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Autore: Rainfell    25/02/2013    3 recensioni
[To the Moon][La storia è stata modificata; 15/05/20] La storia segue la Dr. Eva Rosalene e il Dr. Neil Watts, impiegati della Sigmund Corp. mentre esaudiscono il desiderio dell'ormai morente Johnny Wyles. Il desiderio di Johnny è semplice: egli vuole andare sulla Luna; tuttavia non sa spiegare il perché. Per accontentarlo i dottori devono inserirsi nelle sue memorie e viaggiare a ritroso nella sua vita. Con ogni momento importante registrato nella sua mente, i dottori apprendono sempre di più sul paziente. E cosa lo ha portato ad essere quello che è adesso. Dopo aver raggiunto la sua infanzia, i dottori tentano di inserire il suo desiderio di andare sulla Luna. L'intenzione è che, una volta impiantato il desiderio, il subconscio di Johnny genererà delle memorie su una nuova vita basate su quel desiderio, così potrà morire in pace senza rimpianti.
Genere: Avventura, Comico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di iniziare a raccontare di come il vecchio Johnny realizzò il suo ultimo desiderio, bisognerebbe parlare di chi gli aveva permesso di poterlo fare. Infondo, come può un povero vecchio realizzare un così ambizioso sogno senza l'aiuto di qualcuno?

Era sera e sopra le loro teste si elevava una fantastica Luna piena che li accompagnava nel loro percorso in auto verso il paziente di quella sera, bisognoso del loro aiuto per realizzare il suo ultimo desiderio, apparentemente.
Gli scienziati Eva Rosalene e Neil Watts lavoravano per la Sigmund Corporation, una società che apparentemente esprimeva l'ultimo desiderio delle persone in fin di vita.
Come era possibile ciò? Non erano certo dei maghi o chicchessia, ma grazie ai loro studi scientifici e tecnologici, avevano realizzato degli impianti di ricordi artificiali che permettevano loro di introdursi nei ricordi dei loro pazienti e viaggiare a ritroso, a piccoli passi, nella loro vita, modificandone gli avvenimenti che in passato gli avevano impedito di realizzare i loro sogni nel cassetto; ovviamente cercavano di fare il possibile per non alterare troppo quelli reali.
Grazie a tutto questo, il paziente poteva morire senza alcun rimpianto.
C'era una leggera brezza che Eva, con il finestrino abbassato dal lato passeggero, si stava godendo in tutta tranquillità, ignorando i continui lamenti del suo collega alla guida e i suoi parallelismi insensati da nerd quale era. Difatti l'ultima sua chicca era stata paragonare la lunghezza del viaggio che stavano compiendo alla lunga battaglia tra Goku e Freezer, o qualcosa del genere, delle volte non riusciva davvero a stargli dietro e infatti più che zittirlo con un “Chiudi il becco e continua a guidare”, non fece, lasciando così che si lamentasse da solo. Ormai dopo così tanti anni di conoscenza, aveva capito come comportarsi; Neil era come un bambino, meno confidenza gli davi e meno capricci faceva, ignorandolo infatti avrebbe chiuso la bocca da solo.
Emise un profondo sospiro quando effettivamente sopraggiunse la quiete; momentanea.

