non è stato tirchio, ad elargirti forza. Sei una delizia…" - aggiunse ridendo - "per il palato…"

Lo stavano legando. Il sangue gli scorreva copioso lungo il torace, mentre lo sollevavano da terra, strattonandolo per i polsi.

Darla, con un nuovo lampo di follia, si accostò ancora, posando le labbra sui tessuti impregnati. Uno dei suoi scagnozzi, ridendo e scherzando, in mezzo ai suoi, le porse un bicchiere. Un bicchiere… Un calice veloce a riempirsi, sotto quella cascata.

 

Quando Spike mi raccontò questo particolare, dopo che Darla e Dru lo avevano catturato e dissanguato, ammetto che non ci diedi un particolare peso. A mio avviso, semplicemente, era stata una nuova forma di tortura. Non la associai alla questione dei marchi sul corpo di Spike e non mi preoccupai che avesse un senso. Poi dovetti rivedere la mia opinione. Quando si profilò la teoria che vi abbiamo illustrato prima, quella riguardo all'opera a vasto raggio di Drusilla sul futuro di Spike, mi sentii in dovere di rivalutare qualche episodio. E questo fu uno dei primi che mi vennero in mente.

Darla aveva bevuto il sangue di Spike, per pura tortura, come pensavo io. Ma, su probabile suggerimento di Drusilla, da una coppa. Ovvero, ancora una volta, nessuno aveva morso Spike. Interessante, non credete? In oltre cento anni, nemmeno un segno dei denti a parte quello di iniziazione.

Ho schematizzato molto a riguardo, ma la risposta è sempre la stessa: l'unico morso sul corpo di Spike è opera di Drusilla. L'unico. Angel non ha mai bevuto il suo sangue e Darla non ha avuto interesse a farlo fino a quel giorno, un paio di anni fa. Perchè questo? La risposta a mio avviso sta nella potenza del sangue dei Coventry. Drusilla lo sapeva e si è ben guardata dal lasciare che altri lo scoprissero e ne abusassero.

 

Spike ha bevuto da Edward. Ed è stato male, decisamente male, a parte la battuta riferita alla somiglianza con il sangue delle cacciatrici. Ma, del resto, quel morso sul corpo del fratello era indispensabile. Ci torneremo più avanti.

 

Per ora vi voglio attenti solo sulla bella famigliola. Darla morde e si fa mordere da Angelus. Angelus morde e si fa mordere da Drusilla. Drusilla, non appena ha l'occasione, morde William, ma non si fa mordere. E William riserva il bel trattamento al nostro flagello.”

 

Obbedendo ad un istinto forte come una sfida, si era lacerato una mano, imponendola sulla bocca di quello sconosciuto. Attendendo l'istintivo succhiare del neonato. La mano che gli aveva sfiorato la guancia, per capire e portare nella morte il segreto, era scivolata appena, impigliandosi nel colletto della giacca. O aggrappandosi.

Le sua dita scosse da un tremito nervoso, irritavano Angelus.

Il corpo del ragazzo biondo, quasi morto eppur forte, sembrava riacquistare durezza. I suoi occhi, ancora spalancati, andavano perdendo la limpida sfumatura. Verso qualcosa di complesso ed impuro. La forza con cui si nutriva, indeboliva Angelus e lo rendeva furioso.

Scattò in piedi, ma il cucciolo non restò adorante ai suoi piedi.

Lo seguì, nel rialzarsi, lo fronteggiò, abbandonando la mano ed il prezioso elisir.

Cercando.

Cercando la fonte.

La vena pulsante del collo.

Da aprire con i propri denti.

Lasciando ad Angelus la sorpresa di quel corpo sul proprio, a terra, nel fango da cui si erano rialzati.

Del sangue che non smetteva di abbandonarlo.

Dell'inizio della sfida.

 

Dopo di che...” - proseguì Wes, avvicinandosi alla lavagna - “Arriviamo ai giorni nostri. Darla muore e risorge e sapete chi la vampirizza? Drusilla. Morde e si fa mordere da Darla. E, otteniamo, dunque, un triangolo: Darla, Dru, Angelus. E se, invece, cerchiamo una piramide? guardate chi sta al centro... proprio lui. Il nostro bel ragazzo biondo.”

Wes si tamburellò con il gessetto sulla mano. Fare il saccente lo metteva di ottimo umore.

Non capite, vero?” - domandò, retoricamente - “Un triangolo, signori. E una piramide, di nuovo. Con una donna la vertice. E la donna altri non è che Drusilla, la nostra manipolatrice di professione, il nesso d'amore. Un solo morso sul corpo di Spike, per preservarlo da eccessive contaminazioni maligne. Solo lei ha bevuto il suo sangue per evitare intuizioni scomode in un ambiente dominato dai demoni e, infine, lei di persona ha chiuso il triangolo attorno al suo principe biondo... il suo principe biondo. Perchè questo?”

 

Allungò una mano, calcando sui contorni del triangolo.

 

Perchè così facendo, avrebbe ottenuto un duplice scopo: alla vampirizzazione di Darla, l'anima di Spike sarebbe tornata nel suo corpo.”

 

***

 

LosAngeles

 

Topolino...” - sospirò Darla, vedendolo entrare. Aveva le catene ai polsi, come un galeotto qualsiasi - “Hai fatto il cattivo, immagino...”

Come mio solito, Darla.” - sorrise, piegando la testa. Non esisteva tumefazione che potesse realmente deturparlo - “Allora, il castigo della tua compagnia sarà lungo? Perchè vorrei tornare nel pozzo...”

Si, immagino, dalla tua piccola e dolce Cacciatrice. Sanguina ancora come si deve o dobbiamo aiutarla?” - sorrise, sollecita - “Tutto il meglio per la tua amante.”

Spike voltò la testa, disgustato. E la sua espressione, da seccata divenne orripilata.

Oh, si.” - Darla indicò con la penna Cecily, ormai riversa in un lago di sangue - “Un pensierino per rallegrarti la giornata... la ragazza che ti ha respinto, pensavo potesse farti piacere. Mentre aspettiamo che Faith smetta di respirare, si intende.”

No, no...” - sapeva che gli uomini che lo tenevano non l'avrebbero fermato. Darla godeva morbosamente di quella sua umanità, dalla prima volta che si erano fissati. Ma a William, a ciò che restava di William in spike, non sembrava importare. Si mosse, sollevandola da terra, passandole la catena intorno al corpo, per sorreggerla con entrambe le braccia - “Cecil...”

 

"Sono bella come mi ricordavi?"

"Anche di più."

 

Non gli rispose. Era esangue, la testa mollemente all'indietro. E Spike posò la fronte alle sue labbra. Erano quasi fredde.

Ti prego, Cecily, ti prego...

 

"Porti ancora gelsomini tra i capelli?"

"E tu? Porti ancora quei buffi occhiali rotondi?"

 

Ti prego, non darle la soddisfazione di vederti piangere...”

Cecily!” - La chiamò, alzando la testa di scatto.

Chiamami Halfrek... ti aiuterà a restare lucido.”

Sai benissimo che non lo farò...” - scosse la testa, tenace, la fronte ancora alla sua bocca. E cecily sorrise, quanto sentì la sua pelle gelida contro le labbra.

Sei uno stupido sognatore, William. Ora come allora...” - replicò, carezzandolo con le parole e i ricordi.

 

"William… tu non vuoi sapere se ti ho mai amato?"

"Certo che mi hai amato." - commentò lui, con un lampo di rabbia gelida negli occhi - "Io sono l'amante che ti ha reso quello che sei, spezzandoti il cuore. Occhio per occhio, Cecily…"

E cuore per cuore…

"Ti sbagli." - sorrise lei - "Non sto parlando del vampiro che mi lacerava le vesti e mi violentava fino a farmi impazzire. Non sto parlando del mio carnefice. Ma del ragazzo che ho ucciso."

 

Andrà tutto bene...”

Non è vero. Nulla è andato bene, nulla. Tu demone, io demone. Nessuna felicità per troppo, troppo tempo. Oh, Will, vorrei tanto tornare indietro.. a casa mia...”

 

Mi manca tanto la mia casa.. i miei amici.... la mia vita. La ricordi William la ricordi la nostra vita?

 

Mi manca Carrol.. mi mancano le cavalcate... mi manca Edward che ride sdraiato al lago...

 

Mi manchi tu. Mi sei mancato tanto in questa mia eterna solitudine.

 

Lo vorrei tanto anche io.” - sentiva il battito disperato, guardava la sua gola nuda, senza un ciondolo a separarla dalla morte. E sentiva gli occhi, gli occhi fare male come il cuore - “Tornare indietro e vederti ancora salire la scala... quel tuo stupido ventaglio, tutti quei sorrisi... ti prego, Cecily... ti prego non andartene...”

 

non saremo mai più giovani ma... ma non lasciarmi solo...

 

Temo sia di nuovo... troppo tardi...”

Cecily...”

 

E' stato solo caos tra di noi. Ed eclisse... lo sapevamo entrambi...”

 

"Entropia, Cecily. Null'altro che entropia. Null'altro che il caos dominante." - ribattè, sfiorandole le labbra e dando forma ai suoi pensieri- "La forza incalcolabile che tutto domina. La forza per cui ci incontriamo e non ci incontriamo mai."

"Ed allora…" - replicò, scivolando dentro un bacio - "un brindisi all'entropia…"

 

Grazie... per essere stato qui... con... me.”

...”

 

"Ti amavo, William. Solo che l'ho imparato tardi."

 

Cecily... Cecily non lasciarmi solo...

 

 

***

 

Anya si fermò. E si posò una mano all'altezza dello stomaco. Quando Angel si voltò nella sua direzione, semplicemente alzò un dito, intimandogli di aspettare. E si voltò, vomitando, appoggiata contro a un muro.

Angel tornò indietro, le chiavi della macchina strette tra le dita. Anya respirava in maniera concitata e.. furibonda.

E' morta.” - sibilò soltanto, raddrizzandosi -”Quella puttana ha ucciso Halfrek.”

Angel ne fu raggelato. Il cuore di Edward, alle sue spalle, sembrò contrarsi per non espandersi mai più.

Se ha Halfrek...” - mormorò Wes - “Allora ha anche Dawn.”

 

Stiamo convergendo tutti dove dobbiamo essere, dunque.

E, un attimo dopo, si vergognò di quel pensiero tanto cinico.

 

Il posto è esatto, come nella visione di Cordelia.” - stava dicendo Anya. E una nebbia smeraldo già la circondava - “Spicciatevi. Ci penso io a tenere occupata quella cagna fino al vostro arrivo.”

 

***

 

Spike tardava a rialzarsi. E darla, che manteneva un'innata e crudele gentilezza, gli si accucciò a fianco, guardandolo, di sotto in su.

Spike aveva gli occhi chiusi. E piangeva, immobile, tenendo Cecily scompostamente tra le braccia, i polsi ammanettati dietro la nuce, per sostenerla, per tenerla contro al petto.

Povero piccolo...” - sussurrò, con dolcezza - “Il primo amore non si dimentica mai... la giovinezza, i momenti spensierati alla luce delel candele... il tempo che scorre...”

si alzò, un movimento composto delle mani contro le ginocchia.

Non so perchè tu ed Angel ne siate così ossessionati.” - sospirò, rammaricata - “scegliete ragazze più giovani, vi innamorate di ciò che non dura... deve essere una crisi vampirica della mezza età... o magari è l'anima che vi invecchia... che vi fa sentire così schiavi della memoria...”

spiek riaprì con lentezza gli occhi. Non riusciva a calmarsi e sapeva di doverlo fare. Ma darla, paradossalmente, non stava mentendo.

