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Autore: xnothingbutclaire    25/02/2013    12 recensioni
Le vacanze: quel periodo che aspettiamo tutti con grande ansia, per rilassarci, divertirci, rimorchiare...
Penelope Johnson è una ragazza proprio come le altre, e si aspetta di vivere un'estate come tutte le altre.
Ma i programmi della nostra beniamina non saranno come si aspettava.
Cosa può succedere se devi trascorrere un'estate intera con una boy-band anglo-irlandese a casa tua?
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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cap. 1 (corretto)
Quella pazza vacanza in Italia
Capitolo uno: La stupidità umana non ha mai fine


Sto felicemente dormendo nel mio bellissimo, fantastico, stupendo, meraviglioso letto.

A volte mi rendo conto di quanto sia innamorata di lui.
Il mio sonno di bruttezza (sì, perché la bellezza non è parte di me) sta continuando con assoluta tranquillità, fin quando il solito rompicoglioni della mattina mi chiama.
Mi alzo dal letto, stroppicciandomi gli occhi e tasto il comodino per trovare il cellulare, che continua a squillare ininterrottamente.

Dove cavolo è quello stupido... Oh, eccolo.
Guardo l'ora. Cosa?!
Sono le sei di mattina. Chi cavolo si sveglia alle sei di mattina per telefonarmi?!

Adesso vediamo chi vince il mongolino d’oro!

"Pronto?" farfuglio ancora mezza addormentata.
"Ciao Pene!" urla una voce familiare.
"Quante volte ti ho detto di non chiamarmi così, Eleanor!" urlo, ormai rossa dalla rabbia.
"Oh scusa, mi ero dimenticata." risponde lei,  imitando una vocina demente.

Oh, aspetta, lei ha sempre quella vocina demente.
Non mi chiamo Pene, ovviamente, mi chiamo Penelope.
Eleanor però usa i diminutivi per tutto e mi chiama così, nonostante io le dica da circa 10 anni di smetterla.
Probabilmente avrà problemi di comprendonio, oltre a quelli di cervello che ha già.
"Comunque cosa vuoi?" continuo per finire al più presto la conversazione.
"Io? Oh niente."
"Allora perché mi hai chiamato alle sei di mattina?!"
"Ehm… Non mi ricordo… Ciao Pene!"
Non sento più la voce di Eleanor. Ha attaccato.
Mi consigliate di tagliarle la testa con la motosega o di legarla in una gabbia di leoni affamati?

Mh… La gabbia di leoni sembra essere più accattivante…
Cosa le ho fatto di male per meritarmi questo?
Io, la persona che l’ha aiutata a evitare tante figuracce.
Come quella volta che disse a una ragazza della nostra scuola media che aveva un sorriso a cavallo (per lei era un complimento) ed io la difesi dicendo che era affetta da una malattia chiamata “mongolite acuta”.
O quella volta che voleva fare la ruota davanti a tutta la scuola, non ricordandosi di avere la gonna, ed io la fermai dicendo che tutta la scuola era diventata cieca oggi e non poteva vedere lo spettacolo.
E non si può scordare quando alle elementari  mi sentì dire “Che cazzo!" e lei, prendendolo per un’esclamazione di gioia, lo ripetè davanti a tutta la classe e anche alla preside, che era lì per una visita.
Io la difesi dicendo che voleva dire “Che pazzo!” al signore che tagliava l’erba.

L’avevo salvata moltissime volte.
Ormai non ci faccio più tanto caso, quella lì tanto al posto del cervello ha una nocciolina.
Ritorno nel mio amato e tanto desiderato letto.

Sono così felice di poter ritornare a dormire, che comincio a cantare una serenata inventata al momento.
“Oh caro letto, che mi fai sentire così bene e protetta!
Oh caro letto, che sei così morbido e caldo!

Oh caro letto, che…”
Il telefono squilla, di nuovo. Vi prego, fate che non sia Eleanor.
Prendo il cellulare e guardo lo schermo. Oh no.

"Pronto P!" esulta Eleanor.

"Adesso siamo diventate trasgressive, manco più il nome vogliamo dire."
"Lo so! Hai visto che bello?"

"Sì, purtroppo."
"C’è A, c’è B, c’è C…"
"E come fai a chiamare due persone che hanno la stessa iniziale?"
"Ehm… Oh mio Dio, non ci avevo pensato!"
Sento Eleanor che dà i numeri urlando “Come faccio adesso?! Aiuto!”.
Ok, quella ragazza non sta bene per niente.
Le sta scoppiando la testa per trovare un altro modo per chiamare le persone.
Oh povera, piccola, stupida Eleanor.
"Invece di trovare questi metodi scemi, non potresti chiamarci come fanno tutte le persone normali di questo mondo?" le consiglio, cercando di mantenere una discreta calma.
"Ma no! Altrimenti non sarei originale! Aspetta, mi è venuta un'idea! Potrei trovare dei soprannomi!"
"Mh, perché non provi a trovare dei nomi che non sono i loro, ma molto originali?"
"Oh sì, questa è molto meglio come idea! Grazie mille!"
Eleanor è così stupida che non si accorge nemmeno che ho descritto la parola "soprannome".

"Come potrei chiamarti, allora?"
"Non lo so, dovresti scegliere un nome non troppo lungo che metta in risalto alcune mie caratteristiche…"

"Oh certo! Ti chiamerò “Cavallo Veloce”!"
Adesso veramente vorrei darmi una craniata nel muro.
"Scusami, ma cosa centra questo nome con me? Non sono mica un cavallo!" sbraito.
"Beh, è carino come soprannome, no?"
"Vuoi la verità? Fa cagare. Se provi a chiamarmi così ti uccido." sibilo, cercando di apparire il più minacciosa possibile.
 Aspetto qualche secondo di silenzio per Eleanor, che si sta dando tanta fatica per cercare un nome giusto.

"Trovato! urla ad un certo punto ti chiamerai “Donna cha lava i piatti con il sapone alla menta e bada ai suoi due bambini, Eros e Lilla”!"
"Ti sembra un nome logico e corto?"

"Sì, perché?"
"Uno, io non lavo i piatti. Due, non ho il sapone alla menta. Tre, non ho bambini, ma anche se ce li avessi non li chiamerei mai così."
"Certo che non ti accontenti mai eh! Adesso ne cerco un altro, se non ti piace chi se ne frega!"
Ti prego Signore, fai che quella testa bacata di Eleanor scelga un nome normale e ti prego, se puoi, toglimela dai coglioni stamattina!
Sì, sto pregando.
"Allora, vuoi sapere il tuo nuovo ufficiale soprannome?"
"Dimmi." dico abbastanza annoiata.
"Rullo di tamburi… Penelope, abbreviato… Pene!"
A quel punto, prendo il telefono e attacco la chiamata, non ce la faccio più a sopportarla.
Se i vicini sentiranno dei colpi alla casa, beh, sono io che sbatto la testa contro il muro.
Ripeto la mia teoria: la stupidità non ha mai fine.
   
 
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