La persona che li aveva contattati, aveva informato loro che il paziente si trovava fuori città, precisamente nei pressi della scogliera su cui era situato il faro.
Eva pensò a quanto fosse bizzarro il pensiero di poter abitare così isolati da tutti, ma era anche affascinata dal pensiero di un posto così silenzioso e tranquillo, lontano dal frastuono cittadino.
Quando iniziò a scorgere quella che si presumeva fosse l'abitazione del paziente, cercò di avvertire il suo collega che in tutta risposta elargì con un: “MERDA!” seguito da una frenata e girata di sterzo brusca, che li fece finire inevitabilmente contro un grosso albero.
L'impatto aveva azionato gli airbag contro di loro, ma per fortuna erano entrambi interi.
Con il cuore a mille per lo spavento e un po' indolenzita, Eva scese dall'auto prima controllando i danni subiti e in seguito il suo collega che in quel momento stava anche uscendo dall'auto imprecando, concentrato più che altro verso la strada, a differenza sua.
« Dove stavi guardando Neil?! Per poco non ci facevi ammazzare! » si accanì contro di lui, nonostante cercava di controllarsi e riprendere la calma perduta.
« Bhe, scusami, se ho schivato eroicamente quello scoiattolo! », non poteva davvero credere alle sue parole, battendo più volte le palpebre incredula del fatto che stavano davvero rischiando la vita per uno scoiattolo. Fece dunque il giro, per valutare la situazione e notando così che in ogni caso l'animaletto giaceva a terra privo di vita. Non aveva davvero parole per descrivere la stupidità di quell'uomo.
« ... L'hai comunque preso in pieno. » gli precisò, riportando in seguito lo sguardo verso l'albero e il davanti dell'auto distrutto. “L'hai preso in pieno e hai colpito un albero...”
« Ascolta, non preoccuparti, è la macchina della compagnia. » disse in tutta risposta con un movimento non-curante della mano e con una tranquillità tale che metteva davvero in discussione l'immensa pazienza che la scienziata possedeva, e si sistemò gli occhiali.
« Mi stai prendendo in giro? Il capo ci ammazzerà! » sbottò Eva.
« Hm. Gli potremmo dire che stavo salvando un cagnolino. Lui adora i cani, vero? » chiese lui per avere una qualche conferma, incrociando le braccia al petto, pensandoci seriamente alla questione.
« È più un tipo da gatti. » rispose, meravigliandosi di se stessa per averlo anche fatto.
« ... Perché il mondo deve essere così complicato? » il suo tono era di teatrale disperazione, era sempre stato un esibizionista. « Bene, qualunque bestia gli vada a genio, l'abbiamo salvata! », non era proprio così che era andata, ma ad ogni modo la scienziata lasciò nuovamente perdere l'altro emettendo un profondo sospiro massaggiandosi la tempia.
« Perfetto, dopo ricordati di scriverlo sul tuo resoconto. Prendi l'equipaggiamento dalla macchina e diamoci una mossa. » difatti per il gesto non-eroico del suo collega, stavano perdendo tempo prezioso che dovevano invece usufruire con il loro paziente che di certo non poteva aspettare loro ancora per molto.

Neil Watts era l'assistente – nonché amico di vecchia data – della dottoressa Rosalene. Era un giovane uomo caucasico dagli occhi verdi e occhialuto e dai corti capelli castani, di alta statura. Si definiva divertente e cinico, spesso e non-volentieri faceva battute e vari riferimenti alla cultura pop per alleggerire l'umore e rendere il lavoro meno stressante possibile. Almeno così credeva; da Eva veniva piuttosto descritto come sciocco e infantile, mettendo in evidenza anche quanto fosse insopportabile e terribilmente logorroico, con una propensione spiccata a interventi non richiesti – e che il più delle volte la mettevano in imbarazzo davanti lo staff e i clienti – mettendo così sempre a dura prova l'immensa pazienza che la caratterizzava. Lei era completamente l'opposto di lui. Era una bella e giovane donna dalla scura pelle, dagli occhi castani e lunghi capelli corvini; come altezza era nella media. Teneva molto al lavoro che con tanta fatica si era guadagnata, prendendola con molta serietà. Il suo temperamento era tranquillo, gentile quando si trattava di parlare con i propri clienti, nonostante fosse piuttosto riservata come persona, per di più nessun dettagli le sfuggiva, neanche il più frivolo. Probabilmente era considerata la migliore nel suo campo, anche se Neil direbbe sicuramente il contrario, auto-elogiandosi.