Piangeva per cecily ma, soprattutto, piangeva per quel qualcosa che con lei, nel bene e nel male, era rimasto vivo. Piangeva perchè era tutto ciò che restava di casa sua, della vita che avrebbe desiderato, di ciò che si era lasciato alle spalle.

Cecily, come lui, come edward, aveva sofferto la lontananza e la malinconia. Cecily aveva serbato nel cuore e negli occhi l'amore per il proibito ormai perduto, per l'eleganza e la compostezza, la passioen per quelle regole rigide e raffinate che avevano stretto con corsetti e sparati le loro esistenze.

Avevano abbandonato tutto, erano andati lontano, erano andati oltre.

 

E non sarebbe dovuto andare così.

Non sarebbe dovuta finire così.

"Sul serio volevi diventare famoso da giovane?"

"Non famoso." - puntualizzò distrattamente il vampiro - "solo ricordato in un libro, magari come scrittore, oppure dai miei…" - avrebbe concluso con figli se di colpo non si fosse reso conto di quello che stava dicendo.

 

Faith.

 

Non pensare al passato. Faith.

Non dimenticare faith.

Lentamente lasciò scivolare Cecily a terra, senza un bacio, un muto addio. E, mentre si voltava, i lineamenti si distorsero in un'unica maschera di rabbia.

Bentornato.” - commentò darla, compiaciuta, da dietro la scrivania. Due vampiri già gli sbarravano il passo. Ed erano cenere prima ancora di reagire, per essere sostituiti da altri due. E da altri ancora.

Non giungerai a nulla né, tantomeno, a me.” - sospirò darla, guardandolo, mentre lo schiacciavano a terra - “Io non sono roba per te, passerotto. Tu sei qui perchè mi annoio attendendo Angelus. E giocherò con te fino a quando no mi stancherò.”

Spike ringhiò. E un anfibio gli premette sulla guancia, scavandolo.

Adesso mi occuperò di faith... la stanno preparando ora.” - aggiunse, alzandosi e avvicinandosi. Di nuovo accoccolata a terra, le braccia ad abbracciare le gambe piegate - “Non penso che durerà a lungo, ma ssarà intenso e piacevole... cercherò di protralo il più possibile. Poi sarà il turno della piccola Summers... ha l'odore di sua sorella ovunque, mi occuperò personalmente di farle riavere il corpo, in memoria dei bei tempi di Sunnydale. E poi... non so...”

sospirò aancora. E spike repressse un urlo, mentre un coltello gli penetrava nella mano inchiodandolo a terra.

Poi, no so.” - ripetè, svanita, darla, leccando la lama e ripiantandola nel polso - “Sei dolce, passerotto, come ti ricordavo. Hai un sapore inconfondibile.”

di nuovola lama che si fila, di nuovo la lama che cala, inesorabile.

 

Faith. Spike si morse le labbra, deciso. Faith ha bisogno di te. Pensa.

 

Forse, potendo, giocherò persino con quello splendido esemplare di tuo fratello.” - un sussurro, lunga la lama del coltello che già gli incideva la pelle in un complicato arabesco - “Drusilla parlava tanto di lui... nelle notti d'estate...”

 

London

 

I discorsi ormai si sovrapponevano istericamente. Ma gli ascoltatori sembravano non avere problemi a connettere e valutare la situazione. Per tanto, Wes deviò con abilità un'altra volta e si preparò psicologicamente a tirare una seconda mazzata intellettuale ai suoi stimati colleghi.

 

Torniamo all'anima di Spike, dunque. I tempi coincidono.” - aggiunse. Aveva interrotto la spiegazione in attesa di domande. Lo aveva atteso solo un prolungato, densissimo silenzio di attenzione - “Darla è stata vampirizzata lo stesso giorno in cui è tornata l'anima di Spike. E i racconti di Spike a riguardo lasciano sempre intendere che sia stato un ritorno senza chiarezza e senza testimoni... questo perchè la mandante era lontana.”

Questa spiegazione è un castello di carte. Da quando un chiudersi di un anello di sangue genera un'anima!”

Non era un cerchio qualsiasi. La risposta sta nell'unicità della situazione. Drusilla non ha fatto altro che intrecciare le linee di sangue per ottenere un veicolo magico sempre più potente. Ha dissanguato Angel a Sunnydale per rinforzare se stessa, in previsione degli eventi futuri. I soli segni che Spike può vantare sono di Angel e sono tutti attivi. Quando l'anello di sangue si è chiuso, si è creata una connessione potente. E i segni si sono attivati. Solo che, a quel punto, Angel aveva qualcosa che le altre non avevano: un'anima.”

 

Posso percepire William, non Spike. Non è nella demonicità la nostra telepatia. È sempre stata nell’essere ciò che siamo. Nell’anima."

 

Già, nell'anima.

E il contatto, la connessione, la predestinazione, sono scaturite da questa semplice realtà.

Angel, il vampiro con l'anima, ha rigenerato Spike.

 

E le cicatrici, le loro cicatrici gemelle, sfiorandosi, sembrarono sprigionare calore.

Non sul corpo. Nel sangue e nell'anima è il nostro marchio.

 

E' questo che Drusilla sapeva. Sapeva che attraverso la dannazione, Spike sarebbe giunto fino a Angel. E, quindi, a Faith. Perchè Faith è una sua creatura.” - aggiunse Methos, dando a Wes un po' di respiro - “Drusilla ha ucciso Rhonda perchè, tramite lei, Angel e Spike potessero reclamarla.”

 

Io uccisi la Cacciatrice… io le squarciai la gola e leccai la sua calda essenza. Nessuno può interrompere un legame di sangue…” – Drusilla avanzò verso di loro, ondeggiando, come una marionetta dai fili recisi – “E se non volete credere a me, crederete all’uomo dagli occhi trasparenti…”

Lei non è tua. Sarà per sempre mia…” – sussurrò Spike– “Mia, finchè avrò vita per esprimere ed espiare. Mia. Tu l’hai legata a me, Dru, non a te stessa…”

 

L'assenza dei marchi, poi, oggi più che mai ha un valore. Nessun vampiro, nessuno in assoluto, può rivendicare un'autorità su William. William è libero, libero da ogni obbligo se non quelli verso Angel. Per amore, non di certo per casta.”

La folla borbottava. Ma non c'era da sorprendersene. Dopotutto, non restavano molte spallate da dare alla loro fede nel calcolo profetico e perfetto.

E, quindi, ad un passo dal concludere, penso che non restino molti dubbi. Vi avevo avvertito, sarei tornato a parlarvi solo del sangue del Flagello. E così ho fatto.” - sospirò Doyle, scoprendo tristemente quanto fosse vuota la bottiglia di scotch - “Drusilla non ha sempre giocato pulito e, soprattutto, non ha sempre avuto il controllo della propria mente. Giocava una partita con il tempo, con la propria natura e lo faceva del tutto priva di un'anima, appigliandosi, probabilmente, al proprio istinto primordiale. Ha sbagliato molte cose e il sentiero su cui ha posto William Coventry non sarà mai perdonabile o giustificabile. E sarà per Spike, il protettore degli uomini, una macchia indelebile. Ma il risultato, il risultato finale è stato davvero ciò che Drusilla aveva immaginato. Un miracolo. E sopra ogni possibile aspettativa.”

E, ancora una volta, come nel caso del flagello...” - commentò uno degli anziani - “...la vostra ricostruzione pecca di parzialità. Questo vostro eroe, Spike, che ora state proclamando cosÌ vittima degli eventi, ha ucciso e sgozzato ben due, se non tre cacciatrici. Non sono omicidi figli dell'ingordigia, questi, bensì di un freddo calcolo matematico. Non mi sembra poi così schiavo dell'istinto...”

No, affatto.” - Doyle scosse la testa, amichevole - “Ma lasciate che a rispondere siano le parole dello stesso spike: Lezione numero due. Fa domande precise. Vuoi sapere come ho vinto? La domanda non è come ho vinto, ma piuttosto come loro hanno perso."

"E c'è differenza?" - chiese il suo aguzzino, arcigno, ricalcando senza saperlo, le parole di Buffy.

"C'è un enorme differenza…" - rispose Doyle, senza dilungarsi in particolari- “E, difatti, come è finita? Che Spike ama una Cacciatrice. Amore e morte, non aspettatevi che un vampiro abbia la razionalità per scinderli. Ha amato le cacciatrici ieri e oggi ama una Cacciatrice. Fin troppo. E vi posso assicurare che, nella situazione in cui ci siamo trovati, è stato bene che Spike avesse tanto sangue di Cacciatrice, di eroe e di immortale in corpo. Soprattutto per l'universo.”

 

[X]

 

Quando Spike rinvenne, era legato. Le braccia, stese e bloccate, dolorosamente, gli donarono lucidità, con la stessa rapidità con cui l'orrore si fece strada in lui nell'abbassare lo sguardo.

A terra c'era faith. E il vestito rosso che indossava, lungo e di seta, la rendeva ancora più pallida.

L'odore del tessuto fine mischiato al sangue lo colpì, provocandogli un'ondata di nausea. Poco oltre, legata maldestramente e con una tumefazione che le chiudeva un occhio e anneriva parte del viso, c'era dawn.

Tese i muscoli, in un disperato tentativo di liberarsi. E faith apr gli occhi, guardandolo.

Ciao piccola.” - sussurrò, vcercando di sorriderel.

E la bocca di faith si inarcò lievemente ironica.

 

Ma chi vuoi prendere in giro, stupido.

Siamo fottuti. E lo sappiamo bene.

 

Cacciatrice e Vampiro...” - ridacchiò la voce di darla, mentre la donna emergeva dalle ombre - “E' quasi iconografico. Abbiamo la seta, il sangue, le catene... E', come dire... perverso...”

Spike la ignorò. Faith lo guardava, senza parlare, senza poter parlare. Aveva una lunga fila di segni microscopici sulla gola. Tagli precisi, fini. E il sangue, come un lungo nastro, si dipanava sulla pelle, macchiandola.

Tranquillo, non l'ho morsa. È una piccola cacciatrice velenosa, non intendo sporcarmi con lei. Ma quel collo così nudo... non trovi sia un ornamento perfetto? Il angue della sua stirpe la adorna... guarda come luccica...”

strinse i pugni, le catene cigolarono nuovamente. E darla seppe di avere tra le dita uan mano vincente.

Drusilla parlava tanto di un momento del genere.” - sospirò, nostalgica, sedendosi su un gradino - “Diceva che eri il suo principe, ricordi? Il mio william, il mio william è fatto per volare, ha ali...”

Dondolò lievemente. E spike alzò la testa, fissandola. Bellissima, come sempre.

E il sangue delle cacciatrici è per lui il più dolce dei nettari. William non vive senza le cacciatrici... guardala, William... guarda come è bella...”

 

Guardala. Guardala negli occhi.

 

E' il mio dono per te... un sacrificio innazi al tuo altare.”

 

Non le credere.

 

Spike abbassò gli occhi. E faith, in un battito di ciglia, fu di nuovo nelal sua mente. Informe e calda, incredibilmente viva.

 

Non lasciare che ti spezzi. Non credere che questo dovesse accadere. È solo successo. Vai avanti. Vai avanti e non voltarti.”

faith, no. Andrà...”

Risparmia le cazzate. Lo sai benissimo come funziona. Il dovere di una cacciatrice è farsi ammazzare.”

Non... non tu. Tu non puoi morire.”

