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Autore: Alien T    25/02/2013    2 recensioni
E’ come se vivessi di prime volte.
La prima volta che bevo whisky incendiario, la prima volta che partecipo ad una festa, la prima volta che uccido un uomo, la prima volta che stringo la mano di una ragazza, la prima volta che posso scegliere.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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E’ come se vivessi di prime volte.
Ogni emozione mi sembra inesplorata, la prima volta che bevo whisky incendiario, la prima volta che partecipo ad una festa, la prima volta che uccido un uomo, la prima volta che stringo la mano di una ragazza, la prima volta che posso scegliere.
Certo il whisky incendiario ha un sapore decisamente migliore delle mani sudaticce di una ragazza appena conosciuta, e ammettiamolo, uccidere un uomo è probabilmente più eccitante di qualunque festicciola adolescenziale.
Ma ciò che davvero mi ha rovesciato l’anima è stato poter scegliere.
Vedere due posti liberi sul nottetempo e scegliere quello più vicino al finestrino per appoggiare la testa e sentirla vibrare, vedere due ragazze e scegliere a quale sorridere, vedere due libri e scegliere a quale accarezzare la copertina ruvida. Per un Malfoy, scegliere, significa essere liberi.
 
Quel giorno di settembre mi aggiravo per Hogsmade senza una meta precisa, avevamo un paio d’ore di svago e di stare in mezzo alla gente non ne avevo proprio voglia.
Avevo trovato qualche anno prima un posticino piuttosto nascosto in cui passavo quei pochi momenti ,  era il retro di un negozio che dava su un prato lungo qualche decina di metri e leggermente in discesa. Ci si arrivava attraverso un viottolo stretto e buio, una scala ripida e passando sotto una tettoia in legno sotto cui un sacco di volatili ci facevano il nido. Era una tipica giornata autunnale, il cielo era azzurro e il sole splendeva, tuttavia un freddo pungente si insinuava tra la mia sciarpa verde e argento e il mio collo pallido.
Il prato verde e umido di rugiada, era coperto da una coltre di foglie grosse, secche e colorate. Ogni passo scricchiolava come in un film horror.
Mi sedetti con le spalle appoggiate a un grosso faggio nudo.
Il vento mi scompigliava i pensieri oltre che i capelli.
 
Quando nella  mia mente stava finalmente prendendo piede un’estranea pace, apparsero abbracciati due ragazzi. Si sedettero dalla parte opposta del giardino, si guardavano e si stringevano le mani.
Ero quasi sicuro che non mi avessero visto, erano talmente impegnati a mangiarsi con gli occhi che niente avrebbe conquistato la loro attenzione. Mi fermai a guardarli e notai come le loro vite andassero avanti di pari passo. Le loro mani intrecciate descrivevano un disegno perfetto fatto di carezze, accavallamenti e ancora carezze; i loro corpi aderivano perfettamente l’uno all’altro come se fossero sempre stati attaccati, perfino i piedi partecipavano, le ginocchia si strofinavano, le braccia, le cosce che non sapevano se aprirsi o stare chiuse, i movimenti di bacino coordinati a sguardi profondi, indirizzati, precisi e senza indugi. La cosa che non si avvertiva in nessun modo era il disagio.
Non c’era malizia tra loro, c’era armonia. Non c’era inganno, c’era solo complicità.
Mi sembrò il caso di andarmene ma guardarli mi sembrava la cosa più bella e naturale da fare in quel pomeriggio vuoto.
 
Mi accorsi di quanto la ragazza fosse a suo agio, bella come il sole che gli scaldava la pelle.
Aveva dei lunghi capelli castani, ricci, crespi, a tratti spettinati, i suoi occhi erano color del miele, o almeno davano questa impressione da lontano sotto le lunghe ciglia nere. Portava un cardigan blu notte, dei blue jeans e la sciarpa di Grifondoro.
Lui invece era poco ordinato, dei pantaloni di velluto beije e un maglione scuro in contrasto netto con i suoi capelli arancioni, la sua sciarpa di Grifondoro era finita un po’ più in là assieme ad un mocassino e ad un sacchetto con delle compere.
Forse non era adatto, forse non aveva tutta quell’importanza che gli davo in quel momento, ma mi capitò di incrociare lo sguardo di quella ragazza bellissima e così a suo agio col suo esserlo e allora tutto si fece chiaro. Era lei. Era la ragazza che volevo scegliere.
E la scelsi.
Con o senza il suo consenso io la scelsi, lì su quel prato mentre lei baciava un altro, io la scelsi.
  
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