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Autore: Lady Orkan    25/02/2013    4 recensioni
E quando il tuo mondo finisce all'improvviso e ti accorgi di essere sopravvissuta ad un olocausto, ti rendi conto che in realtà non si salva il migliore o il più forte ma è semplicemente una questione di fortuna.
E la fortuna ha uno strano senso dell'umorismo...
"Stava scappando.
Correva con i lunghi capelli un tempo rossi che le sventolavano dietro la schiena come fantasmi impazziti e i polmoni che bruciavano per lo sforzo di recuperare ossigeno. "
Genere: Dark, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Stava scappando.
Correva con i lunghi capelli un tempo rossi che le sventolavano dietro la schiena come fantasmi impazziti e i polmoni che bruciavano per lo sforzo di recuperare ossigeno. Erano ormai quindici giorni, correva e correva senza mai guardarsi indietro, fermandosi solo per riposare brevemente, guardandosi attorno come una gazzella impaurita, o per mangiare qualsiasi cosa di commestibile le capitasse di trovare nei negozi abbandonati che incontrava lungo la sua corsa infinita.
Aveva rubato anche un paio di auto abbandonate e guidato finché non aveva finito la benzina. E ora stava correndo nuovamente, alla ricerca di un riparo per la notte, con gli abiti macchiati di sudore e paura.
Il suo cervello non pensava più razionalmente, si limitava a i bisogni primari. Non voleva nemmeno pensare, perché la sua mente tornava sempre come un infinito loop a cos'era successo quindici giorni prima, e non voleva rischiare d'impazzire.
Prima della corsa folle era una semplice turista in visita con due amiche, che facevano quello che di solito facevano i turisti: mangiavano nei ristorantini locali, facevano shopping e fotografavano tutto quello che gli capitava a tiro. Lei, Michela e Lisa. Amiche da una vita, e da una vita che progettavano quel viaggio così lontano. Scappare via dalla solita routine, fuggire dalla solita vita. Così, dall'altra parte del mondo, la loro vita era totalmente cambiata. E non come avrebbe immaginato. O almeno la sua. Perché quella di Michela e Lisa erano state interrotte con una violenza che lei non aveva mai concepito.
Erano fuori a cena dopo aver passato un pomeriggio in una delle più grandi gallerie d'arte della città, avevano un tavolo vicino alle grandi vetrine che davano sulla strada e che permettevano a loro di guardare all'esterno. La musica si sottofondo era piacevole e c'erano altri avventori oltre a loro come la coppietta al tavolo accanto, che sembrava avesse appena ricevuto una buona notizia.
Michela mangiava un grissino e parlava di quanto fosse bello il postino dell'albergo dove alloggiavano, lei la stava ascoltando, ma con la coda dell'occhio aveva notato una scena strana fuori in strada. Un tizio che sembrava sporco di sangue, stava barcollando verso il ristorante. Pensava fosse un ubriaco.
"Ehi ragazze, guardate..." ebbe il tempo di dire.
Michela si girò giusto in tempo per vedere l'uomo aggredire un passante azzannandolo alla gola. Il sangue della carotide fece un arabesco in aria mentre la gente attorno urlava.
Si alzarono tutt'e tre in piedi sconvolte dalla scena mentre gli altri clienti del locale si voltavano a guardarle. Non ebbero il tempo di dire o fare nulla quando la vetrina davanti a loro esplose in una pioggia di schegge di vetro. Michela sparì per un attimo in mezzo al disastro prima di urlare e cadere a terra. Anche Lei e Lisa urlarono, un uomo aveva sfondato la vetrina e aveva aggredito Michela, mordendole il collo e strappandole via un pezzo di carne mentre cadevano sul tavolo dalla tovaglia immacolata trascinando con loro le posate, i bicchieri e il candelabro. Lei e Lisa rimasero immobili per un attimo, inorridite dalla scena impossibile che avevano davanti. Quell'uomo stava letteralmente sbranando la loro amica davanti agli occhi e loro non erano in grado di fermarlo.
La gente nel locale cominciò a correre a caso mentre altre persone che sembravano prese da un raptus omicida entravano nel ristorante aggredendo a caso. Lei prese per mano Lisa e scapparono dalla vetrata sfondata cercando di evitare la persone che correvano a caso e chi sembrava avere la rabbia mentre le auto si scontravano e il caos regnava sovrano.
Lei corse tenendo per mano Lisa, dirigendosi verso la zona dove avevano l'albergo. Corse in mezzo al caos evitando la gente e le auto. Corse nel tentativo di mettere in salvo lei e la sua amica.
Non capì bene come successe, correva stringendo la mano Lisa e, all'improvviso, lei non c'era più. Si voltò a cercarla ovunque, la gente urlava e scappava in tutte le direzioni, non capiva nulla in tutta quella confusione e non riusciva a vedere dove poteva essere andata. Poi si accorse che era a terra, a pochi metri da lei, con due persone che la stavano divorando. Viva.
Urlò e si avvicinò nel tentativo di liberarla ma Lisa alzò un braccio sanguinante. "Scappa!!!".
