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Autore: dahbanana    25/02/2013    17 recensioni
Aria Stewart era esattamente il tipo di ragazza che pensava fosse meglio non creare delle aspettative su nulla e poi sorprendersi, invece che crearne per poi rimanere delusa.
Aveva anche una sorellina minore alla quale era molto legata, Emma Stewart, una bambina solare ed iperattiva, il cui sorriso sarebbe stato capace di far cessare una guerra.
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“C'era stato un tempo, in cui gli Stewart erano considerati la famiglia perfetta.
La tipica famiglia che si vedeva nelle pubblicità della mulino bianco: felice, armoniosa ed unita.
E da un giorno all'altro, quella felicità e quell'armonia erano scomparse, lasciando spazio ad un dolore immenso e ad una paura ancora più grande.
Quando quel pomeriggio, Amanda Stewart aveva deciso di portare Emma all'ospedale, non sapeva a cosa sarebbe andata incontro. Non immaginava nemmeno che il risultato della diagnosi sarebbe stato quello. La loro vita era troppo perfetta e la loro famiglia troppo felice perché succedesse proprio a loro. Non riusciva a capacitarsene, eppure era così: Emma aveva la leucemia."
* Alcuni dialoghi della storia, sono stati ispirati al film di Nick Cassavetes "La custode di mia sorella" *
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti
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Occhi verde Speranza

 

 

Prologo

 

Amanda e Daniel Stewart oltre ad essere due persone eccezionali, erano due genitori straordinari. La loro vita ruotava attorno alle loro due figlie.
Si erano conosciuti ai tempi dell'Università ed era stato amore a prima vista. Dopo cinque anni di fidanzamento, Daniel aveva chiesto ad Amanda di sposarlo, e lei aveva accettato. Erano felici assieme, perché non sposarsi?
Erano ormai divenuti entrambi degli avvocati di prestigio, quando nacque Aria, la loro prima figlia.
All'arrivo della neonata a casa Stewart, la gioia e l'amore dei suoi genitori crebbe e il loro legame non fece altro che rafforzarsi.
Tempo dopo, per precisione dodici anni dopo, nacque Emma, visino dolce, occhioni verdi e una risata talmente allegra che sarebbe riuscita a rendere di buon umore chiunque.
Non c'era cosa che Dan ed Amy, non avrebbero fatto per le loro due figlie, che tanto amavano. Avrebbero comprato loro il mondo e regalato loro perfino la Luna, se questo le avesse rese felici, perché Amy e Dan avrebbero fatto di tutto per vederle sorridere.
Probabilmente non vi erano genitori dediti al proprio compito come loro due.
Aria ed Emma erano il loro tesoro, la ragione più grande della loro esistenza, e per loro, sarebbero sempre state le loro bambine, indipendentemente dalla loro età.

 

***

 

Era una mattina come tutte le altre, se non per il fatto che di lì a poche ore, una notizia avrebbe travolto la famiglia Stewart. Una notizia che improvvisamente, avrebbe cambiato completamente la loro vita.
«Buongiorno» sorrise Dan Stewart mentre Aria, uniforme scolastica e capelli sistemati in una treccia laterale disordinata, si sedeva al tavolo per fare colazione.
«'Giorno papà» sorrise lei di rimando, allungandosi a prendere la caraffa di succo.
L'uomo ripiegò il giornale e lo poggiò sul tavolo, prendendo a sorseggiare il caffè mentre osservava la figlia, intenta ad imburrare una fetta biscottata. «Pronta ad affrontare l'ultimo giorno di scuola, tesoro?» le chiese dolcemente.
Aria scrollò le spalle, prendendo poi la marmellata di fragole. «Mai stata più pronta. Non vedo l'ora di essere a Parigi...» sospirò con aria sognante.
«A proposito...» Dan le rivolse un'occhiata severa, «di' a Nicholas che prima che partiate, voglio parlargli.» borbottò corrucciato. «Deve sapere che anche se ti ho permesso di partire da sola con lui per le vacanze, ci sono delle regole che dovrà rispettare.»
«Papà!» esclamò la figlia «Non ti azzardare a farmi fare una figuraccia! Nick é il mio ragazzo da quasi un anno oramai» gli ricordò infastidita.
Proprio in quel momento, Amanda Stewart entrò in sala da pranzo con una tazza di tè in mano e il blackberry nell'altra, prendendo posto al tavolo. «Dan, tesoro, é proprio necessario?» si rivolse al marito, cercando di mediare la discussione fra lui e la figlia, evitando di farli litigare. «Conosciamo Nicholas, é un bravo ragazzo» sorrise complice ad Aria.
Dan Steward si voltò verso la moglie indignato «Sì che é necessario! Voglio che sappia che lo tengo d'occhio» insistette perentorio «Ed in più, devo anche ricordargli di tenere le zampe a posto» aggiunse, rivolgendo un'occhiata eloquente alla figlia.
Aria sbuffò infastidita mentre Amanda scoppiava a ridere, scuotendo la testa.
Daniel era esattamente il tipo di padre estremamente protettivo nei confronti delle proprie figlie.
E a proposito di figlie, ce n'era una che mancava all'appello. «Dov'è Emma?» chiese improvvisamente l'uomo cambiando discorso, rivolgendosi alla moglie.
Amanda scosse la testa «Non andrà all'asilo nemmeno oggi. Si sente davvero poco bene... credo che la porterò dal dottore» rispose alquanto preoccupata.
Emma infatti, che era sempre stata una bambina solare e piena di energie, che non si faceva mai abbattere da alcun tipo di malore, da qualche giorno si sentiva debole e faticava anche solo ad alzarsi dal letto. 
«Hai ragione, credo sia un ottima idea» ribatté Dan altrettanto preoccupato.