 

Faith non rispose. E, quando i suoi occhi si chiusero, Spike semplicemente, chiuse i propri.

 

"Tutto ok?" - domandò Faith. La musica si levava ancora alta. Ma per loro aveva ricominciato ad esistere solo da qualche secondo.

"Meglio dell'ultima volta che mi è successo…" - ribattè lui - "Per lo meno non siamo franati a terra…"

"Immagina la scena." - rise lei - "Aggrovigliati in tutta questa seta. Oddio, avresti potuto strapparmi il vestito!"

 

Eri vestita di seta, come ora. E io... io avevo appena capito che ti amavo.

 

"Oh, sì, hai corso un tremendo pericolo…" - l'apostrofò - "Ma del resto ci sei abituata…"

"Ovvio. Io sono la cacciatrice." - ribattè lei con naturalezza.

"Oh, lo so, Faith. Lo so."

E lei lo guardò, come l'aveva guardato quel giorno, nel carpirgli il segreto.

Fin dentro le iridi. Fino a capire.

Ora era lei che aveva la sua vita tra le mani.

"Sei morto, vampiro." - sussurrò, mentre le labbra si inarcavano in un sorriso di consapevolezza. Mentre Spike ricambiava la sfida, con lo stesso lampo negli occhi.

 

No, ti sbagli, faith. Non ero mai stato così vivo. Mai. Perchè lo sapevo, ormai, sapevo che eri tu che avevo atteso, di generazione in generazione, di cacciatrice in cacciatrice.

 

Nulla avrebbe potuto negare la realtà dei fatti.

Lei era la Cacciatrice. E tra le sue braccia stringeva l'Uccisore. Facendolo sentire al sicuro.

Senza che paura alcuna sorgesse dal suo cuore.

 

Tu, faith. Tu eri l'obbiettivo finale della mia ricerza. E da te mi sarei fatto uccidere.

 

Spike non parlava. La sua bocca si era increspata in un sorriso. Un sorriso molto triste. Un sorriso che più volte gli era apparso sui lineamenti, in quella lunga giornata di attesa.

"Spike…" - lo sussurrò, prima ancora di sapere cosa dirgli. Prima ancora di rendersi conto che avrebbe ricambiato, con la stessa dolcezza negli occhi.

Prima ancora di capire che avrebbe dovuto avere forza per entrambi.

"La musica è finita." - bisbigliò, voltandosi con una sorprendente naturalezza e bilanciando il peso di entrambi sulle sue gambe - "Tienimi abbracciata, fai finta di niente e comportati da idiota, come tuo solito."

 

Faith...” - sussurrò, come una preghiera. Cacciatrice...

Le labbra di Faith, in risposta, si inarcarono nel suo nome.

 

Ma senza un suono. E senza un respiro.

 

La musica è davvero finita, amore mio. Io non riesco più a sentirla.

 

***

 

Anya fu di parola. Quando arrivammo, il massacro era già in atto. Ma di Darla nemmeno l'ombra. Anya, dal centro di una confusione in cui arti strappati e decapitazioni erano ricorrenti, ci urlò di proseguire, di cercarla fuori da quella cripta che sembrava un salotto. E noi, senza discutere, obbedimmo. Anche perchè presto fu evidente che ci sarebbe bastato correr dietro ad Edward ed Angel. L'odore di sangue di Spike era davvero troppo forte per non essere percepibile a Angel e Coventry, con gli occhi iniettati in quel modo, avrebbe saputo trovare suo fratello anche in Patagonia.”

 

LosAngeles

 

Era una sale enorme. Una vecchia sala riunioni, probabilmente, uno di quegli enormi spazi adibiti alle feste degli anni settanta, gradinate, colonne di cemento e tendaggi pesanti. Solo un tocco vampirico in più, per le catene e il sangue. Ma null'altro di rilevante da notarsi, se non Spike, legato per i polsi, incatenato in cima ad un piccolo podio.

O, almeno, questa fu la prima immagine che Dawn registrò, risvegliandosi. La seconda, agghiacciante, la figura ai piedi di Spike.

 

Faith.

Faith.

 

Sembrava disposta ad arte, la mano lievemente distesa verso Spike, la testa reclinata nella sua direzione. L'avevano magistralmente cambiata d'abito, vestendola di rosso, un lungo e affusolato vestito rosso che la carezzava e ne delineava la figura sottile e morbida.

Spike la fissava, come ipnotizzato. E non un movimento, non compiva un singolo movimento per liberarsi.

Agghiacciato. Spezzato. Del tutto.

Spike...” - lo chiamò Dawn. E poi, sempre più forte, scotendo le catene che la bloccavano. Il vampiro che la sorvegliava le rifilò un malrovescio, ma a Dawn non importò. Era intenzionata a continuare a chiamarlo, fino a vederlo sollevare la testa.

 

Nulla.

 

Non succedeva nulla. Spike aveva occhi solo per Faith. Per Faith.

 

Una volta aperte le danze non ti fermeresti mai.

 

Perchè nessuna, nessuna era mai stata come lei.

Triste, vero?” - domandò una voce, dal buio. E Darla emerse, vestita di un azzurro tenue e morbido - “Un'altra tua donna che ti lascia... la tua Cacciatrice...”

 

Ti svegli ogni mattina con l'interrogativo che ti ronza nel cervello.

oggi sarà il giorno della mia morte?

La morte ti sta alle costole e, prima o poi, ti piomberà addosso.

 

L'hai cercata ovunque, l'hai annusata, respirata. Le hai dato la vita e la morte. Non ti è mai importanto che volto avessero, come si chiamassero. Le trovavi tutte bellissime. E poi.. poi è giunta questa. Questa insignificante ragazza bruna...”

 

Una parte di te lo vorrebbe, per mettere fine alla paura e all'incertezza.

Perché sei innamorata della morte.

La morte è un opera d'arte, la modelli con le tue mani,

giorno dopo giorno, fino all'ultimo respiro.

 

Non Buffy, no. A lei non hai potuto nemmeno ambire. C'era già il tuo grande idolo tra le sue cosce. Il tuo bell'Angelus ti ha portato via la preda più appetitosa... chissà che problema per te accettarlo...”

 

Ah, quel senso di pace. Parte di te lo vuole disperatamente.

Come sarà?

Dove ti porterà?

 

Senti il suo cuore... ascolta... no, non sento quasi più nulla... ah, no, eccolo.”

 

Ora lo vedrai…

Ecco il segreto:

non è nei pugni che non hai dato...

 

Ancora un battito...”

 

o nei calci che non hai sferrato...

 

Ancora uno...”

 

Loro lo hanno voluto.

 

Strano, non sento più nulla...”

 

Ogni Cacciatrice desidera la morte.

Anche tu… si, anche tu.

 

Ssss... c'è troppa confusione... troppa...”

 

L' unica ragione per cui duri da tanto tempo è perché hai ancora legami sulla terra…

Ma stai solo rimandando l'inevitabile.

 

No, aspetta. Non è la confusione...”

 

Presto o tardi, vorrai morire.

ed in quel momento, nel momento in cui lo vorrai,

io sarò lì per te, a tutti i costi, io mi godrò il giorno speciale.

 

E' solo silenzio...”

 

Ti amo. Ti ho sempre amato.

 

Oh, quanto mi dispiace.” - sospirò Darla. E Spike, gettando la testa indietro, eruppe un urlo che non aveva niente di umano.

 

***

 

Angel fece leva con le braccia. Ed il demone, colpito in pieno petto dal calcio, cadde rumorosamente dai tre gradini. Rideva. Rideva dei loro grotteschi sforzi di liberarsi della sua ingombrante presenza all'ingresso della sala.

E stava ancora ridendo quando l'urlo lacerò le stelle e il cielo.

Angel, afferrato a una catena da lampadario, sollevando i piedi per darsi slancio, ondeggiò pericolosamente.

Cosa pensi di fare?” – gli chiese, colpendolo in pieno viso. Colpendolo di nuovo – “Pensi sul serio di potermi fermare?”

Il cuore gli si strinse. Ed egli mollò la presa. Methos, con prontezza, fermò con la spada il fendente che stava per calare su di lui. E sentì i peli delle braccia rizzarsi per l'orrore.

 

No, non poteva essere successo. Non con loro così vicini.

Con solo una porta, una porta in mezzo.

 

Sentì Edward urlare. Lo guardò gettare indietro la testa con un ululato identico a quello del fratello. Era furioso e, probabilmente, come Angel sentiva il dolore di Spike scivolare fin nelle fondamenta dell'edificio.

 

Faith, la mia Faith...

 

"E' bello, non trovi?" - la voce di Faith si era fatta pastosa, lenta nelle parole. Angel chinò la testa, fino a intravederla, con gli occhi chiusi.

"Che cosa è bello?" - sussurrò, scostandole i capelli dal viso.

"Essere protetti. Come me e… Spike." - sospirò, e si addormentò del tutto.

"Hai ragione bambina. È bello." - sorrise Angel nel baciarla dolcemente.

 

Non vi ho protetto. Non ho protetto nessuno dei due.

 

Si rialzò, con un ruggito. E Methos lasciò andare la propria spada, mentre Angel l'afferrava. E colpiva, colpiva, colpiva.

Con un calcio aprì la porta, il sangue ancora sul volto mutato, sulle mani.

Dietro di lui Methos ed Edward.

 

Ma Spike non lo vide. Spike, negli occhi, non aveva più nulla. Nemmeno l'anima.

 

Darla si voltò, sorridendo, andando loro incontro. Angel vide Dawn, il coltetto puntato alla sua gola e di istinto, lanciò la spada. Il vampiro finì in cenere.

Edward deviò, liberandola, ma Angel proseguì la sua corsa verso Spike, verso Faith. La spada tornò nelle mani di Methos ed egli sfilò a fianco di Darla senza vederla, senza curarsene.

Di fronte a lui, un ringhio selvaggio e null'altro, c'era Spike, ancora legato, ancora innanzi al corpo di Faith.

 

E Faith... Faith non c'era più.

Angel lo percepi come una coltellata.

 

"Angel. Spike ha ragione."

"Ragione su cosa?"

"Sul fatto che tu non ci vedrai mai cresciuti."

 

Non ho fatto in tempo a vederti cresciuta. Ti ho persa prima.

 

In un attimo fu su Spike, a liberargli le mani. Methos di stava occupando di chiunque volesse mettersi in mezzo. E Darla... Darla semplicemente guardava.

Guardami.” - mormorò Spike. Ed Angel alzò lo sguardo, fissandolo. I loro visi… se Spike avesse respirato, il tepore lo avrebbe colpito alle labbra. Il veleno che sentiva diffondersi in ogni cellula, il dolore che strisciava, di fondo, annientandolo, gli rimase intrappolato nella mente. E, quando parlò, Angel lo fece solo con il cuore, come una notte, in un’altra vita ancora.

Io sono qui. Perché tu hai bisogno di me.”

Spike si divincolò, senza riconoscerlo realmente. E, una volta libero, lo colpì.

Tu non mi hai trovato. Lei è morta.”

Un altro colpo raggiunse Angel in pieno viso, senza riuscire a spezzare la sua certezza.

Come due fratelli.” - ripetè, incespicando. Non arretrava, non poteva. Alle spalle c'era Faith. Solo Faith. Un altro pugno.

Hai ragione.” - ammise - “Puoi farmi sputare sangue. Ma non menzogne. Io non ti ho trovato, ma... ora... sono... Qui. Io salverò almeno te, devo provarci. Devo.”

 

Io... io posso riuscire.

