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Autore: Lily_and_the_Marauders    25/02/2013    2 recensioni
Sulla base di 'I want to hold your hand' cantata da Chris Colfer per Glee, ho scritto questa piccola OS che narra di un momento particolarmente buio della vita di Kurt.
Al suo fianco, ovviamente, c'è Blaine ma vediamo comparire anche Rachel e Santana.
Altri persdonaggi citati: Finn, Carole, Burt, Cassandra.
Non sono per nulla convinta di questa OS ma spero comunque che l'appreziate.
Per il resto..Lo scoprirete solo leggendo :3
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Burt Hummel, Kurt Hummel, Rachel Berry | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccolo consiglio prima di iniziare: leggetela ascoltando questa --> http://youtu.be/npp9Eevj0yc :3

 
And please, say to me you'll let me hold your hand.



Persi mia madre quando ero solo un bambino.
Era una mattina di primavera quando volò via. C'era da aspettarselo, stava male da più di un anno.
Ricordo benissimo quando accadde perchè ero a scuola e la maestra mi venne a chiamare durante l'intervallo per parlarmi. Kurt, piccolo, ora tu andrai a casa, va bene? Tuo papà ti sta venendo a prendere. Me lo disse cautamente, in una maniera così insolita che seppi subito cosa era successo.
Mio padre arrivò dieci minuti più tardi, stravolto, il suo viso era deformato dal dolore.
Io non piansi, non davanti a lui. Ero solo un bambino ma sapevo come essere forte. Dovevo essere coraggioso per entrambi in quel momento.
Stetti al suo fianco il giorno del funerale e, quando mi chiese di stringere forte la sua mano io lo feci. La strinsi e non la lasciai, mi ripromisi che non l'avrei mai lasciata fin quando fosse stato possibile.
Cedetti per la prima volta alle lacrime solo quando mi ritrovai solo in camera mia quella sera e le successive.
Non mi andava di farmi vedere triste o turbato dagli altri, non volevo apparire debole. Questo non vuol dire che non lo fossi. Che non lo sono.
E' solo un lato particolare del mio bizzarro modo di essere.
Dopo la scomparsa di mia madre toccò a mio padre crescermi. Tirare su un figlio da solo non deve essere stato semplice ma devo dire che se l'è cavata egregiamente.
Lui è il mio eroe. E' la persona che amo di più al mondo.
Non si è tirato indietro davanti alle difficoltà, non si è abbattuto, non mi ha mai tarpato le ali e mi ha accettato così come sono, proprio come dovrebbero fare tutti i genitori del mondo. Ha fatto di tutto per rendermi felice, per farmi sorridere.
Che ci siano stati momenti di incomprensione non lo nego, ma questo succede a tutti.
Mio padre è speciale per me e lo è anche per tutti quelli che sono stati al suo fianco. Per questo, quando ieri mi è arrivata la notizia della sua scomparsa, mi è letteralmente caduto il mondo addosso. Non pensavo che se ne sarebbe andato così presto, che se ne sarebbe andato quando io non ero al suo fianco.
Mi ha lasciato così, senza un'ultima parola, senza lasciarmi indicazioni e, devo ammetterlo, non mi sono mai sentito tanto solo.

 

- Rachel, per piacere, esci da quel maledetto bagno! Dovrei prepararmi! - urlai per la centesima volta alla porta, scocciato.
Santana mi guardò da sopra il giornale borbottando qualcosa tipo
'lascia perdere, Hummel, è tempo perso'.
A passi pesanti mi diressi in cucina per mangiare qualcosa. Potevo anche fare una colazione più sostanziosa, tanto sapevo che quella mattina non sarei arrivato in tempo per il corso di danza. Bene, Cassandra-La-Megera mi avrebbe impiccato. Alzai gi occhi al cielo ed addentai un biscotto.
In quel momento il telefono squillò. - Santana, vai tu? -
- No -
E ti pareva. - Potresti anche alzarti qualche volta, eh. -
- Non ho voglia -
Sempre più scocciato andai a rispondere. - Pronto? -
Signor Hummel? - domandò una voce dalla cornetta.
- Sì, sono io. Chi parla? -
Chiamo dal Central Hospital di Lima, Ohio. Suo padre ha avuto un malore questa notte, un infarto. E' deceduto mezz'ora fa. -
La cornetta mi cadde dalle mani. Sentivo uno strano ronzio alle orecchie, le gambe stavano cedendo.
- San..Santana - gracchiai prima di scivolare a terra. Lei si voltò e, appena si rese conto che la situazione non quadrava, corse accanto a me per raccogliere il telefono. Non riuscivo a muovermi.
- Signor Hummel? C'è ancora? - stava dicendo la voce. Santana mi guardò spaesata ma io non sapevo cosa dire, mi ero scordato come si parlava.

