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Autore: Bombay    26/02/2013    3 recensioni
Dodici ore erano trascorse. E’ tempo di allontanare i dubbi…
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aries Mu, Virgo Shaka
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Genere:shonen-ai
Parte:1/1
Rating:PG-13
Pairing:Mur-Shaka
Spoiler:possibile per chi non conosce la serie classica.
Disclaimer:i personaggi non sono miei, ma di Masami Kurumada. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.
 

Riconciliarsi
di Bombay

 
La corsa alle Dodici Case si era conclusa.
Le dodici ore trascorse.
La dea Athena era salva, il traditore sconfitto.
Dei dodici Cavalieri dello Zodiaco, custodi delle case ne rimanevano solo sei.
 
Mur era entrato nella sua Casa e si era sdraiato sul freddo pavimento di pietra.
Chiuse gli occhi sentendosi tremendamente stanco.
Erano state dodici ore intense. Pur non avendo combattuto, aveva seguito passo dopo passo i Cavalieri di Bronzo.
Aveva percepito il Cosmo dei suoi compagni  ardere, bruciare ed in alcuni casi, scomparire.
 
Ora, tutto era finito, la quiete ed il silenzio erano ritornate nel Santuario e lui poteva riposare.
 
“Posso entrare nella tua Casa, Cavaliere dell’Ariete?”
Mur spalancò gli occhi a quella voce, non nella sua mente, ma a pochi passi da lui.
Quella voce che aveva il potere di turbarlo.
Quella voce che aveva temuto di non udire più.
Quella voce che gli aveva chiesto aiuto per tonare in questa dimensione.
La sua voce.
“Non hai mai chiesto di entrare, perché inizi proprio ora?” rispose rendendosi conto che le sue parole erano più dure di quello che voleva.
“Perché oggi molte cose sono mutate, perché oggi io sono cambiato”
“Entra, dunque, nella mia Casa, Shaka, Cavaliere della Vergine” lo invitò mettendosi a sedere, volgendogli ancora le spalle.
L’altro si avvicinò e si fermò ad un passo da lui. Il silenzio che gravava tra loro, era pesante.
“Grazie per avermi riportato da questa parte” disse Shaka, calmo e pacato come sempre.
Mur invece doveva lottare con il cuore che gli palpitava feroce in petto.
“Non c’è di che. Non l’ho fatto per te, ma per il Cavaliere della Fenice” ribatté.
Un altro silenzio, lungo e greve.
Il Cavaliere della Vergine si mosse di un paio di passi e gli si mise dinnanzi, piegò un ginocchio per mettersi alla stessa altezza dell’altro Cavaliere che ancora restava seduto a terra.
“Ben tornato, Mur. Non abbiamo nemmeno avuto il tempo di salutarci, prima che questa folle corsa cominciasse”
“Avresti potuto scendere alla mia Casa e tornare alla tua un centinaio di volte al minuto. La verità è che non ti sei abbassato a salutare un traditore come mi hai considerato negli ultimi anni. Ma, ironia della sorte, tra i due il traditore eri tu!” esclamò con un impeto che non era suo, con un irruenza che non gli apparteneva.
Voleva ferite Shaka, come era stato ferito lui, ma a quanto pareva non ci era riuscito.
“Hai tutto il diritto di essere arrabbiato con me, ma alla luce dei fatti le tue azioni parlavano contro di te. Tu al mio posto cosa avresti fatto?”
“Mi sarei fidato di un amico…” ammise “Tu nella tua arroganza, mi hai semplicemente rinnegato” disse chiudendo gli occhi con un sospiro.
Desiderava solo che  quella folle giornata si concludesse, desiderava solo riposare, al mattino avrebbe ragionato più lucidamente.
La mano di Shaka si posò sulla sua guancia “Perdonami, Mur, per tutto il male che ti ho fatto”
Il cavaliere dell’Ariete aprì gli occhi specchiandosi in quelli blu dell’altro.
Shaka non aveva idea del tormento che aveva provato lui in quegli anni, per causa sua.
Ricordava con chiarezza il tempo in cui si allevano insieme lì, al Grande Tempio,  di come la loro amicizia si era consolidata e, per il Cavaliere dell’Ariete, era mutata in un modo che a quell’epoca non comprendeva.