 

Negli occhi di Spike si era accesa la follia. Lo colpì, ripetutamente, ma Angel, in ogni respiro mozzato dalla violenza, lo fissò ancora. E ancora.

Darla rideva, nessuno la faceva smettere. Angel aveva altro a cui pensare. E si lasciò colpire, parando, senza mai attaccare, senza mai arretrare, fino a quando non vide la lacrima.

 

Tu mi hai salvato William. Io ogni attimo ogni attimo che abbiamo condiviso, tu sei stato tutto per me. Tutto. Tu.. tu sei la mia redenzione. E la luce per cui arranco, ogni giorno, sei tu, per me. Non credevo nella rifulgenza. Poi ho avuto te.

 

Si, una lacrima.

 

Una, singola, fatta per disegnargli ancora il profilo dello zigomo.

Lo vide portarsi le mani alle tempie, piegarsi per il dolore mentre, con i lineamenti stravolti, colpiva la prima cosa sotto mano. E spezzava, con rabbia, il collo del demone alle sue spalle.

Per riportarsi ancora le mani alle tempie.

Ed Angel comprese che quella fitta, dritta al cervello era la fitta della consapevolezza.

Una goccia strisciante, fin dentro lo spirito.

 

Se ne è andata, se ne è andata per sempre. Un'eternità. Un'eternità senza di lei.

 

Non sento più la musica...

 

Quando Spike rialzò la testa, l’anima che sembrava perduta si riaffacciò nel suo sguardo.

Ed Angel si sorprese ad urlare. Urlare.

 

Tu devi combatterlo William. Combatti il demone, combattilo. Devi ricordare, dannazione, non è possibile che sia tutto svanito.” – urlò, strattonando ancora le catene che aveva ai polsi – “Vedo la tua anima. Io la vedo, la vedo nei tuoi occhi, come tu vedi la mia. È ancora in te, smetti, smettila ora.”

 

Non lasciare che il demone ti divori. Guardarmi. Guardami, will. Guardami, fratello.

 

La risata di Darla non era più udibile, ma Angel sentiva i propri singhiozzi. E quelli di Spike.

Ti voglio bene William, ti voglio bene.”

darla sent una coltellata al cuore innazi a quelle parole. E la risata le si mozzò sulle labbra.

Tu devi amare me. E nessun altro.

Adesso basta.” - sibilò. E, al suo ordine, i balestrieri apparvero alle balconate superiori e, nel prendere la mira, scelsero la schiena del flagello come primo trofeo.

Guardami.” - pregò ancora Angel.

Ti vedo.” - annaspò Spike. E la pietra inbvase i suoi occhi, indurendoli, irraggiandoli di acciaio - “Ti vedo, fratello.”

 

Ti vedo. Sento il tuo sangue ribollire. Sento il tuo corpo.

Come sempre, sento il tuo corpo.

 

All'improvviso si sentì pericolosamente sull'orlo di un abisso. Barcollò, cercando di resistere e poi, arresosi, attese l'impatto col pavimento.

Due braccia forti lo cinsero,si tesero per trattenerlo in piedi e poi infine sollevarlo, come se non pesasse nulla.

Era quello il tepore della pace. Spike ne fu colpito, scosso.

Si rannicchiò, per istinto, aggrappandosi, ricambiando la presa, con le braccia strette attorno al collo, il viso seppellito su quella spalla solida. Lo fece consapevolmente, perché voleva farlo, fregandosene delle conseguenze, sperando in una reazione che non fosse rifiuto.

I ricordi lo colpirono, violenti, ricordi dei giorni di dolore che non sapeva di poter avere.

I suoi ricordi erano Angel. Angel e la sua forza, il suo silenzio. Angel che lo tratteneva, Angel che gli teneva una mano tra i capelli quando piangeva nel sonno.

Angel, semplicemente, con le sue contraddizioni.

Angel,che non gli avrebbe mai permesso di cadere.

 

 

Non sei arrivato in tempo. Ma sei arrivato, come sempre.

E io non ti deluderò, mai.

 

Voglio vendetta.” - disse ancora, i loro volti nuovamente vicini, gli occhi infiammati di anima, dolore e furia.

Prendila, allora.” - rispose Angel - “Io resterò con lei fino a quando non tornerai.”

 

***

 

Accadde in un attimo. Spike, con una falcata, saltò i tre gradini. Ed Angel lo vide allargare le braccia. Vide le frecce sfondargli il torace, in una traiettoria perfetta, bucandogli i polmoni, laddove, agli occhi dell’arciere, fino a pochi attimi prima, stava il cuore di un altro vampiro.

Una spinta.

Una semplice spinta, per scambiarsi di posto.

Prima di ruotare su se stesso, le braccia sempre spalancate.

Un’altra freccia incoccata pronta a colpirlo si fece largo nella visuale di Angel.

 

Una freccia che si fermò a mezz'aria prima di ricadere a terra.

 

Dawn aveva entrambe le mani alzate innazi al viso. E urlava.

Non chiedermi come ho fatto!” - gridava, nel rispedire al mittente i dardi, mentre Edward ne approfittava per allontanarsi in direzione di Angel - “Ma non smetto!”

 

In quel mentre, percorrendo di volata la sala, Wes scivolò con la moto di fronte a Spike.

Aveva mollato il manubrio, ed impugnava le pistole, con entrambe le mani.

Ai piedi della scalinata. Sdraiato, protetto come da uno scudo invisibile che si sovrapponeva aquello creato da dawn, i colpi a ripetizione.

 

Fatelo.” - urlò, senza rialzarsi, senza osare voltarsi e vederla - “Fatelo ora.”

 

No. non adesso. Non è tempo.” - urlò angel, alzandosi di scatto - “Prima.. prima la vendetta. Non la porteremo nella nuova era.”

 

C'era edward, edward stava correndo. E aveva consapevolezza negli occhi. Impossibile dire cosa stesse realmente vedendo. Ma Angel poteva sentirlo, senza tentennamenti.

 

Tu sai che devi compiere qualcosa.

Hai salvato me. E ora salverai lui.

 

Spike era caduto, senza più la forza di strapparsi le aste dal corpo. Angel, afferrandolo per la vita, lo portò al riparo sul rialzo.

Resta qui.” - disse, afferandogli il viso con le mani – “Resta qui e andrà tutto bene.”

No, Darla...”

Vado io da lei, William.” - sussurrò, stringendo la spada.

Angel, non... Cecily, Faith...”

Lo so. Ma non mi accadrà nulla. Te lo giuro.” - gli occhi gli brillarono di oscurità. E Spike annuì, piegando la testa, scosso da singhiozzi che non poteva più controllare.

 

La sacca non era ancora caduta sul sentiero, ma Spike era già di fronte a Faith, in cima alla breve gradinata. E prima che lei potesse dire qualcosa, o appena rendersene conto, la baciò, afferrandola per le braccia.

La baciò con forza e possesso. E lei, sorprendentemente, ricambiò, infiammandosi su quelle labbra gelide e umide. Quando si separarono, trovandosi ancora abbracciati e ansimanti, Spike le sorrise, e alzò la testa.

Guarda lì.” – mormorò – “Vischio.”

E Faith con la paura nel cuore per quel bacio rubato, gli sorrise. E annuì.

Avrebbero avuto tempo. Adesso ne erano certi.

 

E' stato poco. Troppo poco.

 

"Cosa vedi, Doyle?"

"Vedo che li hai uniti. E che mai nessuno potrà più separarli…"

 

***

 

Darla.”

Era un ruggito.

Un ruggito.

E Darla correva, percorreva il corridoio in cerca di una via di fuga. Eppure, ovunque si combatteva. Tutti colore che aveva raccolto, la corte e l'esercito, giacevano ovunque, accasciati. Non erano che dieci guerrieri e stavano mietendo vittime come nessun altro prima di loro. E non esisteva posto in cui Angelus non l'avrebbe stanata, nessuno.

Incespicò, cadde, si rialzò di corsa.

Si voltò, nervosamente.

Ed egli planò su di lei, senza pietà.

La spada le lacerò il vestito e la pelle. Gridò, ostentando piacere, ma un secondo colpo le mozzò la parola, come se potesse toglierle il fiato. Con orrore, senti la lama inciderle la gola con una profondità eccessiva. Rantolò, portando le mani alte, verso il viso. Ed Angel colpi di nuovo, deturpandola.

Non poteva più gridare. Poteva solo sussultare, schiacciata dal suo peso, dalla sua furia.

Nessuna ultima danza, nessun elegante e passionale addio. Nulla.

Solo violenza. Violenza demoniaca.

 

Darla era bella.

Senza paura.

"Mio bellissimo Angelus…"

Darla lo inebriava, con il suo profumo, la sua morbidezza, la sua essenza. Il velluto gli scivolava sui pantaloni mentre Darla lo avvolgeva in un morbido abbraccio, sussurrandogli nell'orecchio, fissando la Cacciatrice sulla soglia.

Angel non aveva bisogno di guardarla. La vedeva, si lasciava avvolgere senza un movimento.

Era il loro ultimo abbraccio.

Chinò il capo, per sussurrarle in un orecchio. Non voleva che Faith sentisse.

"Saremo legati per sempre, Darla. Sarai sempre la mia Regina…"

I loro palmi si incontrarono, dita contro dita.

Angelus voleva ballare, ballare con lei. Era venuto a lei dispensando morte e distruzione, conducendo come dono una Cacciatrice forte e rinnegata.

Darla danzava.

Danzava con lui.

Danzava per lui.

Danzava accettando la sua sconfitta per dono, danzava mentre il sangue di Spike ancora gli impregnava i vestiti. Profumato. Eccitante.

Danzava, seppellendo il viso laddove Spike aveva piantato i denti.

Danzava, respirando l'aroma di quel sangue maschile, lo stesso, di due corpi differenti.

Alzò lo sguardo, lo immerse in quello di Angel, si saziò delle lacrime che ancora gli scendevano sul volto, scandendo il ritmo.

Chiuse gli occhi, si lasciò sommergere da una marea incontrollabile.

Ed Angel alzò lo sguardo a Faith. Un lampo fuggevole fatto di silenzio.

"Sarai sempre la mia Regina…" - sussurrò ancora.

E lasciò scivolare a terra il velluto rosso, quando il paletto di Faith si bloccò a pochi millimetri dal suo petto.

Rimase a fissare la polvere, mentre con leggero movimento si depositava a terra.

"Lunga vita alla Regina."

 

Torna all'inferno che ti meriti.” - mormorò, infine - “E restaci.”

 

Darla non sentì altro. E il suo corpo divenne polvere mentre la testa ancora rotolava lontano.

 

***

 

London

 

La morte di Darla disperse gli ultimi facinorosi. E noi ci trovammo di colpo disoccupati.” Doyle si indicò, con aria sorpesa - “Perchè, credevate mi perdessi lo spettacolo? Ero nelle retrovie e non corro veloce. Alla sala sono arrivato molto dopo, in effetti. E, quando giunsi... quando giunsi mi dispiacque non essermene stato a casa.”

 

Pausa.

 

Per qualche minuto, insomma. Per qualche minuto mi dispiacque proprio!”

 

***

 

LosAngeles

 

Ehi.”

C'era Edward. Spike se ne rese conto quando sentì il proprio corpo inglobato dalle sue braccia. E si appoggiò di peso al torace, mentre Edward lo obbligava ad alzarsi.

Vieni con me, muoviti. William, muoviti, c'è ancora una speranza.”

 

Cosa? No, Edward, ti sbagli. C'è solo morte. Morte.

