Crossover
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Autore: whitemushroom    26/02/2013    2 recensioni
Il Legame Cremisi è la prova che ogni Cavaliere dei Pesci deve affrontare per dimostrarsi degno di vestire la Gold Cloth, l'armatura d'oro che contraddistingue i migliori guerrieri della dea Athena. Ma il Legame Cremisi ha un prezzo. Un prezzo che Crona, giovane apprendista del Gold Saint Lugonis, non è disposto a pagare ...
Una fanfiction crossover tra l'universo di Saint Seiya (The Lost Canvas) e Soul Eater.
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anime/Manga
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7: Albafica, la rinascita. Il giardino delle rose rosse: dalla morte, la vita.


“Si è ripreso?”
“Tu cosa ne dici?”
Guardarono insieme il giardino sotto di loro, e Franken Stein si accomodò sul parapetto . Sage sapeva che si stava sforzando di non accendere la pipa che teneva tra le dita in segno di rispetto e gliene fu grato; quello si sporse e si pulì gli occhiali con il camice “All’epoca mi chiedevo sempre come fosse il Santuario visto da quassù … ma ad essere sincero non mi sembra gran che”.
Era colpa delle rose, ovviamente.
L’intera Dodicesima Casa era avvolta da steli secchi, ed il giardino era ridotto ad un tappeto di petali marcescenti. Il vento stesso portava un profumo di rose. “Le sue ferite si sono rimarginate. Quelle del corpo, almeno” mormorò “Ti ringrazio di averlo riportato qui”.
“Le vecchie abitudini sono dure a morire, persino per uno scienziato”.
Sage si sentì ancora più vecchio del solito; l’uomo davanti a lui era stato un ragazzo nemmeno troppi anni prima. Lo aveva osservato sin da piccolo, aveva seguito i suoi progressi ed aveva sperato per lui un futuro diverso, magari uno che lo avrebbe visto illuminato da una perenne luce dorata. Ma il destino o Atena avevano voluto diversamente, e Franken era la prova vivente che si poteva servire la dea in mille modi diversi, di cui molti oltre la sua umana comprensione. “Puoi sempre ritornare qui, se vuoi”.
L’altro si sistemò gli occhiali e lo scrutò con un’espressione divertita come se avesse appena ascoltato un racconto divertente. “La ringrazio, Santità”.
Si alzò in piedi, lanciò un’ultima occhiata alle rose e si accomodò il camice. “Ma questo posto non fa più per me. Ho fallito una volta, ed Antares non mi ha lasciato molta scelta”.
Antares: o morte o follia.
Solo colui che governava l’Ottava Casa ne era immune, e riceverlo era diventato da molti secoli la prova finale, una prova meno letale ma non meno dura del Legame Cremisi dei Pesci. Cosa fosse andato storto il giorno della prova di Franken era noto solo ad Atena, ma dopo il tocco di Antares il ragazzo era stato costretto a scegliere tra la vita e la luce della ragione. E da quel momento in poi … beh, la follia lo aveva spinto a prendere delle scelte diverse. Decisioni difficili, obiettabili, una vita lontano da tutti coloro con cui era cresciuto, ma non era nella politica di Sage condannare coloro che sceglievano di abbandonare la via dei Saint. “Il tuo maestro sente la tua mancanza. Potresti riprovare” disse “Nessuno degli attuali aspiranti alla Cloth dello Scorpione ha la metà del tuo Cosmo”.
“Uh, quello lo so da me, Santità” gli sorrise “Ma la mia vita non è più qui da un pezzo! Ho troppi lavori in sospeso, la Scienza mi chiama! E poi … credo che un paio di occhi fidati fuori dal Santuario potrebbero esserle utili in questo momento!”.
Non poteva negarlo. Se Thanatos aveva cercato di reincarnarsi, allora il tempo a loro disposizione era poco. Ade era in procinto di risvegliarsi. “Sempre due essi sono. Sarei stato pronto a giurare che gli dèi gemelli avessero nascosto i loro nuovi corpi nello stesso posto, ed invece mi hanno battuto. Ormai lo spirito di Hypnos avrà raggiunto il suo corpo e si sarà destato”.
“Il vaso è stato aperto”.
Avrebbe desiderato non veder mai arrivare quel momento. “Ci vorrà del tempo prima che Thanatos si riprenda dalla sconfitta e ricrei un nuovo corpo per sé, ma abbiamo guadagnato solo una manciata di anni”.
Il Gran Sacerdote si sedette su un gradino, appoggiò il pesante elmo sulle ginocchia e fissò un punto imprecisato del cielo; le battagli, i caduti, le mille scene dell’ultima Guerra Santa si affacciarono alla sua mente e portarono con loro un dolore antico, talvolta addormentato ma sempre presente nel suo animo. Non era vissuto tutti quegli anni per assistere impotente alla nuova discesa dei sovrani del sonno e della morte, le avanguardie di Ade che tanti anni prima avevano condannato i suoi compagni d’arme ad una fine atroce. “Quando Thanatos si riunirà ad Hypnos avranno abbastanza potere per richiamare Ade dal suo sonno centenario e lui si reincarnerà nell’essere più puro del mondo”.
“Buono a sapersi, tanto non sarò io” disse, simulando un tono scherzoso che però gli si mozzò a metà della gola “Sua Santità, non la trattengo. So che ha compiti più gravosi che stare qui a blaterare con un ex Saint, e adesso che mi ritrovo senza una moglie dovrò riordinare il laboratorio da solo, suppongo!”
“Non ti sentirai solo?”. Era una domanda che in quegli ultimi anni lo aveva inseguito, comparendogli davanti quando convocava i Gold Saint, quando riceveva le dettagliate lettere di suo fratello nel lontano Jamir, prima di coricarsi e nell’attimo in cui i raggi del sole svegliavano il Santuario. E la percepiva martellante in quel momento, sulla sommità della scala Sacra; la solitudine era il male che permeava le rose e, in piccola parte, il suo cuore.
“No, non credo proprio!” sorrise di nuovo, stavolta sul serio, come ricordandosi di qualcosa di importante “La vita è troppo breve per sentirsi soli o annoiarsi! E poi devo ancora completare il mio esperimento che ho lasciato bruscamente a metà!”
Fece una piroetta su se stesso e gli mostrò con orgoglio il camice inzuppato di sangue “Non credo che Lugonis lo rivoglia indietro!” un rapido cenno della mano, una riverenza un po’ confusa e si incamminò quasi saltellando sui gradini che conducevano verso le altre Case e poi fuori, lontano di lì, verso il suo mondo di infinite possibilità.
“Arrivederci, Gran Sacerdote”.
Ti auguro buona fortuna.
Forse il mondo parlerà di te, un giorno o l’altro.
Anche lontano da qui, la luce di Antares non smetterà mai di proteggerti.

