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Autore: Hell96    26/02/2013    2 recensioni
Love is Love, l'Amore è Amore, e non conosce razza, religione né sesso. Ci si sente ugualmente vulnerabili, pazzi, incompleti.
Questa è una raccolta di tre oneshot, tutte incentrate sull'amore. Le protagoniste saranno coppie rispettivamente het, shoujo-ai e shounen-ai.
Perché l'amore non ha sesso, e voglio dimostrarlo. ♥
#1-SuiKa ♥
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Karin/Suigetsu, Naruto/Sasuke, Sakura/Ino
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Love is Love.
SuiKa ~ How to fall in love.

*

Era divertente osservare gli altri.
Come se fosse una parete, guardava gli altri, e da un certo punto di vista, li studiava.
Era così che conosceva gli altri. Karin non si presentava, non sorrideva con l'intento di piacere agli altri; non cercava minimamente di fare la carina, la spiritosa. Se ne stava in silenzio, in un angolo, a conoscere gli altri.
In questo modo, conosceva più gli altri che sé stessa. E così sapeva il gusto di patatine preferito del ragazzo cicciottello, ma ogni volta che doveva scegliere lei, perdeva sempre più di dieci minuti cercando di decidere quali fossero le patatine più gustose fra quelle al pomodoro e quelle classiche. Sapeva che, alla ragazza dalla lunga coda bionda, stava meglio il rossetto cremisi piuttosto che il lucidalabbra chiaro, lei invece era sempre indecisa fra quello rosato e quello rosso fuoco. Sapeva con certezza che al ragazzo dai capelli arancioni piacessero tutti i tipi di animali, mentre lei non riusciva a decidere se prendere un gatto oppure un cane.
Arrivava sempre molto stanca a casa, perché si sa, capire gli altri era complicato. Metteva piede in una casa che forse non era mai stata davvero sua, vivendo una vita non veramente sua, trascorrendo il tempo facendo scorrere sotto le palpebre le immagini della giornata appena passata. Ogni tanto buttava un'occhiata fuori, guardando gli alberi danzare col vento e luci della città, forse troppo abbaglianti, così luminose da rubare la scena alle stelle.
Ancora un altro giorno, si disse, entrando nel porticato della scuola, pensando di dover ancora una volta ingannare il silenzio con parole finte, annuendo alle difficili spiegazioni dei professori e aggiustarsi gli occhiali di tanto in tanto.
Quel giorno però non andò così, per uno strano scherzo del destino, o della forza di gravità, che dir si voglia.
Non aveva mia avuto problemi nello scendere le scale, non come quella ragazza distratta che finiva sempre per cadere rovinosamente per terra, era sempre veloce e precisa, ma quella volta, proprio come quella ragazza così sbadata, inciampò precisamente sugli ultimi quattro gradini della scalinata principale della scuola.
Cadde, ma non cadde davvero. C'era l'amore là, pronto a prenderla.
Sì, era precipitata su un ragazzo, poggiando la testa contro il suo petto.
Sentì improvvisamente il bisogno di lasciarsi andare, su quel petto, e magari di dormirci qualche notte; come se la sua testa fosse diventata tutt'ad un tratto troppo pesante, perché forse troppo piena di pensieri, per essere sorretta dal suo corpo, diventato inaspettatamente troppo fragile.
Lasciò quei pensieri vagare nella sue mente e si alzò velocemente, rossa per l'imbarazzo. –Potresti anche ringraziarmi, se non fosse stato per me ti saresti come minimo rotta un braccio.- commentò il ragazzo. Karin lo trafisse con lo sguardo, furiosa –Ehi, non guardarmi così, non ho detto niente di male!- continuò lo sconosciuto, tentando di sembrare il più gentile possibile –Senti pesce lesso, vedi non rompere, non è giornata.- rispose a tono, facendo per andarsene.
–Potresti essere più gentile, brutta strega! Ti ho appena salvato la vita! Sei in debito con me.- A quelle parole, Karin scattò come una leonessa. Si calmò poi, rendendosi conto che infondo era vero, aveva attutito la caduta col suo corpo, anche se effettivamente non aveva fatto niente lui, se non posizionarsi proprio nel punto in cui era destinata a cadere. E neanche questo era merito suo, tutto sommato. Era stata più una semplice casualità. –Dimmi almeno come ti chiami…- strepitò lui.
Essia, il nome poteva concederglielo. –Karin.-
–Io sono Suigetsu!- si apprestò a specificare –Non te l’ho mica chiesto…- rispose, avviandosi verso una meta imprecisata della scuola. –Sei scorbutica. Ma mi piace, sei una tosta.- asserì, seguendola attraverso i corridoi gremiti di ragazzi. –Lo so che sono una tosta, non c’è bisogno che me lo ricordi.- sorrise –Fai rientrare gli artigli, leonessa!- scherzò, strappandole un risolino. –Senti ,Suigetsu- il ragazzo in questione si rallegrò, non aveva dimenticato il suo nome. Forse era un buon segno.
–Non mi tartassare!- continuò la ragazza dai capelli rosso fuoco –Ricevuto.- rispose il ragazzo, standole alle costole –E smettila anche di seguirmi!- inveì ancora la ragazza. –Mi dispiace ma questo non posso farlo.- e sorrise sornione, mentre la ragazza era satura di rabbia.
Si fermò per un secondo, il tempo di un sospiro o due, e riprese la sua pazza camminata verso la caffetteria.  –Cosa c’è, vuoi offrirmi un caffè?- disse notando la direzione intrapresa da Karin. –Perché mi assilli in questo modo? Vuoi un “grazie”? Okay, grazie! Ma adesso sparisci!-
Suigetsu sorrise –Non c’è di che, strega. Ma quello che voglio è un appuntamento.-
Evapora!-