 

Era una cacciatrice. L amorte era il suo unico amore. La morte era il suo unico destino.

 

Non ci siamo ancora.” - urlò Methos. Era chino su Faith, assieme a Wes - “Ho bisogno di Angel, cercatemi Angel!”

Non teneva una mano sul corpo di Faith per cercarle un battito, non si agitava per salvarle la vita. Le teneva solo le dita strette tra le proprie, senza smettere di guardarle il viso.

Andiamo, andiamo, andiamo...” - si voltò versò Spike, posandogli una mano sul collo, di violenza - “Ricordi quel giorno, will? Il giorno in cui avresti dovuto scegliere? Lo ricordi?”

 

Questo è il momento della tua scelta, libera e umana, uccisore delle cacciatrici, William il sanguinario, sangue dei Coventry... Spike.” - e Spike suonò come un tuono, nel silenzio - “Combatti per ciò che ami, ora, scegli cme essere che ama, odia, soffre. Scegli. E non voltarti più indietro.”

Ascolta l'Antico, William, sussurrò Angel, riempiendo la sua anima. Ascolta l'Antico e afferra la luce che ti è stata sottratta.

E non voltarti mai più indietro.

 

Mai più.” - aggiunse Faith, apparendogli, lattiginosa, evanescente, dietro le palpebre chiuse - “Perchè nel domani saremo per sempre intrecciati. E per sempre a cavallo di luce e ombra.”

Tu lo senti.” - fece eco Methos - “Tu lo senti accadere. È come aria troppo fredda, è come un sorso di vita dalla coppa di dio."

 

È la reminiscenza, Spike.

È il dono del sangue di Edward.

 

E compi il tuo destino.

Compi il nostro.

 

Come un automa, Spike annuì. Non aveva parole, non sentiva di possedere altre parole.

"Allora scegli per tutti noi." - ingiunse Methos, deciso – "E fai ciò per cui sei giunto fino a qui in questa via di dolore."

 

La mano di Faith, tra le sue, ebbe uno spasmo.

 

***

 

Si inarcò cercando aria, gli occhi sbarrati, il cuore che ripartiva violentemente. Edward, come Methos, sentì l'aria risucchiata dai polmoni e temette che le gambe gli giocassero un brutto scherzo.

 

Reminiscenza.

Reminiscenza.

 

Lei è... è una di noi.

 

Ragiona, Edward. E fallo con l'istinto e non con il cuore, pezzo di imbecille che non sei altro. Tu l'hai sentita. L'hai sentita.Tu puoi.” - insistette - “Sotto la sua natura di predatrice, tu l'hai perfettamente sentita.”

 

I nostri mondi si toccano e si sovrappongono.

Ora comprendo, comprendo fino in fondo.

 

Il grande amore di mio fratello. Le cacciatrici. E tutta la stirpe che, in lei, abbraccia l'eternità.

 

E l'eternità... l'eternità appartiene a me. Nella luce.

 

Si piegò, cominciando ad arrotolarsi le maniche, a slacciarsi il colletto. E si voltò, cercando Angel, guardandolo apparire dal buio. Senza controllarsi, gli sorrise, di sfida.

 

Angel girò impercettibilmente la testa. E i due si fissarono. Poi Angel, con un sorriso arrossato dal sangue, tornò ai suoi lineamenti di sempre.

La prossima volta ti bacio.” – lo sfotté, sottovoce, prima di voltarsi.

Provaci!”

 

Spike!” la voce di Wes era carica di urgenza, mentre raccoglieva Faith tra le braccia, una Faith ancora impegnata a rantolare e tossire, senza consapevolezza e nel terrore - “Devi marchiarla. Mordila. Ti serve il suo sangue.”

 

C'era una campana, lenti rintocchi scanditi. Mezzanotte.

Oggi Faith è la causa. Domani sarà il mezzo.

 

Gli occhi di Spike, dilatati per la sorpresa e l'incapacità di capire, si riempirono di orrore. Ed egli scosse le testa, cercando di arretrare.

 

No, io, no...”

William.” - la voce di Edward schioccò come una frusta. C'era Angel che lo raggiungeva, alle spalle - “ascoltami. È un'immortale, è una di noi, io ho sentito la reminiscenza. Tu non le farai del male, non le farai nulla...”

Edward... Edward non chiedetemelo.”

Ascoltami.” - Angel aveva lasciato cadere la spada e spike gli aveva afferrato il collo, stringendo disperato.

Tu lo puoi capire, angel, non lasciare che io la morda.” - non lo aveva detto, ma Angel lo sentì comunque. Era una mente piena di paura, confusa, un corpo che tremava contro il suo.

Tu devi farlo.” - rispose, tenendolo stretto e incrociando gli occhi di edward. Solo un cenno per capirsi, e l'immortale si voltò verso la Cacciatrice - “Lei non vuole essere la Cacciatrice per l'eternità, Spike. Non incatenarla a questa missione, lasciala libera. Lasciala andare.”

 

Faith e Spike.

Spike e Faith.

Si inseguivano e si univano. Come se, da un momento all'altro, i loro corpi dovessero fondersi, scivolare uno nell'altro. Senza che almeno uno prevalesse.

Faith era la Cacciatrice che non si piegava innanzi all'Uccisore.

 

No, angel. Non me lo chiedere...”

Devi credere in te, william, credi in ciò che senti. Queso ruolo ti appartiene, ti appartiene di diritto. Tu sei colui che le conosce, l'unico che sa stregarle e ucciderle. Le conosci come te stesso... prendi per te la loro natura, dai uno scopo vero al loro istinto.”

 

La sua maestria era pari solo alle parole che gli osservatori avevano sprecato su di lui. Non c'era metafora o termine che fosse puro diletto letterario.

Semplici relazioni, rapporti su un giovane vampiro biondo dal nome altisonante. William the Bloody. Spike. Semplicemente spike. Più che un chiodo, una lama troppo affilata.

C'era qualcosa in lui che si esprimeva soltanto nel confronto diretto con le cacciatrici. Nel corpo a corpo. Spike aveva fuso le capacità del suo sire con un'eleganza ed un entusiasmo per la lotta che andavano ben oltre quello che i presenti riuscivano a concepire.

Spike era la lotta. Anima e sangue. Mai come ora più simile ad una Cacciatrice.

 

Sei ciò l'universo attende, ciò che Drusilla ha portato fin qui, attraverso il buio, perchè potessi tornare alla luce.

 

Combatti per la luce. E non voltarti più indietro. Mai più.

 

Tu sei nato per questo, William, lo hai sempre sentito.

 

Io non sono stato presente alle due uccisioni che ti hanno reso famoso. Ma penso di sapere che cosa vedono le cacciatrici; il loro sbaglio sta nel lasciarsi sorprendere dalla tua motivazione. Non cadono innanzi alla brutalità ed alla violenza, rimangono sorprese dall'obbiettivo che consegui. Sono le prescelte, il più delle volte ci massacrano perché sono educate a farlo. Non combattono con noi, combattono contro loro stesse. Ma, in te, vedono la stessa cosa che ho visto io quando ti ho vampirizzato.”

 

Le cacciatrici ti appartengono, la stirpe ha solo atteso la tua venuta, generazione dopo generazione. Tu hai portato la morte, tra loro... ma loro non hanno mai smesso di amarti.

 

"Nell'altra mia vita sono stato un pazzo ed un assassino. Ma anch'io sapevo riconoscere il talento. Tu volevi il potere che potevo darti. E per me l'importante era concedertelo, per poi umiliarti e spezzarti. Ma non ci sono mai riuscito. E non perché mi è mancato il tempo. Non ci potevo riuscire. Sei molto in gamba, William. E lo eri già da vivo."

 

Tu sei giunto fin qui come vampiro, come uomo, come eroe.

Tu sai cosa siano le tenebre e sai difendere la luce.

 

Salva Faith. Mordila, poni il tuo marchio. E liberala.”

 

***

 

"Combatti e polverizzi i miei simili ogni notte. Ti hanno detto che è giusto, ti hanno spiegato il modo per farlo. Ti hanno detto che lo puoi fare. Anche senza un perché. Sei la prescelta. Qualcosa, nel tuo dannato bagaglio genetico, ti dice che è la cosa migliore da farsi. E tu lo credi…"

 

Angel... angel resta con me, ancora un istante. Ancora un attimo, prima di scegliere.

 

Tu sei pronto?” - domandò Angel, voltandosi verso Edward. E il vampiro gli offrì il polso, la mano aperta in segno di resa.

Qualche parola che devo dire?” - domandò, incolore, guardandolo con sfida.

Digli che gli vuoi bene.” - replicò Angel, afferrandolo e attirandolo più vicino a William - “non ha mai avuto bisogno di altro.”

 

E deve ricordarselo, mentre il tuo sangue gli corre in gola.

 

Ancora un istante, ancora uno...” - sussurrò Spike. C'erano edward e angel, le loro voci. Ma erano lontane.

 

Esiste solo Faith. Pensa a Faith. Faith.

 

Faith ha adempiuto il suo compito e pagato per tutta la vita. Ora è immortale, non posso lasciare che il consiglio la prenda e la schiacci, non posso lasciare che si dilani verso due mete egualmente importanti. Io la conosco e la amo, non voglio che corra sola incontro a tutti questi nemici....

 

"Quanti vampiri riconoscono le tue doti?"

"Sempre troppo pochi."

"Puoi ucciderci a centinaia, a migliaia di migliaia, insieme a tutte le legioni infernali… ma a noi basterebbe che uno, solo uno, prima o poi, ottenesse quello che vorrebbero tutti…"

"E che cosa sarebbe?"

"Sarebbe…" - le aveva sfiorato il collo con le labbra - " un giorno speciale…"

 

La sua natura è stata la causa di ogni mia passione... ora è il mezzo per cui afferro il mio destino.

 

Per tutti i vampiri la parola Cacciatrice è sinonimo di puro terrore. Ma io non mi nascondo. anzi, vado a cercarla. se puoi divertirti con la morte e la gloria cosa c'è di meglio…"

 

Bevi dalla coppa, William. Bevi. E cambia gli eventi.

 

La stirpe si spezzerebbe, rimarrebbe solo lei. Non segregarla nella sua missione fino alla fine dei tempi, liberala. Liberala. E prendi il suo posto.”

 

Io sono più forte di lei.

Lo sono sempre stato. Ed è questo il mio destino.

 

"Essendo un vampiro, non ho niente da temere…

Ho un solo obbiettivo…

e quello sei tu."

 

[XI]

 

London

 

Poi accadde. Un attimo prima Spike non connetteva nemmeno, un attimo dopo stringeva Faith tra le braccia, i denti e il volto affondato nel suo corpo, sul suo seno. Io e Methos ci allontanammo. Non potevamo restare o saremmo stati travolti dalla potenza di ciò che stava per accadere. Solo Dawn avanzò, mentre tutti noi arretravamo. Era splendida. Credo abbia compreso cosa fare nell'attimo stesso in cui Spike ha compiuto la scelta. Dopotutto, questa era l'ennesima connessione dell'esistenza che doveva avere un senso: il vampiro e la chiave, così inspiegabilmente uniti. Dopo, non si è sentita in dovere di spiegare niente a nessuno.”

 

Wes si passò una mano sugli occhi. E, come sempre, posò gli occhiali sul tavolo.

 

Los Angeles

 

Lasciala a me.” - sussurrò Edward, afferrando Faith tra le braccia. E, sempre stringendola, tese il braccio verso di lui, senza paura - “lo hai già fatto, per istinto. Ripeti il gesto.”

marchiami. Io ti accetto per ciò che sei.

