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Autore: Piumadinchiostro    25/02/2013    1 recensioni
Il caffé é un rituale mattutino che spesso accompagna le vite di ogni persona.
Chi lo vuole accompagnato dal latte, chi con qualche zolletta di zucchero in più, chi lungo o macchiato...
Ma per Elenoir, una comune studentessa universitaria di campagna, quella bevanda rappresenta qualcosa di più: una tradizione e un rito trasmessole dal caro nonno fin dalla sua infanzia ma che, a causa di un incontro ravvicinato con la morte, la porteranno a una serie di eventi indimenticabili che la segneranno per lungo tempo.
Le peripezie saranno tante da affrontare per la nostra protagonista e tutte messe in relazione con un destino sconosciuto e, spesso, di cattivo gusto che non guarda in faccia le sofferenze di chi sta intorno a lei.
Ma Elenoir ha sempre qualcuno su cui contare, in primis se stessa e la sua enorme forza di volontà e di orgoglio che la spingono a lottare fino all'ultimo sforzo.
Spesso gli eventi più disparati e meravigliosi nascono da piccoli incidenti quotidiani che, forse, cambieranno per sempre la storia di questa giovane ragazza.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Amaro.

Generalmente questa é la prima cosa che si associa al gusto del caffé, il suo incredibile gusto forte e compatto, la bevanda degli adulti.
Tuttavia non consideravo tale il suo gusto; lo associavo generalmente ad un altro senso come quello del tatto.
Ogni volta, infatti, che le mie labbra si appoggiavano ingorde sulla porcellana bianca di una tazzina, mi sembrava di accarezzare la seta; un incredibile fusione tra pietra e nettare di puro piacere.
Assaporavo, dunque, il liquido chiudendo leggermente gli occhi e, dopo averne goduto il sapore, riadagiavo la tazzina sul piattino dove era adagiata una singola bustina di zucchero.
"Del genere: Fai l'amore con il sapore"
Sorrisi e riaprii gli occhi "Sai che ne vado matta" spiegai, cercando una vaga giustificazione per il mio strano comportamento.
Chissà come dovevo apparire a chi mi guardava. Probabilmente, pensai, come una matta che cerca l'estasi dentro il caffé ma non me ne curavo in effetti più di tanto poiché frequentavo il bar "Casa Blanca" con una certa continuità fin da quando ero una bambina. Non che fossi attaccata a questo locale che, per dirla tutta, non mi sembrava uno dei migliori per quanto riguardasse la classe e la simpatia dello staff ma tanto per i ricordi a cui ero gelosamente legata attraverso quel caffé che spesso mi accompagnava nella giornata.
"Non l'avrei mai detto, guarda" azzardò con una nota di ironia.
Sospirai "Marion, che ne diresti di smetterla di prendermi in giro?"
Marion ridacchiò e mi guardò da dietro il suo giornale con occhi dolci e materni.
Marion frequentava il mio stesso corso all'università ma, nonostante questo, sembrava molto più adulta di quello che dimostrava forse, pensavo spesso, a causa di quelli occhiali anni '50 che indossava sempre abbinati a gonne lunghe dallo stile hippy. Era una grande amica e molto acculturata soprattutto sulle tematiche che riguardavano la politica e l'ambiente.
In un certo senso, avrei visto perfettamente Marion seduta su un prato a comporre coroncine di fiori, canzonata dal motto "Peace and Love".
"Sono sicura che anche tu hai i tuoi vizi" continuai, leggermente offesa per le sue osservazioni sul mio comportamento.
Sbatté gli occhi e ripiegò d'un tratto il giornale "Il mio vizio, Elenoir?" ripeté, ridendo "Il mio vizio sei tu".
"Io?!" esclamai.
"Esattamente"
"Come mai?"
"Perchè sei altamente dannosa per la salute" spiegò "Un vero cancro maligno"
Piegai la testa da un lato, cercando di capire il motivo.
"Non posso rinunciare a te, tuttavia" gonfiò le guance come i bambini e alzò il mignolo "Non posso, no signore"
"Ma come mai dici che sono un cancro?" insistei, abbassando un po' la voce
Sorrise di nuovo "Perché sei incurabile e sei causa della mia abitudine assidua di volerti bene"
"...E' un complimento o cosa?"
"Non lo so" rimurginò sulle sue parole "Ma ti voglio bene" concluse dopo un paio di minuti con un gesto secco e, quasi, imbarazzato.
  
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