 

*



Il giorno dopo, Karin varcò la soglia della scuola con circospezione.
Il ricordo del giorno riaffiorò piano piano; casa sua divenne improvvisamente accogliente, il letto sembrava stranamente più comodo e le luci delle stelle parvero aver finalmente vinto la battaglia contro le luci della città. Persino sua madre era diventata come per magia più simpatica, e suo padre meno brontolone. Lo studio era meno noioso e la stanza sembrava più ordinata. Non aveva mangiato niente eppure continuava a sentirsi lo stomaco pesante.
Quella volta gli occhi difficilmente si erano arresi al sonno, e le sue membra continuavano a contorcersi. Era diventata tutt’ad un tratto sbadata, iperattiva, e stranamente poco irritabile. Aveva addirittura salutato le persone che aveva incontrato per strada, senza mandarle a quel paese per aver interrotto i suoi pensieri.
Non capiva bene quello che le stesse succedendo -non che normalmente si capisse- aveva la testa fra le nuvole, lo stomaco in subbuglio e il cuore impazzito. Cercava in tutti i modi di apparire carina, maledicendosi poi all’istante. Si rese conto di essere definitivamente un caso disperato quando capì che lo stava cercando, e per un certo verso ne sentiva la mancanza.
Quando si addentrò verso l’atrio, sentì la terra mancarle sotto i piedi.
Era proprio lì, appoggiato allo stipite della porta della classe di aritmetica. Fu attanagliata da paure, tutte stupide, infantili, infondate. Voleva farsi notare, ma al contempo non farsi vedere mentre cercava di attirare l’attenzione. Un po’ come quando si è bambini e, nel bel mezzo della notte, urliamo per far venire la mamma o il papà a scacciare i mostri sotto al letto. Sappiamo che i mostri non esistono, e che seppur esistessero, non si nasconderebbero sotto al nostro letto, magari punterebbero a persone più interessanti, chissà.
Karin era così. Una bambina spaventata. Sapeva che non doveva esser spaventata, perché infondo non c’era assolutamente niente da aver paura, ma aveva ugualmente le gambe tremolati, come le foglie durante le giornate ventose. Si decise finalmente a mostrarsi, passandogli davanti con assoluta nonchalance.
–Karin!- sbraitò Suigetsu, e lei si voltò, assumendo una finta espressione scocciata. –Allora a che ora ti passo a prendere stasera?- chiese il ragazzo, fin troppo speranzoso e sempre sorridente. La ragazza esultò internamente, sentendosi sollevata. –Diciamo mai.- rispose, sperando che il ragazzo non gettasse la spugna. –Perché sei così cattiva con me?- Suigetsu mise su il broncio –Cosa deve fare un ragazzo per conquistarti?- Gli avrebbe voluto rispondere un bel niente, perché l’aveva già conquistata sin dal primo tocco, perché era stato l’unico a farla sentire davvero una ragazza, sicura di sé. Era riuscito a farla sentire bella, desiderata. Tutte le ragazza vogliono essere riempite di complimenti, anche se non lo dicono. E Karin non era esonerata. Era una tipa tosta, come la definì proprio lui, ma anche le tipe toste non sono esentate dal sentirsi insicure.
–Allora prima di tutto mi deve far sorridere.- disse assumendo un espressione assorta. Suigetsu pendeva dalle sue labbra. –Poi deve essere carino con me.- continuò –e poi deve essere bello, ovviamente.- concluse.
–E allora che problema c’è? Guardami, sono bello almeno quanto te!- disse, strappandole una risata. –Hai visto?- continuò –In una sola frase ti ho fatto un complimento e ti ho fatto sorridere!- esclamò –Sono quello giusto!- e Karin avrebbe voluto abbracciarlo –Senti pesce lesso, non rompere.- strillò dirigendosi verso il bagno delle ragazze, sentendo Suigetsu che le sbuffava alle spalle.
Si era appena voltato quando Karin lo chiamò –Alle sette a mezza!- disse a voce bassa, udibile solo a loro.  
–Alle sette e mezza cosa?-
–Passami a prendere alle sette mezza- si voltò per nascondere il rossore delle sue gote, mentre gli occhi di Suigetsu si illuminarono –E non fare tardi, va a finire che cambio idea!- e si dileguò nel bagno delle donne, forse per rinfrescarsi il viso fin troppo caldo.





 

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ZanZanZan! Eccomi con una nuova raccolta, breve questa volte x'3
E niente, mi è venuta questa idea quando l'altro giorno a scuola hanno preso in giro il mio migliore amico, quindi ci tengo moltissimo. <3
La prima coppia che mi è venuta in mente è stata la SuiKa, in primis perché sia Sasuke che Sakura sono impegnati con altri xD e poi perché sono davvero carinissimi insieme! *__* è stata la prima volta che tratto di questa coppia, quindi fatemi sapere se sono troppo OOC, se è così, aggiungerò l'avviso ovviamente ;)

P.s InoxSakura è considerata una crack pairing? Io credo di no, ma fatemi sapere <3

A presto! <3

   
 
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