 

E tu sei William, mio fratello, il portatore di luce.

 

I denti di Spike furono precisi. Edwrad li sentì penetrare e, nello stesso istante, la mano di Angel gli strinse il collo in maniera rassicurante e forte.

Non te ne andare.”

Non me ne vado.” - replicò Angel, guardandolo dritto negli occhi. E non erano parole udibili, se non nella mente. Non me ne vado.

 

Come te, anche io dovevo essere qui, ora.

 

Per te.

Per Faith.

Per lui.

 

Per lui, per l'ultima volta.

 

London

 

Spike si era nutrito di Faith e rinnovato il suo legame con Angel ed Edward sempre tramite il sangue. E fu come aveva disegnato Doyle e predetto Drusilla. Dalla luce di Edward, dall'ombra di Angel e dalla natura di Faith, Spike rinacque. E lo fece per amore, puro e semplice amore.”

 

Wes sorrise, abbassando lo sguardo.

La stirpe si è consegnata a lui, senza paura e senza rimpianto. Le cacciatrici hanno abbandonato la notte, i vampiri si sono nutriti di luce. E l'eternità... l'eternità ha fatto e farà il resto.”

Pausa. Poi un colpetto sfrontato alla fronte, coem se una cosa importante lo avesse colpito.

Ah, fossi in voi, cambierei la dicitura dei files. Non è più William il sanguinario.” - puntualizzò, chiudendo la penna con uno scatto e alzandosi.

E sarebbe?” - lo provocò una voce spazientita.

 

William...” - ribattè, senza scomporsi - “...Il cacciatore dagli occhi azzurri.”

 

***

 

"E' tutto." - comunicò Doyle, laconico, alzandosi – "Noi andiamo. Statemi bene."

"Un momento. Non credo che sia tutto."

"Lei dice? E cosa vorrebbe d'altro, mi scusi? Abbiamo una stirpe che si è conclusa, una Cacciatrice divenuta immortale e libera da ogni obbligo, cosa che dovrebbe farvi felici, visti che sono cinque anni che cercate di ammazzarla, e un Cacciatore che si occuperà della notte per i secoli a venire." - si mise le mani in tasca e sorrise - "Siete liberi. Non avete più obblighi, doveri.. potete andare in pensione oppure a lavorare in un fast food se vi piacere. È finita. In tutto e per tutto."

"Non credo proprio. Rimangono dei quesiti aperti."

"Spara. Ti ascolto. Sono qui per risponderti."

"Chi aiuta il cacciatore? Gli occorrerà un osservatore."

"A Spike?" - Wes spalancò gli occhi e scoppiò a ridere – "Spike sa dove trovare metà dei libri del creato senza battere ciglio... e l'altra metà non gli serve perchè l'ha già letta! Non abbiamo nessuno di tanto competente da mettergli alle costole."

Gettò un'occchiata di traverso a Methos. E si sentì in dovere di rifilargli una stoccata, per mantenere la media oraria.

"Anche perchè dovrebbe essere immortale. E qui dentro non sono ben accetti."

Methos, semplicemente, lo ignorò. Con molta signorilità.

 

Tanto non mi freghi. Non intendo sobbarcarmi un altro Coventry per nessuna predestinazione.

Perchè io non credo alla predestinazione. Non esiste il destino.

 

"E Faith? Dove si trova?"

"Dove vuole. È libera. Libera per il mondo con una spada. Potete provare a cercarla per archiviarne le avventure, ma è piuttosto bravina a volatilizzarsi..."

"Tuttavia, Edward Coventry potrebbe..." - l'uomo si voltò verso la porta, cercandolo. La porta ondeggiava dolcemente, aprendo uno spiraglio verso il corridoio – "Dove è finito?"

"Me lo chiedo sempre anche io. La nostra eternità assieme è un eterno Bad Day." - sospirò Methos raccogliendo alcuni appunti di Wes e lanciandoli direttamente nel cestino della spazzatura – "E pensare che sono il suo osservatore..."

"E il flagello? Immaginiamo sia a LA..."

Immaginate male. L'Hyperion è stato raso al suolo, in quanto struttura pericolante. Ed Angel non ama cercarsi nuovi domicili, ha una certa avversione per i contratti. A quel punto preferisce cambiare direttamente città... al momento sta vagliando alcune interessanti alternative.”

Ma il suo Cantastorie saprà come rintracciarlo, immagino.”

Il suo di sicuro. Peccato che io e mia moglie.. perchè vi ho detto che sono sposato, vero? Io e mia moglie, dicevo, siamo entrambi i messaggeri per Angel e al momento siamo qui in viaggio di nozze. E ci resteremo un bel, bel, bel po'. È un posto carino per essere così inglese... stiamo in una pensioncina meravigliosa, ce l'ha suggerita Wes. Passi a prendere il the... la zia di Wes è fantastica.”

Mia.. mia sorella?” - per una volta tanto sembrava aver perso il suo proverbiale controllo.

Oh, si, venga a trovarla. A quanto dice non vi vedete da vent'anni.. e per un motivo stupido come un'eredità... rinunciare a dei muffins così buoni...”

 

E spike?”

doyle rimase immobile. Poi, con lentezza, piegò la testa.

Cosa vuole sapere.... ancora...”

 

Cosa, oltre al suo cuore, al suo amore e al suo eroismo. Cosa.

 

Dicono non sia sopravvissuto. E che voi stiate architettando una nuova brillante trovata per far svanire la Cacciatrice nel buio.”

Ah.” - gli occhi di doyle divennero metallici ed egli si protese, appoggiando le mani sul tavolo, mentre wes gli si avvicinava, con calma - “Dicono così...”

Si piegò, con estenuante lentezza. E scandì bene la propria domanda, con movimenti netti delle labbra.

E chi lo dice?”

 

Dicono che sia morto. Che sia morta anche lei. E che voi siate...”

Siate disperati?” - lo interruppe doyle, con letale gentilezza. L'anziano iniziò a temere di aver fatto un passo falso. Alle sue spalle, le vetrate vibravano, come un diapason - “Distrutti da dolore? Annientati dallo sbaglio di calcolo? Oppure... dei manipolatori della realtà?”

S-si... Si, è così...”

 

Iniziava a non poterne più. Era stanco, forse ubriaco, esasperato. E quella mezza cartuccia di essere umano, innanzi a lui, non demordeva nella sua ossessionante ricerca dell'inganno.

 

Sarebbe più facile, vero?” - insistette, furibondo - “Saremmo più facili da capire se fossimo come voi... se strumentalizzassimo i nostri sentimenti per ottenere inganni... schifosissimi raggiri di potere.”

 

Francis, stai esagerando.”

No, Methos, non sto esagerando.” - sibilò, deciso, piegando la testa - “Stanno scherzando sui miei dolori e sulla nostra disperazione. E io non lo accetto.”

 

Non lo accetto.

Dicono non sia sopravvissuto?

Sono degli stupidi.

 

È vivo. Ma per esserlo, è tornato dalla morte, ancora una volta.

Non scherzate sull'accaduto. Perchè per noi è stato un incubo.

 

Cosa vi sarebbe piaciuto?” - sibilò. E le ampie vetrate vibrarono ancora, come uno scampanellio - “Magari avremmo dovuto cominciare con tono melodrammatico, magari così... spike era morto, era morto da più di un mese...”

 

Perchè no... per un poco è stato persino vero.

 

Spike era morto. Il mese più lungo della loro esistenza. Doyle schiacciò pensoso il mozzicone con la punta della scarpa e, distrattamente, constatò quanto fossero consumati i suoi mocassini. Come allora… come gli erano stupidamente apparsi quel giorno, mentre correva, ed i polmoni sembravano sfondargli la cassa toracica, ed il cuore gli batteva così forte da assordarlo.

Un mese. Un solo mese. E le stelle avevano ancora la stessa luce….

 

Le luci della costa si riflettevano nei suoi occhi chiari, alzati verso il cielo. Il mare si infrangeva a brevi onde sugli scogli. Gli spruzzi si levavano alti e ricadevano a terra, sospinti dal vento battente. Abbandonavano il mare, piccole semplici gocce… e si schiantavano al suolo, perdendosi, nella polvere.

 

Doyle scosse la testa, irritato da quei pensieri confusi e dalla propria rabbia.

E poi?” - li provocò ancora, senza concedersi un respiro - “Come prosegue questa storia?”

 

Mosse un passo e tornò ad appoggiarsi alla Desoto. Chissà se spike sarebbe stato lieto di saperla ormai sua. Probabilmente no, tanto ne era geloso.

Probabilmente avrebbe preferito saperla ferma, da contemplare, in garage,o forse no.

Doyle non poteva saperlo. Ma sapeva che mai più avrebbe rinunciato a quella macchina caotica. Ogni volta che saliva, non poteva fare a meno di sorridere tristemente per quel piccolo gioco di chiave che Spike chiamava il suo segreto e di come urlasse imbestialito ad ogni curva tagliata, quasi non potesse resistere allo stress di essere in balia di un irlandese.

Era un ricordo dal sapore dolce. E Doyle si perdeva un po’ nel suono di quel motore, senza smettere mai di domandarsi dove fosse rimasta intrappolata quella piccola informazione che avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi.

Eppure nulla. Non un’immagine, non una singola parola.

Era silenzio, puro, agghiacciante e semplice. Spike se ne era andato ed era rimasto solo silenzio. E solitudine. Un vuoto troppo grande da colmare. Un vuoto, come un attimo senza conversazione a tavola. L’attimo che solo lui sapeva riempire con una battuta. Una battuta che ora nessuno voleva più neanche provare ad immaginare.

Un assordante silenzio.

Doyle, con una spossatezza che non era tipica della sua indole, era stanco di provare dolore. Stanco. Stanco delle lacrime che Cordelia versava ogni notte, posandogli il capo sul petto. Stanco, per Faith che passava ore sdraiata sul tetto e per Wes, che suonava accordi di chitarra lenti e innaturali, seduto tra i suoi libri. Stanco… per Angel… per Edward... Stanco, stanco di non riuscire a sollevarli dai loro dolori, di non riuscire ad addossarsi quel peso.

Perché, proprio ora, finalmente, sarebbero potuti andare avanti. Ma non volevano.

Erano invischiati in qualcosa che non potevano accettare. Erano invischiati nella vita.

 

Come ora, constatò Doyle, tornando al presente. Dannazione, non sapeva nemmeno perché avesse accettato quel compito. Il sole stava calando, rosso, rapidamente, come in ogni giorno normale.

Solo che non era un giorno qualunque.

Era un altro senza spike.

Un altro giorno in cui spike non avrebbe camminato impaziente nell’ingresso.

Un altro giorno che non avrebbe contemplato con quegli occhi penetranti che l’avevano guidato per quasi due secoli.

 

Ironia…” – mormorò, con gli occhi pieni di stelle – “Polvere e tempo…”

 

Non sapete cosa abbia provato... cosa abbiamo...

 

Oh, andiamo! Vecchi miei, dovreste iniziare a rassegnarvi per la sconfitta.” - disse l'immortale, insinuandosi tra lui e il tavolo - “Signori, quello che state facendo è molto, molto stupido. Provocate lui e irritate me. Volete la verità? Lo abbiamo creduto morto, volevamo l credeste morto, è davvero morto. Scegliete la versione che preferite... Tutto purchè voi non rompiate i coglioni.”

Più nemmeno un mormorio. Il consiglio, forse, iniziava a metabolizzare al propria sconfitta. Oppure si rassegnava a non riuscire a ribattere prontamente. E methos ne fu compiaciuto, malignamente.