Si prese del tempo prima di scendere a sua volta.
Quando era stanco l’elmo sembrava pesare il doppio, e lo abbandonò ai piedi dell’osservatorio prima di riempirsi le mani delle migliori erbe curative che Krjest dell’Acquario gli aveva lasciato. La battaglia contro la Specter era stata solo la prima luce dell’alba di una nuova Guerra Sacra; sotto di lui centinaia di Saint si allenavano nelle arene, duellavano, si esercitavano a far esplodere il loro Cosmo in nuove e devastanti tecniche. Ma imparavano anche ad amarsi come fratelli, e tra molti di loro nascevano improbabili amicizie che li facevano crescere più di qualsiasi altro maestro e rafforzavano l’amore che provavano per Atena e per la sacra missione che dovevano portare a termine. Ade avrebbe cercato di ghermire le loro vite con i suoi luridi Specter, ed era suo compito guidarli e proteggerli. La tragedia di oltre duecento anni prima non poteva e non doveva ripetersi.
Quando fu certo che le sue esili braccia non avrebbero potuto trasportare ulteriori erbe e pozioni si avviò verso il basso.
Il profumo delle rose non aveva più nulla di piacevole.
La devastazione si era depositata nel giardino della Dodicesima Casa. Nessun petalo si sollevava al suo passaggio, e gli stivali e la veste affondavano in un tappeto giallastro che si riduceva ad una misera poltiglia mista a fango. I roseti intorno all’edificio erano come fragili dita nere che sembravano voler imprigionare il signore di quel luogo, ridotte a tralci con soltanto spine.
E la situazione non accennava a migliorare. “Lugonis …”
Stappò con delicatezza una delle sue ampolle e versò delle gocce sulle labbra dell’uomo; alcune scivolarono lungo le guance ed inumidirono i capelli. Erano due notti che chiedeva al Presepe, la sua luce protettrice, di compiere il miracolo, infondere nuova luce ad Alpherg ed al suo protetto, pronto anche a pagare il prezzo con il suo stesso Cosmo. “Lugonis, ritorna. Non puoi abbandonarci”.
Gli occhi del Saint erano immobili e spalancati, con le flebili pupille color del mare che osservavano per migliaia di volte la morte del suo giovane apprendista in un cerchio che Sage non era in grado di spezzare. Un Saint dei Pesci si completava sempre con il suo apprendista. L’unica cosa viva nell’uomo disteso ai suoi piedi era il battito del cuore. “Non tutto è perduto … Puoi ricominciare ancora, devi credere in Atena!”
Ma chi sto prendendo in giro?
Gli spruzzò il viso con il contenuto azzurro di una ampolla, poi cosparse le parti del corpo esposte con le foglie delle piante che aveva portato con sé. Persino al Grande Sacerdote non era concesso di toccare troppo a lungo un corpo così saturo di veleno, però si prese qualche secondo per sistemargli i capelli, cercando di dargli un altro aspetto che non fosse quello di una stupenda rosa appassita.
Inutilmente.
Accostò la porta della Casa ed osservò il cielo mentre rientrava all’osservatorio. La verità era che Lugonis non voleva svegliarsi, e per quanto gli infusi di Krjest potessero ridare energia ai muscoli ed alle ossa non erano in grado di restituire al Saint dei Pesci la sua ragione di vita; non era solo il Legame ad allentarlo dal mondo dei vivi, ma anche il suo stesso cuore. Gli altri Gold Saint avevano unito le loro preghiere alle sue, e si erano stretti al petto i loro allievi con un abbraccio colmo di silenzio e paura. Sage si chiese come avrebbe reagito al suo posto. Sarebbero bastate le parole “Devi credere in Atena”?
Davanti al corpo senza forze di Lugonis si era chiesto se davvero valesse la pena avere un apprendista, specie con l’avvicinarsi di una Guerra Sacra. Sarebbe nato comunque qualcuno degno come e più di lui di indossare la Cloth del Cancro il giorno in cui avrebbe lasciato il mondo dei vivi e si sarebbe riunito con i suoi vecchi compagni negli Inferi.
Non aveva alcun senso crescere un apprendista per poi vivere nel terrore di vederlo cadere come era accaduto a Crona.
Era sul secondo gradino della scala quando lo sentì.
