Se non ci metti troppo,
 ti aspetterò tutta la vita.

Tu abbracciami. Solo questo.

“Non parlarmi, okay? Non farlo. Non ora. Avresti avuto mille modi, mille occasioni, mille parole giuste per farlo, e non l’hai fatto. Non l’hai voluto fare, quindi, perché ora? Eh Taylor? Perché? Hai avuto il tuo tempo. E’ vero, sì, non c’è alcun bisogno del tuo “prima o poi l’avresti saputo”, lo so. Ma non così, ci sarebbero potute essere tutte le maniere del mondo per venirlo a sapere, ma non questo. Non questo, no.”

Il silenzio quasi sembrava volesse accompagnare quel momento, dannatamente critico.
Erano istanti in cui avrei piacevolmente fatto a pugni con una schiera di gente, ero consapevole di poterli batter tutti, uno ad uno.
Magari, mi si sarebbe potuta anche presentare davanti quella stupida insana di una Ashley, dicendomi che avrebbe combattuto per riavere il suo Taylor. L’avrei presa a cazzotti, avrei dato io stessa inizio alla lotta che voleva, senza però non dirgli, dopo magari, che se lo sarebbe potuto prendere senza alcun problema.
Lo odiavo, oh dio se lo odiavo eccome!
Era un ventenne ormai, porca puttana ne aveva venti di anni, possibile si ritrovasse ancora quel cazzo di cervello marcio? Dio, non era più un’adolescente.
Sarebbe dovuto esser un’uomo. E no,  essere uomo non comprende dover mettere uno stupido dente del giudizio – che pare sembra servigli davvero molto – per avere i coglioni di dir le cose a tempo debito!
Che problemi hanno gli uomini, eh? Si può decidere di esser uomo quando ti pare.
Non nulla che testimonia quando lo si diventa. Non hai il sangue che ti cola ogni 30 giorni per testimoniare che lo sei.
Non hai nessuna prova per tastarlo, perciò, perché non esserlo quando ti pare? Si ha una scelta.
Scegli di essere uomo quando lo dimostri nei fatti, quando decidi di prenderti le tue responsabilità.
E non solo quando ti conviene, non solo quando provi a metterlo in qualche buco, no.
Senti di essere uomo. E decidi di esserlo appieno.

“Sei esagerata.” Replica.
Cazzo, le palle di replicare le ha però. 
Ha gli occhi fissi sul pavimento.
E fa bene. Fa bene perché sennò finisce che gli sputo in un occhio.
“Oh sì, Taylor, sì. Okay, va bene, hai ragione. Io sono esagerata, critica, schizzo frenica, insomma, tutto quello che vuoi tu, ma se non vuoi che alla tua lunga lista si aggiungi il “brava nel fare occhi blu” è meglio che sparisci dalla mia vista, okay? E te lo dico con il poco, pochissimo buon senso che mi è rimasto. Vattene. Lo dico per te. Sparisci.” Inspiro ancora una volta.
Scrollo le spalle, assieme alla sensazione dei suoi occhi su di me, e acchiappo un’altra sua maglietta, ritentando di ripiegarla bene per l’ennesima volta.
“Non..dico che io non abbia sbagliato, anzi. S-so perfettamente quando coglione sia stato Ally, ma dio santo, mettiti nei miei panni!” si stava torturando il labbro interiore, e i capelli, oh, voleva diventar forse calvo?
“In ogni caso, sarebbe stato difficile. Sai quanto detesto vederti..beh, non bene, e il solo sapere che la ragione assoluta del tuo male sarei stato io..oh Ally, cazzo, dovresti capirmi, va bene? Devi!”
Poso la roba. Ero arrivata alla biancheria, cosa piuttosto imbarazzante. 
“Quindi” aggiungo, riducendo gli occhi in una fessura “fammi capire bene, hai escogitato tutto ciò? Hai deciso di tua spontanea vol..” “No, calma, calma, frena Ally. Io non ho mai detto questo.” Indietreggia.
“Ho forse detto così? “ si domanda, indietreggiando ancora. “Bene, mi sono spiegato male allora. Non ho mai pensato..” fissa il mio dito contro di lui, deglutisce “…di far sì che lo venissi a sapere, né nulla. Ho lasciato semplicemente il tempo scorrere, volendo trovare il modo adatto, t-te lo posso assicurare!” alza le mani, in segno di resa. “Giuro ‘lly.” Aggiunge, smettendo di indietreggiare. 
“Questo non cambia nulla Tay, chiaro? Tu, comunque sia, in ogni caso, sei nel torto!”
“Avaaanti, sii comprensiva.” Recupera i passi, e lentamente, mi tira a sé, stringendomi i fianchi. “Non puoi tenermi il muso, no?” sorride teneramente, sporgendo il labbro inferiore.
Gli guardo le labbra, poi gli occhi, e poi ancora le labbra.
“N-non ci p-provare!” lo spingo via.
“Cos’è, balbetti?” ride, pavoneggiando divertito.
“Mi stai forse provocando, Lautner?” gli occhi nuovamente due fessure.
“Perché no?”
“Perché non sei nella situazione indicata per farlo! Porca troia Taylor, non me lo dimentico con uno schiocco di dita che fra due giorni parti, lasciandomi qui, in questo inferno, sola, con la possibilità di non tornare più, okay?  Non posso e non voglio dimenticarlo!” e riecco la vera Allyson. 
“Ma Ally!” ritorna a stringermi, e forse, questa, è l’unica cosa di cui mi sto servendo infinitamente durante la lite. “Non è affatto sicuro, è solo uno stupido provino, okay? Qualche ora, e sono di nuovo qui, da te, per restarci” le sue mani sempre più forti su di me.
Gli accarezzo le guance, scendendo per il collo.
“E se così non fosse? Se non fosse solo un provino e basta? Se ti prendessero con loro?” ricomincio ancora, fissandolo intensamente, quasi sull’orlo del pianto.
“Non succederà, Ally.” Mi ripete avvicinandosi al mio volto.
Le sue labbra a due centimetri dalle mie.
“E se così non fosse?” pronuncio sulle sue labbra.
“Supereremo anche questa.” Scende sul mio collo, stringendomi a sé sempre più.

Il tintinnio dell’orologio che si fa sempre più intenso.
Accorato agli schiocchi delle sue labbra calde sulla mia pelle fredda.
Le mie mani nei suoi capelli. Le sue sotto la mia canotta.
“Taylor?”
“Mmm?”
“Se non ci metti troppo, t’aspetterò tutta la vita.”