Fino a quella notte maledetta dove Shion era caduto per mano di Gemini, che ne aveva preso il posto.
Lui lo sapeva. Era  l’unico a conoscere la verità. L’aveva gridato tra le lacrime, ma le sue parole erano cadute nel vento, raccolte solo dal Cavaliere del Sagittario, ma cosa poteva fare un singolo uomo contro la potenza di tutto il Santuario?
La notte in cui il Grande Sacerdote proclamò il tradimento del Cavaliere del Sagittario, Mur aveva compreso che era giunto per lui tempo di lasciare quel luogo, dove la giustizia non regnava più.
Nel cuore della notte, mentre era cominciata la caccia all’uomo, era andato da Shaka.
Un ragazzo illuminato come lui, così vicino alla dea, avrebbe compreso.
“Se te ne vai ora, sarai  considerato un traditore anche tu, te ne rendi conto Mur?”
“No Shaka, io non mi schiero con nessuna delle due parti, resterò a guardare ed al momento propizio interverrò” con quelle frasi si erano lasciati e le parole di Shaka lo avevano tormentato per anni.
“Quella notte sei fuggito, dalla Grecia, dal Gran Sacerdote… da me” mormorò Shaka seguendo il filo dei pensieri dell’altro.
“Sì” ammise sconfitto abbassando lo sguardo.
La mano del cavaliere si spostò dal suo viso al suo petto, all’altezza del cuore.
“Oggi ho imparato che a volte bisogna dare ascolto al proprio cuore più che alla ragione”
L’Ariete scosse piano il capo.
“Siamo uomini anche noi, Mur. Fatti di carne, sangue e… desiderio”
“Dette da te queste parole sembrano false…” bisbigliò, rendendosi conto che quelle parole avevano colpito Shaka più profondamente di quanto immaginava.
“Sei dunque capace di provare sentimenti?” domandò.
“Lo sono sempre stato, ma l’ho sempre negato” rispose avvicinandosi.
“Perché?”
“Mi rendeva troppo vulnerabile. Faceva troppo male” disse colmando la distanza tra loro.
Mur chiuse gli occhi, non poteva credere che stesse accadendo davvero.
Era un sogno.
Si era addormentato sul pavimento della Prima Casa, questa era l’unica soluzione.
Presto Kiki sarebbe tornato, lo avrebbe svegliato, ed il sogno si sarebbe infranto come fragile cristallo.
La mano tra i suoi capelli era reale, come la lingua che violava la sua bocca in cerca della sua.
Quando il bacio finì, Mur posò la fronte sulla spalla coperta d’oro di Shaka. Frastornato e con il cuore che gli rimbombava nelle orecchie, le membra tese.
“Non avrei dovuto lasciarti partire quella notte, ma sarebbe stato più facile seguire la via celeste senza vederti tutti i giorni. Sappi che non ti ho mai considerato un traditore… perdonami se le mie azioni e le mie parole esprimevano il contrario”
“Non ha più importanza” ripose sollevandosi, sorridendo dolcemente come era solito fare con lui.
Il Cavaliere della Vergine socchiuse gli occhi fisandolo per un lungo momento.
“Hai donato il tuo sangue per riparare le armature dei Cavalieri di Bronzo. Quanto ne hai versato?”
“Quello necessario”
“Sei sempre stato troppo generoso”
Mur scosse piano la testa “Non l’ho fatto per loro, ma per Athena, la mia vita è votata a lei, sempre…”
Come se l’avesse evocata, il cosmo di Athena si spanse sulla scalinata e raggiunse tutte le case convocando i custodi al suo cospetto.
Il Cavaliere della Vergine si alzò, tese la mano al compagno aiutandolo ad alzarsi.
“La nostra signora ci sta chiamando” disse il custode della Prima Casa volgendo lo sguardo verso la sommità del monte.
“Mur, promettimi che non te ne andrai più…”
“Non ho più motivo di andarmene, Athena ha ripreso il posto che per diritto le spetta. Il traditore è stato punito per i crimini che ha commesso e, soprattutto, il mio cuore ha trovato il suo rifugio ed un luogo da chiamare casa”
 

   
 
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