All’inizio era così debole che avrebbe potuto persino averlo sognato. L’anziano sacerdote si voltò a destra e a sinistra, cercando l’origine di quel suono.
Quando ad esso si aggiunse un Cosmo familiare abbandonò le erbe e le pozioni ai piedi della scala e si mosse in quella direzione, attraversando a passi larghi il tappeto di fiori secchi.
Lo trovò verso i confini del giardino, circondato da un cespuglio di rose color sangue che sembravano fiorite solo per celebrare la sua venuta: il neonato allungò le manine, incuriosito dalla cascata di ciocche bianche che incombeva su di lui. Sage si chinò e lo sollevò senza sforzo, lasciando che il piccolo scalciasse e gli tirasse i capelli. Non aveva altro con lui se non un panno nero in cui era avvolto ed un medaglione d’oro. “E tu cosa ci fai qui?”
Era un nuovo Cosmo, caldo e sereno. Un Cosmo notevole, perché nessuna rosa del giardino lo aveva sfiorato, ed il bambino respirava a pieni polmoni l’aria intrisa di veleno. Passò una mano sulla sua testa lungo dei brevi e sottili capelli azzurri, e cercò di comprendere perché quel Cosmo appena sbocciato gli sembrasse così tanto familiare.
Non gli ci volle molto.
Sorrise e camminò a passo svelto di nuovo verso la Dodicesima Casa mentre intorno ai sandali i petali appassiti riprendevano magicamente colore mentre un roseto fece crescere verso di loro i suoi rami con nuovi e vividi boccioli. Tutto il giardino si mosse intorno a loro, guidato da un’ondata di vita ed amore senza pari.
Lugonis era in piedi davanti all’ingresso, appoggiato ad una colonna. Vivo.
Appena si accorse del loro arrivo scese verso di loro, e Sage appoggiò il neonato tra le braccia del Saint dei Pesci, cercando di convincere le piccole mani a lasciare la presa dei suoi capelli. Non aveva parole per descrivere lo sguardo dell’altro uomo. “La dea non ti ha dimenticato, amico mio” gli ricambiò il sorriso con calore “E non ha dimenticato nemmeno Crona”.
L’altro fece scivolare una mano verso il medaglione e lanciò uno sguardo curioso. “Albafica? Ma che razza di …?”
“Un nuovo nome, un nuovo inizio, Lugonis. Ma spesso due cuori con nomi diversi battono insieme, così perfetti da diventare uno solo. Tu avevi bisogno di Crona … ma anche lui aveva bisogno di te. Per questo è tornato. Dalla morte, la vita” gli appoggiò una mano sulla spalla “Atena vi ha offerto una nuova possibilità. Sei un ottimo maestro, e sono certo che al prossimo Legame mi mostrerai un apprendista degno della tua Casa”.
Non aveva motivo di intromettersi oltre nella loro felicità e si congedò con un rapido saluto a Lugonis ed Albafica.
Aveva sbagliato a dubitare.
Aveva sbagliato a credere che Atena sarebbe rimasta ad osservare gelida quella tragedia e ad ascoltare le grida di dolore di un suo Saint senza agire. Non gli era dato di comprendere il fato mortale della Dodicesima Casa ed il perché il Legame Cremisi richiedesse un enorme sacrificio e la condanna alla solitudine eterna, ma non sedeva nel luogo più santo del mondo per svelare quei misteri. Era lì per pregare e guidare i Saint di Atena e per avere un minuscolo sguardo sulla grande scacchiera della battaglia tra gli dèi. Era lì per ringraziare la sovrana della giustizia per il miracolo che aveva appena compiuto e per quelli che avrebbe continuato ad offrire loro, giorno dopo giorno.
Si era lasciato prendere dallo sconforto ed aveva visto soltanto il dolore e lo sconforto, il sacrificio e la crudeltà del Legame Cremisi, ma non aveva intravisto il vero dono che si celava oltre quel mistero: un affetto sconfinato tra un maestro ed il suo apprendista e la forza di un vincolo che li trasformava in un padre ed in un figlio, generando dei sentimenti così forti da superare qualsiasi ostacolo, persino il gelo della morte.
Avere un apprendista era un grande dono, il vero modo per continuare a vivere in eterno con la consapevolezza di aver dato il massimo per qualcuno che si ama. Era stato solo uno sciocco a credere il contrario.
Un erede? In fondo, perché no?
Lugonis ed Atena gli avevano mostrato che non era mai troppo tardi.
Forse le stelle hanno in serbo qualcuno di speciale anche per me …