Si, dicono sia morto. Lo hanno detto. Io non sono nessuno e non intendo smentire.” - aggiunse, con un'alzata di spalle - “Perchè non ha piu' nessuna importanza. Se Spike è sopravvissuto, lo ha fatto nel migliore dei modi. Certo, potrebbe averci lasciato nell'incertezza per qualche tempo... essersela presa comoda... ma, con una ragazza come Dawn dalla sua parte...”

 

Ancora. Dawn e null’altro. Dawn ha salvato Spike e ne è stata la custode. Lo ha salvato dalla luce con la luce. Ed il mistero che si nasconde dentro questa azione non era altro che quello di sempre, legato alla sua forza ed alla sua creazione.

L’aveva detto, quel giorno, come ogni altro. Ma nessuno aveva avuto il suo potere da esprimere, assieme.

 

Io non posso vivere senza di lui.” - mormorò Methos, piegando la testa indietro - “Così ha detto la chiave. Io non posso vivere senza di lui. E la sua voce...”

 

La sua voce è stata quella dell'universo, una preghiera e un ordine senza confini, fino agli estremi del cosmo. Io non posso vivere senza di lui, non posso.

Il suo sangue.

La sua anima.

Il suo cuore.

La sua luce e la sua ombra.

 

Ora. E per sempre.

 

Ora e per sempre.” - aggiunse, in un sussurro, Wes, fissando un punto imprecisato, prima di riportare la propria attenzione sui suoi pari - “Conoscendovi, non credo che vi importi di rispettare lo stato d'animo che è seguito il rituale. Per cui fatevi gli affari vostri. E noi ce ne andiamo.”

Veramente...”

Dicono che spike sia morto. Dicono sia vivo.” - cantilenò, restando appoggiato al proprio tavolo, le caviglie incrociate e l'aria di chi non ammette repliche - “Dicono che faith sia ancora faith. Dicono che sia un'immortale. Ma niente significa niente. E tutto è leggenda. Per voi. E limitatevi a quanto vi abbiamo detto. Perchè siete fuori dai giochi.”

Guardate che vi capisco.” - si intromise l'immortale, sollecito, tagliando corto - “Non è facile, dopo millenni, essere costretti a cambiare stile di vita. Ma guardatevi attorno. È un mondo splendido, pieno di insidie, di pericoli e di gente che sa reagire. Cosa importa se queste ragazze sono o non sono cacciatrici, se ogni giorno devono affrontare miriadi di problemi. Quanta importanza può avere chi è stato buono o cattivo se oggi vive nel più giusto dei modi.”

 

E non sapete cosa si prova, qui, tra noi.

 

Dicono sia morto? Lo è stato. Dicono sia vivo. Lo è.” - doyle alzò le spalle, sembrando nuovamente calmo - “Limitatevi al tempo presente e vedrete cambiare il mondo sotto ai vostri occhi. Non è nel passato o nel futuro la vostra felicità. La felicità di nessuno è rintracciabile in questa maniera. Se vi guardate avanti, o indietro, troverete solo la strada che avete percorso e che dovrete percorrere. No, la felicità è l'attimo inafferrabile di oggi, nulla più.”

 

La felicità è un istante. Un istante inaspettato. E cancella i dolori, come se non fossero mai esistiti.

 

Dawnie, ciao.” – Doyle spense la sigaretta e si avviò verso di lei, con le mani in tasca – “Buffy… non mi sarei mai aspettato di vedervi qui… problemi?”

dalla macchina era scesa anche la Cacciatrice. I capelli più corti e l’aria tranquilla non addolcivano la sua espressione. Buffy, dopo tutto quello che aveva visto, vissuto e compreso, aveva perso gli occhi grandi e luminosi che Angel aveva tanto amato. E per quanto calmo, lo sguardo che volgeva lontano era fatto delle stesse ombre dell’orizzonte.

No, nessuno.” – Dawn scosse i capelli – “Come stai, Doyle?”

Bene, grazie.” – Doyle inclinò un po’ la testa– “Ma non penso che tu sia venuta qui solo per i preliminari…”

dawn lo fissò, in silenzio. Aveva un sorriso dolce ed un po’ enigmatico. E questo, per Doyle, fu come una scossa. Per un attimo, per un singolo attimo…

uno scherzo, un gioco di luce… di Luce...

Doyle… sono venuta restituirvi una cosa.” – mormorò, indicando la macchina – “Guarda tu stesso.”

Nell’attimo stesso in cui posò gli occhi sul sedile posteriore, credette di sentirsi esplodere il cuore. Si afferrò al finestrino aperto, per sporgersi e guardare meglio.

Era con me, non potevo dirvelo. Era pericoloso, lo cercavano in troppi.” – sussurrò Dawn, avvicinandosi – “Aspettavo solo che stesse meglio, per riportarlo a casa.”

Doyle non osava voltarsi. Un singolo battito di ciglia e quello che stava vedendo sarebbe svanito. Come i sogni. Come i miraggi.

Perché non lo svegli…” – mormorò Dawn – “Gli sei mancato molto.”

 

Sorrise, con gli occhi, con la bocca. E gli uomini che aveva di fronte compresero che esisteva un'altra felicità non ammessa, in un tempo presente. Quella dentro al cuore.

 

Su quel sedile, avvolto in una coperta, dormiva un corpo. Un corpo privo di respiro, adagiato su un fianco, le mani, appena serrate, vicine al viso lo facevano apparire ancora più giovane e indifeso. Doyle si chinò verso di lui, posandogli una mano sui capelli. Lentamente.

Incontrò la sua pelle gelida, scostando appena la coperta per arrivare a vederlo in viso, scoprì dei segni di dolore, anche se il sonno era profondo, lasciò che il suo cervello si perdesse nell’immensità che aveva di fronte, senza chiedere spiegazione alcuna. Guidò la sua mano, fino a stringere quelle lunghe dita da pianista, insinuandosi lungo il palmo ed osservando il leggero tremito delle palpebre che provocava.

Con un sorriso.

Un sorriso che gli venne dal cuore quando, in punta di labbra, si perse in un sussurro.

Ragazzino…”

 

C’era Doyle. E non era un sogno. Spike dischiuse gli occhi, cercando di metterlo a fuoco.

C’era Doyle, sentiva la sua mano. C’era Doyle che gli sorrideva e non era un’allucinazione…

Gli sorrise, alzando appena la testa.

Con lo sguardo assonnato e l’espressione da monello.

Chiudendo gli occhi nuovamente in un sospiro soddisfatto, prima di riaprirli.

Sprofondando appena, nella coperta che ancora lo copriva.

 

Lo stava toccando, con mano leggera. Anche se non era completamente sveglio, poteva percepire il movimento con cui lo sfiorava,per prendere coscienza e accertarsi delle sue condizioni.

Lo lasciò fare, senza muoversi, aspettando, godendo di quel tepore che gli stava donando. E, infine, aprì la bocca.

Soddisfatta la tua curiosità?”

Aveva occhi stanchi, ma limpidi. Senza muoversi. E Doyle, paralizzato, stringeva ancora la coperta nella mano. La coperta che gli stava rimboccando.

Nella sua mente si fece strada quella voce e quel sarcasmo.

Un’ironia lentamente sorse sui suoi lineamenti. Lo contemplò, in silenzio, senza trovare nessuna battuta per ribattere. Lasciandosi assorbire da quella voce che non pensava di poter più risentire, quella voce che talvolta rimbombava nel corridoio dei ricordi, che lo apostrofava, irriverente e sottile…

Portami a casa, cantastorie. Portami a casa da coloro che amo.”

 

No. Potrei soddisfare la vostra cuoriosità. Ma non lo farò.” - scosse la testa, con lentezza, ricacciando il ricordo in fondo alla mente - “Questo non lo capireste.”

 

In un altro tempo forse, in un'altra leggenda. Domani, forse. Domani chissà.

 

Il padre di Wes lo squadrò, soppesandolo. E doyle ebbe l'impressione che stesse intuendo il non detto.

 

Forse ci rivedremo. Forse tornerai, Cantastorie. Un giorno forse tornerai.

E sarà ancora per il sangue del Flagello.

 

Westley.” - mormorò, infine, senza lasciare gli occhi di Doyle -”Tu che intenzioni hai?”

Nessuna risposta.

E Methos si voltò, guardando l'osservatore.

E' tuo padre, Wes.” - disse, dolcemente - “Pensaci.”

 

Se non vorrai venire via, noi capiremo.

 

No, non intendo pensarci.”

 

Proprio perchè è mio padre voglio andarmene da qui.

 

E doyle gli fece un cenno, impercettibile.

 

Siete voi la mia famiglia.” - disse la voce, in fondo alla sua mente - “Non ne esiste un'altra.”

Allora andiamo. Gli altri ci aspettano.”

 

Quando Doyle uscì, Methos e Wes semplicemente lo seguirono.

 

***

 

Il sala la confusione tardò a salire di intensità. E, nel silenzio ancora percepibile, si senti inequivocabile lo scatto di un accendino.

 

Non si può fumare qui.” - mormorò uno degli anziani - “Spegnete subito quello zippo.”

 

Non è uno zippo.” - rispose una voce profonda dagli spalti più alti - “E' un Dupont. E, comunque, mi scusi... Io e la mia ragazza leviamo subito il disturbo.”

 

***

 

London, London Eye, poco prima del tramonto.

 

E poi questo... e anche questo... e quest'altro ancora. Ti piace?”

Principessa.. piacermi mi piace tutto ma non l'hai comprato con la mia carta di credito, vero? Perchè io non posseggo una carta di credito!”

E allora ha detto 'mi scusi, io e la mia ragazza leviamo il disturbo' e ce ne siamo andati! Non si sono accorti di niente... beati imbecilli.”

Stai parlando male dei miei colleghi?”

Non sono i tuoi colleghi. Sono quelli di Methos tu se stato radiato, no? E comunque, domattina ti radieranno di nuovo, tanto per stare sicuro. Quel giochino con gli occhi proprio non piace.”

Però dovresti pensarci... dopotutto è tuo padre...”

Te l'ho già detto. Proprio perchè è mio padre preferisco non pensarci.”

Ciao.” - sospirò Spike, affiancandolo - “Invidiabile questa posizione... fuori dall'occhio del ciclone.”

Come al solito.” - sospirò Angel. Era al riparo, sotto un vecchio passaggio in mattoni. Gli altri, seduti sui muri del tamigi, non sembravano averlo notato. O forse, come al solito, rispettavano la sua abitudine al buio e al silenzio - “Come stai? Divertito in aula?”

Fantastici. Ci sarebbe da discutere su alcune violazioni della privacy, ma mi mostrerò magnanimo.”

Te ne siamo grati. Dove sei stato? Ho visto Faith arrivare da sola.”

Ho portato Cecily a casa. Il roseto esiste ancora. E anche la spalliera di gelsomino..” - sospirò Spike, accendendosi una sigaretta - “starà bene, li sotto... è un bel posto. C'era anche Anya. Ha detto che se ne va per un poco, si cerca un'altra dimensione.”

Soluzione invidiabile.” - sospirò Angel. Restando appoggiato con la spalla al muro. Cordelia si era voltata nella loro direzione, salutando. Poi era tornata ai prorpi acquisti - “Faith cosa ha deciso?”

Parte. Ci separiamo. Edward la porterà a vedere il mondo e le insegnerà, nel frattempo, a impugnare una spada.”

Credevo lo avrebbe fatto Methos...”