E da allora non si era più fermata. Straniera in terra straniera. Correva fermandosi solo per riposare poche ore in posti che potevano sembrarli sicuri. Gli ultimi piani di un palazzo, bloccando le porte con dei mobili, chiusa dentro un automobile oppure sopra un albero se ne aveva la possibilità. Erano quindici giorni che non vedeva un bagno decente e che non si cambiava, sapeva di avere un aspetto orrendo ma non le importava. Le sembrava già strano essere sopravvissuta così a lungo, lei, la sfigata del trio. Quella sempre fuori posto, sempre malvestita e che gli uomini non guardavano mai. Non le sembrava vero di essersi salvata.
All'improvviso si fermò. Era giorno ed era anche una bella giornata, ma a lei non importava. Poteva anche diluviare e lei non se ne sarebbe accorta. Davanti a sé c'era un ipermercato. C'erano poche auto parcheggiate fuori e incredibilmente la luce all'interno era accesa. Aveva fame, sicuramente avrebbe trovato del cibo là dentro, e magari anche degli abiti puliti. Non aveva nessun tipo di armi con sé, avrebbe potuto recuperarne qualcuna. E magari avrebbe requisito un auto. Non le piaceva la parola rubare, ma non c'era più nessuno oltre a lei e prendere una delle auto del parcheggio non le sembrava un furto.
Si avvicinò con circospezione, poi si mise davanti alle porte automatiche che si aprirono. Dentro, sembrava tutto in ordine, il centro commerciale aveva due piani di negozi e un supermercato al pian terreno. Entrò nel supermercato muovendosi silenziosamente tra le corsie. Trovò il reparto giardinaggio, prese una roncola e un accetta agganciandole alla cintura dei suoi jeans e poi si spostò nel reparto alimentari. Tutta il cibo fresco, frutta e verdura era quasi andato tutto e l'odore di marcio era quasi insopportabile. In mezzo alle mele ammuffite però ne trovò ancora qualcuna quasi in buono stato, cominciò a mangiare senza pensarci due volte. Razziate le mele, passò al reparto scatolame. Sul pavimento una lunga striscia di sangue rappreso la fece tentennare. Prese la roncola in mano sapendo benissimo che non era in grado di usarla, ma le faceva coraggio. Rimase in ascolto ma non sentì nulla. Doveva organizzarsi, poteva prendere un auto, se ne trovava una funzionante, fare provvista di cibo e allontanarsi da lì. Non aveva una meta dove andare, stava girando a caso, ma sperava d'incontrare qualcun altro, non poteva pensare di essere l'unica sopravvissuta di quella catastrofe senza un motivo.
Salì sulla scala mobile salendo al piano superiore. Trovò subito un negozio di intimo e si scelse della biancheria pulita. Non aveva la possibilità di lavarsi però poteva almeno avere della biancheria pulita addosso. Passò davanti ad un negozio di abiti da sposa con uno dei manichini distrutto e sporco di sangue. Mise di nuovo mano alla roncola e proseguì verso uno dei negozi. Decise di prendersi degli abiti nuovi in uno di quei negozi di tenenza che, quando aveva ancora una vita normale, si chiedeva perché spendere tutti quei soldi per una t-shirt con una scritta sopra.
Entrò, il locale era mezzo devastato e gli abiti erano sparsi ovunque. Uno dei camerini era pieno di sangue e la puzza di marcio era insopportabile. Le sembrò di sentire un sospiro. Decise di uscire lentamente. In fondo al negozio le parve di vedersi muovere un'ombra. Lì le luci erano bruciate e non si vedeva bene fino al fondo. Uscì quasi di corsa. In fondo alla galleria di negozi vide sbucare un uomo, aveva una camminata scoordinata e capì al volo che era una di quelle creature. Corse verso la scala mobile per vederne una al piano sottostante. L'altra creatura l'aveva annusata e si stava dirigendo caracollando verso di lei. Decise di prendere le scale e si lanciò verso le porte di emergenza. Sarebbe passata dalle uscite del personale e se ne sarebbe andata di lì. Non aveva scorte di cibo ma la paura le aveva fatto passare la fame. Scese le scale di corsa ed entrò in un'altra porta. Questa dava in un corridoio di servizio che portava sul retro del supermercato. Prese un respiro profondo e s'incamminò. Il corridoio era semi buio per un paio di neon saltati ma poteva vedere il fondo tranquillamente. Si rilassò un secondo, gli sembrava di essere al sicuro, ma camminò lo stesso molto lentamente, dirigendosi verso l'uscita. Le sembrava tutto tranquillo, non sentiva rumori strani o altro che potesse metterla in guardia. Percorse il corridoio in silenzio arrivando al fondo e allungando una mano per aprire la porta trattenendo il fiato. Lì dietro poteva esserci qualunque cosa, doveva stare attenta.
Due mani, all'improvviso, la presero alle spalle. Tentò di urlare ma una mano le bloccò la bocca mentre l'altra la tirava inesorabilmente indietro. Chiuse gli occhi, la fine, era giunta.
   
 
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