Una volta preso l'equipaggiamento dai sedili di dietro e lasciato l'auto mal ridotta al suo destino, si incamminarono verso l'abitazione del paziente, da cui potevano scorgere il tetto dalla loro posizione. Avevano un percorso da seguire, ma per fortuna vi erano le dovute indicazioni, senza il pericolo di perdersi. Per andare verso la cima della scogliera dovevano seguire le scale di pietra; intorno all'area circostante vi erano diversi alberi, alcuni di essi privi di foglie, su cui erano posati alcuni uccellini azzurri cinguettanti. Da lì, prestando un po' più di attenzione, si poteva ben sentire il suono delle onde del mare che si infrangevano contro la scogliera, rendendo un po' più piacevole quella scalata, almeno per Eva. Neil imprecava ogni tanto per via del peso dell'attrezzatura che era costretto a portare.
Durante la loro salita si ritrovarono davanti una masso che bloccava loro la strada o così apparentemente sembrava.
« ... Chi ha messo qui questa roccia? » si domandò Eva, osservandola confusa.
« Sarà il loro sistema di sicurezza. »
« Non essere ridicolo... non abbiamo tempo da perdere. Proviamo a spingerlo via dalla strada. »
« O forse potremmo trovare un ramo di un albero da usare come leva---, aspetta... » breve pausa, Eva era già pronta ad intervento fuori luogo. « Oppure, potremmo arrenderci subito e dare un taglio alla cosa! »
Ignorando completamente il resto del discorso altrui, assottigliò lo sguardo notando che ci fosse qualcosa di insolito in quella “roccia” che gli bloccava il passaggio, avvicinandosi dunque maggiormente ad essa per toccarla con mano e spingerla via come se fosse una piuma, o forse era meglio paragonarlo ad un palloncino. Difatti quello che aveva spinto via, e che ora rotolava via per la scalinata, non era altro che un grande pallone gonfiato che lasciò entrambi gli scienziati perplessi.
Ci fu un momento di silenzio.
« ... Che diavolo è successo? » chiese Neil, più sorpreso di lei.
« Io... non capisco... » fece una pausa. “sembrava quasi una specie di palloncino, ma era così realistico che non sembrava tale... »
Di nuovo silenzio.
« Uh, va bene, meglio che ci diamo una mossa. »
« Okaaay... »
Tornarono sui loro passi fino a raggiungere finalmente l'abitazione del loro paziente ritrovandosi davanti al suo giardino.
La casa era immensa e imponente e chiunque avesse avuto la pazienza di costruirla aveva davvero fatto un ottimo lavoro.
Aprendo il cancelletto, percorsero il giardino fino ad arrivare davanti la porta su cui Eva bussò.
« ... Non è un brutto posto dove ritirarsi, non trovi? », alla domanda di Eva, Neil posò momentaneamente la pensante attrezzatura a terra, guardandosi intorno con le mani posate sui fianchi.
« Avrei potuto trovare di meglio. », Eva non si meravigliò di quella risposta, roteando gli occhi rassegnata, non continuando la discussione. « Turni di notte: bene o male? »
« Sai benissimo la mia risposta, stupido gufo. » rispose questa volta seccata; ancora nessuno sembrava intenzionato ad aprirli, rimanendo così a fissare la porta chiusa.
« ... Ci vorrà tutta la notte, me lo sento. » sbuffò Neil ed Eva non poteva il contrario in quel caso.
« E dubito che abbiano il caffè... »
« Chiudi il becco. » lo esortò, iniziando a sentire dei passi provenienti dall'interno.
« ... Mentre le onde dell'oceano ci deliziano con la loro ninna-nanna...” riprese Neil, con il suo solito modo di fare da poeta da quattro soldi.
« Difficile sentirle col tuo continuo blaterare. » intervenì questa volta Eva.
« E le tue sopracciglia si--- » si voltò verso di lui con sguardo di fuoco, pronta probabilmente a mettergli le mani addosso, se non fosse che, proprio in quell'istante, la porta si aprì alle sue spalle. Lasciandolo perdere, di nuovo, si diresse verso l'interno dalle casa, nascondendo il suo nervosismo.
« Non dimenticare l'equipaggiamento, cretino. »
« ... non vengo pagato abbastanza per questo. »

Sarebbe stata una lunga e pesante notte di lavoro.

  
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