Non avevo niente in mente, non sapevo neanche il mio nome. L'unica cosa che sentii prima di svenire fu la voce di Santana che parlava al telefono.

 

Mio padre era tutto per me e credo di non avergli dato abbastanza.
Rimpiangerò le cene del venerdì saltate, i momenti in cui gli ho urlato contro o quelli in cui sento di non essergli stato vicino come avrei dovuto.
Questo è il momento dei rimpianti, no? Il momento in cui perdi una persona e ti rendi conto di non essere stato abbastanza per lei.
Ma sarò forte, sarò forte per lui perchè è così che ho sempre fatto. Sono stato forte quando ho perso mia madre e ora dovrò esserlo di più, per mio padre.
Devo avere coraggio, me lo ha detto anche una persona tempo fa e me lo ha ripetuto tante di quelle volte che non la ringrazierò mai abbastanza.

 

Il viaggio era stato lungo e non sarei arrivato integro senza Rachel e Santana.
Appena atterrato sapevo che sarei dovuto andare da Carole e Finn ma non ne avevo il coraggio. Passai la mattina in giro, da solo, a cercare di rinfrescarmi un po' le idee.
Andai all'ospedale per vedere mio padre, steso immobile nell'obitorio, pronto per essere vestito per il funerale. Rimasi un po' con lui a piangere, a stringergli la mano ghiacciata fin quando non dovettero trascinarmi via di peso. Solo verso le cinque raggiunsi Carole e Finn a casa.
Parlammo un po' ma rimasi impassibile, feci sfogare Carole, scambiai un paio di sguardi con Finn e poi mi dileguai. Stavo scappando dalla mia stessa casa.
Io volevo bene a Carole, le volevo bene davvero, ma proprio non ce la facevo a restare lì. Non senza mio padre.
Blaine è stata l'ultima persona da cui sono andato. E' stata l'ultima perchè sapevo che davanti a lui avrei lasciato cadere tutti i miei muri e mi sarei finalmente sfogato, sarei stato capito e accolto. Dopo una giornata dura passata a reprimere le lacrime davanti a parenti e amici di mio padre venuti a farmi le condoglianze, Blaine sarebbe stato il mio angolo di paradiso. L'unico con il quale me la sarei sentita di piangere in quel momento delicato. Sapevo che aveva chiesto di me a Finn ma io gli avevo fatto dire di non preoccuparsi, che sarei passato dopo.
Infatti suonai alla porta di casa sua alle dieci passate, venne ad aprirmi in pigiama.
Mi gettai tra le sue braccia quasi con disperazione e le prime lacrime sgorgarono fuori. Lasciai che mi stringesse, che mi sussurrasse parole di conforto, che mi desse pacche lievi sulla schiena mentre io sfogavo tutta la rabbia e la sofferenza sulla sua maglietta.
- Shh, shh, non piangere, devi essere coraggioso, Kurt - con voce rotta mi sussurrava all'orecchio.
- Se n'è andato, Blaine. Io non so come fare... - sussurrai tra i singulti.
- Ce la farai, ce l'hai sempre fatta. In un modo o nell'altro sei sempre riuscito a cavartela. Ora devi impegnarti di più, devi raccogliere la tua forza e andare avanti. Tuo padre vorrebbe questo da te, lo sai. -
Annuii impercettibilmente, ancora scosso dai singhiozzi. Tremavo, mi prese una coperta mi strinse un po' di più a sè.
- Mi aiuterai ad essere coraggioso? - gli domandai un paio di minuti dopo.
- Certo, sai che puoi contare su di me. - mi diede un bacio sulla fronte e io sospirai.
- Dammi la mano - bisbigliai. Le mani di Blaine erano calde ed accoglienti ed ora avevo bisogno di un punto di forza.
Ero sempre stato io a dare speranza agli altri, ora avevo bisogno che qualcuno ne desse un po' a me. Blaine era la persona giusta.
Intracciai le dita alle sue e mi beai di quell'attimo di pace, era il primo spiraglio di luce in un giorno decisamente troppo buio.