FINE

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Un sentito grazie a tutti coloro che sono giunti alla fine di questa storia, ed un grazie ancora maggiore a chi ha lasciato qualche commento. Immagino non sia stato facile leggerla, soprattutto per lo stile un po' pesante e l'uso di personaggi non molto conosciuti. So che a molti i crossover non piacciono, ma io trovo sempre piacere nel leggerne qualcuno di fatto bene o nello scriverne, perché unire i personaggi che si adorano è qualcosa di speciale, un sogno che tutti noi fan abbiamo nel cassetto, quindi non ci trovo nulla di male nel provarci.
Vuole anche essere un invito a leggere la serie di Lost Canvas e ad appassionarvi ad i suoi personaggi, che contribuiscono ad arricchire l'universo di Saint Seiya, sempre in espansione e sempre in grado di regalare a fan grandi e piccini qualche bella emozione; i gaiden sono dei piccoli gioielli, che riflettono l'amore dell'autrice per i suoi personaggi, ed è impossibile non sentire, sfogliando quei volumi, la dedizione che vi ha messo nel crearli. E' un invito anche a dare un'occhiata al mondo di Soul Eater, sia all'anime che al manga, perché è fonte di tantissimi spunti e non ha solo personaggi demenziali, ma anche figure come Crona, Stein e Medusa (i miei preferiti, guarda un po' ...) che sono in grado di dare un tocco serio e tragico alla trama.

Se non fosse per i commenti dell'autrice Lisaralin questa fanfic sarebbe nel dimenticatoio di EFP, quindi ringrazio soprattutto lei! Se la storia vi è piaciuta vi invito a cercarci nel nostro account comune, Registe, per leggere il nostro crossover Il Castello dell'Oblio (il primo di ujna serie), di cui siamo molto, molto orgogliose.

Uno speciale ringraziamento va al forum a cui partecipo assiduamente, il xiiiorderforum, che ha organizzato il contest di crossover a cui ho partecipato -e vinto XD- con questa storia.

Alla prossima!!!



 

  
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