 

***


C'era stato un tempo, in cui gli Stewart erano considerati la famiglia perfetta.
La tipica famiglia che si vedeva nelle pubblicità della mulino bianco: felice, armoniosa ed unita.
E da un giorno all'altro, quella felicità e quell'armonia erano scomparse, lasciando spazio ad un dolore immenso e una paura ancor più grande.
Quando quel pomeriggio, Amanda Stewart aveva deciso di portare Emma all'ospedale, non sapeva a cosa sarebbe andata incontro. Non immaginava nemmeno che il risultato della diagnosi sarebbe stato quello.

«La signora Stewart?» chiese un uomo alto e giovane, vestito di un camice bianco, attirando l'attenzione della donna, che assentì con il capo. «Sono il dottor Jonathan Fitz» si presentò con tono professionale.
«Ciao» squittì la bambina di soli cinque anni, seduta sulle gambe della madre.
«Ciao» la salutò a sua volta il dottore sorridendole intenerito, per poi sedersi di fianco ad Amanda.
«Allora... ho analizzato il suo emocromo.» dichiarò facendosi più serio in volto «Emma ha i leucociti molto bassi. Presenta anche un 12% di promielociti e 5% di plasti, che é indice di una sindrome leucemica.» le comunicò la diagnosi della bambina.
«Leucemica?» chiese la donna confusa da tutti quei termini troppo scientifici e specifici perché ci potesse capire veramente qualcosa.
«Cancro» spiegò allora il dottore senza mezze parole.
Tempo di dare un senso a quello che aveva appena sentito, che il cuore di Amanda perse un battito. Si coprì la bocca con la mano, mente gli occhi le si riempivano di lacrime.
«Farò un agoaspirato midollare a conferma, ma direi che Emma ha una leucemia acuta promielocitica.» aggiunse il dottore, un po' impacciato.
Non era ancora abituato a dare brutte notizie ed ogni volta, nonostante si ripetesse di non doversi lasciare coinvolgere da ogni caso, finiva per farlo. Inoltre, il fatto che la sua paziente fosse una bambina di appena cinque anni, lo faceva stare anche peggio.
Amanda
chiuse gli occhi e affondò il viso tra le mani. Era talmente devastata da quelle parole da non riuscire nemmeno a collegarle tra loro.
No. La loro vita era troppo perfetta e la loro famiglia troppo felice perché succedesse proprio a loro.
Non riusciva a capacitarsene, eppure era così: Emma aveva la leucemia.

«Mi dispiace» mormorò il dottor Jonathan Fitz.

***


Una decina di ragazzi disposti in riga, aspettavano ansiosamente il verdetto dei giudici.
C'era chi pregava mentalmente, chi si ripeteva che ce l'avrebbe fatta, quasi a volersi autoconvincere e chi invece, avendo magari già perso un'occasione, sperava con tutto il cuore che quella invece sarebbe stata finalmente la volta buona.

«John Welding... Nicola Festa... Paije Richardson... Aiden Grimshaw... Marlow McKenzie... Karl Brown... Matt Carlde...»
Ad ogni nome pronunciato la speranza cominciava a venire meno, mentre la voglia di piangere sembrava volersi impadronire di coloro che non sentivano pronunciare il loro.
«E l'ultimo concorrente che andrà alla casa dei giudici é... Tom Richards» l'ultimo nome venne annunciato.
«É tutto ragazzi, mi dispiace» sentenziò Simon Cowell, uno dei giudici, spazzando definitivamente via qualsiasi residuo di speranza rimasta in quelli che non erano stati scelti.

Più tardi nel backstage, durante un'intervista un irlandese aveva cominciato a piangere, coprendosi il volto dalle telecamere con il suo maglione scuro. Un ragazzo inglese invece, quello che credeva che finalmente avrebbe avuto la sua occasione di dimostrare il suo talento al mondo, veniva abbracciato e consolato dal conduttore, mentre un altro, dai capelli scuri ricci, asciugava lacrime silenziose con la sua cuffia blu di lana.
Così come per loro, essere stati lì ad aspettare che il loro nome fosse chiamato senza invece sentirlo pronunciare, era stata l'esperienza più brutta della loro vita.

Quello che però cinque dei ragazzi non scelti non sapeva, era che il destino aveva in serbo qualcosa di speciale per loro...



~
 


                                                                                                  *Spazio Autrice*


Ehilà bellezze mie :)
Ecco a voi un assaggio di un'altra delle mie pazze idee.
Anche in questa storia, pretendo fare di tutto per renderla un po' diversa da tutte le altre e cercare di non cadere nel banale.
In questo prologo vi ho dato un'idea generale del tema che verrà trattato, ma ciò che veramente avverrà ancora non si può capire, essendo rimasta abbastanza sul vago.
L'unica cosa che vi posso anticipare é che sì, ci sarà una specie di storia d'amore ;)
Spero vi sia piaciuto e vi abbia incuriosito almeno un pochino. Vi prego di non esitare a dirmi ciò che pensate, ci tengo davvero molto :)
Bacioni,

-S

  
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