Methos con la spada sa giusto sbucciare egregiamente le carote. No, la mia donna ha una bella testa, voglio che la tenga ben attaccata al resto, soprattutto ora che si è fatta bionda. Se devo proprio lasciarla andare, preferisco non saperla in giro con pigmalione. Ed Edward sa quello che fa... ”

Lo so, lo so.” - Angel sorrise, divertito - “E' prerogativa dei fratelli maggiori...”

E proprio vero.” - concordò Spike e gli sorrise, piegando la testa - “Ci stiamo separando o sbaglio? Wes mi ha detto che resta qui, a Londra... almeno per un poco...”

Vuole tagliare i ponti con il passato definitivamente, a quanto pare. E ha delle faccende di cui occuparsi. Ma io spero che cambi idea... - fissò l'osservatore, sdraiato sul muro, strafottente, un braccio dietro la testa - “Mi piace questa sua versione eroe tenebroso, ma si ha una sola vita e io vorrei che...”

Cosa vorresti... questa è la vita che si è scelto. Non ne esiste un'altra che vuole...”

Forse. O forse no.” - Angel lasciò vagare lo sguardo alla vastità luminosa - “é un gran bel posto... per rimettere radici... fossi in lui ci penserei. Bene.”

E' la sua patria, flagello. La sua città. Non smette un secondo di pensarci.”

Già... la sua patria...”

E, a proposito di patria, cosa hai deciso? Approfitti del viaggio di Doyle per rivedere l'Irlanda o torni a LosAngeles con me?”

Nessuna delle due cose. Non tornerò mai in Irlanda e, quanto alla cara vecchia città degli angeli... no, anche lei mi ha stancato.” - alzò gli occhi, fingendo incuranza. Ricominciare da solo fa parte della vita, ancora... - “Magari me ne andrò sulla costa orientale.. a trovare una certa poliziotta...”

Ma davvero...” - spike stette al gioco, cercando di ignorare la fitta al cuore.

 

Senza faith, senza angel. Senza doyle e senza cordy. Senza wes.

Solo. Solo con la propria missione.

 

L' unica ragione per cui duri da tanto tempo è perché hai ancora legami sulla terra…

Ma stai solo rimandando l'inevitabile.

Ogni Cacciatrice desidera la morte.

Anche tu… si, anche tu.

 

Ed io... io ora sono le mie parole.

 

Si. In effetti ho sognato Dru. Ha detto qualcosa sul non rinunciare alla purezza.. e visto che la parola kate significa purezza...”

Capisco, se lo dice Dru ci proviamo.” - rise, piegando la testa. Non sembrava uno con il peso dell'universo sulle spalle. Era ancora solo William, sempre e solo William.

Ed Angel lo guardò, assorto. Sei così giovane... ancora così giovane...

Te la caverai senza di me?” - domandò, posandogli una mano sulla guancia. Avrebbe dovuto dire senza di noi, ma non gli riuscì.

 

Non ci riuscì.

 

Perchè io sarò perso, senza di te.” - aggiunse, con la voce che tremava.

 

Ho provato. Ho provato cosa significa perderti. E ne ho paura.

 

Spike si era mosso. Non era stato veloce, né brusco. Come se le forze lo sostenessero solo per compiere movimenti lenti e fluidi, gli era scivolato addosso, cingendogli il collo con le braccia, aggredendolo quasi con la sua fisicità, con quei muscoli tesi e quel corpo che forse tremava impercettibilmente. Piano. Eppure inaspettato.

Un abbraccio creato apposta per riempirgli il cuore, fino a farlo traboccare in lacrime.

Lo strinse, chiudendo gli occhi in un attimo di vertigine, domandandosi cosa potesse avere fatto un semplice vampiro con l'anima sempre a caccia di Redenzione, per godere, ancora una volta, di un miracolo del genere.

Non se ne sarebbe più andato. Quando sentì Angel arrendersi e ricambiare l’abbraccio, Spike seppe di essere a casa. Perchè casa era angel, angel, ovunque. Non pianse, ma scivolò, si adagiò un po’ di più, percependo, con un attimo di sorpresa, il profumo dolce delle sue lacrime e il calore del suo sorriso.

 

Ci proverò. Ma tu mi cercherai, vero?”

Non smetterò mai di farlo, lo sai.”

 

Ok. Allora me la caverò finchè non ci rivedremo. Ti voglio bene, Angel. Per una volta, lasciatelo dire.”

Angel sorrise. E la mano ricadde, risparendo in tasca.

Ti voglio bene anche io, William. Te ne ho sempre voluto. E te ne vorrò sempre.”

 

Oh, si, sarebbe rimasto così in eterno... Se non avesse avuto un sano orgoglio. E se non fosse stato Angel a stringerlo, Angel che decisamente lo conosceva troppo.

 

Visto che ti stai già pentendo di tutte queste smancerie…” – gli sussurrò il demone, concedendosi il lusso di posargli le labbra alla tempia – “Devo lasciarti andare?”

Adesso si che avrebbe volentieri pianto. Ed invece annuì, appena, sentendosi afferrare un po’ più forte e, dopo un attimo, di nuovo libero.

Hai una sigaretta da offrirmi?” – domandò speranzoso di spezzare quel pathos. Angel aveva gli occhi pieni di lacrime. E stirò un sorriso, rivelando quanto fosse divenuto ancora più magro e spigoloso.

Non mi hai detto cosa farai ora...” - mormorò angel, impacciato, porgendogli il richiesto. E spike si accese la sigaretta proteggendola con entrambe le mani, la mascella tesa, per riuscire a calmarsi.

Pensò che caccerò.” - ammise, dopo aver a lungo riflettuto. Caccerò i vampiri e combatterò il male - “Non sono ai tuoi livelli...”

Allungò una mano, rifilandogli un colpetto sul bicipite. Ed Angel vide il claddagh, il claddagh al suo dito.

... ma sono bravo.”

Non ne dubito. Ma stai lontano dai guai, per favore.”

Guai di che tipo? Apocalissi? Draghi? Naaa, quelli sono per gli eroi! A proposito, non ti piacerebbe affrontare un drago, Angel? Sarebbe un vero colpo promozionale alla tua leggenda. Soprattutto ora che ti rubo la scena così a tempo pieno...””

Certo che mi piacerebbe. Eccome. Un drago... Ma, se lo facessi, sarebbe tutta un'altra storia... non sarebbe più la nostra.”

Si, è vero. Ah, angel...”

Dimmi.”

Il giorno che affronterai quel drago.. perchè intanto lo sappiamo che lo farai... chiamami. E io sarò al tuo fianco.”

Sei mio fratello, william. Ero certo che non mi avresti lasciato solo.”

 

L'aria si era riempita di particelle di luce. E, presto, sarebbe stato buio. Seduta sul muretto, Faith guardava nella loro direzione. Cambiata, cambiata per sempre ma ancora Faith. E Spike le fece un cenno di saluto. E un sorriso.

Il sole sta calando.”- aggiunse, impaziente di correre a baciarla - “Pronto a raggiungere gli altri?”

Tra un attimo.”

Senza fretta. Ti aspetto.”

No, William.” - Angel scosse la testa, posandogli una mano al centro delle scapole - “Tu vai già ora. E io resto qui...”

 

Resto qui a guardarti.

 

La spinta era bastata per farlo emergere dalla tenebra. Il sole morente gli aveva illuminato i capelli cenere e gli occhi azzurri.

 

Dicono sia vivo, dicono sia morto.... dicono sia cambiato... forse è solo leggenda.

 

William, figlio del giorno e della notte.

Non più un uomo, non più un vampiro.

 

Un ibrido, avrebbero detto i cinici. Un ibrido con l'immortalità dentro le vene.

Una splendida creatura, pensava Angel ogni volta che lo vedeva in piena luce.

 

"Non sarai mai più un innocente, William.

Non potrai mai più ignorare l'oscurità che esiste sulla terra.

Volente o nolente, ne fai parte.

Ma adesso sei nuovamente vivo.

E non hai motivo di rimpiangere il vampiro che eri. Perché…

è meglio il sapore di un bacio che lo schiocco di un collo che si spezza."

 

I capelli divenivano oro. Gli occhi erano pietre trasparenti.

Di nuovo nella luminosità, di nuovo la rifulgenza. Angel sorrise.

 

Questa luce ti accoglie perchè ti ha rimpianto, per troppo tempo.

Questa luce ti abbraccia, perchè tu le appartieni.

 

Sorrise guardandolo dritto negli occhi.

 

Angel... non ti fa mai soffrire tutto questo?”

No, William. E' tutto ciò che volevo. Tutto.”

 

Volevo vedere le tue ali. E ora so per certo che sono piene di luce.

 

[epilogo]

 

Tramonto.

La città degli Angeli.

Un uomo biondo, in cima ad un grattacielo.

Ha gli occhi chiusi, attende di sentir svanire il calore del sole.

E ne respira l'essenza, come sempre.

Quando dischiude le palpebre, gli occhi appaiono azzurri. E sono pietra che non si spezza.

 

New York.

Un essere bruno all'ombra di una pensilina.

Con gli occhi chiusi, si domanda come sia il sole sulla pelle.

Si scrocchia le dita, con calma. Ed è pronto.

Pronto, come sempre, nel'aggiustarsi la giacca e avanzare con l'ombra.

Un passo dietro la linea del sole che cala, assieme al buio.

 

Cina

L'alba è rossa e oro.

Capelli mossi dal vento fermati con le dita, la spada stretta nella destra.

Il mondo le appartiene. Per sempre.

Alle sue spalle, riccioli biondi e occhiali da sole.

Fischietta, giocherellando con la propria arma, la obbliga a voltarsi.

Il sole lo infiamma. Ed egli sembra oro al nascere del giorno.

 

Londra

Luci di una bilioteca che si spengono, una ad una.

Una mano raddrizza gli ultimi volumi.

Posa l'ultimo libro letto con attenzione.

Recuperando la giacca, ripone l'automatica nella fondina.

E i suoi occhi azzurri ridono, divertiti, tingendosi di viola.

 

Irlanda

Una casa tranquilla, di pietra. I gemelli giocano al centro del letto.

E lui cinge lei per la vita, il mento sulla sua spalla, gli occhi azzurri persi al presente.

Pastiglie per il mal di testa, per entrambi. Ma un bicchiere solo, per un sorso d'acqua.

Poi sarà ora di vestirsi. E andare. O Adam e Sinead faranno tardi all'asilo.

 

Ovunque.

Un posto come tanti, per godersi la vita.

Un maglione sdrucito, una tazza di caffè, un piede a penzoloni nel vuoto.

Un buon libro appoggiato sul muro.

E la vita così, per un altro millennio.

 

Un sospiro. Un lieve battito di ciglia.

Il sole tramonta, la luce perde di intensità.

Il sole sorge, inonda di luce il mondo.

Un pensiero fuggevole.

Lo sguardo all'orizzonte.

 

E un sorriso. Dolce, storto, luminoso, malinconico.

 

Un bacio.

Un pensiero.

 

La vita e la morte, come sempre.

E la battaglia.

 

Si comincia. E, mi raccomando, restate tutti vivi fino a domani.”

 

And I still hold your hand in mine.
In mine when I'm asleep.
And I will bear my soul in time,
When I'm kneeling at your feet.

Goodbye my lover” (J.Blunt)

 

E tengo ancora la tua mano tra le mie/Tra le mie, quando dormo
E sopporterò la mia anima nel tempo/Quando mi inginocchierò ai tuoi piedi.

(JamesBlunt - GoodbyeMyLover)

 

FINE

 

(6 dicembre 2008)

  
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