Vedete, questa persona mi ha aiutato davvero. Ecco perchè merita tutti i miei ringraziamenti.
Se sono qui, in piedi, oggi è grazie a te, Blaine, che mi ha dato coraggio fin dall'inizio.
Dovrò essere ancora una volta coraggioso, e so che ce la farò perchè non sono solo. Ho voi, tutti voi al mio fianco.
Grazie di essere venuti quest'oggi a dire addio a mio padre, l'avrebbe apprezzato molto. Io non credo in Dio, lo sapete, ma so che lassù Burt Hummel ci sta guardando con una fetta di pizza in mano e il telecomando nell'altra e sta sorridendo.
Io sarò forte per te, papà, ma avrei voluto che tu mi stringessi la mano ancora una volta prima di andartene.
Grazie ancora a tutti.

 

Il funerale fu estenuante, il discorso ancora di più.
Non mi misi a piangere nel bel mezzo della folla per miracolo ma sapevo che sarei scoppiato prima o poi.
- Che farai ora, Kurt? - mi domandò Rachel all'aeroporto, prima di ripartire per New York.
- Ho delle cose da sistemare, l'officina e quant'altro. Poi tornerò. - le risposi, cercando di non far tremare la voce.
- Vorrei restare qui, con te. -
- Non puoi, Rachel. Devi continuare con la NYADA, io starò bene, okay? -
Lei sbuffò tra le lacrime, guardandomi negli occhi. - Sii forte. - mi abbracciò.
- Lo sarò, promesso. Blaine mi aiuterà. -
- Su questo non ho mai avuto dubbi. - sorrise. - Finn verrà su a New York per le vacanze di Pasqua, ce la farai ad esserci? -
- Ci proverò, se non ci dovessi essere sappi che appena Blaine si sarà diplomato verremo entrambi, per restare. Ora devo stare vicino a Carole, non mi va di lascirala sola. -
- Okay. Ci sentiamo appena arrivo, mi mancherai da morire Kurt. -
- Anche tu, Rachel. Ora vai! -
La osservai sparire tra la folla, Santana se ne era andata due giorni dopo il funerale, Rachel era rimasta una settimana.
Mi sarebbe mancata quella petulante ragazza ma dovevo proprio rimettermi in sesto, dovevo rialzarmi e andare avanti.
Con l'aiuto di Blaine ce l'avrei fatta, in quel momento era la mia unica sicurezza.
Uscii dall'aeroporto e lo trovai ad aspettarmi. Lo raggiunsi accennando un sorriso, uno spontaneo, il primo di quei giorni.
- Grazie - gli dissi semplicemente. E dietro quella parola c'erano infinite spiegazioni, mille altre parole nascoste, addirittura.
Gli presi la mano e gliela strinsi.
Lui la strinse un po' di più e in quel momento sentii sicuro, più speranzoso verso un futuro differente, con una persona in meno, con un padre mancante.

'Non ti deluderò, papà. Porterò avanti la mia vita anche per te adesso.'





 

Note dell'autrice:
Ehm, salve a tutti! Lo so, credo sia la cavolata del secolo questa Fan Fiction *si prepara al lancio dei pomodori*.
Ce l'avevo in mente da un po' e ho dovuto scriverla/pubblicarla. Devo dirvi che non sono per nulla convinta.. >.<
Comunque, la parte in corsivo narra i vari spezzoni della vicenda, la parte non in corsivo è il discorso che Kurt fa al funerale del padre.
Se siete arrivati fino in fondo ditemelo, vi faccio una statua, promesso. LOL.
Eee, nulla.. Mi farebbe piacere ricevere un vostro parere o semplicemente un 'rinchiuditi, pazza'. xD
Anyway, that's it.
Alla prossima,
bacioni.
Lily.
   
 
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